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Guisgard
13-07-2010, 20.58.45
IL RITRATTO DEL BACIO
Questa è un'antica quando famosa leggenda diffusa nelle mie terre.
Essa è da sempre custodita tra le secolari e sacre mura del Palazzo degli Arciduchi.
Ed io oggi, per voi tutti abitanti di Camelot, aprirò quelle porte che per secoli furono chiuse al mondo mortale e vi farò partecipi di quella incantata leggenda, affinchè i sogni ed i desideri che da sempre ha suscitato possano raggiungere anche i vostri cuori.
I
Le strade della capitale pullulavano della più varia e pittoresca umanità.
Mercanti, artigiani, saltimbanchi, mendicanti, soldati e personaggi giunti da ogni dove animavano come ogni giorno, tra schiamazzi, canti, grida e risa le vie che come un sistema di fitte arterie attraversavano e lambivano il cuore della città.
E così, dai chiassosi e maleodoranti mercati, agli esotici e variopinti bazar, passando per gli stretti vicoli che si aprivano, quasi per caso, tra la fitta rete urbana e ricchi delle più folcloristiche attività, salivano sino a lambire il palazzo ducale i suoni ed i versi di quel popoloso e caotico mondo.
Un mondo fatto di quotidianità, espedienti, risse, truffe e confusione, che viveva all’ombra di quello ben più austero e solenne della potente aristocrazia.
Il moresco, dalla pelle d’ebano ed il fisico asciutto, abbigliato da sontuose e sfarzose vesti di arabica provenienza, si faceva spazio tra la ressa generale, forte della sua scorta composta da quattro guardie ben armate e dai volti pressoché inespressivi.
Li seguiva a pochi passi l’artista, vestito con la sua larga e consumata camicia, più che dentro solo adagiata sopra il largo cinturone di pelle scura, pantaloni neri altrettanto consumati se non di più e grossi stivali stretti da larghe e spesse fibbie.
Il gruppetto ben compatto, una volta uscito dal marasma generale, giunse presso il palazzo ducale, dove il moresco venne subito riconosciuto e con i suoi fatto entrare dentro.
Attraversarono così prima il grande cortile colonnato, per poi giungere alla residenza ducale vera e propria.
Qui una marmorea e monumentale rampa di scale li condusse ad un lungo e sontuoso corridoio che, dalla parte opposta all’entrata, dava, attraverso una solida porta di duro legno finemente lavorata, ad una vasta sala riccamente arredata.
Entrati, il moresco subito raggiunse il seggio ducale davanti al quale si inchinò e cominciò a dire:
“Mio signore, ecco l’artista di cui avete chiesto i servigi.”
“Che avanzi e si annunci!” Ordinò il duca.
L’artista si fece timidamente avanti e inchinandosi cominciò a dire:
“Sono il pittore di cui avete richiesto i servigi, vossignoria!”
“Vi hanno già descritto di cosa si tratterebbe?” Chiese il duca.
“Mi hanno solo detto” rispose l’artista “che vossignoria desidera essere ritratto insieme alla sua amata.”
“Credete dunque di esserne capace?” Chiese il duca.
“Mio signore, ho da sempre dipinto figure umane di svariate fattezze” rispose l’artista “e non ho travato mai difficoltà alcuna nel portare a termine tali lavori.”
“Sapete” disse il duca “che molti, prima dio voi, fallirono in tale lavoro?”
“Ne ho sentito parlare” rispose il pittore “e, con licenza, non me ne sono mai spiegato il motivo.”
“Probabile che non furono all’altezza.” Sentenziò il duca.
“Eppure di valenti artisti” disse l’artista “è piena questa superba città.”
“Allora” rispose il duca “forse è l’opera commissionata ad essere di difficile realizzazione. Non credete?”
“Non saprei dirlo, vossignoria.” Rispose con garbo l’artista. “Non prima di aver saputo di cosa si tratti.”
“Vi è già stato comunicato, mi pare di aver capito, vero?” Fece il duca cercando lo sguardo dei suoi funzionari.
“Si, mio signore.” Rispose con riverenza il moresco.
“So solo” disse l’artista “che vossignoria ha richiesto un ritratto in cui compare con la sua sposa.”
“Non vi è alcuna sposa.” Rispose il duca. “Non ancora, almeno.”
L’artista ascoltò senza dire nulla.
“Anzi, a questo mi occorre quel ritratto.” Aggiunse il duca.
“Non credo di comprendere, mio signore.” Disse l’artista.
“Dovreste conoscere” rispose il duca “e meglio di me il potere mistico e magico dell’arte.”
“So che l’arte ha un suo essere magica…” disse l’artista “… ma forse parliamo di due cose diverse, mio signore.”
“E’ ovvio.” Rispose il duca. “Voi parlate da artista, io invece da uomo.”
Il duca allora si alzò dal suo vigoroso seggio e si avvicinò ad una delle grandi finestre che davano sulla capitale.
“Gli uomini non possono evitare di sognare…” riprese a dire dopo alcuni istanti di silenzio “… sarebbe una forzatura, un qualcosa di innaturale. Ed io vi sto commissionando un sogno. Credete di essere degno di tale compito?”
L’artista fissò prima il volto del duca e poi guardò da una delle finestre.
Restò così, in silenzio, per alcuni istanti.
Istanti in cui cercò di comprendere la volontà e lo stato d’animo del duca, che gli appariva, in quel momento, non superbo o distante, come il suo rango imponeva, ma inquieto e sognante, come un qualsiasi altro uomo della terra.
E nel suo sguardo vi era qualcosa di enigmatico.
Qualcosa che spettava proprio all’artista decifrare e comprendere.
http://www.comune.ariano-irpino.av.it/classicariano/immagini0809/caravaggio_amore-vittorioso.jpg
(Continua...)
lady rainbow
13-07-2010, 22.51.30
oh che bello caro sir Guisgard..il connubio arte-amore-sogno è cosi romantica...perdonatemi ma mi sembra il termine più adatto.. l'amore non conosce differenze di età, di rango...tutti gli uomini quando si innamorano sono uguali...curiosa come sempre del seguito...:smile_lol:
Talia
13-07-2010, 23.52.57
Un abile pittore, un amore sognato, la sfida di un onirico dipinto da eseguire... e poi uno dei più splendidi Caravaggio per concludere in bellezza!
Questo racconto rischia di scalare in fretta la classifica delle mie storie preferite, temo! :smile:
Guisgard
14-07-2010, 03.20.46
Sono lieto che questa delicata leggenda, tanto cara ai Grandi delle mie terre, abbia riscosso il vostro interesse, mie signore :smile:
Guisgard
14-07-2010, 21.09.40
IL RITRATTO DEL BACIO
II
Alcuni momenti di silenzio attraversarono la sala, senza che nessuno ne sollecitasse la fine.
I grandi arazzi alle pareti, ricamati con sfavillanti e sgargianti colori, nel raffigurare scene di slanciato eroismo ed idilliaci paesaggi, sembravano prendere forma e vita, animati dai pensieri, dai sogni e dalle ispirazioni dei presenti.
“Allora?” Chiese il duca all’improvviso.
“Vostra grazia chiede quindi un sogno, se ho ben capito.”
“Pressappoco.”
“Io però” disse l’artista “conosco i miei di sogni… non quelli degli altri uomini. Come potrei avere dunque la pretesa di rappresentare il sogno dell’uomo più importante di queste terre?”
“Sciocchezze!” Sentenziò il duca, senza distogliere mai lo sguardo dal panorama su cui dava la finestra. “Tutti gli uomini condividono da sempre il medesimo sogno. La felicità.”
