Lady Dafne
24-09-2010, 16.57.21
Cari amici, abitanti di Camelot,
vi propongo umilmente di leggere questo racconto sperando che con la sua pochezza non vi annoi. Forse mi sono lasciata andare in un'impresa che non sono in grado di svolgere. Siate onesti nei giudizi, se vorrete farmi l'onore di leggerlo. :o
La bella Celeste
Era una giornata soleggiata di inizio ottobre, una leggera brezza annunciava l’arrivo dell’autunno scuotendo lievemente le fronde degli alberi; il re aveva annunciato un torneo per quel fine settimana e da tutti i reami confinanti erano arrivati giovani e valorosi cavalieri per parteciparvi. L’occasione da festeggiare era la fine della vendemmia, attività sulla quale si basava buona parte dell’economia del regno e che impegnava tutti, grandi e piccoli, uomini e donne; per un paio di settimane, durante il mese di settembre, i campi coltivati a vite attorno al castello brulicavano di contadini che raccogliendo i grappoli d’uva riempivano enormi gerle di vimini.
Quell’anno la vendemmia era stata la migliore da secoli, negli annali non si trovava traccia di un altro raccolto tanto prodigioso per quantità e qualità dell’uva. Il re, entusiasta all’idea della grande richiesta di vino che sarebbe arrivata dai reami circostanti, decise di premiare tutti i suoi sudditi permettendo loro di assistere al grande torneo dei cavalieri.
Il venerdì furono aperte le iscrizioni, più di trenta uomini si presentarono per rendere parte al torneo, avevano armature lucenti, lunghe spade con le else finemente lavorate e lance colorate. Tutte le loro tende issate nella piana innanzi al ponte levatoio erano un spettacolo di colori, quella al margine destro dell’accampamento di colore blu notte predominava su tutte. Le dame della corte erano affascinate da questi valorosi cavalieri e si agghindarono come delle spose per partecipare alla cena che il re aveva organizzato in onore dei partecipanti. Lady Celeste sedeva accanto al trono, era la figlia di Sir Hernest, fratello gemello del re che era tragicamente caduto in un’imboscata preparata dai barbari. Fino a quel triste giorno i due fratelli erano stati legati da un affetto unico: avevano governato assieme il regno dividendosi tra i compiti amministrativi, affidati al re, e il comando delle truppe, assegnato ad Hernest. La madre di Celeste era una principessa proveniente da una tribù nomade che aveva giurato fedeltà al re, era la donna più bella che si fosse mai vista in quei territori ma morì dando alla luce l’unica figlia. Lady Celeste possedeva la bellezza della madre: aveva capelli neri sovente legati in una treccia, nelle occasioni speciali l’arricchiva con piccoli fiori bianchi e foglie. Gli occhi avevano il colore del cielo, e sotto i veli leggeri del vestito si notavano le forme prosperose del suo corpo. Malgrado la sua bellezza fosse notevole, Lady Celeste, non l’aveva mai usata per sedurre i cavalieri, si intratteneva volentieri con loro ma non aveva mai pensato di lasciarsi andare oltre il dovuto. Quella sera nessun cavaliere l’aveva particolarmente colpita; com’era consuetudine sedeva accanto a Sir Olaf, figlio secondogenito del maggior alleato del re. Egli era un ottimo cavaliere, maneggiava spada e lance con estrema forza e naturalezza. Vantava la vittoria in numerosi tornei pur avendo meno di trent’anni; era tanto coraggioso in combattimento quanto timido nelle questioni amorose: amava segretamente Lady Celeste, ne era rimasto affascinato fin dalla prima volta che l’aveva veduta quando lui aveva quindici anni e lei solo dieci, era ancora una bambina ma la sua bellezza cominciava a sbocciare. Fu felice quando il padre gli concesse di servire il re alleato, ben presto diventò uno dei suoi campioni, garantendosi il rispetto degli altri uomini della corte ma non l’amore di Celeste che non sembrava essersi accorta dei sentimenti di Olaf considerandolo più un amico che un amante.
