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Talia
19-10-2010, 02.01.45
L’atmosfera nella sala delle udienze aveva ormai assunto per me qualcosa di fastidioso che non riuscivo ad identificare... lentamente ero arretrata verso l’angolo più oscuro dell’enorme salone, mi ero appoggiata ad una delle possenti colonne che ne delineavano il perimetro, quasi celandomi alla vista, e da là avevo continuato ad osservare i presenti. Molte cose erano state dette... avevo ascoltato la traduzione del domenicano con la sensazione che fosse per qualche ragione imprecisa, mentre mi aveva molto colpita la spiegazione della donna cavaliere di Camelot, Elisabeth... la osservai con vivo interesse, quasi sopraffatta dall’aura di conoscenza che emanava da quella figura. Un profondo senso di disagio mi aveva invece causato un’occhiata, colta per caso, di Guxio per il frate domenicano... uno sguardo che non avrei saputo descrivere ma che mosse qualcosa nella mia mente.
Infine le parole di sir Belvan... come poteva un uomo essere tanto accorto e, allo stesso tempo, tanto avventato? Un ricordo affiorò da chissà quale angolo della mia memoria e, per un attimo, mi portò via da lì...

L’acqua fredda bagnava i miei piedi mentre io, seduta su di un grosso sasso prominente, li muovevo alternativamente avanti e indietro, osservando le increspature trasparenti e i giochi della corrente. La calma e la quiete di quel luogo si fondevano con la serenità della mia anima, mentre le alte chiome degli alberi, schermando i raggi del sole, inondavano ogni cosa di una luce verde intensa.
“Hai scoperto uno dei miei angoli preferiti...” disse una voce melodica alle mie spalle.
Mi voltai di scatto e vidi mia madre procedere verso di me, camminava lentamente com’era sua abitudine e com’era sua abitudine sorrideva... era bellissima, la più bella visione che io avessi mai visto!
Rimasi ad osservarla per un istante, mentre lei mi raggiungeva e si sedeva vicino a me.
“Vorrei vivere per sempre qui!” le dissi, tornando a guardare l’acqua.
“Lo capisco!” mormorò.
“Allora perché non vuoi che resti?” chiesi per l’ennesima volta con quella determinazione che è propria dei bambini.
Lei mi carezzò delicatamente i capelli: “Non puoi! Il tuo destino è a Cartignone adesso...”
“Papà dice che il destino non esiste!” ribattei “Dice che ogni uomo è il solo artefice del proprio futuro!”
“Tuo padre è un brav’uomo!” si limitò a commentare lei.
Restammo per un secondo in silenzio, mia madre osservava le increspature dell’acqua ma avevo la sensazione che non le stesse vedendo davvero... non era la prima volta che capitava, talvolta avevo la sensazione che, pur fisicamente presente, la mente di mia madre fosse lontana da lì... in quei momenti non avevo mai il coraggio di distrarla.
“La tua strada ti porterà di nuovo qui!” disse lei ad un tratto, battendo le palpebre e tornando a guardarmi “Il tuo destino ti porterà di nuovo in questo bosco e sarai più forte per allora... ma adesso non è ancora il momento. Adesso la tua vita è a Cartignone con tuo padre!”

Mi riscossi... ero ancora nella sala delle udienze, i cavalieri di Camelot stavano uscendo.
Era pura follia uscire nel bosco senza una guida, sarebbe stato come cercare un ago in un pagliaio...
Uscii anche io dalla sala e mi accostai ad una delle ampie finestre del corridoio che si aprivano sul cortile...
‘Il tuo destino ti porterà di nuovo in questo bosco e sarai più forte per allora...’ risuonò la voce di mia madre nella mia testa, come se mi stesse parlando in quell’istante.
Alzai gli occhi e li spinsi verso l’orizzonte, dove una nuova alba stava nascendo... ‘Cosa devo fare, mamma?’ pensai.

Guisgard
19-10-2010, 02.18.21
In quel momento qualcuno passò accanto a Talia.
Era il Cappellano.
Le passò accanto e voltandosi, forse per tenerezza, forse per cortesia, le sorrise lievemente.
Poi si avvicinò a Belven che stava per lasciare il palazzo.
"Milord..." prese a dire "... vorrei chiedervi la grazia di venire con voi. So di non essere un cavaliere ma vi prometto che non sarò un peso per voi. Sono abituato a viaggiare e vivere per i boschi."
"Perchè tenete tanto a venire con noi?" Chiese Belven.
"Perchè c'è qualcosa nel bosco..." rispose il Cappellano "... qualcosa che le lettere tatuate sul corpo di quell'uomo hanno solo accennato... vi prego, permettetemi di venire con voi."
"E sia." Disse Belven. "Sarete dei nostri. Ma ricordate che gli ordini li do io e nessuno farà niente di aventato. Compreso voi."
"Tranquillo." Rispose sorridendo il chierico. "Sono un uomo di Chiesa, non un cavaliere. E l'obbedienza fa parte dei miei voti."

Talia
19-10-2010, 02.42.29
Osservai il domenicano passarmi vicino e, meccanicamente, ricambiai il suo sorriso...
meccanicamente, sì, perché la mia mente era altrove!
Lo osservai avvicinarsi a sir Belvan... voleva andare con loro?
Folli! -pensai- Folli e avventati...
Anche io desideravo andare nel bosco... ma avevo la sensazione che ci fosse dell'altro che dovevo fare prima, e le mie sensazioni raramente mi avevano ingannata!

Guisgard
19-10-2010, 03.03.50
Nello stesso momento, verso la periferia di Cartignone, in una casa che di cavalleresco aveva ben poco, un cavaliere intratteneva diverse dame compiaciute.
"E dite, sir, avete mai ucciso un drago?" Chiese una di loro.
"Oh, per carità, io avrei paura solo a sapere che un drago si trovasse vicino a dove vivo io!" Intervenne un'altra.
"Eh, amiche mie..." rispose Guisgard adagiato nella tinozza e circondato da tutte loro "... vi dirò... quando il duca mio zio si infuria col sottoscritto, non ha nulla da invidiare ad un drago vero!"
E tutte risero di gusto.
"Vi prendete gioco di noi, cavaliere..."
"Al contrario, milady..." replicò lesto lui "... siete voi a prendervi gioco di me..."
"E come?" Chiese una di quelle.
"Chiamandomi cavaliere, cosa che non mi si addice affatto!" Rispose lui. "Anche se vi ringrazio per la generosità."
"E dite... dubitate forse della nostra generosità, messere?" Domandò maliziosa un'altra dama.
"Non dopo questa mattinata, amica mia..." rispose con l'occhiolino lui.
E di nuovo tutte loro risero a quella battuta del cavaliere.
"Perchè non ci insegnate a tirare di spada, messere?"
"Potrei... ma se c'è una cosa che la vita mi ha insegnato è che una donna è stata fornita da madre natura di tutte le armi che le occorrono... dunque se insegnassi a voi anche ad usare la spada, sarei totalmente alla vostra mercè, mie signore."
"E questo vi dispiacerebbe?"
"Come vedete, amica mia, ho già tolto il mio cinturone e la mia spada... ora sono totalmente indifeso davanti a voi..."
E di nuovo quelle donne risero sonoramente per l'arguzia di quel cavaliere.
http://images.movieplayer.it/2008/07/30/hayden-christensen-interpreta-lorenzo-nel-film-decameron-pie-di-david-leland-84412.jpg

Talia
19-10-2010, 03.20.12
Mille pensieri e sensazioni si affollavano nella mia mente... le parole di mia madre, l'immagine dell'uomo ucciso, la ragazzina tramante, la parole del domenicano, lo sguardo del canonico Guxio, la spiegazione di Elisabeth... poi le parole di quella zingara che avevo trovato in paese, 'loro sono ovunque'...
In preda a questi e altri mille pensieri, feci ciò che sempre facevo quando avevo bisogno di riflettere: iniziai a camminare. Camminavo senza neanche guardare dove andavo, camminai per i corridoi del palazzo e poi, quasi senza rendermene conto, uscii e iniziai a camminare per le strette vie di Cartignone.

lady_Empi
19-10-2010, 16.16.52
<In un attimo fu sola…sola come non lo era mai stata… la Terra taceva e sebbene tutti i suoi sensi fossero vigili, la Madre sembrava averla abbandonata> C’è qualcosa di estremamente potente in questo luogo, Altezza <mormorò piano la fata> tanto potente è il male, altrettanto potente sarà la forza che dovrà sconfiggerlo <e d’improvviso si ricordò delle parole di Icarion> Quel cavaliere che avete visto, vi prego, parlatemi di lui <esclamò mentre entrambi seguivano Elisabeth in sella a Febo>

Morrigan
19-10-2010, 18.50.06
Morven si stava dirigendo a passi lenti e pesanti verso il castello. Sembrava essere stato colto d'improvviso da pesanti pensieri, che lo tenevano inchiodato al suolo.
D'un tratto intese chiaramente qualcuno lungo la strada che lo chiamava.
Si fermò, si voltò a cercarecon lo sguardo Cavaliere25, chè ne aveva chiaramente riconosciuto la voce, e attese che l'arciere lo raggiungesse.
Quando questi gli si fermò dinnanzi, Morven lo squadrò da capo a piedi, e dandogli la possibilità di riprendere fiato, per primo gli rivolse la parola.

"Siete già di ritorno, messere? Avete fatto presto ad estorcere le informazioni che vi servivano a quel bislacco suonatore di ocarina!

Rise leggermente, ripensando al dialogo di pochi minuti prima.

"Come avete fatto?", chiese divertito.

cavaliere25
19-10-2010, 18.55.25
quel cavaliere da cui mi avete mandato mi a detto che dovevo chiedere a voi messere di quel cavaliere che portò il cadavere a palazzo voi sapete qualcosa? se sapete ditemelo io lo devo trovare e portarlo a palazzo cosi mi hanno chiesto di fare e aspettai che mi rispondesse mentre riprendevo fiato.

Morrigan
19-10-2010, 19.12.59
A quelle parole l'allegria scomparve di colpo dal volto di Morven, sostituita da un vivo stupore. Sollevò lo sguardo oltre la figura di Cavaliere25 e andò a scrutare lo spiazzo antistante la locanda. Era deserto... di Guisgard nemmeno l'ombra!

Che mascalzone!, pensò, ma subito quell'invettiva si colorò di un sorriso di strano compiacimento... scosse il capo lievemente e di nuovo ebbe voglia di ridere... che inguaribile mascalzone!

Tornò a rivolgersi a Cavaliere25, recuperando la sua espressione seria.

"Mi rincresce, cavaliere... temo che quell'uomo si sia preso gioco di voi..." guardò ancora una volta la penombra deserta dello spiazzo "e anche di me!"

Sorrise amaramente a quel pensiero, poi si risolse.

"Ma perchè cercate quel cavaliere con tanta urgenza? Che cosa volevate da lui?"

cavaliere25
19-10-2010, 19.15.49
mi hanno detto di portarlo a palazzo lo stanno cercando tutti ora che lo avevo trovato me lo sono lasciato sfuggire e chinai il capo e dissi non mi resta che tornare a palazzo e dire che non sono riuscito a trovare quel cavaliere venite con me dissi rivolgendomi a Morven?

Morrigan
19-10-2010, 19.29.54
Morven guardò Cavaliere25 con sincero dispiacere. Non aveva dato alcun peso alla missione dell'arciere, e si pentì di non averlo accompagnato di persona da Guisgard, obbligandolo così a rispondere la verità... ah, caro vecchio Mordred!
Rivolse allora un'occhiata comprensiva al suo interlocutore.

"Sentite, io non so bene che genere di informazioni voi stiate cercando, ma qualcosa nel bosco l'ho vista anch'io... se posso aiutarvi in qualche modo, dirò ciò che ho veduto... andiamo insieme al palazzo, mio buon amico, e vedremo come risolvere il problema!"

cavaliere25
19-10-2010, 19.31.56
Guardai Morven e gli sorrisi e gli risposi grazie amico mio e mi incaminai per tornare a palazzo

Morrigan
19-10-2010, 19.34.02
Morven rispose a quel "grazie" con un silenzioso cenno del capo, quindi seguì Cavaliere25 fino al palazzo del principe.

elisabeth
19-10-2010, 21.19.33
Continuavo a seguire la strada che portava al centro del bosco........avevo il mantello avvolto al corpo, perche' evitasse di impigliarsi ai rami.....toccavo con la mano la croce che avevo sul petto......era li' sicura ferma....eppure sentivo lamenti e voci lontane.......eppure llamrei era li' da qualche parte, avevo sentito la sua voce...non potevo essermi sbagliata.......quel posto sembrava uguale, un lieve capo giro e istintivamente la mano si sposto' all'elsa della spada........c'era un ruscello......fermai il cavallo e scesi....lo lasciai a briglie sciolte in genere non si allontanava mai......mi chinai e immersi le mani nell'acqua, era fresca......e limpida..........non ero sola...avevao la sensazione di essere seguita......tutto aveva occhi in quel posto.....qualcosa improvvisamente vidi sul fondale del ruscello...era il volto di llamrei, era in catene......sembrava una prigione, mi alzai di scatto e cominciai a girare su me stessa....come se dovessi scoprire le mura di quella prigione da un momento all'altro........dovevo trovarla...e se trovavo lei avrei trovato il resto............" Se figlia della luna e consacrata alla croce......un gorno fui........vi prego Signora della terra.....aiutami affinche' nessun'altra donna venga straziata......".......presi le briglie del cavallo e rimontai in sella......seguii cosi' il limitare del corso d'acqua....nessuna costruzione nasceva lontana da una fonte....

Guisgard
19-10-2010, 21.28.22
Febo scese accanto ad un cespuglio fiorito e profumato.
L'autunno non è la morte della natura, ma è solo la stagione che segna il suo rinnovarsi a vita nuova.
Il canto degli uccelli, dolce melodia per chi sa ascoltarla, il fruscio del vento che accarezza le foglie degli alberi, la delicata frescura che ammansisce l'aria, sono i doni che lascia l'autunno.
Icarion si voltò verso Empi.
"Il mio cavaliere..." disse con la sua ingenua visione sognante "... lo vidi quando uscì con il corteo di mio zio... stava con altri suoi compagni davanti ad una chiesa che faceva parte del castello dove dimorava il suo ordine cavalleresco... racontava della sua infanzia e della statua dell'arcangelo... e ricordo una dolce musica, sognante ed ammaliante... poi ad un tratto giunsero altri quattro cavalieri... cominciarono a discutere riguardo ad una donna e quasi scoppiò una rissa... si diedero allora tutti appuntamento l'indomani all'alba davanti a quella chiesa per un duello..."
Icarion sospirò come rapito dal suo stesso racconto e continuò:
"Ed all'alba, di nascosto, io raggiunsi di nuovo la chiesa dell'arcangelo per assistere al duello... e fu allora che vidi quel cavaliere in azione... non credo esista un altro simile... ed io diventerò come lui!" Concluse, voltandosi verso Empi e facendole l'occhiolino.
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Guisgard
19-10-2010, 21.33.02
Elisabeth seguiva il corso di quel fiume.
Galoppò quasi per tutto il giorno.
Penetrò sempre più nel cuore del bosco.
E verso il crepuscolo intravide qualcosa sorgere proprio nei meandri più sconosciuti di quel luogo.
Era una sorta di piccolo villaggio fortificato.
Un unico grande portone, chiuso, nasceva nelle mura.
Grandi torce ardevano lungo il camminamento della cinta muraria ed una torre si vedeva sporgere verso l'alto dall'interno del villaggio.

Arowhena
20-10-2010, 00.08.00
Quei simboli l'avevano turbata e resa nervosa... li conosceva ma non comprendeva il nesso... potevano essere ricollegati alla cultura celtica o a quella egizia oppure.... a quella cattolica!
Aveva bisogno di approfondire e ricordare i concetti presenti in quel manoscritto che tanta importanza aveva per i popoli europei... la Bibbia... La pietra, il gallo... questi simboli devono celare un messaggio, un fine, uno scopo...
Si recò allora all'interno della biblioteca per consultare imanoscitti al fine di trovare il giusto nesso e comprendere il messaggio celato...

elisabeth
20-10-2010, 00.09.25
Era la strada giusta.......un piccolo villaggio...ben protetto a quanto pare...rimasi abbastanza lontana per rimanere all'ombra della vegetazione.....e cominciai a vagliare la situazione, le torce illuminavono la cinta muraria, quindi non avevano timore ad essere visibili..........uscii allo scoperto.....e comincia a perlustrare le mura, sembrava non ci fosse altra apertura che non il portone centrale.....un muro fatto di pietre che sembravano essere perfettamente incastonate tra loro, regolari....mi veniva voglia di toccarle.....qualcosa alle mie spalle si stava muovendo....feci voltare il cavallo e vidi che il portone si stava aprendo..mi avvicinai cercando di far meno rumore possibile....aspettai alcuni minuti ma non usciva nessuno....e il portone rimaneva aperto........No sempre i templari erano bene visti..e io non sapevo chi avrei trovato oltre quelle mura, ma era l'unico posto possibile dove llamrei si poteva trovare.......mi presentai cosi' davanti al portone.........

Guisgard
20-10-2010, 01.24.42
Il portone era aperto ed Elisabeth vi si avvicinò, mostrandosi a chi viveva dentro quel vilaggio.
All'interno vi era un vivace via vai, con tante persone per le strade, intente a visitare, vendere e comprare nel grande mercato che animava l'intero villaggio.
Le vie erano ben illuminate e nonostante si avicinase la sera l'intero centro abitato era tutt'altro che spento.
Questo fu lo spettacolo che si mostrò agli occhi di Elisabeth.
Ma guardando meglio, la donna templare si accorse della particolarità di quel posto: il villaggio era abitato solamente da nani.

Guisgard
20-10-2010, 01.39.25
Morven e Cavaliere25 giunsero al palazzo reale.
Qui però appresero che Belven e gli altri erano partiti, diretti verso il bosco.
Furono così ricevuti da Frigoros che confidò loro le sue preoccupazioni per questo misterioso flagello che aveva attanagliato Cartignone.
"Insieme al Cappellano e ad Elisabeth" disse il signore di Cartignone "anche lady Arowhena si sta occupando delle misteriose iscizioni tatuate sul petto di quell'uomo... speriamo che il Cielo ci illumini..."
E proprio in quel momento si udì il suono di un corno.
Belven e gli altri erano già di ritorno e le notizie che recavano non erano certo delle migliori.

Morrigan
20-10-2010, 02.04.00
Si era attardato troppo quella notte... prima la birra, poi lo strano dialogo con Guisgard, poi le chiacchiere su quei misteri con Cavaliere25... si era attardato troppo... dannazione!... e il capitano Belven era già partito, e senza di lui!
Morven ascoltò le ultime novità dalla bocca del principe Frigoros, ma questo privilegio concessogli non servì ad attutire il suo disappunto per essere rimasto a palazzo, piuttosto che correre incontro all'avventura... stupido, stupido ragazzo che sei!

Ma poi nell'aria si diffuse un suono familiare, il suono del corno che annunciava l'ingresso dei cavalieri nella corte.
Morven chiese congedo dal principe, e si precipitò nel cortile adiacente le scuderie, dove Belven e i suoi avevano appena fatto ingresso, frenando l'impeto delle cavalcature, che sollevarono spesse nuvole di polvere intorno agli zoccoli nervosi.

Morven si fece subito avanti, e fatto cenno al solerte scudiero, ne prese il posto, afferrando di persona le briglie del cavallo di Belven e conducendolo verso le stalle.
A dispetto della calma con cui condusse quei gesto, la sua voce, quando parlò, rivelò la sua ansia di sapere.

"Già di ritorno, signore? Che cosa ha affrettato il vostro passo verso questa dimora? Quali nuove fuori dalle mura?", lo incalzò.

Guisgard
20-10-2010, 02.14.19
Belven non rispose subito.
Si fermò e fissò un cavallo alle sue spalle.
Su di esso erano stati messi i corpi senza vita dei due cavalieri che lui stesso aveva mandato dietro a Llamrei.
"Siamo tornati per seppellire i nostri due uomini." Disse Belven scuro in volto. "Non sappiamo chi li abbia attaccati e sgozzati come maiali... e di Llamrei non abbiamo trovato tracce..."
Si allentò la cinghia che stringeva l'elmo al collo con un gesto rabbioso ed aggiunse:
"Appena possibile ripartiremo alla volta del bosco per cercarla."
Poi, accortosi di Cavaliere25, chiese:
"Avete trovato quel cavaliere che portò il cadavere a corte? Credo sappia molte cose importanti... dobbiamo interrogarlo."

Morrigan
20-10-2010, 02.21.24
Morven fissò i due corpi riversi sulla cavalcatura... chiuse gli occhi un istante, represse il battito del cuore... la sera prima aveva scherzato con loro prima di andare alla locanda!
Si voltò, cercò di sfuggire a quel pensiero, all'idea di quella morte atroce, e in quel momento udì le parole che Belven rivolse a Cavaliere25.
Sentendosi ancora responsabile del fallimento della missione dell'amico arciere, Morven decise di intervenire in suo soccorso.
Si fece avanti, si parò di fronte a Belven e subito rispose in luogo dell'altro.

"Sono spiacente, mio signore, ma sebbene il mio amico qui abbia perlustrato la cittadina in lungo e in largo, ogni ricerca è stata vana, chè alla taverna ci hanno rivelato che quel cavaliere, una volta uscito dal palazzo, ha subito lasciato Cartignone in gran fretta!"

Fece una lieve pausa, per osservare bene il volto di Belven a quella notizia, quindi subito aggiunse.

"Ma se questo vi può essere di qualche utilità, io so dove quel cavaliere uccise quello strano uomo, e posso condurvi nel luogo in cui egli ritrovò la ragazzina"

Guisgard
20-10-2010, 02.32.18
Il sole stava tramontando.
"Rosso di sera, bel tempo si spera..." ricordava questo vecchio detto dalla sua infanzia.
Il cielo era purpureo ed una lieve e fresca brezza rendeva l'aria chiara e limpida.
La campagna circostante il castello era di un verde pallido, con riflessi di giallo e rosato che l'attraversavano.
I colli lontani, addormentati come antichi guardiani, vedevano sul proprio dorso accendersi i piccoli borghi che sorgevano tra le pendici e le cime.
Ma nell'austero castello l'incanto di quel paesaggio sembrava molto lontano.
Lei era immobile davanti ad una finestra, a fissare la campagna che mai come ora le appariva triste e addolorata.
"Non credo abbiate altro da fare qui, cavaliere..." disse il marchese, col suo tono indifferente, seduto sul suo ammuffito seggio.
"Io vado via, Carry..." sospirò Guisgard, incurante delle parole del marchese.
Lei non rispose, restando a fissare il vuoto oltre la finestra, con le mani intrecciate, tradendo ansia.
"Credo che lei abbia già deciso, cavaliere."
"Deve dirmelo lei." Rispose Guisgard alle parole del marchese.
"Il silenzio è spesso più efficace di mille parole, vero cara?" Replicò il marchese, volgendosi a sua moglie.
La donna continuò a restare in silenzio.
"Carry..." la chiamò Guisgard.
"L'amore non è poi diverso dalla guerra..." disse il marchese "... e voi avete perso."
Il cavaliere gli lanciò una sguardo di disgusto misto a rabbia.
"Guardatevi attorno..." continuò il marchese "... tutto mi appartiene... la terra, il castello ed anche chi vi vive... credete davvero, mio sciocco sognatore, che per una donna tutto questo non conti nulla? Pensavate che la giovinezza e la bellezza bastassero a promettere ad una donna la felicità e la tranquillità?" E si abbandonò ad una irriverente risata.
Guisgard chinò il capo e fissò il vuoto della sala.
Si incamminò allora verso l'uscita, passando accanto alla donna in piedi vicino alla finestra.
"Carry... se mi ami... se mi hai mai amato non lasciarmi andare così... ti supplico..." pensò mentre le passava accanto.
Ma la donna continuò a restare in silenzio, mentre tristi lacrime bagnavano il suo bellissimo volto.
"Non amerò mai più..." ripeteva fra sé e sé il cavaliere, mentre raggiungeva il ponte levatoio "... mai più..."
Guisgard così uscì dal castello e restò a fissare quella splendida campagna, illuminata da quel bellissimo tramonto rosso, con la sua eterea promessa di felicità.
http://www.elbamusic.it/img/tramonto.jpg

Si svegliò di soprassalto.
Si guardò intorno, era rimasto solo nella stanza.
Le donne non c'erano più.
"Meglio così..." pensò "... avrei finito per odiarle tutte..."
Guisgard allora si rivestì ed uscì dalla casa di piacere.

Guisgard
20-10-2010, 03.03.51
"Bene..." disse Belven a quelle parole di Morven "... prepariamoci, così da poter ritornare nel bosco. E stavolta non torneremo senza Llamrei!"
Ma mentre diceva ciò, un senso di angoscia lo prese.
Poco dopo, la compagnia dei cavalieri era pronta per ritornare nel bosco.



Intanto, il Cappellano era sceso nella biblioteca, dove trovò Arowhena intenta a cercare notizie sulle misteriose ed arcane parole tatuate sul petto di quel'uomo catturato da Guisgard.
"Immagino stiamo cercando la stessa cosa, vero, milady?" Chiese sorridendo fissando la donna. "E chissà che non si riesca davvero a far luce su quelle oscure parole..."

elisabeth
20-10-2010, 08.20.47
Rimasi esterefatta, un portone che si apriva al buio della notte, all'interno un mondo che nulla aveva a che vedere con le ombre della notte che calavano, il mercato era in fermento, ogni ......o mio Dio.....ogni nano era preso dalle sue cose, un villaggio di piccoli uomini.
Scesi da cavallo mi sentivo un gigante....e a piedi camminai per quella grande piazza.....aveva una forma quadrata, e in lontananza si ergeva una torre era di forma rotonda .....fui attratta da quella costruzione cosi' imponente in un villaggio dove tutto doveve pensarsi in piccole forme, notai che nessuno faceva caso a me, sapevo di essere osservata, ma la vita continuava a scorrere nella sua normalita', mi facevo spazio tra mercanti che lodavano i loro prodotti e clienti che mercanteggiavano sul prezzo.........mi avvicinai cosi' alla torre...fu uno spettacolo.....una colonna finemente lavorata si ergeva abbracciando la torre sino al tetto di essa...........gli scalpellini che l'avevano lavorata dovevano conoscere perfettamente il significato dei segni.........un libro a cielo aperto.......qualcuno distolse i miei pensieri da quella splendida visione, perche' continuava a tirarmi il mantello......forse aveva anche provato a chiamarmi.......ma io non l'avevo udito

cavaliere25
20-10-2010, 11.22.26
Guardai Morven e dissi grazie amico mio sono in debito con voi poi mi preparai per andare dove Morven disse di sapere dove avavano ucciso il cavaliere poi rivolto a Belvan dissi mi dispiace signore ho fatto tutto il possibile per trovare quel uomo ma senza riuscirci e aspettai che ci muovevamo per andare nel luogo detto.

Guisgard
20-10-2010, 20.39.22
"Allora non attendiamo oltre!" Disse Belven dopo aver ascoltato le parole di Morven. "Rechiamoci subito dove avete visto quegli uomini aggredire quella ragazza. E forse scopriremo qualcosa!"
Allora la compagnia partì alla volta del misterioso bosco.
E poco dopo giunsero nel luogo dove i tre misteriosi uomini avavano tentato di rapire la ragazza salvata da Guisgard.

Guisgard
20-10-2010, 21.03.56
Elisabeth, intanto, era giunta in quel singolare villaggio.
E mentre attraversava le strade di quel posto, tutt’intorno sembrava quasi di non accorgersi di lei.
Ad un tratto qualcuno tirò con vigore il suo mantello e attorno alla donna si formò un capannello di individui.
“Chi sei tu e cosa cerchi qui?” Chiese accigliato uno di quei buffi abitanti, abbigliato in tutto e per tutto come un piccolo soldato ed attorniato da altri vestiti come lui.
Ad un tratto tutti quei piccoli belligeranti uomini puntarono le lance contro Elisabeth.
“Ormai ho compreso che tu sei una spia giunta dal mondo di fuori!” Gridò quel piccolo soldato.
“Stellow!” Lo richiamò ad un tratto una voce. “Da quando nel nostro villaggio l’ospitalità per gli stranieri è venuta meno?”
“Ma, Sausar, non vedi che tipo sospetto?” Si giustificò il soldatino.
“Riponi l’arma ed accogliamo come si deve la nostra ospite.”
Tutti allora fecero spazio e Sausar si avvicinò ad Elisabeth.
“Perdonate l’impeto del nostro capitano della guardia, ma viviamo in tempi difficili. Vi porgo il mio benvenuto nel nostro villaggio. Io sono Sausar e ne sono il capo.”

llamrei
20-10-2010, 21.14.16
Fissai scioccata gli occhi della ragazza....ma non avevo nè la forza nè la possibilità di aiutarla...mi sentivo sconfitta..".se avessi dato retta a Belvan" continuavo a ripetere come una tortura questa frase. Presi il coraggio che mi rimaneva...poco a dire il vero...ma non avevo, ormai, nulla da perdere...e affrontai i 3 uomini:

"E allora? godete nel vedere soffrire le persone brutti ceffi puzzolenti? Chi è il vostro demoniaco padrone? Con che cosa vi ripaga di questi favori che gli fate: con carne putrefatta? Portatemi dal vostro ignobile signore cosi avrò l'onore di sputargli in faccia!"

E mentre l'ira mi usciva dalla bocca sentivo invece nel cuore una presenza amica vicina "e se fosse Elis a venire in mio aiuto?" questa speranza mi dette la forza di reagire:

"Avanti brutti bastardi: portatemi dal vostro signore! Voglio vedere la sua brutta faccia!"

cavaliere25
20-10-2010, 21.16.31
Guardai Belvan e dissi sarà prudente signore innoltrarsi nel bosco? non sappiamo cio che ci attenderà poi guardai Morven e dissi sapete cio che state facendo spero e lo guardai serio poi mi gurdai intorno tutto era silenzioso e pensai che strano posto che è questo e mi misi sulla difensiva.

lady_Empi
20-10-2010, 23.13.41
Febo scese accanto ad un cespuglio fiorito e profumato.
L'autunno non è la morte della natura, ma è solo la stagione che segna il suo rinnovarsi a vita nuova.
Il canto degli uccelli, dolce melodia per chi sa ascoltarla, il fruscio del vento che accarezza le foglie degli alberi, la delicata frescura che ammansisce l'aria, sono i doni che lascia l'autunno.
Icarion si voltò verso Empi.
"Il mio cavaliere..." disse con la sua ingenua visione sognante "... lo vidi quando uscì con il corteo di mio zio... stava con altri suoi compagni davanti ad una chiesa che faceva parte del castello dove dimorava il suo ordine cavalleresco... racontava della sua infanzia e della statua dell'arcangelo... e ricordo una dolce musica, sognante ed ammaliante... poi ad un tratto giunsero altri quattro cavalieri... cominciarono a discutere riguardo ad una donna e quasi scoppiò una rissa... si diedero allora tutti appuntamento l'indomani all'alba davanti a quella chiesa per un duello..."
Icarion sospirò come rapito dal suo stesso racconto e continuò:
"Ed all'alba, di nascosto, io raggiunsi di nuovo la chiesa dell'arcangelo per assistere al duello... e fu allora che vidi quel cavaliere in azione... non credo esista un altro simile... ed io diventerò come lui!" Concluse, voltandosi verso Empi e facendole l'occhiolino.


<Empi ascoltò le parole di Icarion con attenzione ricordando la statua dell’arcangelo che aveva visto poco prima, poi notando che il cavallo di Elisabeth aveva ripreso il suo cammino esortò Febo a rimettersi in volo> Duellare per una donna…tipico dei cavalieri <scherzò la fata> E ditemi, Altezza, voi vi battereste per una fata <ironica domandò al principe e mentre avanzavano scorsero il grande portone ed Elisabeth che vi accedeva> Guardate, sembra un villaggio, forse lì troveremo il vostro cavaliere <la verde luce intorno al suo corpo brillò più vivida mentre Febo avanzava in volo verso il villaggio. Bastò un’occhiata alla fata per accorgersi della particolarità di quel villaggio> E’ una città di nati dalla terra <esclamò Empi indicando i nani che affollavano le vie del villaggio>

Guisgard
21-10-2010, 01.59.21
Febo, pian piano, cominciò a scendere presso il vilaggio dei nani.
"Battermi per una fata?" Ripetè vagamente imbarazzato Icarion. "Ecco... immagino di sì, se fosse in pericolo o se qualcuno le mancherebbe di rispetto..."
E quando Febo raggiunse la sommità della grande torre del vilaggio, i tre furono in grado di scorgere quanto accadeva per le strade.
Elisabeth era circondata dai piccoli abitanti del posto.
"Io ho sempre pensato" prese a dire Icarion "che i nani fossero troppo bellicosi. Non mi fido molto di loro. E non credo che qui troveremo cavalieri..."
Ma, sebbene il giovane principe non avesse altro pensiero che quello di trovare il suo misterioso cavaliere, Empi era troppo presa da ciò che sentiva in quel bosco.
Qualcosa di oscuro, di malefico e primordiale.
E forse, quello sperduto villaggio di nani, proprio nel cuore del bosco, poteva sapere molte cose a rigurado.

Guisgard
21-10-2010, 02.38.13
Nel frattempo, in un punto ignoto del bosco, Llamrei era completamente alla mercè dei suoi rapitori.
Con una grossa fune, dall'apertura nel soffitto, si calarono nella cella alcuni di quei misteriosi uomini.
Due di loro tolsero le catene che tenevano i polsi della povera martire accanto a Llamrei e la portarono via.
La ragazza, cominciò a farfugliare qualcosa, come in preda ad un vivo terrore, arrivando ad aggrapparsi ad una ciocca dei capelli di Llamrei.
Ma era allo stremo delle forze, a causa delle indicibili sofferenze alle quali era stata sottoposta ed i suoi torturatori non ebbero difficoltà a condurla via.
Gli altri uomini calati nella cella invece circondarono Llamrei.
Ed alle imprecazioni della fiera dama di Camelot, uno di essi la schiaffeggiò con forza.
"Placa il tuo ardore ed il tuo veleno, donna..." disse colui che l'aveva colpita "... tra poco conoscerai la vera sofferenza ed il vero dolore... invocherai allora la morte e per questo sarai dannata in eterno..."
Nello stesso istante, poco lontano dalla cella, qualcuno parlava di Llamrei.
"La donna giunta da Camelot è nelle nostre mani, signore..."
"Bene..." rispose senza voltarsi il misterioso capo di quegli uomini tatuati "... fino a quando facevamo scempio di povere ed insignificanti ragazze di queste terre dimenticate nessuno sembrava degnarsi di noi... ma ora che tra le nostre vittime ci sarà una nobile dama di Camelot, il vescovo, il re e persino Roma cominceranno a temere gli Atari e la loro divina rivelazione..."
http://trixoptics.files.wordpress.com/2008/11/kratos.jpg

Morrigan
21-10-2010, 02.59.23
"Ecco, è questo il posto"

Fu l'unico, laconico commento con cui Morven annunciò il loro arrivo nella radura.
Non aveva parlato per tutto quel tempo. Dal momento in cui avevano lasciato le mura della città la sua attenzione era stata focalizzata nel ritrovare nella sua memoria traccia di quel percorso che li avrebbe condotti a quel luogo.
Si era accorto ben presto di ricordarlo perfettamente, ma questo fatto non gli fu di grande consolazione. Man mano che penetravano nel bosco e si avvicinavano a quella radura, infatti, una strana, pesante atmosfera cominciò a pesargli sul capo, sul cuore... come un respiro ansioso e turbato, un sibilo soffocato, un'ombra di pianto...

Cavaliere25 gli fu accanto con il suo cavallo e lo guardò serio.

"Sapete cio che state facendo, spero...", mormorò.

Morven gli ricambiò lo sguardo... se lo sapeva? In verità no. Ma non c'era nessuno lì a cui comunicare quell'angoscia, quindi era persino inutile provarla.
Gli rivolse un sorriso costruito, calmo e sicuro.

"Certo che lo so..." rispose.

Quindi smontò da cavallo, e cominciò a perlustrare la radura... nei sui occhi, ad ogni metro, rivedeva le scene illuminate dalla luna... il colpo di spada, il sangue sull'erba, il cavaliere che si piegava gentilmente... qui, è successo qui... e qui stava la ragazza... gli occhi gli caddero allora su un albero cavo, a pochi passi da lui. Andò in quella direzione e cominciò ad esaminare quel tronco... un piccolo lembo di stoffa chiara era rimasto impigliato tra le punte della corteccia... paura... violenza... disperazione... Morven lo staccò delicatamente tenendolo tra due dita.
Quindi, senza una parola, andò verso la cavalcatura di Belven e gli tese quel lembo lacerato.

"Tenete, questo è di certo appartenuto all'abito di quella fanciulla...è rimasto impigliato in quel tronco"

Guisgard
21-10-2010, 03.02.47
Le strade di Cartignone.
Semibuie, illuminate solo dall'incerta Luna che, a fatica, si faceva largo dalle alte e sottili nuvole che avvolgevano quel cielo sconosciuto.
Una dama, incurante dell'ora, passeggiava tra mille pensieri, propositi ed inquietudini.
L'umidità scendeva lenta sui ciottoli di pietra che ricoprivano la strada, rendendoli bagnati e scivolosi.
La ragazza cercava forse qualcosa in quella silenziosa sera.
Volti, voci, echi, fantasmi di un lontano passato che sembravano voler tornare a confondersi col presente e forse col futuro.
"Lady Talia, non dovreste vagare da sola a quest'ora per le strade deserte..." disse all'improvviso una voce "... si possono fare brutti incontri quando la città dorme... fortuna per voi che io ed i miei uomini non avevamo ancora concluso il nostro solito giro d'ispezione..."
Dukey ed i suoi scagnozzi allora si avvicinarono a Talia.
"Qualsiasi cosa cercavate stasera, milady..." aggiunse il cavaliere "... sono certo che potrò esservi d'aiuto..."
Ed un ghigno compiaciuto sorse sul suo volto, tra gli sgradevoli sorrisi dei suoi uomini, mentre fissava Talia.
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Guisgard
21-10-2010, 03.12.03
Belven prese il lembo di stoffa dalle mani di Morven.
Poi, il cavaliere si guardò attorno, in cerca di qualche indizio o traccia.
O forse solo di un'improbabile risposta a tutta quella misteriosa situazione.
"Parlatemi di quegli uomini che aggradirono la fanciulla e che qual cavaliere affrontò..." disse rivolto a Morven "... erano simili a quello ucciso e portato a corte? E come fece a metterli in fuga quel cavaliere? Non vi sembra strano che lasciarono nelle mani di uno sconosciuto cavaliere il corpo di uno dei loro?"
"Sospettate di quel cavaliere?" Chiese uno dei suoi.
"Non lo so..." rispose pensieroso Belven.

Morrigan
21-10-2010, 03.21.41
All'udire quelle parole, Morven ebbe un sussulto.
Percepì il dubbio ed il sospetto, e sapeva bene, perchè lo aveva visto accadere già in passato, come spesso la disperazione, la confusione e l'ignoranza richiedano i propri martiri.
Prese tempo un istante, nel tentativo di pesare le proprie parole. Non poteva che essere sincero.

"Signore, io vi confesso che non è molto quello che ho visto... ero nel bosco e ho udito rumore di lame e movimento tra la fronde, così mi sono mosso in questa direzione. Ma quando sono arrivato, non vidi che quel cavaliere che trapassava da parte a parte l'uomo che adesso giace cadavere al palazzo. Degli altri non vidi nulla... nè quanti erano, nè se furono feriti, nè da che parte scapparono..."

Tacque un istante, come se cercasse di ricordare altro, quindi rialzò il viso verso Belven.

"Potremmo cercare nell'erba qualche traccia di sangue, forse... se sono stati feriti, saranno corsi a rifugiarsi in qualche luogo in cui sapevano di poter ricevere cure e riparo..."

Fece un'altra pausa, quindi poggiò la mano sul braccio del capitano e gli lanciò uno sguardo limpido, schietto.

"Ma non sospettate di quel cavaliere, no... egli si è mosso per la giustizia, ne sono certo... ciò che ho visto con i miei stessi occhi in questa radura non mi inganna... sulla mia fede, signore... si è mosso per la giustizia, vi dico!"

