Mordred Inlè
06-06-2010, 16.35.49
Ok, questa è una fanfiction dedicata al delizioso romanzo The sword at sunset. Le cose da sapere per chi non ha letto il libro:
-Artù incontra Cerdic (figlio di Vortingern e della principessa Sassone) dopo una battaglia quando Cerdic è ancora un bimbo. Colpito dal coraggio del bimbo, che ha appena perso la madre, Artù lo lascia andare libero. Cerdic diventerà poi il comandante/re dei sassoni.
-La sorella con la quale Artù concepisce Mordred si chiama Ygerna (come la madre) e la donna cresce Mordred nell'odio. Quando Mordred arriva a Camelot è già grande. Il libro è dal punto di vista di Artù e Artù più volte dice che avrebbe potuto cambiare Mordred se si fosse dedicato a lui, che non legge nulla negli occhi di Mordred e che Mordred è molto sensuale e femmineo.
-Alla fine Mordred tradisce Artù e si schiera con Cerdic.
Ed ora la storia. ATTENZIONE! Slash e allusioni!
Prima della battaglia
Cerdic osservò il figlio di Artù, inchinato davanti a lui. Il ragazzo era identito allo stesso Artù che quasi dodici anni prima lo aveva lasciato fuggire, permettendogli di mettersi a capo dei Sassoni e degli Scoti.
Mordred sollevò la testa e Cerdic dovette ricredersi. Il giovane cavaliere aveva in volto un'espressione chiusa, gelida e femminea, occhi blu scuro che non lasciavano passare nulla, tratti che Cerdic non aveva mai scorto nel viso aperto del re britannico.
"So che siete geloso di me," sorrise Cerdic.
"Perché mai?"
"Artù mi fa doni, mi tratta con gentilezza anche se siamo nemici." Il figlio che avrebbe voluto avere.
"L'unica cosa di cui sono geloso è il suo trono."
"Mi pare giusto," annuì Cerdic, passandosi una mano sul mento a toccare la corta barba castana. "Quindi che cosa volete da me?"
"Che cosa volete voi da me."
Il capo sassone si lasciò sfuggire una breve risata. Che cosa voleva lui da Mordred? Che cosa avrebbe mai potuto volere da un bastardo britannico?
Prima che Cerdic potesse replicare, Mordred si avvicinò alla sua sedia, senza mai alzarsi da terra, arrivando a meno di un metro dal capo sassone. L'uomo portò la mano al proprio pugnale, ma il britannico lo precedette slacciandosi la cintura con la spada e appoggiandola sulle ginocchia di Cerdic.
"Che cosa state facendo?" domandò quest'ultimo, sapendo bene la risposta alla propria domanda. Dodici anni prima Artù lo aveva salvato, lo aveva lasciato scappare, si era comportato in modo giusto ed aveva tormentato i suoi sogni tutte le notti. Gli occhi gentili di Artù, Artù l'Orso, Artù l'eroe. La nemesi. L'ossessione.
"Non sono come mio padre, ma penso di poter bastare," rispose Mordred, togliendosi i guanti ed appoggiando le lunghe mani sulle ginocchia di Cerdic.
No, non sei come tuo padre. Ma bisogna accontentarsi di ciò che gli dei ci donano.
"Penso che potremo raggiungere un accordo," replicò Cerdic, tornando a sorridere e lasciando che la propria mano vaghasse tra le labbra del bastardo di Camelot.
-Artù incontra Cerdic (figlio di Vortingern e della principessa Sassone) dopo una battaglia quando Cerdic è ancora un bimbo. Colpito dal coraggio del bimbo, che ha appena perso la madre, Artù lo lascia andare libero. Cerdic diventerà poi il comandante/re dei sassoni.
-La sorella con la quale Artù concepisce Mordred si chiama Ygerna (come la madre) e la donna cresce Mordred nell'odio. Quando Mordred arriva a Camelot è già grande. Il libro è dal punto di vista di Artù e Artù più volte dice che avrebbe potuto cambiare Mordred se si fosse dedicato a lui, che non legge nulla negli occhi di Mordred e che Mordred è molto sensuale e femmineo.
-Alla fine Mordred tradisce Artù e si schiera con Cerdic.
Ed ora la storia. ATTENZIONE! Slash e allusioni!
Prima della battaglia
Cerdic osservò il figlio di Artù, inchinato davanti a lui. Il ragazzo era identito allo stesso Artù che quasi dodici anni prima lo aveva lasciato fuggire, permettendogli di mettersi a capo dei Sassoni e degli Scoti.
Mordred sollevò la testa e Cerdic dovette ricredersi. Il giovane cavaliere aveva in volto un'espressione chiusa, gelida e femminea, occhi blu scuro che non lasciavano passare nulla, tratti che Cerdic non aveva mai scorto nel viso aperto del re britannico.
"So che siete geloso di me," sorrise Cerdic.
"Perché mai?"
"Artù mi fa doni, mi tratta con gentilezza anche se siamo nemici." Il figlio che avrebbe voluto avere.
"L'unica cosa di cui sono geloso è il suo trono."
"Mi pare giusto," annuì Cerdic, passandosi una mano sul mento a toccare la corta barba castana. "Quindi che cosa volete da me?"
"Che cosa volete voi da me."
Il capo sassone si lasciò sfuggire una breve risata. Che cosa voleva lui da Mordred? Che cosa avrebbe mai potuto volere da un bastardo britannico?
Prima che Cerdic potesse replicare, Mordred si avvicinò alla sua sedia, senza mai alzarsi da terra, arrivando a meno di un metro dal capo sassone. L'uomo portò la mano al proprio pugnale, ma il britannico lo precedette slacciandosi la cintura con la spada e appoggiandola sulle ginocchia di Cerdic.
"Che cosa state facendo?" domandò quest'ultimo, sapendo bene la risposta alla propria domanda. Dodici anni prima Artù lo aveva salvato, lo aveva lasciato scappare, si era comportato in modo giusto ed aveva tormentato i suoi sogni tutte le notti. Gli occhi gentili di Artù, Artù l'Orso, Artù l'eroe. La nemesi. L'ossessione.
"Non sono come mio padre, ma penso di poter bastare," rispose Mordred, togliendosi i guanti ed appoggiando le lunghe mani sulle ginocchia di Cerdic.
No, non sei come tuo padre. Ma bisogna accontentarsi di ciò che gli dei ci donano.
"Penso che potremo raggiungere un accordo," replicò Cerdic, tornando a sorridere e lasciando che la propria mano vaghasse tra le labbra del bastardo di Camelot.