Mordred Inlè
11-06-2010, 19.32.30
Cerdic decide di conquistare la Britannia in un modo totalmente innovativo. Una raccolta di oneshots e flashfic sul sassone Cerdic alle prese con i Britanni, quel popolo di barbari. [Anacronismi e sciocchezze]
Ebbene sì, sapevamo che sarebbe successo.
In ogni caso ho descritto Cerdic come Capitan America (perché amo Capitan America) escluso per il colore degli occhi. Quindi per avere un'idea di come è fatto questo Cerdic basta guardare il nostro caro Steve Rogers che verrà interpretato da Chris Evans (http://geektyrant.com/storage/post-images/Chris-Evans-Captain-America.jpg) *coffcoff spam*.
Ecco cosa i sassoni pensano di re Artù
Si dice che se un principe sposa una principessa....
01. Come diventare re di Britannia
Cerdic sapeva di non essere all'altezza di Artù. Non che fosse inesperto in battaglia, dopotutto era stato addestrato alla guerra fin dai suoi sei anni, ma allo stesso tempo non aveva vissuto quanto l'Orso di Britannia e non aveva l'esperienza di quest'ultimo.
Il popolo sassone però aveva bisogno di una terra dove vivere, dove far crescere i propri figli e poter essere felici. Una terra in cui i barbari da est non fossero sempre pronti a saltare sulla loro gola per bere il loro sangue. E quella terra era la Britannia.
La Britannia era grande, era fertile e, soprattutto, era vicina.
"Mio padre mi ha lasciato il comando di un popolo affamato, Vorigin, ma io cosa posso fare? Abbiamo perso mille e mille uomini in battaglia contro l'Orso di Britannia. Non abbiamo abbastanza truppe, non abbiamo abbastanza. Ed i nostri uomini sono spaventati, la disfatta del monte Badon ha fatto perdere loro la speranza."
Vorigin, medico del re Sassone nonché suo consigliere, sospirò e Cerdic lo imitò. Era un bel guaio. Sarebbe stato un bel guaio persino se i Sassoni non avessero perso così tante battaglie.
"Che fare? Artù non vuole trattare con noi," si lamentò Cerdic, ancora.
Vorigin, che di Britanni ne sapeva parecchio perché aveva studiato all'estero (in Cornovaglia, per la precisione) osservò attentamente il suo re mentre una balzana idea sembrava nascergli come una margherita in inverno.
Cerdic era un uomo ancora giovane, non aveva più di ventisei estati, ed aveva l'aspetto di un soldato. L'altezza di un soldato, le spalle larghe (che più larghe non si può, cantava sempre la madre di Cerdic quando questi era ancora piccino) ed i capelli biondi e irruenti tipici del popolo sassone. Dal padre Vortigern, un Britanno, Cerdic aveva ereditato un penetrante paio di occhi scuri ed un naso sottile, fino quasi che stonava leggermente nell'ampio volto squadrato.
Ma non stonava troppo, pensò Vorigin, sorridendo.
"Hai detto che l'Orso di Britannia ha una figlia?"
"L'ho detto?"
Alla fine venne fuori che l'Orso di Britannia non aveva una figlia. In compenso aveva un figlio bastardo nato da una relazione incestuosa con la sorella. Bhè, non si poteva avere tutto dalla vita.
In ogni caso, le cose erano decise. Cerdic preparò un piccolo vessillo, con fini del tutto pacifici, e marciò su Camludd, la residenza estiva del famoso re Artù, premurandosi di mandare dei messaggeri al Britanno per non spaventarlo (si sa, questi Britanni hanno sempre i nervi a fior di pelle).
Cerdic viaggiò per quindici giorni, assaporando e facendo propri i saggi consigli di Vorigin sui Britanni, sui loro usi e i loro modi.
"E una volta ogni tre mesi prendono dei cavalieri, li mettono in un'arena, come quelle arene romane che abbiamo visto, e poi lanciano loro delle armi. E questi combattono e si uccidono a vicenda e l'ultimo che rimane in vita vince. E viene dato in pasto alla dama del castello che si approfitta di lui e poi lo abbandona."
"E' terribile," sussurrò Cerdic, rabbrividendo.
Finalmente giunti a Camludd un drappello di cavalieri arrivò a prenderli fuori dalla città. Fra questi vi era Bedwyr, fedele mano destra di Artù, e uomo che il capo sassone aveva spesso incontrato in battaglia.