Guisgard
21-10-2010, 03.41.57
"Per giustizia?" Ripetè uno degli uomini di Belven. "Piuttosto, a me sembrava superbo e sprezzante quando giuse a corte quel cavaliere!"
"Ci occuperemo di lui quando torneremo a Cartignone." Disse Belven. "Ora concetriamoci e cerchiamo tracce di Llamrei. Per ora lei è la nostra unica priorità."
Ad un tratto udirono dei rumori, come se qualcosa si muovesse fra la vegetazione.
"Avete udito?"
"Si... ma fante finta di nulla..." rispose Belven.
Un attimo dopo un'ombra, rapida e silenziosa, corse tra i cespugli.
"L'ho visto!" Gridò uno degli uomini di Belven.
"Presto!" Ordinò questi. "E' nella radura! Coprite ogni spazio e circondatelo! Ma attenti a non farvi attaccare!"

Morrigan
21-10-2010, 03.56.30
All'ordine di Belven, Morven corse rapido lungo una fila di alberi.
Insieme agli altri uomini, chi a destra chi a sinistra, si chiusero a tenaglia nel tentativo di bloccare, da una parte o dall'altra, quell'ombra che avevano intravisto.
Quando raggiunse una postazione che gli permetteva di scorgere sia Belven, in lontananza, sia la radura di fronte a sè, Morven si acquattò tra i cespugli e cominciò ad accarezzare le sue spade...
con un occhio cercava di cogliere lo spostarsi improvviso e innaturale delle fronde, con l'altro fissava il capitano, intento ad inviare loro silenziosi ordini col il gesto di una mano... attese... attese...

Guisgard
21-10-2010, 04.11.54
Il silenzio.
Scese sul bosco e tra tutti loro.
Tutto sembrava essersi fermato, mentre gli occhi di tutti erano rivolti a quella selvaggia vegetazione che nell'oscurità sembrava assumere un alone spettrale.
Ad un tratto uno dei cavalieri gridò:
"E' laggiù, accanto all'albero cavo!"
A quelle parole l'ombra fu sul punto di scappare via, ma ad un cenno di Belven, due dei suoi lanciarono contro la misteriosa figura una grossa rete.
Un momento dopo una grottesca sagoma era impigliata in essa.
"Per l'Inferno e tutti i suoi demoni!" Esclamò uno dei cavalieri. "Che diamine è?"
"State indietro, potrebbe essere armato!" Disse Belven.
"Sembra uno scherzo della natura!" Intervenne un altro cavaliere.
"Non sono uno scherzo della natura!" Urlò quella strana figura nella rete, con la sua voce stridula. "Sono un grande guerriero!"
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cavaliere25
21-10-2010, 11.59.04
Guardai quella strana figura e cercai di capire da dove fosse arrivato e chi potesse essere allora guardandolo gli dissi chi siete voi e di dove siete? domandai e aspettai una sua risposta mentre guardavo i miei compagni.

llamrei
21-10-2010, 14.58.01
Quindi è questo che vogliono: vogliono farsi belli agli occhi del loro signore portando me come pegno! Maledetti!

"vi sbagliate di grosso: sono sì una cittadina di Camelot, ma non di certo nobile nel lignaggio! Sono nobile perchè non sono viscida come voi eunuchi puzzolenti e corrotti: sono nobile perchè lo è il mio animo e il mio coraggio. Non credete alle mie parole? Ebbene: liberatemi e darò prova di forza: due eunuchi contro una "dama". Scegliete voi l'arma. O non avete coraggio di liberarmi perchè conoscete già il vostro destino? ahhahhhahhh poveri sciocchi stolti esseri viventi...nemmeno il termine "uomo" vi si addice"

Era azzardato come tentativo...ma di certo non potevo dimostrare la mia paura di fronte ai loro occhi..o avrei di certo avuto la peggio...
Li guardai in viso mentre li sfidavo e notavo che aveva sortito un effetto a me positivo....

lady_Empi
21-10-2010, 18.58.27
Fate bene a non fidarvi dei nani, Altezza <esclamò empi mentre il cavallo alato scendeva verso il villaggio> I nani nascono dalla terra ma non sono suoi figli ma i suoi guardiani. Sono depositari dei suoi segreti e dei suoi tesori e possono essere molto avidi <empi parlava quasi a sé stessa facendo riferimento alle sue conoscenze delle razze, apprese durante i suoi studi. Non aveva mai interagito con un nano prima e si sentiva alquanto inquieta. E poi v’era ancora quell’angosciosa atmosfera mista a mistero che aleggiava nell’aria> Se vi è qualcosa di oscuro in questi boschi è da qui che ha origine <sentenziò, poi rivolgendosi ad Icarion> forse non troveremo il vostro cavaliere ma potremo scoprire contro cosa dovrà battersi <e sorrise, sperando di aver attivato la curiosità del Principe>

Talia
21-10-2010, 20.17.21
Ero ancora del tutto immersa nei miei pensieri e quella voce mi fece sussultare...
“Sir Dukey!” esclamai, voltandomi di scatto. Rimasi per un istante immobile, in guardia, mentre un vago senso di nervosismo mi pervadeva... Di tutti i ‘brutti incontri’ che avrei potuto fare, pensai udendo le sue parole, probabilmente lui e i suoi scagnozzi erano uno dei peggiori!
Avevo sempre trovato stomachevole l’attenzione che Dukey mi riservava, i suoi sguardi e le sue allusioni da due soldi... Non l’avevo mai temuto, sebbene sapessi quanto fosse arrogante, attaccabrighe e violento -qualità che lo avevano reso non poco temuto a Cartignone-, poiché sapevo -e lo sapeva anche lui- che la mia amicizia con Eileen mi proteggeva... ma ora...
Lanciai un’occhiata rapida ai sui uomini, poi tornai a guardare lui e scelsi una tattica che solitamente funzionava: l’attacco.
“Brutti incontri?” chiesi, mantenendo la testa alta e lo sguardo fermo “Non credevo vi fosse questo pericolo anche all’interno delle alte e sicure mura della città... ma se questo è ciò che pensate, sir, probabilmente fareste meglio a condurre i vostri uomini in giri di ronda anziché incontro alle dame! Quanto a me, seguirò il vostro consiglio e me ne tornerò a casa! Buonasera, cavaliere!”
Abbassai appena lo sguardo in un accenno d’inchino e poi, muovendomi in fretta, lo aggirai e mi apprestai a riprendere la strada verso il palazzo.

elisabeth
21-10-2010, 21.50.12
L' insistente esserino che mi puntava la lancia.......no ..gli insistenti esserini che mi puntavano la lancia, avevano uno sguardo non molto ospitale......non so se era piu' opportuno ridere o rimanere seria a guardare la scena......mi ricordava una vecchia favola.....poi una voce fece aprire quel bellicoso cerchio......Mi chinai piegandomi su un ginocchio e spostai la spada perche' non mi desse fastidio.........Sausar il nome del capo e Stellow..il soldato sospettoso......" Mi chiamo Elisabeth e vengo da Camelot, sono un Cavaliere Templare, vi ringrazio Sausar per aver fermato la lancia di Stellow.....e comunque non sono una spia..e non ho intenzioni bellicose.....mi sono inoltrata nel bosco e il corso d'acqua mi ha portato a voi....... Guardavo la vostra torre......chi e' stato lo scalpellino artefice di questa magnificenza ?....Voi conoscete molto bene il bosco e Madre Terra...........so che potete essere odiosi quanto perfidi......ma alle volte sapete offrire i vostri servigi a chi non osa burlarsi di voi.........C'e' un popolo che porta dei strani tatuaggi sulla pelle e stranamente le loro vesti..non hanno alcun disegno.........ho un'amica che invoca il mio aiuto.....ho udito la sua voce....ma ad un certo punto.....mi sono smarrita..........Sausar.........non mettero' in pericolo il vostro villaggio......."..........I nani non mi erano molto simpatici......pero' erano grandi consocitori..curiosi e sospettosi per natura.......mi avrebbero fatto un'altra dozzina di domande..........ma.......sentii il battito d'ali........mi voltai di scatto...solo un verde bagliore.....e il profumo d'autunno.........compagna di viaggio........

Guisgard
22-10-2010, 01.13.44
"Ho sempre amato il vostro temperamento!" Disse Dukey a Talia, visibilmente su di giri. "E questo che vi rende diversa da tutte quelle dame di corte incipriate e simili ad ammuffiti manichini!"
La raggiunse e quasi le ostacolò il cammino fermandosi davanti a lei.
"Volete tornare già al palazzo?" Chiese. "Eppure avevo idea che cercavate qualcosa da queste parti... beh, dovreste prendere al volo la possibilità di farvi accompagnare dal più forte cavaliere di Cartignone... con me sareste al sucuro."

Talia
22-10-2010, 01.22.45
Mi fermai di colpo quando mi si parò davanti...
"Sarò al sicuro se terminerete il vostro giro di ronda!" dissi, ignorando la sua prima osservazione.
"Anzi, meglio... sarò ancora più al sicuro se vorrete andare in cerca di quei feroci individui che portano terrore e morte nelle nostre terre! Questo è ciò che cerco ogni sera, la varità sulla morte della nostra principessa... non è questo anche il vostro primo pensiero, sir Ducky?"
Lo osservai per un istante severamente, poi soggiusi: "Ora, vi prego, lasciatemi passare!"

Guisgard
22-10-2010, 01.29.13
Nello stesso momento, nel bosco, Belven ed i suoi avevano catturato uno strano figuro.
"Tranquillo, Cavaliere25..." disse Belven al suo giovane compagno "... ora il nostro strano amico ci dirà tutto... avanti, chi sei?" Chiese poi a colui che era finito nella loro rete.
"Vi ho già detto" gridò il buffo figuro "che sono un grande guerrieo!"
Uno dei cavalieri di Belven allora spostò la rete, portandola sotto la luce della Luna per vedere bene il suo contenuto.
"Ma che cosa sei?" Chiese quel cavaliere, osservando finalmente l'aspetto di colui che avevano catturato.
Era infatti un mezzo uomo, magro e vestito di pochi stracci.
Una corda consumata fungeva da cintura a quegli indumenti, nella quale aveva un piccolo bastone di legno.
"Appartieni alla razza dri nani, vero?" Chiese Belven.
"Si e ne sono il più forte guerriero! Il mio nome è Golblum!"
"Un guerriero? tu?" Chiese ironico uno degli uomini di Belven.
"Certo!" Rispose Golblum. "E se mi libererete assaggerete la mia spada!"
"Se sei così forte, allora sarai capace di liberarti da solo!" Replicò il fedele di Belven.
E tutti loro risero forte, davanti ai buffi tentativi di Golblum di liberarsi.
"E sia, ti libereremo. Ma tu risponderai ad alcune nostre domande." Disse Belven.

Guisgard
22-10-2010, 01.54.15
"Sinceramente sono stanco di sentir parlare sempre di morte!" Disse Dukey a Talia. "Trovo inutile e stupido sprecare tempo e forze pensando solo a cose brutte. La vita non è solo dovere... ma anche piacere..."
E cominciò ad accarezzarle i capelli, mentre i suoi scagnozzi ridacchiavano poco più indietro.
"E poi cosa andreste a fare al palazzo ora..." aggiunse "... la notte è ancora lunga e la Luna sembra promettere ricchi doni..."
Ad un tratto si udì una lenta melodia nell'aria.
"Idioti..." mormorò qualcuno seminascosto sotto uno degli alberi che sorgevano lungo i bordi della strada "... ecco cosa incontro vagando a quest'ora della notte... ed io che cercavo un pò di tranquillità..."
"Chi ha parlato?" Chiese Dukey. "Vieni avanti gaglioffo e ripeti ciò che hai detto se ne hai il coraggio!"
"Idioti... siete dei grossi idioti..." disse Guisgard uscendo dall'ombra e mostrandosi a tutti loro "... il vostro patetico corteggiare mi da ai nervi, impedendomi di suonare..."
"Ora ti suoneremo noi a dovere!" Rispose Dukey portando la mano sulla spada ed imitato dai suoi scagnozzi.
"Capisco perchè questa città ha così tanti guai..." disse Guisgard col suo solito sorriso da guascone "... visto che i suoi cavalieri si fanno contro le donne..."
"Assaggerai la nostra forza, gradasso!" Minacciò Dukey. "Diamogli una lezioni!" Ordinò ai suoi.
Ma proprio in quel momento si udirono dei nitriti.
"Fermatevi, Dukey!" Impose una voce.
"Lord Bumin, siete giunto..." disse Dukey.
"Si e vedo che non perdete il vizio di farvi coinvolgere in volgari risse da strada." Rispose Bumin. "Ora conduceteci al Palazzo. I ed i miei uomini siamo stanchi dopo il lungo viaggio che ci ha condotti qui."
"Veramente, volevo prima dare una lezione a questo buffone..."
"Conduceteci al palazzo." Ribadì Bumin. "Ora abbiamo cosa ben più importanti a cui pensare."
"Si, milord." Rispose Dukey chinando il capo e rimettendo a posto la spada.
Ma prima che quegli uomini tornassero al palazzo, Bumin si voltò verso Guisgard e lo fissò per alcuni istanti.
Un attimo dopo tutti quei cavalieri svanirono nel buio della notte, mentre Guisgard restò a fissare la strada ormai vuota.

Guisgard
22-10-2010, 02.16.07
Alesia sorrise ad Empi.
Il bosco quella mattina sembrava bello come non mai.
"La Primavera è prossima ormai..." disse Alesia sorridendo "... ormai non ho più niente da insegnarti... Empi, inizia ora la tua vita di fata... e solo confrontandoti col mondo e con le sensazioni che esso saprà suscitare in te potrai completarti..."
Restò a fissare i campi in fiore e riprese a dire:
"Si, so cosa stai pensando... sono al corrente di ciò che accadde ieri... hai cercato di interagire con degli umani... so anche che hai fallito... il Gran Consiglio potrebbe adirarsi non poco, se lo sapesse..."
Si voltò allora verso la sua diletta pupilla.
"Unire i nostri mondi, divisi da tutto, potrebbe essere molto pericoloso..." aggiunse "... ma io conosco i tuoi sentimenti ed il tuo cuore... se un giorno sentirai davvero di volerti avvicinare agli umani, sappi che potrai riuscirci solo assumendo le loro sembianze... i mortali possono vedere solo ciò che comprendono... so che saprai utilizzare queste conoscenze al momento opportuno... ho sempre nutrito la massima fiducia in te..."

Mentre era accanto ad Icarion, Empi aveva rivisto questo antico ricordo.
Come erano lontani Alesia, la sua gente ed il suo mondo.
Ed Empi avvertiva forte questa nostalgia.
Soprattutto ora che la malvagità celata in quel bosco sembrava essere sempre più forte.
"Allora?" Chiese improvvisamente Icarion e destando Empi dai suoi pensieri. "Cosa suggerisci di fare?"

Talia
22-10-2010, 02.32.36
Osservai Dukey allontanarsi e tirai un sospiro di sollievo, camminava di malavoglia insieme a sir Bumin e ai suoi, li osservai finché non giunsero in fondo alla strada, chiedendomi quali nuove portasse il cavaliere appena giunto... poi mi voltai verso l’uomo che era rimasto di fronte a me e che guardava nella mia stessa direzione...
“Siete stato fortunato!” dissi lentamente “Dukey non è uomo che riflette prima di sfoderare la spada! D’altronde...” soggiunsi, prima di riuscire a trattenermi “neanche voi siete noto ormai, qui a Cartignone, per riflettere prima di muover la lingua!”

Guisgard
22-10-2010, 02.43.31
Guisgard, alle parole di Talia, sembrò destarsi dai pensieri che aveva suscitato quel misterioso cavaliere giunto a Cartignone.
"Io credo, milady..." disse col suo solito sorriso "... che l'unica ad essere stata fortunata stasera siete voi... a meno che non avevate intenzione di accettare la corte di quell'idiota, prima che giungessi io a rompervi le uova nel paniere..."
E rise di gusto.

Talia
22-10-2010, 02.55.39
Lo osservai per un momento senza batter ciglio, poi, mio malgrado, sorrisi anch'io...
"Avete ragione!" ammisi "Sono stata fortunata anche io!"
Esitai un attimo, mordendomi il labbro inferiore in preda al nervosismo... detestavo fare quello che stavo per fare, ma ne sentivo comunque la necessità! Così immediatamente, prima di poter cambiare idea, soggiunsi: "Per altro... credo di dovervi delle scuse per le mie parole dell'altra sera! Furono parole affrettate, suppongo, ingiuste e smentite dal vostro gesto in favore di quella ragazza nel bosco!"
Inspirai... fatto!

Guisgard
22-10-2010, 03.10.19
"Oh, mi lusingate, milady..." disse Guisgard fingendosi sorpreso "... ma non credo di meritare tanto... anzi, visto che sotto la Luna non è cosa giusta dire bugie, vi rivelerò un segreto che sono certo resterà fra di noi..."
Sorrise e continuò:
"Vedete, nella mia condotta dell'altro giorno non ci fu nulla di eroico o cavalleresco... in realtà, confusa dal buio della notte, quella ragazzina mi apparve come una splendida ninfa... ma solo quando la vidi da vicino mi accorsi della sua troppo giovane età... e devo dirvi, visto che siamo in clima di confidenze, che le adolescenti non mi attirano. E voi, invece, milady, quanti anni avete?"
Scoppiò a ridere ed aggiunse:
"Tranquilla, non voglio che mi riveliate la vostra età... non sarò un degno cavaliere, ma neanche un villano."
Si inchinò con irriverenza e le fece l'occhiolino.
"Sempre ai vostri comandi, milady."
E riprendendo a suonare la sua ocarina, prese la via della locanda.

Talia
22-10-2010, 03.31.40
Rimasi per un istante a guardarlo mentre si allontanava, incerta se essere irritata o meno... avevo difficoltà a comprendere quell’individuo! Ma probabilmente tale incertezza non mi avrebbe neanche sfiorata se, alle sue parole, la mia mente non fosse stata letteralmente attraversata e folgorata da un’idea! Un’idea folle ma allettante, allo stesso tempo!
“Aspettate!” esclamai, correndo dietro al cavaliere e riafferrandolo per una manica “Aspettate, ve ne prego! Ho un favore da chiedervi...”
Esitai un istante poi, a voce più bassa, soggiunsi: “Mi mostrereste il luogo dove avete ucciso quell’uomo, cavaliere? E la direzione che hanno preso i suoi compari? Ve ne prego!”

Guisgard
22-10-2010, 03.50.46
Guisgard sentì correre Talia verso di lui ed afferrargli la manica.
L'impeto di quella ragazza apparve al cavaliere come ingenuo entusiasmo.
"Un favore?" Ripetè Guisgard. "Non vi sembra che per stasera vi abbia già fatto un grosso favore! Però un consiglio voglio darvelo lo stesso... tornatevene a casa vostra. Avrete, immagino una famiglia, un fidanzato o anche una bestiolina, chessò, come un cane, un gatto o roba simile. Ecco, tornatevene nel vostro felice e rassicurante nido familiare e fatevi un dolce sonno ristaratore."
La fissò e sorridendo concluse:
"E poi, io solo con voi in quel bosco... cosà dirà la gente. Ho una repitazione da difendere io."
E di nuovo si abbandonò a quella sua risata che sapeva tanto di menefreghismo.
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Talia
22-10-2010, 04.04.24
Alzai un sopracciglio e attesi pazientemente che la sua risata si esaurisse, poi sorrisi a mia volta, nel modo meno divertito che fosse possibile: "Voi vi credete molto divertente, vero? Buon per voi! Ma non illudetevi che ciò basti a scoraggiarmi! Voi siete la sola persona che conosco ad aver visto quei maledetti in faccia e ci vorrà ben altro che la vostra discutibile ironia per distogliermi dal mio intento! Mi sono spiegata?"
Lo osservai per un istante, poi il peso del mio dolore mi investì di nuovo e, più lentamente, soggiunsi: "Sentite... che io e voi non ci piaciamo è perfettamente evidente! Ma, vedete, non vi sto chiedendo di essermi amico! Vi sto soltanto chiedendo aiuto! Un aiuto che nessun'altro può darmi! Mostratemi quel luogo, che vi costa? Poi vi lascerò tornare alle vostre occupazioni alla locanda, senza più comparirvi davanti. E' una promessa!"

cavaliere25
22-10-2010, 11.36.41
Aspettai che liberarono il nano e mentre lo liberarono dalla rete lo guardai incuriosito poi aspettai che Belvan gli facesse le domande che ci servivano mentre aspettavo alzai il volto alla luna e la guardai fissa nel cielo.

lady_Empi
22-10-2010, 16.08.17
<le parole di Icarion la riportarono al presente. La sua mente si era assentata inseguendo un ricordo che pareva reale. Poteva ancora sentire la voce di Alesia aleggiare lì intorno. “i mortali possono vedere solo ciò che comprendono” ripeteva quella voce nella sua mente> Vi andrebbe di diventare un nano, Altezza? <chiese Empi con un sorriso dando voce all’idea che si era formata nella sua mente grazie alle parole di Alesia> Abbiamo la facoltà di cambiare sembianze a nostro piacimento e credo che questo sia il momento di utilizzarla. Con le sembianze di nani ci muoveremo molto meglio in questo villaggio e potremo scoprire qualcosa in più <mentre parlava si avvicinò in volo ad Elisabeth ed il suo sguardo incrociò il suo. Capì che lei l’aveva scorta e la sua voce diventò ancora più convincente> Certo avremo bisogno di molta energia, ma se resteremo uniti, voi e io, potremo farcela <si diresse verso le mura del villaggio>

Venite Altezza, abbiamo bisogno di un posto appartato <nascosti dietro una siepe, Empi fissò negli occhi Icarion, poi chiuse gli occhi e concentrò la sua energia. Un turbine di foglie s’alzò dal terreno e coprì interamente il suo corpo> Madre Terra, plasma il mio corpo affinchè io sia ciò che deve esser veduto <pronunciò lentamente e altrettanto lentamente il vortice di foglie si acquietò. Empi aprì gli occhi e guardò Icarion. Aveva l’aspetto di una nana, tozza e robusta. Il viso era coperto da una scura peluria e il naso era grosso e rotondo. Solo gli occhi restavano del suo originario aspetto, di un profondo verde smeraldo> Ora tocca a voi <esclamò divertita ad Icarion>

Guisgard
22-10-2010, 18.30.09
Icarion fissò sbalordito Empi.
"Un nano..." mormorò il giovane principe "... ma io voglio essere un cavaliere..."
Guardò di nuovo la nuova immagine di Empi.
"E sia..." sbuffò.
Si concentrò allora ed un intenso alone di un luminoso azzurro si formò, avvolgendolo totalmente.
Un momento dopo al posto del bel principino apparve un nano dall'aspetto severo e seccato, con un ciuffo scurissimo di capelli che scendevano sulla fronte dal berretto verde che aveva in testa.
Ma proprio in quel momento un cane appena giunto cominciò contro di loro.
"Alegnam, buono!" Lo richiamò una voce.
Era un piccolo nano.
"Chi siete voi?" Chiese ad Icarion ed Empi. "Non mi sembra di avervi mai visti qui al villaggio..."

Guisgard
22-10-2010, 18.42.57
In quello stesso momento, nel bosco, Belven e i sioi erano alle prese con il singolare Goldblum.
"Domande? Che domande?" Chiese questi visibilmente agitato.
"Siamo noi a fare le domande" rispose Belven "e tu ti limiterai a rispondere, senza farne a tua volta. Allora, vivi in questo bosco?"
"Si, vivo in questo bosco."
"Da quanto tempo?"
"Da abbastanza tempo per conoscerlo tutto..." rispose il nano.
"Bene, allora potrai esserci utile..."
"Cosa volete da me?"
"Cosa sai delle misteriose sparizioni avvenute proprio in questo posto e delle fanciulle orrendamente torturate?"
"Non so nulla di queste cose..." rispose il nano "... i fatti di voi uomini non mi interessano..."
"Come fai a sapere che riguardano solo noi uomini?" Chiese incuriosito Belven.
"Ecco... perchè siete a voi a farmi queste domande... quindi riguardano voi e quelli come voi..."
"Questo non la racconta giusta, mio signore!" Intervenne uno dei cavalieri di Belven.
"Non è vero!" Rispose Goldblum. "Io vivo occupandomi solo deggli affari miei! E poi non è difficile comprendere che queste domande riguardano voi e quelli e come voi!"
E perchè mai?" Chiese Belven.
"Perchè... perchè voi umani pensate di essere gli unici abitanti di questo mondo... guardando con indifferenza o disprezzo tutti gli altri..."
"Hai detto di essere un guerriero."
"Si, lo sono." Rispose il nano.
"Vivi da solo?" Chiese Belven.
"Si... da solo..."
"Non vi sono altri nani come te qui?"
"Si... ma io vivo da solo..."
"Ho sentito che voi nani avete un forte senso di appartenenza alla vostra razza..." disse Belven "... perchè tu invece sei un solitario?"
Goldblum chinò il capo e si rattristò.
"Perchè... perchè mi trovo bene a stare da solo..." mormorò.

Guisgard
22-10-2010, 18.52.44
Intanto, nel punto più misterioso e sperduto del bosco, in una cella un'orgogliosa dama teneva testa, almeno con l'impeto delle sue parole, ai suoi rapitori.
Ad un tratto due di loro presero Llamrei e la sollevarono con forza.
Un terzo cominciò ad aprire le catene che tenevano stretta la dama di Camelot.
Legarono poi i suoi polsi con robusti bracciali incatenati fra loro e le chiusero un anello al collo al quale vi era attaccata una lunga catena.
E tirandola proprio con questa catena, quei misteriosi uomini condussero Llamrei in una sala semibuia, illuminata solo da poche candele.
In fondo alla sala si intevadeva un grosso trono, sul quale era seduto un uomo quasi del tutto coperto dall'oscurità.
"Portatela qui." Ordinò ai suoi.
E quando Llamrei fu al suo cospetto, i suoi carcerieri la costrinsero ad inginocchiarsi al loro signore.
"Bene..." disse questi "... sembra che dopo tante povere contadinelle e pastorelle abbiamo tra noi un'altra nobile dama... era da quando straziammo la figlia del signore di Cartignone che in questo luogo non scorre più sangue blu..."
E si abbandonò ad una diabolica risata che echeggiava di morte.

Guisgard
22-10-2010, 19.17.33
Nel frattempo per le strade di Cartignone, due figure discutevano sotto l'etereo alone lunare.
Guisgard fissò con attenzione Talia.
Un alone di tristezza era sceso sul suo sguardo.
Ma non l'aveva spento, anzi, sembrava renderlo ancora più vivo.
"Ma mi chiedo..." disse il cavaliere "... il vostro fidanzato non si chiede cosa facciate a quest'ora per le strade? Non si preoccupa che la sua dolce metà possa finire in qualche brutto guaio? Comunque non voglio avervi sulla coscienza. Camminare per il bosco, soprattutto a quest'ora, non è certo cosa per giovani dame annoiate dalla monotona vita di corte. Posso comprendere che i misteriosi fatti accaduti in questo luogo abbiano accesso la vostra ingenua e sognante fantasia, ma non voglio esserne coinvolto. E vi darò un altro consiglio... se volete un pò d'avventura allora cercatela in qualche bel romanzo! E state lontana da cose che neanche conoscete!"
Si voltò e riprese la strade per la locanda, suonando di nuovo la sua inseparabile ocarina.

Morrigan
22-10-2010, 20.48.11
Morven aveva seguito la scena tenendosi un po' discosto.
Si era preso il suo tempo per osservare quella strana creatura, mentre Belven e gli altri compagni lo circondavano e iniziavano a tempestarlo di domande.
Morven, al contrario degli altri, non sembrava mostrare alcuna curiosità nei confronti del nano. Eppure avrebbe dovuto averne parecchia, chè nella sua giovane vita non aveva mai sperimentato prima un incontro con un essere simile!
Invece restava calmo, distante, con le braccia incrociate sul petto, la schiena appoggiata ad un compiancente albero, e fissava con gli occhi scuri ogni dettaglio dell'aspetto e dell'abbigliamento del nuovo venuto.

Apprezzava il modo calmo che Belven aveva nell'affrontare le situazioni.
Il capitano stava interrogando il prigioniero con senpre minore arroganza e sempre maggiore intelligenza. Ad un tratto aveva perfino fatto un cenno ai suoi di abbassare la rete con cui lo avevano trattenuto.
Quando infine Belven tacque e si discostò appena dal piccolo prigioniero, guardandolo con aria pensosa, come dovesse riordinare le proprie idee prima di porre altre e ben più importanti domande, fu allora che Morven si mosse. Due cose avevano colpito la sua immaginazione in modo serrato... l'espressione nella voce del nano mentre proferiva la sua ultima frase, e un luccichio intenso come goccia di rugiada, perso tra l'erba alta.

Fece qualche passo verso il centro della radura, si chinò ad afferrare da terra qualcosa di lucido e sottile, mentre i suoi compagni, ancora troppo interessati da quella bizzarra creatura, ignoravano ogni sua azione.
Quindi si fece largo tra loro, e giunto al fianco di Belven, fissò un lungo sguardo serio su Goldblum.

"Siete un guerriero" disse con voce lenta, atona, guardandolo con fare appena incuriosito "ma un guerriero senza una spada..."

Detto questo si chinò appena verso il nano e gli porse l'oggetto che aveva raccolto tra l'erba, una piccola spada corta, ma dall'elsa ben lavorata, secondo l'uso che si diceva dei nani, che nelle leggende si vagheggiava fossero valenti forgiatori di metallo.

"Prendete ciò che vi appartiene per casta o per valore, signore, e cominciate a guardare con occhi da amico a questi nobili cavalieri... se anche appartenete ad una differente razza, non vi è grande distanza tra noi per quel che concerne la nostra classe... e se siete il guerriero che dite, e che la vostra spada conferma, non potrete tirarvi indietro di fronte alla nostre richieste!"

lady_Empi
22-10-2010, 22.53.17
Il cammino verso l’eccellenza comincia dal basso, mio principe <esclamò Empi in sembianze di nana trattenendo a stento una risata nel vedere il nuovo aspetto del principe> e questo berretto vi dona parecchio <allungò la mano per sistemare meglio il copricapo verde sul suo capo. Il latrare del cane la distolse da quel momento di gioia, gioia che era diventata troppo rara in quelle ultime ore. Posò lievemente la mano sul muso del cane, il quale riconobbe la fata che era in lei e s’acquietò> Veniamo dal bosco <si affretto a rispondere al nano> siamo reduci dall’ispezione che il capo ci ha ordinato <c’era sempre una capo, pensò Empi, azzardando quella risposta> e abbiamo delle nuove da comunicare <lanciò un’occhiata significativa ad Icarion intimandolo con lo sguardo di non tradirsi> Abbiamo seguito un umana fino a questo villaggio, l’avete vista? <chiese poi al nano dopo essersi accorta che non riusciva più a scorgere Elisabeth>

cavaliere25
22-10-2010, 23.45.45
Vedendo il nano con il viso intristito mi avvicinai e gli dissi dai non essere triste e gli appoggiai una mano sulla spalla poi noi vogliamo solo esserti amici e trovare una damigella a noi cara capisci il motivo di tutte queste domande dissi guardandolo con occhi felici se sai qualcosa diccela te ne prego e rimasi fermo ad aspettare una sua risposta.

Guisgard
23-10-2010, 00.38.55
Goldblum fissò l'oggetto che Morven gli stava porgendo.
"Non dategli quell'arma!" Disse uno dei cavalieri presenti. "Potrebbe tentare di liberarsi!"
Ma Belven lo zittì.
Goldblum allora prese l'arma dalla mano di Morven e la fissò nella sua cintura, accennando un velato sorriso, come a volerlo ringraziare.
Poi si voltò verso Cavaliere25 e accarezzò la mano che il giovane arciere gli avevo messo sulla spalla in segno di affetto.
"Dici di trovarti meglio da solo..." prese a dire Belven a quel nano "... eppure questo comportamento è strano per uno della tua razza."
"Non lo è..." rispose mestamente Goldblum "... meglio soli che insultati e detestati da tutti..."
"Cosa intendi dire?" Chiese Belvan.
"Nel mio villaggio... sono considerato un vile, un vigliacco... ed io non posso sopportarlo... mio padre... mio padre ha passato la sua vita ad addestrarmi per fare di me un grande guerriero... ma per la mia gente io sono solo un poco di buono..."
Ed amare lacrime scesero sul suo volto.

Guisgard
23-10-2010, 00.48.33
Nello stesso momento, al villaggio dei nani, Empi ed Icarion avevano incontrato già un abitante del posto.
"Avete dunque seguito quella donna?" Chiese il nano che li aveva scoperti. "Bene, allora dovete fare rapporto a Stellow. Seguitemi, io sono Calomenant. Andiamo."
Così, Calomenant condusse Empi ed Icarion dal comandante militare del villaggio.
"Uffa, che spreco di tempo!" Disse Icarion sottovoce ad Empi. "Noi abbiamo di meglio di fare. Io voglio trovare il mio cavaliere!"
"Eccoci giunti."
Detto questo, Calomenant chiese di Stellow alle guardie della caserma.
"E' andato verso il centro del villaggio." Rispose una delle sentinelle.
Allora Calomenant, Empi ed Icarion attesero dentro il ritorno del comandante.
E poco dopo Stellow tornò alla caserma.
"Signore, questi due devono far rapporto sulla donna giunta oggi nel villaggio." Prese a dire Calomenant.
"Davvero? Interessante. Avanti, vi ascolto, cominciate pure."
E Stellow attese il resconto di Empi e di Icarion sulla misteriosa donna arrivata nel villaggio.

cavaliere25
23-10-2010, 11.19.31
Vedendo il nano in lacrime mi venne una tristezza nel cuore allora mi piegai e lo abbracciai e gli dissi forza amico mio non piangere fatti forza ora ci siamo noi qui con noi e lo strinsi a me come fosse un fratello

Talia
23-10-2010, 11.45.21
Alla parola ‘fidanzato’ mi irrigidii...
“Lasciate perdere i fatti che non vi riguardano!” dissi a mezza voce “Inoltre vi assicuro che non vi è niente di ingenuo, né tantomeno di sognante nella mia fantasia... anzi! E per quante dame annoiate voi abbiate potuto conoscere, sono abbastanza sicura che neanche una di loro mi somigli, nemmeno vagamente...”
Ma il cavaliere non badò alla mie parole. Lo vidi voltarsi e allontanarsi... per la seconda volta quella sera!
Al diavolo... ma chi aveva detto che i cavalieri, pur di impugnare una spada, si lancerebbero in qualsivoglia impresa? Proprio a me, dunque, era capitato l’unico cavaliere moralista?
“E va bene!” sbottai irata alla sua schiena “Andate pure a quella stramaledetta locanda! Troverò da sola quello che cerco! Farò anche a meno delle vostre dannatissime informazioni... Anzi, è persino meglio così: almeno non dovrò guardarvi la schiena nel bosco!”
Così dicendo mi voltai e presi di corsa la strada verso il palazzo. Passai come una furia di fronte alle guardie che sorvegliavano l’ingresso e proseguii oltre, verso il cortile laterale, dove si trovavano gli alloggi della guarnigione e dove c’era anche la casa che io e mio padre occupavamo da sempre...
“Papà!” dissi entrando, ma non ricevetti risposta. Non era tornato! Feci mentalmente un rapido calcolo... undici settimane! Era partito da undici settimane e ancora nessuna notizia...
Inspirai profondamente e mi costrinsi a scacciare quella preoccupazione via dalla mente, almeno per il momento. Non me ne serviva proprio un’altra!
Mi avvicinai allora al mio baule e lo aprii... scansai malamente tutti gli abiti colorati e fruscianti che indossavo solitamente e iniziai a frugare sul fondo, finché le mie dita non sfiorarono ciò che cercavano: una stoffa liscia e rigida, pelle, la fibbia metallica di una cintura... l’abito che indossavo quando mi recavo nel bosco da mia madre, lo stesso che avevo messo le volte che mio padre mi aveva permesso di accompagnarlo nei suoi giri d’ispezione... erano passati anni ormai!
Tirai tutto fuori e li indossai: una gonna nera lunga e rigida, un corpetto di pelle, una cintura, un paio di stivali stretti...
Mi avvicinai poi alla cassapanca sotto la finestra e ne estrassi il mio arco, lo accarezzai per un istante, quell’arco che era cresciuto con me... che da piccola neanche riuscivo a tendere... e me lo misi a tracolla, appendendo alla cintura la faretra. Aprii infine il cassetto di mio padre e presi quel pugnale che era stato fatto fare apposta per me, così piccolo e maneggevole, e lo fissai all’avambraccio.
In quell’istante un brivido mi percorse la schiena, chiusi gli occhi...

Rividi mio padre, quel giorno che sembrava ormai lontano, rividi i suoi occhi incerti mentre mi guardava aprire l’involto di stoffa rossa e liscia...
“Un... un pugnale!” esclamai sorpresa.
“Sì! So che forse non è il regalo che volevi...” disse lui, con uno strano tono.
“No, papà, è bellissimo! E’ solo che... beh, hai sempre detto di fare affidamento solo sul mio arco! Di non permettere mai all’avversario di avvicinarsi tanto da dovermi battere...”
“E’ così! Ma poiché non si può mai sapere cosa ci attende, conviene esser preparati! E poi quel pugnale è leggero e maneggevole... è adatto a te!”
Gli sorrisi.
Lui mi osservò per un istante, poi soggiunse: “...ma forse non è un regalo adatto ad una ragazza, vero? Mi dispiace, piccola, è solo che... lo sai, io sono solo un soldato e tutto ciò di cui mi intendo è questo...”
“Non dire così, papà! Mi piace il tuo regalo!”
“Se solo tu avessi avuto una madre...” proseguì lui, ignorandomi.
“L’ho avuta una madre!” lo interruppi con la voce ferma.
L’uomo mi osservò un istante, poi si corresse: “Se avessi avuto una madre... normale!”
“Papà, ti prego, basta!”
“Avrei voluto di più per te!”
“Papà, la mia vita mi piace! E poi tu mi hai permesso di vivere a corte...”
“Come niente più che la figlia di un soldato! Vorrei poterti dare qualcosa di meglio... E invece tutto ciò che ti ho potuto insegnare è stato la cura delle armi e a tirare con l’arco!”
“E a cavalcare!” soggiunsi, con un sorriso.
“Già, a cavalcare!” ripeté.
“E a tirare di spada!”
Mi fissò un istante poi, finalmente, sfoderò il suo tipico sorriso sardonico: “No, sei un’incapace con la spada!” sentenziò “Riesci a fatica a sollevarla con una mano sola!”
“E’ vero...” annuii “...per questo mi hai fatto questo regalo!” soggiunsi, sfilai rapidamente il mio nuovissimo pugnale dalla fodera, girai su me stessa e tentai di affondare il colpo... invano; mio padre, ancor più velocemente, aveva afferrato il mio polso e l’aveva ruotato dietro la mia schiena, rendendomi inoffensiva.
“Colpo prevedibile, signorina!” disse sogghignando “Mi aspettavo di più dalla tua inventiva!”
“Sì, se non mi spezzi il braccio, papà, magari...” dissi.
“Tesoro!” mormorò lui, preoccupato, lasciando immediatamente la presa... appena libera, serrai il coltello, eseguii un mezzo giro e questa volta affondai il colpo, fermandomi ad una decina di punti dal volto dell’uomo...
“Ah, ti ho ingannato!” lo canzonai, ridendo “Colpo troppo facile, capitano! Non dovreste calare così la guardia!”
Anche lui rise.
“Va bene, va bene! Sei promossa!” disse poi “Però la prossima volta credo che ti regalerò dei nastri per capelli...”

Il suono delle risate svanì lentamente e io mi trovai sempre in quella casa ma nel silenzio più assoluto.
Oltre la finestra il cielo scuro stava diventando lentamente rosso e una striscia di giallo intenso iniziava ad allargarsi all’orizzonte... l’alba si avvicinava. Era il momento di mettersi in marcia.
Uscii di casa e, con passo sicuro, mi diressi di nuovo in paese... attraversandolo, per raggiungere la porta delle mura, passai di fronte alla locanda: un gran vociare si sentiva provenire dall’interno anche a quell’ora... lanciai un’occhiata truce in quella direzione e tirai dritto.

llamrei
23-10-2010, 14.02.30
"abbiamo tra noi un'altra nobile dama... era da quando straziammo la figlia del signore di Cartignone che in questo luogo non scorre più sangue blu..."
E si abbandonò ad una diabolica risata che echeggiava di morte.