Il sabato iniziarono gli scontri, fin da subito fu chiaro quali fossero i cavalieri più abili, ad uno ad uno tutti gli altri vennero battuti. Solamente otto rimasero in lotta, tra essi vi era Sir Olaf che più di tutti sembrava meritare la vittoria per il valore dimostrato. Lady Celeste osservava gli scontri dalla tribuna, aveva un sussulto ogni volta che le spade cozzavano, temeva sempre per la salute dei contendenti. La sua presenza era però indispensabile soprattutto durante lo scontro finale dato che il vincitore del torneo avrebbe avuto l’onore di cenare accanto a lei.
Al termine degli scontri eliminatori rimasero i due cavalieri che si sarebbero contesi la vittoria: Sir Olaf e il cavaliere dalla tenda blu notte che montava un magnifico cavallo bianco come non se n’erano mai visti al castello. Nessuno sapeva chi fosse, si diceva in giro che provenisse dalle terre dei burgundi a molte miglia di distanza da quel reame, era assai abile e valoroso: scansava colpi che ad altri sarebbero risultati fatali e ne infliggeva altri estremamente forti mandando a gambe all’aria alcuni tra i migliori cavalieri della regione. Lady Celeste osservava con crescente interesse le gesta di quel cavaliere senza nome, non ricordava di averlo visto la sera dell’apertura del torneo ma si rendeva conto che sarebbe stata assai felice di cenare in sua compagnia qualora avesse vinto, le dispiaceva per Olaf ma la incuriosiva assai quell’uomo.
Lo scontro finale fu fissato per il pomeriggio della domenica, il re salutò i finalisti e si sedette sul trono accompagnato dalla fedele Celeste; per la prima volta il cavaliere senza nome si accorse di lei, rimase folgorato dalla sua bellezza, seppur avesse la visuale ridotta alla sola fessura dell’elmo si rese immediatamente conto che doveva essere lui ad accompagnare quella donna al banchetto della sera. Rinvigorito da quel desiderio combatté con una ferocia inaspettata, Sir Olaf parava i colpi con lo scudo ma nessuno di quelli inferti dalla sua spada aveva la stessa forza. Ben presto si rese conto di respirare a fatica, si levò l’elmo inalando tutto l’ossigeno che poteva prima di sferrare un ultimo disperato attacco al cavaliere blu, ma sotto il peso dell’armatura si sbilanciò e cadde a terra perdendo l’impugnatura della spada. Senza più forze né armi con cui difendersi si arrese.
Lady Celeste si sentì esplodere di gioia all’idea che quel misterioso uomo vestito di blu le avrebbe fatto da cavaliere durante la cena mentre Olaf, affranto e roso di gelosia si alzò e dopo i doverosi convenevoli si ritirò nelle sue stanze.
Poche ore dopo il cavaliere blu, vestito con delle vesti regali, fece il suo ingresso della sala ove si teneva il ricevimento tenendo al braccio la bella Celeste che raggiante piegava la testa in segno di saluto verso tutti gli invitati. Il re quasi ebbe un sussulto alla vista della coppia, capì immediatamente che quell’uomo sconosciuto e valoroso sarebbe stato un ottimo marito per la nipote. Il povero Olaf sedeva poco distante dalla felice coppietta, aveva accompagnato alla festa una delle damigelle più sciocche ed accondiscendenti della corte che imperterrita non perdeva occasione per lanciargli delle inequivocabili occhiate compiacenti. Olaf non faceva che voltare lo sguardo disgustato su Celeste, ardeva di gelosia e si sentiva in ogni momento pronto a saltare al collo di quello sconosciuto che tanto sembrava piacere alla dama.
Mentre la cena volgeva al termine lasciando il posto alle danze, Celeste si sentiva sempre più coinvolta da quel misterioso cavaliere; non era riuscita a scoprire molto sulla sua identità, le aveva solo raccontato di essere il figlio di un ricco re e per questo aveva potuto imparare l’arte del combattimento dai migliori insegnanti che si potessero trovare. Le parlava di regni lontani, delle battaglie che aveva vinto e delle rese incondizionate di tutti i nemici, sovente la ricopriva di complimenti dicendole di non aver mai visto donna di eguale bellezza. Celeste lo guardava rapita ascoltando le sue parole come se fossero una musica angelica, prima che se ne rendesse conto si era già innamorata di quel cavaliere blu.