“Sua grazia” chiese l’artista “desidera quindi che io raffiguri il sogno che conduce alla felicità?”
“Si, avete ben compreso.”
“Ma, mio signore…” aggiunse l’artista “... la felicità può avere mille volti… e l’immagine che ne ho io potrebbe essere ben diversa da quella di sua grazia.”
“Affatto.” Replicò il duca, sempre fissando la sterminata campagna da quella finestra. “Gli uomini rincorrono da sempre una sola felicità… quella eterna ed assoluta. Non siete d’accordo?”
“Certo, mio signore.”
“Ebbene, ditemi allora” aggiunse il duca “cosa può davvero donare quel tipo di felicità?”
“Non saprei…”
“E’ l’amore.” Disse il duca. “Quello vero, eterno ed assoluto. Proprio come la felicità che rincorriamo.”
L’artista ascoltava senza replicare.
“Non credete?” Chiese il duca.
“Si, mio signore.” Rispose l’artista. “L’amore è probabilmente il sogno più grande.”
“Bene!” Esclamò compiaciuto il duca. “Allora starà a voi ed alla vostra arte saperlo rappresentare su una tela.”
L’artista fece un lieve inchino, in segno di obbedienza.
“Voglio” aggiunse il duca “che voi mi rappresentiate insieme ad una donna. Una donna dotata di una bellezza non comune, capace di simboleggiare il sogno d’amore che un uomo sa covare. E la ritrarrete con me accanto, come se fossimo compagni, amanti, marito e moglie.”
“Posso chiedere a sua grazia” domandò il pittore “perché gli artisti che mi hanno preceduto rifiutarono la commissione di quest’opera?”
“Perché si sono definiti incapaci di saper rappresentare la donna di cui vi ho parlato.”
“Con licenza parlando, mio signore., ma non ne comprendo il motivo.”
“Tutti loro, nessuno escluso, hanno rifiutato l’incarico per la medesima ragione.”
“Quale, mio signore?” Chiese l’artista.
“Tutti hanno affermato che quella donna non esiste.” Rispose il duca. “Che vive solo nel mio cuore e che non avendone nessun modello l’opera risulterebbe di fatto irrealizzabile.”
“Ma è assurdo, mio signore.” Replicò l’artista. “Basta ritrarre la vostra donna ideale e l’opera sarà perfetta.”
Il duca si voltò e lo fissò per alcuni istanti, senza che l’artista riuscisse a comprenderne i pensieri e le emozioni.
“Io non ho una bellezza ideale.” Rispose il duca. “La donna che cerco va oltre ogni mio sogno e desiderio. E’ al di là del mondo perché mi porterà in dote qualcosa che è oltre il mondo stesso. Mi porterà la gioia e la felicità senza fine.”
“Ma sua grazia avrà un modello di donna che preferisce!” Esclamò l’artista. “Un tipo di bellezza capace di accenderne l’ardore ed il desiderio!”
“Se conoscessi quella donna” rispose il duca “l’avrei già cercata.”
L’artista guardò per qualche istante il vuoto della sala, rapito come era da dubbi ed incertezze.
“Allora…” chiese il duca “… vi ritenete all’altezza di tale compito? Sarete capace di raffigurare il sogno più grande del vostro signore?”
L’artista lo fissò negli occhi.
Era un uomo qualsiasi.
Un uomo come tutti gli altri, con i suoi sogni, i suoi desideri e la volontà, cieca ed irrazionale, di trovare la vera felicità.
Così gli appariva il duca in quel momento.
Il grande conquistatore, il primo vassallo del re, il difensore della Chiesa e della Fede, colui che discendeva da una stirpe d’eroi senza eguali, era lì.
Lì, a cercare, a chiedere, ad invocare un sogno.
A simboleggiare il diritto ed il bisogno di ogni uomo di questo mondo, al di la del rango e del potere: sognare.
E a cosa serve l’arte, si chiese l’artista, se non a realizzare i sogni degli uomini?
“Si, mio signore!” Esclamò con un vigore ed uno slancio mai conosciuti prima. “Si, io realizzerò quel ritratto! E raffigurerò quella felicità assoluta che solo il vero amore può donare!”
http://web.tiscali.it/mitologia/Le_ravissement_de_Psyche.jpg
(Continua...)
polgara
15-07-2010, 09.41.51
L'arte e l'amore come dono e testimonianza del divino...che meraviglia!
:smile: continuata mi raccomando!!!
Guisgard
15-07-2010, 18.11.54
IL RITRATTO DEL BACIO
Il Sole penetrava dai piccoli lucernai posti quasi sotto il soffitto a cassettoni di quella disordinata bottega.
Ovunque vi erano tele con impressi disegni di ogni sorta, alcuni completi, altri solo abbozzati.
Ma le immagini che più dominavano su quelle tele erano le raffigurazioni di donne.
Donne di ogni tipo di bellezza conosciuta.
Dalla quella eterea e stilnovistica, a quella classicheggiante e sensuale.
Dall’acerba bellezza in fiore di giovani fanciulle, a quella vigorosa ed irraggiungibile delle grandi dame nobiliari.
E queste svariati tipi bellezze comparivano con i tratti ed i colori delle donne più affascinanti del tempo.
Ma qualcosa di inquieto, oltre a queste eterne immagini di bellezza, si annidava in quella bottega.
L’artista, con le mani tinte di diversi colori, gettava rapide e vigorose pennellate sulla tela, tentando, attraverso uno schizzo, di definire l’essenza di un ideale di bellezza che di giorno in giorno appariva più come un’illusione, che come quel sogno tanto ricercato.
Fissò allora il disegno sulla tela e dopo alcuni istanti, scuotendo il capo, lasciò cadere a terra i pennelli.
“Un artista senza musa” disse una voce alle sue spalle “è come un re senza una corona.”
“Alfiero!” Gridò gioioso il pittore. “Da quando sei ritornato in città?”
“Stamani.” Rispose Alfiero sorridendo. “Ho preso alloggio in una locanda poco fuori le mura. Sai bene che detesto la confusione delle grandi città.”
“Sono felice di rivederti, mio buon amico.” Disse il pittore. “Cosa mi racconti di nuovo? Sei a lavoro su qualche nuova opera?”
“Si, ho appena completato un gruppo marmoreo per il duomo di Nolia.” Rispose Alfiero. “Ora sono in viaggio verso Capua, dove mi sarà commissionata una nuova opera.”
“Non mi meravigliano tanto lavoro e tanta fama, amico mio.” Si complimentò il pittore. “Sei un grandissimo scultore.”
“Ed a quanto ho saputo” replicò Alfiero “anche tu hai avuto un importante commissione. Dal duca in persona.”
“Si…” rispose chinando il capo il pittore “… ma forse ho commesso lo sbaglio del nibbio, che crede di essere un aquila e comincia a solcare le altezze più estreme dei cieli… fino a quando, accecato da quel fatale volo, precipita al suolo…”
“Sciocchezze, hai un gran talento invece.” Lo riprese Alfiero. “Te l’ho sempre detto.”
“Non lo so, amico mio…” rispose sconsolato il pittore “… non lo so…”
“Cosa ti turba e ti affligge?”
“Ho accettato il lavoro commissionatomi dal duca” prese a dire il pittore “per ritrarlo con la sua amata, ma mi accorgo di aver fatto un azzardo.”
“Perché mai?” Chiese Alfiero.
“Perché ho avuto la pretesa di raffigurare il sogno di un altro uomo.”
“Cosa intendi?”