"Forse non vi è chiaro...chiunque voi siate....che farete cilecca anche stavolta: nobile non lo sono se non per il mio coraggio.Quindi inutile che vi creiate castelli mentali su di me. Dite, piuttosto, -sempre che la donada non sia troppo complicata per voi,- chi siete e che cosa cercate nelle nobili donne. Almeno fatemi questa cortesia prima tagliarmi la gola, no?"

Parlavo nonostante la paura mi attanagliasse la gola,.....ma non potevo mostrare alcuna debolezza....e mentre parlavo cercavo di intravedere il suo volto....
Quando gli offrii la mia gola in cambio di una sua risposta....

Arowhena
23-10-2010, 17.47.38
Finalmente Arowhena arrivò nel luogo più buio ma più illuminante della città di Cartignone, le antiche biblioteche ricolme di manoscritti, pergamente, illustrazioni. Chiuse gli occhi e si abbandonò nell'odorare l'aroma piccante della polvere poggiata sugli antichi volumi, l'inchiostro, il legno degli scaffali robusti che, durante la notte, scricchiolano di rado, come a volersi stiracchiare dopo cotanta immobilità...
Riaprì gli occhi e si guardò intorno. Conosceva tanti di quei volumi... era incuriosita da libri illustrati su luoghi che ella aveva già visitato come il Civitates Orbis Terrarum, o l'Atlas... ma non poteva attardarsi su quegli argomenti, per il momento.
Cercò la Bibbia. Ve ne erano tre copie diverse, di cui una riccamente illustrata e decise di aprire proprio quel volume, così pesante e pieno di colore. Mentre ne girava le pagine, cercava un versetto in particolare. Voleva essere certa di ricordare bene per meglio comprendere se il suo intuito l'aveva guidata verso la giusta strada.

Sentì dei passi dietro di lei, ma Arowhena continuò a sfogliare le pesanti pagine di cartapecora.

- Immagino stiamo cercando la stessa cosa, vero, milady? - Chiese l'uomo di chiesa sorridendo fissando la donna. -E chissà che non si riesca davvero a far luce su quelle oscure parole...

Arowhena si voltò verso il Cappellano e, guardandolo amichevolmente, e mantenendo le dita sottili sul grosso volume, disse semplicemente:

- "E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa" Cosa ne pensate Cappellano Ludovico, amico mio?

lady_Empi
23-10-2010, 19.58.51
<Empi assestò una gomitata ad icarion non rendendosi conto della nuova forza che il suo aspetto da nana le offriva e poi si apprestò a seguire il nano Calomenant. La sua andatura risultava goffa con quelle gambe così corte e tozze, lei che amava librarsi inseguendo il vento, lei che aveva la grazia d’un fiore che si apre alla vita. Ma la fatina era divertita da quella situazione ma poi pensò ad Icarion e un velo di preoccupazione scese sul suo viso> Lasciate parlare me, sempre <sentenziò severa sottovoce al suo principe. Nel frattempo erano giunti nella caserma. L’atmosfera era fredda e severa. Empi simulò un sospiro e rimase in attesa fin quando vige giungere un nano con una strana divisa. Sentì il nano chiamarlo Signore e avanzò di un passo assumendo una buffa posizione rigida, come fosse sull’attenti. Con una gomitata impercettibile intimò ad Icarion di fare lo stesso>

Vagava da sola nel bosco, Signore. Ci siamo occultati e l’abbiamo seguita. Non vi sono stati contatti con altri umani. Tuttavia, Signore, abbiamo incontrato sul nostro cammino due cadaveri di umani, Signore <forse stava esagerando con la parola Signore?...si chiese Empi> Trucidati selvaggiamente, Signore. Li abbiamo lasciati lì <parlava con tono secco> Niente altro da riferire, la dama non costituisce pericolo, ma ci offriamo di interrogarla se lo ordinate <propose infine Empi>

Morrigan
23-10-2010, 20.09.21
All'udire quelle parole di Goldblum, Morven ebbe una strana, improvvisa reazione.
I lineamenti del suo viso si contrassero in una smorfia di dolore, che il ragazzo si affrettò a reprimere nascondendo il volto e lanciando lo sguardo verso un punto lontano.
Indietreggiò appena di qualche passo, mentre Cavaliere25 stringeva fraternamente il nano, e si impose di ricomporsi... per la mia gente io sono solo un poco di buono... già!

Per Morven non era affatto difficile comprendere quell'affermazione, quelle lacrime amare... io non posso sopportarlo... quelle parole erano anche state sue... non poteva sopportarlo, non poteva sopportarne nemmeno il pensiero o il solo ricordo di quel pensiero!
Il pensiero... quel pensiero che cozzava così prepotentemente con l'idea che aveva di sè, delle proprie capacità, delle proprie speranze... quel pensiero opprimente di non essere abbastanza, di non essere mai abbastanza... ma io non sono nato per tollerare questo!

Scosse il capo, cercò di tornare in sè... l'amore per l'ordine... si ripetè... l'amore per l'ordine è una qualità essenziale se si vuol essere un buon cavaliere... un cavaliere che sia affidabile per i propri compagni, un cavaliere che voglia essere da scudo per un indifeso, un cavaliere che voglia affondare con precisione la propria spada nel petto del nemico, senza tema di fallire... un siffatto cavaliere deve cancellare il caos e la confusione dalla sua anima... ricordalo, Morven, ricordalo... torna indietro... torna indietro!
E quell'urlo della sua coscienza lo riportò immediatamente alla realtà che lo corcondava.
Il suo viso si rifece calmo, disteso, attento.

Prese Belven per un braccio e ne attirò l'attenzione, facendolo scostare di qualche passo dal prigioniero. Quindi con voce bassa, seria:

"Capitano," disse "io credo che in quel nano vi sia del buono, in fondo, e sebbene comprenda che molti dei nostri sarebbero reticenti all'idea di farlo unire alla compagnia, penso che dovreste considerare l'ipotesi di fargli una simile offerta. Egli conosce il bosco, i suoi abitanti e i suoi nascondigli come noi non arriveremmo a fare nemmeno se passassimo un mese intero tra queste fronde... e il tempo e la celerità, signore, sono adesso più che mai essenziali, adesso che Lady Llamrei è dispersa in questi boschi! Offriamo lui il nostro aiuto per la sua causa... offriamogli l'opportunità di riscattare il suo nome e il suo valore... offriamogli un modo per ritornare a testa alta dal suo popolo, e in cambio facciamogli promettere fedeltà alla compagnia e aiuto nella nostra impresa"

Tacque un istante, scrutò il viso di Belven per studiarne l'espressione e la reazione alle sue parole. Quindi, lanciandogli uno sguardo ancor più diretto ed intenso.

"Non esistono forza, audacia o impeto più grandi di quelli che nascono e sono nutriti dentro un'anima che cerca riscatto, credetemi!"

E questo, Morven, lo sapeva benissimo...

Guisgard
24-10-2010, 02.36.55
Cavaliere25 strinse a sè Goldublum, il quale ricambiò il suo fraterno abbraccio.
Era tanto tempo che nessuno più lo abbracciava.
Forse l'ultimo era stato proprio suo padre.
Affetto, tenerezza, comprensione.
Nessuno può vivere senza queste cose.
E poco più indietro, Belven aveva ascoltato con attenzione le parole di Morven.
"Si, forse avete ragione..." disse "... quel nano potrebbe esserci d'aiuto... anche se comunque andrà controllato a vista... non siamo nella situazione di poterci fidare di chiunque..."
Si riavvicinò al nano.
"Liberatelo." Ordinò ad uno dei suoi.
"Ascoltami, Goldblum..." prese a dire "... se sei davvero il guerriero che dici di essere allora il tuo braccio potrebbe esserci d'aiuto..."
"Cosa devo fare, signore?" Chiese con entusiasmo il nano.
"Farci da guida in questo bosco." Rispose Belven.
"Cosa cercate?" Domandò il nano.
"Chi rapisce e tortura le nostre fanciulle."
"Allora voi state cercando i Prediletti di Dio..."
Belven fissò il nano incuriosito e poi scambiò una sguardo con i suoi uomini.
"Chi sarebbero?" Chiese a Goldblum.
"Gli ignoranti li chiamano demoni, gli stoli li credono ispirati dal Cielo." Rispose Goldblum. "Noi nani invece li definiamo per quelli che sono... fanatici ed assassini..."
In quel momento il nano fu liberato.
E con un balzò raggiunse Belven, inchinandosi al suo cospetto.
"Sono ai vostri ordini, mio signore." Disse.

Guisgard
24-10-2010, 03.02.13
Intanto, nella locanda, un uomo era pensieroso al bancone.
"Cosa vi servo, messere?" Chiese il locandiere.
"Qualcosa di forte" rispose Guisgard "che mi faccia dimenticare tutto il mio passato..."
"Allora assaggiate questo..." disse il locandiere prendendo una bottiglia da sotto il bancone "... è un liquore talmente forte da far sembrare una botta in testa una carezza della mamma in confronto!"
"Bene, allora lascia pure qui la bottiglia, amico mio!" Esclamò Guisgard.
"Ciao, bel cavaliere..." disse una donna avvicinandosi "... stasera non trovi che faccia troppo freddo per stare da soli? E credimi, io potrei scaldarti molto più di quanto non faccia quella bottiglia..."
"Lo immagino..." sorrise Guisgard, mentre buttava giù sorsi di quel forte liquore "... lo immagino... ma stasera non fa poi così caldo..."
"Ma come? Io ti offro la mia compagnia e tu la rifiuti? Che uomo sei, dunque?"
"Sono di quelli che piacciono a te, amica mia..." rispose il cavaliere tirandole alcune monete "... di quelli con il denaro..."
"Oh, grazie, mio signore!" Disse la donna prendendo al volo le monete. "Però sappi che avrai sempre un forte credito presso di me e le mie grazie..."
"Lo terrò a mente..." sorrise Guisgard.
"Meglio chiudere le finestre a quest'ora..." mormorò il locandiere guardando fuori "... mi è sembrato di vedere un'ombra andare verso il bosco..."
"Di matti ce ne sono parecchi in questa città..." disse Guisgard continuando a bere "... senza scomodare fantasmi e spiritelli..."
Poco più avanti, intanto, Talia era ormai svanita nel buio e spettrale manto del bosco.

Guisgard
24-10-2010, 03.32.27
Nel frattempo, al villaggio dei nani, Empi ed Icarion, nelle loro nuove vesti, erano alla presenza di Stellow, l'esperto militare di quei piccoli uomini.
"Mmm... interessante..." mormorò questi "... in effetti quella donna mi incuriosisce non poco... perchè è giunta qui? Gli uomini ci trattano come se fossimo più vicini alle bestie che a loro... e sia..." disse "... vi do il permesso di interrogare quella donna... la troverete a casa di Sausar, il capovillaggio. Andate ora."
Ed appena usciti, Icarion mostrò il suo disappunto alla fatina.
"Perchè mai mi hai rifilato quelle gomitate?" Chiese lievemente alterato. "Prima mi hai fatto trasformare in questo buffo essere, poi mi porti a zonzo in questo villaggio ed infine mi prendi a gomitate! Non è giusto, ecco!"
Intanto, poco distante, Elisabeth era stata invitata nella casa di Sausar.
"Cosa vi ha spinto fino al nostro villaggio?" Chiese il capo dei nani alla donna templare, mentre la sua governante serviva loro un caldo infuso di erbe aromatiche. "Di solito gli uomini ci guardano con disprezzo o indifferenza."

Guisgard
24-10-2010, 03.39.44
Nel frattempo, nella biblioteca del palazzo di Cartignone, Arowhena, insieme al Cappellano, cercava qualcosa tra i libri.
Questi, alla lettura del versetto del Vangelo, sorrise.
"Quella pietra è nelle mire di molti... fortuna che è solida, altrimenti Nostro Signore non l'avrebbe scelta per edificarci sopra la sua Dimora."
Si avvicinò alla donna e gettò un'occhiata su quella preziosa Bibbia.
"Siete arguta, milady..." disse "... sembra che siate riuscita a decifrare parte di quelle parole tatuate sul misterioso uomo del bosco... ma i suoi tatuaggi parlavano anche del gallo... cosa volevano dire quelle parole? Solo scoprendolo riusciremo a capire chi sono veramente i nostri nemici e cosa vogliono in realtà..."

Guisgard
24-10-2010, 04.05.01
Nello stesso preciso momento, nel punto più buio e oscuro del bosco, Llamrei era davanti al capo dei misteriosi Atari.
"Chi siamo... ci chiedete..." disse il misterioso uomo "... solo gli stolti possono crederci come assassini o fanatici... in realtà noi siamo la luce del mondo, la parte più pura della Divina Creazione, le schiere angeliche sotto forma di uomini! Noi vegliamo su tutta l'umanità... amiamo d'infinito amore ogni nostro simile... un amore che ci porta a batterci contro i veri nemici dell'umanità e della sua Fede! E proprio per amore facciamo tutto questo... le donne che abbiamo immolato alla nostra causa, ora saranno già beate al cospetto dell'Altissimo! Sono le nuove martiri! Pari ai primi martiri della nostra Fede! Prima che il marcio la rendesse putrida! Ma noi, i divini Atari, i puri, i presclti, i prediletti di Dio libereremo la Fede dai suoi carnefici! Ed in questa nostra missione il mondo si dividerà in due... chi è con noi e chi è contro di noi!"
E mentre questro delirio prendeva forma dalla voce di quell'uomo, un raggio di Luna penetrò nella semibuia sala, illuminando il suo folle sguardo.
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cavaliere25
24-10-2010, 11.12.20
Sorrisi felicemente vedendo il nano liberato poi mi avvicinai a Belvan e dissi signore ora dobbiamo trvare quegli assassini e trovare mylady Llamrei speriamo di trovarla ancora viva dobbiamo sterminarli quei barbari maledetti e aspettai di metterci in marcia.

Talia
25-10-2010, 11.08.35
L’aria era umida e brumosa. Quella debole luce, tipica dei minuti che precedono l’alba, stava iniziando a dissipare il muro di oscurità entro cui la campagna era stata avvolta fino a quel momento e ciò conferiva ad ogni cosa un aspetto ed un colore del tutto particolare. I miei passi si posavano sull’erba bagnata ma non producevano alcun suono, la gonna ondeggiava ad ogni movimento pur non perdendo la sua linea severa, i capelli sfioravano la spalle e il legno dell’arco. Camminavo in silenzio, con passo sicuro e regolare, in direzione della massa scura di alberi... la mia espressione era ferma e impassibile, gli occhi fissi sulla meta, le orecchie erano tese a cogliere ogni eventuale minimo movimento o suono insolito.
Raggiunsi il bosco ma non mi immersi nella vegetazione, al contrario iniziai a camminare lentamente seguendone il perimetro con passo lento... guardavo, osservavo, cercavo un segno, pur minimo, che mi indicasse la direzione.
‘Gli uomini lasciano sempre traccia del loro passaggio!’ soleva dire mia madre...

llamrei
25-10-2010, 12.05.24
"Con quale coraggio vi definite tali, se siete i primi a uccidere? Non sono martiri quelle povere ragazze che avete ucciso in nome di che cosa: sono solo vittime di voi, malefici carnefici"

E mentre parlavo il suo volto si rivelò...

elisabeth
25-10-2010, 14.38.51
Era una casa tutta in miniatura........Sausar era stato cortese aveva preferito farmi le dovute domande all' interno della sua casa........era calda e accogliente.......sedermi su una sedia...a me sembrava un basso sgabello e cosi' preferii sedermi a terra accanto al camino.......presi dalle mani di una donna l'infuso caldo.....era piccola e col viso rugoso.....quando camminava sembrava dondolasse.......la tazza era calda e ne ebbi un senso di beneficio....." Vi ringrazio signora.......ha un profumo piacevole e comunque e' qualcosa di caldo"........mi rivolsi cosi' al padrone di casa......." Permettemi di ringraziarvi per l'ospitalita' che mi state riservando, sono arrivata a voi solo per caso........dovete sapere che alcune ragazze sono scomparse da Cartignone, e qualche giorno fa ho potuto vedere un uomo il cui corpo era coperto da segni, ovviamente ho fatto la mia traduzione, una traduzione che probabilmente sara' lontana dalla verita'.......Sausar...ho visto i segni che avvolgono la vostra torre, sono particolari e chiari.......sapete bene, che i segni sono stati il primo linguaggio dell 'uomo......col tempo invece i segni vengono utilizzati perche' chi li comprendesse fosse un iniziato.......comunque sia ....quando ho tradotto la frase c'erano con me anche due chierici.......due visioni diverse.......ma pur sempre un modo particolare di rendere interpretabile quello che sembravano solo dei disegni..........allo stesso tempo e perdonate, potreste non comprendere sento la voce di una mia mica che cerca aiuto.......il mio sentirala non e' avvenuto nel modo convenzionale della parola e' stato un unione di pensiero......cosi' ho preso il mio cavallo e ho raggiunto il bosco.......ho pregato le creature di quel sacro luogo di aiutarmi a trovare il sentiero che mi avesse portato da lei......ho ringraziato Madre Terra perche' ho potuto avvertire la presenza di un popolo che ad occhi umani non e' permesso vedere............sono stata protetta dal battito d'ali......di un'amorevole creatura.........ma qualcosa, un'energia malevola ha fatto si che io perdessi l'orientamento........sono un Templare e la prima cosa che dovevo fare era cercare un corso d'acqua......e l'acqua mi ha condotta da voi............Non ho preconcetti.....su nessun essere vivente.......se mi e' nemico lo combatto e lo faccio con il piu' grande rispetto.........se mi e' amico sono disposta a stargli affianco posando la spada...........sono a casa vostra e spero di non esserlo come nemico......vorrei da voi solo un aiuto.....e' necessario che voi mi diate tutte le informazioni possibili per mettere fine a questo scempio di creature e devo trovare la mia amica............allo stesso tempo desidero che la mia presenza qui..non vi crei dei problemi.......".........Avevo detto tutto quello che potevo, infondo non c'era null'altro da dire......mi alzai da terra, poggia la tazza vuota sul tavolo e mi portai vicino alla finestra.......davo le spalle a Sausar.....sapevo che doveva riflettere......e volevo creare quella piccola barriera che gli avrebbe dato il tempo per riflettere........ma nell'affacciarmi.....vidi una cosa strana, c'erano alcuni nani che si stavano avvicinando alla casa......gli uomini non mi dicevano nulla....ma la donna.....aveva una strana luce verde......io vedevo un alone di luce abbracciare i suoi occhi...era la stessa luce che avevo visto nel bosco e quando ero stata accerchiata dai nani...............Lei era la mia guida......Madre terra......era presente.....una mano sulla Croce....e un pugno di terra nella mano..........

lady_Empi
25-10-2010, 22.29.08
<Empi annuì alle parole di Stellow e si affrettò ad uscire dalla caserma con Icarion>Avete ragione Altezza <mormorò Empi con un tono di voce impercettibile> perdonatemi ma è importante non sembrare impacciati o i nani non si fideranno di noi <gli sorrise e in quel sorriso vi era tutto il calore della Terra. L’energia della Madre permase in lei e gli occhi le lucevano sprigionando la sua essenza fatata mentre Empi ed Icarion si avvicinavano alla casa di Sausar> E’ permesso? <chiese Empi varcando la soglia e affrettandosi a guardarsi intorno. La vide lì, nei pressi della finestra e il tumulto del suo cuore si acquietò>

Stellow ci manda a dare il benvenuto alla nuova ospite <si affrettò a spiegare Empi e cercò lo sguardo di Elisabeth…avrebbe visto oltre l’apparenza? Si chiese la fata> e vorremmo farle qualche domanda se lo permettete <aggiunse avviandosi goffamente verso il focolare>

elisabeth
25-10-2010, 22.58.42
Ero rimasta dov'ero sino a quando non sentii aprire la porta.......vidi piccoli raggi di luce verde riflettersi sul vetro della finestra, mi voltai e vidi i suoi occhi.......erano splendidi......e quella luce........avevo la sensazione di poter vedere le sue ali.........era goffa nei movimenti..ma riuscivo a vederla per quello che era....." A quanto pare......sono diventata oggetto di curiosita'.....".........non mi avvicinai al focolare........mi inginocchiai e mi sedetti sui talloni........ma l'ambient era cosi' piccolo che sembravo sempre piu' alta di loro..........chissa' cosa avrebbe detto Sausar..........la piccola nana avrebbe dovuto dare qualche spiegazzione....

Guisgard
26-10-2010, 01.02.24
Sausar cominciò a soffiare nella tazza per raffreddare ciò che stava bevendo.
"Mmmm... conosco i fatti di cui mi dite..." disse ad Elisabeth "... viviamo nel cuore del bosco e non siamo né ciechi, né sordi... ma sappiamo che restando chiusi qui nel nostro villaggio saremo al sicuro..."
Sorseggiò dalla sua tazza e poi riprese a dire:
"Il mio compito è tenere i miei simili al sicuro... e non immischiandoci in ciò che avviene fuori è l'unico modo per tenere il villaggio lontano da fatti spiacevoli... del resto ciò che sta accadendo nel bosco riguarda gli uomini, non noi..."
In quel momento Empi ed Icarion entrarono nella casa.
"La nostra ospite non credo ci negherà la sua disponibilità a parlarci di lei." Annuì Sausar dopo aver ascoltato Empi. "Avete il mio permesso a parlare con lei, sempre se la nostra ospite è daccordo a rispondere ad alcune domande."

Guisgard
26-10-2010, 01.18.05
Intanto, in un altro punto del bosco, Belven ed i suoi cavalieri avevano appena liberato il nano Goldblum.
"Ora fai parte della nostra compagnia" disse Belven al nano "e quindi non vi è più differenza tra i tuoi intenti ed i nostri."
"Si, mio signore." Rispose il nano.
"Ora raccontaci tutto su coloro che hai definito i Predilitti di Dio."
"Ecco, non so molto su di loro..."
"Dicci cosa sai."
"Non sono né demoni, né fantasmi... sono uomini come voi..."
"Cosa vogliono?" Chiese Belven.
"Essere liberi..." rispose Goldblum "... liberi da tutto e da tutti... ad ogni costo..."
Belven fissò incuriosoto quel nano.
"Liberi?" Ripeté. "Non capisco... cosa significa questo con l'orrore che stanno seminando in queste terre?"
Ma proprio in quel momento si udì qualcosa nell'aria.
"Cosa è stato?" Chiese uno degli uomini di Belven.
"La morte..." mormorò Goldblum.
"Tenetevi pronti..." disse Belven.
Un attimo dopo alcune misteriose e velocissime figure cominciarono a saltar fuori dalla vegetazione, assalendo la compagnia dei cavalieri di Camelot.
"Allarme!" Gridò Belven. "Siamo attaccati! Mano alle armi!"
Un momento dopo quelle sinistre figure, in numero doppio in confronto ai cavalieri di Belven, con le armi in pugno avevano già cominciato il combattimento.

Guisgard
26-10-2010, 01.32.08
Nello stesso momento, in una zona del bosco ben più distante, Talia attraversava quel misterioso ed inospitale luogo.
La vegetazione era fitta, ma talvolta gli alti e robusti alberi, che si intrecciavano fra loro, sembrava aprirsi, permettendo al firmamento di mostrarsi alla terra.
Un cielo pulito, chiaro di stelle ed engmatico sembrava osservare indifferente a ciò che avveniva in quel bosco.
Ad un tratto Talia avvertì qualcosa.
Prima un lieve fruscio, poi come se qualcuno calpestasse il terreno ricoperto dalle foglie.
Poi la ragazza non sentì più niente.
Ma un attimo dopo di nuovo udì degli strani rumori, come se qualcuno o qualcosa la seguisse.

Talia
26-10-2010, 02.15.21
Mi ero a poco a poco inoltrata nella vegetazione, non vedevo niente di insolito ma una strana sensazione avvolgeva il mio cuore... vi era qualcosa di cupo tra quegli alberi, qualcosa che mai prima avevo avvertito.
Levai gli occhi al cielo, le chiome degli alberi lasciavano intravedere uno stralcio di blu e per un istante mi ci persi dentro...
Ad un tratto un fruscio. Qualcosa di leggero, appena percepibile... mi irrigidii, in ascolto, in attesa.
Niente!
Mi rilassai per un istante...
Poi di nuovo, un rumore come di foglie calpestate... e si avvicinava.
Mi guardai intorno. Ero in trappola: qualsiasi cosa o chiunque fosse, se mi seguiva avrebbe potuto attaccarmi da ogni lato...
Riflettei per un istante, poi la soluzione. Sorrisi. Sollevai le braccia e afferrai quel ramo che provvidenzialmente calava verso di me, quasi ad offrirmi la soluzione ideale; mi issai senza un rumore e mi acquattai tra le fronde, sfilando delicatamente il pugnale dalla manica... in attesa. La luce era ancora scarsa e non vedevo bene ciò che avveniva sotto di me, il rumore si avvicinava, ora era ben distinguibile, erano passi sulle foglie. E improvvisamente una sagoma: lo vidi fermarsi proprio sotto di me, come se cercasse la via... Non ci pensai neanche un istante: saltai giù e atterrai alle sue spalle.
“Va bene!” dissi, puntandogli il coltello a lato del collo “Ti resta un istante per dirmi chi sei e cosa cerchi nel bosco a quest’ora!”

Guisgard
26-10-2010, 02.52.59
Talia, messa in allarme da quei rumori, aveva deciso che fuggire non sarebbe servito a nulla.
Si nascose allora, per poi saltare sulla misteriosa figura che la stava seguendo.
E quando Talia fu sopra il suo inseguitore, lo bloccò puntandogli al collo il suo pugnale.
"Ehi... che avevate una gran voglia di saltarmi addosso me ne ero accorto sin dal primo momento, ma non mi aspettavo tutta questa fretta!" Esclamò questi. "Cosa direbbero a corte se vi vedessero in questa dubbia situazione? Rischereste di perdere il vostro alone di brava ragazza!"
E all'improvviso, con gesto improvviso, si scrollò di dosso la ragazza, bloccandola a sua volta al suolo e rivelando la sua identità.
"E poi questo pugnale non è un giocattolo adatto ad una viziata dama di corte." Aggiunse Guisgard, ridendo di gusto.

Talia
26-10-2010, 03.05.22
"Voi!" esclamai, sinceramente sorpresa "Ma siete impazzito a giunger qui così silenziosamente? Avrei potuto anche tagliarvi la gola..."
Se c'era una cosa che detestavo era esser messa a tappeto... mi svicolai, quindi, all'istante e balzai in piedi, allontanandomi di qualche passo...
"E peccato che non l'abbia fatto!" sbottai a mezza voce, irritata dalla sua usuale risata di scherno.
"Beh, allora..." soggiunsi a voce più alta, puntandogli di nuovo il pugnale al petto "Non avete ancora risposto alla mia domanda! Che cosa ci fate nel bosco a quest'ora? Il principe ne ha vietato l'accesso, non lo sapete?"

Guisgard
26-10-2010, 03.17.43
Guisgard la osservò divertito.
"Dove avete trovato questi abiti e queste armi?" Chiese con il suo solito sorriso. "Guardate che così vestita non credo troverete mai marito... gli uomini non amano le donne che camminano per i boschi di notte ed armate fino ai denti! Già una volta vi diedi consigli in merito... ma di questo passo resterete zitella!"
Fissò allora il pugnale che Talia gli puntava contro e chiese:
"Posso alzarmi senza correre il rischio di essere infilzato?"
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Talia
26-10-2010, 03.32.45
Lo studiai per un lungo momento, valutando il suo volto che non sembrava volersi decidere ad abbandonare quell'espressione e quel tono che mi davano dannatamente sui nervi... infine sorrisi.
"Sapete..." dissi, allontanandomi di mezzo passo e facendogli cenno con il coltello perché si alzasse "Io non so cosa cerchiate di dimostrare con quest'atteggiamento, ma vi assicuro che sottovalutarmi sarebbe un errore molto, molto stupido! Vi ho già detto di non occuparvi di fidanzati o altri fatti che non vi riguardano e di curare piuttosto i vostri interessi... nient'altro che la vostra incolumità, infatti, mi pareva vi stesse a cuore... mi chiedo, dunque, cosa vi ha spinto a lasciare quella confortevole locanda per un luogo tanto inospitale?"

Guisgard
26-10-2010, 03.49.55
Guisgard si alzò, scuotendo la polvere dai suoi vestiti.
"E sia..." disse "... i vostri fidanzati non sono affar mio... tenterò di rammentarlo in futuro... sottovalutarvi io?" Chiese fingendosi stupito. "Oh, il Cielo mi scampi da una simile leggerezza! Quanto alla confortevole e calda locanda che ho lasciato per giungere in questo bel posto, beh, devo dire che il motivo siete stata voi, milady... come avrei potuto dormire sapendovi qui da sola? Certo, ammetto che ignoravo il vostro nuovo abbiglio e l'arsenale che vi portate dietro... altrimenti forse mi sarei preoccupato più per eventuali malintenzionati, devo dire..."
Sorrise ed aggiunse:
"Beh, ora che avete fatto il vostro bel giretto notturno, direi di ritornare in città..."

Talia
26-10-2010, 04.12.04
"Oh..." sospirai, dissimulando un tono forzatamente carezzevole "...volevate salvare me, cavaliere? Me?" sorrisi e soggiunsi "Ma che pensiero delicato... e chi avrebbe, poi, salvato voi?"
Lo scrutai per un istante, impassibile, poi mi avvicinai a lui e dissi a voce più bassa: "Vedete... forse per voi tutto questo non è che uno scherzo, una situazione come un'altra... ma per me non è così! Probabilmente ciò non vi interessa, però... beh, dovete sapere che tra le giovani donne catturate e brutalmente uccise c'era anche la principessa di Cartignone, Eileen... la quale, per altro, era la migliore amica che io abbia mai avuto! Sapete... era una ragazza buona, Eileen... io la conoscevo da tutta la vita e le volevo bene come ad una sorella, era intelligente e piena di vita... e di certo non meritava di finire com'è finita!" chiusi gli occhi un istante, come a scacciare quel peso, poi li riaprii e soggiunsi con voce sepolcrale "Ora, voi potete anche tornarvene in città e continuare a vivere come se niente fosse, ma io no! Io devo sapere chi sono i mostri che hanno catturato la mia amica, come tutte le altre ragazze... io ho intenzione di andarli a cercare, ho intenzione di stanarli e di farli a pezzi con le mie mani! Avete, per caso, qualcosa da obbiettare a questo?"

Guisgard
26-10-2010, 04.12.31
Nel frattempo, nel cuore oscuro del bosco, Llamrei era al cospetto del fanatico e visionario capo degli Avari.
"Tu donna..." disse "... non puoi comprendere la verità più alta ed assoluta. Hai la mente troppo intrisa di illusioni ed utopie. Non puoi capire il senso dell'esistenza... sei legata alla materialità ed alle miserie della tua condizione umana... a te e a quelli come te non è dato conoscere, non è stato rivelato... siete destinati al nulla... noi invece siamo illuminati dalla Luce Eterna... in noi si manifesta la più alta e completa Essenza Divina... quelle che tu chiami vittime sono state santificate dalla nostra missione e dalla loro sofferenza... ora ci guardano da lassù e vegliano su di noi e sulle nostre azioni!" Gridò guardando in alto. "Pregano per noi e ci guidano in questa nostra lotta di liberazione da chi rende schiavi gli uomini con falsi dogmi e precetti! Ma il tempo è giunto e gli Atari puniranno i colpevoli!"
E si abbandonò ad una folle e delirante risata.
Poi fece alcuni passi verso Llamrei, quasi a mostrare il suo volto.
Ma prima che la donna riuscisse a vederlo, dalla bocca emise una nuvola di fumo, che fece pedere i sensi alla coraggiosa dama di Camelot.
E mentre i suoi carcerieri portavano via Llamrei, il misterioso capo degli eretici la fissava con uno sguardo in cui era quasi possibile vedere le fiamme dell'Inferno.
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Guisgard
26-10-2010, 04.25.55
"Si, capisco..." disse con tono sarcastico Guisgard "... si, ora mi è tutto chiaro... ma una cosa non ho compreso... una volta che avrete trovato i colpevoli, cosa farete? Li colpirete con le vostre frecce mentre loro si mettono in posa tipo belle statuine? O li infilzerete col vostro bel pugnale dopo un avvincente corpo a corpo in puro stile romanzo cortese?"
Sorrise e scosse la testa.
"Ciò che è accaduto a quelle poverette ed alla vostra amica" aggiunse facendosi serio "non è affar vostro. Anzi, se continuerete a vagare di notte per questo bosco la prossima potreste essere voi. E credetemi, queste vostre armi non serviranno a niente contro quei maledetti. Perciò, ora ce ne torneremo in città e voi andrete a farvi un bel sonno ristoratore."

Talia
26-10-2010, 04.42.27
Le sue parole mi colpirono e mi ferirono. Non era affar mio... aveva detto, ma non era vero! Che cosa ne sapeva lui?
L'immagine si ripresentò chiara ai miei occhi...
"Vieni! Voglio andare a cavalcare!"
"Eileen, veramente io..." mi giustificai.
"Non fa niente... a più tardi, amica!"
Scomparve alla mia vista, sul suo cavallo... era stata l'ultima volta che l'avevo vista!
'Saresti dovuta andare anche tu...' ripeté una vocina nella mia testa, per l'ennesima volta... un nodo mi serrò la gola.
Le parole del cavaliere mi riportarono indietro. Quel tono saputo mi fece rivoltare e forte si fece avanti l'impeto di colpirlo... impeto che dominai appena in tempo!
"Ma voi che cosa ne sapete?" sbottai "Voi siete come tutti gli altri... siete buoni solo a parlare e mai ad agire! Ma io sono stufa di cavalieri che parlano parlano e basta! E poi, che cosa ve ne importa a voi se mi prendono? Tanto meglio! E ora, se non vi togliete di mezzo, giuro che vi farò sperimentare in prima persona quanto inutili sono le mie armi!"

Guisgard
26-10-2010, 05.10.29
Guisgard fissò gli occhi di Talia.
C'era quacosa in quegli occhi.
Un'inquietudine mista a rabbia.
Le afferrò allora le mani, quasi a volerla calmare da quell'impeto che animava le sue parole.
"Ora calmatevi!" Gridò. "Calmatevi! Cos'è che vi tormenta? Cos'è che vi causa tanta rabbia? Volete consacrare la vostra vita a questa insensata vendetta? Guardatevi, siete una splendida donna ed invece di vivere correte dietro a questa missione che vi siete data! Volevate forse proteggere la vostra amica? Beh, sappiate che a questo mondo ognuno è artefice delle proprie azioni! E ciò che deve accadere accade comunque, che lo vogliamo oppure no!"
La fissò con ancora più intensità.
"Avanti!" Aggiunse. "Colpitemi pure! Anche con le vostre armi, se vi farà sentire meglio! Fatelo e forse dopo comincerete a vedere le cose per quelle che sono!"

cavaliere25
26-10-2010, 10.24.43
Presi il mio arco e iniziai a scoccare le mie frecce contro quelle figure sentendo il grido di allarme di Belvan mi guardavo intorno e cercavo di ucciderli il piu possibile di quei dannati.

lady_Empi
26-10-2010, 16.17.48
<Empi sollevò il viso e fissò gli occhi di Elisabeth, comprese che quella dama cavaliere non guardava con gli occhi fisici ma con quelli del cuore e che riusciva a percepire la sua essenza> La Terra non sbaglia mai <mormorò con voce quasi impercettibile> Cosa cercate, Signora ochi?<disse poi rivolgendosi ad Elisabeth> in questo nostro villaggio? Ho avuto modo di perlustrare i boschi e poco prima di incontrarvi io e il mio fratello <indicò Icarion>abbiamo visto due cadaveri di umani trucidati con violenza inaudita. Da tempo il bosco è oppresso da qualche oscura forza, per questo noi nani ce ne teniamo alla larga, cosa conoscete, mia Signora, in merito? <Empi avrebbe voluto aggiungere molte più cose, avrebbe voluto chiederle di quella statua dell’arcangelo, della compagnia che avevano seguito da Camelot, ma non poteva e limitò la sua curiosità per il momento, sperando che le parole di Elisabeth potessero diradare la nebbia della sua conoscenza>

Arowhena
26-10-2010, 19.58.51
Arowhena lo fissò un istante con un sorriso di simpatia.
Quell'uomo sapeva molte cose, e la sua saggezza era antica, antica come la propria, sebbene di radice differente.

- Il gallo... - mormorò - il gallo è un simbolo complesso, amico mio! Come tutto su questa terra, ogni cosa ha molteplici aspetti e molteplici letture. Ma se la pietra è quella angolare cui siete devoto, allora il gallo è il testimone di quel tradimento che sancì con tre chicchirichì!

Sorrise allora trionfante rivolta al Cappellano.

Guisgard
26-10-2010, 20.09.57
La verdeggiante foresta che circondava Camelot.
Le possenti mura dei quel favoloso reame.
Le alte torri che sembrava quasi sorreggere il cielo.
Le strade in festa, attraversate da cortei colorati, di paggi e musici, cavalieri in parata e dame tutt'intorno con i loro sguardi innamorati.
Le campane delle cattedrali che con i loro rintocchi sembravano voler destare i cuori alle più alte gioie della vita.
E poi i volti dei suoi amici.

Ma l'incanto di quel sogno durò poco.
Qualcosa destò Llamrei.
La donna sentì un rumore di passi ed un attimo dopo tre di quegli uomini che aveva imparato a conoscere condussero nella cella una fanciulla terrorizzata.
La legarono con delle catene alla parete, mettendola accanto a Llamrei.
La fanciulla cominciò a pingere e a gridare ed allora uno di quegli uomini la prese a schiaffi e poi a pugni, fino a zittirla.
Un momento dopo i tre uscirono dalla cella.
La fanciulla, colpita a sangue, visti usciore i tre, riprese a piangere in preda al terrore.
http://blog.rassegna.it/blogs/cinepressa/image/martyrs2.jpg

Talia
27-10-2010, 00.34.50
Serrai il pugno, stringendo l’elsa del coltello tanto forte da perdere quasi la sensibilità alle dita... lui mi aveva preso le mani ma me ne rendevo conto appena, tanto era il tumulto di rabbia, di frustrazione, di paura che mi avvolgeva e mi rendeva difficile riflettere.
Abbassai lo sguardo un istante e inspirai... Quel cavaliere aveva ragione, in parte, ma non sapeva tutto e perciò non poteva capire... Quando, infine, rialzai gli occhi su di lui ero più calma e una sorta di serenità intrisa di consapevolezza era scesa in me.
“Vivere...” sorrisi “E’ un consiglio saggio il vostro! Molto! Ma, vedete, la mia vita è a Cartignone! E’ a Cartignone che ho passato più della metà dei miei giorni, e l’altra metà l’ho trascorsa in questo bosco... non conosco vita lontano da qui e non posso conoscere pace se non vi è pace in questi luoghi. Comprendo ciò che dite, credetemi... e ammetto che ci possano essere delle persone che preferiscono chiudere gli occhi e aspettare che qualcun altro risolva i problemi per loro, ma io non sono così: io non posso chiudermi entro le sicure mura della città ed ignorare ciò che avviene al suo esterno!”
Lo osservai un istante, come cercando le parole, chiedendomi quanto fosse saggio raccontargli tutto quello... e tuttavia ero lì, c’eravamo entrambi...
“Io conosco molto bene questo bosco!” ripresi “E mi ci posso orientare con una certa facilità! Ho parlato con impeto poco fa e forse ho esagerato nei termini ma, credetemi, non sono stupida: non ho intenzione di gettarmi tra le braccia di quegli assassini... però voi ci avete dimostrato che sono uomini e non demoni o fantasmi, come si vociferava in città... e, se sono uomini, come tali possono essere affrontati! Ho parlato con i soldati che hanno ritrovato alcuni dei corpi delle vittime... loro mi hanno descritto un luogo che non dovrebbe esserci in questo bosco: gallerie, grotte, come una sorta di antiche catacombe... ad ovest. Niente di simile dovrebbe esserci in quella zona! Non c’è nessuno a Cartignone che ne sappia qualcosa... e io è là che voglio andare! Scoverò il luogo in cui si nascondono, osserverò le loro abitudini, li renderò affrontabili... e solo allora tornerò a Cartignone e farò rapporto al principe!”
Scossi appena la testa e sorrisi: “Voi penserete che sono pazza... e forse avete ragione. Però, qualsiasi cosa possiate dire, non mi farete cambiare idea! Perciò, che siate d’accordo o meno, vi prego ora di lasciarmi andare! Come vedete sto bene, perciò niente vi impedisce di tornarvene al confortevole tepore della locanda...” lo scrutai per un istante e poi, con un sorrisetto sarcastico, soggiunsi “Suppongo che gli agi di quel luogo vi manchino... vi inviterei ad accompagnarmi se non fosse così, ma temo che per voi sarebbe intollerabile restarne lontano per più di qualche ora!”