Intuendo quale sarebbe stato il risvolto di quella cena, sapendo di aver perduto per sempre l’amore di Lady Celeste, Sir Olaf decise di assecondare i desideri della damigella che gli sedeva accanto. Lasciando i propri posti senza essere notati i due giovani sgattaiolarono fuori dal palazzo alla ricerca di un posto appartato nei giardini sottostanti. Olaf aveva appena avuto il tempo di sganciare la fibula che teneva uniti i due lembi del mantello quando sentì l’inconfondibile voce di Celeste poco distante lì nel giardino. Gli si gelò il sangue nelle vene mentre comprese che la sua amata stava cedendo alle lusinghe dello sconosciuto. Con una scusa banale liquidò la donna che stava con lui che sdegnata raccolse i suoi abiti e si ricoprì in fretta. Sir Olaf non aveva ancora avuto modo di riprendersi dallo sconforto quando sentì nuovamente la voce di Celeste, questa volta però non era il brusio di una conversazione ma un urlo, forte, subito seguito da uno schiaffo.
Olaf comprese immediatamente il serio pericolo nel quale Celeste si trovava, senza accorgersene percorse la distanza che li separava. Quando fu abbastanza vicino da vedere, la scena che gli si presentò davanti fu inequivocabile: Celeste era a terra, i lacci del corpetto erano strappati, la gonna le ricadeva alla vita scomposta mentre l’uomo stava a cavalcioni su di lei che giaceva immobile, come morta.
In un momento l’ira che Olaf aveva cercato di mitigare per tutta la cena gli fece salire il sangue alla testa, in un momento estrasse il coltello che nascondeva nello stivale destro lanciandosi come una furia sullo sconosciuto. Quest’ultimo non ebbe nemmeno il tempo di accorgersi che Olaf gli stava alle spalle che già la lama era penetrata nelle carni del costato. Il cavaliere blu cadde di lato emettendo un gemito, il colpo non era mortale ma gli impedì di reagire, il successivo calcio nello stomaco lo fece svenire.
Olaf, assicuratosi che l’avversario giacesse inerte, si chinò immediatamente su Celeste, temeva che fosse stata uccisa da quel violento schiaffo ricevuto dall’abominevole essere. Fortunatamente respirava ancora. Immediatamente Olaf le cinse la vita sollevandola, vedendo il corpetto aperto decise di tornare nel luogo dove aveva lasciato il mantello per avvolgerla prima di portarla al castello. Una volta dentro il palazzo adagiò Celeste sul suo letto mandando una delle guardie a chiamare il re. Il medico del castello, che accorse repentino, non constatò nessuna violenza, il giovane Olaf era riuscito ad intervenire prima che lo sconosciuto potesse mettere in atto il suo terribile piano.
L’ira del re fu implacabile, ordinò che il cavaliere blu fosse rinchiuso e lasciato senza cibo né cure per giorni e giorni, alla fine lo espose alla gogna e privo di armi, cavalcatura, cibo e vestiti lo fece condurre ai confini più a nord del regno, nel punto in cui l’inverno che stava per arrivare sarebbe stato il più duro che quell’essere spregevole avesse mai trascorso. Di lui non si sentì più parlare, nessuno seppe mai se morì o sopravvisse alla punizione.
Lady Celeste si riprese a fatica da quella terribile esperienza, tutti i giorni le faceva visita il giovane Olaf che piano, piano riuscì a farle capire i propri sentimenti. Celeste si rese conto di averlo sempre amato, scambiando quel che provava per amicizia fraterna, il matrimonio fu fissato dopo la vendemmia seguente, i sontuosi festeggiamenti che lo accompagnarono si raccontarono fino ai territori più lontani per generazioni e generazioni.