"Bedwyr, grazie per essere venuto ad accoglierci."
Bedwyr annuì, rigidamente. "Non tutti, solo voi e altri sette soldati. Non armati."
Cerdic avrebbe esitato ad accettare un simile accordo se non si fosse trattato di re Artù. Ma era proprio di Artù che si trattava ed il capo sassone era fin troppo a conoscenza dell'esasperata lealtà e onestà di questo famoso re. Quindi accettò e scelse sei soldati ed il fidato Vorigin.
Il drappello giunse ben presto al cospetto di Artù che, seduto su una comunissima sedia, lo salutò come un onorevole rivale e gli strinse il polso, amichevolmente.
Accanto alla sedia di Artù sedeva una bellissima donna castana e Cerdic ipotizzò fosse la famosa e leggiadra Ginevra.
"Spero che riusciremo a trovare un accordo," annuì il re Britannico, tornando a sedersi e facendo portare una pesante sedia ricoperta di pelle di lupo per il sassone.
"Lo spero anch'io, Orso di Britannia."
Un alto cavaliere dai capelli rossi e lo sguardo gelido portò loro dell'idromele che, cortesemente, Cerdic passò a Vorigin. (Te l'avevo detto, per questi barbari ogni occasione è buona per bere, gli stavano chiaramente dicendo gli occhi del suo amico e medico). Cerdic annuì e si schiarì la voce.
"Sono qui perché ho una proposta. I nostri popoli sono stanchi di combattere, ma i Sassoni hanno bisogno di un luogo in cui vivere. Voi Britanni sembrate assolutamente ciechi e sordi verso queste nostre necessità. Abbiamo provato con la forza, ora è il momento di tentare metodi alternativi."
Artù avvicinò un po' la sedia alla sua. L'uomo dai capelli rossi era ancora al suo fianco.
"Pensavo ad un matrimonio. Per unire le famiglie- reali, famiglie reali dite voi, giusto?"
"Come se esistessero famiglie fasulle," brontolò Vorigin, dietro la sedia di Cerdic.
Artù li osservò, sorpreso. "Un matrimonio? Non mi risulta che voi abbiate figlie o figli."
"Non parlavo della mia, come avete detto, inesistente prole, ovviamente. Parlavo di me."
Ginevra sorrise divertita. "Se posso intromettermi," esclamò con voce sicura, perdendo tutta l'aria di fragilità che pareva aver emanato precedentemente, "forse il capo sassone Cerdic non è a conoscenza del fatto che noi non abbiamo figlie da donargli. Altrimenti saremmo ben felici di suggellare un simile patto."
Cerdic annuì. "So bene che non avete figlie. Stavo parlando di vostro figlio, infatti."
Artù sobbalzò sulla sedia. "Quale figlio?"
"Mi dicono si chiami Mordred."
Ginevra aspirò rumorosamente dell'aria ed infine tossì, sull'orlo delle lacrime e di un soffocamento. "Oh, Mordred- oh," stava mormorando, tra spasmi di saliva.
"Mordred è un uomo," disse Artù, con fermezza, iniziando a parlare più lentamente e chiedendosi se quello non fosse un tipico malinteso di lingua, "ed inoltre non è il mio erede perché è un figlio bastardo. E- immagino che sappiate la sua storia."
Cerdic e Vorigin si guardarono sorpresi.
"Sappiamo bene che Mordred è un uomo, sire," intervenne il medico, in aiuto del suo re. "E visto che è il vostro primogenito non capiamo perché dovrebbe essere escluso dalla successione al trono."
"Lui è- ed è-"
"Mio signore, perché non riflettiamo sull'argomento e lasciamo che il nobile Cerdic si riposi?" intervenne Ginevra, completamente ripresasi dall'eccesso di tosse. (E scampata alla morte per annegamento.)
Artù annuì, grato di quel salvataggio disperato e chiese all'uomo dai capelli rossi, di nome Sirkai, di accompagnarli a vedere l'accampamento che un fidatissimo cavaliere, un certo Sirlancillotto, aveva preparato per il drappello di Cerdic. Inoltre, se Cerdic lo voleva, il re sassone era invitato al banchetto della sera, nel castello.
Cerdic ed i suoi uomini annuirono e ringraziarono, uscendo con Sirkai.
Prima di uscire riuscirono a sentire la squillante voce della regina che esclamava: "Trovo che sia una splendida idea!"