“Il duca vuole che io lo ritragga con una donna ideale.” Rispose mestamente il pittore. “Una donna tanto favolosa quanto irreale…”
“Omero ha narrato di Elena, Chretien di Ginevra e Dante di Beatrice.” Replicò Alfiero. “Sei anche tu un artista e dar forma a ciò che di più ideale esiste è il tuo lavoro.”
“Omero ben conosceva la bellezza di Elena” rispose il pittore “e Chretien comprendeva come nessun altro il cuore di Ginevra. Quanto a Dante, egli aveva conosciuto in vita Beatrice e non ricorreva a miti e leggende per cantare di lei.”
Alfiero lo fissava in silenzio.
“Io invece” continuò il pittore “devo ritrarre una donna di cui non si sa nulla. Una donna che forse non è neanche mai nata.”
“Chi è l’artista, amico mio?” Chiese sorridendo Alfiero.
“L’artista deve essere un saggio…” rispose mesto il pittore “… altrimenti perderà il nome dietro ad opere impossibili da realizzare…”
“L’artista” disse divertito Alfiero “è colui che sa raffigurare ciò che sente. Questo lo differenzia dal resto degli uomini. Il talento altro non è che la capacità di esternare ciò che si ha nell’anima e nel cuore.”
“Allora vuol dire” rispose il pittore “che io ho l’anima ed il cuore sterili.”
“Sai come il grande Fidia” continuò Alfiero “decise di scolpire la statua di Atena che Pericle gli aveva commissionato?”
“Non lo so… gli apparve forse?”
“No, mio ingenuo amico.” Rispose sorridendo Alfiero. “Conscio che doveva dar forma ad una bellezza non comune, decise di chiamare tantissime modelle e da ciascuna trarre ciò che avevano di più bello.”
Il pittore fissò in silenzio il suo amico.
“Esci da qui e cerca altrove la tua ispirazione.” Concluse Alfiero. “Sei un grande artista e puoi portare a termine ciò che hai cominciato. Va per il mondo ed invoca la tua musa, amico mio!”
E dopo aver bevuto insieme al suo amico, trascorrendo con lui qualche piacevole ora, poco prima del crepuscolo il pittore uscì in strada.
Vagava senza meta, cercando sollievo dalle sue inquietudini, fino a quando, poco fuori le mura della città, si ritrovò presso un antico convento.
Fu subito rapito dalla tranquillità e dall’idilliaca pace di quel luogo.
Si adagiò allora all’ombra di una quercia e cercò sollievo dai suoi pensieri.
Ad un tratto però fu destato da una delicata voce che intonava un melodico ma triste canto.
Cercò allora quella voce e si accorse di una giovane fanciulla che raccoglieva dei fiori a pochi passi da lui.
http://realityshow.blogosfere.it/images/caravaggioboni-thumb.jpg
(Continua...)
Talia
15-07-2010, 18.27.50
ahhh, questo racconto è un sogno per me! :rolleyes: parla di un pittore, tanto per iniziare, e io ho un debole assoluto per i pittori... coloro che vedono ciò che nessun altro vede e lo mostrano al mondo! :D E poi parla, non di un amore, ma della ricerca di un amore... di un amore che è sogno! :smile_lol:
...Va bene, basta! Sto stra-parlando! ;)
Sir Echelbert
17-07-2010, 03.01.52
Molto bello....e poi concordo...l'ambientazione...il mondo di teempera inchiostro e tele...j'adore......forse perché mi diletto anchio in questo...alle medie la prof di artistica,diceva che assomigliavo,in volto credo.,a Caravaggio...che non mancava di puntualizzare,s'era macchiato d'omicidio...ripensandoci non credo fosse un complimento....!!!
comunque...un 10 per la storia
Hastatus77
19-07-2010, 14.27.49
Bella la storia... rappresentare un sogno... che cosa fantastica. :smile_clap:
Guisgard
19-07-2010, 20.49.37
IL RITRATTO DEL BACIO
IV
L’artista si avvicinò alla ragazza e restò ad ascoltarla.
Ad un tratto, accortasi di non essere più sola, la fanciulla si voltò di scatto e vide l’artista.
“Scusatemi…” disse arrossendo “… non mi ero accorta di voi…”
“Continuate a cantare, vi prego…”
“Perdonatemi…” rispose imbarazzata la fanciulla “… ma ho pudore a cantare davanti agli altri…”
“Perché mai?” Chiese il pittore. “Avete una bellissima voce.”
“Non saprei” rispose la fanciulla “ma anche nel coro la madre superiora spesso mi richiama per la mia timidezza.”
“Siete dunque una novizia del convento?”
“Si” rispose candidamente lei “e vi giunsi tempo fa.”
L’artista ascoltava con stupore e meraviglia quella ragazza parlare, rapito com’era dalla purezza e dalla grazia dei suoi modi.
Era una ragazza di una bellezza molto semplice e delicatissima, quasi eterea che sembrava sfocare a contatto con il mondo materiale che la circondava.
La pelle era di un bianco molto chiaro, quasi simile ad un velo di porcellana, i capelli lunghissimi, morbidi ed armoniosi, di un colore vivo ed intenso, che sembrava rendere luminosissimo il suo già incantevole sguardo.
Gli occhi erano grandi e molto vivi e parevano acquistare tonalità diverse a seconda dell’espressione del suo volto e della luce che si rifletteva in essi.
I lineamenti, per regolari e soffici che fossero, apparivano difficilmente descrivibili, come se nella loro semplicità racchiudessero un tipo di bellezza sconosciuta all’artista.
Ma ciò che più di tutto rapiva l’attenzione del pittore erano il tono e la cadenza della sua voce.
In essa infatti si avvertiva una musicalità, una melodia, come un soffio sul quale quasi galleggiavano le parole che ella pronunciava.
Era una voce bassa eppure intensa, che emanava passione e serenità insieme.
“E voi, signore, chi siete?” Chiese all’improvviso la fanciulla.
“Io sono un pittore.”
“Un pittore?” Ripeté entusiasta lei. “Non ne ho mai conosciuto uno! E’ affascinante sapervi un artista!”
“Un artista non è diverso da tutti gli altri uomini.” Rispose lui.
“Io credo che egli sia in realtà” aggiunse lei “simile ad un mago… l’arte è magia poiché è la sola disciplina capace di dar forma ai sentimenti umani.”
“Spesso un’opera è intrappolata e rischia di non vedere mai la luce del Sole.”
“Intrappolata dove?” Chiese lei.
“Può esserlo tra le venature di un bianco e duro marmo…” rispose lui “… come anche nei segni che imbrattano confusi una tela…”
“Io non credo che un’opera possa trovare simili prigioni…” disse lei con infinita delicatezza “… no, io credo che l’unico luogo capace di tenere segregata un’opera sia il cuore di chi la concepisce…”
“A volte” spiegò lui “è difficile permettere ad un’opera di uscire fuori dal proprio cuore.”
“E lì sta il talento.” Rispose lei con un sorriso che illuminò il cuore dell’artista fin nel profondo.
“Il talento secondo voi dunque basta per generare un’opera d’arte?” Chiese lui.
“Il talento è essenziale” rispose lei come se conoscesse perfettamente ciò di cui stavano dibattendo “come lo è la maestria per qualsiasi mestiere. Ma per concepire un qualcosa che trova le sue radici nel profondo del proprio cuore, non può bastare solo il talento, per grande che sia. Occorrono sensibilità e passione. Perché queste ci permettono di comprendere veramente ciò che abbiamo dentro.”
Il pittore restò estasiato da quelle parole.
“Vorreste aiutarmi?” Chiese poi all’improvviso.