Lady Dafne
vi propongo umilmente di leggere questo racconto sperando che con la sua pochezza non vi annoi. Forse mi sono lasciata andare in un'impresa che non sono in grado di svolgere. Siate onesti nei giudizi, se vorrete farmi l'onore di leggerlo. :o
La bella Celeste
Era una giornata soleggiata di inizio ottobre, una leggera brezza annunciava l’arrivo dell’autunno scuotendo lievemente le fronde degli alberi; il re aveva annunciato un torneo per quel fine settimana e da tutti i reami confinanti erano arrivati giovani e valorosi cavalieri per parteciparvi. L’occasione da festeggiare era la fine della vendemmia, attività sulla quale si basava buona parte dell’economia del regno e che impegnava tutti, grandi e piccoli, uomini e donne; per un paio di settimane, durante il mese di settembre, i campi coltivati a vite attorno al castello brulicavano di contadini che raccogliendo i grappoli d’uva riempivano enormi gerle di vimini.
Quell’anno la vendemmia era stata la migliore da secoli, negli annali non si trovava traccia di un altro raccolto tanto prodigioso per quantità e qualità dell’uva. Il re, entusiasta all’idea della grande richiesta di vino che sarebbe arrivata dai reami circostanti, decise di premiare tutti i suoi sudditi permettendo loro di assistere al grande torneo dei cavalieri.
Il venerdì furono aperte le iscrizioni, più di trenta uomini si presentarono per rendere parte al torneo, avevano armature lucenti, lunghe spade con le else finemente lavorate e lance colorate. Tutte le loro tende issate nella piana innanzi al ponte levatoio erano un spettacolo di colori, quella al margine destro dell’accampamento di colore blu notte predominava su tutte. Le dame della corte erano affascinate da questi valorosi cavalieri e si agghindarono come delle spose per partecipare alla cena che il re aveva organizzato in onore dei partecipanti. Lady Celeste sedeva accanto al trono, era la figlia di Sir Hernest, fratello gemello del re che era tragicamente caduto in un’imboscata preparata dai barbari. Fino a quel triste giorno i due fratelli erano stati legati da un affetto unico: avevano governato assieme il regno dividendosi tra i compiti amministrativi, affidati al re, e il comando delle truppe, assegnato ad Hernest. La madre di Celeste era una principessa proveniente da una tribù nomade che aveva giurato fedeltà al re, era la donna più bella che si fosse mai vista in quei territori ma morì dando alla luce l’unica figlia. Lady Celeste possedeva la bellezza della madre: aveva capelli neri sovente legati in una treccia, nelle occasioni speciali l’arricchiva con piccoli fiori bianchi e foglie. Gli occhi avevano il colore del cielo, e sotto i veli leggeri del vestito si notavano le forme prosperose del suo corpo. Malgrado la sua bellezza fosse notevole, Lady Celeste, non l’aveva mai usata per sedurre i cavalieri, si intratteneva volentieri con loro ma non aveva mai pensato di lasciarsi andare oltre il dovuto. Quella sera nessun cavaliere l’aveva particolarmente colpita; com’era consuetudine sedeva accanto a Sir Olaf, figlio secondogenito del maggior alleato del re. Egli era un ottimo cavaliere, maneggiava spada e lance con estrema forza e naturalezza. Vantava la vittoria in numerosi tornei pur avendo meno di trent’anni; era tanto coraggioso in combattimento quanto timido nelle questioni amorose: amava segretamente Lady Celeste, ne era rimasto affascinato fin dalla prima volta che l’aveva veduta quando lui aveva quindici anni e lei solo dieci, era ancora una bambina ma la sua bellezza cominciava a sbocciare. Fu felice quando il padre gli concesse di servire il re alleato, ben presto diventò uno dei suoi campioni, garantendosi il rispetto degli altri uomini della corte ma non l’amore di Celeste che non sembrava essersi accorta dei sentimenti di Olaf considerandolo più un amico che un amante.