Cerdic era confuso. Sì, molto confuso da questi britanni. Era a questo che stava pensando mentre si vestiva con la sua armatura migliore per il banchetto della sera.
Vorigin, sempre accanto a lui, gli porse la sua spada più decorata. (Lui era il re, lui poteva portarle le armi).
"Quindi secondo te questi britanni non contemplano nemmeno la possibilità di simili matrimoni?"
"Non credo, Cerdic. Effettivamente non ho mai visto due uomini sposati assieme mentre studiavo qui. O due donne. E' tutto molto strano."
Era tutto molto strano sì. Come se nell'esercito non ci fossero uomini simili! Cerdic aveva avuto tra i suoi capi dell'esercito due uomini che si amavano alla follia ed erano tra i più valorosi di tutto il battaglione (sì, erano competitivi e tentavano sempre di fare l'uno il meglio dell'altro). E quando era solo un bimbo sua madre gli aveva regalato una coppia di oche dal collo rosso, due femmine, totalmente innamorate l'una dell'altra.
"E' tutto molto strano," ripeté Cerdic. "Ma forse vuole avere dei nipoti di sangue e vuole fare sposare Mordred ad una donna."
"Ha detto che non rientra nella linea di successione, quindi non credo, inoltre," Vorigin assunse un'aria da cospiratore e si avvicinò al suo sovrano, "dicono che il famoso Magomerlino abbia tentato di affogare Mordred su ordine di Artù."
"E perché mai?!"
"Perché aveva profetizzato che Mordred un giorno sarebbe stato la fine di Artù."
Cerdic osservò il medico come se questi lo stesse prendendo in giro, ma quando l'amico non rise né aggiunse altro, Cerdic si grattò il mento, pensieroso. "Non posso quasi crederci. Quindi questi britanni credono in profezie e magia. Inquietante oltre ogni dire. Come se non sapessero le regole del calcolo probabilistico."
"E' quello che mi sono domandato anch'io."
"Sarà meglio affrettarci per la cena, non vorrei che avessero anche qualche strana usanza barbara per gli ospiti ritardatari."
Usanze barbare per gli ospiti ritardatari ovviamente non esistevano. Ma esistevano ben altre usanze. La sala in cui si sarebbe svolto il banchetto era un'enorme stanza ricolma di arazzi e con tavoli lunghissimi disposti a ferro di cavallo. Vi era solo un tavolo che occupava la posizione centrale, di fronte alla porta d'entrata, ed era quello dedicato ad Artù e la sua famiglia.
Il re sedeva ovviamente nella sedia centrale, quella più alta, ed alla sua destra vi era la regina Ginevra, ed accanto a lei un'altra donna, probabilmente una damigella o una sorella. Alla sinistra di Artù vi era un posto libero che il re, per gentilezza, aveva deciso di riservare per Cerdic.
"Venite mio fidato nemico," scherzò Artù, abbracciando il capo sassone e facendolo sedere accanto a sé, mentre Vorigin prese posto in uno dei tavoli alla destra.
Ginevra gli sorrise e due piccole fossette le sorsero tra le guance.
La stanza iniziò a riempirsi e uomini e donne, ma soprattutto uomini, presero posto nelle enormi tavolate, portando con loro cani e servitori.
Cerdic poté captare senza difficoltà il sopracciglio disgustato (il tipico sopracciglio disgustato) dell'amico Vorigin quando un enorme cane nero giunse ad annusargli il piatto.
Altri ospiti iniziarono a sedersi al tavolo di Artù. Un omone dai capelli castani si sedette accanto alla damigella di Ginevra e la baciò delicatamente. Un altro uomo, più giovane, ma così somigliante da poterne essere il fratello, si sedette accanto a lui. Anche Bedwryr e Sirkai si sedettero, alla sinistra di Cerdic lasciando vuoto il posto subito vicino al capo sassone.
Infine anche quel posto fu occupato da un cavaliere.
Nel momento in cui il cavaliere sconosciuto si sedette, Cerdic intercettò brevemente lo sguardo di Ginevra e con grande sorpresa vide che la regina gli stava ammiccando insistentemente (o qualcosa di molto fastidioso le era finito nell'occhio).
"Cerdic," annunciò Artù, con una certa riluttanza, "lasciate che vi presenti Mordred."
Cerdic si voltò meravigliato verso il famoso Mordred.