Guisgard
27-10-2010, 02.07.46
Nel bosco, Belven ed i suoi, furono sott'attacco prima che potessero rendersi conto di chi fossero i propri assalitori.
Gli alberi secolari che li circondarono divennero trappole mortali, dalle quali scesero i misteriosi nemici.
Dai rami degli alberi infatti, col favore della notte, veloci e silenziosi, gli assolitori furono in un momento sopra di loro.
La notte sembrava essere loro alleata e la sorpresa la loro forza.
In un attimo ben tre dei cavalieri di Belven furono sgozzati dai lunghi ed agili pugnali dei misteriosi assaltatori.
Lo scontro fu letale e sanguinoso.
Cavaliere25 scagliò le sue frecce contro quelle sinistre figure che sembravano confondersi nella notte e in un incubo senza forma, ma apparivano troppo veloci per essere colpite.
L'unica cosa che si mostrava di quelle figure ai cavalieri era la lucentezza delle loro lame ed il bianco dei loro occhi, che li rendeva simili a spettri.
"Restiamo in posizione di difesa!" Gridò Belven nell'impeto di quella battaglia.
Anche Goldblum il nano, con la sua arma, offrì il braccio ai cavalieri di Belven.
I cavalieri rimasti, benchè molto inferiori di numero agli assalitori, combattevano con vigore, ma l'esito dello scontro sembrò ben presto segnato.
"Così siamo troppo vulnerabili!" Pensò Belven. "Loro combattono in gruppo... è chiaro che questa è la loro forza... e noi abbiamo solo una possibilità... sebbene disperata..."
"Dividiamoci!" Ordinò improvvisamente Belven, cercando di far udire la sua voce al di sopra del fragore delle armi e delle grida della battaglia. "Dividiamoci! Cavaliere25, con me... da questa parte! Morven, Goldblum... dall'altra parte!"
E detto questo, Belven, facendo segno di seguirlo a Cavaliere25, corse nella direzione opposta a quella di Morven e Goldblum.

Guisgard
27-10-2010, 02.41.16
Nello stesso momento, al palazzo di Cartignone, nella biblioteca due figure stavano cercando di decifrare il misterioso linguaggio tatuato sull'uomo ucciso da Guisgard.
E nell'udire le parole di Arowhena, il cappellano sorrise.
"Credo che abbiate colto nel segno, amica mia." Disse entusiasta il chierico. "A questo punto sappiamo a cosa mirano i nostri misteriosi nemici. Vogliono colpire la Chiesa... ma abbiamo ancora alcune domande senza risposta... chi sono in realtà? E perchè torturano a morte delle povere innocenti, rendendole martiri della loro follia?"
Si avvicinò ad una delle finestre e scrutò la notte, prossima all'albeggiare, quasi ad invocare quelle risposte alle sue domande.
"Sant'Ireneo diceva..." aggiunse "... che il Male è sempre vicino al Bene..."
In quel momento qualcuno scese nella biblioteca.
"Avete trovato qualcosa?" Chiese Frigoros ai due. "Qualcosa che ci aiuti a scacciare questo incubo?"
"Non credo che le risposte al nostro dramma" aggiunse Guxio, che aveva seguito il suo signore nella biblioteca "le troveremo fra questi libri... o chiedendole ad una pagana..." concluse fissando con disprezzo Arowhena.
"Mi è stata di grande aiuto, invece." Intervenne il Cappellano. "Lady Arowhena ha il dono della conoscenza unita all'arguzia di intendere e alla sottigliezza nell'interpretare. E questi doni il buon Dio li ha concessi alla nostra dama, senza badare troppo alla sua razza, o alla cultura dalla quale proviene."
E finito di parlare fece un lievo inchino col capo, come segno di osservanza e rispetto.

Guisgard
27-10-2010, 03.00.07
Intanto, nel vilaggio dei nani, Empi ed Icarion, con le stesse sembianze degli abitanti del posto, avevano raggiunto Elisabeth a casa di Sausar.
"Ciò che sappiamo" disse questi, interropendo Empi "è che qualcosa di oscuro dimora la fuori, nel bosco. Ma fino a quando resteremo qui, protetti nel nostro villaggio, nulla ci accadrà."
"Ma vivere così è da vigliacchi!" Intervenne Icarion. "Non potete restare chiusi qui dentro, mentre qualcosa di terribile dimora propri fuori le mura di questo villaggio!"
Tutti restorono sorpresi dall'impeto di quel nano, ignorando ovviamente la sua vera identità.
"Non essere insolente!" Lo richiamò Sausar. "Rammenta il tuo ruolo e bada a come ti esprimi!"
"Ma vivere così e come non vivere affatto!" Ribatté il principe.
"Ora basta!" Lo zittì Sausar. "Un'altra parola con quel tono e ti farò metterò ai ferri!"
"Anche se starò zitto le cose non cambieranno!"
"Ora basta!" Urlò Sausar. "Portatelo in prigione!" Ordinò alle due guardie presenti. "Stare al fresco gli calmerà i bollenti spiriti!"
Appena le guardie lo immobilizzarono, Icarion avrebbe voluto reagire.
Ma fissò Empi e per non rovinare tutto, suo malgrado, decise di non fare resistenza, lasciando che le guardie lo portassero via.
"Ora perdonatemi..." si scusò Sausar "... ma sono atteso da alcune faccende da risolvere. Affido a te la nostra ospite." Disse poi ad Empi, indicando Elisabeth.
E, salutati i presenti, uscì.

Morrigan
27-10-2010, 03.40.38
In un istante, la luce era cambiata.
Un attimo prima Morven stava ascoltando con avidità le informazioni che Goldblum stava rivelando loro.
Un attimo dopo le sue orecchie furono oscurate da un rombo sordo che riempì l’aria intorno.
Un attimo prima stava guardando con sollievo e con una punta di soddisfazione al proprio operato e a come fosse riuscito a comprendere bene l’animo del guerriero.
Un attimo dopo il suo spirito fu come oscurato, sorpreso, stordito e bendato da una forza violenta e improvvisa, che gli scese sul capo e che per poco non lo scaraventò al suolo.

Morven perse l’equilibrio, si puntellò sull’erba e in un istante il suo sguardo si lanciò verso l’alto, verso i rami degli alberi che circondavano la radura e che si protendevano verso di loro. Quei rami che si erano rivelati provvidenziali per i loro agguerriti assalitori, che in quel momento, come rapidi uccelli oscuri generati dal ventre della notte, si scagliavano contro di loro. Le loro lame scintillavano rapide nel buio, e al suo fianco il giovane cavaliere vide cadere un suo compagno senza che questi avesse il tempo di estrarre le armi.
Morven, allora, si lanciò di lato, per prendere almeno un istante, ed estrasse dai foderi le due spade. Quindi, incitato dalle grida di Belven, adirato per la morte dei suo compagno e galvanizzato dall’idea di un nuovo scontro, si lanciò contro l’uomo che aveva appena ritratto la lama dal collo del soldato. Si lanciò contro di lui con foga incontrollata, anelando soltanto di vederlo cadere al suolo in una pozza di sangue.

Era stato forse a causa della natura improvvisa di quell’attacco, della sorpresa di vedersi di fronte un numero così elevato di nemici, o forse solo l’oscurità della notte, che rendeva tutto più incerto e pauroso… o forse era stato semplicemente perché ancora non era così avvezzo alla mischia come gli piaceva credere… per questo o per altri motivi, comunque avvenne che Morven si lasciasse completamente vincere dalla foga, dimenticando l’ordine e ogni forma di ragionamento razionale.
Nella singolar tenzone, fino a quel momento, il giovane aveva dimostrato di avere un equilibrio e un controllo del duello fuori dal normale… ma nella mischia di quella notte, dal suo animo venne fuori soltanto una rabbia sorda ed incontrollata, guidata forse dalla paura, o guidata forse del desiderio… una paura che lo spinse a cercare con insistenza i corpi degli avversari, a menare fendenti con l’una e l’altra mano, a bramare la lama di più nemici alla volta, esponendosi pure con mosse azzardate, che troppe volte lasciarono scoperto il bersaglio.

Fu mentre la testa iniziava a girargli in quella violenta emozione della battaglia che udì in lontananza la voce di Belven, quasi gli stesse arrivando da distanze infinite. Morven non ne afferrò che il vago senso, tanto le sue orecchie erano piene del battito accelerato del suo cuore.

"Dividiamoci!... Dividiamoci! … Morven, Goldblum... dall'altra parte!"

Automaticamente, istintivamente, Morven si spostò nella direzione indicata da Belven, continuando a tenere a bada gli aggressori con le sue due spade.
Tuttavia, il loro numero era ancora superiore, rispetto alle loro forze, e Morven si trovò ad un tratto nella scomoda posizione di dover indietreggiare. Cominciò a chiamare Goldblum, a cercare l’appoggio della sua spada in quella lotta, ma la bassa statura del suo compagno gli impediva di scorgerlo tra gli assalitori.
Indietreggiò ancora, e già era al limitare del bosco. Con un fendente squarciò il ventre dell’uomo che gli stava davanti, ma ancora altri due gli stavano addosso. Le sue due spade, pur valenti, erano troppo corte per tenere i nemici a debita distanza. Il ragazzo cominciò a perdere lucidità e a menare colpi con violenza senza calibrare troppo la direzione ed il bersaglio. In breve, pensò di essere rimasto solo, solo con le sue due armi, solo con quei nemici, ed ebbe paura. E la paura fa muovere gli uomini con mala grazia e con scarza ponderatezza, conducendoli spesso proprio in quelle vie che essi avevano in principio deciso di rifuggire.
Un ultimo impeto di coraggio, di forza, di ardimento, gli permise ancora una volta di scagliarsi contro quegli uomini che lo compivano senza sosta. Il sangue di uno di loro gli schizzò il viso e lo accecò per un istante.
L’attimo dopo il cavaliere era a terra. Gli aggressori giacevano sull’erba, davanti a lui. Il corpo di uno di loro gli pesava su una gamba. Morven fece uno sforzo, si liberò. Si guardò intorno e si avvide di essersi allontanato dalla radura e dai suo compagni. Era solo.

“Goldblum!” gridò, chiamando il nano nella speranza che fosse ancora in vita “Goldblum!”

Ma gli rispose solo il silenzio del bosco.
Allora Morven si trascinò per qualche metro, chè il dolore alla gamba gli impediva di sollevarsi. Si trascinò nella direzione in cui il suo orecchio intese scorrere dell’acqua in lontananza. Ma per quella fatica, gli occhi gli si chiusero e di colpo tutto divenne buio nella sua testa.

Guisgard
27-10-2010, 03.50.15
Nel frattempo, nel bosco, Guisgard e Talia erano avvolti dalle inquietudini che animavano quella notte ormai prossima all'alba.
Il cavaliere di Cornovaglia osservava quella ragazza.
Le teneva le mani e si accorgeva della sua determinazione da come stringeva quel pugnale.
E poi il suo sguardo.
Ora deciso, ora incerto.
E da uno sguardo si può capire molto di una persona...

La campagna al tramonto assume dei colori unici.
Tutto sembra assopirsi ed acquietarsi al passaggio del Sole morente.
Se si è fortunati e l'aria è limpida, allora tutto si tinge di un vivo manto purpureo che sembra rinvigorire ogni cosa.
"Non essere sciocca, Carry..." disse Guisgard "... la casa sul lago è dall'altra parte della riva e noi non abbiamo tutto questo tempo..."
"Io sogno quella casa da quando ero bambina..." sospirò lei "... qiuando con mia sorella venivamo a giocare su questo lago... ho sempre desiderato vederla da vicino... ed il fatto che oggi posso vederla con te... oh, ti prego... andiamoci ora..."
"Ma tuo marito sarà al castello a momenti..."
"Guis... portami a vedere quella casa..."
"E sia... andiamo."
"Oh, amore mio!" Gridò raggiante lei. "Ti amo!"
"Andiamo e non perdiamo altro tempo..."
Ma proprio in quel momento si udì in lontananza il suono di un corno che salutava il ritorno del marchese al castello.
"Oh... la casa sul lago..." sospirò lei.
"Ci andremo domani... te lo prometto..."
"Odio quel castello... io... io non posso più viverci... portami via con te, Guis... portami dall'altra parte del lago e dall'altra parte del mondo..."
"Amore mio..." le sussurrò lui prendendola per mano.
"Che sciocca... perdonami..." disse lei asciugandosi le lacrime "... non è questo il momento di lasciarsi prendere dallo sconforto..."
"Fuggiamo via da qui! Ora! Vieni via con me!" La esortò lui.
"Amore... sai bene che dobbiamo ancora attendere... ma tu mi aspetterai?"
"Sai che lo farò..."
"Domani ci ritroveremo qui, alla solita ora..." disse lei "... e mi porterai a vedere la casa sul lago, vero?"
"Si, te lo prometto..."
Il suo sguardo.
Guisgard non avrebbe mai dimenticato quello sguardo.
E nemmeno quel giorno.
Perchè i due amanti non riuscirono mai a vedere la casa sul lago.

Lo sguardo di Talia tradiva inquietudine, tormento, paura, sofferenza.
Poi Guisgard sorrise come era suo solito.
"Si, avete ragione..." disse "... la locanda è confortevole... ma lo è soprattutto di notte... ed ora invece è quasi l'alba..." aggiunse scrutando il cielo che andava pian piano schiarendosi ad Oriente.
Lasciò le sue mani e raccolse da terra la sua spada.
"Avanti, cosa aspettate..." voltandosi verso la ragazza "... credevo foste impaziente di visitare quel posto misterioso... su, forza, dirigiamoci dove avete detto... ad ovest."
Poi, facendosi serio aggiunse:
"Ma badate che se non troveremo niente voglio da voi la promessa che la smetterete con questa insana voglia di fare l'eroina! E non accetto rifiuti!"

cavaliere25
27-10-2010, 12.54.44
Segui Morven nella direzione che mi fu indicata e continuando a scoccare frecce feci da scudo a Morven standogli col le spalle dietro le sue e guardando attentamente dove erano quei maledetti sanguinari la stanchezza si stava facendo sentire ma cercavo di resistere il piu a lungo possibile.

Talia
27-10-2010, 18.53.50
Vidi qualcosa in fondo ai suoi occhi, vidi una luce diversa attraversarli per un momento e, proprio in quel momento, mi parve lontano da lì... non sapevo a cosa o a chi avesse pensato, ma in quell’istante compresi che il mio non era il solo animo inquieto lì... e quando tornai a guardarlo fu, per qualche ragione, con occhi nuovi.
“Se non troveremo niente...” risposi con un mezzo sorriso ironico alla sua ultima, seria affermazione “...del che dubito, vi prometto che farò comunque in modo di riportarvi fuori da questo bosco tutto intero!”
Misi allora il pugnale di nuovo al suo posto e mi voltai per riprendere la via che stavo percorrendo prima del suo arrivo.
Avevo fatto neanche dieci passi quando, colta da un pensiero improvviso, mi bloccai e mi voltai a guardarlo: “Oh, e...” dissi, lanciandogli un’occhiata divertita e vagamente maliziosa “per favore, cercate di camminare più silenziosamente, ché se fate tutta la confusione che avete fatto venendo qui, ci sentiranno arrivare con un giorno d’anticipo!”

Guisgard
28-10-2010, 01.45.45
Nel bosco infuriava la sanguinosa battaglia.
Secondo gli ordini di Belven, i cavalieri superstiti, Morven, Goldblum e Cavaliere25, cominciarono a lasciare il punto in cui si stava combattendo.
Ma il giovane arciere, non obbedendo alle indicazioni di Belven, aveva seguito Morven, per poi perderlo di vista.
Cavaliere25 si ritrovò così disperso in mezzo a quella verdeggiante macchia.
Non sentiva più i suoini della battaglia e le grida dei combattenti.
Tutto sembrava tacere.
Anche il bosco si era ammutolito.
Ed in quell'irreale silenzio, il giovane arciere cominciò a percepire un'insopportabile inquietudine.
Poi, ad un tratto, udì dei rumori.
Prima confusi e lontani, poi sempre più chiari e vicini.
Qualcuno o qualcosa si stava avvicinando a lui.

Guisgard
28-10-2010, 01.53.35
Il fuoco.
Caldo e rassicurante consumava la legna adagiata nel camino, proiettando inquiete ombre sulle pareti di quell'austera stanza.
Pian piano Morven cominciò a svegliarsi.
Il silenzio di quel luogo trasmetteva pace e tranquillità.
Il cavaliere cominciò ad osservare ciò che lo circondava, fino a scorgere una misteriosa figura seduta davanti al camino che gli dava le spalle.
Stava con un coltello incidendo un pezzo di legno.
"Vi siete risvegliato..." disse, senza voltarsi verso Morven "... avevate perso i sensi..."

Morrigan
28-10-2010, 02.14.09
Il primo tra i sensi a risvegliarsi fu l'udito... lo schioccare del legno, il crepitare della fiamma, il suono ritmico e deciso di una lama che incide una superficie...
Poi aprì gli occhi... la penombra lo avvolgeva, e i corpi flessuosi delle lingue di fuoco si disegnavano sul soffitto, proiettandosi e danzando davanti al suo sguardo, reso ancora incerto da quel mancamento...

"Vi siete risvegliato..." disse allora una misteriosa figura seduta al camino, senza nemmeno voltarsi verso Morven "... avevate perso i sensi..."

A quelle parole, Morven saltò su. Fissò la figura davanti a lui, poi passò uno sguardo su se stesso. Aveva ancora indosso la propria armatura, ma passandosi le mani lungo i fianchi, subito si avvide che era stato disarmato, e che non indossava più il cinturone cui era solito affibbiare le due spade.
Questa evidenza lo rese inquieto, così come lo inquietava il fatto che il suo ospite continuasse a nascondergli il suo volto.

... Chi era quella misteriosa figura? Cosa era accaduto dopo la battaglia? Dove si trovava? E dove di trovavano i suoi compagni? Erano essi ancora in vita? E Goldblum?...

Questi e tanti altri interrogativi gli arrivarono alla mente come una pioggia di dardi lanciati su una schiera nemica.
Fissò una volta ancora l'immobile e silenziosa figura, come se solo da quella fonte potesse giungergli quella conoscenza.

"Dove mi trovo?" riuscì a chiedere, infine, con voce ancora confusa "E perchè sono qui? Cosa è accaduto nel bosco?"

Guisgard
28-10-2010, 02.22.33
Il Sole si era ormai levato dal suo giaciglio d'Oriente.
Il bosco sembrava ora aprirsi al passaggio dei due, che venivano quasi inghiottiti da quel lussureggiante e selvaggio scenario.
"Io cercherò di essere più silenzioso..." disse sarcastico Guisgard a Talia, mentre cercava di riconoscere l'angusto sentiero che a fatica si apriva tra gli sterpi e i rovi "... e voi conservate un pò del veleno della vostra lingua, in modo da poterne intingere dentro le frecce che avete con voi... almeno avremo a nostro favore un'arma letale!"
Proseguirono ancora verso ovest, fino a quando trovarono una vecchia e diroccata costruzione.
"Sembra sia stata una chiesa un tempo..." osservò Guisgard, avvicinandosi alla porta di quell'edificio.
Questa però era bloccata da due pesanti assi di legno inchiodate ad x.
"State indietro..." disse poi a Talia.
Cominciò allora, con la sua spada, a picchiare sui chiodi che tenevano unite le assi.
E quando furono allentati, raccolto un grosso ramo, prese a battere contro le assi, fino a spaccarle.
Poi, con un calcio sfondò facilmente la debole porta della chiesetta.
L'aria all'interno della costruzione era viziata e pesante, mentre la polvere dominava ovunque.
La luce, dalla porta sfondata, potè finalmente penetrare nella chiesetta, cominciando ad illuminarne l'interno.
Era in pessime condizioni e la piccola navatella era quasi bloccata da ciò che restava delle panche in legno e delle statue raffiguranti alcuni santi.
Guisgard e Talia si guardarono intorno.
Ad un tratto il cavaliere fece segno alla ragazza di guardare verso l'abside.
"Questa chiesa è stata sconsacrata..." mormorò Guisgard segnandosi e indicandole una grande croce capovolta proprio sopra l'altare.

Guisgard
28-10-2010, 02.39.45
Il fuoco continuava a consumare la legna, rendendo la brace sempre più ardente e calda.
"Siete a casa mia, cavaliere." Disse la misteriosa figura, smettendo di incidere il pezzo di legno che aveva in mano. "Vi ho trovato nel bosco, senza conoscenza. Non so cosa sia accaduto di preciso, questo dovreste dirmelo voi..."
Si alzò e finalmente si voltò verso il suo ospite.
Era un uomo anziano, ma di stazza robusta.
Aveva lunghi capelli bianchi che, scendendo lungo il viso, arrivavano a mischiarsi con la folta barba anch'essa bianchissima.
Il viso era rugoso ma mostrava ancora lineamenti decisi e ben fatti, mentre gli occhi chiarissimi davano alla sua espressione un inquieto fascino.

Morrigan
28-10-2010, 02.57.50
Morven per un istante restò rapito dallo sguardo di quell'uomo, dall'intera aura di grandezza che da lui emanava.
Si sarebbe detto un nobile per il portamento fiero, o un cavaliere per il fisico perfetto che ancora conservava e per quel lampo di ardimento che gli accendeva lo sguardo. Era imponente, severo e insieme cortese, e Morven non potè sottrarsi al fascino del suo sguardo che lo scrutava profondamente, come se avesse dovuto imporre la sincerità alle sue risposte.
E cosi, irrazionalmente, senza nemmeno conoscere l'identità di colui che gli stava dinnanzi, e se fosse egl amico o nemico, Morven seguì il proprio istinto e, chinando appena il capo in un sospiro triste, cominciò:

"Siamo stati attaccati nel bosco, io e i miei compagni... tanti, troppi... uomini strani, non cavalieri, piombati su di noi con l'inganno... e con la sete di sangue negli occhi... una sete di sangue che non era di uomini, ma di bestie! Io non so chi fossero, nè cosa li abbia spinti ad una tale, scellerata violenza... mi sono trovato in difficoltà, separato infine dai miei compagni... mi sono difeso... devo averli uccisi, o almeno spinti alla fuga... ma questo è tutto ciò che ricordo, signore, prima che i miei occhi si chiudessero..."

Poi abbassò il capo e tacque, perchè il pensiero di quella scena che aveva rievocato lo aveva reso immensamente triste e insieme rabbioso.

Guisgard
28-10-2010, 03.08.15
L'uomo ascoltò Morven senza tradire alcuna emozione.
Almeno esteriormente.
Si chinò verso il camino e mise altra legna sul fuoco.
"Accanto a voi non c'era nessuno..." prese a dire "... nè amici, nè nemici... forse solo madonna Morte, spaventata dal mio arrivo..." aggiunse divertito.
Riempì allora una ciotola con brodo e carne, porgendola poi a Morven.
"Mangiate... questo vi rimetterà in forze.
Versò del vino in una coppa e la offrì al cavaliere.
"Ora perdonatemi, ma ho da fare..." riprese a dire "... voi mangiate e poi cercate di riposare..."
E poco dopo che fu uscito dalla stanza, Morven cominciò a sentire degli strani rumori.
Come se qualcuno stesse raschiando e pulendo qualcosa di metallico.

Morrigan
28-10-2010, 03.29.46
Il giovane prese la ciotola dalle mani dell'uomo e iniziò a consumarne il contenuto avidamente. Si accorse solo allora di essere digiuno da molto tempo e di quanto il suo fisico avesse bisogno di quel nutrimento.
Guardò quell'uomo uscire dalla stanza e prese a bere il contenuto della coppa.

Era rimasto solo, e nel silenzio iniziò lentamente a ragionare. Che strano uomo era quello! Morven realizzò in quell'istante di non avergli nemmeno domandato il nome, nè di aver chiesto in quale luogo si trovassero. L'emozione che gli era salita alla gola al ricordo dello scontro e al pensiero del destino incerto dei suoi compagni gli avevano cancellato la mente quelle curiosità, che tuttavia ritornarono prepotenti in quel momento.
Fu allora che Morven cominciò a sentire degli strani rumori, come se qualcuno stesse raschiando e pulendo qualcosa di metallico.
Si domandò di cosa si trattasse, e istintivamente si mise in allarme. Quell'uomo aveva un aspetto così fiero e uno sguardo così saggio, che il giovane mai avrebbe potuto pensare alcun male... ma viviamo in tempi stravolti e dissennati, dove il male si cela sotto ogni forma, e dove l'onore comincia a perdere il profumo e la consistenza...

Cercò attornò a sè, sui mobili attigui, traccia delle sue spade, ma non le scorse da nessuna parte. Provò allora ad alzarsi in piedi, e un forte dolore gli colse la gamba e per un attimo gli tolse il fiato. Morven cercò di ricordare dove e in che modo si fosse ferito, ma non riuscì a rammentarlo. Tuttavia, si disse, quella ferita di certo non era così grave, poichè dopo pochi minuti si era già abituato a muoversi, seppure con qualche incertezza, sulla gamba dolorante. Così, cercando di produrre il minimo rumore possibile, si mosse verso la porta da cui l'uomo era uscito, aprì l'uscio con attenzione e, seguendo quel rumore stridente e metallico, cercò l'uomo con lo sguardo... finchè non lo vide,e l'uomo era tanto immerso nelle sue operazioni da non notarlo.
Così Morven, nascosto dietro lo stipite di una porta prese a spialo con attenzione sempre crescente.

Talia
28-10-2010, 03.34.39
Sorrisi appena alle parole del cavaliere... 'conservare del veleno', aveva detto... beh, era divertente, dopotutto! Sorrisi, ma non risposi niente...
Poco dopo giungemmo a quella costruzione... era la prima volta che mi ci imbattevo e ciò mi causò un vago senso di disagio: pensavo di conoscere bene quel bosco, come mai dunque non avevo mai visto prima quell'edeficio?
Mentre il cavaliere tentava di sfondare la porta, io mossi qualche passo intorno, osservando le mura esterne costruite con grossi blocchi di pietra grigia e regolare...
Strane incisioni su uno di questi blocchi attrassero la mia attenzione... erano immagini che a fatica riuscivo a distinguere, per come erano logore dal tempo... vi poggiai la mano delicatamente e ne seguii i contorni, come a volerne cogliere il senso... sembravano figure umane e strani animali...
Il caratteristico rumore di una porta sfondata con un calcio mi riscosse, corsi verso il cavaliere e con lui gettai lo sguardo all'interno della navata buia... riuscivo a fatica a distinguere uno spazio ingombro di polvere e di oggetti... alla sua esclamazione sorpresa, poi, alzai lo sguardo verso l'altare e vidi la croce...
Annuii alle sue parole... sconsacrata... già, ma perché?
Lentamente, con cautela, mossi alcuni passi avanti e mi inoltrai nella stretta e buia navata...

Guisgard
28-10-2010, 03.40.16
Morven così, seminascosto, cominciò ad osservare quell'uomo.
Si trovava in una piccola camera, simile ad un cella stretta ed angusta.
L'uomo era seduto presso un'incudine, sulla quale stava pulendo un oggetto strano, incrostato e ricoperto di singolare materiale.
Batteva forte su quell'oggetto, ma pulirlo sembrava difficile, quasi impossibile.
Ad un tratto si voltò e riconobbe la sagoma, seminascosta, di Morven.
"Vedo che potete già camminare..." disse asciugandosi il sudore "... ne sono lieto. Inoltre la curiosità che tradite, sebbene non certo virtù cortese, è segno di vivacità di spirito. Me ne compiaccio, cavaliere."
Ed acennò un lieve sorriso.

Guisgard
28-10-2010, 03.54.07
La croce oscillava dall'abside e scricchiolava sopra l'altare.
La luce proveniente dalla porta la investiva in pieno, facendo si che la croce gettasse la sua ombra alle spalle dell'altare e lungo la parete alla destra di questo.
Camminare nella navata era difficoltoso, a causa dei resti che ricoprivano quasi tutto il pavimento.
Sulle pareti vi erano piccole nicchie ora vuote, ma che un tempo avevano senza dubbio ospitato le statue i cui resti giacevano a terra nella navata.
Ad un tratto, mentre camminava nella navata, Talia si accorse di qualcosa.
Erano ossa umane, forse vecchie di anni.
Erano stranamente segnate, come se qualcuno le avesse colpite con armi o altri corpi contundenti.
"Ehi, venite a vedere qui..." la chiamò Guisgard.
Il cavaliere le mostrò una sorta di grata che si apriva a terra, alla sinistra dell'altare.
"Sembra una botola..." disse "... chissà dove conduce..."

Talia
28-10-2010, 04.07.16
La vista di quelle ossa a terra, forse perché inattesa, mi turbò non poco e, istintivamente, feci mezzo passo indietro... ma poi, facendomi coraggio, mi avvicinai di nuovo e mi piegai per osservarle meglio: strane impronte simili a profondi solchi le segnavano... dovevano esser stati gravemente battuti quei corpi... che quel grave delitto fosse il motivo della sconsacrazione? O che ne fosse l'effetto?
La voce del cavaliere mi distrasse... lo raggiunsi e gettai un'occhiata alla botola che mi indicava.
"Non so..." risposi "Forse c'è una cripta sotto l'altare!"
Alzai lo sguardo e lo osservai alla debole luce che entrava dalla porta...
"Solleviamo la grata e andiamo a vedere?"

Guisgard
28-10-2010, 04.21.48
"Si, siamo qui... sarebbe sciocco non controllare..." disse Guisgard "... la grata è pesante... ecco, fate leva con questo" porgendole un pezzo di legno che aveva incastrato nella grata "... io tenterò di sollevarla... al mio tre... uno... due... tre!"
Quel sistema funzionò e la grata fu sollevata.
Guisgard allora cominciò a scendere, facendo cenno a Talia di seguirlo e fare attenzione.
Pian piano che scendevano in quello strano cunicolo verticale, la luce diventava sempre più debole, fino a svanire del tutto.
"Attenta dove mettete i piedi..." mormorò il cavaliere "... ho idea che questo cunicolo sia abbastanza profondo..."
Scesero per un altro bel tratto, fino a quando cominciarono a scorgere una debole luce sul fondo.
E man mano che scendevano la luce diventava sempre più forte.
Guisgard giunse alla fine del cunicolo.
Poi con un balzo saltò fuori, ritrovandosi in una sorta di piccolo antro.
"Avanti, non abbiate paura e saltate giù." Disse a Talia. "Vi prendo io, tranquilla."

cavaliere25
28-10-2010, 11.54.27
Mi guardavo intorno avevo perso l'orientamento e avevo sbagliato lato del campo mi senti solo e indifeso cercavo di captare le voci dei miei compagni ma nulla rimasi fermo senti dei rumori avanzare verso di me feci finta di nulla per poi girarmi di scatto.

Talia
28-10-2010, 13.20.20
Quell’esclamazione mi fece sorridere...
“Ah, beh... se mi prendete voi...” mormorai tra me.
Poi, non senza una vaga punta di orgoglio, saltai giù ed atterrai su entrambi i piedi, piegando appena le ginocchia per ammortizzare l’atterraggio.
“Beh, grazie lo stesso... del pensiero!” gli dissi, ostentando noncuranza, mentre mi raddrizzavo elegantemente e scuotevo con delicatezza la polvere dal mio abito.
Gli lanciai appena un'occhiata fuggevole, prima di sollevate la testa e guardarmi intorno... era una caverna non molto ampia, la luce proveniva da un punto all’estrema sinistra che, tuttavia, non potevamo scorgere poiché restava oltre un’ampia curva... quella luce illuminava solo a tratti le pareti irregolari...
“Beh, direi che non è una cripta!” constatai “Dove credete che siamo finiti?”
Parlando, mi ero avvicinata ad una delle pareti e così potei notare che in molti punti esse erano coperte da curiosi disegni tracciati con un tratto semplice ed essenziale... strane immagini delle quali non riuscivo bene a comprendere il significato...
“Venite a vedere!” esclamai, facendo cenno al cavaliere di raggiungermi “Ho visto disegni simili a questi incisi su una delle pareti esterne delle chiesa...”
Inclinai la testa da una parte, avvicinando ancora un poco il viso alla roccia: “Secondo voi cosa rappresentano?”

Morrigan
28-10-2010, 17.07.06
A quel punto Morven, vedendosi scoperto, si fece appena avanti.
Teneva ancora stretto con la mano lo stipite della porta, quasi temesse di lasciare quell'appoggio sicuro e farsi avanti. In realtà non era il dolore alla gamba che avrebbe potuto farlo vacillare, chè da qualche istante a quella parte, il ragazzo non lo avvertiva più, quasi l'avesse del tutto dimenticato.
No, erano lo stupore e la viva curiosità che gli stavano divorando l'anima, e che lo facevano quasi tremare, mentre con occhi avidi cercava di comprendere a quale lavoro si fosse applicato quell'uomo, il cui sguardo attento e la cui voce profonda lo avevano tanto turbato!

Era dimentico a tal punto di ogni cosa lo circondasse, che non si premurò nemmeno di rispondergli, nè di scusarsi per la sua impertinenza, nè tanto meno di cercare una giustificazione a quell'affettuoso rimprovero che il saggio anziano gli aveva rivolto, e che in qualunque altro momento egli avrebbe con rispetto approvato.

L'uomo era seduto presso un'incudine, e sopra quella superficie giaceva un oggetto di forma singolare, la cui reale natura sfuggiva ancora a Morven, poichè esso era ancora ricoperto di uno strano materiale, che il suo ospite stava faticando ad eliminare.
Morven chinò il capo, aguzzò la vista... a prima vista si direbbe proprio... ma no! Come potrebbe mai un oggetto tanto sacro essere stato abbandonato in un simile stato?

Guardò il suo ospite, e una volta ancora fu colpito dall'aura di grandezza e di intimo valore che da lui emanava. Era stato uno sciocco a pensare, anche solo per un istante, che il male potesse albergare in quei tratti nobili e saggi! No, di certo quell'uomo doveva celare in sè qualcosa di prezioso!
La natura di Morven, riservata e forzatamente avvezza alla solitudine, lo avrebbe spinto per consuetudine a tenere chiusi in sè quegli interrogativi che gli crescevano nel cuore, ma proprio in quell'istante, mentre l'uomo, dopo un sorriso, aveva ripreso il suo alacre lavoro e sembrava non interessarsi più alla sua presenza nella stanza, proprio allora gli tornarono alla mente, senza alcuna logica motivazione, le parole rivolte qualche sera prima a Guisgard... io sono Parsifal... io sono Parsifal... ma proprio per questo, io non commetterò il suo stesso errore... la timidezza, il dubbio e l'angoscia non legheranno la mia lingua... io ho giurato che avrei cambiato la storia...

Così, in forza di quelle parole che si era detto, Morven si decise infine, e avanzò di qualche passo, fino a fronteggiare l'incudine e l'uomo che vi era chino sopra nello sforzo di quel travaglio.

"Poichè già una volta avete così graziosamente giustificato il mio difetto, signore, oserò spingermi oltre nella mia curiosità... chi siete voi, e qual'è la vostra vita in questi luoghi che ogni uomo di Cartignone sembra temere? E soprattutto..."

E qui esitò appena, lanciando un altro sguardo all'oggetto che l'uomo stava lavorando.

"... cos'è questo strano oggetto cui state prodigando tante cure? Mi sembra di conoscerlo, eppure sono certo che la cosa è impossibile!"

Guisgard
28-10-2010, 20.53.24
Cavaliere25 era nel bosco.
Tutto attorno a lui taceva.
Un silenzio innaturale.
Poi un fruscio, qualcuno o qualcosa che camminava tra la vegetazione verso di lui.
Il Sole filtrava attraverso gli alti e folti alberi che sembravano intrecciarsi fra loro, come a voler racchiudere il giovane arciere in una morsa.
Il rumore si fece più vicino.
Ad un tratto qualcuno emerse dai cespugli e con gesto rapido e improvviso portò una lucente lama alla gola di Cavaliere25.
"Accidenti a te, ragazzo!" Esclamò Belven, mentre teneva ancora la lama puntata alla gola di Cavaliere25. "Perchè non hai obbedito ai miei ordini? Ti ho cercato per un bel tratto di bosco! Ho sentito dei rumori e temevo si trattasse di qualcuno di quei maledetti che ci hanno assaliti!"
Rimise la spada a posto, respirò nervosamente, come a voler sbollire la rabbia e chiese:
"Hai notizia di Morven e Goldblum? Li ho visto correre in direzione opposta alla mia. Spero siano riusciti a mettersi in salvo..."
http://lisahendrix.com/wp-content/uploads/2008/03/rutger.jpg

cavaliere25
28-10-2010, 20.56.14
Lo guardai e dissi che bello rivedervi mi dispiace ma nella confusione mi sono perso e ho anche perso gli altri non saprei dirvi dove sono li andiamo a cercare insieme e aspettai una sua risposta

Guisgard
28-10-2010, 21.24.10
Il fuoco che ardeva accanto all'incudine illuminava con vigore la piccola cella.
Le ombre di Morven e del suo misterioso salvatore si proiettavano su quelle irregolari pareti, danzando quasi al suono della vivacità del fuoco.
L'uomo allora lasciò l'oggetto che teneva fra le mani, sebbene saldamente ancorato all'incudine, voltandosi verso il suo ospite.
"Siete ancora stanco..." disse "... e questa cella, con la sua aria pesante, non fa certo bene al vostro stato. Torniamo accanto al camino..."
Un attimo dopo i due sorseggiavano un caldo e benefico infuso davanti al focolare.
"Il mio nome è Louis de Orfard..." cominciò a dire "... provengo da una terra lontana e sconosciuta in questi luoghi... una terra che per nobiltà e splendore oscurerebbe cento Camelot e i cui cavalieri farebbero indietreggiare il fiore della cavalleria di Britannia... Afragolignone è il suo nome... abbandonai il mio reame in seguito ad una lunga malattia che mi impedì di esercitare il mio ruolo di cavaliere... giunsi qui dopo un lungo viaggio, nel quale persi mia moglie per gli stenti e le difficoltà incontrate..."
oggi il bosco è la mia dimora e la solitudine la mia sola compagna..."
Si avvicinò allora al camino e vi gettò sopra altra legna.
"L'oggetto di cui mi domandavate" aggiunse "era un dono per mia moglie... ma fui maldestro nel forgiarlo... tanto che ella non riuscì mai a vederlo ultimato..."
E mentre raccontava tutto ciò, il ricordo dell'amata moglie raggiuse il suo cuore.
http://fandangogroovers.files.wordpress.com/2009/12/robin-and-marian.jpg

Guisgard
28-10-2010, 21.37.02
Intanto, nel bosco, Belven e Cavaliere25 si erano ritrovati.
"Certo che dobbiamo cercarli!" Disse il capitano. "Ma stavolta cerca di restarmi vicino!"
I due così cominciarono a perlustrare la zona.
Vagarono un pò per il bosco, cercando tracce dei loro compagni, senza però trovare nulla.
Ad un tratto, per un colpo di fortuna, ritrovarono uno dei loro cavalli, fuggito in seguito alla confusione dell'agguato che li aveva sorpresi.
"E' inutile..." disse Belven "... sembra siano spariti nel cuore di questo oscuro bosco... meglio ritornare a Cartignone... torneremo a cercarli insieme a rinforzi che chiederemo a lord Frigoros e col favore del nuovo giorno."
E ritornarono a Cartignone.
http://www.alicia-logic.com/capsimages/lh_010RideWoods.jpg

cavaliere25
28-10-2010, 21.39.15
speriamo di ritrovarli dissi guardando Belvan spero non gli sia accaduto nulla e se li hanno catturati dissi guardandolo fisso negli occhi non sapremo mai dove li avranno portati e aspettai un suo cenno

Guisgard
28-10-2010, 21.58.56
Nel frattempo, in un punto imprecisato nel sottosuolo del bosco, due audaci figure si avventuravano verso l'ignoto.
Guisgard sorrise davanti all'orgoglio di Talia.
Poi, si avvicinò alla ragazza.
"Sono segni strani..." disse fissando i disegni che lei aveva trovato "... credo siano molto antichi... di certo non appartengono alla cultura normanna... e nemmeno sassone direi... probabilmente sono di origine pagana... celtica suppongo..."
Li osservò con più attenzione, sebbene la poca luce rendeva il tutto molto difficile.
"Sembra che raffigurino dei personaggi intenti in un qualche rito sacrificale... e le vittime non mi sembrano essere pecore o capretti..."
Fissò per un attimo Talia e poi il luogo in cui si trovavano.
E una velata inquietudine gli attraversò lo sguardo.
"E' meglio incamminarci e capire dove siamo finiti..."
E quando furono fuori da quell'antro si ritrovarono davanti un lungo corridoio, illuminato sulle pareti da un'infinità di candele.
"Ma che posto è mai questo?" Mormorò Guisgard.
http://ilblogdibarbara.ilcannocchiale.it/mediamanager/sys.user/23922/candela.jpg

llamrei
28-10-2010, 22.38.13
http://blog.rassegna.it/blogs/cinepressa/image/martyrs2.jpg


la mia disperazione crebbe....le forze mi stavano abbandonando...la speranza pure...stavo realizzando di aver perso la mia battaglia...e che non sarei mai più uscita viva da quel luogo....mi accasciai ...attendendo una fine liberatoria...