Il sabato iniziarono gli scontri, fin da subito fu chiaro quali fossero i cavalieri più abili, ad uno ad uno tutti gli altri vennero battuti. Solamente otto rimasero in lotta, tra essi vi era Sir Olaf che più di tutti sembrava meritare la vittoria per il valore dimostrato. Lady Celeste osservava gli scontri dalla tribuna, aveva un sussulto ogni volta che le spade cozzavano, temeva sempre per la salute dei contendenti. La sua presenza era però indispensabile soprattutto durante lo scontro finale dato che il vincitore del torneo avrebbe avuto l’onore di cenare accanto a lei.
Al termine degli scontri eliminatori rimasero i due cavalieri che si sarebbero contesi la vittoria: Sir Olaf e il cavaliere dalla tenda blu notte che montava un magnifico cavallo bianco come non se n’erano mai visti al castello. Nessuno sapeva chi fosse, si diceva in giro che provenisse dalle terre dei burgundi a molte miglia di distanza da quel reame, era assai abile e valoroso: scansava colpi che ad altri sarebbero risultati fatali e ne infliggeva altri estremamente forti mandando a gambe all’aria alcuni tra i migliori cavalieri della regione. Lady Celeste osservava con crescente interesse le gesta di quel cavaliere senza nome, non ricordava di averlo visto la sera dell’apertura del torneo ma si rendeva conto che sarebbe stata assai felice di cenare in sua compagnia qualora avesse vinto, le dispiaceva per Olaf ma la incuriosiva assai quell’uomo.
Lo scontro finale fu fissato per il pomeriggio della domenica, il re salutò i finalisti e si sedette sul trono accompagnato dalla fedele Celeste; per la prima volta il cavaliere senza nome si accorse di lei, rimase folgorato dalla sua bellezza, seppur avesse la visuale ridotta alla sola fessura dell’elmo si rese immediatamente conto che doveva essere lui ad accompagnare quella donna al banchetto della sera. Rinvigorito da quel desiderio combatté con una ferocia inaspettata, Sir Olaf parava i colpi con lo scudo ma nessuno di quelli inferti dalla sua spada aveva la stessa forza. Ben presto si rese conto di respirare a fatica, si levò l’elmo inalando tutto l’ossigeno che poteva prima di sferrare un ultimo disperato attacco al cavaliere blu, ma sotto il peso dell’armatura si sbilanciò e cadde a terra perdendo l’impugnatura della spada. Senza più forze né armi con cui difendersi si arrese.
Lady Celeste si sentì esplodere di gioia all’idea che quel misterioso uomo vestito di blu le avrebbe fatto da cavaliere durante la cena mentre Olaf, affranto e roso di gelosia si alzò e dopo i doverosi convenevoli si ritirò nelle sue stanze.
Poche ore dopo il cavaliere blu, vestito con delle vesti regali, fece il suo ingresso della sala ove si teneva il ricevimento tenendo al braccio la bella Celeste che raggiante piegava la testa in segno di saluto verso tutti gli invitati. Il re quasi ebbe un sussulto alla vista della coppia, capì immediatamente che quell’uomo sconosciuto e valoroso sarebbe stato un ottimo marito per la nipote. Il povero Olaf sedeva poco distante dalla felice coppietta, aveva accompagnato alla festa una delle damigelle più sciocche ed accondiscendenti della corte che imperterrita non perdeva occasione per lanciargli delle inequivocabili occhiate compiacenti. Olaf non faceva che voltare lo sguardo disgustato su Celeste, ardeva di gelosia e si sentiva in ogni momento pronto a saltare al collo di quello sconosciuto che tanto sembrava piacere alla dama.
Mentre la cena volgeva al termine lasciando il posto alle danze, Celeste si sentiva sempre più coinvolta da quel misterioso cavaliere; non era riuscita a scoprire molto sulla sua identità, le aveva solo raccontato di essere il figlio di un ricco re e per questo aveva potuto imparare l’arte del combattimento dai migliori insegnanti che si potessero trovare. Le parlava di regni lontani, delle battaglie che aveva vinto e delle rese incondizionate di tutti i nemici, sovente la ricopriva di complimenti dicendole di non aver mai visto donna di eguale bellezza. Celeste lo guardava rapita ascoltando le sue parole come se fossero una musica angelica, prima che se ne rendesse conto si era già innamorata di quel cavaliere blu.