“Con gioia!” Rispose lei entusiasta. “Ma in che modo? Sono solo una semplice ragazza!”
“Vorreste farmi da modella per un ritratto?”
“Ma io…” accennò la ragazza “... non credo di esserne all’altezza.”
“Affatto.” Rispose l’artista. “Siete perfetta.”
“Non saprei…” disse lei “… non ho molto tempo…”
“Allora sarete colpevole e responsabile del mio fallimento come artista!” Esclamò lui con aria ironica e scherzosa.
“E sia…” disse lei sorridendo “… e spero di esserne in grado.”
“Benissimo!” Esultò l’artista. “Vedrete che non vi ruberò molto tempo. Ci troveremo qui, ogni pomeriggio, dove io vi ritrarrò per la mia opera.”
La ragazza allora rispose con un meraviglioso ed incantevole sorriso, che illuminò il cuore dell’artista, scacciandone le nuvole che fino a quel momento vi si erano addensate.
http://www.1st-art-gallery.com/thumbnail/140078/1/The-Lady-Of-Shalott-1894.jpg
(Continua...)
polgara
20-07-2010, 10.01.15
Potrà una sola dama esser da modella ad un sogno? ;)
Guisgard
20-07-2010, 21.02.24
Si, milady.
Poichè l'amore è il sogno più grande ed il cuore di una dama l'unico mezzo per realizzarlo ;)
Guisgard
20-07-2010, 21.19.14
IL RITRATTO DEL BACIO
V
Così, dal giorno seguente e per i successivi 3 mesi, l’artista si recò ogni pomeriggio davanti a quel convento, dove vi trovò, come d’accordo, la fanciulla ad attenderlo.
Ella sembrava essere davvero l’ispirazione che il pittore aveva cercato così insistentemente per la sua opera.
La ragazza appariva come modella ideale per quel ritratto, come se il duca, nell’accennare al pittore i suoi sogni, avesse avuto in mente proprio lei.
E così, giorno dopo giorno, il volto, l’espressione e l’immagine tutta di quella fanciulla, prendevano forma sulla tela dell’artista.
Ma egli, guardandola, cercava di andare oltre.
Di imprimere ossia qualcosa di etereo, astratto, mutevole e sfuggente nella sua opera.
Qualcosa che andasse oltre ciò che si poteva vedere.
Come se quella ragazza, e l’artista di questo ne era certo, possedesse un che di misterioso, enigmatico, indecifrabile.
Egli lo avvertiva da ogni piccolo gesto, della fanciulla, dai suoi sospiri, dai suoi sguardi, dalle parole solo apparentemente accennate, dalla perenne grazia dei suoi modi.
Quella fanciulla sembrava incarnare una bellezza lontana, incorporea, a tratti ideale.
L’artista comprese sin dal primo momento in cui cominciò a ritrarla, che il suo vero compito era quello di raccogliere e fissare, per sempre, la vera bellezza di quella fanciulla sulla sua tela.
E se vi fosse riuscito, allora avrebbe soddisfatto in pieno le richieste del duca.
“Che cosa curiosa.” Disse all’improvviso, rompendo il silenzio che regnava fra loro, mentre la ritraeva.
La ragazza lo fissò con la coda dell’occhio senza dire nulla.
“Sono mesi che ogni giorno ci incontriamo qui” continuò a dire l’artista “eppure non conosco ancora il vostro nome.”
“Ha importanza per voi questo?” Chiese lei.
“Non hai fini della mia opera.” Rispose lui. “Ma non trovate singolare tutto ciò?”
“Di cosa parlate?”
“Nel fatto che io di voi non sappia nulla.”
“Neanche io so nulla di voi.” Rispose lei.
“Qualcuno un giorno” continuò lui “potrebbe chiedermi il nome della ragazza ritratta.”
“Cos’è in realtà un nome…” disse lei “... se non un richiamo per qualcosa di più profondo…”
“Qualcuno pensa che un nome racchiuda l’essenza di una persona.”
“Forse…” accennò lei.
“Non vi attira la fama?” Chiese lui.
“La fama?” Ripeté lei. “E come potrebbe riguardarmi? Sono solo una semplice ragazza come tante altre.”
“Apparirete nel ritratto destinato al palazzo ducale.” Disse lui. “Molte persone lo vedranno e tanti altri artisti cercheranno, guardandolo, spunto ed ispirazione.”
“Non so di queste cose.” Rispose lei candidamente. “Ma se volete vi rivelerò il mio nome.”
“E’ ormai prossimo il crepuscolo” disse lui “e non si dovrebbe sussurrare un nome quando il giorno volge alla fine. Sarebbe cattivo auspicio.”
“Credete?” Chiese lei.
“Almeno così” rispose lui, mentre dava alcuni accorgimenti al tratto della sua opera “soleva raccontarmi spesso mia nonna.”
La ragazza sorrise senza dire nulla.
“Ecco, anche per oggi abbiamo terminato.” Disse l’artista. “Ci ritroveremo allora domani.”
“Domani?” Ripeté lei vagamente turbata.
“Si, come ogni giorno.” Rispose lui. “Avete forse impegni o impedimenti per domani?”
Oh, no… nulla…” rispose lei destandosi da qualche suo pensiero e scuotendo il capo. “Sono sicura che ci sarà dato altro tempo.”
“Parlate della madre superiora?” Chiese lui. “Tranquilla, se sarà necessario farò richiesta al duca in persona e vedrete che la madre superiora acconsentirà di buon grado.”
La ragazza sorrise teneramente.
Poi, come ogni giorno verso quell’ora, i due si salutarono, dandosi appuntamento al giorno seguente.
Il pomeriggio successivo però, con vivo stupore dell’artista, per la prima volta dopo 3 mesi, la ragazza non era lì ad attenderlo.
http://webpages.maine207.org/south/departments/lrc/ophelia.jpg
(Continua...)
polgara
21-07-2010, 09.37.05
perchè non c'è la bella dama??? ho una brutta sensazione...:confused: attenderò...
Talia
21-07-2010, 12.00.08
concordo con Polgara, chissà perché non si è presentata ques'utimo giorno? :neutral_think: Chissà se la troverà mai più, mi verrebbe da dire...
Guisgard
21-07-2010, 21.16.53
IL RITRATTO DEL BACIO
VI
Il pittore restò molto sorpreso.
Lei non era mai mancata ai loro incontri quotidiani.
Sia con il luminoso Sole, che con l’umida pioggia, la ragazza era stata sempre lì ad aspettarlo.
Quel giorno invece, senza preavviso o altro segno, lei non si era fatta trovare.
Passeggiò allora per un po’ in quello spiazzo verdeggiante, che segnava la fine del perimetro urbano e l’inizio della campagna, assalito da incertezze e dubbi.
Restò lì fino al crepuscolo, quando l’oscurità della sera si accingeva a coprire ogni cosa.
Il giorno successivo, alla stessa ora, ritornò in quel luogo, ma la ragazza non c’era.
Fece così per i successivi giorni, ma la fanciulla sembrava essere svanita nel nulla.
Il ritratto era ad un discreto punto e già mostrava, sebbene poco più che abbozzate, le figure principali.
Decise allora di completarlo senza aver più la ragazza come modella.
Ma ben presto si accorse che ciò era solo un’utopia.
L’immagine sembrava mutare e sfiorire ogni qualvolta l’artista cercava di apportarvi aggiunte o modifiche.
L’essenza del ritratto, che tanto soddisfava il pittore, pareva ora svanire, diventare altro.
Come se quel ritratto non fosse più lo stesso.