Non era esattamente come se lo era aspettato. Aveva sempre pensato che somigliasse al biondo e solido Artù, ma se il volto di Mordred sembrava la copia più giovane di quello di Artù tutto il resto era completamente diverso. Aveva un'aria pericolosa attorno a sé, l'aria leggera di un serpente ed occhi così chiari da risultare oltremodo inquietanti.
I capelli erano molto scuri, ma il cavaliere sembrava aver mantenuto qualche piccola efelide sul naso e sotto gli occhi.
"Mordred, è un piacere conoscervi, infine," sussurrò Cerdic.
"Cerdic, il capo sassone," sorrise questi, freddamente, scoprendo un aguzzo canino bianchissimo e leggermente storto. "Ho sentito molto parlare di voi e spero che avremo presto modo di scontrarci sul campo di battaglia."
Ginevra si sporse, al di là di un imbarazzato Artù, per osservare la scena.
"Non parliamo di guerre e sangue ore, Cerdic è venuto qui in pace."
"Sì," annuì Ginevra, "parliamo d'amore."
Artù si portò una mano al volto e Mordred si girò per osservare meglio il proprio padre. "Che cosa sta succedendo?" domandò il giovane.
"Immagino che sappiate che ho chiesto la vostra mano," rispose Cerdic, adottando il 'voi' che quei freddi britanni erano soliti usare.
Alla fine venne fuori che Artù non si era nemmeno preoccupato di avvisare il figlio. E che i Britanni mangiavano con le mani (ma questo era un problema di natura minore).
Il principe britannico aveva fatto una scenata. All'inizio si era limitato a fissare il proprio padre come se volesse staccargli la testa e poi si era dato ad un eccesso di risate isteriche. Quando aveva visto che nessuno dei presenti rideva con lui si era dato alla fuga, con una schiera di devoti cani alle sue calcagna.
"Non è andata male, Cerdic," lo rassicurò Vorigin, quella sera.
"Non posso credere che suo padre non gli avesse detto nulla. Che cosa si aspettava? Che io aspettassi il suo permesso?" chiese il capo sassone esasperato da tutte quelle formalità.
"E' il motivo per cui ti ho detto di andare prima da Artù a chiedere la sua mano, per avere il permesso. In Britannia le cose funzionano così, sembra che i padri abbiano simili poteri sui figli."
"Che cosa mi proponete?"
"Delicatezza, mio caro amico, delicatezza."
Ebbene sì, sapevamo che sarebbe successo.
In ogni caso ho descritto Cerdic come Capitan America (perché amo Capitan America) escluso per il colore degli occhi. Quindi per avere un'idea di come è fatto questo Cerdic basta guardare il nostro caro Steve Rogers che verrà interpretato da Chris Evans (http://geektyrant.com/storage/post-images/Chris-Evans-Captain-America.jpg) *coffcoff spam*.
Ecco cosa i sassoni pensano di re Artù
Si dice che se un principe sposa una principessa....
01. Come diventare re di Britannia
Cerdic sapeva di non essere all'altezza di Artù. Non che fosse inesperto in battaglia, dopotutto era stato addestrato alla guerra fin dai suoi sei anni, ma allo stesso tempo non aveva vissuto quanto l'Orso di Britannia e non aveva l'esperienza di quest'ultimo.
Il popolo sassone però aveva bisogno di una terra dove vivere, dove far crescere i propri figli e poter essere felici. Una terra in cui i barbari da est non fossero sempre pronti a saltare sulla loro gola per bere il loro sangue. E quella terra era la Britannia.
La Britannia era grande, era fertile e, soprattutto, era vicina.
"Mio padre mi ha lasciato il comando di un popolo affamato, Vorigin, ma io cosa posso fare? Abbiamo perso mille e mille uomini in battaglia contro l'Orso di Britannia. Non abbiamo abbastanza truppe, non abbiamo abbastanza. Ed i nostri uomini sono spaventati, la disfatta del monte Badon ha fatto perdere loro la speranza."
Vorigin, medico del re Sassone nonché suo consigliere, sospirò e Cerdic lo imitò. Era un bel guaio. Sarebbe stato un bel guaio persino se i Sassoni non avessero perso così tante battaglie.
"Che fare? Artù non vuole trattare con noi," si lamentò Cerdic, ancora.
Vorigin, che di Britanni ne sapeva parecchio perché aveva studiato all'estero (in Cornovaglia, per la precisione) osservò attentamente il suo re mentre una balzana idea sembrava nascergli come una margherita in inverno.