Morrigan
28-10-2010, 22.42.09
Morven restò a lungo in silenzio, ad ascoltare.
Si era lasciato cadere su una pelle e aveva appoggiato la schiena contro una delle colonne che, decorando la parete, delimitavano la bocca del grande camino, dentro il quale il fuoco affettuoso danzava, riscaldando la stanza e avvolgendo con la sua luce i due uomini. In una mano reggeva una tazza, quasi con negligenza, appoggiando il braccio al ginocchio che aveva piegato verso il petto. L'altra gamba, quella ferita, l'aveva lasciata invece distesa e rilassata, nel tentativo di far scomparire definitivamente il dolore in quell'abbandono e nel riposo di quella notte che si stendeva davanti a loro.
Notte lucente, come lo è ogni notte di rivelazione... lunga notte, e felice, come tutte le notti in cui due spiriti, per le indiscutibilli decisioni del fato e per le perfette combinazioni del cosmo, si incontrano, e ad un tratto, senza un'apparente ragione, iniziano a dialogare...

Ascoltò avidamente la storia di quel cavaliere.
Quando questi giunse a narrargli della moglie, Morven iniziò a scrutarlo con particolare interesse. Il giovane non aveva mai provato, fino a quel momento, nè le gioie nè i dolori dell'Amore vero.
L'Amore era per lui un concetto vago... un desiderio inappagato, il sogno di qualcosa da cercare e da trovare, il tratto sfocato di un volto, il sapore sfuggente di un frutto che non aveva ancora avuto il tempo di gustare nel modo giusto... l'Amore, quello che lui conosceva, era solo quello cantato dai menestrelli e dai poeti nella grande sala del palazzo di suo padre... un Amore fatto in rima per i sogni delle dame e le vanterie dei cavalieri... altro Morven non conosceva!
E d'improvviso, al ricordo di quella sala, e delle feste, e dei cantori, il giovane si fece d'un tratto immensamente triste. I suoi occhi si velarono di malinconia e le sue ciglia si abbassarono a celare quello sguardo. Fissò ostinatamente il contenuto della tazza, e solo dopo un lungo tratto, si accorse che la stanza era avvolta nel silenzio e Louis de Orfard aveva terminato la sua storia.

Sollevò di nuovo il viso, a guardarlo. Il vecchio fissava il fuoco, e aveva negli occhi un'espressione persa, lontana, come se se stesse seguendo una scena, una voce, un ricordo.
Morven lo fissò con ancor più attenzione... sì, in quegli occhi c'era la forma e il colore di lei, di quella donna tanto amata e tanto rimpianta... è questa la vera essenza dell'Amore?
In quel momento desiderò trovare qualche parola di conforto per quell'uomo, ma per quanto cercasse dentro di sè, non riusciva a trovarne alcuna. Erano entrambi due animi appesantiti da un ricordo del passato, e sebbene la radice della loro malinconia fosse profondamente diversa, tuttavia quel dolore era lo stesso. Quel dolore, quella notte, li univa e li rendeva fratelli, al di là delle evidenti differenze di origine, di anni, di esperienza, di vita.
E così Morven, comprendendo che non avrebbe potuto dir nulla che non fosse meno che banale su un argomento che non conosceva affatto, pensò che più giusto sarebbe stato, in quel momento, condividere con quell'uomo uno dei suoi segreti.

"Quell'oggetto che lavorate ... " iniziò a dire, con voce titubante, chiedendosi ancora se fosse o meno il caso di confidare a qualcuno quel pensiero che aveva giurato a se stesso di mantenere segreto " ... vi prego di perdonarmi, se mai nella mia espressione potrete mai trovare offesa a voi o al ricordo di vostra moglie... ma... quell'oggetto... io non ne conosco il motivo nè ritengo che le mie parole abbiano senso alcuno per un orecchio mortale... ma io l'ho già veduto!"

Prese fiato, si fermò un attimo a scurtare il viso dell'uomo, timoroso di un'avversa reazione a quel suo bizzarro discorso. Ma vedendo che questi non lo aveva interrotto, e piuttosto aveva volto i suoi occhi verso di lui e lo fissava attento, Morven si fece coraggio e continuò:

"Ciò che ho visto sulla vostra incudine non è che la sagoma informe di ciò che ho veduto, eppure al primo sguardo qualcosa risuonò nella mia testa... un'immagine familiare, di qualcosa che già si conosce... sempre che possa essere accettabile l'idea di conoscere qualcosa che si è visto solamente..." e qui esitò di nuovo "... che si è visto solamente nei propri sogni!"

Arowhena
28-10-2010, 23.30.15
Arowhena sentendo i passi provenienti dalle scale, si voltò e chinò lievemente il capo in segno di saluto.
"Avete trovato qualcosa?" Chiese Frigoros ai due. "Qualcosa che ci aiuti a scacciare questo incubo?"
Stava per rispondere, ma di nuovo quello strano figuro, Guxio, si era intromesso con parole pesanti ad interrompere la comunicazione tra lei ed il principe. Più volte aveva cercato di irritarla con quelle parole senza spessore che esprimevano dissenso e disgusto per la differenza di razza e di cultura, e di proposito, Arowhena aveva voluto evitare qualsiasi risposta per non abbassarsi ad un così basso livello culturale che tradiva una forte ignoranza... Ma questa volta era davvero infastidita... non si può interrompere la comunicazione per porre davanti dei muri inventati, la conoscenza prescinde dalla razza, la stima ed il rispetto per un altro essere vivente prescindono dalla differenza culturale.
Ma non ebbe il tempo di rispondere. Il Cappellano non resistette e rispose prima che lei potesse prendere la parola:

"Mi è stata di grande aiuto, invece." Intervenne il Cappellano. "Lady Arowhena ha il dono della conoscenza unita all'arguzia di intendere e alla sottigliezza nell'interpretare. E questi doni il buon Dio li ha concessi alla nostra dama, senza badare troppo alla sua razza, o alla cultura dalla quale proviene."

A quelle parole, Arowhena guardò il suo vecchio amico con sguardo complice in segno di ringraziamento... era bella la sensazione di essere in un certo senso protetta da chi ti conosce e ti vuol bene...

Socchiuse gli occhi, aprì le mani di fronte a sé e intonò una canzone:

Per sempre oppressi da desiderio e ambizione
c'e' una fame non ancora soddisfatta,
i nostri occhi stanchi ancora vagano all'orizzonte
sebbene abbiamo percorso questa strada così tante volte

L'erba era più verde
la luce era più brillante
il sapore più dolce
le notti di meraviglie
circondati di amici
la bruma cresceva all’alba
l’acqua correva
il fiume senza fine

per sempre e sempre

Talia
29-10-2010, 01.25.01
“Già...” mormorai, voltandomi a guardarlo “Sono strani segni in un’antica lingua... un po’ come quelli tracciati sul corpo dell’uomo che avete ucciso! Che sia una coincidenza?”
Osservai i suoi occhi per un istante mentre lui osservava i disegni... vi era in essi un tumulto di sensazioni ma l’inquietudine mi parve che le sovrastasse tutte. Anche io ero inquieta ma rimasi in silenzio, limitandomi a seguirlo quando si diresse verso quella che credevo essere l’uscita dell’antro.
E invece non vi era nessuna uscita... ci trovammo, al contrario, di fronte un corridoio lunghissimo.
Quella storia mi piaceva sempre meno!
E tuttavia eravamo lì e non c'era altro che si potesse fare...
"Coraggio!" sussurrai. Facendo poi segno al cavaliere di far piano e di tenere gli occhi aperti, mi sfilai l’arco dalle spalle e incoccai una freccia, tenendola bassa di fronte a me, dopo di che iniziai ad avanzare lentamente e in assoluto silenzio.

Guisgard
29-10-2010, 01.55.06
Talia aveva preso il suo arco, pronta a scoccare le frecce.
Ma Guisgard non si fidava di quel posto.
"Queste candele non si sono accese da sole e chi l'ha fatto" disse fra se "non voleva certo ringraziare qualche santo per una grazia ricevuta..." osservò poi quel misterioso ed angosciante luogo con ancora più attenzione "... è un posto perfetto per una trappola... e se così fosse, la nostra fine non sarebbe diversa da quella di due topi presi in gabbia..." pensò.
Ma questi suoi pensieri non li condivise con la ragazza.
"Non allontanatevi troppo da me..." disse a Talia "... restatemi vicina e fate attenzione a dove mettete i piedi..."
E la mano del cavaliere accarezzava costantemente l'elsa della sua spada.
Anche se lo stesso Guisgard era il primo a credere che questo, in caso di attacco in quel luogo, sarebbe stato totalmente inutile.

Guisgard
29-10-2010, 02.23.59
Intanto, nel palazzo di Cartignone, Frigoros e Guxio avevano raggiunto Arowhena ed il Cappellano nella biblioteca.
"Un semplice cappellano" disse Guxio "non può certo correggere un rappresentante del clero secolare! Voi occupatevi di predicare agli ignoranti ed ai villani... la teologia invece lasciatela a chi ne ha competenza."
A quelle dure parole del consigliere di Frigoros, il Cappellano rispose con un lieve e rispettoso inchino, senza dire nulla.
In quel momento passi veloci ed inquieti si udirono sulle scale.
"Milord, eccellenza..." esordì Belven entrando nella biblioteca e rivolgendosi al principe ed al suo consigliere "... è accaduto uno spiacevole episodio... siamo stati attaccati nel bosco da misteriosi aggressori... e purtroppo quasi tutti i miei uomini sono stati uccisi..."
"Capitano..." lo interruppe Guxio "... è questo il vostro valore, dunque? Perdendo uomini come i fiori perdono al vento i propri petali? Già viviamo un dramma senza fine, alla mercè di un nemico senza volto... vedere decimate così le nostre truppe è imperdonabile!"
"Avete ragione, eccellenza, me ne assumo ogni responsabilità..."
"E questo cosa cambierebbe?" Replicò Guxio. "Messere... vi siete comportato come un comandante non dovrebbe fare mai... siete sopravvissuto ai vostri uomini... e questo è da vigliacchi!"
Belven a quelle parole chinò il capo e provò una profonda rabbia.
"Non sprechiamo il nostro ardore litigando tra di noi!" Intervenne Frigoros. "Capitano..." rivolgendosi a Belven "... avete detto che quasi tutti i vostri uomini sono morti. Quindi qualcuno è sopravvissuto?"
"Non lo so ancora, milord." Rispose Belven. "Sono dispersi in quel bosco. Ecco perchè voglio chiedere altri uomini per andarli a cercare."
"Altri uomini da portare al macello?" Intervenne di nuovo Guxio.
Belven lo fissò senza rispondere nulla.
"Si, avete ragione, capitano." Disse Frigoros. "Non possiamo abbandonare quegli uomini alla mercè di un nemico del quale ignoriamo anche la natura, se sia umana o meno. Avrete una squadriglia di cavalieri. Però vi occorre una guida. Qualcuno che conosca bene il bosco o rischierete di vagare senza meta."
"Voi?" Chiese il Cappellano ad Arowhewna. "Se ricordo bene siete una buona conoscitrice del bosco. Potreste accompagnare voi i nostri cavalieri."

Guisgard
29-10-2010, 02.27.07
Nel frattempo, nella casa di Luois, Morven era stato incuriosito dal misterioso oggetto visto sull'incudine.
"Dite di aver già visto quell'oggetto?" Chiese Luois. "E in che modo? L'ho portato con me da Afragolignone quand'era ancora un pezzo d'acciaio informe... e nessuno qui vi è mai giunto per vederlo... come fate dunque a dire ci conoscere quell'oggetto?"

Guisgard
29-10-2010, 02.52.58
Intanto, in un luogo tanto segreto quanto maledetto, Llamrei si trovava incatenata in una cella umida e semibuia.
E accanto a lei la stessa sorte era toccata ad una fanciulla, che per la paura gridava e piangeva.
E tanto si dimenò che alla fine si accasciò quasi senza più forze.
Restò in silenzio per un pò, poi, rivolgendosi a Llamrei, chiese:
"Signora... mia madre mi starà cercando... tutta la mia famiglia sarà in pena... ditemi, vi prego... cosa ci faranno questi uomini? Ditemi, vi supplico... cosa ci accadrà?"
E mentre chiedeva ciò, cercava negli occhi di Llamrei un sostegno, una speranza o forse solo un'illusione.

cavaliere25
29-10-2010, 12.31.29
Ascoltai con molta attenzione il dibattito poi rivolgendomi a Belvan dissi ora signore come procediamo? se troveremo i vostri uomini sani e salvi sarò molto felice dobbiamo armarci fino hai denti se non vogliamo essere ammazzati da quei maledetti assassini dissi guardandolo negli occhi

llamrei
29-10-2010, 12.37.29
"mia cara....il Male è convinto di essere il Bene. E il Bene cerca in tutti i modi di imporsi...utilizzando il Male... Non vi posso dire che usciremo da qui...non lo garantisco..anzi...tutt'altro che pura illusione...ma certamente qualcuno si starà chiedendo come mai non siete tornata a casa e di conseguenza si starà muovendo per cercarvi...
Per quanto riguarda me...forse a Camelot i miei amici staranno finalmente respirando gioendo di non avermi tra i piedi: dicono che io sia una gran rompiscatole. Li lasciamo gioire per un pò..poi che dite? Gli faremo una sorpresa e gli rovineremo la serenità tornando?"
E mentre faticavo a parlare, cercando di rasserenare la ragazza...mi accorsi che l'effetto lenitivo delle mie parole aveva sortito in lei rimedio.
Aspettare....che qualcuno si accorga della mia assenza...ma chi..se non Elis o Morris...Morris...da quanto non lo vedevo...da quanto non ci litigavo..mannaggia ai cavalieri testardi! Ma che avventure!....e mi addormentai...

Morrigan
29-10-2010, 15.18.50
Morven scosse il capo confuso, e si lasciò sfuggire un sospiro di disappunto, e fors'anche di delusione.
Non aveva mai rivelato ad anima viva del sogno fatto ormai molti anni prima. Aveva tenuto dentro di sè, chiusi a doppia mandata nel suo cuore, tutti i dubbi e i pensieri che quello strano sogno avevano in lui generato, e l'aveva fatto per timore dello scherno, o peggio ancora dell'indifferenza degli altri.
Si chiese perchè mai si fosse atteso comprensione proprio da quell'uomo che non aveva veduto prima, ma subito una voce insistente gli risuonò nella mente... perchè c'è nobiltà in lui... e conosce la carità... e perchè egli è l'artefice di quell'oggetto, quindi per forza egli deve comprendere!
Dicendosi queste parole, Morven si convinse a proseguire con il suo racconto, sebbene le parole, indocili come giovani puledre, sembrassero talvolta volersi ancora ritirare nei meandri del suo silenzio.

"Voi credete nel potere dei sogni, mio signore? Credete che possa esistere un sogno tanto grande da forgiare l'intera esistenza di un uomo?"

Disse queste prime parole con slancio improvviso e fervore, quasi solevvandosi sul busto eretto e avvicinandosi idealmente al cavaliere. Poi però parve esitare, riadagiarsi nel suo rifugio, volgere il capo lontano dagli occhi del suo interlocutore, e ancora una volta il suo sguardo si velò di fosca inquietudine.

"Mi hanno chiamato pazzo, e mi hanno chiamato idealista... mi hanno schernito e hanno riso di ciò in cui più credevo... sono fuggito, è vero, di fronte a tutto questo, e per questo mi hanno chiamato vile e codardo..."

Piantò nuovamente i suo occhi scuri che ardevano di rabbia sullo sguardo sereno e placido del suo ospite, poi continuò:

"Ma non fu per viltà, mio signore... ve lo giuro! Fu solo per cercare la via per essere me stesso... la strada per afferrare quel sogno che feci in fanciullezza e che mi chiamava al mio destino... fu solo per poter tornare, che io scappai... tornare per poter dire <<Eccomi, sono qui... sono tornato per dimostrarvi come si costruisce un sogno!>> ... e in quel sogno, mio signore, mi apparve la vostra fucina, così come essa è davvero... mi apparve la vostra incudine e gli strumenti arroventati dal fuoco... e su di essa mi apparve un oggetto di squisita fattura, che riluceva della fiamma della forgia!"

Tacque un istante, come a placersi dal suo impeto e prendere fiato. Lanciò a Louis uno sguardo eloquente.

"Voi credete ai sogni?" chiese.

Morris
29-10-2010, 17.27.14
http://www.timelessmyths.com/arthurian/gallery/lancelot.jpg

Sir Morris..dorme nella sua casa di Camelot..e sogna di una dama che è in grave pericolo.
Llamrei è il suo nome..ma egli..pur sentendo il suo richiamo d'aiuto..non può far nulla..senza la concessione del re in persona: King Arthur lo ha relegato in una sorta di piatta forma mentale..ove potea soltanto.. poetare!
Nel sonno delira e pronuncia tal frase appena carpita: "Llamrei, Llamrei.. non posso cercarti..non posso aiutarti..mi spiace oh mia amica..non posso salvarti!"

Sir Morris

llamrei
29-10-2010, 18.26.01
"ah uomini!" pensai dopo essermi ritemprata da un malinconico e doloroso breve sonno. Pensai all'aiuto che avrei potuto ricevere dall'amico cavaliere...ma che non avrei avuto...già...il detto "gli amici si vedono nel momento del bisogno"...evidentemente non funzionava con tutti gli individui. Bene: avrò un motivo in più per litigare con lui alla prima occasione che me lo ritroverò davanti...se mai riuscirò ad uscire da questa cella lugubre, umida e puzzolente..

Guisgard
29-10-2010, 19.34.03
Nel palazzo di Cartignone, l'ansia e la preoccupazione dominavano sui nervi di tutti i presenti.
"Tranquillo, amico mio." Disse Belvan a Cavaliere25, dandogli una pacca sulla spalla.
Poi, rivolgendosi a Frigoros:
"Milord, concedete che scelga io stesso gli uomini da portare con me in questa impresa... oltre ai due superstiti, vi è anche lady Llamrei... ella è sparita giorni fa e da allora non abbiamo più sue notizie."
Fisso il Cappellano e Arowhena:
"Ogni aiuto è ben accetto... milady..." rivolgendosi ad Arowhena "... se davvero conoscete quel bosco allora vi chiedo di aiutarci... io sono straniero in questa terra e quel luogo mi appare ogni volta come un labirinto..."
"Il labirinto di Cnosso, Teseo, Arianna ed il feroce Minotauro..." intervenne il Cappellano.
"Si..." rispose Belvan "... ma almeno Teseo conosceva il volto del suo nemico... chi si nasconde invece in quel bosco non sembra avere un volto.. e nemmeno un'anima!"
"O forse" disse il Cappellano "l'avrà già venduta al demonio in persona..."
E un alone di inquietudine scese nella stanza.

cavaliere25
29-10-2010, 19.38.57
intervenni dicendo dobbiamo fare infretta prima che sia troppo tardi quando partiamo chiesi a gran voce? e mentre dicevo quelle parole guardai Belvan e gli altri nella stanza e aspettai un loro commento o una loro mossa.

Guisgard
29-10-2010, 20.03.58
Nel bosco, nel frattempo, nella casa di Louis, il cavaliere aveva ascoltato con attenzione Morven.
Sistemò altra legna sul fuoco e restò a fissare la fiamma prendere sempre più vigore.
"I sogni..." ripetè "... ho sempre creduto nei sogni... e molti di quelli che ho fatto la vita me li ha realizzati... ma ormai non sogno più da tempo... nè sogni, nè desideri... se non di ricongungermi di nuovo con la mia amata Adelasia... moglie, compagna e amante ideale..."
Chinò il capo per un momento, come se tutta la sofferenza e la solitudine del mondo lo avvolgessero.
Poi, dopo alcuni istanti di silenzio:
"Si... credo ai sogni..."

ladyGonzaga
29-10-2010, 20.12.11
http://www.melegnano.net/memorie/bosco.jpg


"Non avevo mai notato quanto fascino avesse la foresta durante il tramonto.
Mi è sempre piaciuto fare lunghe camminate in riva la fiume, osservando quanto di più bello la natura possa offrire.
una piccola casa ?...chissà quale animo nobile vi dimora, meglio che dia forza al mio passo o arriverò a casa a notte fonda".

Guisgard
29-10-2010, 20.19.32
Intanto, in un luogo dimenticato e maledetto, nel cuore più profondo del bosco, Llamrei e la fanciulla impaurita erano incatenate in una desolata cella.
Le parole di Llamrei sembravano aver tranquillizzato la giovane.
Sorrise alle parole della dama di Camelot e poggiò il capo sull'umida parete.
"Sapete..." disse "... mi ricordate mia sorella... ella si è sempre presa cura di me, quando nostra madre era troppo impegnata nei campi ad aiutare nostro padre... se io ero triste, malinconica o preoccupata lei mi prendeva la mano e mi raccontava qualche storia... talvolta invece accennava ai suoi sogni... quello di incontrare un grande amore, magari un nobile cavaliere, che la conducesse nel suo meraviglioso castello... e quei sogni diventavano anche i miei..."

Morrigan
29-10-2010, 20.50.33
"Si... credo ai sogni..."

Così gli aveva risposto il cavaliere. E in quel momento l'animo di Morven si era come quetato, come quello di un bambino che abbraccia le gonne della madre dopo un profondo spavento.
Sorrise, intimamente consolato al pensiero di avere forse trovato la giusta persona per quella confessione che tanto gli premeva.
Il saggio cavaliere non aveva riso delle sue idee... non lo aveva guardato con stupore nè con scherno... il vecchio cavaliere sapeva cosa fossero i sogni... li aveva avuti, li aveva accarezzati, e nonostante la tristezza che albergava in lui, non li aveva persi del tutto... uno solo, gliene restava uno solo, di sogno... ma era il massimo sogno cui avesse mai potuto aspirare!

Morven lo guardò intensamente, e pensò in quel momento che quello stesso sguardo, quel momento di confidenza, quel calore avrebbe voluto destinarli ad un altro uomo... avrebbe voluto condividere con suo padre quel momento.. ma suo padre era distante, chiuso nelle proprie convinzioni e schiavo delle opinioni dei suoi stolti consiglieri.
E Morven pensò allora che non avrebbe rinunciato alla possibilità che il destino gli stava fornendo di avere quelle risposte che aveva sempre cercato, e se anche non se il soccorso non sarebbe venuto, come aveva sempre immaginato, dalle labbra di un genitore, gli sarebbe comunque giunto da un uomo degno di essere insignito del nobile titolo di cavaliere.

"Mio signore..." disse, guardandolo allora con uno sguardo che mescolava fiducia e speranza "parlatemi di quell'oggetto che sta prendendo vita tra le vostre mani! Ho bisogno di comprendere il mio sogno, ho bisogno di aggiungere ogni possibile tassello al mio mosaico, affinchè la mia strada mi sia rivelata con giustezza e con precisione. Parlatemi di quell'oggetto e di ciò che esso rappresenta per voi... e vedrò se davvero quella visione ha un senso anche per me e per il mio destino!"

Guisgard
29-10-2010, 21.00.32
Nel frattempo, in un'ala del palazzo di Cartignone, lontano da occhi indiscreti, alcuni cavalieri parlavano fra loro.
"Chi è quel Belven?" Chiese sir Bumin a Dukey.
"Uno dei cavalieri inviati dal vescovo." Rispose questi. "Comanda lui la compagnia."
"E' stato lui ha liberare la fanciulla nel bosco e ad uccidere uno degli uomini?" Domando ancora Bumin.
"No, non è stato lui." Rispose Dukey. "E' stato un altro... quel maledetto cavaliere a cui stavo per dare una lezione quella sera quando giungeste voi!"
Bumin restò in sielenzio a riflettere.
"Se è riuscito a salvare quella fanciulla da solo" disse dopo alcuni istanti "allora va preso con cautela..."
"Posso batterlo quando voglio!" Esclamò Dukey.
"Per ora non è questa la nostra priorità... ci sono ordini per noi?" Chiese Bumin.
"Per ora no... ma credo che stasera il capo vorrà parlarci."
"Bene... vedremo cosa vorrà dirci..."
http://darcy.da.funpic.de/Faramir_Dateien/Boromir&Faramir4.jpg

Guisgard
29-10-2010, 21.27.48
Nella casa di Louis, Morven era stato colpito da quell'oggetto a cui il cavaliere stava lavorando.
"Quell'oggetto di cui domandate" disse Louis "non sta prendendo vita... per un semplice motivo... ha già vita propria... l'ha avuta quando fu consegnata alla sua padrona...mia moglie..."
Si avvicinò ancor più al camino e continuò a dire:
"Io, oltre alle virtù cavalleresche, ebbi anche un altro dono dal Cielo... quello di forgiare armi formidabili... e prima di intraprendere questo viaggio verso un mondo ancora selvaggio come la Britannia, decisi di donare a mia moglie un'arma con la quale difendersi, qual'ora mi fosse accaduto qualcosa... ed allora forgiai una spada adatta alla delicatezza di una donna, ma capace di tenere testa a qualsiasi arma impugnata da un uomo..."
Fece segno a Morven di seguirlo ed entrambi giunsero nella stanzetta dell'incudine.
"Ecco..." indicò Louis "... quesa è l'arma appartenuta a mia moglie Adelasia... quando lei morì, decisi di spezzarla... ma ogni mio tentativo fu vano... la sua lama resistette ad ogni mio sforzo... alla fine allora decisi di lasciarla a marcire qui dentro... il calcare, la ruggine e l'umidità l'hanno resa come la vedi ora..."
Infatti, davanti a loro sull'incudine, giaceva una spada incrostata ed abbandonata a se stessa.
Ma nonostante tutto, tradiva ancora la sua perfezione e la magistrale cura con cui era stata forgiata.

ladyGonzaga
29-10-2010, 23.23.29
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La notte ormai era giùnta e il bosco era immerso sotto un manto nero ricoperto di stelle.Non sarebbe stato prudente attraversarlo ora, non per una dama senza cavallo e senza nessun tipo di arma.
Non sapevo che fare, conoscevo solo la parte del bosco che ero solita frequentare nelle mie passeggiate , e quella in cui stavo non era proprio a me conosciuta.
Quella piccola casa aveva attirato la mia attenzione , non sapevo di chi potesse essere , ma poteva forse essermi d'aiuto.
Mi avvicinai in silenzio, senti delle risate amichevoli, ebbi un po di timore nel bussare ,allora pensai di dare una piccola occhiata al di la della finestra ed ecco che vidi seduti ad una tavola due cavalieri, che parlavano amichevolmente tra loro.
Forse non sarebbe stato un gesto prudente bussare a quella porta e pensando questo feci un passo indietro sbattendo distrattamente su un pezzo di legno appoggiato allo stipite della porta. Fu in quel momento che la porta si spalancò e vidi che mi si presentò davanti un uomo .
A quella vista mi impaurì e restando immobile risposi" scusatemi messere , non volevo creare problemi, sono ladyGonzaga , purtroppo la notte mi ha colto all'improvviso in questa parte del bosco a me sconosciuto.Ho visto una piccola luce e ho pensato di venire a chiedere un cavallo per poter attraversare più velocemente il bosco e arrivare a casa mia.
Vi prometto che sarà mio dovere ricondurvelo a casa".
A queste mie parole mi guardò e senza dire nessuna parola mi invitò ad entrare.

Talia
30-10-2010, 01.05.34
Non obbiettai alle sue parole... sebbene pensassi che, se fossimo stati scoperti da dei nemici in quel luogo, che tra noi fossimo vicini o lontani non avrebbe fatto alcuna differenza. Ad ogni modo feci ciò che mi era stato detto: rimasi accanto a lui, indietro appena di mezzo passo e, pur camminando, continuavo a tener d’occhio anche la via che avevamo già percorso...
Un vago senso di nervosismo, infatti, mi stava affiorando dentro man mano che avanzavamo per quel corridoio... la luce tremolante delle numerosissime candele addossate alle pareti conferiva a quel luogo un aspetto quasi irreale e ciò era accentuato, se possibile, dall’assoluto silenzio che vi regnava... aguzzai le orecchie ma non fui smentita: non un suono era neanche vagamente percepibile. Sembrava una tomba. Una tomba illuminata come il palazzo di un re!
“Perché prendersi la briga di accendere così tante candele in un luogo in cui nessuno dimora?” domandai, tanto piano che non ero neanche sicura il cavaliere mi avesse sentita.
Gli lanciai un’occhiata e notai la sua mano inquieta sull’elsa... beh, se non altro, anche lui era nervoso, constatai.

Guisgard
30-10-2010, 01.35.49
Guisgard e Talia camminavano nervosamente in quel luogo tanto misterioso quanto sinistro.
Le candele bruciavano slenziose senza che nemmeno un alito di vento ne sfiorasse le fiamme.
Le ombre del cavaliere e della ragazza si proiettavano, incerte e irregolari, lungo le pareti e silenziose seguivano le due figure in quel luogo che sembrava vittima di uno strano sortilegio.
E mentre proseguivano in quel corridoio, che sembrava interminabile, i due si accorsero di alcune nicchie che ad intervalli regolari si aprivano nella parete.
Guisgard le osservò con cura, senza però trovarci nulla di interessante dentro.
Ad un certo punto si cominciò ad avvertire uno strano scricchiolio.
Un attimo dopo, prima che i due se ne rendessero conto, una crepa si apri nel terreno battuto proprio sotto i piedi di Talia.
La ragazza non ebbe il tempo di aggrapparsi a nulla che si sentì precipitare.
Il suo arco cadde nel vuoto.
Ma lei non seguì la sua arma, afferrata per una mano da Guisgard giusto in tempo.
Il cavaliere la tirò su.
"Sate bene?" Chiese.
Poi fissando il buio della crepa che si era aperta cercò di scorgerne il fondo, ma l'oscurità rendeva impossibile vederci qualcosa.
Prese allora una delle candele e la lasciò cadere nella crepa.
Si udì un indefinito numero di squittii.
La candela raggiunse il fondo e illuminò ciò che la circondava.
Una sorta di piano ancor più sottorraneo c'era sotto di loro, in cui vi erano migliaia di ratti.
Guisgard guardò il soffitto avvilito e disgustato.
"Proprio i ratti dovevo trovarci qui dentro..." mormorò.

Talia
30-10-2010, 02.31.22
Fu un istante... non ebbi neanche il tempo di rendermene conto che il terreno si aprì sotto i miei piedi e io mi sentii venir meno...
Trattenni il respiro... e invece non caddi: la mia mano fu inaspettatamente stretta in quella del cavaliere e un attimo dopo mi sentii tirare di nuovo verso l'alto.
"Sto bene!" mormorai alla sua richiesta, anche se non riuscivo a smettere di tremare "E... grazie! Grazie!!"
Mi affacciai poi con lui sulla crepa e lo osservai gettare nel vuoto la candela... rabbrividendo incondizionatamente alla vista di tutti quei topi: se c'era una cosa che detestavo erano i topi!!
E tuttavia non potei non sorridere alla sua esclamazione infelice di disgusto!

Guisgard
30-10-2010, 02.45.45
Guisgard era steso accanto alla crepa, con la testa all'insù.
"Odio i topi..." mormorò "... li detesto... con tutto me stesso..."
Poi fissò Talia.
"Ora come farete senza il vostro fidato arco?" Chiese sarcastico, come a voler dimenticare ciò che c'era sotto i loro piedi. "Va bene... riprendiamo a camminare... questo posto se prima mi dava il nervoso, ora mi disgusta totalmente... ce la fate a camminare o siete ancora scossa?"

Talia
30-10-2010, 12.10.05
Lanciai un’occhiata torva al cavaliere a quella sarcastica domanda... gli avrei risposto per le rime se non fossi stata frenata dal pensiero che, dopo tutto, se non ero finita in fondo a quella trappola era stato per merito suo. E tuttavia una feroce delusione mi ribolliva dentro: mi sporsi un poco e lanciai ancora uno sguardo sul fondo della crepa... il mio arco era laggiù, l’arco che possedevo da sempre, quello che mio padre mi aveva regalato e con il quale mi aveva incitata ad esercitarmi per intere giornate...
“Andiamo!” sbottai, senza che il tono secco riuscisse a nascondere del tutto quella frustrazione “Ce la faccio a camminare... e voglio scoprire a chi dobbiamo questo scherzetto!”
Mi voltai per riprendere la via e, non potendo più trattenermi, canticchiai a bassa voce: “L’intrepido e prode cavaliere batte fior di nemici ma vien battuto da due topolini...”

llamrei
30-10-2010, 17.27.47
"Mia cara...non so nemmeno il tuo nome...ma conosco le tue pene. Dobbiamo rassegnarci a stare qui...finchè qualcuno, magari più veloce di Sir Morris, anch'esso imprigionato in un limbo sconosciuto quindi impotente ad aiutarci, venga in nostro aiuto. Ho chiesto almeno un libro da leggere...speriamo almeno che sappiano, quei testoni di carcerieri, "che cosa" sia un libro...."

Guisgard
30-10-2010, 17.39.49
E mentre Louis era intento a parlare con Morven, qualcuno bussò alla sua porta.
"Strano..." mormorò il vechio cavaliere "... sembra che il bosco sia frequentato più del solito..."
Chiese permesso al suo ospito e ad andò ad aprire la porta.
Qui trovò una giovane fanciulla e la cosa lo incuriosì non poco.
"Il bosco non è posto per una ragazza sola..." disse "... entrate e venite accanto al fuoco... l'umidità di questo luogo è nociva alla salute."
E fattala entrare, Louis fece sedere la giovane Gonzaga davanti al camino, porgendole una calda tisana di erbe.
"Chi siete, damegella?" Chiese il vecchio cavaliere. "E cosa vi spinge ad avventurarvi da sola in questo luogo inospitale e dimenticato?"

Guisgard
30-10-2010, 17.54.16
Nello stesso istante, nel cuore oscuro del bosco, in un'umida cella Llamrei e la ragazza prigioniera cercavano di farsi forza a vicenda.
"Argalie..." mormorò la ragazza "... il mio nome è Argalie... ed il vostro, milady?"
Ma prima che Llamrei potesse risponderle, nella cella giunsero tre di quegli uomini tatuati.
"Ora inizia lo spettacolo..." disse uno di questi alla fanciulla.
"Portiamo con noi anche l'altra..." aggiunse un altro di loro "... così potrà rendersi conto di cosa sono i nostri rituali di purificazione..."
Gli uomini allora liberarono dalle catene le due prigioniere e le condussero in una grande sala.
Innumerevoli candele, di ogni dimensione, ne illuminavano lo spazio, mentre strani disegni ornavano le colonne disposte lungo le pareti.
Al centro della sala vi era un grande altare e ai suoi angoli bruciavano quattro grossi bracieri poggiati su semicolonne.
La ragazza fu legata sull'altare, mentre Llamrei alla colonna più vicina da questo.
All'improvviso tutti gli uomini presenti, forse un centinaio, cominciarono a recitare una sinistra litania.
Un attimo dopo dalle porte in fondo alla sala apparve una delirante figura.
http://riddlethos.com/wp-content/uploads/2009/11/kratos.jpg

ladyGonzaga
30-10-2010, 17.54.30
" Vi ringrazio messere per la vostra ospitalità. Di solito non mi avventuro mai nella parte del bosco che va al di là del fiume.So dei suoi pericoli e dei briganti che di solito si possono incontrare.
Io vivo in una modesta dimora , in solitudine dopo la morte del mio amatissimo padre. Amo passeggiare per il bosco andando in cerca di erbe medicinali, con la quale creo profumi e medicamenti, che possano alleviare ogni genere di dolore.
Questa tisana che mi avete offerto , per esempio, è tiglio e camomilla, molto adatta per questo momento".
Mentre cercavo di scaldare le mie mani stringendo la tazza , mi giravo intorno per cercare di capire se accettare la loro ospitalità era stata cosa giusta.
Il mio corpo aveva di certo bisogno di ristoro e quella tisana con il calore di quel bel camino acceso erano perfetti.

Guisgard
30-10-2010, 18.03.08
Louis osservò con attenzione quella ragazza.
"Si... è tiglio e camomilla..." disse "... vedo che conoscete molto bene le erbe ed i loro effetti..."
Gettò allora altra legna sul fuoco.
"Vivete quindi al di là del fiume..." continuò "... dovreste essere però più accorta, milady... in questo bosco accadono spesso cose non tanto belle..."
Morven, intanto, era rimasto nella stanza dove si trovava la spada di Louis.

Guisgard
30-10-2010, 18.33.49
Nel frattempo, nelle profondità del bosco, Guisgard e Talia cercavano di comprendere dove fossero finiti.
"Cosa?" Chiese stupito Guisgard alla ragazza, avendo in qualche modo compreso il senso di quella canzoncina. "Cosa sarebbe questa canzone ora?"
Le si parò davanti e con le mani sui fianchi continuò:
"Sia chiaro che io non ho paura dei... si, insomma, di quelle bestiacce! No, mi danno solo il disgusto! E comunque, in natura non esiste niente di più sporco e stomachevole dei ratti! E per dirla tutta..."
Si interruppè e scosse la testa.
"Ma che perdo a fare il mio tempo tempo con voi..." mormorò "... stupido io che mi sono fatto trascinare in questo posto dalle vostre suppliche! Si, perchè mi avete supplicato!" Esclamò guardandola. "E... bah... proseguiamo, che è meglio..."
Ripresero così il cammino, fino a quando, finalmente, quel sinistro corridoio sembrò essere finito.
Infatti una nicchia si apriva nella parete di pietra, dando accesso ad un vestibolo laterale.
Guisgard allora prese due candele e cercò di illuminare l'interno di quell'ambiente.
Era una stanza quasi vuota, fatta eccezione per alcune stoffe variopinte gettate a terra.
Ma il vestibolo dava ad un altro ambiente attraverso un piccolo passaggio.
E quando l'ebbero attraversato, Guisgard e Talia si ritrovarono in un sala illuminata da alcune torce.
A terra vi erano dipinti segni simili a quelli che i due avevano visto in precedenza.
"Ascoltate..." disse Guisgard a Talia "... sentite queste voci?"
Infatti si udivano tante voci sovrapposte, come se recitassero una qualche litania.
"Sembra provengano dall'altra parte della parete." Indicò Guisgard. "Eccovi questa candela" disse porgendole una di quelle che aveva con sè "e cercate di restarmi vicina, stavolta. Non ho intenzione di trovare guai nel tentativo di salvarvi di nuovo!"
I due così uscirono dalla sala e si ritrovarono davanti ad una piccola porta laterale.
Ed una volta apertola furono nella grande sala dell'altare, dove la ragazza e Llamrei erano state portate.
"Ma che razza di incubo è mai questo?" Mormorò Guisgard davanti alla scena che si mostrava ai loro occhi.
I due allora si nascosero dietro a una colonna della sala, attenti che nessuno li scoprisse.

Arowhena
30-10-2010, 21.43.58
Arowhena cercava di percepire le parole di Belven e sentirne le sensazioni per comprendere meglio ciò che era accaduto attraverso il suo tono e il suo sguardo. Ma le fastidiose interruzioni di quel Guxio... Era come ascoltare la musica suonata da menetrelli in cui uno di essi stona continuamente... un fastidio all'orecchio e alla mente!
Aveva sentito "morte", aveva sentito che non sapeva chi fosse sopravvissuto del gruppo... ed ha sentito di Llamrei scomparsa... e gli altri? Era preoccupata... non potevano morire...

Tre donne intorno al cor mi son venute Riprese questo verso... lo recitò tra sé... era l'interpretazione del sogno fatta al principe Frigoros... Non poteva permettere che accadesse loro qualcosa. Era lì per questo... sentiva che era giunto il momento di andare...

"Voi?" Chiese il Cappellano ad Arowhena. "Se ricordo bene siete una buona conoscitrice del bosco. Potreste accompagnare voi i nostri cavalieri."

Fu destata dalle parole di Ludovico che, come sempre, arrivavano nel momento giusto come un accordo di liuto che accompagna la voce del cantore.

"Sì Cappellano, ricordate bene... Per natura i bardi come me difficilmente rimangono a lungo nelle stesso posto. Il mio vagabondare mi ha resa un'esperta conoscitrice non solo di questi boschi, ma di tutti i territori descritti nell'Atlas, e oltre le terre a voi conosciute"

Guardò Belven mentre parlava con Ludovico e facevano riferimento ad antiche storie mitologiche che lei ben conosceva... Sentiva in quel cavaliere tanta frustrazione... e leggeva preoccupazione nei suoi occhi..

"Andiamo dunque"

ladyGonzaga
30-10-2010, 23.08.15
http://fc01.deviantart.com/fs18/f/2007/124/a/c/Dama_Verde_take_a_Coffe_by_kettyformaggio.jpg

La tisana stava facendo il suo effetto, un senso di pace e serenità riprese posto nella mia anima.Mi senti più serena e fiduciosa verso questa persona a me sconosciuta. Sollevai lo sguardo verso colui che mi parlava e in tono paccato risposi:
"Avete capito bene messere, sono un esperta in fato di erbe medicamentose. E' una passione che mi trasmise un vecchio abate di una antica abbazia dove vissi per tanti anni. Lui mi trasmise le prime conoscenze fino a quando tutto si trasformò in passione vera e propria. In quell'abbazia passai gli anni migliori della mia vita, la conoscenza della lingua latina mi permise di attingere nozioni importanti su antichi libri.Infusi ed erbe per me non avevano misteri"
Nel raccontare queste cose ,mi resi conto che forse la mia presenza aveva interroto qualcosa di importante e osservando la tavola con gli avanzi della cena , capii che colui che mi aveva accolto non era solo, allora mi alzai e dissi" Scusatemi messere, forse vi ho interroto, è meglio che tolga il disturbo , avete fatto sin troppo per me "

Morrigan
31-10-2010, 00.20.44
A Morven bastò un gesto, quell'unico gesto, e dimenticò di colpo la stanchezza, il fastidio alla gamba, il piacevole tepore del fuoco, il profumo invitante del cibo e il sapore avvolgente della tisana.
Scattò in piedi e senza una parola, subito seguì Louis nella stanzetta in cui si trovava l'incudine.
Il cavaliere allora gli mostrò finalmente quell'oggetto che entrambi avevano tanto esitato a nominare.

"Non sta prendendo vita... ha già vita propria..."

Queste parole del cavaliere gli risuonavano nella testa, pulsanti e vive, fin quasi a dargli una strana vertigine.
Pensava a quella frase, e quella frase si intrecciava al suo sogno, che prendeva vita nuovamente nel suo ricordo, forte e possente come anni prima, quando lo aveva sognato... incredibile come il ricordo di una sola, unica notte possa restare talmente indelebile nella memoria, fin nei minimi dettagli... incredibile pensare come esso possa informare di sè un'intera vita... e mentre si perdeva in quei ragionamenti, un bagliore di fiamma della fucina si riflesse sulla lama della spada, ne percorse tutto il filo, come linfa della terra nascosta ed interrotta dalle incrostazioni e dalle impurità, ed infine esplose in scintilla sulla punta. Fu il bagliore di un attimo. Gli parve di coglierlo con la coda dell'occhio, ma Morven stesso non era del tutto certo di aver veduto sul serio quel guizzo di vita, che somigliava all'urlo di un prigioniero che tende le mani oltre gli stretti spiragli di una grata, chiedendo di essere liberato. Tornò più e più volte a fissare quella spada, ma quel bagliore non apparve più.

"... alla fine allora decisi di lasciarla a marcire qui dentro... il calcare, la ruggine e l'umidità l'hanno resa come la vedi ora..."

Man mano che le parole di Louis penetravano nella sue orecchie, Morven vi si perdeva sempre di più. Non lo interruppe, non chiese nulla. La sua mente era catalizzata da quell'oggetto, come se si fosse trattato di calamita che attirava come sfere metalliche le sue iridi. Non riusciva a staccare gli occhi da quell'incudine, e quando il suo ospite gli descrisse lo stato di abbandono di quella spada, ad ogni sostantivo Morven avanzò di qualche passo verso di essa, come incantato da una malia, dal canto irresistibile di una sirena che gli allacciava le braccia bianche e nude intorno al collo.
E l'avrebbe toccata, per senza averne ricevuto il permesso... l'avrebbe toccata, la stava quasi toccando... quando si udirono dei lievi colpi alla porta, che intervennero ad interrompere quel momento di sospensione.
Louis tacque, e Morven, istintivamente, svegliato da quel sogno, si ritrasse e indietreggiò.

Louis si mosse nelle stanze attigue, per vedere chi fosse giunto inatteso nella sua casa. Era insolito, mormorò uscendo, che qualcuno si trovasse a passare di la. Ma Morven non lo seguì. Non ci riuscì. Non poteva staccarsi da quel luogo, non in quel momento, in cui i pezzi del suo sogno stavano tornando vividi nella sua mente, e cominciavano a ruotare e a posizionarsi in maniera sempre più esatta, come piccoli pezzi di un mosaico.

Così, non appena fu rimasto solo, fece ciò che un attimo prima aveva esitato a fare.
Si avvicinò, e con delicatezza impugnò l'arma. La sollevò con cura estrema e la tese infine davanti al suo viso. Trattenne il fiato, la studiò con gli occhi, come volesse scoprire ciò che le impurità ancora tenevano nascosto. Quindi, quasi con timore, cominciò a passare il palmo della mano lungo la lama. Gli occhi sgranati, la bocca dischiusa, le visioni si riversarono e si affollarono nella sua mente... le sue labbra si mossero automaticamente a ripetere quelle parole che anni prima il sogno gli aveva svelato... quelle parole per lui ancora incerte, cui aveva cercato di dare un senso per tutto quel tempo...

"Cingi, prode, la spada al tuo fianco... nello splendore della tua maestà ti arrida la sorte..."

Ma proprio in quell'attimo, qualcosa si spezzò. Morven ebbe paura, e rifuggì quelle visioni. Depose frettolosamente la spada sull'incudine, come se quel metallo lo avesse scottato. Si voltò e si precipitò fuori.
Quando irruppe nella stanza vicina, si dovette fermare di colpo sulla soglia, stupito.
Una fanciulla, dai bei tratti e dalla voce bassa e gentile, era in piedi di fronte a lui e si stava congedando dal cavaliere. Senza capire cosa stesse accadendo Morven fissò Louis in attesa di una sua risposta.

Guisgard
01-11-2010, 01.55.01
Nella biblioteca di Cartignone, si decideva sul da farsi.
Llamrei era scompasrsa ormai da giorni nel bosco e la stessa sorte sembrava essere accaduta a Morven ed al nano Goldblum, che si era appena unito alla compagnia di Belven.
Frigoros però aveva acconsentito alla richiesta di Belven e concesse al cavaliere di organizzare una nuova spedizione per cercare i dispersi nel bosco.
"Ottimo!" Esclamò il Cappellano, nell'udire le parole di Arowhena.
"Vi ringrazio, milady..." disse Belven alla donna.
Poco dopo il cavaliere era già presso le truppe, per scegliere volontari da portare con sè.
"Siamo anche noi dei vostri, messere!" Disse Dukey avvicinandosi a Belven. "Del resto Carlignone è la nostra città e ci sembra giusto partecipare. Questi è sir Bumin" indicando il cavaliere che gli stava accanto "ed è appena ritornato a Cartignone. Ci sarà di valido aiuto."
"Bene, sono lieto di avervi con noi." Rispose Belven.
"E' bene chiarire" intervenne Bumin "che non vi saranno capi o comandanti tra noi, messere... e se anche ci fossero, non sarete certo voi a dare ordini. Siete forestiero qui a Cartignone... ricordatelo sempre."
"Cavaliere..." rispose Belven "... non mi interessa essere il capo, nè dare ordini... ciò che mi preme è recuperare lady Llamrei e i miei uomini superstiti... il resto per me non conta..."
I due cavalieri si fissarono a lungo, come a volersi studiare.
E Bumin rispose con un ghigno a Belven.
Poco dopo, Belven, Arowhena, Cavaliere25, Bumin e dukey, scortati da alcuni cavalieri di Cartignone, partirono alla volta del misterioso bosco.
E quell'arcano e primordiale mondo sembrava proprio attendere il loro arrivo, mentre il Sole di mezzogiorno faceva nascere sinistri colori tra la sua lussureggiante e selvaggia vegetazione.

Talia
01-11-2010, 02.19.26
Osservai per un momento il cavaliere...
“Io vi avrei supplicato di seguirmi?” chiesi dopo un istante “Avete uno strano concetto di supplica, temo! E comunque...” soggiunsi, con un ampio sorriso “Lungi da me insinuare che possiate esser spaventato da due miseri topolini, sir... non oserei mai...”
Un sorriso sarcastico mi si allargò quando lui si voltò stizzito, e in silenzio lo seguii.
Attraversammo alcuni ambienti bui, fino a giungere in una sala dalla quale si udiva una sorta di lenta litania... come un coro di molte voci. Non replicai alla sua insinuazione sul ‘salvarmi di nuovo’, limitandomi a lanciargli un’occhiataccia... e tuttavia ogni pensiero in merito fu spazzato via dalla mia mente quando giungemmo nella sala successiva.
Pietrificata dall’orrore mi schiacciai dietro una colonna, inclinandomi appena per osservare la scena: centinaia di candele illuminavano uno spazio relativamente ampio, molti uomini con il corpo dipinto da misteriosi segni intonavano una lenta canzone della quale non comprendevo le parole, una sorta di altare si trovava proprio al centro della sala e su di esso... rabbrividii... su di esso era legata una ragazza, visibilmente terrorizzata. Distolsi gli occhi da quella tremante figura e sobbalzai per la sorpresa quando vidi la donna che era legata alla colonna più vicina all’altare...
Afferrai convulsamente il braccio del cavaliere vicino a me...
“Llamrei...” mormorai al suo orecchio, con la voce che mi tremava “La donna legata alla colonna è lady Llamrei, un membro della compagnia di Camelot! Ha lasciato Cartignone un giorno prima di me! E poi c’è un’altra delle ragazze scomparse... Dobbiamo fare qualcosa!”
Un attimo dopo un movimento in fondo alla sala e l’intensificarsi del coro di voci dei presenti attrasse la mia attenzione... mi volai, chiedendomi inconsciamente se davvero volevo vedere che altro c’era!

Guisgard
01-11-2010, 02.30.26
Nello stesso momento, nella casa di Luois, nel cuore del bosco, una fanciulla era da poco giunta.
"Disturbare?" Ripeté Luois sorridendo alle parole di Gonzaga. "E cosa? In questa casa non vi è festa o gioco ormai da anni... l'unica cosa che potreste interrompere è la solitidine di un vecchio cavaliere a cui non è rimasto altro che vivere sospirando di ricordi tanto lontani quanto ormai perduti..."
Si avvicinò al fuoco e vi gettò sopra altra legna.
"E così..." aggiunse "... avete avuto un degno abate come maestro... anche io, anni fa, conobbi un chierico che mi fu maestro e amico... è un grande dono quello che avete avuto, milady... specialmente in questi tristi tempi in cui la Fede è vista come nemica da molta gente in preda al demone dell'illusione..."
Poi, alzando il capo, si accorse di Morven sulla soglia.
"Venite, cavaliere..." disse "... nell'altra stanza non vi è nulla che possa in qualche modo interessarvi... vi starete chiedendo del perchè non siate riuscito a sollevare quella spada, immagino... non è un sortilegio, ma la cosa più naturale del mondo, credo... un cane o anche un falco che perdono il proprio padrone spesso si lasciano morire anch'essi... e una spada, in fondo, non è meno fedele di un animale..."

Guisgard
01-11-2010, 03.02.24
Intanto, nel sottosuolo del bosco, in un luogo dimenticato e maledetto, Guisgard e Talia fissavano quell'incredibile cerimonia che assumeva sempre più i tratti di un sacrificio, tanto sacrilego, quanto feroce.
"State giù o ci scopriranno!" Disse Guisgard a Talia.
Poi, dopo alcuni istanti, continuò:
"Ecco, volevate vedere il volto di chi rapiva le ragazze facendone delle martiri... eccovi accontentata... e devo dire che questo è davvero un gran bel problema..." aggiunse guardandosi intorno, come a cercare di comprendere chi fossero quegli uomini dall'architettura del loro delirante tempio.
Ad un tratto però l'attenzione dei due fuattratta dalle porte in fondo alla sala che si aprivano, sotto l'incedere della litania che recitavano tutti quei fanatici.
Ed una misteriosa ed inquietante figura apparve sulla soglia di quella porta.
Guisgard e Talia erano troppo distanti per vedere bene quella figura che avanzava verso l'altare, accolta ed accompagnata dall'eccitazione e dal delirio dei suoi devoti discepoli.
E quando raggiunse l'altare, con un cenno zittì tutti i suoi fedeli.
"Miei devoti..." gridò "... il sangue, la carne ed il dolore di questa prescelta sancirà la sacralità della nostra missione... e dopo di lei toccherà a questa nobile donna..." continuò fissando Llamrei "... ed allora i nostri nemici comprenderanno davvero qual'è la nostra forza!"
E tutti esultarono a quelle parole.
E poi, ad un segnale del loro capo, alcuni di loro si avvicinarono alla ragazza sull'altare, che per la paura sembrava aver perso la forza per urlare e cominciarono a spogliarla, per poi disegnare strani segni sul suo corpo.
Tutto questo sotto gli occhi del loro demoniaco maestro.
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cavaliere25
01-11-2010, 10.17.25
Guardai i miei amici del gruppo e dissi ora la cosa piu importate da fare è cercare la damigella Llamrei in quel maledetto bosco mentre dicevo quello guardavo i cavalieri che ci stavano scortarono nel bosco non mi fidavo di nessuno quindi stavo molto attento hai loro movimenti e discorsi.

Morrigan
01-11-2010, 11.25.32
Sentendo l'invito del cavaliere, Morven entrò nella stanza, con passo titubante. Era ancora scosso dalla visione che aveva appena avuto nel momento in cui aveva toccato la spada, e la stranezza del luogo e dell'occasione non lo aiutavano certo a comprendere meglio ciò che gli stava accadendo.
Avanzò dunque verso il centro della sala, e i suoi occhi, per tutto quel tratto, si fissarono curiosi sulla figura della nuova arrivata. Morven la studiò con attenzione. Ormai, si disse, avrebbe dovuto cominciare ad abituarsi agli eventi inspiegabili e alle apparizioni improvvise!
Giunto che fu di fronte alla fanciulla, si inchinò gentilmente di fronte a lei.

"Vi chiedo perdono, milady... fui scortese ad entrare senza porgervi il mio saluto"

Si levò, la fissò un istante negli occhi... aveva occhi buoni, vivi e semplici insieme.
Forse ci si poteva fidare di lei...

"Io sono Morven de Cassis, e come voi anche io sono ospite di questa casa e della gentilezza di sir Louis"

Nel pronunciare quel nome, tacque di colpo e inavvertitamente gli occhi si posarono su quelli dell'anziano cavaliere. Per un istante gli mancò il fiato e temette di non riuscire a reggere lo sguardo che l'altro uomo gli aveva rivolto. Uno sguardo diretto, aperto, leale, mentre invece la mente di Morven si era di nuovo chiusa, e le parole si erano ritirate in se stesse. Era passato quel momento in cui pensava di poter aprire il suo cuore a quell'uomo. Era passato ed era andato via senza che egli ne potesse cogliere i frutti.
Nella mente gli risuonavano stranamente le parole di Louis... "Vi starete chiedendo del perchè non siate riuscito a sollevare quella spada, immagino"... ma lui l'aveva sollevata, quella spada!
Perchè il cavaliere gli aveva rivolto quella frase? Cosa lo rendeva così sicuro che egli avesse tentato quell'impresa? E cosa invece lo rendeva così sicuro che non vi fosse riuscito?
Ma io ci sono riuscito! Non era un sogno... per un istante, anche solo per un istante, quella spada è stata nelle mie mani!
Si domandò se non avesse dovuto dire la verità al cavaliere, sconfessando la sua sicura affermazione, ma non ne ebbe il coraggio, e decise che avrebbe atteso ancora, di conoscere o di vedere qualcosa di più, prima di rivelare a Louis di aver tenuto in mano quell'arma... d'altra parte, forse non era nemmeno vero... forse non è stato che un attimo... una singolare coincidenza che potrebbe non ripetersi mai più!

"Avete detto il vero, mio buon signore" disse quindi, rivolto al cavaliere "La spada appartiene al suo padrone, ed essa non gli sopravvive... muore sul suo corpo e si spezza come il suo cuore... è un'estenzione del suo braccio, e per questo se abbandonata a se stessa non può sopravvivere!"

Poi tornò a guardare la ragazza e le sorrise gentilmente.

"Ma forse questi fatti d'armi non interessano la nostra graziosa ospite. Lasciamo andare questi argomenti, e discorriamo piuttosto di qualcosa di più lieto! Credo che questo possa essere per noi il modo migliore per ripagarvi del vostro buon cuore e della vostra accoglienza, sir Louis!"

ladyGonzaga
01-11-2010, 11.40.49
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Risposi al suo saluto con capo chino, cosi mi avevano insegnato i monaci dell'abazia , il rispetto per le persone sconosciute.
Sollevando il capo non feci a meno di notare il suo sgardo, fiero e nobile , ma con un velo di tristezza che nascondevano la luce dei suoi occhi.
Di certo avevano brillato in un tempo passato, ma ora quella luce piano piano si stava spegnendo.
Non era mia abbitudine fare domande , per questo stetti in silenzio, seduta accanto al camino , lasciando i due cavalieri ai loro discorsi.
Intanto fuori all'improviso inizio a piovere e se prima non sarebbe stato prudente continuare il mio cammino , adesso lo sarebbe stato ancora meno.
Stando seduta accanto al fuoco, non potei fare a meno di ritornare indietro con la mia mente , a quando vivevo nell'abazia , lontana da pericoli e false parole.Dove tutto aveva un significato , dove ad ogni mia domanda esisteva una risposta.
L'abazia era meta di numerosi pellegrini , che arrivavano da ogni parte del regno e tra questi anche cavalieri che per qualsiasi motivo , anche il più disperato, chiedevano aiuto ai monaci, famosi per la loro antica conoscenza su ogni mistero della vita.
Ed io stavo là, protetta da tutto e da tutti, cercando di raccogliere e conservare tutto ciò che mi veniva insegnato,in un bagaglio di esperienza , da portare con me il giorno che avessi deciso di lasciare il monastero.
Mentre la mia mente era immersa in un tempo passato, lo scivolare di un tronco dal fuoco destò la mia mente riportandola alla realtà.

Guisgard
01-11-2010, 18.20.08
Louis ascoltò con attenzione le parole di Morven.
E quelle parole, inevitabilmente lo riportarono indietro con la mente.
Il cielo si era di colpo coperto, divenendo grigio, mentre un forte vento da est cominciò a soffiare sul bosco.
Il giorno volgeva ormai alla fine e questo rese ancor più buio quel tormentato ed inquieto cielo.
Luois si perse a guardare la viva fiamma che si consumava nel camino.
"Si, le spade sono fortunate..." mormorò "... non sopravvivono ai loro padroni... invece a me anche questo è stato negato..."
Restò un'attimo in silenzio, poi come destatosi all'improvviso riprese a parlare:
"Tra poco ci siederemo a tavola... cavaliere..." rivolgendosi a Morven "... vi prego, voi che siete giovane e bello, a differenza mia che invece appaio vecchio e stanco, ormai alieno alle regole della cortesia, fate compagnia alla nostra giovane dama... quanto a me, approfitterò del tempo che ci separa dalla nostra cena per terminare un lavoro che ormai si prolunga da tempo... e di tempo io, per Grazia di Dio, non ne ho più tanto..." aggiunse.
Poi si si recò nella stanza dell'incudine e riprese a lavorare sulla spada di sua moglie.
Era incrostata e tentava di pulirla, ma il tutto risultava complicato in quanto il vecchio cavaliere, per un qualche misterioso motivo, non sollevava la spada da quella fredda incudine.

Guisgard
01-11-2010, 19.00.59
Nello stesso momento, in un'altra parte del bosco, Belven e gli altri avevano già cominciato a cercare tracce dei dispersi.
"In questo bosco" disse Belven masticando rabbia "cercare una traccia è come fare lo stesso con un ago in un pagliaio."
Si guardò attorno ed aggiunse:
"Restare uniti servirà a poco, temo... dovremmo separarci in almeno due gruppi... voi due, cavalieri..." rivolgendosi a Bumin e a Dukey "... prendete alcuni uomini e perlustrate verso est... io, lady Arowhena e Cavaliere25, con un altro paio di cavalieri, setacceremo invece la zona del bosco verso ovest."
"Cavaliere..." rispose Bumin "... già vi dissi che non accetteremo ordini da voi... e nemmeno disposizioni..."
"Non erano ordini i miei, ma solo consigli sul da farsi..." replicò Belven "... ciò che ho detto non era dettato da una gerarchia tra noi, ma solo dal buon senso... se però voi, messere, avete un'idea migliore, beh, qui siamo tutti orecchi... a me di darvi ordini non interessa, ciò che voglio è ritrovare i miei compagni spariti in questo maledetto bosco."
Bumini lo fissò senza rispondere altro e quando Belven terminò di parlare, rivolgendosi a Dukey disse:
"Andiamo verso est, quindi... il nostro amico sembra avere le idee chiare... e spero per lui che abbia avuto ragione."
E si incamminarono nella direzione indicata in precedenza da Belven.
"E sia, non perdiamo altro tempo... seguitemi!" Ordinò poi Belven al suo gruppo.
Proseguirono per un breve tratto, quando dei versi attirarono la loro attenzione.
Due grossi molossi si stavano avventando l'uno sull'altro, con violenza e ferocia.
Ma il gruppo, senza badarci, proseguì per la sua strada.
E poco più avanti altri rumori li destarono dalla loro ricerca.
In una piccola radura irregolare, infatti, due cavalieri, con corazze ed armati fino ai denti, si stavano sfidando con impeto e determinazione, come se li animasse un odio assoluto l'uno per l'altro.
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ladyGonzaga
01-11-2010, 19.02.47
Mi sentii tremendamente in imbarazzo per la mia presenza , cosi per sdebitarmi , decisi di preparare con le mie stesse mani una modesta cena cosi da ringraziare i due messeri per avermi ospitato.
Mi avvicinai alla cucina e cercando qualcosa che potesse fare al caso mio, preparai una minestra con del farro e qualche verdura. Trovai del buon pane che misi a scaldare sul fuoco e qualche fettina di lardo che stesi sulle fette di pane caldo.
Trovai anche del buon vino e cosi dopo aver apparecchiata la tavola aspettai il loro arrivo.

Talia
01-11-2010, 20.12.39
Ero inorridita, pietrificata dall’angoscia per le parole di quell’uomo e per ciò che stava avvenendo... mi appoggiai alla colonna con tutto il mio peso, aggrappandomi con i polpastrelli alla pietra nella speranza di non crollare, appoggiavo la fronte contro la parete fredda, lo stomaco mi si era stretto tanto in fretta che una sgradevole sensazione di nausea mi aveva avvolta e mi stava annebbiando la capacità di riflettere...
Nei miei occhi un’immagine si sovrappose a quella che avevo appena visto... immaginai che anche Eileen fosse stata legata su quell’altare, la vidi terrorizzata e in lacrime, totalmente indifesa di fronte a quella follia mentre non vi era nessuno che potesse aiutarla... mi mancò l’aria!
‘Il mio arco!’ pensai con frustrazione... se avessi avuto ancora il mio arco tra le mani, nessuno di quei folli all’altare sarebbe arrivato vivo all’istante successivo e, in quel caso, non mi sarebbe neanche importato niente di cosa sarebbe successo a noi quando l’altro centinaio di presenti avesse reagito e risposto all’attacco...
Ma non l’avevo, ero disarmata e totalmente impotente!
Ad un tratto qualcosa mi fece sussultare... era una voce melodica e carezzevole che, al mio orecchio, sussurrò: ‘Torna in te...’
Mi raddrizzai e guardai sir Guisgard vicino a me... ma un’occhiata mi bastò per capire che lui non c’entrava e che, probabilmente, non aveva neanche sentito niente. E poi io avevo riconosciuto quella voce, sebbene non la udissi ormai da tanti anni.
‘Ricorda, la tua strada ti ha condotto qui non senza motivo, figlia mia... Torna in te!’ disse di nuovo quella voce... era come un fruscio, un vento leggero entro cui ben potevo distinguere la voce di mia madre.
“La mia strada!” mormorai tra me... e improvvisamente mi sentii piena di una nuova forza, di una forza diversa che mi riscaldò il cuore... avvertivo la sua presenza vicino a me in un modo in cui non mi succedeva ormai da tanto e tanto tempo e ciò mi fece sentire sicura.
“Ci occorre un diversivo!” sussurrai al cavaliere in tono pratico “Sono troppi per essere affrontati tutti insieme, ma forse possiamo distrarli quel tanto che occorre per prendere Llamrei e la ragazza e portarle via di qui!”
Mi guardai intorno un istante, poi sfilai delicatamente il mio pugnale dalla manica e lo feci roteare in aria, riafferrandolo per la punta... ero pronta al lancio.
“Credete, ad esempio, che si creerà abbastanza confusione se uno di quei maledetti laggiù in fondo...” dissi, indicando il gruppo degli uomini dipinti che si stava accalcando intorno all’altare per assistere a quel macabro rituale “...riceve questo coltello dritto nel collo?”

lady_Empi
01-11-2010, 21.12.57
Intanto, nel vilaggio dei nani, Empi ed Icarion, con le stesse sembianze degli abitanti del posto, avevano raggiunto Elisabeth a casa di Sausar.
"Ciò che sappiamo" disse questi, interropendo Empi "è che qualcosa di oscuro dimora la fuori, nel bosco. Ma fino a quando resteremo qui, protetti nel nostro villaggio, nulla ci accadrà."
"Ma vivere così è da vigliacchi!" Intervenne Icarion. "Non potete restare chiusi qui dentro, mentre qualcosa di terribile dimora propri fuori le mura di questo villaggio!"
Tutti restorono sorpresi dall'impeto di quel nano, ignorando ovviamente la sua vera identità.
"Non essere insolente!" Lo richiamò Sausar. "Rammenta il tuo ruolo e bada a come ti esprimi!"
"Ma vivere così e come non vivere affatto!" Ribatté il principe.
"Ora basta!" Lo zittì Sausar. "Un'altra parola con quel tono e ti farò metterò ai ferri!"
"Anche se starò zitto le cose non cambieranno!"
"Ora basta!" Urlò Sausar. "Portatelo in prigione!" Ordinò alle due guardie presenti. "Stare al fresco gli calmerà i bollenti spiriti!"
Appena le guardie lo immobilizzarono, Icarion avrebbe voluto reagire.
Ma fissò Empi e per non rovinare tutto, suo malgrado, decise di non fare resistenza, lasciando che le guardie lo portassero via.
"Ora perdonatemi..." si scusò Sausar "... ma sono atteso da alcune faccende da risolvere. Affido a te la nostra ospite." Disse poi ad Empi, indicando Elisabeth.
E, salutati i presenti, uscì.


<Empi lanciò un’occhiata di rimprovero ad Icarion ma a nulla servì, il principe non sembrava voler cessare il suo discorso. Quando le guardie lo immobilizzarono Empi fissò i suoi occhi intensamente e l’energia che circondava il suo corpo s’intensificò. Capì che il principe aveva compreso e lasciò che i nani lo portassero via…avrebbero trovato la cella vuota di lì a poco, quando Icarion avrebbe ripreso il suo aspetto naturale. Sorrise poi, rimasta sola con Elisabeth le si affiancò> Cosa vi angustia , mia Signora? <a lei si rivolse con voce profonda e placida che pareva il canto di un ruscello in primavera> Ciò che cercate non è qui, ma è vicino. Colei che cercate è in grave pericolo e vi attende. Il sottobosco la custodisce <Empi aveva parlato con una nuova consapevolezza, arricchitasi di nuova energia. Era questo l’effetto che le faceva essere vicina agli umani scelti dalla Terra. Il suo destino era stranamente legato agli umani e lei lo percepiva, infondo c’era molto in comune tra lei e Icarion> devo raggiungere il mio principe, non posso abbandonarlo <confidò poi ad Elisabeth mentre le volgeva un leggero inchino e si apprestava a lasciare la stanza. Si voltò ancora una volta e fissò i suoi occhi> Ci incontreremo ancora, nel bosco

ladyGonzaga
01-11-2010, 22.37.31
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Ormai era notte fonda, consumammo la cena velocemente senza scambiarci una parola, in effetti era normale , eravamo dei perfetti estranei , ed io non ero stata educata per essere una dama che usava il dono della parola senza misura e intelletto.
Pensai alle cose successe in questa giornata e mi sistemai per la notte , sdraiandomi su una panca accanto al fuoco .La mattina mi sarei alzata alle prime luci dell'alba per riprendere il mio cammino, con la speranza che il tempo sarebbe un po migliorato.
Prima di prender sonno mi preoccupai di lasciare due parole di ringraziamento ai due messeri, non potevo andar via senza fare questo.
Presi un pezzo di carta trovato accanto al cammino e con un piccolo calamaio scrissi...
" dal profondo del mio cuore vi ringrazio per la vostra ospitalità.
Ricordate una cosa: i nostri ricordi , i nostri sogni , non smetteranno mai di esistere dentro di noi.Essi sono come la fiammella di una piccola lampada, illuminano il tempio della nostra anima.
Con amicizia LadyGonzaga."


La mattina arrivò presto, un leggero raggio di luce filtrò attraverso una piccola apertura accanto al cammino, mi alzai cercando di non far rumore, mi guardai attorno preoccupandomi di aver messo bene in vista il mio biglietto, apri la porta voltandomi indietro per dare un saluto nel mio pensiero a coloro che ancora dormivano, usci dalla casa e mi immersi nel bosco , per riprendere la mia strada che mi riportava a casa.
Pensai tra me a tante cose ma la più importante era che nessuno si incontra per caso, ogni persona a cui stringiamo la mano ha un posto ben preciso nel nostro cammino.

Arowhena
02-11-2010, 16.03.19
Arowhena osservava silenziosamente da sotto il cappuccio Bumin e Dukey... come sempre, evitava di donare le sue parole a gente come quella... ma sfortunatamente questi due figuri rischiavano di essere pericolosi... sembravano viscidi e i loro sguardi complici non promettevano nulla di buono... la loro aura era negativa... per il momento sentirli lontano era un sollievo.. e sapere che andassero verso Est, lo era maggiormente. Arowhena infatti sentiva oscurità accumulata ad Ovest... sentiva che il suo gruppo dovesse andare in quella sirezione. Non occorreva conoscere o non conoscere il bosco, occorreva "sentire" ciò che il bosco comunicava per comprenderne la direzione.
Non sapeva bene di cosa si trattasse ma l'oscurità si infittiva... Vide due cani combattere tra di loro, cattivo segno! Ebbe l'istinto di voltarsi subito verso Belven per comunicargli la sua sensazione.. poi cambiò idea nel vedere il suo sguiardo incuriosito ma tutto sommato indifferente al fatto in sé... forse pensava che si trattasse solo di due cani...
Ma perché sentiva il bisogno di parlare con lui?

Subito dopo però si imbatterono in due cavalieri che combattevano tra loro con lo stesso impeto dei due cani. I due avvenimenti erano sicuramente legati tra loro. Questa volta non ebbe remore, si voltò verso Belven e disse:

"State attento cavaliere, non credo si tratti di un semplice duello!"

Morrigan
02-11-2010, 17.34.29
Quando Louis si fu ritirato nella fucina per dedicarsi al suo tanto alacre quanto misterioso lavoro, Lady Gonzaga annunciò con un sorriso che si sarebbe occupata della cena. Quindi con un inchino rapido, era sparita nell'attigua cucina. Morven la seguì con lo sguardo fino a che non fu inghiottita dall'ombra oltre la porta.

Rimase solo. Nella stanza solo le fiamme fanciulle guizzanti a circondarlo come in una carola, e nel silenzio il crepitare ritmico del legno che si estingueva.
Prese fiato un istante. Da quando si era risvegliato in quella casa, mille pensieri si erano rincorsi nella sua mente, affastellandosi, confluendo in un unico pensiero per un istante verticale che aveva risvegliato in lui grandi sogni, poi erano tornati a dividersi, seguendo sentieri imprevedibili.
Per un attimo si sentì annegare in un mare di perplessità. Guardò l'arco della porta. Louis gli aveva chiesto di tenere compagnia a Lady Gonzaga. Perchè lo aveva fatto? Per cortesia nei confronti della giovane, o per timore che lo avrebbe seguito una volta ancora nella fucina e spiato il suo lavoro?
La curiosità lo pungeva ancor di più, se mai era possibile. Quelle parole del suo ospite a proposito della spada non abbandonavano i suoi pensieri.
Tuttavia, se egli era davvero un cavaliere, non aveva davvero molta scelta. Sia la richiesta esplicita dell'uomo, sia le leggi della cortesia gli imponevano di mettere a tacere il proprio impeto e la propria curiosità, e di recarsi immediatamente da Lady Gonzaga. E tuttavia, senza un vero motivo, Morven ancora esitava nella stanza.... perchè? La fanciulla gli aveva ispirato simpatia al primo sguardo, e di certo non sarebbe stato un compito sgradevole quello di discorrere con lei, tutt'altro!

Convincendosi infine di quelle parole, il giovane si mosse per raggiungere la ragazza nella stanza accanto. Uscì dalla luce del camino, individuò la cucina, ma di colpo si fermò sulla soglia.
Lady Gonzaga era intenta a rimestare il contenuto di una grande pentola che aveva messo sul fuoco. L'odore che da essa esalava era intenso e piacevole, mentre le braccia bianche della ragazza si muovevano energiche e precise intorno a quel paiolo. Vicino al fuoco, il pane era stato messo a scaldare, e il lardo cominciava a sciogliersi scintillante.
Morven fu stranamente colpito alla vista di quella scena.
Quella ragazza di certo doveva essere stanca e ancora scossa da ciò che le era accaduto. Aver camminato a lungo a piedi, essere sorpresa dalla notte in un luogo che non conosceva, chiuedere ospitalità in una casa abitata da soli uomini... eppure, senza nemmeno battere ciglio, stava preparando una cena per loro! Non aveva esitato nemmeno un istante, e il suo cuore gentile aveva voluto esprimere loro la sua riconoscenza con quel gesto!
A quel pensiero, Morven si trovò quasi costretto a paragonare la propria condotta a quella di lei... come aveva ripagato la generosità di sir Louis? Sir Louis che lo aveva salvato, rifocillato e soprattutto gli aveva aperto il suo cuore con schiettezza e sincerità... e lui, come lo aveva ripagato?

Di fronte a quel pensiero, Morven provò una fitta al cuore, e di colpo si sentì molto indegno. In quella casa aveva avuto l'opportunità di incontrare due anime buone e generose, e lui, proprio lui che aspirava ad essere Parsifal, che si faceva vanto dei suoi ideali cavallereschi, proprio lui tra loro era stato il più falso! Aveva ripagato la sincerità con una menzogna, nascondendo i suoi veri pensieri nel fondo del proprio cuore.
Nel momento in cui provò tanta vergogna per il suo operato, Morven non esitò oltre. Si girò, ed in tutta fretta si diresse verso la fucina, dove sapeva che avrebbe trovato il cavaliere.
Vi si diresse con tutto lo slancio del suo cuore e tutta l'avventatezza della sua giovane età. Quasi dovette bloccarsi sulla soglia, stringendo con forza lo stipite di legno brunito.

"Signore, io credo..." esclamò di colpo, con voce piena di urgenza.

Louis sollevò lo sguardo dall'incudine, e in quel momento incrociò gli occhi di Morven. Il giovane cavaliere, alla vista di quegli occhi nobili e leali, si frenò, sentendo che non erano quelle le parole giuste da utilizzare con quell'uomo. Lasciò la presa, abbandonò la mano lungo il fianco e avanzò di qualche passo verso l'incudine.

"Io ho sollevato quella spada!", proruppe allora in un unico fiato.

Guisgard
02-11-2010, 20.15.56
Nel villaggio dei nani, Icarion era stato messo nella prigione di quei piccoli uomini.
"Qui avrai tempo per riflettere sui tuoi bollenti spiriti!" Disse una delle guardie che lo rinchiusero in cella.
Il principe sbuffandò si lasciò cadere sulla paglia che faceva da austero e scomodo giaciglio per i rigionieri.
"Che rabbia..." pensò "... potrei assumere le mie reali sembianze e uscire da qui come il vento..." ma un attimo dopo l'immagine di Empi gli tornò alla mente.
Qualsiasi gesto avventato da parte sua avrebbe messo in difficoltà la giovane fata con quei nani.
Erano questi un popolo di guerrieri con poteri temuti anche dal mondo fatato.
Icarion restò poi sorpreso da quei suoi pensieri.
Era sempre stato avventato, istintivo, facile agli eccessi e dal sangue caldo.
Ora invece, forse per la prima volta in vita sua, qualcosa l'aveva spinto ad essere riflessivo e cauto.
E quel qualcosa aveva un volto ed un nome.
Erano quelli di Empi.
"Perchè?
Si chiedeva perplesso il giovane principe.
Perchè quella fatina era riuscita a sedare la sua indole?
Perchè il solo pensiero di metterla nei guai era bastato a farlo desistere da ogni proposito bellicoso?
Ma Icarion non volle dar peso a quei pensieri.
Quasi a non volerli accettare.
Erano così nuovi, strani per lui.
E non riusciva a comprenderli fino in fondo.
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Guisgard
02-11-2010, 20.39.37
La casa di Louis era isolata, all'ombra del folto bosco, immersa nel cuore più selvaggio di quel luogo.
La solitudine e la malinconia erano le sue compagne.
E nulla è peggio del ricordarsi la gioia quando si è nel dolore.
La stanza dell'incudine echeggiava del suono delle lamine e delle lame che raschiavano sull'icrostato metallo della spada.
Ma a quelle parole improvvise di Morven, Luois fissò il cavaliere.
"Vi sarete certo confuso..." disse "... talvolta visioni ed illusioni ci appaiono simili alla realtà... anche io, nel cuore delle notti più silenziose e solitarie, ho quasi la sensazione di essere sfiorato da un'immagine a me cara più della vita stessa... ma è solo la crudele indifferenza di una vita che ben poco si cura delle preghiere di noi miseri mortali..."
Poi, tornando a pulire la sua spada, aggiunse:
"Vi ho chiesto di far compagnia alla nostra giovane ospite... è solo di là, in casa di estranei... ed il fuoco del camino è un compagno troppo silenzio per allontare gli incanti di madonna Solitudine..."
Ma entrambi ancora non sapevano che la giovane Gonzaga era andata via, lasciando solo un biglietto come saluto.

Guisgard
02-11-2010, 20.57.57
Nello stesso momento, in un'altra parte del bosco, Belven, Arowhena, Cavaliere25 e i due cavalieri che li scortavano, dopo aver visto poco più avanti i due feroci molossi l'uno contro l'altro, incontrarono due cavalieri che si sfidavano con impeto e rabbia.
Belven fu scosso da quelle parole di Arowhena.
La donna sembra sicura di quella sua sensazione ed il suo sguardo pareva animato da viva inquietudine.
Belven annuì e rivolgendosi poi verso i due cavalieri chiese:
"Messeri... la vostra abilità e le vostre corazze tradiscono un lignaggio non comune... perchè dunque il fiore della cavalleria Cristiana spreca la sua forza, quando invece il mondo è flagellato da infedeli ed eretici?"
"Badate di non seccarci, cavaliere!" Gridò uno dei due. "Una questione ben più alta della cavalleria è sorta tra noi!"
"Più grande della cavalleria?" Ripetè stupito Belven. "E cosa può esservi di più grande? Solo la Fede è superiore alla cavalleria!"
"Ci battiamo per il cuore di una bellissima dama!" Rispose l'altro cavaliere. "E chi fra noi vincerà avrà il permesso di corteggiarla!"
"E' assurdo!" Esclamò Belven. "Amore non chiede tanto per i suoi favori!"
"Allora recatevi nel suo palazzo, messere" rispose quel cavaliere "e capirete che diciamo il vero. Se preseguirete in quella direzione lo troverete... è un palazzo costruiti con pietre e marmi che assumono colori differenti a seconda dell'ora del giorno. Ed ora non seccateci più e lasciateci risolvere la nostra questione!"
A quelle parole, Belven fece cenno ai suoi di proseguire.
E poco più avanti, la compagnia, si trovò davanti ad un grande palazzo.
E dalla descrizione sembrava essere quella della misteriosa dama di cui parlavano i due cavalieri incontrati poco prima.

Guisgard
02-11-2010, 21.17.13
Nel frattempo, nell'oscuro e balsfemo seno del bosco, Guisgard e Talia stavano assistendo ad una delle deliranti cerimonie degli Atari.
Nessuno aveva mai visto un simile rito.
Nessuno tra i viventi.
"Si, si creerà abbastanza confusione da ritrovarci un attimo dopo un centinaio di quei fanatici contro decisi a farci la festa!" Disse Guisgard dopo la proposta di attacco di Talia. "Ora lasciatemi pensare... e smettete di far roteare quel coltello, che mi rendete nervoso..."
Il cavaliere si guardò intorno, massaggiandosi la mascella, coperta da leggera barba.
Ad un certo punto, appoggiandosi ad una semicolonna, si accorse che queste era instabile e pericolante.
"Avete voglia di dar sfogo ai vostri bollenti spiriti, milady?" Chiese sarcastico a Talia. "Bene, allora spingete questa semicolonna in direzione dell'altare... e se vi sembra troppo pesante..." aggiunse facendole l'occhiolino "... allora usate la lingua, la vostra arma più letale!"
I due così cominciarono a spingere.
Ad un tratto la colonna cominciò a scricchiolare e finalmente cedette, cadendo di lungo verso l'altare.
Un sordo boato echeggiò nella sala ed i bracieri attorno all'altare si rivoltarono a terra, dando fuoco in breve alle numerosi pelli d'animali che coprivano il pavimento di pietra.
Un attimo dopo scoppiò una confusione generela.
"Presto, spegnete il fuoco!" Ordinò il capo degli eretici ai suoi uomini.
Tutti loro corsero allora fuori dalla sala.
"Presto, liberiamo le due donne!" Urlò Guisgard a Talia.
In un attimo, Llamrei e la ragazza furono liberate, mentre il fuoco cominciava ad invadere ogni angolo della sala.
"Per di qua!" Indicò Guisgard.
Ed i quattro passarono in una piccola apertura laterale, ritrovandosi in un corridoio semibuio.

cavaliere25
02-11-2010, 21.54.18
Arrivati davanti al castello mi voltai verso Belvan e dissi che facciamo signore entriamo e vediamo chi è che abita in questo castello e vediamo anche se quei cavalieri dicevano il vero su quella dama menzionata aspettai una sua risposta mentre fissavo quel castello.

ladyGonzaga
03-11-2010, 00.02.19
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Erano passate forse due o tre ore da quando lasciai quella casa cosi ospitale, il sole iniziava a filtrare attraverso la fitta boscaglia .Il mio passo era attento come non mai, soprattutto dopo ciò che avevo sentito raccontare da messere louis. Avevo affrontato mille situazioni difficili, mi era stato insegnato che se si ama la natura lei ti ama, se la si rispetti lei ti rispetta.Quindi non dovevo temere questo immenso bosco, lui era parte di me..natura stessa. L'unica cosa che avrebbe dovuto farmi paura e di cui mi sarei dovuta difendere, sarebbe stato di certo "l'uomo" .
Assorta nei miei pensieri, ad un tratto infilai la mano nella tasca del mio mantello e fu cosi che mi accorsi di non avere più con me la piccola chiave , da cui non mi dovevo mai separare.
Fu cosi che mi disse l'abate quando lasciai l'abbazia" Conserva questa piccola chiave, portala sempre con te " . L'unica cosa che mi disse oltre questo è che questa chiave apriva un piccolo cofanetto che doveva rimanere custodito all'interno dell'abazia il qui contenuto , sarebbe stato per me un lasciapassare nel caso mi fossi trovata in grave pericolo.. Altro non mi disse.
Uno stato d'ansia mi attraversò il corpo , mi voltai indietro e pensai che l'unico posto dove avrei potuto lasciare quella piccola chiave era nella piccola casa dei due cavalieri. Forse quando appoggiai il mantello su quella panca per sbaglio mi sarà scivolata..
Allora pensai " Se tornassi indietro forse riuscirei a recuperarla..."

E a passo veloce ripercorsi quel sentiero....

http://www.damaerastyle.com/sites/celu/immagini/bosco_home.jpg

Talia
03-11-2010, 17.16.49
Feci come Guisgard aveva suggerito. Tra le fiamme corsi verso Llamrei e le tesi la mano per aiutarla ad alzarsi...
"Coraggio!" le dissi, sperando che in mezzo a tutta quella confusione mi riconoscesse e si fidasse "Andiamo via di qui!"
Poi udii di nuovo la voce del cavaliere, mi voltai e vidi che stava attraversando una piccola apertura su di una parete laterale... feci così segno a Llamrei di seguirlo, poi mi lanciai io stessa oltre quel passaggio.

Guisgard
03-11-2010, 20.37.49
Giunti davanti a quel grande palazzo, Belven ed i suoi rimasero ad osservarne le alte mura, ricoperte da verdeggianti piante che calavano i propri rami giù dalla merlatura e le poderose torri che, eleganti e slanciate, sembravano tendere verso il cielo infinito.
Belven era pensiero, quando all'improvviso, dallo splendido verziere che si trovava oltre il grande portone d'accesso, una delicata figura cominciò ad avvicinarsi alla nobile compagnia.
Era una donna di una bellezza non comune.
La pelle bianca come l'albastro più puro e soffice come i petali di un pesco a primavera.
Gli occhi scuri come la notte più magica ed ammaliante ed una cascata di capelli nerissimi, che avvolgevano un volto dai lineamenti perfetti.
Le labbra cornose e rosse, come succosi chicchi di un dolce melograno, sembravano disegnare un sensualissimo bacio quando cominciò a palare.
"Benvenuti nella mia dimora, nobili cavalieri..." disse "...possa la mia umile ospitalità donarvi il dolce ristoro per il vostro cammino..."
Batté le mani e due ancelle si presentarono al suo cospetto.
"Preparate le stanze per i nostri ospiti..." ordinò "... e voglio che siano sacrificate quattro coppie di tortorelle per celebrare l'arrivo di questa nobile compagnia..."
"Milady..." prese a dire Belven "... veramente noi non possiamo fermarci o indugiare oltre... siamo in cerca dei nostri compagni, dispersi misteriosamente in questo bosco..."
"Ora non troverete niente..." rispose la donna, quasi indifferente alle parole del cavaliere "... domani, forse..."
E fece loro un inchino come a volersi far seguire.
Ed entrò nel palazzo.
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Morrigan
03-11-2010, 20.50.22
L'impeto di Morven fu temperato, ma non spento dalla brusca risposta che ricevette.
Egli non arretrò, restò in piedi di fronte al vecchio cavaliere, senza mostrare alcun timore nè remora.

"Madonna Solitudine è di certo più avvezza a stare al vostro fianco, che non in compagnia di quella gentile fanciulla! Milady Gonzaga saprà perdonare la mia scortesia, e sono certo che quella gentile fanciulla approverà la mia scelta di non lasciare solo voi, in questo momento!"

Vide che Luois era tornato, ostinatamente, a pulire la sua spada, e che lo stava quasi ignorando di proposito, come se avesse voluto allontanarlo da quella stanza. Ma non v'era altro posto al mondo in cui Morven avrebbe voluto stare maggiormente, in quel momento! E dopo essere finalmente esploso in quella dichiarazione, aveva tutte le intenzioni di andare fino in fondo a quel discorso, per bizzarro, innaturale e misterioso che fosse!

"Ah, le illusioni e le immagini della notte..." prese a dire, con un tono intenso e carico di emozione "anche io li ho conosciuti, e sovente ne ho inseguito la scia, perdendomi...
Ma esistono sogni effimeri, che portano gli uomini alla follia e che li rendono pazzi e disperati... ed esistono invece sogni che diventano emblema della nostra vita... sogni che ci insegnano a crescere e che ci fanno forti... sogni che ci prendono il cuore e che ci accompagnano per anni, come una donna amata ben oltre le nostre intenzioni, e ben oltre la vita... come una donna amata al punto che non riusciamo più ad immaginarci senza di lei!"

Guardò Luois dritto negli occhi, quindi concluse:

"Vi è stato dato in dono l'amaro compito di vedere la vostra esistenza finire insieme a quella di lei... però non siete morto, mio signore! Siete rimasto in vita! Credetemi, c'è ancora qualcosa che deve avvenire, e che voi dovete vedere!"

Guisgard
03-11-2010, 21.02.05
Nello stesso momento, nei meandri più inaccessibili del bosco, Guisgard, Talia, llamrei e la ragazza di nome Argalia attraverso quel semibuio corridoio cercavano una via di fuga.
"Presto!" Disse Guisgard. "Dobbiamo affrettarci! Quei maledetti non ci metteranno molto a capire cosa è successo!"
Percorsero solo un tratto di quel corridoio, quando Argalia cadde a terra.
"Cos'hai?" Chiese Guisgard.
"Non... non ce la faccio... se continuo a correre... sento che mi scoppierà il cuore..."
Allora il cavaliere la prese sulle sue spalle.
"Presto!" Rivolgendosi a Talia e a Llamrei. "Andate voi davanti, io vi seguo! Ma correte e non voltatevi indietro!"
Ad un tratto il corridoio terminò in una sorta di volta, senza via d'uscita o passaggi apparenti.
"Al diavolo..." mormorò Guisgard.
Allora prese a battere col pomo della sua spada sulla parete di pietra.
"Forse qui c'è qualcosa..." e cominciò a liberare i contorni di una piccola porta coperta dalla polvere.
Lo sfondò ed un nuovo passaggio si aprì davanti a loro.
Era buio e stretto.
Ne percorsero un breve tratto, fino a quando giunsero davanti ad altre due porte di legno.
"Destra o sinistra...?" Mormorò Guisgard.
Un attimo dopo aprì una di quelle porte.
E ciò che videro non fu affatto tranquillizzante.
Vi erano iunfatti numerosi di quegli uomini tatuati ad attenderli.
"Ecco, sapevo che la sinistra non porta che guai!" Esclamò Guisgard chiudendo la porta con forza.
Rimase allora aggrappato a quella porta, mentre dall'altra parte gli eretici cercavano di riaprilrla.
"Talia, ascoltatemi bene..." cominciò a dire il cavaliere "... aprite la porta di destra e fuggite tutte e tre via da qui. Io tenterò di rallentarli... restare qui tutti sarebbe solo un inutile suicidio... perciò scapperete insieme attraverso quella porta di destra, mentre io cercherò di tenerli a bada... e fate presto, che non resisterò a lungo!"

cavaliere25
03-11-2010, 21.46.09
Vidi quella splendida dama e dissi avano ragione quei due cavalieri che si sfidavano per questa donna è davvero bellissima poi mi girai e dissi che facciamo ora domandai entriamo e vediamo cosa ci attenderà e aspettai un cenno ho una mossa dai miei compagni

Talia
04-11-2010, 01.21.39
Udii le parole di Guisgard ma le ignorai, guardandomi invece intorno freneticamente... doveva esserci un altro modo! Doveva!
Improvvisamente, colta da un’illuminazione, gli andai vicino e sfilai la sua spada dal fodero, conficcando poi la punta della lama a contrasto tra il battente e lo stipite e incastrando l’elsa contro lo stipite opposto.
“Questo terrà la porta chiusa... per un po’ almeno!” dissi, poi afferrai il braccio del cavaliere e lo trascinai via prima che potesse realizzare cosa sarebbe accaduto alla sua povera spada di lì a qualche minuto...
“Andiamo!” lo incitai, strattonandolo “Andiamo, vi farete uccidere un’altra volta! Pensate a sorreggere la ragazza, ora!” soggiunsi, indicando la giovane Argalia.
Spalancai allora la porta di destra e li feci passare...

Guisgard
04-11-2010, 01.36.54
Nella casa di Louis, Morven sembrava voler quasi sfidare il vecchio cavaliere.
Le sue parole erano decise, forti e non tradivano timori.
Louis lo fissò.
"Cosa dovrebbe avvenire ancora?" Chiese senza togliere il suo sguardo dagli occhi di Morven. "E cosa dovrei vedere?"

Guisgard
04-11-2010, 01.52.44
Nello stesso momento, non nel bosco, ma sotto, Guisgard, Talia, Llamrei e Argalia, cercavano un modo per sfuggire da quell'Inferno.
"Non c'è bisogno che mi strattoniate tanto..." disse Guisgard a Talia "... cosa c'è? Temete par la mia persona? O forse avete paura di non aver possibilità di fuga senza di me?" E rise forte.
Ma mentre stavano imboccando la porta di destra, l'altra porta, nonostante la spada di Guisgard che la bloccava, si sfasciò sotto i colpi dei loro inseguitori.
"Ecco..." mormorò Guisgard voltandosi e poi fissando Talia "... pessimo piano il vostro..."
Mise giù Argalia e corse a raccogliere la spada, mentre quei fanatci toglievano gli ultimi pezzi di porta rimasti.
"Avanti, milady Sotuttoio!" Gridò a Talia, mentre con calci e colpi di spada tentava di tenere a bada i loro nemici. "Portate in salvo queste due dame... io troverò il modo di cavarmela! Ora andate che non riuscirò a rallentarli per molto!"
Fissò ancora Talia e rincarò la dose:
"Ho detto di muovervi! Proseguite e lasciate questo maledetto posto!"

Morrigan
04-11-2010, 02.04.42
A quelle parole, il giovane trattenne quasi il fiato. Adesso che il cavaliere sembrava finalmente disposto a dare ascolto alle sue parole, si accorse che tutta la sua baldanza stava venendo meno.
Ora che occorrevano finalmente i giusti discorsi, Morven ebbe paura di non riuscire davvero a dire quello che doveva.
Prese fiato, si avvicinò all'incudine, sostenendo lo sguardo di Luois e cercando ordine tra le sue parole.

"Quando ero poco più che un fanciullo, io feci un sogno... vedete, signore, la mia nascita e le tradizioni della mia famiglia mi indirizzavano a strade ben distanti da quella della cavalleria... e tuttavia in questo sogno che feci, senza averne alcuna sollecitazione dalla realtà esterna che stavo vivendo, io venivo armato cavaliere. Io non posso narrarvi adesso ogni dettaglio della cerimonia che ho vissuto nel sogno, chè molti dei segni che ho visto stanno ancora cercando una collocazione e un senso. Ma quello che senza alcun dubbio debbo riferirvi, è che nel sogno c'era una spada... una spada cui la vostra sembra assomigliare incredibilmente!"

Tacque un istante, fissò il cavaliere con uno sguardo ancora più intenso e deciso, quindi, con voce appena più bassa:

"Per questo, signore... vi chiedo soltanto il favore di lasciarmi impugnare quell'arma, solo per attimo. Se non riuscirò a sollevarla da quell'incudine, come voi dite, vi giuro che non vi importunerò mai più con questa storia!"

Guisgard
04-11-2010, 02.12.21
Luois fissò Morven per un istante che sembrava indefinito ed eterno.
"Perchè volete sollevarla?" Chiese. "Cosa volete provare?"
Poi si allontanò da quella spada.
"Volete provare a sallevarla dunque? Credete di averla forse vista in sogno? Resterete deluso, cavaliere... ma se volete, non sarò io a negarvi ciò che chiedete..."
E lasciò che Morven provasse a sollevare quella spada.

Talia
04-11-2010, 02.23.32
Lanciai un'occhiata indietro e scrutai il cavaliere per un istante...
"Pazzo!" mormorai "Pazzo e avventato!"
Ma ogni uomo è artefice della propria via, soleva dire mio padre, diritta o tortuosa che sia!
"Andiamo!" dissi, dunque, alle mie due compagne "Via da qui! Di corsa!"

Morrigan
04-11-2010, 02.44.27
L'istante di silenzio che separò Morven dalla risposta di Luois parve al giovane un tempo infinito.

"Volete provare a sollevarla dunque? Credete di averla forse vista in sogno? Resterete deluso, cavaliere... ma se volete, non sarò io a negarvi ciò che chiedete..."

Morven guardò la spada che riluceva di uno strano riflesso, distesa sull'incudine.

"Io... non voglio dimostrare nulla... io... non cerco prove nè miracoli... non ho nè presunzioni nè soluzioni. Ma so che mi sono trovato in questa casa senza quasi sapere come... so che sul far dell'alba ho smarrito i miei compagni e ho invocato il vostro soccorso... e so che se non provo a sollevare quella spada, adesso, me ne pentirò per tutto il resto della mia vita!"

Disse questo, e fece ancora un passo verso l'incudine. Luois indietreggiò impercettibilmente, come per fargli spazio. Morven osservò ancora una volta quell'arma, che giaceva inerte sul metallo. Di nuovo un guizzo ne attraversò la lama, lo stesso guizzo, vivo e ridente, che aveva creduto di scorgere la prima volta. Fu quasi un segnale per lui, un invito.
Tese dunque le mani tremanti su quella spada. Esitò ancora un istante, come se avesse timore di toccarla. Sentiva uno strano calore emanare da quella superficie immobile, un calore innaturale per il metallo.
Quindi si decise, strinse l'elsa e piano cominciò a sollevare l'arma davanti a sè, come aveva già fatto la prima volta.

La vertigine lo colse, improvvisa.
La stessa vertigine che lo aveva affogato nel sogno.
Rivide di nuovo il corte, la sala, il trono al centro, le ali di cavalieri... risentì sul viso la luce e il calore, e i colori vivi di quell'immagine. La spada scintillava davanti ai suoi occhi, e Morven non avrebbe più saputo distinguere l'immagine reale dal sogno... che spada era quella che teneva in mano... era vera o era un'illusione?
Una voce sorse nuovamente a tuonare nelle sue orecchie... la stessa voce del sogno, la stessa voce udita poco prima...

"Cingi, prode, la spada al tuo fianco... nello splendore della tua maestà ti arrida la sorte! Avanza per la verità, la mitezza e la giustizia!"

E quella volta, nonostante la tentazione fosse stata di nuovo forte e violenta, Morven non abbandonò la spada, ma la tenne stretta tra le mani, dritta davanti a sè.

Guisgard
04-11-2010, 02.52.37
Guisgard restò a fissare le tre donne che svanivano nel buio di quel cunicolo.
La porta da cui tentavano di uscire gli uomini tatuati era stretta, costringendoli ad uscire uno alla volta e questo permetteva a Guisgard, con calci e fendenti, di stanarli con relativa facilità.
Ma ad un tratto sentì dei rumori.
E voltandosi si ritrovò altri di quegli uomini alle sue spalle.
In breve fu circondato, disarmato ed immobilizzato.
"Dove sono le nostre donne?" Chiese il capo degli eretici, col volto celato dalla penombra.
"Temo che siano volate via, amico mio..." rispose con fare sarcastico Guisgard "... però, se hai davvero bisogno di compagnia, potrei accompagnarti io in una bella casa di piacere... cosi che tu possa risolvere i tuoi problemi... lì sono un buon cliente e potre farti avere un trattamento di favore..."
Ma, a quelle parole, uno di coloro che lo tenevano stretto lo colpì con un calcio nello stomaco.
"E' la seconda volta che tu, cane, mi porti via una delle nostre donne..." disse il capo degli eretici "... ora avrai la giusta punizione..."
"Forse... non hai molta fortuna con le donne, amico mio..." rispose tossendo, a causa del colpo subito, Guisgard.
Il capo di quegli uomini fece cenno ai suoi, che cominciarono a pestare Guisgard a sangue.



Nel frattempo, Talia, Llamrei e Argalia, attraverso il cunicolo che avevano attraversato, si ritrovarono in una specie di grotta.
Proseguirono e di li a poco intravidero una luce: era l'uscita che conduceva nel bosco.
Finalmente erano fuori da quell'Inferno.
E nessuno prima di loro era riuscito a fuggire dal tempio degli Atari.

Guisgard
04-11-2010, 03.10.00
Morven strinse la spada e poi la sollevò.
E nonostante fosse incrostata e resa opaca da ciò che le rendeva sporca ed unta, quella spada emanò, per un istante, un vivo bagliore.
Louis restò incredulo davanti a quella scena.
Erano ormai anni che non vedeva quella spada impugnata nelle mani di qualcuno.
E quel qualcuno era la sua amata moglie.
Solo lei infatti era capace di sollevarla.
"L'ha scelto..." mormorò Louis "... l'ha scelto di nuovo... ha scelto il suo nuovo padrone... Samsagra vi ha scelto... questa spada vi ha scelto, lasciandosi sollevare da voi..."
Il vecchio cavaliere restò in silenzio per alcuni momenti e poi aggiunse:
"Ma per farla vostra... dovrete compiere un'altra prova... pulirla... se vi riuscirete, Samsagra sarà vostra per Diritto Divino..."

Morrigan
04-11-2010, 03.28.49
Morven, ancora rapito, passò il palmo della mano sul corpo incrostato della spada. La voce di Luois gli arrivava come un'eco lontana che si mescolava con le frasi del suo sogno...

... la verità... la mitezza... e la giustizia...

Morven si ripeteva lentamente quelle parole, come se dovesse berne il suono, gustarne il sapore, assimilarne il contenuto.
Poi, come risvegliato all'improvviso da un sonno, si girò a fissare Luois.

"Samsagra..." ripetè, scandendo lentamente quel nome tra le sue labbra "Che significa questo nome?"

Guisgard
04-11-2010, 03.46.30
Louis si avvicinò al cavaliere che impugnava la spada, ma senza osare toccarla.
"La maestria dei fabbri e dei maniscalchi di Afragolignone è nota in tutto il mondo conosciuto..." prese a dire "... non è un caso che la spada più forte che sia mai stata forgiata dimori proprio nella mia nobile terra... Parusia, la spada sacra per eccellenza, da sempre appartenuta alla stirpe degli arciduchi, è un dono del Cielo... si narra che ben tredici lamine d'acciaio occorsero per realizzarla, saldate tra loro fondendo del ferro caduto dal Cielo, dopo la battaglia tra gli Angeli buoni e quelli ribelli (gli storici pensano che il mito di Parusia faccia riferimento a del metallo tratto da un meteorite caduto dal cielo e ritenuto sacro - nota del Game Master). Per questo volli realizzare qualcosa di simile... Samsagra salda fra esse ben nove lamine d'acciaio damaschinate, lucidate con polvere granulosa di giada. Da qui il suo caratteristico colore verde luminoso. Samsagra, nome di origine divina che ricorda una delle armi utilizzate dagli Angeli buoni contro quelli ribelli, è idealmente nata per far coppia con Parusia, simboleggiando la mistica unione tra il Signore e la sua Chiesa e dell'aristocrazia afragolignonese e la Fede Cristiana."
Guardò ancora la spada, quasi contemplandola ed aggiunse:
"Se davvero è destinata a voi... allora pulitela e ridete ad essa il suo antico splendore..."

Morrigan
04-11-2010, 17.11.40
Morven continuava a passare e dita sulla lama rovinata di Samsagra, e nonostante questo strato di ruggine e di sporco celasse ancora la vera bellezza di quell'arma, il ragazzo la guardava con occhi innamorati, come se già vedesse il corpo di quella spada ben oltre l'apparente aspetto di abbandono.
I suoi occhi erano calamitati dalle forme aspre e puntute, apparentemente ostili, dell'elsa che stringeva. Ma al di sotto di essa, il giovane seguiva la curva sinuosa di una legendaria creatura, che sembrava avvolgersi strettamente all'impugnatura, allargare le ali, quindi avvilupparsi fino al codolo.

"Samsagra..." mormorò nuovamente, con voce sognante "come siete bella!"

Poi rivolse gli occhi verso Luois, con una sguardo interrogativo e di colpo velato di un'improvvisa angoscia.

"Pulirla? Meritarla? Farla mia?"

Esitò un istante, sospirò, come se quel pensiero fosse troppo grande, tanto grande quanto lo era il suo sogno e il suo desiderio.

"Credetemi, signore, non c'è nulla al mondo che io desideri di più!
Ma dove trovare la polvere di giada, in queste contrade? Dicono che la portino soltanto alcuni ricchi mercanti che tornano dall'Oriente!"

Morven scosse il capo, avvilito da quel pensiero. Poi tornò a guardare il vecchio cavaliere e di colpo una vivida luce di speranza si accese nel suo sguardo.

"Oh, penserete che io sia sciocco, e di certo lo sono, mio signore!
Avvilirmi per una misera ricerca quando il Cielo mi ha concesso un simile dono! No, non lo farò! Resterò saldo in questa impresa, e cercherò quella polvere fino ai confini del mondo, se è necessario!
Nel frattempo, cercherò un altro rimedio, che mi insegnò il mio maestro d'armi... L'olio di chiodi di garofano, egli diceva, era ottimo per la lucidatura delle spade... devo solo trovare qualcuno che sia così esperto di piante e unguenti, e che mi sappia preparare quest'olio... dopo di che mi metterò all'opera!
E qui vi prometto solennemente che riporterò Samsagra al suo antico splendore, e il giorno in cui sarò davvero degno di chiamarla mia, io tornerò qui, mi inginocchierò davanti al suo creatore e vi mostrerò l'opera compiuta dalle vostre mani!"

Guisgard
04-11-2010, 20.19.44
Louis fissò Morven e scorse in quel giovane cavaliere dai tratti tanto delicati da renderlo una bellezza particolarissima, di una grazia e di una gentilezza indefinite, una nobiltà d'animo non comune.
Il vecchio cavaliere sorrise.
"Samsagra vive di vita propria..." disse "... come tutte le grandi armi... ed è libera, come lo sono tutte le creature di questo mondo... essa ha scelto voi come suo custode e padrone... ne ignoro i motivi, lo ammetto... Samsagra fu forgiata per la mia amata moglie ed in essa è racchiuso il principio femminile, che con quello maschile racchiude tutto il creato... ma evidentemente non conoscevo fino in fondo il mistico potere di questa spada... ma ora ciò che conta è che Samsagra va pulita... e questo compito spetta a voi... la polvere granulosa di giada è stata assorbita dall'acciaio, quindi non è svanita, ma basta solo lucidare la spada per vedere rifiorire il suo colore naturale... vedo che siete un'esperto d'armi di notevole qualità... bene, qui avete tutto ciò che occorre al vostro scopo... se volete cominciare..."

Guisgard
04-11-2010, 20.48.55
Il cielo era attraversato da un tenue chiarore che, illuminando i poderosi alberi che come antichi guardiani vegliavano su quel pastorale idillio, generava ombre che correvano sulla calma e vecchia campagna verdeggiante.
E sotto gli accoglienti rami di una robusta quercia stavano distesi sognanti due giovani amanti.
"E Lancillotto" raccontò Guisgard "dopo aver sconfitto il malvagio Maliagant liberò la regina Ginevra, che lo ricompensò col suo eterno amore..."
"Che magnifica storia..." sussurrò Carry, mentre osservava il Sole che si andava spegnendo a Ponente "... io credo sia la più bella storia d'amore che sia mai stata raccontata..."
Guisgard, steso sull'erba, con le mani dietro la nuca, restò in silenzio, con gli occhi chiusi.
Poi, d'un tratto, cominciò a suonare la sua ocarina.
"Cos'hai, amore mio?" Chiese lei preoccupata.
"Nulla..." rispose lui, per poi riprendere a suonare.
"Ti conosco come nessun altro a questo mondo... e quando suoni la tua ocarina è perchè sei malinconico..."
"Nessuno mi conosce veramente..." replicò lui.
"Perchè fai così?" Chiese rattristata lei. "Dimmi, non ti arriva il mio amore?"
"Carry... ma tu lo lascerai mai tuo marito? Dimmelo, ti prego..."
Lei chinò lo sguardo.
"Guisgard..." rispose "... prima che tu arrivassi io ero morta... respiravo, ma non vivevo... le mie giornate e le mie notti erano tutte uguali... sai cosa significa vivere senza slanci? Senza speranza di felicità? Ma poi, un giorno, sei arrivato tu... ed io ho ripreso a vivere..."
Lui riprese a suonare la sua ocarina.
Lei stese il suo capo sul petto di Guisgard.
"Io voglio venire via con te..." sospirò lei "... sii paziente, amore mio... sii paziente e forte per tutti e due... ed io, come Ginevra con Lancillotto, ti ricompenserò con il mio amore..."
Ed un bacio e un caldo abbracciò unirono i due amanti.
http://media.zoom-cinema.fr/photos/1480/diane-kruger-orlando-bloom.jpg

Ad un tratto, un rumore di passi echeggiò nella cella, svegliando Guisgard.
Il cavaliere si ritrovò incatenato ad un'umida parete.
Le sbarre si aprirono ed un vecchio nano entrò nella cella.
Prese il capo di Guisgard fra le mani e ne controllò gli occhi.
"Sei sveglio, eh..." disse con la sua sgradevole voce "... bene, il capo ti vuole lucido... così potrai renderti conto quando sarai torturato..."

Guisgard
04-11-2010, 21.14.39
Nello stesso momento, nel bosco, una leggera figura percorreva la strada a ritroso, per tornare alla casa di Louis.
Ad un tratto però, Gonzaga udì dei fruscii.
Qualcosa sembrava seguirla.
Si accorse allora di un'ombra alle sue spalle.
Un attimo dopo qualcuno gli si parò davanti.
"Aiutatemi, milady..." disse il nano Goldblum a Gonzaga "... c'è qualcosa di oscuro in questo bosco... e bisogna fare qualcosa per fermare tutto ciò prima che sia troppo tardi."

lady_Empi
04-11-2010, 22.05.56
<Empi uscì dalla casa di Sauron con in mente un solo pensiero, Icarion. Temeva il suo indomito spirito e la sua avventatezza. Non osava immaginare cosa avrebbe detto ai suoi carcerieri… Le sembrava di udire la sua voce che intimava quei nani a lasciarlo andare perché lui era un cavaliere!! Scosse il capo e affrettò il passo. Il peso delle sembianze assunte cominciava a farsi sentire e la fata avvertiva il desiderio del cielo, del volo. Mentre si dirigeva sicura verso le prigioni, cercava di dare ordine ai suoi pensieri che si affollavano nella mente. Tutto le sembrava sfuggirle, il suo compito in questo assurdo dramma che coinvolgeva gli umani non le era chiaro> Certo, io devo fare da balia al principe <borbottò tra sé e sé, eppure non ne era convinta, sentiva che la Terra le chiedeva qualcosa di diverso. Giunse alle prigioni e indirizzandosi sicura verso le due sentinelle si parò dinnanzi a loro allargando il petto ed incrociando le braccia per ostentare sicurezza> Devo interloquire con il prigioniero mi manda Stellow <sentenziò e senza attendere risposta avanzò verso la cella. Sentiva la presenza di Icarion molto vicina e sperò che le guardie non avessero nulla da obiettare>

Aprite questa cella <disse, quindi, fermandosi dinnanzi alla cella e lasciando vagare gli occhi alla ricerca di Icarion. Lui era lì, ancora un nano, ancora con quel berretto verde. Empi non poteva crederci, si era aspettata di trovare la cella vuota e di scorgere il colore dorato delle sue ali. Sorrise, sollevata o forse felice… E in quel momento avvertì prepotente e insistente una nuova consapevolezza. La Terra le chiedeva di guidare e non di agire, l’attore principale era lui, il suo principe. Annuì fissando i suoi occhi smeraldo in quelli di Icarion> Ora cercheremo questo vostro cavaliere <gli sussurrò>

llamrei
04-11-2010, 22.14.07
libere....ma non il cavaliere.
"Torniamo indietro ad aiutarlo....non ce la faccio lasciarlo li..." ma più che un ordine quello sembrava una magra consolazione per non aver agito subito in tempo e aver tentato di aiutarlo prima...
Guardai le compagne di ventura...ma sembrava che il mio stato d'animo era uguale a quello delle altre....aspettai un loro cenno...un consenso o una smentita...non sapevo cosa avrei preferito sentire da loro.

E intanto, fiacamente, ci stavamo incamminando sempre più all'interno di un bosco che ci stava avvolgendo come un abbraccio freddo...

Guisgard
05-11-2010, 01.40.14
Il bosco sembrava schiudersi al passaggio del giovane principe.
Un alone di un verde scintillante lo precedeva, illuminando ogni cosa al suo passaggio.
Vide li vicino alcuni suoi amici che lo chiamavano, ma lui indifferente procedette senza fermarsi.
Cercava qualcosa.
Giunse così presso una fonte circondata da numerose specie di fiori, che con il loro profumo rendevano l'aria ammaliante.
Icarion si specchiò in quell'acqua limpidissima e fresca.
Poteva vedere il fondo, mentre il vivace scorrere dell'acqua sembrava una dolce musica che invogliava a godere della bellezza del posto.
E proprio fra le immagini che vedeva riflesse in quell'acqua, notò una luminosissima luce che proveniva alle sue spalle.
Si voltò e vide, seduta su di un ramo, Empi.
La fatina, col volto fra le sue mani, fissava il cielo nel quale cominciavano a spuntare le prime stelle della sere.
Icarion sentì una forte gioia sorgere dentro di sè.

Forse fu proprio quell'intensa emozione che lo fece svegliare.
E proprio nell'istante in cui le guardie, convinte dal tono deciso di Empi, aprivano le porte della cella per farla parlare col prigioniero.
E nel vedere la giovane fatina, sebbene ancora sottoforma di nana, Icarion provò la stessa gioia sentita nel sogno.
E quella gioia divenne felicità nell'udire le parole della fatina.
"Si..." sussurrò Icarion "... e lo troveremo, quel cavaliere..."
"Ha ordini per noi, il comandante Stellow?" Chiese una delle guardie ad Empi. "Per quanto tempo deve restare rinchiuso qui il prigioniero?"

Guisgard
05-11-2010, 01.54.52
Nello stesso momento, nel bosco, Talia, Llamrei e Argalia si incamminavano sempre più nel cuore del fitto bosco.
La lussureggiante vegetazione, al loro passaggio, sembrava stringersi ed avvolgerle sempre più.
A quell'invocazione di Llamrei, la giovane Argalia, ancora scossa e terrorizzata dall'assurda e terribile esperienza da poco vissuta, disse:
"Si... avete ragione... ma in fondo siamo solo tre donne... se anche tornassimo indietro che speranze potremmo avere? Quelli non sono uomini, ma demoni... sono folli e nulla potrà fermarli... io sento un dolore senza fine pensando a quel prode cavaliere nelle mani di quei pazzi... ma lui si è sacrificato per noi... e se ci facessimo catturare il suo sacrificio sarebbe stato inutile... l'unica cosa che possiamo fare è tornare a Cartignone ed avvertire il nostro signore che mandi dei cavalieri a cercarlo..."
Ma mentre la ragazza parlava, qualcosa si udì provenire dalla vegetazione circostante.
Un attimo dpo alcuni cavalieri emersero dai cespugli.
"Guarda chi si rivede!" Escamò Dukey. "Siamo davvero fortunati... abbiamo ritrovato alcune delle disperse al primo colpo! E a quanto vedo c'è anche la nostra lady Talia..."
Bumin fissò con attenzione le tre fuggitive, soffermandosi soprattutto su Argalia e su come era vestita.
Infatti la giovane aveva indosso, per volonta degli Atari, una sorta di tunica bianchissima e lunga.
"Come mai vi trovate a vagare nel bosco da sole?" Chiese alle tre donne. "Cosa vi è accaduto? Cosa avete visto?"

Talia
05-11-2010, 11.41.47
Ascoltai le parole delle mie compagne con gli occhi bassi... mi sentivo male, un male che non era una sofferenza fisica ma un moto dell’anima: la mia coscienza stava urlando e quel grido era tanto forte nelle mie orecchie da non lasciarmi scampo. Mi voltai indietro e osservai l’ingresso di quella grotta... era semicoperto dalla vegetazione e appena distinguibile, ma bastò un’occhiata perché il grido nelle mie orecchie si intensificasse. Sapevo perché... per quanto testardo, avventato e impulsivo, quel cavaliere non si meritava di esser lasciato al suo destino... per questo la mia coscienza rimordeva e si agitava, per questo mi sentivo male, perché ero perfettamente consapevole di esser stata io a condurlo fin laggiù.
Poi però posai gli occhi su Argalia e la osservai un istante... si teneva in piedi a fatica e un tremito inconsulto la attraversava tutta di tanto in tanto...
“Guardatela!” dissi a Llamrei “Sarebbe da pazzi portarla indietro, non ce la farebbe mai! Ma sarebbe da pazzi anche lasciarla nel bosco da sola... la ritroverebbero in un baleno e sarebbe stato tutto inutile!”
Un rumore interruppe le mie parole...
Mi voltai e vidi un gruppo di cavalieri uscire dai cespugli... ed erano gli ultimi cavalieri che avrei desiderato vedere!
Mossi leggermente la testa in risposta all'esclamazione di Dukey.
Ma furono le parole di Bumin a colpirmi... non sapevo perché ma il suo tono, non meno che il suo sguardo, mi causò disagio...
“Siamo soltanto tre donne stanche e spaventate, sir..." dissi lentamente.

Guisgard
06-11-2010, 01.56.40
Bumin fissò con attenzione ciascuna di quelle tre donne.
Il cavaliere aveva uno sguardo enigmatico, che sebbene sembrava indifferente e distaccato, nel fondo dei suoi occhi era possibilire vedere un velo di inquietudine.
"Tre donne spaventate?" Ripeté Dukey, fissando Talia, Llamrei e Argalia. "Allora mi chiedo cosa vi abbia spinto ad avventurarvi da sole in questo bosco, quando ormai tutti conoscono ciò che è accaduto ultimamente!"
"Basta così, cavaliere." Lo zittì con la sua voce possente e lenta Bumin. "Queste dame sono chiaramente stanche e spevantate... le riporteremo a Cartignone, dove avranno tutte le cure di cui necessitano... e dopo, ne sono certo, vorranno raccontarci cosa hanno visto di preciso questa notte..."
"Ma, milord..." tentò di dire Dukey, visibilmente sorpreso dalle parole di Bumin.
Ma questi lo fissò con uno sguardo duro, che non sembrava concedere appello o replica ai suoi ordini.
"Come desiderate, milord..." mormorò a capo chino Dukey.

Guisgard
06-11-2010, 02.31.24
Intanto, nel ventre oscuro e maledetto del bosco, un cavaliere era incatenato all'umida parete di una cella.
Il nano lo scrutava e gli parlava con un ghigno che sembrava volerlo schernire.
"Sei un cavaliere, vero?" Chiese quasi sarcastico. "L'ho riconosco dai tuoi abiti... ma sei un cavaliere senza spada!" E rise forte. "Cosa credevi? Fui proprio io a prenderti l'arma! Era a terra, accanto al tuo corpo pestato dalla furia di questi uomini!" E rise di nuovo.
E quella risata echeggiava, insopportabile, fra le sporche ed umide pietre di quella cella.
Guisgard lo fissava senza rispondergli nulla.
"Perchè mi guardi così?" Chiese quasi infastidito il nano. "Provi paura, vero? Vorresti supplicarmi di aiutarti! Si, lo sento... avverto il terrore che si è impossessato di te... tu mi temi, lo so..."
"Tu mi fai solo una gran pena..." rispose Guisgard, rombendo finalmente il suo silenzio "... e di certo non supplicherò un aborto come te... uno sbaglio della natura... che beffa per te essere nato... ti compatisco..."
Il nano lo fissò quasi incredulo, ma prima che potesse rispondere al disprezzo di quel cavaliere, si udirono dei passi giungere da fuori.
Un momento dopo alcuni di quegli uomini tatuati entrarono nella cella.
Aprirono le catene che legavano Guisgard e lo condussero fuori da quella prigione.
Mentre il nano restò a fissare quegli uomini che portavano via il prigioniero.
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Talia
06-11-2010, 12.54.23
Quel giorno il sole splendeva alto nel cielo, bruciando la campagna e insinuandosi con i suoi raggi nelle strette stradine di Cartignone, fino al più recondito angolo. Anche nel giardino del palazzo l’aria era pesante e appiccicosa, perciò io e Eileen ci eravamo sedute sul bordo della bassa fontana e, tolteci i calzari, avevamo immerso i piedi nell’acqua fresca... Un rumore alle nostre spalle, come un leggero colpo di tosse, ci fece voltare.
“Sir Goeffrey!” disse Eileen, con un sorriso “E’ un piacere vedervi... Cosa vi porta nel nostro giardino?”
“Mi dispiace molto disturbarvi, milady...” iniziò l’uomo, lanciandomi intanto un’occhiata rapida.
“Nessun disturbo, capitano! Al contrario!” rispose la mia amica poi, tolti i piedi dall’acqua e indossate di nuovo le scarpe, si alzò in piedi e soggiunse “Ti aspetto nelle mie stanze, Talia! Non appena ti sarà possibile!”
Lui attese in rispettoso silenzio che Eileen scomparisse oltre la porta del palazzo prima di voltarsi verso di me e sorridere appena: “Buongiorno Talia!”
Anche io, che intanto avevo recuperato i miei calzari e mi ero alzata, sorrisi: “Buongiorno!” dissi, andandogli incontro e posandogli un bacio sulla guancia “Che cosa ci fai qui?”
Lui esitò un istante, cosa che mi lasciò un poco perplessa poiché sapevo bene che sir Geoffrey di Warwick non era certo uomo che esitava...
“C’è bisogno di un motivo perché un padre desideri vedere sua figlia?” mi chiese poi in tono autoritario.
“No, certo...” risposi, eppure lo conoscevo troppo bene per farmi ingannare “Però non è questo il caso! Cosa c’è sotto, papà?”
Lui mi scrutò per un istante con uno strano sguardo, come se cercasse di leggermi dentro, poi disse lentamente: “Va tutto bene, Talia? Non c’è forse qualcosa di cui mi vuoi parlare?”
“Non direi! Non credo!” risposi, sostenendo quello sguardo e cominciandomi a chiedere dove accidenti volesse arrivare...
“Sai...” riprese lui dopo un istante “Io passo gran parte della mia giornata nella caserma, con i miei soldati... e lì, nei momenti di riposo, gli uomini parlano... parlano di molte cose, ma soprattutto, come puoi ben immaginare, parlano di donne...”
Rimasi in silenzio, chiedendomi che cosa c’entrasse quel discorso con me... tanto più che mio padre era sempre stato molto diretto nelle cose che aveva da dirmi, mai in vita sua era ricorso a giri di parole...
“Ebbene, quest’oggi ho sentito per caso un discorso che non avrei mai voluto sentire!” disse infine, come se questo gli costasse molto “Ho sentito un discorso che riguardava te!”
“Me?” esplosi, a voce più alta del solito... ero sinceramente sorpresa!
“Già!” mi rispose, continuando a tenermi incollato sul viso quello sguardo inquisitorio che adesso, tuttavia, iniziavo a comprendere “Un discorse che riguardava te e... beh... un presunto interesse che, per te, nutre... Dukey!”
E finalmente capii...
E ciò mi fece sorridere!
“Oh, papà, per favore...”
“No!” mi interruppe lui, sempre serio “Non c’è ‘papà per favore’ che tenga! Voglio una risposta. E la voglio adesso!”
Sospirai...
“Papà...”
“Senti, Talia, io capisco che per una ragazza quel Dukey possa essere... non lo so... interessante, suppongo! E’ giovane, è forte ed è rispettato in città! Ma a me non piace e non voglio che stia intorno a mia figlia! Non mi piace, non tanto per quanto è presuntuoso e arrogante, per quanto si pavoneggia sopraffacendo i più deboli... ma piuttosto perché non sa distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Conta il potere per lui e la forza, nient’altro... e quando un uomo predilige il forte al giusto significa che non capisce il valore di niente!”

La voce di mio padre si spense lentamente e io, con un battito di palpebre, tornai in quel bosco...
‘Non sa distinguere ciò che è giusto...’ aveva detto papà ‘Conta il potere per lui e la forza...’
Non sapevo perché ma quelle parole continuavano a risuonarmi nella mente come una litania. Cercai di ignorarle e di concentrarmi sul problema più immediato...
Fidarsi... era il caso? Eppure non c’era alternativa! Se fossimo tornati a Cartignone, non ci sarebbe stata speranza alcuna per quel povero cavaliere...
Lanciai un’occhiata alle mie compagne, socchiusi gli occhi un momento, poi mi decisi...
“Veramente, sir...” dissi lentamente a sir Bumin, ignorando volontariamente Dukey “Veramente... temo che la vostra valorosa spada abbia un compito più urgente che non riportare noi in città!”
Esitai ancora un istante... scrutavo gli occhi del mio interlocutore, come a volerne leggere le reazioni...
“C’è un uomo, mio signore...” spiegai “Un cavaliere! Lui è entrato in quella grotta laggiù per salvare noi da alcuni uomini che volevano catturarci e non è ancora tornato... siamo molto in pena, mio signore. Temo possa essere in pericolo! E sono certa che l’alto valore dei vostri cavallereschi ideali non possa che consigliarvi di correre in soccorso di un sì valente cavaliere. Non è così, mio signore?”
Tacqui infine e rimasi in attesa, sperando di esser stata convincente e... pur non sapendo perché continuavo ad avere quella sensazione... sperando anche di aver preso la decisione giusta.

Morrigan
07-11-2010, 16.21.45
Quelle parole rincuorarono Morven. Egli distese i muscoli delle spalle e delle braccia, si lasciò sfuggire un sospiro che mescolava sollievo, gioia e liberazione, e finalmente abbassò l'arma, ormai non più teso nello sforzo di dimostrare che poteva sollevarla, ma piuttosto alla ricerca del modo più comodo e naturale per impugnarla.

In quello stesso istante Louis si fece appena da parte, e con il gesto della mano gli indicò il fondo delle piccola stanza, a stento illuminato dal rosso ombroso del fuoco della fucina. Morven fissò con meraviglia una fila di robusti scaffali di legno, pieni di attrezzi e di ampolle di diverso colore e misura.
Invitato da quel gesto e dalle parole del cavaliere, il giovane, senza mai abbandonare Samsagra che restava stretta nel suo pugno, si avvicinò a quei contenitori e iniziò a leggerne le grandi etichette che recavano ordinatamente scritto il nome del contenuto. E lì vi trovò infine proprio quell'olio che aveva nominato. Con quell'unguento intinse una pelle di daino che aveva scorto abbandonata vicino all'incudine, e, appoggiando Samsagra su quella superficie, con un gesto vigoroso cominciò a passare il panno sulla lama.

Non appena Morven ebbe compiuto quel gesto, la spada sembrò di colpo illuminarsi. Il giovane, sorpreso, ritrasse la mano. Di nuovo aveva avvertito quel calore sorprendente che già lo aveva colpito in precedenza. La spada sembrava emanare calore come se fosse stata appena estratta dalla fiamma della forgia. Ma il lucore che accese la lama non era di fuoco, come quello del metallo arroventato. Samsagra prese a splendere di un sorprendente colore di smeraldo.
Morven la fissò stupito per qualche secondo, ma poi sorrise, dolcemente a quella vista. La spada rispondeva al suo tocco, come una donna alla carezza del suo amato. Questo pensiero lo innamorò ancor più di quell'oggetto, e diede forza e impazienza al suo gesto. Il giovane cavaliere riprese a lucidare la spada, e d'un tratto, dopo appena una o due semplici passate, i suoi occhi videro qualcosa di meraviglioso. Di colpo l'opacità del tempo sembrò staccarsi dalla lama e scivolare via come se non fosse mai esistita. Lo splendore della lama si espanse nello spazio intorno, illuminando in un bagliore di smeraldo la penombra della stanza. Il filo brillò scintillante, attraversato da un brivido, un palpito vitale che dall'elsa si irradiò fino alla punta.

Morven, sempre più stupito, si fermò, lasciò cadere il panno e sollevò nuovamente la spada e si avvicinò alla fucina per poterla osservare meglio alla luce della fiamma.
La base della lama che confluiva nell'elaborata impugnatura non era ancora stata ripulita del tutto, ma non sembrava più rovinata. Sembrava piuttosto incrostata da un sottile strato di cristalli lucenti, come schegge di smeraldo e d'agata, che si fondevano poi nello strano disegno che si allargava sull'elsa, dando vita al corpo sinuoso della creatura fantastica che Morven aveva scorto qualche minuto prima, quando aveva avuto l'impressione forte e pressante che quella spada stesse prendendo vita, si stesse risvegliando.
La lama, però, per tutta la sua lunghezza fino alla punta, era lucida e splendente, come se fosse stata appena forgiata e lucidata.

Morven sorrise, e in preda a quella mistica emozione, passò il dorso della mano su quella superficie. In quel momento la luce di smeraldo si fece più intensa, come se la spada avesse voluto rispondere a quella carezza.

"Samsagra..." mormorò il giovane, con voce bassa e rotta dall'emozione di essere finalmente così vicino a quel possesso inaspettato.

Fu a quel punto che una luce esplose, avvolgendo il cavaliere come in un abbraccio, e dall'anima stessa della spada si levò un grido. Morven per un istante atterrì. Un grido, un grido di donna gli ferì le orecchie. Cercò di muoversi ma si accorse di non poterlo fare, stretto com'era in quei fasci di luce verde che lo trattenevano come due braccia. Spalancò gli occhi, fissò Samsagra che risplendeva, sorgeva splendida dalle sue mani e si tendeva con un grido verso il cielo. Il grido si fece canto, e Morven smise di avere paura e tese l'orecchio a quella musica... quella voce di donna l'aveva già udita nel suo sogno.
Si lascià vincere dalla dolcezza di quella melodia, chiuse gli occhi, si abbandonò a quel momento di comunione. Percepì la luce che lo accarezzava, e il grido di donna che infine liberato dalla sua prigione si tramutava infine in un canto di gioia...

"Effonde il mio cuore liete parole, io canto al re il mio poema!"... così cantava Samsagra, mentre Morven affondava nell'incanto di quel momento, ormai incapace di distinguere il sogno dalla realtà.

"Samsagra..." mormorò di nuovo, sorridendo "... al re piacerà la tua bellezza..."

E nel momento in cui pronunciò quelle parole, la voce di donna si interruppe, si sciolse in una leggera, dolcissima risata, quindi scomparve lasciando dietro di sè una lieve scia. La luce lo strinse con nuovo vigore, quindi si contrasse come in uno spasimo, e parve rientrare con un movimento rapido e violento nel cuore stesso dell'arma.

Morven aprì gli occhi. Intorno a lui tutto sembrava immutato. La spada era immobile e lucida tra le sue mani. La lama, ripulita, risplendeva della luce del fuoco, e Louis era ancora accanto a lui, poco discosto dall'incudine, esattamente nello stesso atteggiamento in cui l'aveva lasciato.
Morven lo studiò con curiosità e quasi con timore, interrogandosi...
"Avete visto anche voi la luce avvolgente?" Chiese il giovane cavaliere.
"E soprattutto, avete udito anche voi quel grido, e la voce di donna, e quelle parole?
Avete assistito anche voi a questo prodigio, o forse io sto diventando pazzo?"

ladyGonzaga
07-11-2010, 19.17.48
http://digiphotostatic.libero.it/LunaMinor/med/0346596b95_1293596_med.jpg


"Ci siete voi ?" risposi ." Da quanto tempo seguite i miei passi?"
Lo guardai e parlandogli cercai di fargli capire che poteva fidarsi di me, ma allo stesso tempo ero io che non sapevo se potevo fidarmi di lui, mi avevano insegnato che diffidenza è l'unica e vera arma che ti leva dai guai.
" Allora mi volete rispondere ? Non abbiate timore, non so in che modo una dama come me vi possa aiutare, ma fare tutto il possibile per darvi una mano".
"Ditemi...coraggio..continuai a ripetere.

ladyGonzaga
08-11-2010, 19.39.16
http://fc04.deviantart.com/fs8/p/2005/330/b/b28544dc403f33d2.jpg


Il bosco divenne all'improvviso silenzioso, solo il ticchettio della pioggia sulle foglie spezzava quel vuoto , neanche il solito canto degli uccelli, ne un calpestio di foglie da parte di qualche cervo, il silenzio regnava sovrano .
Tutto ciò era strano , come se questo fosse il preludio di un evento minaccioso..

Guisgard
08-11-2010, 20.01.25
Goldblum fissava con i suoi occhi grandi Gonzaga.
"Milady..." cominciò a dire il nano "... io sono solo... ed in questo bosco sta accadendo qualcosa di terribile... purtroppo non so a chi chiedere aiuto... ero con alcuni cavalieri ma siamo stati attaccatti e nel fuggire ci siamo dispersi... non so neanche se siano vivi o meno i miei compagni... voi, ditemi, conoscete qualcuno che possa aiutarci? Io purtroppo sono estraneo sia al mondo dei miei simili, i nani, sia a quello degli uomini... aiutatemi, vi prego..."

vortigern
08-11-2010, 20.10.49
Piove a dirotto e c'e' vento, sul mio destriero galoppo percorrendo la fitta boscaglia e da lontano sgorgo una figura, mi avvicino e noto una bellissima dama, impenno il mio destriero ed avvicinandomi a quella dolce creatura mi presento a lei dicendole di non temermi e che saro' lieto di scortarla ovunque Ella vada

Guisgard
08-11-2010, 20.18.08
Intanto, nella casa di Louis, Morven stava imparando a conoscere la divina Samsagra.
Il cavaliere aveva la fiera spada fra le mani e ne era rapito.
Louis la fissava in silenzio.
Poi, a quelle parole di Morven rispose:
"Cavaliere, io non ho udito nè visto nulla... nessuno potrebbe a parte voi che siete riuscito a sollevare quella spada... quella spada vi appartiene..."
E gli occhi di Morven furono illuminati dallo splendore di Samsagra che cominciò finalmente a mostrare la sua bellezza, ora che quel cavaliere le stava ridando il suo antico splendore.

ladyGonzaga
08-11-2010, 20.20.02
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" Vi aiuterò , potete starne certo. Farò tutto ciò che mi sarà possibile, anche se sinceramente non so come.
L'unico posto sicuro sarebbe l'abbazia dove sono cresciuta , ma è parecchi giorni di viaggio da qui e sarebbe anche troppo rischioso avventurarsi da soli da quelle parti.
Qualche giorno fà anche io mi sono trovata in pericolo e ho trovato aiuto nella casa di due cavalieri , che mi si sono mostrati gentili e premurosi..forse loro...non so però se....
dovremmo tornare indietro , attraversare la cascata , per arrivare alla loro casa.
Adesso non mi sembra prudente...la notte inizia a calare e il bosco è terra di nessuno durante la notte."

A queste mie parole vidi lo sguardo del nano diventare più sereno e fiducioso, forse le mie parole lo avevano rincuorato.
Ma dentro di me pensai." chi rincuorerà me? " Ho offerto il mio aiuto senza avere la certezza di esserne capace.

Guisgard
08-11-2010, 20.27.00
Goldblum fissò la giovane Gonzaga e riprese vigore grazie alle sue parole.
"Grazie, milady..." disse "... vi prego, conducetemi dai cavalieri di cui dite... non abbiamo tempo, anche un solo mominto potrebbe essere determinante... l'unica cosa poco prudente è restare con le mani in mano... mentre quei demoni preparono il loro folle attacco... vi scongiuro, damigella, andiamo da quei cavalieri, sperando che possano aiutarci..."

vortigern
08-11-2010, 20.31.48
Così dopo di averla tranquilizzata sulle mie intenzioni, salì dietro a me sul destriero e cosi' partimmo per cercare rifugio alla pioggia battente.

ladyGonzaga
08-11-2010, 20.37.48
" Forse avete ragione voi , anche se attraversare a piedi il bosco a quest'ora mi mette paura, ma io confido nel Signore . Il grande insegnamento del mio carissimo abate , è stato quello che bisogna confidare sempre nel Signore e cosi nessun evento malvagio ci potrà far del male".

Cosi gli presi la mano e ci dirigemmo verso la casa di Ser Louis e Ser Morven , con la speranza di un loro aiuto.

Morrigan
08-11-2010, 21.53.45
Gli occhi gli risplendevano, completamente impegnati dalla vista di Samsagra. Dovette persino sforzarsi di tendere l'orecchio alle parole del vecchio cavaliere, chè rischiava di non udirle, tanto era ancora preso da quella visione che lo aveva colpito.

Il pensiero che Louis non avesse veduto nè udito nulla lo turbava. E se fosse stata davvero una folle visione della sua mente, congestionata fin dall'adolescenza dal ricordo ossessivo di quel sogno? Come spiegarsi quella meraviglia?

"... quella spada vi appartiene..."

Quelle parole risuonarono chiare e limpide nella sua mente.
Sì, si disse, non devo dubitare oltre! Mi è stato concesso di vedere e di provare ciò che ad altri non è stato concesso... chi sono io per rifiutare questo dono?
Ripensò al suo sogno, ai pezzi che componevano la sua visione. Quella spada e la sua straordinaria magia appartenevano a quel sogno, e Samsagra stava dando voce con chiarezza ad una parte di esso.
L'unica sua preoccupazione doveva essere quella di dimostrarsi degno di cingere quell'arma leggendaria. Non doveva avere altro pensiero, nè dubbio... ogni dubbio ed ogni esitazione non sarebbero serviti ad altro che a macchiare la lucente bellezza di quella lama!
Solo la verità, la mitezza e la giustizia... così come aveva detto la voce udita nella visione... solo quei valori potevano sollevare Samsagra, e solo in nome di quei valori avrebbe dovuto muovere il suo braccio, da quel giorno in avanti.

Si girò quindi verso Louis e lo fissò con sguardo riconoscente e fiero.

"Col vostro permesso, mio signore, io qui prendo in consegna questa spada, e vi prometto, come già vi dissi, di portarla con onore e con giustizia, e di renderla ancor più splendente, della luce stessa della vittoria"

Si inchinò, tenendo stretta nel pugno Samsagra e avvicinandola al petto.
Quindi prese la mano del cavaliere, quella mano che aveva forgiato quella splendida arma, e la baciò, con lo stesso atto di fedeltà che il vassallo tributa al suo signore.
Solo dopo aver compiuto quel gesto, Morven rialzò il capo.

"Ora, con questo, io chiedo la vostra benedizione e il vostro congedo, mio signore. I miei compagni sono ancora là fuori, esposti al pericolo, e il male che copre queste terre è sempre più grande e potente, perchè io possa indugiare ancora oltre al riparo della vostra casa.
Benedicetemi, cavaliere, e con la vostra benedizione andrò incontro alla ventura che il Fato mi ha destinato!"

Guisgard
08-11-2010, 21.57.30
Nel frattempo in un misterioso palazzo nel cuore del bosco, Belven, Arowhena e Cavaliere25 erano ospiti della misteriosa dama.
Tutti loro furono ospitati nello sfarzoso palazzo, tra cibi prelibati e vini liquorosi di superbo sapore.
"Il mio palazzo è casa vostra, amici miei..." disse la bellissima dama ai suoi ospiti "... ed tutte le mie ancelle sono ai vostri comandi."
"Milady.." intervenne Belven "... noi, come già vi dissi, siamo attesi da una missione... i nostri compagni si sono persi nel bosco e dobbiamo salvarli..."
La dama però lo zittì dolcemente, posando la sua mano sulla bocca di Belven.
"Il bosco ora dorme..." disse "... e sarebbe inutile cercare di svegliarlo... guardate..."
E con la mano indicò la fiamma del focolare che bruciava.
E in esso una strana visione prese forma...

Un neonato era in una lessureggiante boscaglia, tra il canto di uccelli dal raro piumaggio e tra capre e mucche che davano latte dolcissimo che si mischiava a del miele che colava da fiori dagli intensi colori.
Ad un tratto alcune fiere si avvicinarono al piccolo cucciolo d'uomo, ma invece di sbranarlo si misero a giocare con lui.

"Che splendida visione..." mormorò Belven "... è il Paradiso?"
"Forse..." sussurrò la bellissima dama "... vedete? Non vi è nulla di male in quel bosco... domani penserete ai vostri compagni... forse..."

cavaliere25
08-11-2010, 22.00.31
A quelle parole della giovane dama mi insospetti non mi piaceva come persona anche se era molto carina era come se non volesse lasciarci andare via chissà che intenzioni aveva aspettai che rimanemmo soli per discutere con Belvan.

Guisgard
08-11-2010, 22.09.13
Intanto, Talia, Llamrei e Argalia avevano incontrato Bumin, Dukey ed il loro seguito.
Bumin fissò con attenzione Talia ed ascoltò con attenzione le sue parole.
"Avete ragione, milady..." disse il cavaliere senza smettere di fissarla con il suo sguardo di ghiaccio "... sir Dukey vi riporterà a Cartignone, mentre io cercherò il cavaliere di cui mi parlate... ma prima ditemi... sapreste indicarmi il luogo da dove siete fuggite e dove si trova ora prigioniero quel cavaliere?"

Talia
09-11-2010, 01.21.44
Lo sguardo di Bumin su di me era tanto gelido che quasi rabbrividii... Mi costrinsi comunque a sostenere quell’occhiata senza battere minimamente ciglio e, dopo un istante di silenzio, risposi: “Una richiesta ben difficile è la vostra, sir... Tuttavia, sono abbastanza certa di potermi orientare di nuovo in quel luogo e, se vorrete portarmi con voi, potrò probabilmente mostrarvi la strada!”
Lanciai, poi, un’occhiata a Llamrei e a Argalia... l’idea di lasciarle sotto la ‘protezione’ di Dukey non mi piaceva affatto, ma non sapevo come trasmettere loro questa mia sensazione.

Guisgard
09-11-2010, 02.03.41
Nella casa di Louis, Morven aveva potuto rendersi conto del potere della formidabile Samsagra.
Quel grido e quella luce avevano impressionato l'animo del giovane cavaliere.
Lo spirito di quella spada, una volta che Morven era riuscito a sollevarla, si era destato da un lungo sonno, riconoscendo in quel cavaliere qualcosa di straordinario.
Ed all'invocazione di Morven, Louis pose una mano sul suo capo.
"Possa Colui che benedisse le armi delle Schiere Angeliche contro gli angeli ribelli" cominciò a dire "benedire quest'arma e chi potrà impugnarla... affinchè possa difendere la Fede dai suoi nemici, umani e inumani, preservare la giustizia, diffondere la verità, liberare gli oppressi e proteggere i deboli..."
Louis allora segnò tre volte Morven.
E proprio in quel momento, Samsagra cominciò a risplendere come non mai e di nuovo quel grido si diffuse nell'aria.
Solo Morven però potè assistere e sentire questi prodigi.
http://utenti.multimania.it/maligno666/Soul_Calibur_3.JPG

Guisgard
09-11-2010, 02.15.55
Bumin osservò Talia.
Poi con la sua voce, che sembrava non tradire mai emozioni, disse:
"Siete coraggiosa, milady... davvero siete disposta a tornare in quel luogo dal quale siete fuggita per puro miracolo?"
"Già..." intervenne Dukey "... cosa vi spinge a voler ritornarci?"
Bumin si voltò e quasi lo fulminò con lo sguardo.
E Dukey, comprendendo perfettamente la volontà del suo superiore, chinò il capo senza aggiungere altro.
"Volete davvero tornare li dentro?" Chiese quasi sconvolta Argalia a Talia. "Ma forse a quest'ora quel cavaliere sarà morto! E' un'assurda ed inutile pazzia!"
"Se la nostra audace dama" disse Bumin "si sente tanto coraggiosa da rischiare ancora pur di salvare quel cavaliere, beh, allora merita senza dubbio la nostra ammirazione..."
Fissò per qualche istante Talia e, quasi con un ultimatum, chiese:
"Decidete, milady... mi indicate la via, oppure mi accompagnate?"

Guisgard
09-11-2010, 02.27.20
Intanto, nel misterioso palazzo della bellissima dama, vista la tarda ora, gli ospiti furono alloggiati nelle stanze preparate per loro.
Arowhena dormì da sola, mentre Belven e Cavaliere25 furono nella stessa stanza.
Stessa disposizione fu presa per i due soldati che li accompagnavano.
E rimasti da soli, Belven sembrò molto pensieroso.
Fissò Cavaliere25 ma senza dirgli nulla.
Si avvicinò poi ad una delle finestre e fissò il bosco che avvolgeva il palazzo.
"Strana notte questa..." mormorò "... sembra voglia scendere la nebbia... e vi è qualcosa di misterioso nell'aria..."

Morrigan
09-11-2010, 02.28.58
Quella voce, musica angelica, quasi un'antica traccia della sua perduta essenza divina...

Morven era ancora stordito. Non era ancora riuscito a comprendere a pieno quel mistero. Tuttavia sentiva che dentro il cuore qualcosa lo incanzava. Bizzarro, ma forse si trattava della spada stessa. Come se Samsagra, una volta liberata, lo spronasse e lo incitasse all'azione. Come un falco troppo tempo tenuto al laccio, la spada voleva che il suo padrone la lanciasse.

Attese in silenzio, con gli occhi socchiusi, che la benedizione di quel saggio cavaliere scendesse su di lui... per un istante gli parve quasi un'investitura! Quell'investitura che tanto desiderava, al punto da aver lasciato la sua casa e il suo paese, ed essersi inbarcato in quella misteriosa avventura pur di riuscire finalmente ad ottenerla... l'investitura a cavaliere... ma forse, lo sfiorò quel pensiero, ciò che ho appena ottenuto in questa casa, è molto, molto di più!

Si rimise in piedi, sorrise al vecchio cavaliere.

"Grazie, signore, per tutto quello che avete fatto per me... mi avete restituito la vita e la salute... e poi mi avete fatto un dono che va ben oltre ogni immaginazione... mi avete mostrato la strada per realizzare il mio sogno, e avete armato la mia mano in modo che io possa realizzarlo! L'uomo cui io devo tutto questo potrà chiedermi in cambio qualsiasi cosa, oggi e in ogni giorno a venire, finchè avrò vita e respiro!"

Quindi con un cortese cenno del capo chiese congedo, e l'ultima grazia che gli fosse dato un cavallo, per poter riprendere la sua strada all'interno del bosco.

Talia
09-11-2010, 02.35.15
Non avevo mai visto Dukey chinare la testa con tanta docilità e la sorpresa per quel gesto, per un momento, mi distrasse dal resto...
Rimasi così immobile con gli occhi puntati su Dukey... con la sgradevole sensazione che qualcosa, in tutta quella storia, mi stesse sfuggendo!
La voce tremante di Argalia mi riportò alla realtà. Alzai, dunque di nuovo lo sguardo su quello glaciale di Bumin, e risposi: "Se non fosse stato per causa mia, probabilmente in questo momento quel cavaliere sarebbe lontano da qui... Ma gli dissi che l'avrei ricondotto a Cartignone, e io non lascio mai le cose a metà!"
Osservai un istante di silenzio, valutando il volto impenetrabile di Bumin, poi conclusi: "Vi accompagno!"

Guisgard
09-11-2010, 02.59.39
Louis sorrise.
Guardò un'altra volta la divina Samsagra e ripensò a sua moglie.
Ma ora quella spada aveva scelto un altro padrone da proteggere ed un altro braccio per farsi guidare.
"Non ho grazie da chiedervi, cavaliere." Disse Louis. "Solo quella che siate degno di questa spada, servendo il bene e ricoprendo la Fede e la cavalleria di Gloria e fama."
Ma mentre i due cavalieri parlavano fra loro, qualcuno bussò alla porta.
Luois aprì e rivide Gonzaga, la dama alla quale aveva dato ospitalità il giorno prima.
Ma stavolta non era sola.
Con lei infatti vi era il nano Goldblum.
Ed appena questi vide Luois gli si prostrò ai piedi.
"Aiutatemi, cavaliere..." cominciò ad implorare "... un nemico oscuro dimora in questo bosco e siamo tutti in pericolo!"
"Di cosa parli?" Chiese Luois.
Ma proprio in quel momento Goldblum vide Morven.
"Amico mio!" Gridò felice. "Che gioia! Siete vivo!"
"Cosa dicevi quando sei entrato?" Domandò Luois.
"Si, perdonatemi..." rispose il nano "... una setta di fanatici ed assassini... dobbiamo fermarli... adesso o sarà la fine di tutto ciò che amiamo e che abbiamo!"

Guisgard
09-11-2010, 03.13.49
Bumin fissò Talia per alcuni istanti.
"Comprendo il vostro stato d'animo..." mormorò.
Si voltò allora verso Dukey e disse:
"Accompagnate le altre due dame a Cartignone ed attendete nostre notizie."
"Prenderete con voi queste due guardie?" Indicando gli uomini che li stavano scortando.
"No, andremo solo noi due..." rispose Bumin a Dukey "... in due avremo più possibilità di non essere scoperti..."
Le due guardie allora salirono sullo stesso cavallo, offrendo, secondo gli ordini di Bumin, l'altro cavallo a Llamrei e Argalia.
Ma prima di partire, Dukey lanciò uno sguardo a Talia e si avvicinò a Bumin.
"Milord, ricordate la ricompensa che mi avete promesso..."
"Tranquillo, avrai ciò che hai chiesto..." rispose "... ma non dare troppo per scontato che restare in vita ti sia dovuto..."
"Uh... cosa?" farfugliò Dukey impressionato.
"Ora andate e riportate le due dame a Cartignone." Ordinò Bumin.
E quando i cinque svanirono nel bosco, Bumin si voltò verso Talia tendendole la mano.
"Salite in sella, milady... comincia il nostro viaggio in quell'Inferno che voi conoscete molto bene..."

Morrigan
09-11-2010, 03.14.26
Bussarono alla porta.
Louis si mosse per aprire e Morven gli andò dietro.
Per un istante non vide che Lady Gonzaga, e il suo cuore fu lieto di rivedere la fanciulla ritornare sana e salva... per un attimo rivide nella mente le sagome di quegli uomini... invasati, sanguinari, lo assalivano con furia bestiale, e lui indietreggiava, indietreggiava fino a perdersi nei boschi. Guardò di nuovo Gonzaga e fu lieto, lieto che fosse viva... era una donna, e non era difficile per Morven immaginare cosa avrebbero potuto farle in quei boschi di Cartignone, e rabbrividì a quel pensiero!
Ma non appena la fiera sagoma di Louis si fu fatta un po' da parte, il giovane udì una voce familiare, e i suoi occhi corsero in basso a cercarne la fonte.
Vide Goldblum e un impeto di gioia lo colse nel saperlo ancora in vita.
Si piegò su un ginocchio, per raggiungere l'altezza del compagno, quindi rispose alla sua viva gioia stringendolo in un abbraccio fraterno, con lo slancio di chi rivede in salute qualcuno che credeva ormai perduto.

"Goldblum!" esclamò "Mio fedele compagno! Vi credevo morto..."

Si staccò dal nano, lo fissò con sguardo lieto, pensando che quella giornata era di certo satura di gioiose nuove.

"... come forse anche voi avete dovuto credere di me!" continuò, abbassando di nuovo la voce in un tono più controllato "Ditemi, cosa vi è accaduto? Come vi siete messo in salvo e soprattutto... cosa avete visto o udito, che possa essere di qualche utilità alla nostra missione?"

Nel dire quell'ultima parola, il suo sorriso si spense di colpo. Pensò al capitano Belven, a Cavaliere25 e agli altri compagni di cui aveva perso ogni traccia nel bosco.

"Ammesso che esista ancora, una missione", concluse amaramente.

Guisgard
09-11-2010, 03.24.48
Goldblum fu felicissimo di rivedere in vita Morven.
"Amico mio..." disse "... non so nulla degli altri... persi di vista tutti voi quando ci separammo dopo quell'attacco..."
Fissò il cavaliere ed aggiunse:
"La missione esiste ancora... lo dobbiamo per noi, per chi amiamo e per chi verrà dopo di noi... quei fanatici vanno fermati!"
Chinò il capo ed a voce bassa continuò:
"Potremmo chiedere aiuto ai miei fratelli... ma i nani mi disprezzano, mi credono un vigliacco e non accetterebbero mai di combattere al mio fianco... loro sarebbero stati validissimi alleati... sono grandi guerrieri e conoscono ogni angolo del bosco... ma faremo senza di loro, vero?" Chiese con un impeto di orgoglio guardando deciso Morven.

Guisgard
09-11-2010, 04.00.43
Nello stesso momento, nei meandri sconosciuti del bosco, Guisgard fu condotto incatenato davanti al gran capo degli Atari.
Con la forza fu fatto inginocchiare davanti a quell'uomo.
"E' la seconda volta che ci sottrai ciò che è nostro..." cominciò a dire il capo dei fanatici "... quelle donne erano nostre e tu le hai fatte fuggire..."
"Beh..." rispose sorridendo e con sarcasmo il cavaliere "... se avevi problemi di donne avresti di certo potuto risolvere il tutto senza tutti questi casini, non trovi, amico mio?"
Ed a quelle parole uno degli uomini che lo tenevano fermo lo colpì con violenza alla schiena.
"Quando il tuo supplizio comincerà" disse il signore degli Atari "allora perderai la tua voglia di fare il buffone..."
"Se..." rispose tossendo per il colpo subito "... se avevi problemi seri per andare a donne... ti avrei portato io in un posticino discreto... dove ti avrebbero fatto provare un sacco di giochetti..."
E di nuovo Guisgard, per le sue parole, fu colpito con violenza.
"Ascoltami, cane..." disse il capo degli Atari prendendolo per la gola "... voi maledetti Cristiani, con la vostra Chiesa dispotica e demoniaca, avete cercato in tutti i modi di dominare la Fede e gli uomini... ora però pagherete tutto..."
"Ora capisco..." replicò Guisgard col fiato rotto per i colpi subiti "... siete i soliti eretici della malora... che ogni tanto spuntano da qualche fogna... spargete sempre lo stesso veleno... ed in comune avete tutti la stessa cosa... il disprezzo per la vita e per la verità... fortuna che quelli come voi, noi cristiani li bruciamo sui roghi ... la stessa fine che farete voi, porci eretici..."
E per la terza volta il cavaliere fu colpito violentemente.
A quel punto il capo degli assassini fece un passo in avanti, lasciando che la debole luce delle candele illuminasse il suo volto ricoperto da strani segni.
"Ma io... io... ho già visto il tuo volto... ma dove?" disse Guisgard fissando il fanatico capo di quegli uomini "... sono certo di conoscerti... un momento... si, ora ricordo... ti ho visto a Cartignone... tu sei..."
E proprio in quel momento fu tramortito da un colpo alla testa.
"Portatelo nella sua cella..." ordinò il signore degli Atari "... appena sarà sveglio e lucido subirà il Suplizio della Verità... dove morirà lentamente e tra mille tormenti."
E restò a fissare compiaciuto i suoi uomini mentre riportavano quel prigioniero in cella.
http://playstationlifestyle.net/wp-content/uploads/2009/05/god-of-war-3-kratos-silhouette.jpg

cavaliere25
09-11-2010, 09.55.52
Guardai Belvan e dissi signore ho una brutta sensazione non mi piace quella donna a qualcosa di strano non trovate anche voi? dissi guardandolo chissà che ci sarà in quel bosco se vogliamo scoprirlo dobbiamo innoltrarci dentro dissi e capire che fine abbiano fatto i nostri amici

ladyGonzaga
09-11-2010, 11.20.52
" Sia ringraziato il cielo" dissi non appena capi che Goldblum era amico di ser Morven. Adesso ero certa che avrebbe avuto l'aiuto che tanto cercava.
Mi sedetti in una panca e osservavo loro e quanta amicizia gli univa , nonostante la loro lontananza forzata.
Sentivo parlare di forze oscure e malvagie , di cavalieri e dame prigioniere, del potere malefico che si nascondeva nella profondità del bosco, e mi chiedevo come mai io non ne sentii mai parlare..
forse qualcuno mi proteggeva da lontano...senza che neanche io lo sapessi.
Allora alzai la mano e la misi sul mio collo stringendo forte quella piccola croce di legno , che mi regalò l'abate quando lo lasciai...adesso capivo le sue parole " Non te ne separare mai...portala sempre con te solo cosi mi avrai sempre al tuo fianco"..

continuavo ad ascoltare i due cavalieri e Goldblum ....

Talia
09-11-2010, 17.13.58
Stavo ancora osservando il punto in cui le sagome dei tre cavalli erano scomparse alla mia vista tra le fronde, quando Bumin mi tese la mano incitandomi a salire in sella.
“Credo invece che siate voi a dover smontare, sir!” dissi, voltandomi verso di lui ma restando immobile dove mi trovavo.
“E’ ben difficile entrare di soppiatto in qualsiasi luogo, se lo si fa in sella ad un cavallo! Correggetemi se sbaglio...” soggiunsi dopo un istante “Ma, in battaglia, se desiderate cogliere il nemico di sorpresa, non attaccate campanelli alla vostra armatura. No?”

Guisgard
09-11-2010, 20.22.03
Nella casa di Louis, Goldblum, dopo aver ritrovato il suo compagno Morven, riprese a raccontare:
"Chi vive nel bosco, che siano uomini o animali, segue sempre le stesse regole... le uniche che permettono di sopravvivere... e se vi è un pericolo, qualcosa di oscuro, tutti allora lo evitano e se ne stanno lontani... e questo è stato il grave errore della mia gente, i nani..."
Scosse il capo e continuò:
"Noi sapevamo... ma pur di vivere in pace facemmo finta di niente... ed io non sono diverso dai miei simili... quando fui cacciato dal villaggio, cominciai a vivere cacciando ed isolandomi da tutto... ed il male cresceva e diventava sempre più forte... ora gli Atari sono potenti e fermarli è quasi un'impresa disperata... se non tentassimo di distruggerli saremmo colpevoli anche noi!"
"Ma cosa vogliono quei fanatici?" Chiese Louis.
"Invocano la vera fede e professano una crociata contro la Chiesa di Roma..." rispose Goldblum "... ma in realtà vogliono solo vivere senza regole, con l'illusione della libertà senza limiti..."
"Ecco perchè odiano la Fede Cristiana e la Chiesa..." replicò il vecchio cavaliere "... non vi è libertà senza regole."
"Si, ovvio!" sentenziò Goldblum.
Louis apparve pensieroso.
"Io sono vecchio e stanco della vita..." disse "... e non potrei esservi di aiuto alcuno..."
"Allora cercheremo di stanare noi quei maledetti!" Esclamò Goldblum. "Milady..." fissando Gonzaga "... io vi ringrazio di avermi condotto qui e vi sarò sempre debitore... e se volete essere dei nostri ne saremmo fieri! Vero, amico mio?" Rivolgendosi poi a Morven.

Guisgard
09-11-2010, 20.51.34
Nello stesso momento, nel palazzo della misteriosa dama del bosco, Belven, Cavaliere25 ed Arowhena si accingevano a trscorrervi la notte.
"E' inutile tormentarsi con strani pensieri, amico mio..." disse Belven a Cavaliere25 "... ora dormiamo, così da recuperare le forze. Domattina ripartiremo in cerca dei nostri compagni."
La notte così trascorse silenziosa sul bosco.
L'indomani, poco dopo l'alba, le ancelle della bella dama svegliarono gli ospiti, che raggiunsero la padrona del palazzo nel grande salone per la colazione.
"Milady, buongiorno a voi." Salutò Belven. "Vi ringraziamo di nuovo per la cortese ospitalità e vi annunciamo che partiremo subito per riprendere la nostra missione."
"E volete ripartire senza scorta?" Chiese la dama sorridendo.
"Cosa intendete dire?" Domando Belven.
"I vostri due soldati che vi scortavano, ricordate?"
"Certo, sono giunti con noi ed immagino stiano già preparando i cavalli per partire."
"Arrivate tardi, mio signore..." disse la dama "... hanno si preparato i cavalli, ma per partire da soli... sono infatti andati via all'alba."
"Cosa? Impossibile!"
"Controllate voi stesso..."
Belven allora corse prima nelle scuderie, poi per il grande cortile ed infine raggiunse il verziere.
Ma dei suoi uomini non c'era più traccia.
Andò allora nelle stanza in cui i soldati avevano trascorso la notte, ma anche li non c'era traccia di loro.
"Avete visto, milord? I vostri uomini sono andati via all'alba... portando con loro tutti i vostri cavalli... sono dispiaciuta a non possederne di miei, altrimenti vi avrei offerto io i degni destrieri per riprendere la vostra nobile missione..."
E tutto ciò fece sembrare a Belven di essere caduto in uno strano incantesimo, mentre quella bellissima donna lo guardava con un sorriso che sembrava incantato.
http://www.ize-stuff.com/picture/dvd/horror_pictures/monica_bellucci/monica_bellucci-2.jpg

cavaliere25
09-11-2010, 21.01.30
Dissi maledizione quei due cavalieri ci hanno fregato anche i nostri cavalli ma appena li ritrovo gli e la faccio pagare cara dissi poi rivolto a Belvan dissi e ora che facciamo mio signore ci toccherà andare a piedi nel bosco e guardai negli occhi la strana dama che sembrava prendersi gioco di noi