Allora l’artista ben comprese che non avrebbe potuto completarlo senza poter ancora una volta vedere quella ragazza.
Se avesse continuato, guidato solo dai suoi sensi, dal suo estro e dai suoi ricordi, avrebbe finito per odiare e poi distruggere quel ritratto.
In quel momento si ricordò del monastero.
Ella infatti era solita apparire solo davanti a quel luogo e li restando per tutta la durata dei loro incontri.
Mai, ricordò ora il pittore, l’aveva veduta per la città, neanche durante le feste religiose, quando in massa accorreva tutta la popolazione.
Quel luogo quindi, realizzò il pittore, era in qualche modo indissolubilmente legato a quella ragazza.
E forse il mistero della sua scomparsa si celava proprio in quel posto.
Così, decise di recarsi a quel santo ed austero luogo e chiedere notizie di lei.
Giuntovi e avendo riconosciuto la fama del suo nome, a causa della commissione ducale, fu subito ricevuto dalla madre superiora.
“Reverenda madre…” cominciò a dire “… perdonate se giungo a destare e turbare la solenne tranquillità di quest’eremo, ma ho bisogno di chiedervi un’informazione…”
“Chiedete pure, messere.” Rispose cortese la pia donna.
“Ecco, capitò che” continuò l’artista “mi imbattei in una delicata e gentile fanciulla, tre mesi or sono, proprio davanti a questo convento e da giorni stranamente non ne ho più notizie.”
“Perdonatemi, messere” rispose la donna “ma non vedo come potrei esservi utile in questo. La vita oltre le mura di questo monastero non influenza in alcun modo la nostra esistenza ed ogni cosa accada oltre questo austero recinto è a noi assolutamente ignota.”
“Comprendo e conosco le regole del vostro santo e reverendo ufficio” disse il pittore “ma ella mi rivelò un giorno, di essere una novizia di questo convento. Ecco perché mi sono permesso di disturbarvi dalle vostre pie funzioni.”
“Una novizia?” Ripeté la madre superiora. “Impossibile, vi sbagliate di certo. Le fanciulle destinate a questo luogo non possono mai uscire da sole. E’ impossibile che voi abbiate incontrato una nostra novizia ogni giorno, da sola, fuori da questo convento.”
“Eppure ella mi disse proprio questo.”
“Perdonatemi, messere” ribatté la donna “ma forse vi imbatteste in una donna di sicura altra natura, che nulla aveva a che fare con questo luogo e le sue secolari regole.”
“No, reverenda madre.” Rispose l’artista. “Ella, posso giurarvi, era incapace anche solo di concepire menzogne. Sono certo che mi disse il vero.”
“Vi ripeto, messere, che ciò è impossibile.” Sentenziò la donna. “Sarebbe totalmente in rotta con la nostra regola.”
“Eppure ciò è assurdo…”
“Sapreste dirmi il nome di questa fanciulla?” Chiese la donna, intenerita dallo stato d’animo dell’uomo che aveva davanti.
“No, reverenda madre.” Rispose lui. “Non lo conosco.”
“Frequentaste quella fanciulla per mesi” chiese meravigliata la donna “e non vi rivelò mai il suo nome?”
“E’ così.” Rispose il pittore.
“Potreste allora descrivermela?”
“Era una ragazza di delicatissima bellezza.” Cominciò a dire lui. “Con modi aggraziati e soavi, degni di una figura fatata, estranea a questo mondo. I capelli di un colore quasi unico e particolare, i tratti teneri e morbidissimi, adagiati alla perfezione su una pelle che sembrava preziosa come la ceramica.”
“Messere…” lo interruppe la donna “… questa vostra sentita descrizione ben si addice per un artista, ma non al nostro caso.”
“Perdonate…”
“Dovreste essere più preciso e meno vago.”
“Potrei mostrarvi il ritratto in cui ella compare!” Esclamò all’improvviso il pittore. “Si, così che potreste vederla!”
Così, il giorno successivo, il pittore ritornò al monastero e come detto mostrò il ritratto alla madre superiora.
Questa, nel vederlo, sbiancò e resto visibilmente turbata.
“Dove diceste di aver visto questa ragazza?” Chiese lei, destatasi a stento da quella viva inquietudine che l’aveva raggiunta.
“Proprio fuori le mura di questo monastero.” Rispose l’artista. “Ditemi, la riconoscete?”
La donna fissò ancora quel ritratto, come rapita da quell’immagine.
“E quando la vedeste l’ultima volta?” Chiese ancora.
“Pochi giorni fa.” Rispose lui, cominciando a percepire l’ansia della donna.
“La ragazza di cui parlate è la stessa del ritratto?” Chiese lei. “Ne siete proprio sicuro?”
“Certo, l’ho dipinta io stesso.”
“Ebbene…” disse la donna con gli occhi visibilmente inumiditi e rossi “… la ragazza di quel dipinto è morta 30 anni fa…”
Un sordo silenzio avvolse allora i due, mentre un leggero vento cominciò a soffiare tra le alte mura del monastero, diffondendosi ovunque come un lento e straziante lamento.
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/6/69/The_Lady_of_Shalott_-_Arthur_Hughes.jpg
(Continua...)
lady rainbow
21-07-2010, 22.50.13
ah..qui la storia si fa ancora più interessante...si intreccia anche il mistero...ne attendo la continuazione sir...non tenetemi sulle spine:neutral_think:
Sir Echelbert
22-07-2010, 00.23.10
Si...messere non teneteci in tenzione....
Guisgard
22-07-2010, 15.38.28
IL RITRATTO DEL BACIO
VII
L’artista restò come tramortito dalle parole della madre superiora.
In un attimo rivide ogni momento ed ogni giorno di quei 3 mesi trascorsi insieme a quella ragazza.
Ella, poteva giurare l’artista, era viva e reale, proprio come i pennelli, i colori e le tele della sua bottega.
Il Sole spesso si posava sul suo volto, illuminandone gli occhi e generando tonalità irrealizzabili per qualsiasi artista vivente.
Il vento, quando il crepuscolo si accingeva a prendere il posto del meriggio, soffiava frequentemente tra i suoi delicati capelli, gonfiandoli ed agitandoli come se animati di vita propria.
E poi la sua voce, cosi melodiosa, soave, delicata, non poteva essere stata un’illusione.
Non poteva, pensava l’artista, essere stato tutto un sogno, un riflesso della sua fantasia.
E non era certo un spettro quell’angelo che gli aveva ridato l’ispirazione perduta.
Eppure, a quei suoi eterei ricordi, si opponeva la fredda e ruvida pietra che si ergeva nel cortile del convento.
Era li, davanti a lui, con impresso un nome e due date.
Ma egli non volle leggere quel nome.
Non voleva che fosse un riflesso dell’aldilà a rivelarglielo.
“Come vedete…” disse la madre superiora “… lei è sepolta qui. Morì poco dopo il mio arrivo in questo convento. La conobbi solo per pochi giorni. Era già gravemente malata. Era troppo delicata per resistere alla tubercolosi…”
Fissò poi il pittore ed aggiunse:
“Io non so chi o cosa voi abbiate visto. Ignoro anche in che condizioni voi abbiate dipinto il vostro ritratto. Ciò che so è che la ragazza di quel ritratto era lei…”
Null’altro chiese o disse il pittore alla reverenda donna.
Dopo quel giorno, si chiuse nella sua bottega ed annullò ogni commissione che aveva accettato in precedenza.
Trascorse così, in assoluta solitudine, intere giornate.
Ben presto i suoi allievi, uno dopo altro, lasciarono la bottega.
Nulla più vi era in quel luogo, divenuto sterile all’arte come il suo padrone lo era diventato per la vita.