Cerdic era un uomo ancora giovane, non aveva più di ventisei estati, ed aveva l'aspetto di un soldato. L'altezza di un soldato, le spalle larghe (che più larghe non si può, cantava sempre la madre di Cerdic quando questi era ancora piccino) ed i capelli biondi e irruenti tipici del popolo sassone. Dal padre Vortigern, un Britanno, Cerdic aveva ereditato un penetrante paio di occhi scuri ed un naso sottile, fino quasi che stonava leggermente nell'ampio volto squadrato.
Ma non stonava troppo, pensò Vorigin, sorridendo.
"Hai detto che l'Orso di Britannia ha una figlia?"
"L'ho detto?"
Alla fine venne fuori che l'Orso di Britannia non aveva una figlia. In compenso aveva un figlio bastardo nato da una relazione incestuosa con la sorella. Bhè, non si poteva avere tutto dalla vita.
In ogni caso, le cose erano decise. Cerdic preparò un piccolo vessillo, con fini del tutto pacifici, e marciò su Camludd, la residenza estiva del famoso re Artù, premurandosi di mandare dei messaggeri al Britanno per non spaventarlo (si sa, questi Britanni hanno sempre i nervi a fior di pelle).
Cerdic viaggiò per quindici giorni, assaporando e facendo propri i saggi consigli di Vorigin sui Britanni, sui loro usi e i loro modi.
"E una volta ogni tre mesi prendono dei cavalieri, li mettono in un'arena, come quelle arene romane che abbiamo visto, e poi lanciano loro delle armi. E questi combattono e si uccidono a vicenda e l'ultimo che rimane in vita vince. E viene dato in pasto alla dama del castello che si approfitta di lui e poi lo abbandona."
"E' terribile," sussurrò Cerdic, rabbrividendo.
Finalmente giunti a Camludd un drappello di cavalieri arrivò a prenderli fuori dalla città. Fra questi vi era Bedwyr, fedele mano destra di Artù, e uomo che il capo sassone aveva spesso incontrato in battaglia.
"Bedwyr, grazie per essere venuto ad accoglierci."
Bedwyr annuì, rigidamente. "Non tutti, solo voi e altri sette soldati. Non armati."
Cerdic avrebbe esitato ad accettare un simile accordo se non si fosse trattato di re Artù. Ma era proprio di Artù che si trattava ed il capo sassone era fin troppo a conoscenza dell'esasperata lealtà e onestà di questo famoso re. Quindi accettò e scelse sei soldati ed il fidato Vorigin.
Il drappello giunse ben presto al cospetto di Artù che, seduto su una comunissima sedia, lo salutò come un onorevole rivale e gli strinse il polso, amichevolmente.
Accanto alla sedia di Artù sedeva una bellissima donna castana e Cerdic ipotizzò fosse la famosa e leggiadra Ginevra.
"Spero che riusciremo a trovare un accordo," annuì il re Britannico, tornando a sedersi e facendo portare una pesante sedia ricoperta di pelle di lupo per il sassone.
"Lo spero anch'io, Orso di Britannia."
Un alto cavaliere dai capelli rossi e lo sguardo gelido portò loro dell'idromele che, cortesemente, Cerdic passò a Vorigin. (Te l'avevo detto, per questi barbari ogni occasione è buona per bere, gli stavano chiaramente dicendo gli occhi del suo amico e medico). Cerdic annuì e si schiarì la voce.
"Sono qui perché ho una proposta. I nostri popoli sono stanchi di combattere, ma i Sassoni hanno bisogno di un luogo in cui vivere. Voi Britanni sembrate assolutamente ciechi e sordi verso queste nostre necessità. Abbiamo provato con la forza, ora è il momento di tentare metodi alternativi."
Artù avvicinò un po' la sedia alla sua. L'uomo dai capelli rossi era ancora al suo fianco.
"Pensavo ad un matrimonio. Per unire le famiglie- reali, famiglie reali dite voi, giusto?"
"Come se esistessero famiglie fasulle," brontolò Vorigin, dietro la sedia di Cerdic.
Artù li osservò, sorpreso. "Un matrimonio? Non mi risulta che voi abbiate figlie o figli."
"Non parlavo della mia, come avete detto, inesistente prole, ovviamente. Parlavo di me."