Intuendo quale sarebbe stato il risvolto di quella cena, sapendo di aver perduto per sempre l’amore di Lady Celeste, Sir Olaf decise di assecondare i desideri della damigella che gli sedeva accanto. Lasciando i propri posti senza essere notati i due giovani sgattaiolarono fuori dal palazzo alla ricerca di un posto appartato nei giardini sottostanti. Olaf aveva appena avuto il tempo di sganciare la fibula che teneva uniti i due lembi del mantello quando sentì l’inconfondibile voce di Celeste poco distante lì nel giardino. Gli si gelò il sangue nelle vene mentre comprese che la sua amata stava cedendo alle lusinghe dello sconosciuto. Con una scusa banale liquidò la donna che stava con lui che sdegnata raccolse i suoi abiti e si ricoprì in fretta. Sir Olaf non aveva ancora avuto modo di riprendersi dallo sconforto quando sentì nuovamente la voce di Celeste, questa volta però non era il brusio di una conversazione ma un urlo, forte, subito seguito da uno schiaffo.
Olaf comprese immediatamente il serio pericolo nel quale Celeste si trovava, senza accorgersene percorse la distanza che li separava. Quando fu abbastanza vicino da vedere, la scena che gli si presentò davanti fu inequivocabile: Celeste era a terra, i lacci del corpetto erano strappati, la gonna le ricadeva alla vita scomposta mentre l’uomo stava a cavalcioni su di lei che giaceva immobile, come morta.
In un momento l’ira che Olaf aveva cercato di mitigare per tutta la cena gli fece salire il sangue alla testa, in un momento estrasse il coltello che nascondeva nello stivale destro lanciandosi come una furia sullo sconosciuto. Quest’ultimo non ebbe nemmeno il tempo di accorgersi che Olaf gli stava alle spalle che già la lama era penetrata nelle carni del costato. Il cavaliere blu cadde di lato emettendo un gemito, il colpo non era mortale ma gli impedì di reagire, il successivo calcio nello stomaco lo fece svenire.
Olaf, assicuratosi che l’avversario giacesse inerte, si chinò immediatamente su Celeste, temeva che fosse stata uccisa da quel violento schiaffo ricevuto dall’abominevole essere. Fortunatamente respirava ancora. Immediatamente Olaf le cinse la vita sollevandola, vedendo il corpetto aperto decise di tornare nel luogo dove aveva lasciato il mantello per avvolgerla prima di portarla al castello. Una volta dentro il palazzo adagiò Celeste sul suo letto mandando una delle guardie a chiamare il re. Il medico del castello, che accorse repentino, non constatò nessuna violenza, il giovane Olaf era riuscito ad intervenire prima che lo sconosciuto potesse mettere in atto il suo terribile piano.
L’ira del re fu implacabile, ordinò che il cavaliere blu fosse rinchiuso e lasciato senza cibo né cure per giorni e giorni, alla fine lo espose alla gogna e privo di armi, cavalcatura, cibo e vestiti lo fece condurre ai confini più a nord del regno, nel punto in cui l’inverno che stava per arrivare sarebbe stato il più duro che quell’essere spregevole avesse mai trascorso. Di lui non si sentì più parlare, nessuno seppe mai se morì o sopravvisse alla punizione.
Lady Celeste si riprese a fatica da quella terribile esperienza, tutti i giorni le faceva visita il giovane Olaf che piano, piano riuscì a farle capire i propri sentimenti. Celeste si rese conto di averlo sempre amato, scambiando quel che provava per amicizia fraterna, il matrimonio fu fissato dopo la vendemmia seguente, i sontuosi festeggiamenti che lo accompagnarono si raccontarono fino ai territori più lontani per generazioni e generazioni.
Lady Dafne