Giaceva apatico sul letto per tutte le ore del giorno e della notte, restando a fissare il suo incompleto ritratto, in balia di ricordi, sensazioni, emozioni e stati d’animo.
Immagini, voci, profumi, tutto lo assaliva e lo tormentava.
Un mare agitato ed impetuoso vi era in lui.
Un mare che voleva travolgerlo ed inghiottirlo, come accade al naufrago in balia delle onde.
E quando vinto dalla stanchezza cedeva, per poche ore a notte, al sonno, allora ella ritornava nei suoi sogni.
E di nuovo era con lei, fuori le mura del convento, a ritrarla su quella tela.
Ma al risveglio, di nuovo le sua angosce lo assalivano.
Tutto questo fino a quando cominciò a credere di essere pazzo.
Non poteva esserci altra risposta a tutta quest’assurda storia.
Era pazzo ed aveva immaginato tutto.
L’opera commissionatagli dal duca era troppo per lui, probabilmente.
Troppo per chiunque, forse.
Altri prima di lui avevano rifiutato, ma lui invece, sfidando tutto e tutti, aveva accettato.
Aveva accettato di ritrarre il sogno di un altro uomo.
Aveva quindi voluto per se un potere arbitrario ed innaturale.
Ed ora ne pagava le conseguenze.
A furia di cercare, di invocare quell’ispirazione aveva finito col perdere il senno.
Si, cosi erano andate le cose.
Ormai ne era convinto.
Ora davvero non aveva più nulla.
E probabilmente non sarebbe stato più in grado di dipingere altro.
Ed una notte si svegliò di soprassalto.
Era stato di nuovo tormentato e flagellato dai suoi incubi.
Era spossato e stravolto.
Cercò allora, nel buio della stanza, quel ritratto.
E quando l’ebbe riconosciuto nella penombra cominciò a fissarlo.
Restò così forse per ore.
Poi, come vinto da qualche sconosciuto demone, afferrò il suo pugnale e si apprestò a lacerare quella tela.
“Ti sei preso il mio senno e la mia vita” disse fuori di sé “ma non continuerai a tormentarmi oltre!”
Ma quando fu sul punto di colpire il ritratto, una voce alle sue spalle lo chiamò.
L’artista si voltò e trovò stesa su letto quella ragazza,
Era bianca come un cadavere ed il suo sguardo era come spento.
Lo fissava in lacrime e quando fu sul punto di parlargli cominciò a tossire sangue, macchiando tutto il suo abito.
L’artista allora osservò il suo pugnale ed anch’esso era sporco di sangue.
Sul punto di impazzire davvero, l’uomo corse in strada, urlando come un ossesso.
Urlò tanto da svegliare tutti.
E come sotto l’effetto di un indicibile delirio, accese una torcia, deciso ad appiccare il fuoco alla sua bottega.
In quel momento fu braccato e bloccato da altri che erano accorsi, richiamati dalle sue grida.
Il pittore si dibatté con tutte le sue forze per liberarsi dalla loro morsa, ma alla fine, vinto dalla sua stessa disperazione, cadde a terra senza conoscenza.
http://www.cinebazar.it/immagini/4344.jpg
(Continua...)
elisabeth
22-07-2010, 19.30.49
La vita ultaterrena e l' amore di umana concezione........la follia e la disperazione.......perdere qualcuno che si ama follemente e sapere che non e' mai stato reale.........il dipinto per l'artista prende vita e con esso i suoi colori.......continuate Guisgard.......i vostri scritti sono sempre piu' appassionanti
Talia
22-07-2010, 20.00.20
'...che è mai la vita? E' l'ombra d'un sogno fuggente. La favola breve è finita. Il vero immortale è l'amor...' :rolleyes:
;)
elisabeth
22-07-2010, 20.12.20
E' vero.......cose' la vita senza l' amore ..assolutamente nulla.....che sia un sogno..o che sia un' amore lontano nel tempo.......che importanza ha.......e' amore..
Guisgard
22-07-2010, 20.24.13
Amore è lo slancio che porta a concepire un sogno.
E' l'ispirazione per realizzare l'opera più ardita.
Ma anche la storia che non è ancora stata scritta.
Amore non è di questo mondo.
Esso è a cavallo tra noi e l'infinito assoluto dell'eternità.
Amore vive in un volto, in uno sguardo, in un sorriso, in un'immagine, in un gesto.
Esso è un eco lontano, un richiamo primordiale che giunge da un mondo ideale, eppure concreto e reale.
Un mondo che va cercato in ogni stagione della nostra vita.
E in questo mistico viaggio sta il vero senso della nostra esistenza.
elisabeth
22-07-2010, 20.45.16
L'Amore e' l' Amore.......tutto e' compreso in essa, che sia un momento o una vita...che sia un sogno o un desiderio........che sia la carezza di un momento di malinconia..........
Guisgard
23-07-2010, 15.34.09
IL RITRATTO DEL BACIO
A Beatrice,
antica, eterna e dolce amica,
che col mistico ed eterno battito del suo cuore
ha saputo donarmi conforto, speranza e gioia.
VIII
Un rumore di passi lo destò dal suo sonno.
Si avvicinavano quasi a cadenza regolare.
Erano ormai prossimi al luogo in cui lui si trovava.
L’artista allora alzò il capo e si strofinò gli occhi.
Si guardò intorno e riconobbe quel posto.
Era una cella, umida e malmessa.
Non era molto grande, ma un’ampia grata in cima al soffitto a volta permetteva una più che discreta illuminazione di quell’infelice ambiente.
Ad un tratto alcuni uomini giunsero davanti alle sbarre.
Uno di loro aprì la porta della cella e tutti gli altri vi entrarono.
“Come vi sentite?” Chiese colui che sembrava essere il superiore in grado a tutti gli altri.
L’artista non rispose nulla, restando a fissare il vuoto della cella.
“Siamo stati costretti a condurvi qui.” Aggiunse l’ufficiale. “Eravate in uno stato che rasentava la follia.”
L’artista continuava a restare in silenzio.
“Il duca desidera vedervi.”
Ma di fronte all’ostinato silenzio dell’artista, quegli uomini si scambiarono occhiate perplesse.
Ad un tratto si udirono altri passi giungere verso la cella.
Un momento dopo un altro uomo raggiunse quell’ambiente, davanti al quale tutti scattarono sull’attenti.
Era il moresco, lo stesso uomo che aveva condotto l’artista dal duca il giorno in cui questi gli aveva proposto la commissione del ritratto.
“Il duca vuol vederlo.” Disse alle guardie. “Perché non è ancora pronto?”
“Perché sembra stravolto e senza lucidità.” Rispose l’ufficiale.
“Allora lo condurremo noi da sua eccellenza!” Sentenziò il moresco.
Poi, avvicinatosi all’artista, chiese:
“Come vi sentite?”
Ma l’artista restò ancora in silenzio.
”E’ come vi dicevo.” Intervenne l’ufficiale, rivolgendosi al moresco.
“Voi, presto!” Ordinò poi questi alle guardie presenti. “Conducetelo fuori di qui. Raggiungeremo il palazzo ducale con la mia carrozza.”
Così, senza che l’artista opponesse alcuna resistenza , fu condotto fuori e con la carrozza del moresco raggiunsero tutti il palazzo ducale.
Giuntivi, l’artista fu condotto presso il duca, il quale si trovava nel grande salone, luogo di rappresentanza ed udienze.
La sala, vasta e sfarzosamente arredata da mobili intarsiati e di pregevole fattura, era straordinariamente illuminata grazie alle grandi finestre che si aprivano lungo le pareti settentrionali.