Ginevra sorrise divertita. "Se posso intromettermi," esclamò con voce sicura, perdendo tutta l'aria di fragilità che pareva aver emanato precedentemente, "forse il capo sassone Cerdic non è a conoscenza del fatto che noi non abbiamo figlie da donargli. Altrimenti saremmo ben felici di suggellare un simile patto."
Cerdic annuì. "So bene che non avete figlie. Stavo parlando di vostro figlio, infatti."
Artù sobbalzò sulla sedia. "Quale figlio?"
"Mi dicono si chiami Mordred."
Ginevra aspirò rumorosamente dell'aria ed infine tossì, sull'orlo delle lacrime e di un soffocamento. "Oh, Mordred- oh," stava mormorando, tra spasmi di saliva.
"Mordred è un uomo," disse Artù, con fermezza, iniziando a parlare più lentamente e chiedendosi se quello non fosse un tipico malinteso di lingua, "ed inoltre non è il mio erede perché è un figlio bastardo. E- immagino che sappiate la sua storia."
Cerdic e Vorigin si guardarono sorpresi.
"Sappiamo bene che Mordred è un uomo, sire," intervenne il medico, in aiuto del suo re. "E visto che è il vostro primogenito non capiamo perché dovrebbe essere escluso dalla successione al trono."
"Lui è- ed è-"
"Mio signore, perché non riflettiamo sull'argomento e lasciamo che il nobile Cerdic si riposi?" intervenne Ginevra, completamente ripresasi dall'eccesso di tosse. (E scampata alla morte per annegamento.)
Artù annuì, grato di quel salvataggio disperato e chiese all'uomo dai capelli rossi, di nome Sirkai, di accompagnarli a vedere l'accampamento che un fidatissimo cavaliere, un certo Sirlancillotto, aveva preparato per il drappello di Cerdic. Inoltre, se Cerdic lo voleva, il re sassone era invitato al banchetto della sera, nel castello.
Cerdic ed i suoi uomini annuirono e ringraziarono, uscendo con Sirkai.
Prima di uscire riuscirono a sentire la squillante voce della regina che esclamava: "Trovo che sia una splendida idea!"
Cerdic era confuso. Sì, molto confuso da questi britanni. Era a questo che stava pensando mentre si vestiva con la sua armatura migliore per il banchetto della sera.
Vorigin, sempre accanto a lui, gli porse la sua spada più decorata. (Lui era il re, lui poteva portarle le armi).
"Quindi secondo te questi britanni non contemplano nemmeno la possibilità di simili matrimoni?"
"Non credo, Cerdic. Effettivamente non ho mai visto due uomini sposati assieme mentre studiavo qui. O due donne. E' tutto molto strano."
Era tutto molto strano sì. Come se nell'esercito non ci fossero uomini simili! Cerdic aveva avuto tra i suoi capi dell'esercito due uomini che si amavano alla follia ed erano tra i più valorosi di tutto il battaglione (sì, erano competitivi e tentavano sempre di fare l'uno il meglio dell'altro). E quando era solo un bimbo sua madre gli aveva regalato una coppia di oche dal collo rosso, due femmine, totalmente innamorate l'una dell'altra.
"E' tutto molto strano," ripeté Cerdic. "Ma forse vuole avere dei nipoti di sangue e vuole fare sposare Mordred ad una donna."
"Ha detto che non rientra nella linea di successione, quindi non credo, inoltre," Vorigin assunse un'aria da cospiratore e si avvicinò al suo sovrano, "dicono che il famoso Magomerlino abbia tentato di affogare Mordred su ordine di Artù."
"E perché mai?!"
"Perché aveva profetizzato che Mordred un giorno sarebbe stato la fine di Artù."
Cerdic osservò il medico come se questi lo stesse prendendo in giro, ma quando l'amico non rise né aggiunse altro, Cerdic si grattò il mento, pensieroso. "Non posso quasi crederci. Quindi questi britanni credono in profezie e magia. Inquietante oltre ogni dire. Come se non sapessero le regole del calcolo probabilistico."
"E' quello che mi sono domandato anch'io."
"Sarà meglio affrettarci per la cena, non vorrei che avessero anche qualche strana usanza barbara per gli ospiti ritardatari."
Usanze barbare per gli ospiti ritardatari ovviamente non esistevano. Ma esistevano ben altre usanze. La sala in cui si sarebbe svolto il banchetto era un'enorme stanza ricolma di arazzi e con tavoli lunghissimi disposti a ferro di cavallo. Vi era solo un tavolo che occupava la posizione centrale, di fronte alla porta d'entrata, ed era quello dedicato ad Artù e la sua famiglia.
