Mordred Inlè
24-06-2010, 12.55.40
Uh uh! Una storia vecchiotta (non moltissimo), ma non sulle leggende arturiane : D
Questa è sull'Otello di Shakespeare.
(PS: per chi volesse, l'ho tradotta anche in inglese : D)
Le memorie di Otello
And say besides, that in Aleppo once,
Where a malignant and a turban'd Turk
Beat a Venetian and traduced the state,
I took by the throat the circumcised dog,
And smote him, thus.
E raccontate pure che in Aleppo
un giorno, mentre un turco inturbantato
picchiava con violenza un Veneziano,
fui io ad afferrare per la gola
quel cane circonciso, ed a trafiggerlo.
Al-Shahabā, la Grigia. La cittadella è enorme e maestosa. I soldati, quando ne hanno il tempo, ne rimangono abbagliati, meravigliati. Aleppo è esotica, Aleppo è una città in cui le donne sono dolci come il miele e morbide come la seta.
I soldati veneziani lo sanno, così come gli altri soldati e mercanti che vi passano per raggiungere i porti più vicini o i mercati più lontani. Anche Otello vi si trova.
Non è ancora un generale, è giovane e bello e diverso dai soldati con i quali marcia. Il suo generale lo ama, lo capisce e lo tratta con onore riuscendo a scorgere la purezza della sua anima e del suo coraggio al di là delle fattezze scure ed estranee.
Perché Otello ha coraggio e sa di averne, è quello il motivo per cui quella notte, ad Aleppo, non si tira indietro quando vede alcuni soldati turchi picchiare un uomo. Sono ubriachi, di quel tempo erano tutti ubriachi tranne Otello che non beve perché troppe volte ha visto i risultati dell'alcol, ben poco sorridenti dopo i primi bicchieri di nettare e ambrosia.
"Che cosa sta succedendo?" domanda Otello, che anche a quel tempo aveva una voce chiara e possente, la voce di un comandante.
Uno dei soldati turchi sputa per terra e risponde qualcosa nella sua lingua, qualcosa di offensivo.
L'uomo tra i soldati, sono tre i soldati turchi, si alza da terra. E' giovane, non può avere più di venti estati ed ha l'aria di un soldato anch'esso. Indossa i colori di Venezia, ma Otello non si ricorda di averlo visto tra le truppe (ma sono così tanti che non gli pare strano). Ha dei capelli corti, chiari ed un occhio è chiuso e gonfio.
Uno dei turchi nota il movimento ed il tempo sembra rallentare perché quando questi alza il pugno per colpire di nuovo il veneziano, il Moro Otello gli è già davanti ed ha una mano sulla sua gola mentre l'altra è alla spada e lo sta trafiggendo come il cane che è.
Il turco gorgoglia qualcosa e soffoca e cade a terra ed il sangue è ovunque. Un altro turco si lancia su di lui, ma Otello è veloce (non ha alcol in corpo e l'aria della notte è fredda sulla sua pelle leggermente umida) e lo ferisce ad un braccio. Forse il gioco non vale la candela; i due soldati turchi ancora in vita fuggono.
"Vi ringrazio," mormora il veneziano, alzandosi da terra. Ha una voce leggermente roca ed Otello gli afferra un braccio per aiutarlo. Ha un braccio da soldato e le spalle da un soldato, quello sconosciuto.
"Ho fatto solo il mio dovere."
"Siete il moro, Otello," gracchia il soldato e si tiene una mano sotto il naso per fermare il sangue.
E' un bell'uomo, nota Otello, ha un'aria onesta ed una scintilla gli brilla negli occhi.
"Mi chiamo Iago e da oggi, mio signore, vi devo la vita," sorride Iago, afferrando la mano scura del moro in quella propria, sporca di sangue.
Questa è sull'Otello di Shakespeare.
(PS: per chi volesse, l'ho tradotta anche in inglese : D)
Le memorie di Otello
And say besides, that in Aleppo once,
Where a malignant and a turban'd Turk
Beat a Venetian and traduced the state,
I took by the throat the circumcised dog,
And smote him, thus.
E raccontate pure che in Aleppo
un giorno, mentre un turco inturbantato
picchiava con violenza un Veneziano,
fui io ad afferrare per la gola
quel cane circonciso, ed a trafiggerlo.
Al-Shahabā, la Grigia. La cittadella è enorme e maestosa. I soldati, quando ne hanno il tempo, ne rimangono abbagliati, meravigliati. Aleppo è esotica, Aleppo è una città in cui le donne sono dolci come il miele e morbide come la seta.
I soldati veneziani lo sanno, così come gli altri soldati e mercanti che vi passano per raggiungere i porti più vicini o i mercati più lontani. Anche Otello vi si trova.
Non è ancora un generale, è giovane e bello e diverso dai soldati con i quali marcia. Il suo generale lo ama, lo capisce e lo tratta con onore riuscendo a scorgere la purezza della sua anima e del suo coraggio al di là delle fattezze scure ed estranee.
Perché Otello ha coraggio e sa di averne, è quello il motivo per cui quella notte, ad Aleppo, non si tira indietro quando vede alcuni soldati turchi picchiare un uomo. Sono ubriachi, di quel tempo erano tutti ubriachi tranne Otello che non beve perché troppe volte ha visto i risultati dell'alcol, ben poco sorridenti dopo i primi bicchieri di nettare e ambrosia.
"Che cosa sta succedendo?" domanda Otello, che anche a quel tempo aveva una voce chiara e possente, la voce di un comandante.
Uno dei soldati turchi sputa per terra e risponde qualcosa nella sua lingua, qualcosa di offensivo.
L'uomo tra i soldati, sono tre i soldati turchi, si alza da terra. E' giovane, non può avere più di venti estati ed ha l'aria di un soldato anch'esso. Indossa i colori di Venezia, ma Otello non si ricorda di averlo visto tra le truppe (ma sono così tanti che non gli pare strano). Ha dei capelli corti, chiari ed un occhio è chiuso e gonfio.
Uno dei turchi nota il movimento ed il tempo sembra rallentare perché quando questi alza il pugno per colpire di nuovo il veneziano, il Moro Otello gli è già davanti ed ha una mano sulla sua gola mentre l'altra è alla spada e lo sta trafiggendo come il cane che è.
Il turco gorgoglia qualcosa e soffoca e cade a terra ed il sangue è ovunque. Un altro turco si lancia su di lui, ma Otello è veloce (non ha alcol in corpo e l'aria della notte è fredda sulla sua pelle leggermente umida) e lo ferisce ad un braccio. Forse il gioco non vale la candela; i due soldati turchi ancora in vita fuggono.
"Vi ringrazio," mormora il veneziano, alzandosi da terra. Ha una voce leggermente roca ed Otello gli afferra un braccio per aiutarlo. Ha un braccio da soldato e le spalle da un soldato, quello sconosciuto.
"Ho fatto solo il mio dovere."
"Siete il moro, Otello," gracchia il soldato e si tiene una mano sotto il naso per fermare il sangue.
E' un bell'uomo, nota Otello, ha un'aria onesta ed una scintilla gli brilla negli occhi.
"Mi chiamo Iago e da oggi, mio signore, vi devo la vita," sorride Iago, afferrando la mano scura del moro in quella propria, sporca di sangue.