Arazzi di superbi panneggi, armi di ogni genere e teste di vari animali impagliati guarnivano le alte e lunghe pareti di quell’ambiente, insieme ai ritratti di tutti gli antenati della stirpe ducale.
Il duca stava in piedi, immobile, proprio al centro della sala, mentre la luce che penetrava dalle finestre avvolgeva e risaltava la sua nobile figura.
Era intento a fissare un ritratto.
Lo stesso ritratto iniziato ed interrotto dall’artista che ora gli conducevano innanzi.
Il duca fece un cenno ed i suoi condussero al suo cospetto l’artista, che a stento riusciva a stare in piedi.
“Questo quadro è meraviglioso.” Disse il duca.
L’artista non rispose nulla, volgendo lo sguardo nel vuoto del salone.
“Non so come ci siate riuscito” continuò il duca “ma questo ritratto è opera di un genio… e tale vi ritengo.”
L’artista continuò a restare in silenzio.
“Perché ieri notte volevate appiccare il fuoco alla vostra bottega?” Chiese il duca avvicinandosi all’artista.
Questi abbozzò un confuso sorriso, più simile ad un ghigno.
“Chi è la donna che avete ritratto?” Chiese ancora il duca. “Dove l’avete vista? In sogno? In una visione? O forse la vostra musa vi ha fatto qualche straordinario dono, mostrandovi ciò che a noi mortali è precluso dalla umana natura?”
L’artista allora scoppiò a ridere con irriverenza.
“Bada a come ti comporti o la pagherai cara!” Minacciò il moresco.
“Perché avete interrotto il vostro lavoro?” Domandò il duca al pittore, zittendo con un cenno il suo fedele funzionario. “E’ un delitto non ultimare un’opera simile. Questo quadro è uno straordinario capolavoro.”
“Il sogno era vostro…” rispose l’artista, rompendo finalmente il silenzio in cui si era chiuso “… nessuno potrebbe riuscirci… ci ho provato io, ma ho finito col perdere il senno…”
E si abbandonò ad una grottesca ed insana risata.
“Quest’uomo è pazzo, mio signore!” Sentenziò il moresco.
“Non si può realizzare una simile opera” rispose il duca tornando a fissare il ritratto incompleto “senza perdere qualcosa. Qualsiasi opera nasce in seno al suo autore e nel forgiarla l’artista dona ad essa una parte di se stesso…”
E dopo un momento di silenzio, ordinò:
“Pagate a quest’uomo l’intero prezzo per il suo lavoro.”
“Ma, signore…” replicò turbato il moresco “… l’opera non è completa. Quest’uomo non ha ultimato il suo lavoro e non merita l’intera paga promessagli!”
“Fate come vi dico e poi rilasciatelo.”
“Si, milord.” Rispose obbediente il moresco.
“Ora lasciatemi solo.” Concluse il duca.
E rimasto da solo, restò a fissare ed ammirare quel meraviglioso e misterioso ritratto, che, se anche incompleto, non smetteva di incantare il nobile signore di quelle terre.
L’artista, ricevuta la sua paga, abbandonò per sempre quelle terre e nessuno più seppe niente di lui.
Circolarono sul suo conto diverse storie, alcune tragiche, altre fiabesche
Oggi si ignora il suo nome e tutti lo ricordano con il titolo di “Maestro del Ritratto del Bacio”.
Il duca poco dopo prese in sposa una bellissima fanciulla di un feudo vicino.
Il loro fu un grande amore.
Bellissimo ed intenso ma breve.
Lei infatti morì poco dopo nel mettere al mondo un erede per suo marito.
La loro storia si interruppe proprio come era stato interrotto il ritratto.
Il duca non prese mai più moglie e chiamò al suo cospetto artisti di ogni dove per ultimare quel ritratto, quasi fosse un modo per far rivivere la sua amata, ma nessuno fu in grado di compiere tale impresa.
Lo stesso fecero i suoi discendenti, ma nessuno riuscì mai a vederlo ultimato
Nacque così la leggenda che solo chi, tra i discendenti del duca, fosse riuscito a far completare quel quadro avrebbe potuto trovare l’amore vero e la felicità assoluta.
Oggi il Ritratto del Bacio è ancora dove lo pose il duca, conservato nel grande salone del palazzo ducale delle mie nobili terre.
Tantissimi visitatori ogni giorno, soprattutto innamorati di ogni età, visitando il palazzo, si fermano ad ammirare quel ritratto.
La sua perfezione stilistica, l’armoniosità e la liricità del soggetto, la delicatezza della composizione.
Ma oltre la pregevolezza artistica, del ritratto li rapisce l’incanto che sa emanare.
Chi si ferma ad osservarlo, non può non percepire l’ambizione ed il bisogno di ricercare la felicità assoluta che si celano in esso e la volontà di rappresentare un sogno.
Il sogno più grande, imprigionato proprio tra i suoi colori e le sue forme: il sogno d’amore.
E proprio come il sogno d’amore, che appare indefinito, mutevole e sfuggente, quel ritratto è ancora lì, in attesa che qualcuno lo completi, realizzando finalmente la promessa di eterna ed assoluta felicità conservata in esso.
http://www.passatempimoderni.it/wp-content/uploads/2008/04/il_bacio_hayez.jpg
(Fine)
polgara
23-07-2010, 15.43.28
Meraviglioso!!! :smile_clap::smile_clap:
cavaliere25
23-07-2010, 15.45.03
bellissimo racconto mi a emozionato :smile_clap: sir Guisgard sapete sempre come far esplodere i nostri cuori di felicità :smile:
Talia
23-07-2010, 16.37.44
E' una storia bellissima... molto dolce, anche se un po' malinconica.
Sai, a questo punto mi sarebbe tanto piaciuto vederlo il dipinto di cui parli... anche se quelli che hai messo sono comunque splendidi!! :smile:
Hastatus77
23-07-2010, 18.39.30
Mio caro amico, complimenti per il racconto.
:smile_clap: :smile_clap: :smile_clap: :smile_clap:
Guisgard
23-07-2010, 18.57.42
Grazie, per le vostre parole.
Sono lieto che questa leggenda vi sia piaciuta :smile:
E' una storia bellissima... molto dolce, anche se un po' malinconica.
Sai, a questo punto mi sarebbe tanto piaciuto vederlo il dipinto di cui parli... anche se quelli che hai messo sono comunque splendidi!! :smile:
Milady, io amo pensare che a questa storia non sia stato ancora dato un finale.
E se mi fate l'onore, vi invito ufficialmente nella mia nobile terra, dove sorge il palazzo in cui è custodito il ritratto di questa leggenda: sarà un piacere per me mostrarvi quell'opera :smile:
Hastatus77
23-07-2010, 19.09.23
Non potete postarci una foto di tale opera?
Guisgard
23-07-2010, 19.18.31
Messere, non si possono scattare foto a quel ritratto.
Ed è perennemente coperto da una speciale copertura trasparente per proteggerlo.
Se così non fosse stato, avrei di certo messo qui un'immagine di quel quadro :smile:
Ah, ovviamente, l'invito è esteso a tutti i cittadini di Camelot.
Sarà un onore ed un piacere ospitarvi tutti nelle mie terre ;)
Talia
23-07-2010, 20.11.36
@Guisgard
voi mi tentate, sir... ;)
lady rainbow
24-07-2010, 16.20.14
@ Guisgard
sir..ditemi qual è il luogo come sapete io vivo nelle stesse belle terre che hanno visto i vostri natali..vorrei vedere quest'opera..