Il re sedeva ovviamente nella sedia centrale, quella più alta, ed alla sua destra vi era la regina Ginevra, ed accanto a lei un'altra donna, probabilmente una damigella o una sorella. Alla sinistra di Artù vi era un posto libero che il re, per gentilezza, aveva deciso di riservare per Cerdic.
"Venite mio fidato nemico," scherzò Artù, abbracciando il capo sassone e facendolo sedere accanto a sé, mentre Vorigin prese posto in uno dei tavoli alla destra.
Ginevra gli sorrise e due piccole fossette le sorsero tra le guance.
La stanza iniziò a riempirsi e uomini e donne, ma soprattutto uomini, presero posto nelle enormi tavolate, portando con loro cani e servitori.
Cerdic poté captare senza difficoltà il sopracciglio disgustato (il tipico sopracciglio disgustato) dell'amico Vorigin quando un enorme cane nero giunse ad annusargli il piatto.
Altri ospiti iniziarono a sedersi al tavolo di Artù. Un omone dai capelli castani si sedette accanto alla damigella di Ginevra e la baciò delicatamente. Un altro uomo, più giovane, ma così somigliante da poterne essere il fratello, si sedette accanto a lui. Anche Bedwryr e Sirkai si sedettero, alla sinistra di Cerdic lasciando vuoto il posto subito vicino al capo sassone.
Infine anche quel posto fu occupato da un cavaliere.
Nel momento in cui il cavaliere sconosciuto si sedette, Cerdic intercettò brevemente lo sguardo di Ginevra e con grande sorpresa vide che la regina gli stava ammiccando insistentemente (o qualcosa di molto fastidioso le era finito nell'occhio).
"Cerdic," annunciò Artù, con una certa riluttanza, "lasciate che vi presenti Mordred."
Cerdic si voltò meravigliato verso il famoso Mordred.
Non era esattamente come se lo era aspettato. Aveva sempre pensato che somigliasse al biondo e solido Artù, ma se il volto di Mordred sembrava la copia più giovane di quello di Artù tutto il resto era completamente diverso. Aveva un'aria pericolosa attorno a sé, l'aria leggera di un serpente ed occhi così chiari da risultare oltremodo inquietanti.
I capelli erano molto scuri, ma il cavaliere sembrava aver mantenuto qualche piccola efelide sul naso e sotto gli occhi.
"Mordred, è un piacere conoscervi, infine," sussurrò Cerdic.
"Cerdic, il capo sassone," sorrise questi, freddamente, scoprendo un aguzzo canino bianchissimo e leggermente storto. "Ho sentito molto parlare di voi e spero che avremo presto modo di scontrarci sul campo di battaglia."
Ginevra si sporse, al di là di un imbarazzato Artù, per osservare la scena.
"Non parliamo di guerre e sangue ore, Cerdic è venuto qui in pace."
"Sì," annuì Ginevra, "parliamo d'amore."
Artù si portò una mano al volto e Mordred si girò per osservare meglio il proprio padre. "Che cosa sta succedendo?" domandò il giovane.
"Immagino che sappiate che ho chiesto la vostra mano," rispose Cerdic, adottando il 'voi' che quei freddi britanni erano soliti usare.
Alla fine venne fuori che Artù non si era nemmeno preoccupato di avvisare il figlio. E che i Britanni mangiavano con le mani (ma questo era un problema di natura minore).
Il principe britannico aveva fatto una scenata. All'inizio si era limitato a fissare il proprio padre come se volesse staccargli la testa e poi si era dato ad un eccesso di risate isteriche. Quando aveva visto che nessuno dei presenti rideva con lui si era dato alla fuga, con una schiera di devoti cani alle sue calcagna.
"Non è andata male, Cerdic," lo rassicurò Vorigin, quella sera.
"Non posso credere che suo padre non gli avesse detto nulla. Che cosa si aspettava? Che io aspettassi il suo permesso?" chiese il capo sassone esasperato da tutte quelle formalità.
"E' il motivo per cui ti ho detto di andare prima da Artù a chiedere la sua mano, per avere il permesso. In Britannia le cose funzionano così, sembra che i padri abbiano simili poteri sui figli."
"Che cosa mi proponete?"
"Delicatezza, mio caro amico, delicatezza."