Guisgard
24-07-2010, 17.35.23
Milady, come giò dissi ad altri, quel ritratto è custodito nell'antico Palazzo Ducale della mia nobile ed austera terra: qualora vogliate vederlo, sarà una gioia ed un onore per me mostrarvi quell'opera insieme al vostro amato sir Luxor :smile:
lady rainbow
24-07-2010, 17.41.21
bene allora prenderemo accordi una volta ritornati in terra patria..:smile_lol: ;)
Guisgard
25-07-2010, 04.04.56
Ne sono lieto, milady.
Così, vedendolo, potrete raccontare anche voi a tutti gli altri abitanti di Camelot della magia e dell'incanto che possiede quel ritratto :smile:
Sibilla
27-07-2010, 22.45.55
Messere il vostro racconto è meraviglioso!
Avete scritto:
"E proprio come il sogno d’amore, che appare indefinito, mutevole e sfuggente, quel ritratto è ancora lì, in attesa che qualcuno lo completi, realizzando finalmente la promessa di eterna ed assoluta felicità conservata in esso."
Ed è questa la parte che mi ha colpita di più. Ho immaginato il Duca e l'artista che trasmettevano a me i loro sogni spingendomi a cercare la persona da collocare in quel quadro indicandomi il cammino per la felicità. Se quel quadro ha il potere di spingere le persone a perseguire un fine così nobile, allora il duca ci ha lasciato l'eredità più grande... un sogno!
Grazie ancora mio cavaliere....
Guisgard
28-07-2010, 02.50.48
Milady, sono lieto che questa delicata leggenda vi abbia conquistata.
Io, che ho avuto la fortuna di vedere quel quadro, resto ogni volta colpito e rapito dall'incanto che emana.
Davvero in quel ritratto vi è imprigionato un sogno.
Ed io amo credere che un giorno davvero qualcuno riuscirà a terminare quel ritratto e liberare finalmente il sogno che si cela in esso.
Grazie a voi, milady.
Argante
30-08-2010, 15.47.42
Perdonate l'audacia, ser Guisgard ma io non conosco i vostri natali e non so quale sia la vostra bella terra...posso avere lumi in merito?:Candle-icon:
Guisgard
31-08-2010, 03.25.30
Milady, ho la fortuna di vivere in una terra incantata, dove il tempo si è fermato.
Una terra dove miti e leggende echeggiano nel suo passato, dove i colori più vivi ed i profumi più intensi vivacizzano la sua natura e dove le grandi passioni animano i cuori di coloro che vi abitano.
Una terra che è continua ispirazione per ogni mio slancio e per ogni mio sogno.
Non è difficile capire di quale terra si tratti, vero, mia signora ;)
Argante
31-08-2010, 11.07.18
Io ho visto un tesoro simile tempo fa e ne rimasi inebriata, al mio ingresso vi eran alte colonne e su in cima un leone...e poi, si, c'era un palazzo di marmo...credo il palazzo ducale...scalinate colme di gente di ogni provenienza e romantiche imbarcazioni che dondolavano sulle acque di questa laguna stupenda, tra i canali ...e i ponti antichi. Le tele del Canaletto non le rendevano certo giustizia....ma, forse sono fuori strada..
Guisgard
31-08-2010, 21.15.19
Milady, il favoloso palazzo di cui ho raccontato le meraviglie e la monumentalità non è circondato da una laguna, ma da una verdeggiante e secolare campagna.
Non vi è solo un leone ma due a difenderne la grandiosa porta che da accesso al palazzo.
E nel suo interno sono conservati i simboli di una stirpe tanto antica quanto nobile.
A questo punto, mia signora, non posso non invitarvi a visitare la classicheggiante bellezza della mia terra :smile:
Argante
31-08-2010, 21.18.52
Siete sfuggente come il sogno d'amore di cui parlate.............
Guisgard
31-08-2010, 21.32.39
Milady, in realtà quel sogno d'amore è reale.
Esiste, credetemi, e val la pena ricercarlo anche per tutta una vita...
Argante
31-08-2010, 21.54.45
Non ne dubito, anche io conosco quel sogno e la sua numinosa realtà che è in grado di trasformare l'uomo in un Dio, perchè è abbraccio panico e prossimità beata con l'universo intero, tuttavia, messere, come la visione di un Dio sfugge agli occhi più vividi e acuti, parimenti il segreto che è l'Amore spegne il nostro sguardo e ci costringe a fare silenzio:poichè il silenzio è l'unico modalità degna per dire qualcosa a riguardo...i nostri passi lo inseguono da sempre e mai arrivano a carpirne gli ingranaggi complicati ma, mysterium maius: amiamo!!!
Morrigan
27-09-2010, 19.03.40
"Io sogno la prigione che mi tiene qui legato
e sognavo che un miglior stato mi rendeva l'allegria...
Che cos'è la vita? Frenesia.
Che cos'è la vita? Illusione...
solo un'ombra, una finzione
e il maggior bene è un bisogno del nulla,
perchè tutta la vita è sogno,
e i sogni, sogni sono!"
Così come sogno è questa storia, in accordo alle vostre stesse parole... il sogno più grande e più prezioso, quel "miglior stato" che solo può darci l'allegria...
Messere, l'intero racconto è una splendida poesia... negli scenari che avete saputo dipingere con luminose pennellate, come magnifici paesaggi... nei dettagli che ci rivelano i sussulti dei cuori di ogni personaggio che compone questa scena... nel ritratto struggente dell'amore agognato, che è tormento, ossessione, passione, prigione...
... il quadro ultimato, nemmeno io riuscirei ad immaginarlo, al pari dei nostri eroi... ma il Ritratto del Bacio, ne sono certa, alla fine dei giorni troverà il suo completamento, quando si poserà "in quel quadro infinito dove Psiche e Cupido governano insieme, dove Psiche e Cupido sorridono insieme" :smile:
Guisgard
27-09-2010, 19.16.52
Milady, quei versi che recitate sono la degna immagine in cui io racchiuderei questo racconto.
Il sogno più bello, per grande che sia, è nulla se chi lo brama smette anche solo per un momento di cercarlo.
Quel ritratto è ancora lì, in quel nobile ed antico palazzo, ed attende di essere completato per donare al fortunato artista quella felicità appena solo sognata.
Grazie per le vostre splendide parole, milady :smile:
Lady Dafne
27-09-2010, 22.07.17
Milady, il favoloso palazzo di cui ho raccontato le meraviglie e la monumentalità non è circondato da una laguna, ma da una verdeggiante e secolare campagna.
Non vi è solo un leone ma due a difenderne la grandiosa porta che da accesso al palazzo.
E nel suo interno sono conservati i simboli di una stirpe tanto antica quanto nobile.
A questo punto, mia signora, non posso non invitarvi a visitare la classicheggiante bellezza della mia terra :smile:
Sir Guisgrad, non vorrei derubarvi del vostro segreto, né mi attendo una risposta affermativa ma lo scorso anno visitai l'Umbria e quel palazzo che descrivete mi ricorda Il "Palazzo dei Consoli" di Gubbio all'interno del quale sono conservate le "tavole egubine".
Se anche non fosse la terra che vi ha dato i natali concedetemi il permesso di averla citata come una delle perle più preziose dell'incantevole Italia!
Guisgard
28-09-2010, 01.49.43
Milady, la terra che citate non è quella che mi ha dato i natali e dove si trova l'austero palazzo che custodisce quel magico ritratto.
Ma vi ringrazio di averci accennato dell'Umbria (e di quel suo palazzo), indiscutibile tesoro della nostra splendida penisola :smile: