Visualizza versione completa : Le Martiri di Cartignone
Guisgard
09-11-2010, 21.12.50
Nel frattempo, in un altro lato del bosco, Talia era rimasta sola con Bumin.
Il cavaliere, nell'udire le parole della ragazza, sorrise lievemente.
"Siete sveglia e scaltra, milady..." disse "... e questo vi rende più pericolosa di un cavaliere ben armato..."
Scese allora dal suo cavallo ed aggiunse:
"Quanto a me, non amo prendere di sorpresa i miei nemici... amo vedere nei loro occhi la paura ed il terrore... devono guardarmi bene in volto e scorgere dai miei occhi cosa accadrà loro per mano mia..."
Prese poi il suo cavallo per le redini e fece cenno a Talia di indicargli la via per entrare nell'oscuro regno degli Atari.
E nemmeno per un'istante Bumin tolse il suo sguardo da Talia.
Osservava ogni espressione, ogni gesto ed ogni emozione di quella ragazza, come a volerne comprendere ogni suo pensiero.
http://humordistrict.com/wp-content/uploads/2010/02/elizabeth-elizabeth-swann-469791_390_580.jpg
Morrigan
10-11-2010, 10.06.31
Morven ascoltò le parole di Goldblum con ansia sempre crescente.
Nell sua mente cercava di far collimare le immagini che aveva, di quegli uomini agili e armati che li avevano assaliti nella faresta, con le descrizione dell'ombra che il suo amico stava facendo.
Per un istante, nell'udire che in tanti erano già al corrente di molte, preziose informazioni, si sentì bruciare il cuore. Forse molti strazi e molti dolori avrebbero potuto essere evitati, se solo qualcuno, anche solo uno...
"E quindi la vostra gente sapeva?" irruppe Morven, senza riuscire a contenere lo sdegno.
Ma la sua ira incontrò il volto dolente del nano, e il giovane cavaliere rammentò a se stesso quanto quel guerriero lo avesse colpito con le sue lacrime e le sue parole, quel giorno nella radura.
Così il suo tono si addolcì, e di nuovo si rivolse a lui come ad un fratello.
"Oh, Goldblum... dunque voi, voi tutti sapevate?" e dalla sua voce, quella volta trapelò soltanto un profondo dolore "Se è così, allora, avete ragione voi... la nostra missione non è finita. Noi dobbiamo portare riscatto a questa mancanza! Voi, Goldblum, amico mio, conoscere questi boschi e conoscete il nemico... siate la mia guida in questo luogo di terrore e di sconforto. Soccorretemi nella mia ricerca della giusta gloria, e soccorrendo me innalzerete voi stesso, riscattando il torto che la vostra razza, con il suo silenzio, ha perpetrato sui corpi di quelle povere ragazze!"
Poi si levò in piedi e il suo sguardo corse a cercare Lady Gonzaga, che si era fatta un po' da parte e che era rimasta in silenzio ad ascoltare per tutto quel tempo.
"Milady," disse, con un tono che tradiva appena un lieve rimprovero dietro il velo della cortesia "siete stata avventata a lasciare da sola questa casa! Mai vi furono tempi peggiori di questo, nè mai vi furono luoghi più perigliosi di questa bosco per l'incolumità di una giovane donna! Voi siete stata fortunata ad incontrare il mio leale amico, ma se fossi in voi eviterei di sfidare nuovamente la sorte!"
La guardò infine con espressione più lieve, che si allentò in un sorriso.
"Se vorrete tornare alla vostra dimora, io e il mio compagno saremo ben lieti di scortarvi. O, se lo preferite, potete affidarvi alla protezione delle nostre armi e restare al nostro fianco in questa ricerca. Sospetto che, se mai troveremo quei fanatici assassini, la vostra abilità con erbe e unguenti potrebbe rivelarsi parecchio utile!"
ladyGonzaga
10-11-2010, 11.02.58
http://fantasyartdesign.com/free-wallpapers/imgs/mid/267fantasy-door-m.jpg
Attraverso le parole di Morven percepì un calore amichevole, capii che aveva ragione , sarebbe stato imprudente da parte mia tornare indietro alla mia casa, che era stata per anni il mio rifugio sicuro e lontano da pericoli.
Ma oramai il bosco era divenuto terra di nessuno, a causa di uomini dal cuore malvagio e disonesto.
" Avete ragione e vi ringrazio ser Morven, farò prezioso il vostro consiglio . Starò con voi , sarò molto felice di esservi d'aiuto e poter contracambiare in qualche modo l'aiuto che voi avete dato a me".
Talia
10-11-2010, 17.27.51
Chinai appena la testa alle parole di Bumin, ma non risposi e non modificai minimamente l’espressione ferma del volto... avevo una strana sensazione relativamente a quel cavaliere, una sensazione che mi era nata nel vederlo parlare con Dukey e che mi teneva vagamente sulla difensiva, una sensazione tuttavia alla quale ancora non sapevo dare un nome né contorni precisi.
Mi voltai, così, lentamente e mi inoltrai nella vegetazione, percorrendo a ritroso la strada fatta poco prima con Llamrei e Argalia... e presto iniziai a vedere la sagoma della parete rocciosa e la cavità scura dalla quale eravamo uscite. Scostai le ultime fronde e mi fermai sulla soglia dell’ampia grotta, qui tornai a guardare Bumin...
“Suppongo che dovremo procedere con più cautela adesso!” dissi.
Guisgard
10-11-2010, 20.10.44
Un lieve alito di vento cominciò a diffondersi sul bosco e il fuoco del camino emise una vampata.
Louis si avvicinò al fuoco.
"Il sielenzio..." mormorò "... chi si è macchiato di questo non è meno colpevole di quegli assassini..."
"Avete ragione, milord..." rispose Goldblum "... ma posso comprendere la mia gente... vivendo in pace e non occupandosi di quei misfatti, tenevano al sicuro il nostro villaggio... è tremendo a dirsi ma se gli Atari avessero sfogato i loro deliri sulle giovani donne di Cartignone, la mia gente sarebbe stata lasciata in pace... ed è così che purtroppo andò..."
"Il sangue di quelle martiri innocenti cadrà su tutti noi." Disse Louis.
"Pensare a ciò che è stato è inutile ormai!" Replicò con un impeto d'ardore Goldblum. "Forse è vero... per il nostro silenzio bruceremo tutti all'Inferno, ma su quanto ho di più sacro, gli Atari ci faranno compagnia nel più profondo girone degli inferi!"
Louis sorrise a quelle fiere parole.
"Avete detto il vero..." disse "... siete un grande guerriero... poichè solo i veri guerrieri parlano come avete parlato voi oggi."
Goldblum sentì orgoglio ed entusiasmo crescere in lui.
"Cavaliere, milady..." rivolgendosi a Morven e Gonzaga "... andiamo a stanare quei demoni!"
"Sapete dove trovarli?" Chiese Louis.
"No, nessuno conosce il luogo in cui si riuniscono gli Atari..." rispose Goldblum "... ma anche l'Inferno ha una porta... e noi troveremo quella che ci condurrà da quei maledetti!"
"Cavaliere..." disse Louis a Morven "... quando si combatte il male è sempre una guerra santa... e Samsagra è stata forgiata per combattere il male... fatene buon uso."
Poi, rivolgendosi a tutti loro:
"Ho nella mia scuderia tre cavalli. Sono sani e forti. Saranno il mio contributo a questa giusta causa. Sono vostri."
E salutato e ringraziato il vecchio cavaliere, Morven, Gonzaga e Goldblum lasciarono quella casa, per iniziare la loro impresa.
ladyGonzaga
10-11-2010, 20.19.49
" Che il signore poggi la sua mano nel nostro capo" pensai tra me...nel silenzio delle mia mente.
Salì a cavallo e mi affidai a loro , nascondendo nel mio cuore la mia ansia e la mia paura per quel lungo viaggio.
Guisgard
10-11-2010, 21.27.13
Nello stesso momento, da un'altra parte del bosco, Talia e Bumin erano giunti davanti al passaggio che conduceva nei meandri di quel luogo.
Il cavaliere varcò quel passaggio e fece cenno a Talia di seguirlo.
Giunsero così nello stretto corridoio che la ragazza, Llamrei e Argalia avevano percorso per uscire da li dentro.
Bumin proseguiva in silenzio, voltandosi di tanto in tanto verso Talia come a chiedere sull'esattezza del loro cammino.
Giunsero così davanti al bivio dove Guisgard era stato catturato.
"Strano..." mormorò Bumin "... sembra che non vi sia nessuno qui dentro..."
Entrò allora nella porta opposta alla loro, da dove erano sbucati gli uomini che presero Guisgard.
Questo passaggio era sconosciuto anche a Talia, essendo lei fuggita con le altre due dame dalla porta opposta.
Si ritrovarono così in un nuovo corridoio, illuminato da moltissimi ceri alle pareti.
Strani simboli era dipinti sui muri ed un fetido appestava l'aria, rendendola a tratti irrespirabile.
Bumin, attraversando quel luogo con Talia, mostrava sempre la sua solita espressione che tradiva durezza ed indifferenza insieme.
Nulla infatti, di quel misterioso luogo, sembrava impressionarlo.
E proseguirono fino a quando si ritrovarono davanti ad un pozzo che si apriva nel terreno.
E sul bordo di questo vi erano incise alcune parole.
"Pozzo del supplizio." Lesse Bumin.
E da quel pozzo saliva un odore che sembrava voler appestare l'aria e seccare i polmoni.
Guisgard
11-11-2010, 01.46.01
Intanto, nel palazzo della misteriosa dama del bosco, Belven, Arowhena e Cavliere25 avevano visto i soldati che li accompagnavano andare via senza lasciare tracce.
E tutto questo turbò non poco il nobile Belven.
"Milady..." disse alla misteriosa dama "... abbiamo bisogno di cavalli per riprendere il nostro viaggio. Sapreste dirci dove si possono trovare dei cavalli? Ovviamente siamo disposti a pagare."
"Cavaliere, siete tanto nobile quanto ingenuo." Rispose lei sorridendo. "Io sono solo una semplice donna e non mi occupo nè di cavalieri, nè di cavalli. Le mie uniche attività riguardano la pittura, la scultura e la cura del mio verziere. E quanto chiedete, ahimè, mi è del tutto estraneo."
Questa situazione rendeva sempre più nervoso ed inquieto Belven.
Passeggiava nervosamente nel palazzo, che gli appariva sempre più come una prigione dorata.
Ma, all'improvviso, il cavaliere trovò una scala che sembrava scendere in qualche segreta.
Vinto dalla curiosità scese quegli scalini, ritrovandosi davanti ad una robusta grata che negava l'accesso ad una stanza semibuia.
E presa una torcia dalle pareti, Belven ne illuminò l'interno.
E con sua grande meraviglia il cavaliere vide qualcosa di inaspettato.
Nella stanza infatti erano conservate numerose armature, complete di armi, appartenute di certo a nobili cavalieri.
In preda all'ira, Belven ritornò su e chiamò i suoi compagni di viaggio.
Raggiunse poi con questi la dama del palazzo e cominciò a dire:
"Milady, mi avevate detto di essere estranea a fatti che riguardassero la cavalleria... eppure nelle segrete di questo palazzo ho trovato numerose corazze con tanto di armi! Chi siete veramente? E cosa nascondete qui dentro?"
Talia
11-11-2010, 01.52.43
“Pozzo del supplizio...” ripetei, avvicinandomi appena al cavaliere “Ma che gente ospitale!”
Mi allontanai, poi, in fretta dal bordo e, lentamente, percorsi il perimetro della stanza circolare entro cui eravamo entrati e che accoglieva quel pozzo. Tenevo la mano sul muro, scorrendola piano lungo la parete, ma non individuai così nessuna intercapedine che facesse pensare ad una porta nascosta o ad un qualche passaggio.
“Non c’è niente qui!” dissi, tornando a guardare Bumin “Nessun cunicolo e nessuna porta, mi pare! E tuttavia di una cosa possiamo esser certi: l’incrocio che abbiamo appena passato ha tre sole vie... una conduce fuori, una conduce qui, dunque non ci resta che percorrere l’ultima e prepararci al fatale incontro!”
Guisgard
11-11-2010, 02.16.58
Bumin fissò e Talia e sorrise lievemente.
"Si, giusto ragionamento... i miei complimenti..." disse.
I due allora si diressero verso la terza porta per scoprire ciò che nascondeva.
E giunti davanti a quella, Bumin si accorse che era bloccata.
La colpì allora con forza, picchiando con la sua scure contro il pesante legno di quella porta.
Ed alla fine i poderosi colpi di quel cavaliere ebbero la meglio, sfondando la pesante serratura della porta.
Bumin allora spinse con cautela quella porta che si aprì lentamente.
Ciò che c'era oltre la porta era avvolto da un buio profondo.
All'improvviso qualcosa sbucò da quell'oscurità e si lanciò verso di loro.
Bumin fu rapido a scansarsi e quella cosa raggiunse Talia.
La stringeva forte e tremava.
Era una ragazza visibilmente traumatizzata.
Cercava di dire qualcosa, ma la voce sembrava essersi spenta.
Stringeva forte le braccia di Talia, come a non volerle lasciare più.
Il viso era sporco e malandati stracci coprivano il suo corpo.
Aveva lividi su tutto il viso, sulle braccia e sulle gambe.
Graffi e tagli si aprivano su gran parte del suo corpo.
"Chi sei?" Chiese Bumin.
Ma la ragazza non rispose nulla.
Continuava a tremare e a fissare Talia negli occhi, come a volerne chiedere l'aiuto.
cavaliere25
11-11-2010, 09.50.14
Guardai da dama del castello e dissi lo intuivo che questa signora ci stava nascondendo qualcosa rivolgendomi a Belvan ora ci dite chi siete ho ve lo faremo dire con le cattive maniere dissi avvicinandomi a quella donna dove sono finiti i soldati che erano insieme a noi e i nostri cavalli che fine hanno fatto? aspettai che rispose intanto guardavo i miei compagni.
Talia
11-11-2010, 13.52.38
Mi spaventai quando quella sagoma sbucò dal buio e si lanciò su di noi, ma fu tanto rapida che non feci in tempo a spostarmi e la forza della sua spinta mi mandò a sbattere contro la parete retrostante. E tuttavia la paura scomparve in un momento quando alzai lo sguardo sul volto, tanto segnato quanto terrorizzato, di quella ragazza.
Ci fu un istante di silenzio sospeso, un istante in cui la sorpresa e l’incertezza prevalsero, poi la voce di Bumin echeggiò nel corridoio, fredda e autoritaria come sempre. La ragazza non si mosse alle sue parole e non rispose, ma mi parve che la stretta delle sue mani sulle mie braccia si intensificasse...
Lanciai così un’occhiata dura al cavaliere che, speravo, bastasse per dissuaderlo dal parlare ancora, poi alzai lentamente un braccio, sentendo quanto inconsistente fosse in realtà la forza che quella povera sventurata potesse opporre, e le posai piano una mano sulla testa...
“Shhh...” mormorai, con voce dolce e suadente “Calmati, va tutto bene!”
I suoi occhi erano incredibilmente dilatati, come se avessero conosciuto le peggiori pene e sofferenze inimmaginabili, e ciò mi colpì molto...
“Sta’ tranquilla...” dissi ancora, sempre con lo stesso tono “Io ti voglio aiutare! Sta’ tranquilla!”
ladyGonzaga
11-11-2010, 19.33.58
http://images.movieplayer.it/2009/05/04/india-de-beaufort-e-sean-maguire-a-cavallo-nella-serie-krod-mandoon-and-the-flaming-sword-of-fire-115288.jpg
Era la prima volta che indossavo abiti che non fossero quelli adatti ad una lady, e devo dire che erano molto comodi e adatti alla situazione.
Nel mio cuore ero felice di aver incontrato queste persone e di essere d'aiuto ad altre.
E poi il cavallo che mi era stato dato in prestito era bellissimo!
L'ultima volta che salì a cavallo fu parecchi anni fa , in compagnia di un giovane cavaliere , amico del mio caro abate.
Era solito frequentare l'abbazia , poi all'improvviso sparì , di lui non seppi più nulla per anni se non quando mi venne detto che era partito per le crociate.
Mi insegnò a cavalcare e fu grazie a lui che divenni cosi brava.Ma quando sparì giurai a me stessa che non sarei più montata in sella per nessun motivo al mondo.
E invece ora ho infranto quel giuramento , ma ero felice di averlo fatto, era per uno scopo ben preciso...salvare delle vite umane.
vortigern
11-11-2010, 20.07.24
Eppure il vecchio Abate mi ha detto che l’avrei ritrovata a Camelot, ho dunque affrontato questo lungo viaggio da Costantinopoli per niente? Spero di no, ancora serbo le Sue promesse prima che partissi per le crociate e dove ho affrontato perigli e sanguinose battaglie contro gli infedeli e restare incolume solo al pensiero di poterla riabbracciare.
Sono passati dieci anni dall’ultima volta che ci siamo scambiati l’ultimo bacio chissà se ancora mi cerca o se ha trovato un nuovo cavaliere. O dolce speranza, o destino amaro fai ch’Ella sia felice lo stesso.
Guisgard
11-11-2010, 20.19.48
E ricevuti i cavalli da Louis, Morven Gonzaga e Goldblum presero il sentiero che attraversava il bosco e che li avrebbe condotti nel suo sconosciuto seno.
La folta vegetazione, che sembrava ora chiudersi ed avvolgerli, ora aprirsi e mostrare loro un mondo che pareva incantato, rappresentava l'affascinante ma misterioso scenario di quella loro avventura.
"Fate attenzione, amici miei..." disse Goldblum "... qui attorno a noi tutto è vivo... il bosco ha mille occhi, mille orecchie ed altrettante bocche..."
Il nano poi abbassò il capo e per un momento sembrò rattristirsi.
"Qui ci passavo spesso quando uscivo dal mio villaggio per allenarmi con mio padre... infatti questa strada conduce proprio al mio amato villaggio natio..."
Ma le parole di Goldblum furono interrotte da una figura che i nostri eroi incontrarono sul sentiero.
Sotto un albero infatti vi era un vecchio e sporco mendicante.
Raccoglieva bacche dai cespugli e le conservava nel suo zaino.
"Salute a te, buon amico..." lo salutò Goldblum "... sapresti dirci se da queste parti è accaduto qualche fatto strano o misterioso?"
"Di cosa parli, nano?" Chiese incuriosito il mendicante. "Io sono un buon diavolo e mi occupo solo dei miei affari... non voglio guai con nessuno... e poi, si sa, che i nani portano cattiva sorte!"
"Come sarebbe?" Domandò infastidito Goldblum. "Potrei ucciderti per queste tue parole!"
"Non alterarti, nano!" Rispose il mendicante. "Come ti ho detto non voglio guai, nè avere a che fare con te."
"Volevamo solo un'informazione, villano!"
"Ed io non ho problemi a darvene quante ne volete..." replicò il mendicante "... ma dovete pagarmele le informazioni."
"Che disdetta!" Esclamò Goldblum. "Fra mille villani proprio il più povero ed avido dovevamo trovare!"
"Vi propongo un patto..." disse il mendicante "... io vi reciterò un indovinello e se voi lo risolverte io vi darò l'informazione che domandate... ma se non riuscirete a darmi la soluzione allora sarò nel diritto di richiedere qualcosa di vostro e che voi non mi rifiuterete. Accettate, dunque?"
Guisgard
11-11-2010, 20.46.24
Nello stesso momento, nei segreti abissi del bosco, Talia e Bumin avavano incontrato quella misteriosa ragazza.
Era sconvolta e terrorizzata e stringeva Talia con le poche forze che le erano rimaste.
Tremava e sembrava incapace di parlare.
Poi, all'improvviso, cominciò a mormorare qualcosa di incomprensibile.
Bumin le si avvicinò e la osservò con attenzione.
Fissò poi Talia e disse:
"Questa ragazza, chinque sia, non può certo avventurarsi con noi in questo luogo... credo allora che la cosa migliore da farsi sia condurla fuori da qui... milady, rifate il cammino inverso e conducetela fuori nel bosco. Li troverete il mio cavallo per ritornare a Cartignone. Quando sarete lì racconterete tutto a lord Frigoros, chiedendogli di mandare rinforzi quaggiù.
Io li attenderò e nel frattempo cercherò quel cavaliere catturato dai nostri nemici. Avanti, fate come vi ho detto e non perdete altro tempo."
Morrigan
12-11-2010, 00.10.16
Morven osservò per qualche istante la scena che si svolgeva sotto i suoi occhi con apparente freddezza e distacco. Ma quando vide che i toni tra Goldblum e il mendicante cominciavano a farsi accesi, spinse un po' più avanti il suo cavallo, lasciando il fianco di Lady Gonzaga e facendosi più da presso al suo amico.
"Il più povero e il più avido..." disse a quel punto, intervenendo nella discussione "... e di certo anche il più sciocco, o il più pazzo, se davvero vuole sfidare due cavalieri armati di tutto punto!"
Quindi lanciò dall'alto uno sguardo incuriosito su quell'uomo bizzarro, e rivolgendosi a lui proseguì:
"Ma forse proprio grazie alla vostra follia non vi infilzerò con la mia spada... coraggio, fate il vostro indovinello, e vedremo!"
Guisgard
12-11-2010, 00.49.38
Nel palazzo della misteriosa dama, la situazione vissuta da Belven, Arowhena e Cavaliere25 sembrava assumere toni sempre più strani ed enigmatici.
Belven era adirato e turbato da ciò che aveva visto nelle segrete ed anche Cavaliere25 sembrava aver perso la calma.
Ma la misteriosa dama, alle parole dei suoi due ospiti, cominciò a ridere di gusto.
"Cosa ci trovate di tanto divertente?" Chiese sempre più nervoso Belven.
"Perdonatemi, cavaliere, ma non posso non sorridere su quanto sta accadendo qui." Rispose la dama.
"Allora, di grazia, rendeteci partecipi della vostra allegria, magari spiegandoci cosa nascondete nelle segrete di questo palazzo!"
"Si, avete ragione, cavaliere..." disse la dama "... meritate che io vi spieghi... allora..." ricomponendosi "... ciò che avete visto non mi appartiene... in realtà quelle armature e quelle corazze erano dei numerosi cavalieri che si sono sfidati davanti alle porte di questo palazzo..."
"E perchè mai si sono sfidati proprio qui?" Chiese Belven.
"Per vincere il mio amore..." rispose la dama "... ne arrivano in continuazione... si sfidano per avere il diritto di corteggiarmi... ma l'esito di queste sfide è sempre il medesimo... la morte di entrambi i contendenti..."
"E' assurdo tutto ciò!" Esclamò Belven.
"Si, la penso come voi, cavaliere..." disse la dama "... ma vi giuro che io non faccio nulla per causare tutto questo... la mia unica colpa, se colpa si può chiamare, è quella di possedere questa bellezza tanto ambita... che, ahimè, credo sia maledetta, visto il sangue di cui è macchiata..."
"E perchè quelle corazze sono qui?" Domandò Belven.
"Perchè conservarle è l'unico modo che conosco per rendere omaggio alla loro memoria..." rispose la dama "... perchè io mi sento in qualche modo colpevole di tutto ciò..."
Belven osservò con attenzione il volto di quella donna.
Era in balia di due forti stati d'animo, causati proprio da quella dama.
Non sapeva se crederle o meno.
Tutta quella storia, come il palazzo e la stessa dama, sembravano assurde.
Eppure, vi era qualcosa in quella donna che sembrava suscitare inqietudine e turbamento in lui.
"Ditemi che mi credete, cavaliere..." supplicò quasi la dama "... vi prego, ditemelo..."
"E' importante per voi che io vi creda?" Chiese Belven. "Perchè?"
"Perchè siete un cavaliere nobile e puro, mio signore." Rispose la donna, fissando lo sguardo di Belven.
http://images.allmoviephoto.com/2005_The_Brothers_Grimm/2005_the_brothers_grimm_037.jpg
Guisgard
12-11-2010, 01.01.14
Nello stesso momento, nel bosco, Morven, Gonzaga e Goldblum avevano incontrato lo strano mendicante.
E questi, alle fiere parole di Morven, disse:
"Cavaliere, vedo che avete molta fiducia nelle vostre armi... mi complimento, del resto è facile farsi forte davanti ad un povero figlio della cattiva sorte, debole e disarmato... eh già... la cavalleria sarà degna delle vostre parole..." aggiunse con sarcasmo "... mi chiedete dunque di porgere a voi tre il mio indovinello? E sia, come volete... ma ricordate che se fallirete io avrò il diritto di chiedervi ciò che più mi aggrada..."
E scrutando con attenzione il nano, Gonzaga e lo stesso Morven, il mendicante dopo alcuni istanti aggiunse:
"E' molto bella la vostra spada "fissando Samsagra che pendeva dal fianco di Morven "... sarà quello il pegno che chiederò se fallirete davanti al mio enigma..."
Guisgard
12-11-2010, 01.09.31
Intanto, lungo la via che conduceva da Camelot a Cartignone, un cavaliere che recava i simboli della Croce sulla tunica della sua corazza, giunse presso la porta della grande città di lord Frigoros.
Vortigen, questo era il suo nome, intravide subito un gruppo di cavalieri, guidati dal nobile Dukey, che scortavano due dame, lady Llamrei e la giovane Argalia.
La compagnia era appena ritornata a Cartignone.
Talia
12-11-2010, 02.09.09
Rimasi per un momento in silenzio, con gli occhi fissi in quelli di Bumin... aveva ragione, maledizione! Aveva ragione, e quella sembrava davvero la soluzione più sensata!
La ragazza continuava a tremare, a stringermi e a mormorare parole che non riuscivo a cogliere... la osservai per un momento, cercando di percepire qualcosa, ma non ci riuscii.
“Va bene...” le dissi, lentamente perché il tono risultasse rasserenante “Ti porto fuori di qui, d’accodo? Ti porto a Cartignone... ma tu sta’ tranquilla!”
Le passai un braccio intorno alle spalle e così, un po’ sostenendola e un po’ trascinandola, ripresi il corridoio in senso opposto, verso l’uscita...
Avevo fatto appena qualche passo che mi soffermai e mi voltai verso Bumin: “Cavaliere...” lo richiamai a mezza voce “Fate attenzione, vi prego!” dissi, poi di fronte al suo consueto sguardo distaccato e altero, soggiunsi “Mi seccerebbe perdere in questo posto due cavalieri in un solo giorno!”
vortigern
12-11-2010, 08.35.42
Gentilissimi Cavalieri e Nobilissime Dame giungo da un paese molto lontano e sono molto stanco, sapreste indicarmi un posto di ristoro in codesta città?
I cavalieri mi guardarono perplessi ed io aggiunsi, perdonate messeri la mia sbadataggine motivo della stanchezza, sono Vortigern re di britannia giunsi a Camelot da Costantinpoli per mantenere fede ad una promessa fatta dieci anni fa ad una nobildonna
Dopo i convenevoli, dissi loro che la nobildonna proviene dall’Irlanda figlia di un cavaliere ed una nobildonna ed alla loro precoce morte , visse in custodia di un Abate presso un antica abbazia in Irlanda ove lì perfezionò i suoi studi sull’essere umano ed i suoi comportamenti e per questi motivi che abbandonò l’abbazia, a detta del vecchio Abate, partì per Camelot ove ha ereditato dal padre una piccola casetta al di là dei boschi, prodigandosi al fine di dare sollievo ai suoi simili
http://images.movieplayer.it/2003/05/14/orlando-bloom-in-una-scena-de-le-crociate-13689.jpg
ladyGonzaga
12-11-2010, 10.30.39
" Signore siete sicuro di voler scendere a simili patti con questo mendicante?
Dissi a Morven , " se colui è cosi sicuro tanto da chiedervi in pegno la vostra spada, voi siete certo di saper competere con lui?"
Guardai il mendicante senza che lui potesse catturare il mio sguardo, non potei far a meno di osservare le sue mani.Era la prima cosa che osservavo in una persona.Le mani di solito raccontano la vita di ogni persona e quelle mani mi colpirono in modo particolare.
Erano molto curate per essere quelle di un mendicante , che di certo fatica per sopravvivere alle giornate. E poi i suoi abiti ormai logori , di certo anni addietro erano stati tessuti preziosi, si vedeva dal bordo del mantello , che era un tessuto di prezioso broccato.
"Mio signore" dissi a Morven in un filo di voce, " quest'uomo mira alla vostra spada, siete sicuro che sia veramente un mendicante?"
Ebbi quasi timore per aver espresso quel mio pensiero....
Morrigan
12-11-2010, 13.34.17
Le parole di Lady Gonzaga, di colpo, spensero l'imperto di Morven, e il giovane cavaliere, che già era sul punto di lanciarsi in una risposta irruente, tacque e si voltò a fissare la fanciulla con occhi turbati.
Si era accorto in quel momento, sentendo lei che lo metteva in guardia con tanta cura, di quanto fosse stato incauto e avventato. Aveva giudicato quell'uomo dal suo aspetto esteriore e con troppa leggerezza. Ora che Gonzaga glieli aveva fatti notare, invece, scorgeva nel mendicante proprio quei tratti che la fanciulla sembrava già avere osservato ben prima di lui!
Si pentì di quanto aveva detto, e di come aveva sfidato quello strano individuo, fin quasi ad esporre Samsagra, che per lui era preziosa quanto la sua stessa vita!
Guardò l'uomo, che attendeva chiaramente una sua risposta, con uno strano sorriso sul volto, quindi a bassa voce tornò a rivolgersi a Gonzaga, mentre il suo sguardo, di colpo, si velava.
"Milady, avete perfettamente ragione... io non temo affatto di confrontarmi con costui, ma temo che voi diciate il vero circa il suo reale valore, che egli probabilmente vuole tenere celato per ragioni che noi non possiamo conoscere"
Tacque, prese fiato un istante, come indeciso se proseguire in quel discorso o se tacere. Poi si decise e continuò:
"Ma vedete, mia signora... noi siamo qui in cerca di un segnale, di un indizio, di una pista, anche se effimera... qualcosa, qualunque cosa che ci leghi alla speranza di ritrovare i nostri compagni dispersi... qualunque cosa che possa rinfrancarci dicendoci che sono ancora in vita... qualunque cosa che ci guidi insieme a loro a stanare quegli uomini sanguinari che stanno piagando questi luoghi!
La speranza, milady... purtroppo fino a quando esisterà anche solo una minima speranza... anche se questa speranza dovesse venire dalle enigmatiche labbra di questo mendicante... anche se per essa io dovessi scommettere quanto ho di più caro al mondo... ebbene, signora... io non indietreggerò! Non posso farlo, non posso!
Capite cosa intendo quando vi parlo della speranza? Alle volte l'essere più infimo, o la parola più insignificante sono sufficienti a cambiare il senso di ogni cosa... come potrei, adesso, tirarmi indietro, sapendo che questa potrebbe essere la nostra possibilita?"
ladyGonzaga
12-11-2010, 14.03.14
" sono daccordo con voi mio Signore , la vita delle persone a noi care vale più di qualsiasi altra cosa e la speranza che essi siano ancora in vita , è per qualsiasi uomo la forza che spinge ad andare avanti nella ricerca ..
Ma io vi dico mio Signore, fate attenzione a quest'uomo, siate prudente e allo stesso tempo scaltro , solo cosi riuscirete a vincere ".
Non potevo far a meno di guardare colui che si mostrava a noi un mendicante , qualcosa in lui mi incuriosì più del suo aspetto , del suo consunto abito, qualcosa che si notava appena , ma che a me no sfuggi...
Notai vicino al bavero del suo mantello qualcosa simile ad una catena con appeso un piccolo segno di metallo...
"Guardate ser Morven"..dissi indicando con il mio viso.."guardate la"...
http://i4.ebayimg.com/06/i/001/09/bb/3812_1_sbl.JPG
cavaliere25
12-11-2010, 14.30.23
Ascoltai tutta la storia tra Belvan e la dolce e bella dama poi mi rivolsi a lei e gli dissi signora fateci un favore trovateci dei cavalli e dei viveri cosi noi potremmo andarcene di qui per andare a cercare i nostri compagni scomparsi poi aspettai un suo cenno una sua risposta mentre guardavo Belvan e gli altri del gruppo
Guisgard
13-11-2010, 01.44.24
Vortigen era appena giunto a Cartignone quando incontrò alcuni cavalieri, guidati da Dukey, insieme a due dame, Llamrei e Argalia.
Il superbo Dukey fissò quasi con non curanza il cavaliere giunto da Costantinopoli.
"Un re che arriva qui senza una scorta..." disse Dukey "... e comunque, sua maestà forse non si è reso conto che questa non è Camelot... benvenuto a Cartignone, mio sovrano!"
E fece un profondo inchino che sapeva di beffa, tra le sonore risate dei suoi uomini.
Ad un tratto giunse un buffo giullare ad intromettersi nella discussione:
"Guerriero a Costantinopoli,
eroe di certo di due popoli!
Fiero e forte re di Britannia,
onore,vanto senza calunnia!"
A quelle parole del giullare Iodix, Dukey, quasi infastidito, condusse le due dame nel palazzo del principe Frigoros.
E quando furono da soli, il giullare recitò a Vortigen:
"Non badate a lui. Non conosce la cortesia!
Provocò già il mio padrone davanti all'osteria!
Ma permettete che mi presenti senza indugiare,
mi chiamo Iodix e sono un menestrello e giullare!"
E conculse il tutto con un rispettoso inchino.
Guisgard
13-11-2010, 02.06.33
Nello stesso tempo, nel palazzo della misteriosa dama del bosco, Belven, Araowhena e Cavaliere25 tentavano di capire cosa stesse succedendo.
"Messere..." disse la donna a Cavaliere25 "... come già dissi io non possiedo cavalli, né conosco un luogo in cui sia possibile trovarli. L'unica cosa che posso fare è quella di offrirvi la mia ospitalità..."
Poi, rivolgendosi a Belven:
"E ditemi... crdete voi nella mia buona fede?"
"Non ho motivo di non credervi..." rispose Belven "... perrò vorrei chiedervi una cosa..."
"Tutto ciò che desiderate, milord..."
"Vorrei vedere quella stanza in cui conservate le armature e le corazze dei cavalieri che sono morti per voi." Disse Belven.
"Perchè mai, cavaliere?" Chiese stupita e turbata la dama.
"Vi ha turbata questa mia richiesta?"
"No..., no, cavaliere..."
"Allora ci mostrerete quella stanza e ciò che in essa è conservato?"
"Si... come desiderate..." rispose la dama "... ma non oggi... domani... si, la vedrete domani..."
Morrigan
13-11-2010, 02.07.59
Morven seguì il tacito segno di Gonzaga, e gli occhi gli caddero sullo strano medaglione che il mendicante portava al collo... chissà cosa poteva significare quel simbolo, e che valore poteva avere... era un ricordo del passato? un mero portafortuna? il frutto di una ruberia? o semplicemente un segno del destino che lo metteva in guardia?
Morven chinò il capo, sembrò riflettere un istante... non c'è tempo, non c'è tempo! La loro missione lo spingeva a non indugiare oltre. Si girò a fissare Gonzaga e le indirizzò un sorriso calmo e deciso.
"Farò tesoro di ogni vostra parola, milady... ma, come vi ho detto, non posso più tirarmi indietro!"
Così tornò a guardare quello strano uomo, e a lui si rivolse:
"Questa spada non sarà mai il pegno che voi avete in mente, chè dal suo possesso non otterrete mai ciò che sperate, qualunque cosa sia... perchè vedete, signore, una spada vive e muore sul corpo del proprio padrone!
Ma se davvero ci tenete, proponeteci pure il vostro indovinello! Se indovineremo, allora potremo chiedervi ciò che vorremo, e voi siete legato da un voto di sincerità alle vostre risposte... questo è il nostro prezzo!"
Guisgard
13-11-2010, 02.23.04
Il mendicante fissò Morven ed un lievo sorriso sorse sul suo vecchio viso.
"Cavaliere..." disse "... lasciate che sia io a pensare liberamente cosa fare della vostra spada quando sarà mia... certo, il nostro patto, lo ricordo benissimo... io allora reciterò l'indovinello e dopo vedremo chi fra noi vincerà ciò che desidera..."
Restò qualche istante in silenzio, col capo chino a terra come se stesse riflettendo.
Poi cominciò a recitare il suo indovinello:
"Essa è principio di ogni cosa
e nello stesso tempo la fine di tutto.
Di forma perfetta ed invidiabile precisione,
liscia e tonda, senza incertezze nella forma.
Cos' è questa cosa?"
Guisgard
13-11-2010, 02.34.24
Intanto, nei meandri della tana dei sanguinari Atari, Talia aveva deciso di portare fuori da quell'Inferno la ragazza trovata laggiù.
"Non badate a me, milady..." disse Bumin "... conservate le vostre preoccupazioni per quel cavaliere scomparso... credo che a lui serviranno molto più che a me... se è ancora in vita, naturalmente..."
E restò a fissare le due ragazze andare via per risalire in superficie.
Così, quasi trascinandosi dietro quella ragazza, Talia percorse la via a ritroso per uscire da quel posto.
Ma, con suo stupore, si accorse che la strada fatta prima per scendere in quel luogo era ora bloccata.
Pesantissime sbarre di ferro ora infattti ne ostruivano il passaggio.
Erano state calate da una fessura del soffitto in pietra.
E quando Talia si sentì quasi perduta, quella ragazza le tirò la mano, indicando un passaggio quasi nascosto nella buia parete di pietra.
Quella piccola porta sembrava essere la loro unica speranza.
Guisgard
13-11-2010, 03.15.50
Il Sole era sorto da poco e cominciava con il suo tenue calore a dissolvere la nebbia che avvolgeva gli alberi che circondavano quello spiazzo.
I due contendenti si battevano con ardore, senza risparmiarsi.
Ad un tratto il cavaliere riuscì a ferire al fianco il suo avversario, che cadde a terra disarmato.
"Vi ritenete sconfitto?" Gridò Guisgard al suo avversario, puntandogli la spada alla gola. "Vi ritenete sconfitto?"
"Si... avete vinto... sono alla vostra mercè..." rispose l'uomo a terra.
"Allora vi rimangiate quanto detto sulla marchesa?"
"Si... ritiro ogni cosa... ebbi torrto... il suo onore è intatto..."
"Bene..." mormorò Guisgard.
Ad un tratto una veloce carrozza giunse nello spiazzo.
Dal suo interno scese una bellissima donna che cominciò a correre verso Guisgard.
"Come... stati?" Chiese visibilmente in ansia.
"Sto bene..." rispose lui, riponendo la spada.
La donna respirò forte per il sollievo.
"Ma come puoi essere tanto irresponsabile?" Chiese poi. "Sai che sir Nessar non ha mai perso un duello prima d'ora?"
"Neanche io..." rispose Guisgard.
"Avrebbe potuto ucciderti!"
"Non è accaduto... non c'era bisogno che venissi qui a quest'ora..."
A quelle parole la donna lo schiaffeggiò.
"Carry..." mormorò lui.
"Sei... sei un pazzo... stanotte non ho chiuso occhio... se... se ti avesse ucciso io... sei la mia unica gioia... la mia sola ragione di vita... se perdessi anche te la mia vita sarebbe solo un lungo tormento... giura... giura che non farai mai più una cosa simile... giuramelo, Guisgard..."
Il gocciolio, che ad intervalli regolari echeggiava nella cella, fu il primo rumore che udì al suo risveglio.
Un attimo dopo si accorse di quella piccola e rozza sagoma che gli stava davanti.
"Ora che sei sveglio verranno a prenderti..." disse il nano carceriere a Guisgard "... e ti scaraventeranno nel Pozzo del Supplizio."
"Cosa vuoi da me?" Chiese Il cavaliere con disprezzo. "Non hai vergogna a servire gente simile?"
Il nano fissò Guisgard senza rispondere nulla.
http://images.movieplayer.it/2003/08/11/orlando-bloom-in-pirati-dei-caraibi-la-maledizione-del-forziere-fantasma-22758.jpg
cavaliere25
13-11-2010, 10.53.34
Guardai Belvan e dissi signore se rimaniamo qui non riusciremo piu a trovare i nostri amici nel bosco cosa decidete di fare domandai seccato guardando quella dama se voi volete rimanere qui ancora potete farlo io vado a cercare i nostri compagni da solo dissi e aspettai una sua risposta
vortigern
13-11-2010, 12.48.18
Alzati, gentilissimo poeta non inchinarti al mio cospetto, hai dato prova della tua saggezza al nobile ed alla sua compagine, il tuo padrone è fortunato per la fedeltà che dimostri.
Vedi, oggi sono un uomo distrutto dalla fatica, non so neanche dove mi trovo, vago in ricerca di un sogno perduto. Tornai in Britannia dopo le Crociate ed ho trovato il mio popolo coalizzato contro di me, quindi mi rifugiai dai Sassoni e fu lo stesso, Vedi, ho perso la corona, un uomo distrutto. Allora mi restava solo di trovare rifugio all’unica persona che ho amato ma che ahimè ha lasciato le nostre Terre e non so dove sia. I’incontrai dieci anni fa in una antica abbazia in irlanda , quando ancora ero re dei britanni e siccome sposai una Sassone, la mia corte ed il mio popolo mostrarono il loro malcontento ed un nobile Abate mi ospitò nella sua Abbazia fin quando si calmarono le acque. Un giorno, durante la mia permanenza, la vidi, occhi bellissimi di color smeraldo ed i suoi capelli fluenti come fili d’oro ed un grazioso corpo esile, rimasi letteralmente folgorato da così tanta grazia.
SI’, sono senza scorte e onori ma in me rimane solo la speranza che almeno possa riabbracciare la mia amata, adesso mio caro amico vorrei solo far riposare il mio destriero così posso anche io riposare.
ladyGonzaga
14-11-2010, 18.26.51
http://i43.tinypic.com/ixfp8w.png
Ascoltai l'engima del mendicante e rivolsi il mio sguardo a Morven.
Di certo il mendicante era stato molto astuto nel proporcelo, sperando in noi un fallimento ed ottenere il suo pegno.
Speravo in cuor mio di non dover cedere e intanto cercando di riflettere su ciò scesi da cavallo e mi sedetti sotto un immenso olivo non lontano da li.
pensai.." dunque Essa è principio di ogni cosa
e nello stesso tempo la fine di tutto.
Di forma perfetta ed invidiabile precisione,
liscia e tonda, senza incertezze nella forma.
"cosa potrebbe essere principio di ogni cosa e la fine di tutto?Forse la terra? In effetti tutto nasce in lei e tutto termina dentro lei.? Ma no...non può essere perchè la terra non è perfettamente sferica e liscia ".
continuai nel mio pensiero " coraggio..dobbiamo riuscirci altrimenti il mendicante avrà vinto"
Talia
15-11-2010, 00.35.22
Sbarre di ferro... stentavo a crederci. Le afferrai con entrambe le mani e le spinsi con quanta forza avevo, ma quelle non si spostarono neanche di mezza tacca. Alzai allora lo sguardo e vidi in alto la fessura dalla quale erano calate... mi sembrava impossibile!
E poi, improvvisamente, un pensiero mi colse... probabilmente chi le aveva calate sapeva che noi eravamo lì? Che ci stessero cercando?
Inspirai forte, cercando di dominare quell’irrefrenabile senso di nausea e di smarrimento che mi stava pervadendo tutta... ma invano!
E in quel momento mi sentii afferrare un polso. Fu un tocco da principio esitante, ma la presa di quelle dita si fece subito sicura... mi voltai sorpresa verso la ragazza accanto a me, lei mi sorrise appena e mi tirò per la mano verso una piccola e bassa apertura nella parete laterale.
Rimasi immobile per un momento, muovendo alternativamente lo sguardo tra la fessura nel muro di roccia e la ragazza, poi -ad un nuovo, più convinto, strattone della giovane- mi lasciai condurre nella direzione da lei indicata...
Il passaggio era basso e tanto privo di luce che i miei occhi ci misero un po’ ad abituarsi... lentamente iniziai a vedere le pareti irregolari e incerte di quello stretto e basso passaggio, chinai la testa e seguii in silenzio la ragazza che camminava sicura di fronte a me, come se conoscesse la strada.
Guisgard
15-11-2010, 02.46.34
Al palazzo della misteriosa dama del bosco, Belven, Arowhena e Cavaliere25, sembravano come bloccati dagli incanti di quel luogo.
"Domani? E sia... ma domani voglio che ci mostriate ogni cosa di quella stanza, milady." Disse Belven alla dama.
"Tranquillo, mio signore..." rispose sorridendo la dama "... ora però pensiamo a stasera... ho dato ordine alle mie ancelle di preparare giochi e passatempi che ci accompagneranno lietamente..."
Ma proprio in quel momento Cavaliere25 fece il suo scopo e pareva deciso a lasciare anche da solo quel posto, determinato com'era a ritrovare i suoi compagni.
"Fermo, non essere sciocco!" Lo richiamò Belven. "E' da pazzi uscire da soli ed attraversare il bosco! E senza cavalli poi, equivale ad un sicuro suicidio! Sta tranquillo, dunque..." aggiunse "... poichè anche io sono deciso a ritrovare i nostri amici. E ti prometto ripartiremo presto, vedrai."
Ed a quelle parole del cavaliere lo strano sguardo della dama si posò su di loro.
Guisgard
15-11-2010, 03.16.39
A Cartignone, nel frattempo, Vortigen aveva incontrato Iodix il giullare.
"Non pensate, sire, al triste passato,
chè la fortuna non vi ha abbandonato!
Seguitemi, dunque, senza altro indugio
e vi condurrò in un lieto e caldo rifugio!"
Cosi detto, il giullare portò Vortigen alla locanda, dove il re di Britannia potè mangiare, bere e riposarsi dalle sue fatiche.
"Non ingannatevi vi dico, maestà,
se in me risate vedete in quantità.
Non vi è più in me vera contentezza,
ma solo pianto, tristezza ed amarezza."
Recitò il giullare a Vortighen, mentre sorseggiava con lui del buon vino rosso.
Guisgard
15-11-2010, 03.37.13
Intanto, nelle profondità dell'Inferno che si celava sotto il bosco, Talia e la ragazza varcarono quel piccolo passaggio che sembrava essere la loro unica via di fuga.
Atttraversarono una specie di stretto cunicolo, buio e scavato in modo irregolare nella parete rocciosa.
La ragazza sembrava conoscere bene quella angusta strada e la percorreva con sicurezza nonostante il buio.
Ad un tratto una lieve luce soffusa apparve in lontananza, proprio davanti a loro.
E quando l'ebbero raggiunta si ritrovarono in una strana stanza.
Era illuminata da due piccoli ceri che, data la gran quantità di cera alle loro basi, sembravano ardere da moltissimo tempo.
Le rocce che fungevano da pareti della stanza era dipinte di rosso ed a terra strane macchie ricoprivano il terreno.
Al centro della stanza vi era un grande tavolo rettangolare, con diversi grossi coltelli infilzati sopra.
La ragazza, giunta nella stanza, restò immobile a fissare quel tavolo.
Poi si portò improvvisamente le mani alla testa e cominciò a gridare forte e a piangere, farfugliando anche qualcosa di incomprensibile.
E quei suoi lamenti gelavano il sangue.
E tutto questo davanti agli occhi di Talia, che nell'entrare in quella stanza aveva strofinato un braccio contro le pareti.
Si accorse così di essersi sporcata.
Ciò che rivestiva le pareti, infatti, qualsiasi cosa fosse era ancora fresca.
E dopo qualche istante Talia comprese che cosa fosse davvero quel liquido alle pareti che aveva macchiato anche il suo vestito.
Quel liquido era sangue umano.
Morrigan
15-11-2010, 10.07.15
All'udire le parole del mendicante, Morven rimase molto perplesso. Chinò lo sguardo, lo rivolse alla natura che li circondava, quindi ai visi dei suoi due compagni. Con uno scatto deciso, tornò infine a fissare quello strano uomo .
"Chiedo venia, mio signore, ma la questione è di certo di grande importanza. Spero vogliate essere così cortese da lasciarci qualche minuto per consultarci"
In quel momento, infatti, si era avveduto, con la coda dell'occhio, che Gonzaga era scesa da cavallo, e che con fare pensieroso si era seduta ai piedi di un albero vicino.
Per questo motivo, senza nemmeno attendere la risposta del mendicante, anch'egli smontò dall'animale, deciso ad avvicinarsi alla ragazza per parlare con lei.
Non vi erano che pochi metri a dividerli, ma mentre Morven attraversava l'erba della radura, d'un tratto fu costretto a fermarsi.
Una strana vertigine lo colse, ed egli fu costretto a coprirsi gli occhi con una mano, come quando si è troppo stanchi per la fatica del giorno o si richia di essere vinti dal sonno.
Uno strano bagliore di smeraldo corse per tutta la lunghezza di Samsagra ed esplose intorno. Morven udì, vicinissimo al suo orecchio, la voce musicale della sua arma, la stessa voce avvolgente di sirena che aveva udito a casa di Louis...
"Attenzione... fai attenzione..."
Morven si scoprì di nuovo gli occhi, cercò di liberarsi da quella strana vertigine. Fissò lo sguardo su Gonzaga, sforzandosi di concentrarsi su di lei. Il viso della ragazza era contratto dalla preoccupazione del pensiero che la impegnava. La sua fronte era solcata da un lieve increspatura dettata dall'ansia di quell'ostacolo imprevisto... per un attimo quell'immagine di lei, del suo viso, gli restituirono un ricordo lontano, che ormai si stava sbiadendo nel tempo...
"E così è deciso, dunque... è questo che farai?"
La ragazza era seduta ai piedi di una grande quercia, con l'ampia veste ben sistemata attorno alle sue gambe e ai suoi piedi.
Morven la fissava dall'alto. Non si era seduto accanto a lei, ma era rimasto in piedi, discosto, come se a separarli ci fosse stato un muro invisibile.
"Sì, Zulora... è deciso"
Si era voltato a fissare il paesaggio, dandole le spalle. Non aveva bisogno di sentirsi fragile, in quel momento, e lo sguardo e gli occhi di lei avrebbero potuto distruggere le sue certezze.
Silenzio.
Rimasero a lungo in quel silenzio, sforzandosi di non parlare. Morven fissava il sole che si allontanava ad Ovest, Zulora sembrava intenta ad intrecciare fili d'erba ai suoi piedi.
"Lo sai... lo sai, vero? Che se prendi questa decisione non potrai più tornare indietro?"
La voce di lei lo colpì alle spalle come un pugnale. C'era ansia e dolore in quelle parole, sentimenti che Morven ebbe il tempo di gustare per intero.
"Sì, lo so..." rispose con voce atona.
"E lo sai che questo ti condanna a restare in solitudine?"
Morven si voltò, finalmente tornò a guardarla, e i solo sguardi si incrociarono in un abbraccio colmo di affetto e di tristezza insieme.
Tornò indietro, con slancio inaspettato si chinò verso di lei, la cinse in un abbraccio.
"Devo farlo... devo farlo!"
Lei sembrò quasi ribellarsi alla stretta di quelle parole che le cinsero d'assedio le orecchie.
"Ma... ma è ancora per quel sogno?"
Lo allontanò da sè, per fissarlo negli occhi, poi risprese.
"Davvero tu faresti tutto questo soltanto per quel sogno?"
Scosse il capo, incredula.
"E' solo un sogno... solo fantasia... solo immaginazione... se resti, ti accorgerai col tempo che potrai trovare consolazione in tante altre cose, invece di gettare i tuoi anni migliori alla ricerca di una visione... una visione che non sai nemmeno se ti viene dal Cielo o dall'Inferno!"
"E come potrebbe venire dall'Inferno?", chiese Morven, sbigotto di fronte a quelle parole.
Zulora parve esitare nel dare una risposta.
"Padre Adam dice che ciò che tu hai visto non può che venire dall'Inferno, che mai Dio potrebbe averti inviato un simile messaggio... dice che non è nell'ordine naturale delle cose, e quindi solo dal diavolo..."
Morven scattò in piedi, a quelle parole.
"Basta così!" la interruppe "Dal diavolo o da Dio, che importa, Zulora? Quello che conta è la bontà delle mie intenzioni. Che venga dal diavolo o da Dio, io comunque condurrò questa ricerca nel modo più giusto e retto che potrò... e un giorno farò rimangiare a tutti le parole aspre che mi hanno lanciato contro!"
Lei si alzò, gli tese le braccia, lo strinse in un abbraccio affettuoso.
"Così sia..." disse infine "così sia..."
Di nuovo un guizzo di smeraldo a circondarlo, come due braccia amiche che si tendevano a sostenerlo in un abbraccio, colmo di affetto e di consolazione. A quella sensazione, Morven parve destarsi da un lungo sonno. Ritornò di colpo vigile, presente. La sua mano corse ad accarezzare l'impugnatura della spada.
"Samsagra..." mormorò "non mi lasciare... dammi consiglio..."
Udì una risata lieve, come le risate degli angeli, quindi la voce di donna gli sussurrò all'orecchio:
"Mi invocherà e gli darò risposta..."
Come di colpo confortato da quelle parole, Morven prese fiato. Si accorse che quel tempo, che a lui era parso lunghissimo, non si era consumato che in pochi istanti nella realtà che lo circondava. Tutta la scena era immutata, e il giovane cavaliere procedette ancora di qualche passo e si accostò deciso a Lady Gonzaga. Poggiò la mano sul tronco dell'albero presso cui lei si era seduta, e con fare gentile si chinò verso la fanciulla.
"Posso chiedervi, milady, dei vostri pensieri? Forse con la vostra saggia guida arriveremo presto alla soluzione di questo problema, e potremo continuare così il nostro cammino"
cavaliere25
15-11-2010, 12.01.27
Guardai Belvan e dissi e va bene come volete ma se ci fermeremo piu del dovuto io vado nel bosco con ho senza di voi costi quel che costi non mi fermerà nessuno dissi e guardai fisso negli occhi quella dama che sempre piu iniziava a darmi sui nervi.
vortigern
15-11-2010, 12.37.47
Allora elevando i nostri calici, brindammo così per dimenticare, anche se per un breve momento, gli affanni e le amarezze e dopo aver tracannato avidamente il prezioso nettare rosso, chiedo cortesemente al poeta di declamare qualche sonetto brillante del suo repertorio.
Così dietro a queste soavi note che uscivano dalla sua cetra, complice anche il tepore che emanava dal camino e dal robusto nettare, ripercorsi nelle mie memorie il viso di colei che mi giurò eterno amore. Ripensai a quel giorno quando Ella rispose al mio sorriso, era intenta a leggere passeggiando nel chiostro dell’abbazia. Mi avvicinai e Le chiesi: Gentilissima Dama posso sapere cosa leggete così avidamente? Lei mi sorrise e riponendo il libro sopra al muretto mi chiese cosa mi spingeva di disturbarla. Folgorato dal suo meraviglioso sorriso, balbettai il mio nome e La pregai di farmi da guida presso l’abbazia. Il mio cuore batteva all’impazzata, le mie membra tremanti, ero come un giovane fanciullo al suo primo incontro. Ella s’accorse del mio imbarazzo e delicatamente mi prese per mano e mi condusse presso una piccola cappella e mi esortò a pregare.
Un fragore mi fece sobbalzare, erano gli applausi degli astanti della locanda
al giovane menestrello. Gli urlai bravo, bravissimo e Lo ringraziai della splendida
serata quindi chiesi commiato e mi avviai nella mia stanza.
Guisgard
15-11-2010, 20.19.51
"Tranquillo, amico mio..." disse Belven sorridendo a Cavaliere25.
La sera poi giunse presto, tra la musica, i canti e i balli promessi dalla dama ai suoi ospiti.
E quando arrivò la notte, i nostri eroi caddero presto addormentati nei loro letti.
Ma proprio nel cuore della notte, Cavaliere25 si svegliò di soprassalto, accorgendosi che il letto di Belven era vuoto e la porta della loro stanza socchiusa.
cavaliere25
15-11-2010, 20.48.02
Mi guardai intorno nella stanza per vedere dove era Belvan ma di lui nessuna traccia allora mi alzai dal letto e mi avviai verso la porta usci dalla stanza e mi misi a girovagare per il castello in cerca di Belvan non sapevo nulla di cosa mi potesse attendere in quei lunghi e freddi corridoi
Talia
16-11-2010, 02.09.01
Entrai in quella stanza e per un momento rimasi immobile, guardandomi intorno... la stanza era vuota se non per un tavolo al centro e l’incerta luce di due soli ceri rischiarava l’ambiente, eppure qualcosa di sinistro era perfettamente percepibile nell’aria, come se il luogo stesso fosse impregnato di dolore e paura...
Stavo per dire qualcosa quando la ragazza si portò le mani alla testa e iniziò a piangere e a gridare forte... così, allarmata, mi mossi rapidamente verso di lei e in questo modo sfiorai il braccio ad una delle pareti, avvertendo qualcosa di caldo e appiccicoso imbrattarmi la pelle... Senza pensarci troppo, allora, portai la mano sinistra al braccio destro, in un rapido gesto... ma lì i bloccai: il contatto con le dita di quel ‘qualcosa’ mi fece rabbrividire e in un istante compresi cos’era quell’odore acre che impregnava l’ambiente e che mi aveva causato quella strana sensazione fin dall’inizio.
Mi guardai per un momento, inorridita, la punta delle dita, ora macchiate di un vivo rosso...
“Andiamo!” dissi poi alla ragazza, riscuotendomi e precipitandomi su di lei, afferrandole le spalle con entrambe per le mani “Andiamo via di qui! Immediatamente!”
Guisgard
16-11-2010, 19.25.16
Nella locanda si sentivano rime, canti e schiamazzi.
In fondo bastava poco per far felice la gente semplice.
E anche se Cartignone viveva il dramma delle giovani fanciulle rapite, quella sera nella locanda c'era solo voglia di dimenticare tutto.
Anche se per una sera soltanto.
Ma, d'un tratto, nel bel mezzo di quell'allegra confusione Iodix s'incupì.
"Sono qui che faccio versi e canto
e il mio padrone è svanito d'incanto.
Sono solo un misero e stolto giullare,
ma se fossi altro correrei lui a cercare!"
Recitò amaramente il giullare fissando Vortigen.
Guisgard
16-11-2010, 19.33.16
Nello stesso momento, al palazzo della misteriosa dama del bosco, Cavaliere25 era in cerca di Belven che aveva lasciato improvvisamente il suo letto.
I lunghi corridoi del palazzo erano dominati da un buio fitto, solo di tanto in tanto squarciato dalla Luna, quando a fatica riusciva ad emergere dalle alte nubi del cielo notturno.
Ad un tratto il giovane arciere vide, in fondo al corridoio che stava attraversando, una lieve luce.
Proveniva da una porta appena socchiusa.
cavaliere25
16-11-2010, 19.36.47
Vidi una luce lungo il corridoio e mi incamminai fino a quel lume arrivai davanti ad una porta e la apri lentamente ed entrai per vedre chi ho cosa c'era.
Guisgard
16-11-2010, 19.50.32
Nel frattempo, nel bosco, Morven, Gonzaga e Goldblum erano alle prese con il singolare indovinello del mendicante.
I tre sembravano del tutto confusi dalle misteriose parole di quell'arcano, mentre il mendicante, con indifferenza, continuava a raccogliere bacche e a conservarle nella sua vecchia borsa.
Morven, Gonzaga e Goldblum, riflettevano su quale potesse essere la soluzione dell'enigma, anche se il tutto sembrava celato da un oscuro significato.
"Mah..." disse Goldblum "... non riesco a comprendere il senso di quelle parole... l'inizio di ogni cosa e la fine di tutto... a me questo fa pensare all'Onnipotente... il Signore infatti dice... Io sono l'Alfa e l'Omega, il Primo e l'Ultimo... non so che pensare... a me quest'indovinello sembra un rompicapo senza fine!"
"E invece ha una fine, mio piccolo amico!" Intervenne il mendicante. "Come vi è un inizio, vi è poi sempre una fine. E spesso la risposta alle nostre domande, ai nostri dubbi, è proprio sotto ai nostri occhi. Spesso la soluzione è talmente semplice e scontata, quasi banale, che non riusciamo a coglierla."
E a quelle parole del mendicante, l'elsa di Samsagra cominciò ad illuminarsi di un verde vivissimo.
Quella luce durò solo alcuni istanti, poi la sacra spada ricadde nella sua veglia apparente.
http://images3.wikia.nocookie.net/__cb20071104002823/soulcalibur/images/thumb/9/91/SoulCalibur.JPG/250px-SoulCalibur.JPG
Guisgard
16-11-2010, 20.24.07
Intanto, nel palazzo reale di Cartignone, Dukey aveva riportato sane e salve Llamrei e Argalia.
Il cavaliere poi raccontò ogni cosa, di come cioè Belven aveva voluto dividere il gruppo per le ricerche dei dispersi e dell'incontro poi con le due dame e Talia.
Il racconto di Dukey continuò poi spiegando come proprio Talia si fosse proposta di accompagnare Bumin nel covo dei rapitori, per tentare di liberare un altro cavaliere preso da quei misteriosi uomini del bosco.
E il Cappellano, che insieme a Frigoros e Guxio stava ascoltando il racconto di Dukey, comprese subito che il cavaliere preso dagli uomini del bosco e che Talia e Bumin stavano cercando era Guisgard.
"Forse è stata una follia lasciare da soli sir Bumin e lady Talia nella tana di quegli assassini!" Esclamò preoccupato Frigoros. "Conosco quella ragazza praticamente da quando è nata ed una lunga amicizia legava me e suo padre. Se le accadesse qualcosa io..."
"Milord..." rispose Dukey "... io ho solo obbedito agli ordini di sir Bumin. Sul mio onore vi giuro che mi sono anche opposto, con rispetto verso sir Bumin ovviamente, ma non è servito a nulla."
"Sir Bumin è il migliore fra i cavalieri di Cartignone" intervenne il chierico Guxio "e sicuramente sa affrontare con giudizio ogni situazione."
Ma poco dopo, quando il principe Frigoros ed il suo consigliere si ritirarono, il Cappellano volle fare qualche domanda alla giovane Argalia.
"Cosa avete visto quando quegli uomini vi hanno condotta nella loro dimora?" Chiese il chierico. "E come erano quegli uomini?"
"Io... io vorrei dimenticare tutto..." rispose lei.
"Ragazza mia..." replicò con insistenza il Cappellano "... è importante conoscere il più possibile su quegli uomini... altre ragazze come voi non sono più tornate a casa e non sappiamo se sono vive o morte... inoltre alcuni valorosi stanno sfidando la morte proprio in questo momento per liberare tutti i prigionieri di quegli assassini... voi dovete aiutarci... dovete farlo!"
Argalia chinò il capo, poi, fissò negli occhi il Cappellano.
"Va bene... cercherò di ricordare tutto ciò che potrò..."
"Grazie, ragazza mia..." disse il Cappellano sorridendole e accarezzandole il volto con infinita tenerezza.
ladyGonzaga
16-11-2010, 20.31.54
" la nostra vita stessa" risposi" essa ha un inizio e una fine "
Guardai il mendicante aspettando risposta .....
Guisgard
16-11-2010, 20.37.08
Il mendicante fissò Gonzaga negli occhi.
"Questa è la vostra risposta, milady?" Chiese. "Se non lo fosse allora sappiate che nessuno di voi tre può rivolgersi a me, se non per darmi la soluzione dell'indovinello. Ditemi voi, dunque... quella che avete pronunciato è la vostra risposta all'enigma?"
Guisgard
16-11-2010, 21.01.42
Nello stesso momento, nel profondo ed oscuro cuore del misteriose bosco, Talia e la ragazza avevano trovato quella macabra stanza.
E Talia, appena accortasi del sangue che tingeva l'intera parete, cercò di fuggir via da quel luogo di morte.
Ma mentre tentava di trascinarsi dietro la ragazza, questa cominciò finalmente a parlare.
E stavolta, come se si fosse destata da un incubo, le sue parole era comprensibilissime.
Anche troppo.
"Loro sono già qui..." disse fissando il tavolo "... sono ovunque... sapevano che saremmo giunte a questo punto..." si voltò verso Talia ed aggiunse "... loro sapevano che saresti tornata... non puoi sfuggire al loro potere... nessuno può... siamo destinati a morire tutti..."
E si abbandonò in una delirante risata che si tramutò presto in un doloroso pianto.
E proprio in quel momento diversi di quegli uomini tatuati apparvero sulla porta della stanza.
ladyGonzaga
16-11-2010, 21.06.53
http://armstreet.com/ebay/art/natunovertungrinblacnarg02.jpg
Guardai il mendicante fissando i suoi occhi scuri e risposi " si ..è la mia risposta".
vortigern
16-11-2010, 21.27.10
All’udire quelle parole del giovane poeta mi soffermai e lo invitai a sedere in un tavolo e discutere le sue preoccupazioni. Ci sedemmo un pò distanti dai fragori festosi degli astanti ed iniziai a dirgli che non è stolto bensì una persona cui dà senso a ciò che è un rapporto umano “L’amicizia”, “La fedelta”, “ il timore di Dio” etc .etc. e che mi ricorda moltissimo la mia dolce amata la quale ha studiato questa scienza per poi prodigarsi ed aiutare la gente a ritrovarsi nell’animo e nel corpo. Comunque, aggiunsi che l’indomani lo avrei aiutato volentieri nella ricerca del suo padrone e che adesso era meglio che riposassimo quindi vedendolo un pò rasserenato mi alzai dal tavolo, gli diedi la buonanotte e mi avviai nella mia stanza.
Talia
17-11-2010, 01.42.00
Tentai di trascinare via la ragazza, ma fu tutto inutile... era immobile come una statua e non pareva intenzionata, o forse non era capace, di muoversi.
Poi improvvisamente, inaspettatamente parlò.
La osservai per un istante, sorpresa...
“Che vuol dire che loro sapevano?” chiesi, ma non ottenni risposta. Così le afferrai le spalle e la scossi, perché uscisse da quella sorta di vaga trance in cui era caduta... E tuttavia lei non faceva caso a me, rideva e piangeva... era chiaramente fuori di sé.
“Guardami!” tentai di nuovo “Rispondimi, ti prego! Chi sono ‘loro’? Che cosa vogliono? Chi c’è dietro a tutto questo?”
Ma un debolissimo rumore alle mie spalle mi distrasse... mi voltai e vidi che alcuni di quegli uomini tatuati erano giunti sulla soglia di quella stanza e ci stavano fissando in un modo che non prometteva niente di buono...
Istintivamente arretrai di alcuni passi, trascinandomi la ragazza dietro, e accidentalmente andai a sbattere contro quella sorta di altare sacrificale che era al centro.
Fu un istante: al volo, d’istinto, mi voltai e afferrai uno dei lunghi coltelli piantati lì... lo impugnai saldamente con entrambe le mani e, tornando a fronteggiarli, lo feci roteare in alto di fronte a me...
“E va bene!” dissi, nel tono più sprezzante che riuscii a tirare fuori “Giochiamo al vostro gioco!”
Guisgard
17-11-2010, 01.51.19
Nel palazzo della dama del bosco, Cavaliere25 era in cerca di Belven, che aveva lasciato misteriosamente la loro stanza.
Il giovane arciere aveva così cominciato a vagare nei corridoi del palazzo, fino a quando si accorse di una luce soffusa che giungeva da una porta semibuia.
Giunto davanti ad essa, Cavaliere25 entrò nella stanza.
E quando fu dentro si ritrovo in una strana stanza, arredata con vecchi mobili ammuffiti, drappi cadenti e polverosi, ritratti sbiaditi e ragnatele ovunque.
La stanza era illuminata solamente da una candela che si trovava su un vecchio e malandato scrittoio.
"Perchè siete qui?" Chiese all'improvviso una voce alle sue spalle.
Era di una donna seduta su un grosso seggio proprio alla sinistra di Cavaliere25.
La poca luce rendeva impossibile scorgere il volto della donna e praticamente il giovane arciere di Camelot poteva solo udire la sua voce.
Guisgard
17-11-2010, 02.11.06
Nel frattempo, alla locanda, Iodix non stava più nella pelle dopo aver udito le parole di Vortigen.
"Oh, mio valente e forte sire,
è gioia ciò che io vi sento dire!
Davvero mi aiuterete a cercarlo?
Oh, son felice che potrò ritrovarlo!"
Recitò felice il giullare.
E salutatisi, entrambi andarono a dormire.
L'indomani, Iodix attese di buon mattino che Vortigen si svegliasse e scendesse giù.
"Stamani sei felice, menestrello!" Disse il locandiere.
"Certo che lo sono, mio genuino amico!
Troverò presto il mio padrone, ti dico!"
Rispose il giullare.
"E come farai?" Chiese il locandiere. "Al massimo puoi tenere in mano un flauto e potresti giusto trovare una scrofa in un porcile!" E rise forte.
"Eh, a forza di annusare tappi di bottiglie
la testa ti è diventa di sughero e poltiglie!
E ora ascoltami, mio amico rustico e villano,
nella ricerca mi aiuterà un re e non un nano!"
E soddisfatto fissò il locandiere.
Guisgard
17-11-2010, 02.36.05
Nello stesso istante, la notte buia aveva avvolto il bosco, con i suoi sinistri lamenti e la pallida Luna a stento riusciva ad illuminare quel primordiale luogo.
Il mendicante fissò Gonzaga e la sua sicirezza nel dare quella risposta.
"Allora altro non ho da dirvi, milady..." disse "... non vi tratterrò oltre... prendete il sentiero e percorretelo tutto. Se la vostra risposta è quella esatta, voi troverete ciò che mi avete chiesto."
"Un momento!" Intervenne Goldblum. "Volete dire che lei sola potrà andare?"
"Si, nano. L'hai detto." Rispose il mendicante.
"E' assurdo!" Esclamò Goldblum. "Non permetteremo certo che lei si ritrovi da sola a vagare per questo bosco! Sarebbe come mandare un agnello nelle fauci del lupo!"
"Allora o rispondete al mio enigma allo stesso modo della ragazza, ma se ella ha sbagliato non giungerete mai dove siete diretti, o formulate un'altra risposta... ma badate che il tempo concessovi per rispondere è quasi terminato..."
Guisgard
17-11-2010, 02.53.08
Intanto, in un luogo sconosciuto ai più, Talia e la ragazza si trovavano in una sorta di trappola.
Quella macabra stanza infatti sembrava non avere altre via d'uscita per le due ragazze.
Quegli uomini fissavano in silenzio Talia che brandiva l'affilato coltello davanti a loro.
I loro volti erano scarni, con i lineamenti perennemente contratti e gli occhi come quelli di fantasmi.
I segni che ricoprivano i loro corpi, dal torace, agli arti, alla faccia, sotto la soffusa luce di quella stanza, sembravano voler prendere vita ed i colori con i quali erano impressi sulla pelle di quegli uomini rendevano quella visione simile ad un assurdo incubo.
Ad un tratto la ragazza alle sue spalle lanciò un grido di disumano terrore e si lanciò sul tavolo, afferrando un altro di quei coltelli.
"Avete vinto..." mormorò "... ho fatto come volevate... siamo qui, senza più speranze di fuga..." cominciò a sorridere confusamente ed aggiunse "... ma non mi farete altro male... no... non più..."
E con gesto improvviso si spaccò il cuore con una coltellata, cadendo poi a terra in un lago di sangue.
Quell'atto estremo sembrò stupire gli uomini tatuati che si avvicinarono tutti al corpo senza vita della ragazza, lasciando quindi la porta libera, senza più nessuno a bloccare quell'unica via di fuga.
cavaliere25
17-11-2010, 11.53.39
Mi sono svegliato nel cuore della notte e ho notato che il mio compagno di stanza non c'era nel suo letto e allora mi sono preoccupato e lo sto cercando voi chi siete e come vi chiamate dissi girandomi verso la voce.
ladyGonzaga
17-11-2010, 13.09.34
A questa sua risposta guardai il mendicante con rabbia e risposi" E questa sarebbe una risposta? Vi state prendendo gioco di noi?
Il Signore ha incrociato le nostre strade non credo per essere presi in giro da lei. Posso proseguire come dite voi lasciando i miei amici ancora qui con voi, cosi come posso tornare liberamente alla mia casa al di là del bosco, ma di certo non starò ancora qui a farvi prendere gioco di noi.
Accetto la vostra risposta e non starò qui con voi un minuto di più , scusatemi "
Mi voltai e parlando con dolcezza a Goldblum e ser Morven dissi" Non credo che il mendicante ci stia lasciando molta scelta.Lui non è qui per caso, credo che lui abbia uno scopo ben preciso e di certo non sarò io a farglielo portare a termine.
Continuai.." proseguirò il mio viaggio con le due uniche armi che conosco...la fede nel mio Signore e questo ricordo che il mio caro abate mi donò quando lo lasciai...saranno loro la mia spada e la mia forza."
Mi avvicinai al mio cavallo , salì in sella e voltamdomi ai mie amici, feci un cenno di saluto con il capo , mentre una lacrima nascosta velava i miei occhi..
" coraggio ..andiamo..." dissi al mio compagno di viaggio..." siamo solo io e te ora....
Mi allontanai da loro senza avere un idea precisa di dove potessi andare
http://digiphotostatic.libero.it/raggiostellare/med/128037af31_2114864_med.jpg
vortigern
17-11-2010, 14.23.41
Al mattino presto,mi svegliai e mi accinsi a guardare fuori dalla finestra della mia stanza, Il tempo era gaio e sereno perciò gli uccelli, sotto i raggi del sole, per la stagione e per il verde novello cantano in alto i loro amori. I fiori già sbocciati con i loro splendidi colori vivaci ,ospitano le variopinte farfalle che lievemente si posano tra i loro petali per poi riprendere il volo ed impollinare inconsapevoli altri fiori, si alternava alla visita, delle api che suggevano il loro miele, che fantastica scena della vita. Mi bussarono alla porta, era il fedele amico poeta che mi esortava a mantenere fede alla promessa cioè quella di andare alla ricerca del suo padrone. Quindi prontamente dopo aver indossato la mia armatura e fissando la mia spada alla vita, sono uscito dalla stanza e con il fedele menestrello scendemmo le scale sino all’uscio della taverna scambiandoci i convenevoli. Giunti alle stalle chiesi allo stalliere di procuraci un altro cavallo. Il giovane poeta mi guardò perplesso dicendomi che non sapeva cavalcare e preferiva seguirmi a piedi, quindi dopo aver imbracato il mio cavallo c’incamminammo verso i sentieri che conducevano a Cartignone. Durante il percorso chiesi al giovane notizie su chi fosse il suo padrone così potevo avere degli indizi sulla sua rintracciabilità.
Morrigan
17-11-2010, 17.11.06
Per tutto quel tempo era rimasto senza respirare.
Non riusciva a pensare a nulla.
Vide Gonzaga alzarsi, andare incontro al mendicante, esporgli la sua risposta, e al contempo esporsi al destino che lui le stava riservando.
Nel momento in cui la vide fronteggiare quell'uomo, udì il loro scambio di battute, la sicurezza nella voce di lei, l'oscurità nelle parole di lui, fu come se qualcosa l'avesse di colpo ridestato da un lungo sonno.
Guardò Samsagra e si avvide che era stata la sua spada a richiamarlo, lanciando attorno a sè un nuovo bagliore di smeraldo.
A quel segnale, Morven provò un profondo senso di scoramento.
Guardò Gonzaga, ed ebbe vergogna di se stesso, nel pensare che quella fanciulla stava assumento su di sè i rischi e le responsabilità di quella risposta così tanto importante per loro. La sua spada, la sua preziosissima, unica spada era il prezzo da pagare e da perdere, e lui era rimasto immobile senza riuscire a far nulla per difendere Samsagra, se stesso e i suoi compagni.
Guardò Gonzaga, sì, ancora una volta... ritta, fiera, senza alcun timore di affrontare quell'uomo... e guardò Samsagra, che sembrava pulsare e scalciare dentro la brilante prigione della sua lama.
"Samsagra..." mormorò di nuovo "parlami ancora... giurasti di venirmi in soccorso"
La dolce voce di Samsagra ricominciò a nuotare nella testa di Morven, cantilenando la stessa frase che aveva pronunciato poco prima...
"Mi invocherà e gli darò risposta..."
Morven si sentì quasi sopraffatto da quelle parole ossessive. Per un istante gli parve di poter perdere la testa. Le sentiva, ma non le comprendeva, e aveva quasi l'impressione che quella sirena si stessa prendendo gioco di lui e dei suoi limiti umani.
"Dannazione, Samsagra!" esclamò infine, incapace di trattenere oltre la sua ansia e la sua collera per quella situazione di stallo che non riusciva ad affrontare "Che significa?!?!"
A quell'esclamazione, Samsagra tacque di colpo, e il tempo attorno a Morven parve fermarsi, cristallizzarsi nella perfezione di un attimo di immobilità. Il silenzio attorno a lui gli riportò con calma le parole che aveva udito fino a quel momento, ma che non aveva ascoltato, così preso com'era dai suoi pensieri...
"... l'Onnipotente... il Signore infatti dice... Io sono l'Alfa e l'Omega, il Primo e l'Ultimo..."
"... proseguirò il mio viaggio con le due uniche armi che conosco...la fede nel mio Signore e questo ricordo che il mio caro abate mi donò..."
"... mi invocherà e gli darò risposta..."
... ma sì, ma sì... ecco qual'è la risposta!
E non l'aveva vista subito, proprio perchè in quel momento era tutto ciò che gli era mancato.... ma gli sarebbe bastato possederne almeno un po' per riuscire a pregare, e allora, in quel momento, avrebbe avuto risposta.
Vide Gonzaga montare a cavallo, salutarli con un sorriso colmo di tristezza e dare di sprone al suo animale. Si lanciò in direzione della fanciulla, all'imboccatura di quel sentiero che il mendicante aveva indicato loro e cominciò a urlare con quanto fiato aveva in gola:
"Aspettate, milady! Aspettate! Riusciremo insieme o insieme falliremo!"
Quindi, con occhi carichi di decisione e di ansia insieme, volse lo sguardo verso il mendicante che gli stava proprio di fronte.
"E' la Fede... la risposta è la Fede! Ciò che ci fa forti e sicuri quando la possediamo, pazzi e disperati quando non l'abbiamo... può al contempo essere inizio o fine della nostra esistenza! Perfetta nella forma, e liscia e tonda, splende al contempo sulle dita di coloro che il cielo ha unito in sacro vincolo!"
Quindi, dopo aver pronunciato quelle parole con irruenza, tutte d'un fiato, tacque e rimase a fissare intensamente gli occhi brillanti di quell'uomo misterioso.
Talia
17-11-2010, 17.56.27
“No!” gridai... ma prima che potessi fare anche solo un passo, la ragazza si era già trapassata il cuore con uno di quei coltelli ed era scivolata a terra. E tuttavia, mentre il sangue le sgorgava già dal petto, un istante prima che la vita la abbandonasse, mi sembrò di cogliere il suo sguardo su di me... era uno sguardo implorante, uno sguardo che mi parve chiedere perdono... e allora, lentamente, nonostante lo sgomento per quel gesto definitivo, le sue parole iniziarono a penetrare nella mia testa e a far breccia tra i miei pensieri...
‘Avete vinto...’ aveva detto ‘... ho fatto come volevate... siamo qui, senza più speranze di fuga...’
Il sangue mi si gelò nelle vene! Era una trappola! Era stato tutto progettato... e io c’ero cascata completamente! L’avevano usata... e io non lo avevo compreso! Un’ira nera mi pervase.
E poi, proprio in quel momento, i miei occhi saettarono verso l’uscita e vidi che era rimasta incustodita... in fretta, allora, feci due passi in quella direzione, senza tuttavia voltar loro le spalle neanche per un istante. Vidi, così, che questo mio movimento aveva attratto l’attenzione di uno di quegli uomini, lo vidi girarsi verso di me e allungarsi, tentando di afferrarmi. Non ci pensai: mossi entrambe la braccia in un gesto ampio e rapido, l’arma che tenevo in mano brillò alla luce danzante dei ceri e, secca e precisa, sfregiò il petto di quell’uomo, schizzando di sangue i suoi compagni.
E io, approfittando della sorpresa e del disordine creatosi, uscii da quella stanza e iniziai a correre il più velocemente possibile.
Guisgard
17-11-2010, 20.02.19
Goldblum si lanciò dietro al cavallo di Gonzaga, afferrandolo per le redini.
"Aspettate, milady!" Disse. "Sir Morven ha gridato ciò che penso anche io... noi siamo partiti insieme ed insieme termineremo questa impresa. L'errore di uno è l'errore di tutti... come la vittoria di uno è la vittoria di tutti. Se la risposta di Morven è quella giusta, allora anche voi ne trarrete beneficio... tornate con noi ad attendere il responso di quel mendicante e dividerete la nostra stessa sorte, milady..."
ladyGonzaga
17-11-2010, 20.18.26
http://farm2.static.flickr.com/1345/1053939247_1b15f8c5fb.jpg?v=0
Tirai le briglie al mio cavallo tanto da farlo scalciare nervosamente , scesi e mi avvicinai a pochi passi dal mendicante .
Il fatto che tenesse il viso basso e nascosto nel suo mantello , mi rendeva nervosa.Ero sempre stata abituata a guardare in viso le persone a cui rivolgevo la parola.
Ecco perchè non ero fiduciosa in quest'uomo, era come se avesse qualcosa da nascondere..
e poi...quel medaglione...ero sicura di averlo già visto..ma dove?
qualcosa di lui mi era familiare...ma questo pensiero non mi rendeva serena..anzi..mi metteva ansia..avevo la sensazione che fosse qualcosa di malefico.
" Avete ragione amici miei" risposi a Ser Morven, poi voltandomi al mendicante dissi" siamo qui per voi , in attesa della vostra risposta, coraggio..."
Guisgard
17-11-2010, 20.20.36
Nello stesso istante, Vortigen e Iodix erano appena partiti dalla locanda per cercare il padrone del menestrello.
Questi, grazie ad un gioco che molti noi oggi definiremmo senza dubbio illecito, era riuscito a vincere un modesto ronzino ad uno sciocco bifolco del posto e grazie a questa poco onorevole, ma opportuna, cavalcatura aveva affincato il buon Vortigen nel viaggio.
"Qualcuno disse, convinto d'ingannare,
perchè giullare io non sapessi cavalcare.
Ma in realtà sappiam tutti in Cornovaglia
salire a cavallo e guidare una squadriglia!"
Recitò il giullare che poi aggiunse:
"Il mio padrone svanì un'aspra sera nel nulla,
accompagnando verso il bosco una fanciulla.
Da quella sera non ebbi, ahimè, più sue notizie
e attesi con speranza buone nuove assai propizie.
E' Guisgard il nome del mio nobile e valente padrone
e posso io dire sicuro che della cavalleria è campione!"
Guisgard
17-11-2010, 20.37.16
Goldblum tornò da Morven e dal mendicante accompagnato da Gonzaga.
I tre erano uniti e determinati a superare quell'impresa.
Ad un tratto si udirono le mani del mendicante applaudire con sarcasmo.
"Eh, l'unione fa la forza..." disse sorridendo "... ma talvolta non serve... le risposte che avete dato sono entrambe errate... e quando conoscerete quella giusta comprenderete come spesso la semplicità sia il rimedio a molti mali..."
"Taglia corto" ringhiò Goldblum "e dacci il tuo responso!"
"Se la tua arguzia" replicò il mendicante "fosse pari alla tua insolenza, invece che alla tua altezza, allora saresti riuscito di certo a risolvere l'enigma, nano."
Fissò poi i tre davanti a lui e continuò:
"La risposta al questito è semplice quanto chiara... l'inizio di ogni cosa... e la fine di tutto... è la lettera O... essa infatti appare di forma perfetta ed invidiabile precisione, liscia e tonda, senza incertezze nella forma."
Rise di gusto e richiuse la sua borsa.
"Ora pagate il pegno stabilito, amici miei..." aggiunse "... la spada del cavaliere" indicando Morven "o il crocifisso che porta al collo la dama..." guardando Gonzaga "... mi spetta uno di quegli oggetti... mantenete quanto promesso ed io vi indicherò la via che state cercando. E badate che sono stato generoso, dandovi la possibilità di scegliere quale oggetto perdere... se la spada o il crocifisso."
Guisgard
17-11-2010, 20.47.51
Nel frattempo, nei meandri sotterranei del bosco, Talia sembrava essere caduta in un terribile incubo.
Prima quella macabra stanza, poi l'arrivo degli uomini tatuati ed infine l'assurdo suicidio della ragazza.
Ma in un attimo di confusione, l'eroina di Cartignone era riuscita ad approffittarne ed a scappar via.
Correva nel semibuio e lungo corridoio col cuore che le batteva senza sosta per la paura.
Su tutto sembrava essere sceso un gran silenzio ed un senso di claustrofobia pareva attanagliarle l'anima.
Correva disperatamente fino a quando qualcosa apparve in fondo al corridoio.
Era una figura, superba e fiera, che la fissava immobile.
E quando Talia si avvicinò, riuscì a riconoscere quella sagoma.
Era Bumin.
http://www.arwen-undomiel.com/images/boromir/Boromir_cool_2.jpg
ladyGonzaga
17-11-2010, 20.48.43
http://imgcash6.imageshack.us/img13/60/blueeyescq5.gif
" ridete di noi? " dissi con rabbia
" cosa vi fa ridere di più? aver vinto la scommessa o esservi preso gioco di noi?
Spiegatemi la risposta al vostro enigma, vorrei sapere come essa è l'inizio o la fine di tutto."
Portai la mia mano sul mio collo per coprire ciò che avevo di più sacro e dissi
" perchè volete questa medaglia? Essa non ha nessun valore in denaro , ma ha un immenso valore affettivo per me, dunque o voi conoscete la sua provenienza , o volete solo ferirmi...a che scopo?
Mi voltai verso i miei compagni cercando un
loro un aiuto...
" Mai!!! dissi alzando il tono della mia voce" non mi separerò mai dalla mia medaglia, a costo della mia stessa vita, se lo volete lo dovete portare via voi..ma solo quando il mio corpo avrà perso il suo calore e il mio cuore avrà cessato di battere"
Presa dalla rabbia indietregiai di qualche passo...
Guisgard
17-11-2010, 21.00.25
Il mendicante fissò divertito Gonzaga.
"La lettera O, milady..." cominciò a dire "... ogni cosa, la parola ogni comincia con quella lettera... e la fine di tutto... tutto, finisce anc'essa con quella medesima lettera... la lettera O..."
Guardò i tre che gli erano davanti ed aggiunse:
"Discutete e decidete tra voi ora... a me spetta uno di quei due oggetti... la spada o il crocifisso..."
Guisgard
17-11-2010, 21.05.00
Intanto, nel palazzo della dama del bosco, Cavaliere25 aveva trovato quella misteriosa donna nella stanza del corridoio.
"Chi stai cercando non è più qui..." disse la donna "... non vi è nessuno qui... siamo solo io e te..."
E mentre parlava, quella donna teneva le mani davanti al viso, come a volerlo celare alla vista di Cavaliere25.
Ad un tratto, la porta alle spalle del giovane arciere si chiuse da sola rumorosamente, impedendogli di uscire.
ladyGonzaga
17-11-2010, 21.09.47
" ve lo potete scordare il mio crocifisso" dissi con rabbia.
" Voi vi state divertendo con noi, ma io no. La soluzione al vostro enigma non ha senso e lo sapete bene,non tuttte le parole iniziano e terminano con la lettera O.
Quindi mi spiace per voi ma dovete dare una spiegazione più vera e reale"
Dopo aver espresso il tutto con rabbia mi voltai verso coloro stavano là ad ascoltare, legai il cavallo al tronco di un albero la vicino mi sedetti su una pietra e terminai il discorso..
" Non avrete mai ciò che mi chiedete, mi spiace per voi "...voi pensate di essere cosi furbo tanto da prendervi gioco di noi, ma vi sbagliate"
cavaliere25
17-11-2010, 21.32.21
Come sarebbe a dire che il mio compagno di stanza non è piu qui?domandai spiegatevi meglio e fatevi vedere in volto dissi provai ad aprire la porta ma nulla da fare sembrava bloccata che sta succedendo in questo castello datemi una spiegazione e anche subito dissi innervosito
Morrigan
17-11-2010, 21.33.54
Morven fu molto colpito e addolorato nell'udire il tono veemente di Gonzaga.
Lo sollevava il fatto che lui e Goldblum fossero riusciti a riportare indietro la dama... dal momento che la risposta sembrava essere errata per il mendicante, il giovane cavaliere non osava pensare a quali pericoli lei sarebbe stata esposta se si fosse avventurata da sola per quel sentiero boschivo. Ma il sollievo continuava a dividersi le stanze della sua mente con la rabbia, per non essere riuscito ad indovinare, per non essere riuscito a comprendere i segni, e con il dolore che trapelava, appunto, dalle ultime parole e dai gesti della fanciulla.
Egli non conosceva Gonzaga che da poco tempo, ma vedendola difendere così ferocemente il suo medaglione, comprese quale alto valore avesse per lei, e come la ragazza avrebbe preferito morire piuttosto che separarsi da quell'oggetto.
Non restava, dunque, nient'altro da fare. Era un cavaliere, e non sarebbe mai venuto meno alla sua promessa. Era un cavaliere, e lui avrebbe dovuto pagare il fio della loro sconfitta, non lasciare che altri lo facesse per lui.
L'unica speranza che ancora albergava nel cuore di Morven erano le parole di Louis...
"... vi starete chiedendo del perchè non siate riuscito a sollevare quella spada, immagino... non è un sortilegio, ma la cosa più naturale del mondo, credo... un cane o anche un falco che perdono il proprio padrone spesso si lasciano morire anch'essi... e una spada, in fondo, non è meno fedele di un animale..."
"... Samsagra vi ha scelto... questa spada vi ha scelto, lasciandosi sollevare da voi..."
E a quel punto Morven cominciò a pregare...
Dio, fa che sia vero... che siano vere le parole di quell'uomo onesto! Che nessuno sollevi questa spada dal punto in cui io la poggerò!
Così, con un movimento lentissimo, quasi stesse sollevando un immenso macigno, Morven sollevò la mano, sfilò Samsagra dalla cinta, e con la stessa dolorosa e stentata lentezza, la depose ai suoi piedi, tra sè e il mendicante, sull'erba alta e umida di rugiada, che faceva risplendere ancor di più l'elsa della spada.
"... E' solo un sogno... solo fantasia... solo immaginazione... se resti, ti accorgerai col tempo che potrai trovare consolazione in tante altre cose, invece di gettare i tuoi anni migliori alla ricerca di una visione... una visione che non sai nemmeno se ti viene dal Cielo o dall'Inferno..."
Quella voce accorata gli tormentò il cuore nell'istante in cui la sua mano si staccò dal Samsagra. Provò un profondo ed improvviso languore, come se, togliendo quell'arma, si fosse spogliato di colpo di tutto ciò che aveva addosso... la sua armatura, i suoi vestiti, le sue speranze, il suo passato...
... adesso vedremo, Zulora... adesso vedremo se il tuo cuore aveva ragione!
Se perderò davvero questa spada, allora il mio destino è una beffa, e quel sogno veniva davvero dal soffio del Maligno...
Talia
18-11-2010, 01.44.30
Avevo corso senza voltarmi indietro il più velocemente possibile, tanto che ad un tratto iniziai ad avere il fiato corto... non mi fermai, tuttavia, e non mi voltai per il timore che mi stessero inseguendo.
Ad un tratto notai una figura in fondo al corridoio che mi fissava, immobile e altero se ne stava quel cavaliere e senza mostrare emozioni.
“Sir Bumin!” esclamai, quando fui più vicina e potei riconoscerlo alla luce debole delle torce “Sir Bumin... quegli uomini, mi stanno inseguendo! E la ragazza... la ragazza è morta!”
Parlai in fretta, d’impeto... ma qualcosa in quella scena, per qualche ragione, stonava ai miei occhi... colsi uno sguardo di Bumin vagare dal mio volto alle mie mani e alla lama che ancora stringevo e che ancora era sporca di sangue...
“Era una trappola!” continuai “Era tutta una trappola...”
E, senza che quasi me ne rendessi conto, quelle parole suonarono come un campanello d’allarme nella mia testa... e, istintivamente, arretrai appena contro la parete.
vortigern
18-11-2010, 14.59.19
Sorrisi nel vedere il mio giovane amico a cavalcioni di quel buffo destriero e gli chiesi se il suo padrone provenisse dal territorio della “Dama del Lago” ove io conoscevo una storia di un cavaliere che era stato allevato appunto dalla Dama del Lago credo si chiamasse “Nimue”, la quale con lo strazio nel cuore, accondiscese alla sua voglia di partire per nuove avventure mosso da spirito da cavaliere. Infatti Ella, sin da fanciullo gli insegnò anche l’utilità delle armi (dallo scudo al giaco, dall’elmo alla lancia e alla spada) ed infine il cavallo , a cui si deve rispetto , fedele animale di prossime avventure.
Prima di partire Ella gli donò un anello magico e gli diede la sua prima occasione di avventura cioè di sfidare in battaglia il rude Iweret di Dodona per liberare Mabuz promettendogli che al suo ritorno da eroe, avrebbe conosciuto i nomi dei suoi genitori.
Aggiunsi che se il suo padrone fosse stato conterraneo di questo prode cavaliere , avrei avuto una vaga idea chi fosse, nipote forse del Duca di Cornovaglia e che fu espulso dagli ordini dei Cavalieri della Luna nascente per la sua insofferenza alla disciplina ed alla sua fama ed al suo successo di corteggiatore.
fonte : http://it.wikipedia.org/wiki/Dama_del_Lago
elisabeth
18-11-2010, 21.02.40
Quanto avevo dormito, avevo le membra intorpidite......feci fatica ad aprire gli occhi e a tirarmi su...era tutto cosi' piccolo, ricordavo poco degli ultimi avvenimenti........ricordavo una luce verde.....calda, erano gli occhi della nana che mi aveva rivolto qualche domanda...a cui non ero riuscita di dare alcuna risposta e poi l'arresto di.....di chi........sentivo delle voci provenire dal piano inferiore.....e presa la spada e il mantello scesi le scale.......C'era fermento accanto al camino .......nane che andavano e venivano con vassoi ricchi di ogni leccornia.....odore di pane fresco e birra appena preparata,l'odore rancido del luppolo mi arrivava al naso facndomelo storcere.....Non vidi stupore nel loro volto quando mi sentirono arrivare......il sorriso rimase impresso nel loro volto..........c'era una donna era la piu' anziana e fu a lei che mi rivolsi......." Buongiorno, ho una fame da lupo...come se non mangiassi da giorni.....potreste dirmi da quanti giorni sto dormendo ?....."
Guisgard
19-11-2010, 02.54.43
Il bosco era silenzioso, quasi a comprendere la sollennità e la drammaticità del momento.
Morven posò a terra Samsagra e la lasciò davanti al mendicante.
Questi si avvicinò e con bramosia cominciò ad accarezzare la lama dell magnifica spada.
"Oh, si..." mormorò "... è proprio una magnifica spada..."
Impugnò poi l'elsa e nei suoi occhi cominciò a specchiarsi l'acciaio dai riflessi di giada di Samsagra.
Il mendicante tentò allora di sollevare la spada, ma con sua grande meraviglia quell'arma non si spostava minimamente da terra.
Ritentò un'altra volta e poi un'altra ancora, senza però che Samsagra si spostasse di un niente.
"Cos'è, magia?" Chiese a Morven il mendicante. "Ah, si... comprendo..." disse "... si tratta di una spada magica... ho sentito molte storie su spade magiche e sui poteri che le caratterizzavano... ma questo non cambierà niente... il possesso si soddisfa in diversi modi, caro il mio cavaliere..."
Rise forte ed aggiunse:
"Per possedere una cosa l'utilizzo non sempre è fondamentale... chi possiede un fiore, ad esempio, lo lascia nel terreno, tra i cespugli o le pietre. Non lo coglie, eppure quel fiore gli appartiene. E così sarà con questa spada. Sarà mia anche se non potrò utilizzarla... la lascerò qui e tutti potranno solo guardarla... compreso voi, cavaliere!" Fissando Morven.
"Un momento!" Lo interruppe una voce. "Le regole della cortesia impongono un'altra soluzione!"
A parlare era un cavaliere appena giunto.
Guidava un fiero destriero e una bella corazza gli copriva tutto il corpo.
Sulla tunica recava un fiore stilizzato.
Era un giglio.
"Chi siete voi?" Chiese il mendicante.
"Sono il Cavaliere Gigliato" rispose il nuovo arrivato "e regolerò la vostra questione."
"Con che titolo, milord?" Domandò il mendicante.
"Col potere che mi danno le armi!" Rispose il Cavaliere Gigliato. "Sono il più forte cavaliere di questi luoghi e farò valere il diritto che mi da il mio valore."
Guardò un attimo i presenti ed aggiunse:
"Riscatterò io la spada di quel cavaliere e tu, mendicante, avrai ciò che ti spetta."
Lanciò allora un sacchetto di monete d'oro al mendicante.
"Questo denaro ti ripagherà della perdita della tua spada." Disse. "E poi, un cavaliere che non riesce a sollevare la sua arma non è degno di tal titolo."
Poi, rivolgenddosi a Morven:
"Cavaliere, ho udito dell'attacamento che avete per la vostra spada e ve la lascerò... ad una condizione però... vale a dire che mi raggiungerete nella mia dimora, alla fine della vostra impresa, per battervi con me. Al vincitore andrà la spada. Cosa rispondete?"
Guisgard
19-11-2010, 03.04.47
Nello stesso momento, al palazzo della dama del bosco, Cavaliere25 sembrava essere intrappolato in quella stanza.
Ed alle sue parole la donna mostrò il suo volto.
Era la padrona del palazzo.
"Mi sembrate determinato, mio giovane amico..." disse "... ma farete la fine dei vostri amici soldati... non sono partiti, anzi non si sono mai mossi da qui..."
Si abbandonò ad un innaturale grido, che assunse subito il suono di una delirante risata.
In quel momento il suo voltò cambiò, mutanto la sua bellezza in un qualcosa di mostruoso.
Ed ora quell'essere diabolico, mostratosi finalmente nella sua vera essenza, fissava minaccioso il giovane arciere.
http://www.smart.co.uk/dreams/grimapr2.jpg
Guisgard
19-11-2010, 03.13.02
Intanto, sulla via che da Cartignone conduceva al bosco, Vortigen e Iodix parlavano di Guisgard.
"Vedo che conoscete bene i fatti, mi signore!
Il mio padrone fu espulso con suo gran disonore!
I motivi non son chiari neanche a me ed a suo zio,
forse per una donna, o una rissa o qualche altro vizio!"
Recitò il giullare.
"Ma ditemi, come fate a conoscere tali fatti veri?
Forse apparteneste anche a voi a quei cavalieri?"
Domandò poi.
Guisgard
19-11-2010, 03.18.23
Nel frattempo, nel villaggio dei nani, Elisabeth si era finalmente destata.
"Avete dormito per un bel pò, mia signora." Rispose la nana. "Ora sedetevi che vi servirò una buona colazione che saprà rimettervi in forze!"
In quel momento entrò in casa il capo del villaggio.
"Vedo che vi siete svegliata, mia signora." Esordì sorridendo. "Sono lieto che abbiate trovato tanto comodo il giaciglio che vi abbiamo offerto. Qui sarete al sicuro dagli orrori che dominano nel bosco, credetemi."
Guisgard
19-11-2010, 03.29.32
Nello stesso istante, nel ventre oscuro del bosco, Talia cercava di uscire da quell'incubo.
E mentre correva attraverso quel corridoio, una figura le apparve davanti.
Era Bumin.
Il cavaliere fissò la ragazza fino a quando questa lo raggiunse.
"State tranquilla, milady..." disse con il suo solito tono di voce che sembrava non tradire mai emozioni "... ora penserò a tutto io..."
Si avvicinò e con gesto rapidissimo tolse dalle mani della ragazza quella lama ancora insanguinata.
"Tanto questa non vi sarebbe stata di nessun aiuto..."
E spaccò quella lama lanciandola con forza verso la parete.
Un attimo dopo i due furono circondati dagli uomini tatuati.
Uno di loro ruppe un'ampolla davanti al volto di Talia e l'essenza che si liberò fecero perdere i sensi alla ragazza.
Quando Talia riprese conoscenza si ritrovò in un'umida cella, con i polsi legati alla parete di pietra.
ladyGonzaga
19-11-2010, 11.19.51
" Dio sia lodato " dissi tra me " lo sapevo che il Signore non mi avrebbe abbandonato e non avrebbe mai permesso a nessun altra mano di sfiorare il mio medaglione".
http://www.spaghettifile.com/data/2009_08_10/www.spaghettifile.com_img_628217.bmp
La venuta di questo cavaliere aveva in qualche modo allegerito la tensione che si era venuta a creare in quel piccolo angolo di bosco.
Chi era costui , da dove arrivava, perchè era sul nostro cammino?
I suoi portamenti erano nobili , lo si capiva dal suo portamento e il suo modo di esporre il suo pensiero, mi ricordava quello di tanti cavalieri che sostavano all'abazia per lo studio delle antiche lingue.
Tante domande sfioravano la mia mente...domande a cui avrei voluto dare una risposta .
Una cosa era certa , anche costui mirava alla spada di Ser Morven...
Mi avvicinai a lui con la pretesa di rivolgergli qualche domanda , ma subito il mio passo si arrestò...non sarebbe stato prudente , infondo era sempre pur uno sconosciuto.
cavaliere25
19-11-2010, 11.50.02
Che fine hanno fatto i miei amici voglio saperlo perchè state facendo tutto questo cosa vi abbiamo fatto di male nei vostri confronti dissi guardando quella strana creatura vi prego lasciatemi andare non vi ho fatto nessun male a voi continuai a dire fissandola negli occhi vi scongiuro risparmiatemi sono ancora giovane e pieno di vita devo ancora imparare tanto da questa vita e se me la toglierete non potro piu vedere l'alba al di fuori di qui
vortigern
19-11-2010, 14.23.24
Certo mio nobile amico, come vedi porto il segno sulla mia corazza dell’Ordine della Croce il quale abbraccia tutti gli ordini cavallereschi. Dunque, avendomi dato conferma ed identificato il tuo padrone, posso affermare due ipotesi per la sua scomparsa, dissi volgendo gli occhi al fido giullare. La prima ipotesi, considerando il carattere impetuoso e focoso del nostro nobile messere, è che ammaliato dagli occhi della bella fanciulla l’ha seguita nel bosco per poi averne sue grazie. La seconda ipotesi è che il re per punire lo zio del giovane cavaliere, per la sua ribellione, usi il nostro amico come arma di ricatto tendendogli una imboscata nel bosco, quindi proseguiamo lungo questo sentiero tortuoso che conduce sulla collina per eventuali tracce. Su’.. coraggio!! Amico mio, dissi rivolgendomi al poeta, spronando il mio destriero.
Talia
20-11-2010, 16.42.22
Il sole splendeva alto quel giorno e l’aria nel bosco era tiepida e profumata. Mi muovevo lentamente intorno all’arbusto, coglievo i piccoli e candidi fiori e li depositavo con cura nel paniere che portavo appeso al braccio.
“Credo che possano bastare ormai...” disse ad un tratto la melodica voce di mia madre.
Mi voltai e la vidi venire verso di me, con il suo consueto sorriso sulle labbra e un paniere simile al mio pieno di mille erbe diverse.
“Per che cosa ti occorrono?” chiesi, sbirciando la sua cesta, poi la mia.
“Oh, per molte cose...” rispose, prendendo a camminare e facendomi segno di seguirla “I fiori che hai colto tu, ad esempio, sono per la figlia della signora Prym.”
“Ah! Ho sentito dire che è molto malata...” mormorai.
“Lo è stata!” confermò la donna, senza perdere il suo sorriso “Adesso non lo è più, ma è comunque debole. Il biancospino la aiuterà a rimettersi in forze!”
Non risposi... mille pensieri mi vorticavano in testa e nessuno di essi mi rallegrava.
Mia madre non ci badò: era sempre stata tanto sensibile e rispettosa verso la natura quanto distratta riguardo ai sentimenti umani. Non che non fosse gentile e buona... semplicemente vedeva le cose da un punto di vista diverso.
“Mi piacerebbe imperare a fare quello che fai tu!” le dissi ad un tratto.
“Non è il tuo destino!” rispose.
Mi irrigidii a quelle parole... sempre la solita risposta!
“Perché?” sbottai “Perché no? Potrei imparare. So che potrei! Ma tu ritieni che non sia all’altezza, forse! Ritieni che sarebbe una perdita di tempo! Perché continui a farmi venire qui da te ogni mese, allora?”
Finalmente la donna dovette cogliere qualcosa di insolito vibrare nella mia voce perché si soffermò e si voltò a guardarmi, con aria visibilmente stupita.
“E’ questo che pensi?” domandò dopo un istante.
“Si!”
Lei mi scrutò ancora per un istante con una nuova, strana espressione negli splendidi occhi luminosi... infine scosse la testa, posò a terra il suo paniere e mi invitò a fare altrettanto, dopo di che si sedette su di un grosso sasso e sospirò.
“Talia... Talia...” iniziò a dire e la sua voce suonò stanca, come provata “Sono stata, dunque, tanto manchevole verso di te?” fece una breve pausa ma ero certa che non attendesse una risposta, piuttosto che cercasse le parole per proseguire, infatti dopo un istante riprese “Vedi, io ho provato a vivere in mezzo agli uomini ma non ci sono riuscita. Per quanto amassi tuo padre, per quanto ami te, io non sono fatta per vivere nel mondo. Lo sfioro, talvolta... lo aiuto, quando posso... ma non sono capace di viverci. La mia vita è qui: è in rapporto con la natura che la mia esistenza prende forma, è nel servirla che acquisto un senso. Tu no! Tu sei diversa, lo sei sempre stata! Mi sono accorta subito che tu avevi la mia stessa sensibilità, ma in una forma diversa perché in te ciò si lega alla caparbietà e all’amore per il genere umano che hai ereditato da tuo padre.”
“Ma questo significa che non sono niente!” dissi “Non sono come te, ma non sarò mai neanche come papà!”
“Non è vero!” mi corresse “Questo significa che sei entrambe le cose, o che potresti essere entrambe le cose se solo avrai il coraggio di perseguire quella strada!”
“Il coraggio?” chiesi “Perché parli di coraggio?”
“Perché tra tutte le creature esistenti, gli uomini sono i più pericolosi! Perseguire la verità e il desiderio di aiutarli richiede molto coraggio: il coraggio di misurarsi con le proprie paure e con le proprie debolezze, non meno che con le loro, il coraggio di affidarti a loro, il coraggio e la volontà di ascoltarli e comprenderli, il coraggio di credere, il coraggio -infine- di ammettere la possibilità di aver sbagliato!”
“E dunque è questo che devo fare?” domandai “E’ questo il mio destino?”
Lei sorrise: “Tu non ‘devi’ fare niente. Vedi, il destino non è una linea tracciata e incancellabile. Tu sei libera di scegliere ciò che vuoi essere e ciò che vuoi diventare... ma è innegabile che la tua indole ti porterà in una direzione, è innegabile che le scelte che farai avranno delle conseguenze, è innegabile che non poterai mai negare ciò che sei...”
tlick tlick tlick...
Un lento, lontano gocciolio iniziò lentamente a sopraffare la voce di mia madre, sempre più lontana nella mia memoria.
Aprii appena gli occhi, la testa ancora mi girava e faticavo a rammentare cos’era avvenuto: la ragazza morta, la mia fuga, sir Bumin... il suo gesto! Probabilmente non faticavo a rammentare, ma faticavo ad ammetterlo: non mi era mai piaciuto Bumin, eppure avevo voluto chiudere gli occhi e credergli...
‘Il coraggio di ammettere la possibilità di aver sbagliato’ aveva detto mia madre... adesso sapevo cosa aveva voluto dire!
Stizzosamente tentai di alzarmi, e solo allora mi resi conti di avere i polsi stretti in pesanti catene fissate al muro.
“Dannazione!” mormorai, ruotando infine gli occhi intorno per scrutare ogni angolo di quell'umida cella.
Guisgard
22-11-2010, 01.22.54
Nel palazzo della dama del bosco, Cavaliere25, bloccato in quella stanza, aveva visto il vero aspetto di quella donna.
Un volto consumato da rughe e piaghe, talmento secco da non sanguinare neanche più.
I denti erano marci ed un liquido putrido colava dalle sue labbra, mentre un fetito insopportabile proveniva dal suo fiato.
Gli occhi apparivano nerissimi, con intensi bagliori di un rosso profondo che sembrava quasi vibrare ad ogni sua parola.
La sensuale voce che aveva sempre caratterizzato quella donna era diventata ora stridula e sgradevole, echeggiando come un sinistro sibilo in quella stanza.
"Vuoi vivere?" Chiese la donna, alzatandosi dal suo seggio ed avvicinandosi al giovane arciere. "Stolto, il tuo viaggio finisce qui... mi prenderò la tua vita e renderò dannata per sempre la tua anima..."
E la sua terribile risata si diffuse nella stanza, come un presagio di morte imminente.
Ma ad un tratto si udirono dei pesanti colpi contro la porta della stanza.
Colpi tanto forti da sfondarla quasi subito.
E sulla soglia della porta apparve una fiera figura di cavaliere.
http://images.movieplayer.it/2003/01/14/rutger-hauer-1389_medium.jpg
Guisgard
22-11-2010, 01.41.20
La cella era semibuia ed umida.
Le pareti ruvide e bagnate.
E quelle catene che stingevano i polsi di Talia sembravano tanto pesanti e spesse che nemmeno una folgore avrebbe potuto fonderle.
Ad un tratto si udirono dei passi.
Passi mischiati a cigolii di catene che strisciavano pesantemente a terra.
E tutto ciò era accompagnato da alcuni lamenti e pianti.
E sembravano provenire da diverse ragazze.
Forse quattro, forse cinque.
Ma poi, come d'incanto non si udì più nulla e di nuovo quel gocciolio tornò ad echeggiare nella cella ed a scandire un tempo che sembrava incantato ed etereo.
Ed alcuni attimi dopo altri passi furono uditi da Talia.
Stavolta era marcati e decisi.
Un momento dopo alcuni uomini tatuati entrarono nella cella.
Fra loro vi era un uomo che stava qualche passo più indietro, nel buio di quel luogo, che mostrava solo il suo sguardo.
Uno sguardo diabolico e carico d'odio.
Uno sguardo che sembrava non voler smettere di fissare Talia.
http://playstationlifestyle.net/wp-content/uploads/2010/01/feature-God-of-War-Kratos-III.jpg
cavaliere25
22-11-2010, 12.11.53
Dissi si voglio viviere brutto mostro che non sei altro non ti prenderai la mia anima mentre dicevo questo la porta che era bloccata era stata abbattutta e davanti a questa c'era un cavaliere inizia a chiamarlo aiutatemi signore questa creatura vuole uccidermi ve ne prego salvatemi e ve ne sarò grato per tutta la vita dissi con un tono impaurito e aspettai una sua risposta.
Talia
22-11-2010, 17.34.56
Rimasi immobile, inchiodata a terra da quelle pesanti catene che mi stringevano i polsi.
Avevo udito passi, cigolii, pianti... poi era calato di nuovo il silenzio più assoluto, come se intorno a me non fosse rimasto altro se non quel ritmico e lontano gocciolio che iniziava a darmi sui nervi, finché improvvisamente altri passi avevo udito... sempre più vicini... sempre più intensi...
Un manipolo di quegli uomini aveva, quindi, aperto le porta della mia cella ed era entrato... alzai la testa e raddrizzai la schiena quel tanto che le catene me lo consentivano. Un tumulto di sensazioni e di domande si agitava in me: paura certamente, ma anche confusione, incertezza e rabbia... e tuttavia non ero disposta a cedere loro niente, neanche il più piccolo e insignificante vantaggio. Sollevai dunque la testa e li fissai in silenzio, ostentando uno sguardo sdegnoso...
E, fissandoli, una figura in particolare mi colpì: era rimasto un poco indietro rispetto agli altri, in una zona d’ombra, dalla quale non affiorava altro della sua figura se non uno sguardo intenso e pieno d’odio piantato su di me, uno sguardo fiammeggiante e malvagio, uno sguardo che avevo la strana sensazione di conoscere già.
Guisgard
22-11-2010, 20.28.27
Nello stesso momento, Vortigen e Iodix si apprestavano ad attraversare il bosco in cerca di Guisgard.
"Sembrate conoscere bene i fatti di cui parlate,
ma spero davvero, mio signore, che vi sbagliate!
Spero che il mio nobile padrone non sia stato rapito,
e che davvero in qualche brutto guaio non sia finito!"
Recitò il giullare.
Ma, ad un tratto, i due si ritrovarono davanti ad un vecchio cimitero celtico.
E nel bel mezzo di quel luogo, un vecchio stava scavando una fossa.
Guisgard
22-11-2010, 21.09.40
La cella era semibuia e solo a stento illuminata da alcuni ceri che due di quegli uomini avevano in mano.
Colui che stava dietro a tutti loro e che pareva palesemente esserne il capo, restava in silenzio a fissare Talia con uno sguardo che sembrava non tradire altro che un primordiale odio.
Poi, all'improvviso, cominciò a parlare:
"Bene... il Cielo sembra averci ancora una volta inviato un segno... di nuovo nelle nostre mani è giunta una ragazza della nobile corte di Cartignone... e noi, per lei, faremo una degna eccezione... il prossimo rito di purificazione sarà tutto per te, mio bel fiore di Cartignone... le altre aspetteranno..."
La voce era palesemente forzata e camuffata, probabilmente per celarne il tono ed il timbro, tanto da risultare irriconoscibile per Talia.
"E quando la corte di Cartignone capirà che dopo la figlia del suo nobile signore" continuò "anche la sua pupilla è stata sacrificata da noi, allora tutti cominceranno a comprendere la vera potenza degli Atari!"
Il suo sguardo si fece ancor più cupo.
"I tuoi lunghi capelli chiari..." aggiunse "... saranno l'unica cosa che riavranno a corte... e siccome la Legge di Dio è Misericordiosa, cosa che la falsa Chiesa di Roma sembra aver volutamente taciuto ai suoi adepti, io sarò altrettanto misericordioso con te... alla fine del terzo giorno, quando cioè gli stenti per le torture di spegneranno tra atroci sofferenze, io ti rivelerò tutto ciò che ha patito la figlia del signore di Cartignone... e così comprenderai che lo stesso destino vi accomunerà... non trovi che io sia pietoso come Nostro Signore?"
E la sua diabolica risata echeggiò in quel luogo di dolore, di follia e di morte.
Guisgard
22-11-2010, 21.31.15
Intanto, nel bosco, Morven, Gonzaga e Goldblum avevano incontrato il misterioso Cavaliere Gigliato.
Il mendicante, vedendo l'oro che il nuovo arrivato gli aveva lanciato in cambio del suo diritto su Samsagra, lo prese con avidità e cominciò a prostrarsi davanti al nuovo arrivato.
"Allora io mi congederei da voi..." mormorò.
"Fermati!" Ordinò il misterioso cavaliere. "Ho pagato per te e tu ora rivelerai a costoro l'informazione che ti è stata richiesta!"
"Certo, mio signore..." disse il mendicante "... allora, continuate a seguire il sentiero" indicò ai tre "e vi ritroverete in una vecchia chiesa sconsacrata... al suo interno troverete un passaggio che vi condurrà da ciò che state cercando... e che il Cielo vi assista!"
E inchinandosi al Cavaliere Gigliato svanì tra i cespugli.
"Bene..." concluse il Cavaliere Gigliato fissando Morven "... credo che la mia sia una degna offerta e non mi tratterrò oltre... come pattuito, alla fine di questa impresa, se sopravviverete, io vi attenderò nel mio castello, dove ci contenderemo la spada in singolar tenzone."
E senza aggiungere altro, lo sconosciuto cavaliere, sparì nella folta vegetezione del bosco.
"A questo punto" intervenne Goldblum "non perdiamo altro tempo! Seguiamo le indicazione del mendicante ed andiamo incontro al nostro destino!"
Guisgard
22-11-2010, 21.40.50
Nel frattempo, nel castello della dama del bosco, qualcuno aveva fatto irruzione nella stanza dove era rinchiuso Cavaliere25.
"Lascia questo ragazzo, strega" tuonò Belven "e preparati ad affrontare un vero cavaliere!"
La strega fissò Belven con odio e si lanciò sul cavaliere sfoderando affilatissimi artigli.
Belven schivò il suo assalto e, aggirandola, le mozzò la testa con un colpo della sua sua spada.
La testa della strega, mozzata, lanciò un grido disumano per poi incenerirsi.
Un attimo dopo tutto il palazzo prese fuoco.
"Dobbiamo fuggire da qui" disse Belven a Cavaliere25 "o finiremo carbonizzati! Presto raggiungi il portone, mentre io andrò a prendere lady Arowhena."
Poco dopo i tre furono fuori dal palazzo, mentre le fiamme lo avvolgevano e lo consumavano.
cavaliere25
22-11-2010, 22.19.00
Uscito da quel maledetto castello ringraziai il cavaliere e dissi meno male che siete arrivato voi a salvarmi cavaliere se no chissà a questa ora che fine avevo fatto ora sono in debito con voi sono hai vostri ordini voi chiedete e io lo farò poi continuai a dore sembrava una cosi bella e brava persona quella donna e alla fine è uscito fuori tutta la sia cattiveria ora che si fa dissi dove andiamo? domandai mentre mi riprendevo dallo spavento
ladyGonzaga
22-11-2010, 23.11.45
http://www.laboratorioroma.it/Poesia/chiesa%20antica2.jpg
Ascoltai ciò che il mendicante disse ....all'improvviso qualcosa mi tornò in mente e dissi ai miei compagni" ha detto chiesa sconsacrata? Ho sentito bene?
Adesso ricordo dove vidi quel medaglione...ora qualcosa mi è chiaro"
Ero certa che quel medaglione che il mendicante portava al collo non mi era del tutto nuovo ...
Cosi presi a raccontare ai miei amici, ciò che sapevo..
" Tempo fà quando ancora stavo all'abbazia , ricordo che tra in tanti cavalieri che giungevano del padre abate, ci fù un giovane cavaliere di nobile famiglia , che aveva come desiderio quello di conoscere le antiche arti della magia, in primo luogo quelle riguardanti il ritorno alla vita dal sonno profondo della morte.
Ricordo che il padre abate gli negò questo perchè certe arti non potevano essere date in mano a chi potesse usarle in qualche modo per compiere atti malvagi.
Dietro ricompensa in denaro il cavaliere , riuscì a corrompere il guardiano che si occupava della vigilanza di queste antiche alchimie e cosi riusci a sottrarle e a darsi alla fuga.
Si diceva che al guardiano venne sottrato un medaglione che era il simbolo dei guardiani dell'aldià, un antico ordine di frati che da secoli si tramandavano questi antichi rituali.
Pare che questo cavaliere si rifugiò all'interno di una piccola chiesa e con l'aiuto di qualche suo amico , cerco di mettere in pratica tali sortilegi.
Tutti gli amici di questo cavaliere vennero trovati morti all'interno della chiesa , tutti tranne quel cavaliere di cui si perssero le tracce..cosi come si persero le tracce di quelle antiche pergamene.
Dal giorno quella chiesa fu sconsacrata per ordine del Papa e venne emanato l'ordine nei quali ai guardiani dell'aldià era vietato comunicare con chiunque, e l'ordine di trasformare il loro vivere da frati liberi a frati di clausura.
Avete capito ora ?
Quel mendicante non è altro che quel cavaliere ....e quella chiesa sconsacrata non era altro che la dimora dove morirono i suoi amici nello svolgere quelle pratiche di alchimie"
Terminai il mio racconto...guardai i miei amici sperando che avessero capito ....
Guisgard
23-11-2010, 01.43.30
Goldblum fissò con stupore e meraviglia Gonzaga, appena la ragazza ebbe terminato il suo racconto.
"Dunque quel mendicante altri non era che un cavaliere!" Esclamò il nano. "E se il vostro racconto è vero, cosa che non dubito affatto, quel cavaliere non è certo uno stinco di santo!"
Restò un attimo turbato e dopo qualche istante riprese a dire:
"E come facciamo a fidarci di tale individuo! L'indicazione che ci ha dato potrebbe benissimo essere falsa, o addirittura una trappola!"
Si portò le mani sul viso e la sua espressione divenne ancora più stravolta.
"A questo punto è anche lecito chiedersi se quel misterioso Cavaliere Gigliato non sia in realtà un suo complice..."
Guisgard
23-11-2010, 01.52.28
Intanto, in un altro punto del bosco, Belven, Arowhena e Cavaliere25 erano davanti al grande incendio che stava consumando il palazzo della strega.
"Già, bella domanda, ragazzo mio..." disse Belven fissando Cavaliere25 "... siamo nel bel mezzo di questo dannato bosco e come se non bastasse senza neanche dei cavalli..."
Il cavaliere allora si guardò intorno, cercando di orientarsi.
"E' inutile..." mormorò "... questo posto sembra un labirinto... dobbiamo decidere quale direzione scegliere solo basandoci sul caso... sperando di essere fortunati, perchè sinceramente sono stufo di trovare sorprese ad ogni angolo di questo bosco..."
Guisgard
23-11-2010, 02.43.45
Nello stesso momento, in un luogo sconosciuto e maledetto, nel cuore più oscuro del bosco, due figure si trovavano in un'umida cella.
Uno era incatenato alla parete e l'altro era il suo carceriere.
"Cos'hai da guardarmi, nano?" Domandò con rabbia Guisgard al suo carceriere. "Cerchi di spaventarmi? Credi davvero che le parole di uno storpio come te possano intimorirmi?"
Il nano continuava a fissarlo senza dire niente.
"Al diavolo!" Esclamò Guisgard. "Non so cosa sia più sgradevole in questa maledetta storia... se questa cella maleodorante, queste dannate catene che mi stanno segando i polsi o il fatto di avere davanti agli occhi un cane come te!"
"Continui ad insultarmi..." prese a dire il nano "... ma questo non cambierà la tua posizione..."
"Togliti di mezzo e va all'Inferno!" Ringhiò Guisgard.
"Sono morte molte giovani qui dentro..." disse il nano.
"Già ed ora, a quanto pare, la prossima festa sarà in mio onore, vero?"
Il nano lo fissò di nuovo senza rispondere nulla.
Ad un tratto si udirono dei passi ed un attimo dopo due uomini tatuati entrarono nella cella.
Uno dei due cominciò a colpire Guisgard con violenti calci allo stomaco e ai fianchi.
E quando il cavaliere si accasciò per il dolore, i due lo liberarono dalle catene e lo tirarono su.
Gli legarono poi i polsi dietro la schiena e lo condussero via, sotto gli occhi del nano.
"Dove... dove mi portate...?" Chiese Guisgard con il fiato che ancora risentiva dei colpi subiti.
"Sta zitto, feccia Cristiana!" Lo zittì uno dei due uomini tatuati.
I tre giunsero poi in una stanza illuminata da alcune torce alla pareti.
C'era un grande tavolo di legno massiccio e vari utensili su di esso.
Al centro della stanza vi era un piccolo pozzo, con alcune catene che dal soffitto pendevano su di esso.
Guisgard allora fu legato a quelle catene e lasciato penzolare sul pozzo.
In quel momento, da una porta laterale, nella stanza entrò un omino di età avanzata.
Era magro e con la faccia rugosa.
I suoi occhi erano bianchissimi ed inespressivi, i capelli grigi e cortissimi e con una leggera peluria sul viso.
"Chi... chi sei... tu?" Chiese Guisgard al vecchio.
"Oh, ma questo non è importante ora, mio buon amico..." rispose con una voce calma e calda il vecchio "... la domanda invece credo più opportuna sia dove siamo..."
Guisgard lo fissò.
"Questo è il Pozzo del Supplizio, mio sventurato amico..." continuò il vecchio, mentre teneva con le mani gli occhi di Guisgard aperti per controllare in che stato fosse il cavaliere "... bene, vedo che sei abbastanza cosciente... cosi che tu stesso possa renderti conto di ciò che ti accadrà ora..."
Il vecchio allora si avvicinò al tavolo e cominciò a preparare i vari utensili che si trovavano su di esso.
"Trovo che sia molto ingiusto, sai..." riprese a dire "... che la tortura non venga definita come una forma d'arte... ti stupiresti, credimi, se potessi vedere i numerosi ed esotici metodi che hanno escogitato in Oriente per causare dolore al proprio prossimo... io fui apprendista di un cinese e da lui imparai i più bizzarri e crudeli modi per torturare i miei simili... lui fu al servizio dei mongoli dell'Orda d'Oro..."
Si voltò verso Guisgard e lo fissò con indifferenza.
"Vuoi sapere quale supplizio subirai?" Chiese il veccio. "Bene, voglio rivelartelo... qualcuno crede che non faccia differenza, ma io sono convinto che suscitare la paura nel prigioniero aumenti l'efficacia della tortura..." e rise in maniera grottesca "... ebbene, sarai immerso in un calderone, colmo di acqua calda. Non caldissima, diciamo 60, 70 gradi. Resterai a bollire fino a quando la tua pelle comincerà a gonfiarsi pian piano. Si formeranno piccole bolle destinate a rompersi, lasciando il posto a piccole piaghe. E lì comincerà il mio lavoro... io con questo piccolo coltello" disse mostrandogli uno dei coltelli sul tavolo "ti allargherò ciascuna di quelle piaghe... e da esse ti strapperò via, pian piano ed a piccoli strati, tutta la tua pelle, mio buon amico..."
cavaliere25
23-11-2010, 09.52.46
dissi avete ragion cavaliere sono stufo anche io speriamo di trovare la strada del ritorno poi rivolgendomi a mylady Arowhena gli chiesi voi madame cosa dite sapreste portarci fuori di qui? aspettai una sua risposta mentre mi giravo su me stesso per cercare un indizio ma sembrava tutto uguale in quel bosco non si intravedeva neanche un sentiero
vortigern
23-11-2010, 13.18.15
Ci fermammo vicino al vecchio che ancora scavava e gli domandai se avesse visto passare da queste parti un nobile messere che scortava una giovane fanciulla e dalla sua risposta capì che a mezz’ora di cammino c’era
un vecchio rudere che forse lì c’era qualcuno, quindi proseguimmo verso il rudere.
ladyGonzaga
23-11-2010, 13.28.20
" mio Signore , dissi rivolgendomi a Se Morven , avete visto come il mendicante si è prostrato ai suoi piedi e come in un solo secondo abbia perso tutta la sua sicurezza? "
Continuai , osservando i miei amici , " Il cavaliere del Giglio sembrava conoscere molto bene il nostro amico mendicante, ha saputo fare centro nella sua mente.
Se non ricordo male anni fa esisteva non lontano da queste terre un nobile casato chiamato appunto " contrada del Giglio" .
Sentii dire che il padre diseredò il suo unico figlio perchè questo si innamorò di una fanciulla accusata di stregoneria .Seppi che il padre pur di separare questi due giovani fecce di tutto persino di mandare il figlio alle crociate.
Il padre morì in seguito ad un epidemia di colera e del figlio l'unica traccia che si riusci a trovare , furono quelle lasciate in terra santa.
Della giovane fanciulla non si seppe più nulla per molti anni sino a quando non circolò la voce che mori di parto lasciando un piccolo bimbo alle porte di un antico convento .
Non so se questo misterioso cavaliere possa far parte di questo passato, ma e meglio non fidarsi , anche lui vuole la vostra spada..e noi dobbiamo fare in modo che nessuno all'infuori di voi la possa impugnare.
Conclusi dicendo...abbiamo deciso il da farsi? "
Talia
23-11-2010, 18.50.08
Quella delirante risata echeggiò tra le pareti della piccola cella e mi gelò il sangue, mentre l’allusione a Eileen fece sprofondare il mio cuore nella disperazione. Tuttavia irrigidii la schiena, per non lasciare che neanche un tremito la scuotesse, e mi sforzai di sfoderare un sorriso sarcastico.
“La potenza degli Atari?” chiesi, in tono tagliente “Una potenza tale che avete dovuto addormentarmi e incatenarmi ad una parete per avere la meglio su di me... su di me, poi: una donna! I miei più vivi complimenti per tanta audacia!”
Rimasi per un istante in silenzio, assaporando l’effetto delle mie parole su quegli uomini, poi proseguii: “Atari! E’ così, dunque, che ambite a farvi chiamare? Non avevo mai sentito parlare di voi! Del resto, la gente ormai vi nomina soltanto ‘assassini’ e ‘criminali’... perché è ciò che siete, non è vero? Assassini! Pazzi, che rapiscono ragazze sole e indifese nel bosco! Ma non siete altro che codardi... guardatevi: dipingete i vostri corpi a tal punto da rendervi irriconoscibili, camuffate persino le voci...” dissi, strizzando gli occhi per riuscire a scorgere nel buio il volto dell’uomo che mi aveva parlato “E vi credete potenti? Vi credete migliori? Perché? Che cosa fate per esser migliori? Rapite! Torturate! Uccidete! E’ questo che vi rende migliori?”
Feci una breve pausa, poi soggiunsi: “Volete spedire i miei capelli a Corte? Fatelo! ...E presto giungeranno cavalieri a reclamare la vostra testa! Potete aver corrotto Bumin, ma non potrete corrompere tutti... e la gente di Cartignone presto si stancherà di sacrificare le proprie figlie! Verrà un giorno in cui vi pentirete di tutto questo!”
Morrigan
23-11-2010, 18.56.06
Il giovane Morven si guardò attorno per qualche istante, piuttosto confuso.
Gli scocciava ammetterlo, ma tutte quelle circostanze lo avevano messo in difficoltà. Aveva sfiorato in pochi minuti tutta una immensa gamma di emozioni che andavano dall'ira alla paura, dallo scoramento alla tracotanza, per dover infine accorgersi di essere forse ancora troppo giovane ed inesperto per poterle fronteggiare e dominare nella maniera più corretta.
Si era messo in viaggio con i più nobili intenti di guidare quella piccola compagnia e di proteggere Lady Gonzaga, ed invece aveva finito per esporre tutti ad una pericolosa situazione. Perfino Samsagra, che pure gli era tanto cara, era stata messa in pericolo, alla mercè di quel vile mendicante.
L'apparizione del Cavaliere del Giglio lo aveva sorpreso non poco. Morven lo aveva fissato a lungo, con stupore, e all'udire il suo discorso, aveva in cuor suo ringraziato il Cielo, e aveva pensato che l'intervento di quell'uomo fosse stata una provvidenziale risposta alla sua preghiera.
Così felice al pensiero di poter riavere la sua spada, Morven promise al cavaliere che sarebbe andato al suo castello e che lo avrebbe sfidato. Non pensò nemmeno per un istante alle conseguenze di quelle parole. Non calcolò il peso, l'importanza e i rischi di quella sfida. Non si domandò chi fosse il cavaliere e perchè avesse in tal modo riscattato la sua arma. Così felice egli era, al pensiero di poterla impugnare ancora, che non fece nessuna delle considerazioni pratiche che sarebbe stato utile fare in quel frangente. Promise, senza battere ciglio, e appena il Cavaliere Gigliato ebbe spronato il cavallo lontano da loro, Morven si inginocchiò sull'erba e delicatamente prese Samsagra tra le mani, come avrebbe preso una creatura delicata e preziosa. La strinse a sè, quindi, ringraziando il Destino che lo aveva aiutato, si sollevò e con cura rimise la spada nel fodero.
Solo allora, quando ebbe sentito il familiare peso di Samsagra al suo fianco, Morven prestò orecchio ai discorsi di Gonzaga e di Goldblum.
Ascoltò con grande interesse quello che la ragazza aveva da dire, e pensò che era stata una gran fortuna l'averla incontrata, chè Gonzaga mostrava di conoscere molto bene quelle terre e la loro storia, e la conoscenza degli uomini e dei luoghi è sempre fondamentale per la riuscita di un'impresa.
Quando ebbe finito con quel racconto, Gonzaga si era rivolta verso di lui:
"Non so se questo misterioso cavaliere possa far parte di questo passato, ma e meglio non fidarsi , anche lui vuole la vostra spada... e noi dobbiamo fare in modo che nessuno all'infuori di voi la possa impugnare. Abbiamo deciso il da farsi?"
Quelle parole servirono a riportare Morven alla realtà, ad ancorarlo fortemente a Gonzaga, a Goldblum e alla realtà che lo corcondava. Ripetè a se stesso che, se avesse continuato ad inseguire le sue strane fantasie, non sarebbe giunto da nessuna parte, e non sarebbe stato di alcuna utilità nè a se stesso nè ai suoi compagni.
Decise che da quel momento sarebbe stato più deciso nelle sue azioni, e più responsabile del suo operato.
Sorrise gentilmente delle parole di Gonzaga. Le prese la mano e si chinò ad omaggiarla con un gesto galante.
"Milady, vi ringrazio per la pena che vi siete data per la mia spada!"
Tornò a fissarla negli occhi, e finalmente la sua espressione si fece più distesa.
"Non temete... non commetterrò più l'errore di mettere Samsagra in pericolo. Nessuno potrà mai togliermi questa spada, perchè mi è stata donata da una volontà che trascende la comprensione degli uomini!
... E poi, " scherzò a quel punto, con voce più serena "con due compagni fieri e leali come voi e sir Goldblum, chi mai potrai attentare alla sua sicurezza? Samsagra ci proteggerà, come noi proteggeremo lei!"
Quindi rivolse un sorriso amichevole a Goldblum, e con nuovo entusiasmo, rispose ai suoi compagni.
"Amici miei, comprendo i vostri dubbi e le perplessità che la storia narrataci da Milady possa aver indotto nelle vostre menti, ma vedete... siamo giunti fino a questo punto, e come voi stesso, Goldblum, avete detto quando ci siamo nuovamente incontrati, la nostra missione non è finita... lo dobbiamo a noi stessi e ai nostri compagni... a quelli che sono morti e a quelli che forse invece attendono ancora il nostro arrivo! Quindi riprendiamo il nostro cammino e seguiamo questo sentiero fino alla chiesa, così come ci è stato detto da quel mendicante... seguiamo la nostra strada, e accettiamo quello che il Fato ci ha riservato!"
Guisgard
23-11-2010, 20.42.52
Così, Morven, Gonzaga e Goldblum, ripresero il cammino attraverso il bosco, seguendo le indicazioni del mendicante.
"Devo ammettere che conoscete storie tanto affascinanti quanto misteriose, milady." Cominciò a dire Goldblum a Gonzaga. "Prima la storia del cavaliere ladro di quegli antichi saperi, poi il triste racconto del Cavaliere del Giglio... è vero ciò che mi raccontavano i bardi da piccolo... questo bosco è ricco di leggende e misteri... e putroppo per noi anche di orrori..." aggiunse inquieto guardandosi intorno.
I tre continuarono il loro cammino, fino a quando qualcosa cominciò a vedersi nella folta boscaglia.
"Guardate, amici..." indicò Goldblum "... c'è qualcosa laggiù..."
E quando si avvicinarono, ai nostri eroi apparve una vecchia costruzione abbandonata.
Era la chiesa di cui parlava il mendicante.
http://medias.cafebabel.com/7920/thumb/355/-/7920.jpg
Guisgard
23-11-2010, 21.00.44
Intanto, in un'altra parte del bosco, Belven, Arowhena e Cavaliere25 si trovavano in una situazione disperata.
"Inutile continuare ad interrogare il fato..." disse Belven "... le uniche risposte che avremo saranno quelle degli uccelli e delle fiere di questo bosco! Prendiamo quindi una direzione a caso e cominciamo a seguirla... sperando che madonna Fortuna non ci abbandoni..."
Detto ciò, Belven guidò il terzetto attraverso un piccolo sentiero che si apriva a fatica tra la verdeggiante vegetazione.
Proseguirono così, fino a quando si ritrovarono davanti ad una robusta e vecchia quercia.
E sul tronco di quell'albero vi erano impressi strani segni, simili ad un'antichissima mappa.
Morrigan
23-11-2010, 21.03.25
Morven fermò i suoi passi non appena si trovarono dinnanzi l'antica e cadente costruzione, e così fecero i suoi compagni al suo fianco.
Il giovane studiò a lungo le pietre erose dal tempo, la porta visibilmente malferma sui cardini, la vecchia croce arrugginita, che svettava ormai piegata e non più dritta e orgogliosa verso il cielo, le campane che avevano perso i batocchi, l'edera che si arrampicava abbacciando l'edificio.
Trasse un profondo respiro.
"Venite, amici..." disse "questo è il luogo!"
Fece ancora qualche passe in direzione della chiesa, quindi lanciò a Goldblum uno sguardo d'intesa e si volse immediatamente verso Gonzaga, come colto da un improvviso, pesante pensiero.
"Milady... "esitò solo un istante, come se gli pesasse pronunciare quelle parole "io non vorrei che voi vi inoltraste in questo luogo così malsicuro! Mi piacerebbe che rimaneste qui fuori, nella radura, e ben in vista e alla portata del nostro orecchio, per poterci chiamare immediatamente in caso di bisogno. Lasciate che io e Goldblum controlliamo questo posto pericolante. Vi prometto che vi chiamerò se non vi scorgerò pericolo alcuno"
Guisgard
23-11-2010, 21.23.36
Nel frattempo, in un luogo dove l'orrore e la morte sembravano aver messo le radici, Talia era davanti ai suoi rapitori.
E proprio quando la ragazza ebbe finito di parlare, uno di quegli uomini la colpì al volto con un violento schiaffo.
"Zitta, donna!" Le intimò.
"Vedo che sei ancora convinta di essere alla corte di Cartignone..." disse il capo degli Atari "... ma qui nessuno ti proteggerà... e nessuno accorrerà in tuo aiuto quando griderai per il dolore... perchè tu griderai, credimi, griderai..."
Fissò con disprezzo Talia per qualche istante e poi fece un cenno ai suoi.
Due di loro si avvicinarono alla ragazza e cominciarono a toccarle i capelli.
"Meravigliosi capelli..." mormorò il signore degli Atari "... saranno un dolce ricordo per i membri della corte di Cartignone... almeno avranno qualcosa su cui piangerti..."
A quelle parole, gli eretici uscirono dalla cella, lasciando Talia sola in preda ai fantasmi ed ai demoni di quel luogo maledetto.
cavaliere25
23-11-2010, 21.49.38
Mi avvicinai alla vecchia quercia e cercai di capire quei segni mi girai e dissi amici venite qua chi è capace a leggere questi simboli? io non riesco a decifrarli pultroppo voi siete in grado? aspettai una loro risposta mentre continuavo a fissare quei simboli
ladyGonzaga
24-11-2010, 00.09.53
" Andate pure avanti, mio signore, resterò qui fuori , vi aspetterò. " risposi a ser Morven e mentre li vidi avviarsi verso quel luogo sconsacrato dentro di me prendeva posto la paura che potesse succedere qualcosa al mio Signore .
Mai come in questo momento mi sentivo in pericolo , lo vidi allontanarsi da me, in sella al suo cavallo , Goldblum lo seguiva al suo fianco, il silenzio aveva ricoperto il tutto...
" Ser Morven !!!!" gridai con un filo di voce...non mi sentì...andava avanti ...
avrei voluto che mi sentisse ...avrei voluto riportarlo indietro...
mai come in questo momento mi sentivo in ansia per qualcuno.
Morrigan
24-11-2010, 00.38.57
Morven sorrise all'udire le parole di Gonzaga, e inavvertitamente strinse la sua mano, che ancora teneva tra la sua, intimamente sollevato da quella risposta. Fece un lieve cenno con il capo.
"Grazie, milady," rispose "vi prometto che saremo veloci e al più presto saremo da voi con qualche notizia. Voi, ve ne prego, non esitate nemmeno un istante a chiamare, se ne avrete bisogno! Non sono che pochi metri, dalla soglia della chiesa fino a questo luogo... sarò da voi in un istante!"
Disse questo, e le lasciò la mano. Fece un cenno a Goldblum, che prontamente lo seguì, e il cavaliere e il suo amico nano si diressero con passo svelto e deciso fino all'antica costruzione.
Giunti che furono all'ingresso, Morven cercò di aprire uno dei malconci battenti.
La porta, ormai quasi del tutto uscita dal proprio asse, si mosse con difficoltà, stridendo contro la pietra e sbriciolandosi nell'attrito, quindi si dischiuse quel tanto che era necessario ai due compagni per poter penetrare all'interno di quell'edificio.
Morven diede una rapida occhiata, ma l'oscurità e la fuliggine per un istante gli impedirono di distinguere qualsiasi forma. Quindi, senza perdere altro tempo, si insinuò nello stretto passaggio ed entrò.
Guisgard
24-11-2010, 01.44.44
La chiesa appariva molto malandata e danneggiata.
Due grosse nicchie vuote erano ai lati del portico e da questo erano state raschiate tutte le figure che animavano l'antica decorazione.
Sulla sommità della facciata non vi era alcun crocifisso ed il piccolo campanile che sorgeva vicino era quasi del tutto crollato.
E quando Morven e Goldblum furono all'interno dell'edificio si ritrovarono in una navata in gran parte rovinata, con i resti delle panche e delle statue su tutta la pavimentazione.
L'ambiente era semibuio e tutto sembrava confondersi con il sinistro incanto di quel luogo.
"Guardate lì..." indicò Goldblum al cavaliere.
E i due videro un grande crocifisso che oscillava sull'altare.
Era appeso sottosopra, segno indiscutibile di come quella chiesa fosse stata sconsacrata.
Guisgard
24-11-2010, 02.00.21
Nello stesso momento, in un luogo sconosciuto, il vecchio aveva ormai preparato ogni suo arnese per torturare il prigioniero.
"Vecchio pazzo..." mormorò Guisgard "... sadico pezzente... quando mi sarò liberato ti farò ingoiare le porcherie che vai dicendo..."
"Liberarti?" Ripetè tra lo stupito ed il divertito il vecchio. "E come pensi di liberarti? Da questa stanza nessuno è mai uscito vivo... e tu non farai certo eccezione, mio sciocco cavaliere..."
Ad un tratto si udirono degli strani rumori provenire da fuori.
I due uomini rimasti di guardia nella stanza si scambiarono una rapida occhiata e uno di loro aprì la porta per controllare.
In quel momento una grossa botte, grazie alla leggera pendenza del corridoio, si schiantò sulla porta, uccidendo di colpo i due uomini tatuati.
La botte, per l'impatto, finì in tanti pezzi che come schegge colpirono il tavolo con tutti gli strumenti di tortura.
E per l'impatto il vecchio fu sbalzato via, finendo col volto sul braciere accanto al tavolo, cominciando a gridare come un ossesso per il dolore.
Un attimo dopo entrò nella cella il nano che Guisgard aveva avuto come carceriere nella sua cella.
Questi si guardò intorno e, fissando divertito Guisgard, esclamò:
"Sembra che abbia fatto centro!"
http://www.arwen-undomiel.com/images/gimli/Gimli_vexed.jpg
Morrigan
24-11-2010, 02.06.53
Tutta l'ambiente circostante trasmetteva a Morven bizzarre e controverse sensazioni... desolato, senza essere abbandonato... malandato, senza essere cadente... sufficientemente spoglio e anonimo da non destare al primo sguardo alcun interesse, ma abbastanza tenebroso e malsicuro da scoraggiare i mendicanti o i curiosi...
Mentre cercava di adattare i propri occhi alla semioscurità e formulava quei ragionamenti, Goldblum, che come tutti i nani era meglio abituato al buio di antri e città sotterranee, lo aveva preceduto lungo la navata.
"Guardate lì..." indicò d'un tratto a Morven.
Il giovane seguì lo sguardo del suo compagno e vide un grande crocifisso che oscillava sull'altare. Era appeso sottosopra, segno indiscutibile di come quella chiesa fosse stata sconsacrata. Istintivamente Morven si segnò.
"Angeli e ministri della grazia, difendeteci..." mormorò sommessamente, e mentre pronunciava quelle parole si fece avanti, fino a giungere sotto il crocifisso.
Si fermò, restò per qualche istante a fissare quel segno inquietante. Tese una mano, e toccò la sommità della croce che penzolava sopra la sua testa... in quel contatto ebbe quasi una vertigine... di nuovo ebbe la stessa pesante sensazione già provata sulla piazza di Cartignone, quella sera in compagnia di Guisgard... l'impressione viva di una belva acquattata nell'ombra, pronta al balzo... le zanne affilate, i canini digrignati, il muso ancora sporco di sangue dell'ultima preda... rabbrividì!
Staccò le dita dal legno e per distrarsi da quell'idea cominciò a guardarsi intorno, e di nuovo ebbe l'impressione che quel luogo non fosse così abbandonato come dava a vedere... non era poi passato così tanto tempo dall'ultima volta che qualcuno aveva attraversato quelle macerie.
"Guardiamo bene..." disse a Goldblum "nelle navate laterali e qui, intorno all'altare... se il mendicante non ha mentito, ci deve essere un segno, o qualche altro indizio, che faccia al caso nostro!"
Guisgard
24-11-2010, 02.13.03
"Questo posto mette i brividi..." mormorò Goldblum "... c'è qualcosa che mi opprime... voi non provate nessuna strana sensazione?" Chiese a Morven.
Ma ad un tratto i due udirono un rumore.
E nella semioscurità della navata si intravide una sagoma.
Era grossa, robusta e li fissava in silenzio.
Morrigan
24-11-2010, 02.20.26
Morven e Goldblum sobbalzarono all'unisono, e i loro occhi si indirizzarono verso la fonte di quell'improvviso rumore.
Nella semioscurità una sagoma apparve, possente, e dal suo atteggiamento sembrava intenta ad osservarli.
Morven estrasse dal fodero Samsagra, che pure nell'oscurità risplendette per un istante di un vivo bagliore di giada, e la puntò contro quella creatura che si erano trovati dinnanzi.
"Chi va là?" gridò " Fatevi avanti e fatevi riconoscere, o sulla mia spada giuro che vi infilzo!"
Guisgard
24-11-2010, 02.31.33
Quella misteriosa figura continuò a restare in silenzio per qualche altro istante dopo la minaccia di Morven.
Poi, all'improvviso, come se si fosse destata, fece qualche passo in avanti.
"Abbassate la spada, cavaliere..." disse Bumin, il cui volto ora era illuminato da un raggio di luce che proveniva dal soffitto della chiesa "... non sono certo io uno dei vostri nemici..."
"Chi siete voi?" Chiese Goldblum.
"Sono sir Bumin, cavaliere di lord Frigoros, signore di Cartignone..." rispose il cavaliere.
Morrigan
24-11-2010, 02.39.10
Ma nonostante le parole del cavaliere, Morven non si fece convincere ad abbassare la spada. Ormai non sarebbe stato capace di fidarsi nemmeno della sua ombra... men che meno di un uomo che sbucava fuori all'improvviso dall'oscurità di una chiesa sconsacrata nel cuore del bosco di Cartignone!
"Dateci le prove di essere colui che dite, e di servire il principe... e diteci che cosa ci fate in questo luogo, da solo e senza scorta... e se ci avrete convinti, forse allora mi deciderò a riporre la spada, signore!"
Guisgard
24-11-2010, 02.49.09
Bumin sorrise lievemente ed avanzò di qualche altro passo.
Si reggeva il braccio sinistro con l'altro mano ed il suo mantello era lacerato in molti punti.
"Vedete lo stemma sulla mia tunica?" Indicando il simbolo del casato di Cartignone che aveva dipinto sul petto. "Credo che sia molto più convincente di tante parole... quanto al fatto che io mi trovi qui, è presto detto... ero insieme ad una dama di Cartignone che affermava di conoscere bene questo luogo... eravamo in cerca di un cavaliere svanito... all'improvviso siamo stati assaliti da alcuni uomini... mi sono difeso fino allo stremo, venendo anche ferito... e nella confusione dovuta allo scontro sono riuscito a nascondermi qui dentro... ma purtroppo quei dannati hanno rapito la donna che era con me..."
http://guidatv.sky.it/app/guidatv/images/epgimages/13993b_conan%20il%20barbaro_loc_RC_visore.jpg
Morrigan
24-11-2010, 02.57.25
La decisione di Morven parve vacillare per un istante alla vista dello stemma del principe di Cartignone. La mano gli tremò appena, ma non abbandonò la stretta intorno all'elsa di Smasagra.
Sostenne lo sguardo di Bumin e ascoltò le sue parole. La sua voce era calma e pacata, il suo tono convincente, ma non lo fu fino alla fine, cheè Morven voleva essere davvero certo di non commettere più errori di valutazione, dettati da un'eccessiva fiducia in se stesso o negli altri.
"Sta bene," rispose allora, senza abbassare la guardia e senza staccare gli occhi da quell'uomo "vorrà dire che per darci prova definitiva della vostra sincerità. ci guiderete nel luogo che dite... di certo, come onesto servitore del principe, non vi sognerete certo di tornare a Cartignone a mani vuote e senza la dama che era sotto la vostra protezione!"
Sollevò appena Samsagra, la fece oscillare sotto gli occhi di Bumin, a pochi centimetri dal suo viso, quindi gli fece cenno di fare strada.
"Sù," lo incitò ancora una volta "mostrateci pure questo luogo periglioso che tanto vi ha fatto tremare!"
Talia
24-11-2010, 03.02.53
Uscirono, chiudendosi la porta alle spalle, e l'oscurità calò di nuovo nella piccola cella. I miei occhi, in quel buio improvviso, non vedevano più e forse proprio per questo un'ondata di sensazioni contrastanti mi assalì in quel momento...
Un brivido mi corse giù per la schiena, non tanto per le parole crudeli dell'uomo, quanto piuttosto per l'orrore che mi avevano provocato quelle mani sui miei capelli... mani che, forse, avevano torturato e ucciso tante ragazze... mani che avevano torturato e ucciso Eileen... mani che avrebbero torturato e ucciso anche me?
Chiusi gli occhi e un'immagine mi assalì...
Bussai piano sul battente. Poi, senza attender risposta, lo spinsi piano ed entrai nell'ampia stanza... le tende erano tirate e un'innaturale penombra avvolgeva ogni cosa. Rimasi per un istante ferma sulla soglia, poi individuai ciò che stavo cercando: una piccola sagoma, immobile nell'angolo più lontano.
Sorrisi, ma non di un sorriso di gioia... piuttosto sorrisi perché al fine l'avevo trovata e l'avevo trovata esattamente deve avevo supposto che fosse.
"Non si confà alla dama di Cartignone questo buio e questa solitudine..." dissi, avvicinandomi.
Lei non si mosse, ma io non ci feci caso: le giunsi vicino e mi sedetti sul tappeto, accanto a lei.
"Ti stanno cercando tutti..." dissi di nuovo, più dolcemente "Stai facendo correre paggi su e giù per il palazzo da tutta la mattina e il maestro di cerimonia si è quasi sentito male... hanno dovuto preparargli una tisana!"
Un altro momento di silenzio, poi la voce di Eileen emerse dal fastello di veli e veletti dell'abito: "Ma tu mi hai trovata!"
"Ma io sapevo dove cercarti!" risposi.
Sapevo esattamente cosa le stesse passando per la mente, ma volevo che fosse lei a dirlo... le avrebbe fatto bene.
"D'altro canto..." dissi allora "Se tu avessi voluto nasconderti, avresti anche potuto cercare un luogo più originale! Se non ti hanno trovata prima è solo perché non ti conoscono affatto..."
"Tu, invece, mi conosci bene, vero Talia?" domandò lei, alzando finalmente la testa e scrutandomi.
Annuii.
"Già! E io conosco te!" proseguì "Perciò so esattamente qual è la tua tattica: parlare, parlare, fino a convincermi a fare la cosa giusta!"
Sorrisi: "La mia tattica, veramente, consiste soltanto nel capire cos'è che tu vuoi veramente! ...Perché sei scappata, Eileen? Seriamente!"
Mi osservò per un lungo istante, poi si decise a parlare: "Gran giorno, quest'oggi, per Cartignone, vero? Grandi festeggiamenti! Un torneo con fior di cavalieri! E sai in quanti hanno dichiarato di voler essere i miei campioni, Talia?"
Annuii di nuovo.
"Quasi tutti!" proseguì lei "Quasi tutti!! Ma io mi chiedo... quanti di loro l'avrebbero fatto se io non fossi la figlia del principe?"
Scrollai le spalle: "Probabilmente gli stessi!" dissi.
"Ma forse no!" mi riprese.
"Non puoi saperlo!"
"No, non posso!" concesse "Ma so un'altra cosa: so che il chierico Guxio, il consigliere di mio padre, ha sparso la voce che a breve mi sposerò e che probabilmente proprio in questo torneo sceglierò il mio futuro marito! Ora ti porgo di nuovo la domanda, Talia: quanti cavalieri desiderano soltanto giostrare per me?"
Chinai la testa... ero a conoscenza di quelle voci e, anche se non volevo ammetterlo con Eileen, anche io le avevo trovate offensive e fuori luogo.
"Sai..." mormorò dopo un istante lei, come in preda a cupi pensieri "A volte ho la sensazione che Guxio voglia liberarsi di me!"
Sollevai la testa e la fissai: "Ma che dici?"
"Davvero! Mio padre pende dalle sue labbra e dai suoi consigli... io no! E talvolta ho la sensazione che non veda l'ora di togliermi di mezzo!"
"Eileen, è pazzesco!" balbettai... ero senza parole!
Lei sorrise: "Sei una buona amica, Talia! Davvero!"
Battei le palpebre e tornai in quella cella.
Quel ricordo mi aveva attraversato la mente in un lampo... erano passate poche settimane da quella conversazione, e quattro giorni dopo Eileen era scomparsa!
Chiusi gli occhi e mi sforzai di affogare dolore, frustrazione e sensi di colpa in un mare di nera rabbia...
"Dannati!" gridai nel buio "Siate tutti maledetti!"
Guisgard
24-11-2010, 03.05.38
Bumin accennò di nuovo quel suo lieve sorriso.
"Cavaliere, forse non vi è chiaro l'accaduto..." disse "... forse siete troppo preso dal puntarmi contro la vostra spada, tradendo nervosismo ed ansia... io e la dama fummo assaliti nella radura che circonda questa chiesa... io entrai qui per sfuggire al loro attacco, ma la dama non fu altrettanto fortunata... si, fortuna... siete un cavaliere e dovreste sapere che se si è soli e si sopravvive ad un attaco di almeno una dozzina di individui armati, il merito è solo della buona sorte... e tuttavia li avrei rincorsi, nonostante la mia ferita, ma presa la dama svanirono nel nulla..."
Morrigan
24-11-2010, 03.15.55
Morven tradì appena un piccolo scarto con la mano, segno che le parole di quel cavaliere cominciavano a spazientirlo.
Aveva fretta, e pensava che Gonzaga era ancora fuori, nella radura, ad attendere qualche novità, e lui e Goldblum stavano solo perdendo tempo con quell'uomo dalla voce sinuosa e dal fare sicuro e sarcastico insieme.
"Per vostra sfortuna, io non sono ancora un cavaliere, signore, ma per quel poco che ho visto, la fortuna c'entra poco o nulla con la cavalleria e con il coraggio!
Quindi adesso sta a voi... se davvero avete voglia di darvela a gambe, uscite di qui e non fatevi più vedere... la strada è sgombra e non saremo noi a fermare i vostri passi!
Se invece volete unirvi a noi, vi scorteremo nel luogo in cui vi hanno attaccato... può darsi che in buona compagnia quella dozzina di uomini non farà poi così tanto effetto!
Ma se avete intenzione di farmi perdere ancora del tempo, ebbene, signore... sfoderate la vostra arma... non saremo che uno contro uno, e non penso che un giovane come me possa impensierirvi più di tanto, non trovate?"
Guisgard
24-11-2010, 03.45.16
Nel frattempo, in un luogo sconosciuto, il nano carceriere aveva ucciso le due sentinelle e causato ferite al vecchio.
"Tu...?" Chiese stupito Guisgard nel vedere il nano dopo la sua incredibile entrata in scena.
"Si, io!" Rispose il carceriere. "Ti sembra così strano?"
"Che mi prenda un colpo..." mormorò Guisgard "... ma tu da che parte stai?"
"Dalla mia, ovvio!"
Il cavaliere sorrise quasi incredulo.
"Ora perchè non mi liberi da qui?" Chiese al nano.
Questi allora si avvicinò ad una leva sulla parete e la tirò.
Un attimò dopo Guisgard cadde pesantemente sul bordo del pozzo.
"E che diamine!" Urlò. "Potevi essere un pò più accorto!"
"Se vuoi fuggire da qui conviene muoverci."
"Un momento..." frenò Guisgard "... poco fa eri il mio carceriere e ti divertivi a descrivermi le attrazioni di questo posto... poi piombi qui come il salvatore della patria e pretendi che io mi fidi di te..."
"Credi che sia una trappola?" Domandò spazientito il nano. "E a che pro? Eri già immobilizzato per bene, pronto per essere torturato fino alla morte... che senso avrebbe liberarti, illudendoti con una finta fuga, per poi riacciuffarti e riportarti nella stessa situazione dalla quale sei stato liberato? Certo che voi uomini ne avete di fantasia, eh!"
Guisgard lo fissò sbuffando.
"Va bene..." disse "... ma bada che ti tengo d'occhio ed al minimo passo falso..."
"Si, va bene, Capitan Fracassa..." annuì sarcastico il nano "... ora usciamo da qui."
In quel momento i due si accorsero che il vecchio aveva ripreso a lementarsi con una certa insistenza.
"Quello ci farà scoprire..." mormorò il nano.
"Più di tutto il rumore che ha fatto quella botte esplodendo?" Chiese ironico Guisgard.
"Che facciamo con lui?" Domandò il nano.
"Quello meriterebbe di bruciare all'Inferno!" Rispose con disprezzo Guisgard.
"E sia, come desideri."
E detto ciò, il nano spaccò la testa del vecchio con un pesantissimo martello preso proprio dagli arnesi che servivano per torturare.
"Andiamo ora, o finiranno davvero per scoprirci." Disse il nano.
Guisgard
24-11-2010, 04.29.10
Nello stesso momento, Belven, Arowhena e Cavaliere25 erano davanti a quella misteriosa quercia.
"La lingua con la quale sono incisi nella corteccia è quella celtica..." disse Belven "... ma il senso compiuto mi sfugge... sembrano rituali, strane formule, bizzarre litanie... no, non riesco a comprenderne il senso..."
Guisgard
24-11-2010, 04.31.20
La cella semibuia, umida, consumata dal tempo e forse dalle preghiere di chi aveva preceduto Talia, appariva come un qualcosa di irreale e nello stesso tempo terribile.
La corte di Cartignone, le luci ed i suoni della città, il verde della campagna ed il fresco scorrere del suo fiume: come erano lontane tutte queste cose.
L'infanzia di Talia, i suoi sogni, i suoi cari, il suo mondo.
Sguardi, voci e volti amici.
Ma tutto ora sembrava smarrito.
Quell'incubo sappariva senza via d'uscita e l'odio di quegli uomini si poteva quasi toccare, tanto era intenso.
E così, il suo bel volto fu rigato da tristi lacrime, mentre l'umidità aveva bagnato i suoi lunghi e meravigliosi capelli chiari.
E quel gocciolio continuava a scandire lo scorrere di un tempo che sembrava anch'esso preda dei malefici incanti di quel luogo senza Dio.
Guisgard
24-11-2010, 04.33.40
Un ghigno sorse sul volto di Bumin.
"Vi giuro che se non avessi cose più importanti a cui pensare" disse "avrei davvero accettato la vostra goffa sfida, ragazzo mio! Del resto un cavaliere che sfida un avversario ferito non credo sia poi tanto valoroso... e marmocchi come voi li uso per pulire la stalla del mio cavallo..."
Lo fissò con disprezzo ed aggiunse:
"Quegli uomini sono svaniti nel bosco... qui non li troverete... quanto a me, devo subito tornare a Cartignone ed avvertire dell'accaduto lord Frigoros... e credetemi, stolto ragazzo, quando avrò avuto una squadra di cavalieri verrò qui e metterò a ferro e fuoco questo bosco!"
cavaliere25
24-11-2010, 12.11.47
Allora che facciamo? domandai guardando belven proseguiamo ho rimaniamo qui a cercare di decifrare questi strani codici celtici? io inizio a essere stanco la stanchezza inizia a farsi sentire piano piano dobbiamo anche trovare un riparo per questa notte se non riusciremo a uscire da questo maledetto labirinto di bosco
Morrigan
24-11-2010, 18.11.54
Quello sguardo di disprezzo, quel tono così sarcastico e intollerabile, ricordarono a Morven qualcosa che aveva già vissuto... sì, lo stesso sguardo, si ripetè... come di un dio che guarda un satiro... e di colpo la scena gli ritornò alla mente, vivida e chiara, come fosse appena avvenuta... il palazzo di Frigoros, la sala del trono... gli occhi taglienti e lo sguardo affilato, l'espressione sprezzante, il ghigno e la minaccia... sì, quell'uomo, quel Bumin, gli aveva riportato alla mente quel bellimbusto che aveva incrociato alla corte del principe... quel tronfio vitello... come si chiamava? Duckky... Dukey... bah, che importa!
Si fece appena da parte, allontanando Samsagra dal viso di Bumin, senza tuttavia abbassare la guardia della spada, e nell'oscurità sorrise di sfida a quelle offese che l'altro gli aveva lanciato.
"Allora prego, signore... per di qua!" disse, scostandosi di fianco come a mostrargli l'uscita "Tornate pure a Cartignone a radunare il vostro gregge... come ho già avuto modo di dirvi, la strada è già sgombra... due o tre di quei vigliacchi ho avuto il piacere di infilzarli io stesso, e altrettanti ne ha castigati il mio compagno, quindi non temete... andate pure in pace, e lasciateci ai nostri affari, come noi vi lasciamo ai vostri!"
Poi si voltò rapido verso Goldblum, e chinandosi quando gli era possibile fare senza perdere d'occhio Bumin, gli sussurrò all'orecchio con urgenza:
"Svelto, amico mio... corri fuori e conduci qui Lady Gonzaga... il mio cuore è più tranquillo adesso se la so sotto il nostro vigile sguardo.
Và, senza indugio. Io ti aspetterò qui, e appena quel cavaliere si sarà allontanato, continuerò a cercare qualche segno che ci sia d'aiuto!"
Guisgard
24-11-2010, 20.29.37
Bumin fissò Morven ed il suo compagno Goldblum.
"Le regole della cavalleria ed i precetti Cristiani impongono ad un vero cavaliere di soccorrere un suo pari." Disse. "Sono ferito e disarmato... se davvero vi vantate di essere un soldato e mirate a divenire in futuro un cavaliere allora avete il dovere di ricondurmi a Cartignone..."
"Io raggiungo lady Gonzaga, intanto..." intervenne il nano, seguendo gli ordini di Morven.
Guisgard
24-11-2010, 21.01.19
Nello stesso momento, nei meandri del covo degli Atari, due figure si aggiravano guardinghe in quel misterioso luogo.
"Ancora non capisco perchè tu stia facendo tutto questo..." disse Guisgard al nano.
Questi però non rispose.
"Non so, non mi convince tutto questo..." continuò il cavaliere.
"Non sei molto portato ad aver fiducia negli altri, vero?" Chiese il nano.
"Non ho mai avuto bisogno degli altri..." rispose Guisgard "... madonna Solitudine è una compagna che non mi fa mancare nulla..."
"Il mio nome Gilamaghesh." Disse il nano.
"E' un nome troppo difficile da ricordare per me..." replicò Guisgard "... dimmi, perchè mi stai aiutando? Perchè stai tradendo questi porci eretici?"
"Hai mai passato interi giorni ed intere notti a leggere la paura e l'orrore sul volto degli altri?" Rispose il nano. "Ascoltare le suppliche e la disperazione di chi sapevi già condannato ad una triste fine? Per anni io ho fatto questo... ed oggi non mi sento più un essere umano..."
"Da quando sei al servizio di questi maledetti?" Domandò Guisgard.
"Da quando fuggii dal mio villaggio..." rispose il nano "... ma dimmi... tu sei un cavaliere, vero?"
"Beh, qualcuno non ci metterebbe la mano sul fuoco, ma si, sono stato armato cavaliere, per quel che può significare in questo momento..."
"Un cavaliere fa dell'onore la sua massima forza, giusto?"
"Si, insieme alla sua Fede." Rispose Guisgard.
"E dimmi, cavaliere... io potrò mai redimermi? Potrò mai tornare ad essere degno di vivere?"
"Io non so se sia umanamente possibile perdonare ciò che hai fatto... anche se non hai torturato ed ucciso, sei comunque rimasto in silenzio davanti all'orrore che avveniva in questo Inferno..."
Il nano, a quelle parole del cavaliere, chinò il capo.
"Ma Qualcuno che ha amato come nessun altro" continuò Guisgard "e che ha saputo morire per ognuno di noi, ha detto che amare e perdonare è ciò che rende gli uomini simili a Dio... credo che ci sia sempre una seconda possibilità per ognuno di noi..."
"Dici sul serio?" Chiese il nano.
"Si, ne sono certo, anzi." Sorrise Guisgard.
"Grazie, amico mio..." mormorò commosso il nano.
"E visto che siamo compagni di ventura, è bene presentarsi a dovere..." disse Guisgard "... io mi chiamo Guisgard. E tu, visto che hai un nome per me impronunciabile, avrai un diminutivo... ti chiamerò Gila!"
"Allora anche io ti darò un diminutivo... ti chiamerò Guis!"
I due risero di gusto e ripresero ad attraversare quel triste luogo.
Talia
25-11-2010, 00.03.33
Ventiquattromilaseicentottantasette, ventiquattromilaseicentottantotto, ventiquattromilaseicento...
Non sapevo perché avevo iniziato a contare quelle gocce, probabilmente semplicemente per non impazzire. Non sapevo neanche quanto tempo era passato da quando ero stata chiusa in quella cella... in effetti, pensandoci bene, mi resi conto di non sapere neanche se era giorno o notte in quel momento!
Appoggiai la testa contro la parete e guardai il soffitto: i miei occhi si erano abituati a quell’oscurità ormai ed ora riuscivo a distinguere gli spogli contorni di quella cupa e triste cella...
Ad un tratto, un volto mi venne alla mente: il volto di mio padre... ‘Bell’affare!’ avrebbe detto se avesse potuto vedermi in quel momento ‘Sempre la solita Talia: parti in quarta, piena di propositi... e poi, per la fretta, non vedi neanche dove vai. Non vedi neanche a chi ti affidi!’
Avrebbe detto così, papà... sicuramente! E avrebbe avuto ragione!
Chiusi gli occhi e una lacrima mi rigò la guancia... ‘Sciocca, Talia!’ mi ammonii ‘Smettila di piangere! A che serve?’
Guisgard
25-11-2010, 01.54.07
Nel frattempo, nel palazzo di Cartignone, lord Frigoros era insieme al suo fedele consigliere Guxio.
In quel momento fu annunciato il Cappellano.
"I miei omaggi, mio signore..." si presentò questi.
"Venite avanti..." fece segno Frigoros.
"Sono riuscito a farmi raccontare qualcosa da quella ragazza, Argalia..." disse il Cappellano "... nonostante l'orrore subito è riuscita a ricordare qualcosa sui nostri nemici..."
"Ebbene?" Chiese Frigoros.
"Sono dei fanatici, degli eretici..." rispose il Cappellano "... hanno la testa imbevuta di deliranti dogmi e sono disposti a tutto pur di attuarli..."
"Che genere di dogmi?" Chiese Frigoros.
"In realtà questa gente non ha poi molta fantasia..." rispose il Cappellano "... condannano le solite cose, come la corruzione del mondo, il male che domina ovunque e la falsità della nostra Fede... il loro bersaglio è la Chiesa di Roma e ne proclamano l'imminente distruzione."
"Perchè?" Domandò il signore di Cartignone.
"Perchè Dio, secondo loro, è lontano, rinchiuso nei cieli infiniti. La Chiesa invece è qui, in mezzo alla gente. Essa non si nasconde, nè teme i potenti. Distruggere quindi la Chiesa equivale a distruggere la nostra Fede.”
“Ma perché rapiscono e torturano fino al martirio ragazze innocenti?” Domandò ancora Frigoros.
“Loro affermano” rispose il Cappellano “che questi rituali, almeno così loro li definiscono, servono a purificare questo mondo dalla sua falsità e dalla sua corruzione. Io in realtà credo che sia solo un brutale ed inumano modo per far conoscere il loro delirio a tutti noi.”
“In pratica voglio intimorirci…” disse Frigoros.
“Temo di si, milord.” Annuì il Cappellano.
“Vedo che dai confusi e forse dubbi ricordi di una povera ragazzata traumatizzata” intervenne Guxio “siete riuscito a definire una summa teologica e filosofica sui nostri nemici.”
“Vedete, eccellenza…” replicò il Cappellano “… purtroppo non è la prima volta che ho a che fare con dei movimenti ereticali. E nonostante cambino i nomi ed i proclami, alla fine il fanatismo di quella gente batte sempre sullo stesso chiodo.”
“Siete quindi un esperto, a quanto vedo…” disse Guxio “… e cosa ci proponete di fare?”
“Purtroppo credo ci sia poco da fare…” rispose il Cappellano “… gli eretici sono come bestie… e come affermava il filosofo Seneca, con le bestie non si discute…”
A quelle parole del Cappellano, Guxio gli lanciò un enigmatico sguardo.
http://thetorchonline.com/wp-content/uploads/2009/11/arnold-vosloo.jpg
Guisgard
25-11-2010, 02.13.05
Intanto, nel bosco, Belven, Arowhena e Cavaliere25 erano alle prese con alcuni strani ed arcani segni in lingua celtica impressi su una robusta quercia.
E mentre erano intenti a decidere sul da farsi, nell'aria cominciò a diffondersi un canto.
"Robusti boscaioli e nel bosco andiam,
abili il legname e la pietra noi lavoriam!
Siam minatori, artigiani, pastori, contadini
e qualsiasi lavoro ci fa felici come bambini!"
"Non facciamo rumore..." intimò Belven ai suoi compagni "... qualcuno si avvicina... presto, nascondiamoci in quei cespugli..."
Un momento dopo giunsero presso la quercia una mezza dozzina di nani che cantavano lieti e spensierati.
ladyGonzaga
25-11-2010, 02.17.37
http://t2.gstatic.com/images?q=tbn:9-iOoM_jDde6fM:http://i469.photobucket.com/albums/rr53/shadow58/zxfantasy-1.jpg&t=1
" Eccolo ..finalmente " dissi in cuor mio.
Erano mancato per poco tempo e a me sembravano delle ore.
Guisgard
25-11-2010, 02.25.04
Goldblum corse fuori e raggiunse Gonzaga.
La dama era accanto ad un verde salice ed una leggera brezza ne accarezzava i rami e le foglie.
"Milady..." disse Goldblum a Gonzaga "... non restate oltre qui fuori. Questo bosco non è mai stato avaro di sorprese, spesso spiacevoli, per chi ha ceduto alla tentazione di visitarlo. Seguitemi dunque e raggiungiamo sir Morven che ci attende nella chiesa."
ladyGonzaga
25-11-2010, 02.28.57
"Mi fido di voi , caro Goldblum, non ho altra scelta se non quella di proseguire in questa missione".
Cosi lo segui e arrivammo dinanzi alla chiesa sconsacrata.
Essere li mi metteva ansia, sapevo i pericoli che essa poteva nascondere, ma non volevo essere di peso...mi feci forza ed entrai.
Vidi ser Morven accanto ad una vecchia altare..o meglio a ciò che rimaneva di lei. La sua postura era quella di un uomo fiero e sicuro di se,il suo viso non aveva il minimo segno di stanchezza e dissi tra me :
" Ecco..un vero cavaliere! "
Guardandolo ebbi quasi paura che si accorgesse che lo stavo osservando cosi antentamente.
Guisgard
25-11-2010, 02.38.14
Così, Gonzaga e Goldblum entrarono nella chiesa sconsacrata.
Il giorno volgeva al termine e la luce cominciava pian piano a scemare.
L'oscurità all'interno del blasfemo edificio consumava così gli ultimi sprazzi di luminosità, rendendo l'atmosfera ancor più angosciante e sinistra.
"Eccoci, milord." Disse Goldblum a Morven.
Bumin guardò Gonzaga.
"Una dama in questo luogo maledetto..." mormorò "... non credo sia saggio da parte vostra" fissando Morven "condurla qui... negli ultimi tempi eventi assai funesti sono avvenuti in questo bosco..."
Guisgard
25-11-2010, 03.26.39
Nello stesso momento, nel covo degli Atari, Guisgard ed il nano Gila si aggiravano attenti a non farsi scoprire.
"Dove stiamo andando?" Chiese Guisgard.
"Verso un'uscita che dovrebbe essere poco sorvegliata." Rispose il nano. "Seguimi."
"Va bene."
"Non vedo l'ora di uscire da questo mattatoio." Mormorò Gila. "I lamenti di quelle disperate mi lacerano l'anima..."
"Un momento..." si fermò Guisgard "... vuoi dire che ci sono delle ragazze qui? Ancora vive?"
"Ci sono, ma non so se sono ancora vive..." rispose il nano "... se i supplizi per loro sono già cominciati, allora noi possiamo fare ben poco..."
"Dobbiamo comunque tentare di liberare quelle che sono ancora in vita!"
"Ma sei pazzo? Sarebbe un suicidio! Loro custodiscono con attenzione le loro martiri!" Esclamò il nano.
"Sei rimasto in silenzio per anni" replicò Guisgard "ed ora che hai la possibilità di riscattarti fai il vigliacco? Se vuoi scappare allora fallo da solo! Io cercherò quelle ragazze e tenterò di liberarle!"
"E va bene..." disse il nano "... ma ora calmati, Gwinashamil..."
"Come mi hai chiamato?" Domandò incuriosito Guisgard.
"Gwinashamil." Rispose il nano. "E' un eroe eponimo della mitologia di noi nani. Un guerriero testa calda e rissoso, ma con un gran cuore. Insomma, ti somiglia in tutto e per tutto."
"Bah, preferisco gli eroi dei poemi cavallereschi, io." Replicò Guisgard. "Tipo, non so, Erec, Tristano, Lancillotto..."
"Sono dei cavalieri?" Chiese Gila.
"Si. Il fiore della cavalleria!"
"Ed io chi potrei essere?" Domandò il nano. "Se tu sei un cavaliere, io voglio essere il tuo fedele aiutante e scudiero! Conosci qualcuno adatto a me?"
"Vediamo... beh, mi viene in mente Morgante, lo scudiero di Orlando." E poi scoppiò a ridere.
"Perchè ridi ora?" Chiese il nano.
"Perchè Morgante era un gigante, mentre tu sei un nano!"
"Ah, si, divertente... ma dimmi di questo Morgante..."
"Era un gigante infedele, che Orlando convertì e ne fece il suo scudiero." Rispose Guisgard.
"E sia. Mi piace. Io sarò Morgante e tu Orlando." Sentenziò il nano.
"Va bene, ma ora diamoci una mossa." Disse Guisgard tornando serio. "Io vado a liberare le ragazze prigioniere. Tu sei con me?"
"Certo, altrimenti finiresti col perderti qui dentro." Rispose il nano. "Forse abbiamo tempo... loro hanno una nuova preda e probabilmente cominceranno a torturare lei... così forse ci saranno meno uomini a sorvegliare le altre."
"Una nuova preda?" Chiese Guisgard. "Chi è? L'hai vista?"
"Si, l'ho veduta mentre la rinchiudevano." Rispose il nano. "Credo si tratti di qualche nobile dama. L'ho compreso dalla loro soddisfazione per averla catturata."
"Una nobile dama?" Ripeté Guisgard. "E sai dove l'hanno rinchiusa?"
"Dimenticala... sarà sorvegliata a vista... purtroppo possiamo far ben poco per lei... concentriamoci dunque sulle altre, cercando di liberarne il più possibile." Disse Gila.
Morrigan
25-11-2010, 03.28.46
Morven guardò Gonzaga con evidente sollievo, quindi il suo sguardo tornò a fissarsi, pungente, su Bumin.
"Preferisco condurla con me in luoghi perigliosi, piuttosto che saperla sola lontana dalla mia spada!", rispose di rimando, quasi senza ragionare.
L'istintiva diffidenza che gli aveva provocato quell'uomo cresceva ad ogni istante. Non gli piaceva il suo sguardo, non gli piaceva il suo tono e soprattutto non gli piaceva il suo modo di fare, tra l'arrogante e il paternale, che mescolava finta cortesia a manifesto disprezzo.
L'unica cosa cui Morven riusciva a pensare in quel momento era come liberarsi di quella fastidiosa presenza al più presto.
"Tenete," disse infine, porgendo a quell'uomo una delle sue spade corte "prendete questa. Fuori da qui c'è il mio cavallo. Usatelo per andare in salvo fino a Cartignone. E credetemi, signore, questa è l'ultima delle cortesie che posso concedere ad un uomo che mi ha paragonato al suo stalliere! E adesso prendete la via del ritorno. Non ho interesse a discorrere oltre con voi! Andate, e che Dio vi assista!"
Con quelle parole si scostò ancor più da Bumin, e si fece da presso a Gonzaga, quasi facendole scudo con il suo corpo, e in quella posizione guardinga attese di vedere quale sarebbe stata la prossima mossa di quell'uomo bizzarro.
Guisgard
25-11-2010, 03.57.47
Bumin fissò con attenzione Morven.
Cercò di scrutarne i pensieri ed i sentimenti.
"E sia..." disse "... non mi lasciate molta scelta... del resto sono ferito e non posso indugiare oltre in questo luogo... inoltre una nobile dama di Cartignone è nelle mani di quegli uomini... tornerò perciò in città per avere dei soldati... anche se temo sia ormai troppo tardi per quella ragazza... accetto quindi l'offerta che mi fate... indicatemi dove si trova il vostro cavallo... ma badate che ci ritroveremo molto presto..."
Osservò poi Gonzaga ed un ghigno sorse sul suo volto.
Guisgard
25-11-2010, 04.17.08
Intanto, nei meandri sconosciuti del bosco, gli Atari si apprestavano al prossimo sacrificio di purificazione.
"Il maestro è dovuto andar via, ma quando tornerà avrà luogo il rituale in cui comincerà il supplizio della dama di Cartignone." Disse uno degli uomini tatuati ai suoi confratelli. "Nel frattempo ha dato ordine di preparare la ragazza."
"Cosa dobbiamo fare?" Chiese un altro di loro.
"Il maestro vuole che le vengano tagliati i capelli, per poi inviarli alla corte di Cartignone, come monito per ogni altra resistenza verso di noi."
A quelle parole, soddisfazione ed esaltazione si diffusero fra quei fanatici.
"Presto, due fra voi si rechino nella cella della ragazza per attuare il volere del nostro maestro."
"Tagliare i capelli di quella ragazza" cominciò a dire un altro fra loro "sarà un piacere senza pari... vedere il suoi occhi in preda alla paura, mentre la mia lama affonda nei suoi bellissimi capelli chiari, mi manderà in estasi..."
"Ben detto, fratello!" Esclamò uno che gli stava accanto. "Adoro quando torturo queste disgraziate... sentire la loro paura e poi il loro dolore... ah, amo questo genere di cose!"
"Basta con le chiacchiere, il maestro presto sarà di ritorno e vorrà che tutto sia pronto! Due di voi dunque si rechino dalla ragazza."
E scelti, due fra quegli uomini si avviarono nella cella di Talia, per cominciare i loro malvagi rituali.
cavaliere25
25-11-2010, 11.54.08
mi misi dietro al cespuglio e guardai oltre quello e vidi dei nani poi girandomi verso belven dissi amico mio ma sono dei nani che stanno andando a lavorare che facciamo? usciamo fuori e cerchiamo aiuto da loro ho aspettiamo che vadino via ? aspettai una sua risposta mentre guardavo quegli strani individui
ladyGonzaga
25-11-2010, 17.58.36
http://img.fotocommunity.com/Soggetti/Feste-e-folclore/Il-Cavaliere-del-Tempio-a18906604.jpg
Non mi piaceva per nulla quello sguardo, non prometteva nulla di buono.
" A volte penso ..ma chi me lo ha fatto fare , stavo cosi bene nella mia piccola casetta"" pensai tra me e me cercando una qualsiasi immagine innanzi a me, pur di evitare quel gelido sguardo di questo perfetto sconosciuto.
http://digilander.libero.it/TerraVentoFire/sguardi.jpg
Guisgard
26-11-2010, 02.12.54
Belven osservò quei nani che allegri attraversavano quelle terre.
"Beh, non mi sembra abbiano un'aria bellicosa..." mormorò il cavliere, guardando Arowhena e Cavaliere25.
Si fece allora avanti, abbandonando il cespuglio dietro il quale si era noscosto con i suoi compagni.
"Ehi..." attirando l'attenizone di quei nani "... salute a voi, miei piccoli amici..."
E i nani, arrestandosi, lo fissarono incuriositi.
"Chi siete voi?" Chiese quello che sembrava essere il capogruppo.
"Sono un cavaliere ed il mio nome è Belven" si presentò il cavaliere "e questi sono i miei compagni di ventura..." indicando Arowhena e Cavaliere25.
"E' raro trovare qualcuno in questo bosco..." disse il capogruppo dei nani "...soprattutto dopo quegli strani..." e si zittì all'improvviso.
Belven notò quel tentennamento, ma fece nulla di niente.
"Eravamo sulle tracce di alcuni nostri compagni dispersi in questi selvaggi luoghi..." spiegò "... ma i nostri cavalli sono fuggiti ed ora non sappiamo come uscire da questo bosco... si approssima la notte e ci chiedevamo se potevate offrirci ospitalità fino a domattina..."
I nani si scambiarono strane occhiate, sorpresi da quella richiesta e comiciarono a discutere tra loro.
"Non so se sia il caso di portarli con noi al villaggio..." mormorò il capogruppo.
"Del resto non possiamo lasciarli qui, la notte è vicina..." disse un altro nano.
E ragionarono fra loro di questa cosa.
"E sia..." rispose alla fine il capogruppo ai tre eroi "... verrete con noi al nostro villaggio... lì potrete trascorrervi la notte.
Ed i nani condussero Belven, Arowhena e Cavaliere25 al loro villaggio.
Guisgard
26-11-2010, 02.27.03
Il buio nella chiesa prendeva sempre più piede, a causa del giorno che andava a spegnersi.
Bumin fissò ciò che restava delle antiche vetrate di quell'edificio e mormorò:
"Il giorno sta ormai morendo e non è saggio intraprendere la via per Cartignone da solo... e visto che disponiamo di un riparo e di reciproca compagnia, sarebbe sciocco rifiutare quest'asilo..." e di nuovo quel ghigno sorse sul suo glaciale volto.
Poi, fissando Goldblum, aggiunse:
"Nano, procurati della legna e accendi un fuocon per la notte!"
"Non prendo ordini da voi, cavaliere!" Replicò Goldblum.
"Insolente e deforme!" Esclamò con velata insofferenza Bumin. "Sono ferito, ma mi basta un solo braccio per farti comprendere ciò che differenzia un cavaliere da uno scherzo di natura come te!"
Goldblum lo guardò con rabbia, portando quasi la mano sulla sua spada.
Bumin lo fissò, quasi attendendo una sua mossa falsa.
Ma alla fine, osservando Gonzaga impaurita e turbata da quella situazione, decise, suo malgrado, di obbedire.
Raccolse così della legna ed accese un fuoco per tutti loro.
Guisgard
26-11-2010, 03.04.52
In quello stesso momento, nella cella in cui era tenuta prigioniera Talia, cominciò ad avvertirsi un rumore di passi.
Pochi istanti dopo, due di quegli uomini tatuati entrarono in quell'umida prigione.
"Avanti, donna, ora comicia il bello..." disse uno di loro a Talia, mentre l'altro cominciò a ridere in maniera irritante.
Uno allora raccolse i lunghi capelli della ragazza in una treccia, sfoderando dalla sua cintura un lungo ed affilato coltello, mentre l'altro teneva ferma la testa di Talia.
"Si, è un peccato per la tua bellezza, ma qui nessuno verrà più ad ammirare le tue grazie!" Esclamò divertito l'uomo col coltello, mentre si apprestava a tagliare i lunghi capelli della ragazza.
"Ehi, vedo che è già iniziato il divertimento!" Disse all'improvviso Gila entrando nella cella.
"Sei giunto appena in tempo, nano!" Escamò l'uomo col coltello. "Ora potrai goderti lo spettacolo insieme a noi!"
"Eh, sei stato sfortunato..." intervenne l'altro "... ti hanno affidato l'altro prigioniero, quel bastardo di cavaliere! Tu invece, immagino, avresti voluto accudire a questo bel bocconcino, vero?" E rise forte.
"Avete proprio ragione, amici miei!" Rispose il nano. "Ma vi confesso che anche lo spettacolo di quel cavaliere torturato nel Pozzo del Supplizio non era affatto male!"
"Diavolo di un nano!" Esclamò l'uomo col coltello. "Sarai pure un mezzo uomo nel fisico, ma in fatto di malvagità non sei secondo a nessuno!"
"Beh, detto da voi" rispose il nano "è un gran bel complimento, amici miei!"
E i due uomini risero forte.
"Ora guarda qua, nano..." indicò l'uomo col coltello "... guarda come taglio i bei capelli di questa nostra ospite!"
"Un momento... guardate qui!" Indicò improvvisamente il nano ai due uomini.
"Cosa c'è?"
"Qui, in basso..." fece segno il nano "... c'è una specie di foro nella pietra... forse qualche prigioniera per la disperazione avrà raschiato la parete..."
"Dove? Indicaci il punto che non si vede nulla con questo buio pesto..."
E quando i due furono chini verso la parete, qualcuno entrò rapido nella cella e li colpì alle spalle, mentre il nano fece il resto colpendoli nelle parti basse.
"Ecco..." disse Guisgard osservando i due eretici a terra senza conoscenza "... non sopportavo più le loro sgradevoli risate..."
"Ottimo lavoro, Guis!" Esultò il nano.
Talia
26-11-2010, 03.16.23
Successe tutto rapidamente... l'arrivo di quegli uomini, le loro intenzioni... tentai di divincolarmi ma tutto era inutile, incatenata com'ero alla parete.
Poi l'ingresso del nano e, infine del cavaliere...
riconobbi la voce prima ancora di vederlo in faccia, buio com'era. Sorpresa, mi misi in ginocchio e mi protesi per riuscire a riconoscerlo alla poca luce che entrava dalla porta...
"Voi?" mormorai, osservandolo "Buon Dio! Buon Dio, siete vivo! Sia ringraziato il Cielo!"
Guisgard
26-11-2010, 03.53.45
"Certo che sono vivo!" Disse Guisgard a Talia accennando il suo solito sorriso scanzonato e irriverente. "Avevate perso forse la speranza di rivedermi? Ah, ragazza di poca fede! Come state?" Chiese poi facendosi serio. "Vi hanno fatto qualcosa?"
"Ah, ma la conosci?" Chiese il nano.
"Certo!" Rispose Guisgard. "Anzi, è grazie a lei che ho potuto conoscere questo luogo caldo ed accogliente!" E sorrise sarcastico.
Poi, scuotendo le catene, disse al nano:
"Credo che abbiamo un altro problema... queste catene... come possiamo forzarle?"
"In realtà" rispose il nano estraendo una pesante scure dalla sua borsa "qui di problemi ne avremo sempre in abbondanza. Ma fortunatamente queste catene non saranno uno di quelli irrisolvibili. L'umidità le ha già indebolite abbastanza..."
E con un paio di colpi netti e decisi, Gila spezzò le catene.
"Ecco, siete libera..." disse Guisgard aiutando Talia ad alzarsi "... ma il vostro viso... chi vi ha fatto questo livido?" Guardando il segno dello schiaffo datole da uno di quegli uomini tatuati. "Sono stati loro! Vi hanno fatto altro? Ditemelo?" Chiese con rabbia il cavaliere.
Talia
26-11-2010, 04.06.26
Scossi la testa...
"Lasciate perdere quel livido, sto bene!" dissi, appoggiandomi pesanemente al suo braccio per alzarmi "In realtà, le ferite peggiori me le hanno fatte nell'orgoglio, temo! Sapete chi mi ha fatta catturare?" soggiunsi, con la voce tremante di rabbia "Bumin! Bumin di Cartignone! Sta con loro, quel dannato, maledetto, schifoso, sporco doppiogiochista!"
Mi chinai e raccolsi il coltello con cui poco prima quell'uomo aveva voluto tagliarmi i capelli...
"E comunque..." soggiunsi in fretta, rialzandomi "Grazie! A tutti e due!"
Guisgard
26-11-2010, 04.18.33
"Bumin..." ripeté Guisgard respirando forte e masticando amaro "... è dunque una serpe in seno alla corte di Cartignone... Bumin..." ripetè di nuovo "... avrei dovuto ucciderlo quella sera, quando lo incontrai per la prima volta..."
"Ora cosa facciamo?" Chiese Gila.
"Dobbiamo cercare se qualche altra ragazza è ancora viva." Rispose Guisgard.
"Guis, è quasi un suicidio, lo sai, vero?"
"Portaci nelle prigioni, forza..." disse Guisgard.
Controllarono allora che non ci fosse nussuno nel corridoio e si diressero verso le prigioni.
"Come ha fatto quel cane di Bumin a farvi catturare?" Chiese poi a Talia. "Ricordo che vi avevo vista andar via da quest'Inferno, insieme alla ragazza che trovammo qui dentro. Poi, cosa è accaduto?"
Talia
26-11-2010, 04.35.48
Camminavo in fretta, vicino al muro, con quel grosso coltello in mano... ero tanto tesa che avrei potuto infilzare chiunque mi si fosse parato di fronte in un istante...
Le parole del cavaliere mi raggiunsero... mi morsi il labbro, a disagio...
"Beh... siamo riuscite ad uscire e fuori abbiamo incontrato i cavalieri di Cartignone. Io ero... insomma, ero in pena per voi, così ho mandato la ragazza e Llamrei in città con Ducky e mi sono offerta di accompagnare Bumin quaggiù! Che stupida!" soggiunsi "Non mi è mai piaciuto Bumin... come ho potuto fidarmi? Come?"
Per il nervosismo, stinsi l'elsa del coltello tanto forte che il bordo mi entrò nella mano e mi tagliò...
"Al diavolo!" sbottai, mentre una goccia di sangue mi scivolava sul polso.
Guisgard
26-11-2010, 04.42.40
"Ora calmatevi!" Disse Guisgard a Talia. "E smettete di maneggiare armi come se fossero giocattoli! Ma cosa volete dimostrare ancora?"
Prese poi il suo polso, fece uscire qualche goccia di sangue e lo fasciò con un lembo strappato dalla sua camicia.
"Si, siete stata sciocca" continuò mentre stringeva quella fasciatura "a rischiare la vita per me... c'è gente che per essa non pagherebbe nemmeno una moneta falsa..." aggiunse sorridendo "... grazie, comunque..."
"Ecco..." intervenne Gila, indicando un bivio davanti a loro "... laggiù tengono rinchiuse quelle sfortunate ragazze..."
cavaliere25
26-11-2010, 10.13.00
Sorrisi a quelle parole di quel nano che sembrò il capogruppo e dissi grazie mille ve ne siamo molto grati per il vostro aiuto e la vostra ospitalità dissi poi guardando Belven dissi siamo salvi amico mio hai visto ora non dovremo piu cercare aiuto e mentre parlavo guardavo quel gruppo di nani lavoratori sembravano tranquilli e simpatici ma ancora non potevo dirlo con tutta chiarezza dopo quella brutta esperienza che ho avuto pensai dentro di me meglio stare molto attento
Guisgard
27-11-2010, 02.26.15
E attraversato quel tratto di bosco in compagnia dei nani, che scandivano il cammino con il loro allegro canto, Belven, Arowhena e Cavaliere25 giunsero al villaggio di quei piccoli abitanti.
Qui furono subito condotti dal capo villaggio, il vecchio e saggio Sausar.
"Ultimamente vedo che molti viaggiatori passano per il nostro piccolo villaggio..." esordì il capo dei nani "... quando per anni abbiamo vissuto quasi come se il mondo ci avesse dimenticato... comunque, siate i benvenuti."
"Grazie, a nome mio e dei miei compagni." Ringraziò Belven.
"Cosa vi spinge fin nel cuore del bosco senza cavalli?"
"Siamo stati vittima di una strana e brutta storia..." rispose Belven, che poi raccontò tutte le loro vicissitudini, dalla sparizione dei propri amici, fino all'arrivo nel palazzo della malvagia strega del bosco.
"Beh, per ritrovare i vostri amici, temo, noi possiamo fare ben poco..." disse Sausar "... ma vi ospiteremo con gioia, amici miei."
"Grazie." Ringraziò Belven con un leggero inchino.
Guisgard
27-11-2010, 02.57.58
Nello stesso momento, al palazzo di Cartignone, il Cappellano aveva da poco riportato quanto da lui scoperto sui misteriosi e sanguinari Atari a lord Frigoros ed al suo consigliere Guxio.
Il signore di Cartignone apparve turbato dopo le parole del domenicano.
"Quest'incubo mi sembra senza fine..." mormorò avvilito "... più passa il tempo e più sento che siamo impotenti..."
"Non avvilitevi, milord..." intervenne Guxio "... i nostri cavalieri riusciranno a trovare quegli uomini e metteranno fine al loro potere."
In quel momento fu annunciato sir Dukey.
"Milord..." disse entrando nella sala "... sono qui per una grazia..."
"Di cosa si tratta?" Chiese il signore di Cartignone.
"Chiedo degli uomini per tornare nel bosco e cercare sir Bumin e gli altri dispersi. Prima fra tutti lady Talia."
A quel nome, Frigoros chinò il capo.
"Prima mia figlia..." mormorò "... poi Talia..."
"Credo che sir Dukey abbia ragione, milord." Intervenne Guxio. "Bisogna subito mandare rinforzi nel bosco, sir Bumin e gli altri potrebbero essere nei guai."
"Quel bosco sembra maledetto..." disse Frigoros "... ognuno che vi entra non ne fa più ritorno... ma non posso abbandonare chi è rimasto in quel luogo... e poi c'è Talia..."
"Allora concedete a sir Dukey quanto chiede!" Lo esortò Guxio.
"Si, sono daccordo!" Intervenne il Cappellano. "E chiedo di poter andare con sir Dukey ed i suoi!"
"Cosa?" Chiese turbato Dukey.
"Voi?" Chiese stupito Guxio. "Perchè?"
"Sono stato chiuso qui dentro con le mani in mano per troppo tempo." Rispose il Cappellano.
"Correreste solo inutili rischi." Replicò Guxio.
"Credete?" Domandò il Cappellano. "Sono abituato a vivere in situazioni drmmatiche, in luoghi in cui dominano carestie, malattie, saccheggi. Conosco purtroppo la morte e non la temo."
"E sia, ma fate attenzione." Disse Frigoros. "Sir Dukey..." guardando poi il suo cavaliere "... avrete gli uomini che vi occorrono, ma porterete con voi il nostro Cappellano."
E tutti accettarono con un inchino il volere di Frigoros.
cavaliere25
27-11-2010, 11.54.38
Guardai il capo villaggio dei nani erano molto affettuosi e ospitali si stava bene in loro compagnia poi presi la parola e dissi rivolgendomi al vecchio saggio voi sapreste dirci come ritrovare i nostri amici? noi vorremmo ritrovarli e ritornare da dove siamo arrivati vi ringrazio per la vostra ospitalità poi attesi una sua risposta mentre mi guardavo intorno e scrutavo il villaggio
Talia
28-11-2010, 02.20.43
Osservai per un istante il cavaliere, sorpresa...
“Davvero?” chiesi “Stento a crederlo! Soprattutto se considerate che, invece, quaggiù c’è gente che pare dare un gran valore alla mia... chissà perché, poi! E comunque non c’è proprio bisogno che mi ringraziate... poiché fu davvero un tentativo inutile il mio. Avventato e infruttuoso.”
Lo dissi senza riuscire, probabilmente, del tutto a nascondere quella nota di rammarico e di nostalgia che mi era nata nel cuore al ricordo degli ammonimenti di mio padre circa quella mia presunta avventatezza, che da sempre cercava di combattere. Mi mancava mio padre... mi mancava quella sicurezza che avevo sempre avuto, quella certezza che -qualsiasi cosa fosse successa- lui sarebbe sempre stato lì.
Ed ero preoccupata, molto preoccupata...
Le parole del nano Gila mi destarono da quei pensieri.
“Affrettiamoci allora!” dissi “Quando verranno a prendermi e si accorgeranno che non ci sono più, la situazione qui dentro potrebbe farsi spiacevole!”
Arowhena
28-11-2010, 19.21.51
Il muro sul quale scrissero i profeti
Sta crollando alle giunture.
Sopra gli strumenti di morte
Il sole brilla vivacemente.
Quando ogni uomo sarà strappato via
dagli incubi e dai sogni,
Ci sarà qualcuno che poserà la corona d'alloro
mentre il silenzio affogherà le urla?
Tra i cancelli di ferro del destino
furono piantate le radici del tempo
ed annaffiate dalle azioni di coloro
che sanno e sono conosciuti
La conoscenza è un'amica mortale
quando nessuno pone le regole.
Io vedo che il destino di tutto il genere umano
è nelle mani di pazzi.
Confusione sarà il mio epitaffio.
Mentre striscerò su di un sentiero infranto..
Da sotto il cappuccio Arowhena sembrava avere lo sguardo sempre fisso in avanti, come se ciò che la circondava le fosse totalmente indifferente... In realtà si trovava in uno stato di trance dal quale non riusciva più ad uscire... una dormiente... Si sentiva in una dimensione parallela in cui tutto ciò in cui credeva si sgretolava... era un inferno, un incubo complesso dal quale non riusciva ad uscir fuori... aveva bisogno di aiuto... l'altra dimensione era parallela... vedeva le strade, gli alberi, il bosco ma non riusciva a vedere nessun altro... solo immagini simboliche, oniriche di distruzione e smarrimento tutte avvolte da una nebbia che rendeva tutto monocromatico, grigio... senza vita alcuna... e non aveva speranza...
L'ultima cosa che ricordava era quella donna nel castello, quello sguardo di comprensione, quelle parole bisbigliate subitamente quando Arowhena riuscì a vedere il vero volto della strega, il suo vero sembiante... Non ebbe il tempo di avvertire gli altri, le strega era potente e fu più veloce di lei...
E adesso lei vagava in un inferno di immagini strazianti... Confusione sarà il mio epitaffio, continuava a ripetere la sua mente... Aveva bisogno di essere scossa, lo sapeva, ma chi mai avrebbe potuto comprendere il suo stato? Chi mai avrebbe potuto mettere fine a quell'incantesimo, ed essere finalmente liberata per tornare alla sua dimensione...
Pensava agli occhi di Belven... così stranamente profondi... e poi di nuovo follia, tortura, violenza... un tavolo di legno con un secchio sopra pieno di fogli che bruciano...
La sofferenza della conoscenza che va in frantusmi...
"oh! Belven, aiutami!"
Guisgard
29-11-2010, 02.33.09
Nel villaggio dei nani, Belven, Arowhena e cavaliere25 erano stati accolti dal capo vilaggio Sausar.
"Si, posso comprendere quanto dite..." disse Belven "... i nostri compagni probabilmente sono molto lontani da qui... e Dio voglia che siano vivi... sappiamo dunque che poco potete fare voi, ma..."
Sausar fissò perplesso il cavaliere.
"Cosa intendete dire?" Chiese.
"Voi vivete da sempre in questo luogo..." rispose Belven "... questo villaggio ha un'architettura molto antica e sconosciuta nell'Occidente Latino... voi nani conoscete questo bosco meglio di qualsiasi altro..."
"Dove volete arrivare, cavaliere?" Domandò Sausar.
"In questo bosco vi ha messo radici il male assoluto!" Rispose Belven. "Il male nella sua forma più terribile... quello che rinnega l'essenza di ogni cosa... e voi nani non potevate non sapere tutto ciò!"
Sausar cominciò a fumare la sua pipa con quelle tipiche e caratteristiche erbe adoperate dai nani.
"Non erano affari nostri." Sentenziò il capo dei nani.
"Combattere il male è dovere di ogni essere giusto che abiti questo mondo!"
"Ho dato ordine" disse Sausar alzandosi dalla sua piccola sedia "che vi venissero preparate due stanze per la notte... una per voi ed il vostro giovane arciere e l'altra per la dama che vi accompagna. Ora scusatemi, ma è tardi e sono stanco."
E si ritirò.
Belven allora uscì dalla casa e restò a fissare la notte densa di foschia e mistero.
E qui incontrò lo sguardo inquieto di Arowhena.
La donna era visibilmente turbata.
"Cosa avete, milady?" Chiese Belven.
Morrigan
29-11-2010, 03.15.53
Morven lanciò uno sguardo intenso e diretto a quell'ombroso cavaliere.
Se non avesse pensato di essere stato già sufficientemente provocatorio, e se non si fosse preoccupato della presenza di Gonzaga in quel luogo, di certo lo avrebbe attaccato. Si limitò invece a lanciargli uno sguardo severo e accigliato, quindi guardò l'amico Goldblum con occhi che imploravano di portare pazienza, quasi volesse scusarsi lui stesso per le aspre parole che Bumin gli aveva rivolto. E fu grato al nano per essere stato in grado di trattenere un pur leggittimo gesto d'ira di fronte alla villania di quell'uomo. Ma l'unica cosa che fu in grado di fare fu quella di aiutare Goldblum ad accendere il fuoco, sperando in cuor suo con quel gesto di alleviare un po' l'offesa subita dall'amico. Non disse nulla, ma cercò di fare del suo meglio per dividere qualla fatica col nano.
Quando il fuoco cominciò a crescere e le fiamme si levarono scoppiettanti ad illuminare le pareti oscure e corrose di quel luogo, Morven pensò che fosse giunto finalmente il momento del meritato riposo.
Diede a Gonzaga il suo mantello perchè potesse stenderlo sul terreno umido e irregolare della chiesa, poi andò a sedersi vicino alla fiamma, perchè, a dispetto di quel gesto, che la galanteria e la cavalleria gli imponevano, c'era davvero un gran freddo in quella notte, e Morven cominciava a sentirne i morsi, attraverso le giunture della sua armatura.
Rimasero in silenzio, per un po'. Erano tutti molto stanchi, e il pungente scambio di battute avvenuto con quello sconosciuto non facilitava di certo la comunicazione.
Il suo sguaro era fisso su Bumin.
Così fisso che sembrava volerlo attraversare con gli occhi della mente.
Ma il volto di quell'uomo sembrava impenetrabile, sembrava volergli rimandare indietro il suo stesso sguardo, come una biglia di vetro lanciata a colpire un'ostacolo inamovibile.
Pian piano Morven sembrò stancarsi di quell'esercizio, e, forse complici le traversie del viaggio, socchiuse gli occhi e scivolò accanto al fuoco, alla ricerca di una posizione più comoda che gli consentisse di riposare.
"Che silenzio..." mormorò d'un tratto, quando si rese conto che persino la foresta era stranamente, innaturalmente silenziosa in quella notte.
Aprì gli occhi un istante, cercò Goldblum che stava seduto dalla parte opposta del fuoco, con lo sguardo intento alle fiamme.
"Goldblum, amico mio... perchè non ci narri qualche leggenda, o ci canti qualche ballata del tuo nobile popolo? Sarà di certo di ristoro per le nostre orecchie... e forse," concluse, lanciando un sorriso sarcastico all'indirizzo di Bumin "forse sarà di qualche insegnamento per coloro che ignorano l'antica cultura della razza nanica!"
Guisgard
29-11-2010, 04.03.55
Intanto, nel cuore oscuro e maledetto del bosco, Guisgard, Talia e Gila erano vicini alle prigioni dove gli eretici tenevano imprigionate la fanciulle rapite.
"Ce ne sono due di guardia di quei maledetti..." disse Gila scrutando il passaggio che dava alle prigioni "... ma tra un pò si allontaneranno per i loro rituali... ed avremo pochi minuti per entrare nelle prigioni... dobbiamo saper sfruttare quel lasso di tempo..."
"Accidenti..." mormorò Guisgard "... quindi dobbiamo attendere che quelle sentinelle vadano via! Stare fermi qui, con il pericolo di essere scoperti da un momento all'altro, non mi piace per niente!"
"Stai calmo" disse il nano "e vedrai che entreremo presto in quelle prigioni! E poi di cosa hai puara? La tua buona stella ti ha protetto fino ad ora!"
"Affatto..." replicò Guisgard "... non sono mai stato granchè fortunato!"
"Allora lo sarai almeno in amore!" Esclamò sarcastico Gila.
Il crepuscolo.
Un alone purpureo si era adagiato nel cielo, riflettendosi sulla rigogliosa campagna.
Il grande palazzo era gremito di persone e quel cavaliere aveva cercato fuori un pò di tranquillità.
Stava sulla grande terrazza ad ammirare le barocche e classicheggianti nuvole che navigavano verso Oriente, quando l'ancella gli si avvicinò.
"Messere..."
"In cosa posso esservi utile?" Chiese Guisgard.
"Ecco... io vengo a nome della mia padrona..."
Guisgard accennò un sorriso di cortesia, fissandola con uno sguardo incuriosito.
"La mia padrona... la marchesa..."
"Si, l'ho veduta ieri per la prima volta."
"Ecco... lei mi ha chiesto di riferirvi che domani sarà ai giardini del Belvedere... e, se ciò non vi recherà danno o noia, gradirebbe la vostra compagnia..."
"La mia compagnia?" Ripetè il cavaliere. "Beh... ne sarei onorato... l'ho veduta una sola volta, appunto ieri, e mi è sembrata una donna incantevole."
"In verità la marchesa vuole ringraziarvi" disse l'ancella "per averla aiutata ieri durante la caccia al cervo... se non fosse stato per voi, la mia padrona sarebbe rimasta da sola nella campagna, dato che il suo cavallo aveva una zampa rotta..."
"Per me è stato un dolce piacere soccorrere la vostra bellissima padrona." Rispose con galanteria Guisgard.
"Allora domani ai giardini, messere..."
"Si, domani." Sorrise di nuovo il cavaliere.
"Ecco, si allontanano!" Esclamò improvvisamente Gila, destando Guisgard dai suoi ricordi. "Ora possiamo entrare indisturbati nelle prigioni!"
Guisgard
29-11-2010, 04.28.20
"Beh, potrei narrarvi della grande migrazione di Eleagons..." disse Goldblum, sollecitato da Morven a raccontare "... o anche del sacrificio dei tassi, che permise ai miei antenati di purificare questi luoghi e fondare il nostro villaggio..."
"Perchè tu non sei con loro, nano?" Chiese Bumin.
"Ecco... io..." mormorò a capo chino Goldblum "... io..."
"Forse non ti vogliono con loro?" Chiese Bumin. "Ti ha dunque rinnegato la tua stessa gente?"
Goldblum non rispose nulla.
Ma proprio in quel momento si udirono dei cavalli.
Un attimo dopo alcuni cavalieri raggiunsero la chiesa.
Erano Dukey e gli uomini inviati da Frigoros.
E con loro vi era anche il Cappellano.
cavaliere25
29-11-2010, 16.26.37
La luna era di una lucentezza meragliosa la guardai intensamente e mi misi a pensare quando saremmo riusciti a tornare a palazzo e a riabbracciare i nostri amici mi prese una tristezza dentro al cuore che neanche io sapevo il perchè sembrava una maledizione sembrava che eravamo rimasti soli e senza aiuto e senza nessuna speranza
ladyGonzaga
29-11-2010, 20.39.23
Mi sollevai da quel povero giaciglio , faceva freddo e ormai il fuoco inizia a spegnersi, presi della legna posta accanto e lo aiutai a riprendersi.
Poi in silenzio osservai i miei amici di viaggio ...dormivano esausti e la notte era ormai padrona delle loro anime e menti.
Cercando di non far rumore usci dal nostro rifugio , prima di varcare la soglia del portone mi voltai ancora una volta per dare un altro saluto a Goldblum e Ser Morven...
Sapevo di non poter andare avanti , non ci sarei riuscita ...io non avevo l'animo guerriero e forte come il loro.
GUardai la luna e al di là di quella pianura che stava dinnanzi a me...
" Torno a casa mia " dissi..." non correrò pericoli di certo..in fondo io non ho nulla che possa attirare l'attenzione di briganti o altri".
Detto questo sali in sella al mio cavallo e ripercossi indietro la strada verso casa !
Guisgard
30-11-2010, 02.53.25
La notte sul villaggio dei nani era coperta da alte e sottili nuvole che sembravano celare una velata malinconia.
La missione dei nostri eroi, Belven, Arowhena e cavaliere25, sembrava senza meta e senza fine.
Capace di fiaccare lo spirito ed il corpo.
Ed il bosco, come un labirinto, pareva averli imprigionati e condannati a vagare verso qualcosa di irreale.
Ad un tratto, mentre Cavaliere25 era assorto a scrutare il cielo, un vecchio nano gli si avvicinò.
"La pallida Luna di questa notte di Novembre..." cominciò a dire "... porta con se funesti presagi... i lamenti delle martiri echeggiano in questa notte e nel suo insopportabile ed innaturale silenzio... ed anche il solo ascoltarli sembra condurre al peccato ed alla dannazione..."
http://img839.imageshack.us/img839/4351/lunac0.jpg
Guisgard
30-11-2010, 03.53.34
Nello stesso momento, nel profondo e oscuro cuore del bosco, Guisgard, Talia e Gila si apprestavano ad entrare nelle prigioni ormai incustodite.
"Ora o mai più!" Esclamò il nano.
"Allora facci strada, visto che conosci questo luogo di morte." Disse Guisgard.
I tre allora si avvicinarono ad una porta.
"Ecco..." mormorò Gila "... ora entreremo... ma preparatevi che non sarà un bello spettacolo..."
Un attimo dopo i tre furono nelle prigioni ed un girone dantesco si spalancò ai loro occhi.
Un corridoio semibuio tagliava in due l'ambiente, mentre sui suoi lati si aprivano diverse celle scavate nella roccia e chiuse con robuste sbarre fatte di duro legno.
La maggior parte delle celle ospitavano corpi senza vita di povere ragazze martoriate da una ferocia inumana.
I loro corpi recavano i segni di tremende ferite ed ora erano lasciati a marcire come pasto per i topi.
Ad un tratto un gemito richiamò l'attenzione dei tre.
"Lì..." indicò Gila ai suoi due compagni "... sembra viva..."
In una cella infatti vi era una ragazza che si lamentava con un filo di voce.
Sembrava esausta e svuotata per le sofferenze subite.
Il suo corpo nudo e denutrito era avvolto da un filo spinato che le lacerava la pelle e le carni.
Lividi e segni di scottature coprivano tutto il suo corpo, mentre le mani ed i piedi apparivano orrendamente mutilati.
Era in quella cella, sdraiata sulla nuda e fredda pietra, con i topi che le mangiavano brandelli di pelle.
"Maledetti topi..." mormorò Guisgard "... è viva... cerchiamo di tirarla fuori di lì..." aggiunse dopo essersi ripreso dal disgusto per aver visto quei topi.
"Credo non abbia molte speranze..." disse il nano "... e poi, in quelle condizioni, non potrebbe affrontare una fuga..."
"Al diavolo!" Ringhiò Guisgard. "Io non la lascio in questo inferno!"
cavaliere25
30-11-2010, 13.15.35
Ascoltai le parole di quel nano e poi dissi non so piu se riusciremo a trovare i nostri amici sembra una battaglia persa siamo condannati a rimanere in questo posto rimasi con lo sguardo triste e con il capo chino
Morrigan
30-11-2010, 17.30.59
Mentre Goldblum nominava quelle antiche leggende del suo popolo, quasi inavvertitamente Morven socchiuse gli occhi, sentendoli improvvisamente pesanti. Scivolò per un istante in uno strano dormiveglia, in cui la voce acuta del suo amico si intrecciava con quella pungente di Bumin.
La stanchezza del viaggio e delle mille traversie per un attimo prese il sopravvento, strappandolo alla realtà che lo circondava, e piombandolo in uno strano ricordo lontano...
... sempre da solo... si era abituato a viaggiare da solo.
Era molto più comodo. Nessuna domanda, nessuna obiezione, e la libertà di cambiare posto a proprio piacimento, non appena l'aria che tirava non era più di suo gradimento. Così si era condotto Morven in tutto quel tempo. Molte conoscenze, ma nessun amico. Cortese con tutti, ma vicino a nessuno. Egli arriva in un villaggio, si metteva al servizio del signore di turno, svolgeva per lui due o tre incarichi, quindi, così com'era arrivato, andava via. Il tempo di guadagnare un po' di soldi, o un cavallo, o un nuovo pezzo della sua armatura. Poi, ottenuto il suo compenso, nottetempo, ripartiva.
... sempre da solo... fino a quel giorno in cui si era imbattuto in quel bizzarro cacciatore. Aveva pensato subito che fosse un uomo facoltoso… forse un ricco mercante, probabilmente un viaggiatore anch’egli... era vestito di tutto punto, con un enorme arco e due spade corte che brillavano appese alla sua cintura, e un grosso cane da caccia che lo seguiva docile... vestito di tutto punto, sì, ma senza avere la minima idea di come si usassero davvero quelle armi!
Il loro primo incontro, in una radura poco fuori dal villaggio verso cui viaggiava, fu in verità uno scontro.
Morven aveva cominciato ad inveire contro quello sconosciuto che si esercitava a tirare freccie contro un albero, adirato contro la scarsa maestria di quel giovane che con la sua imperizia per poco non lo trafiggeva con uno dei suo maldestri dardi.
Era sceso da cavallo deciso a dare una lezione a quello sprovveduto. Cinque minuti dopo ridevano insieme dell'accaduto, e il gioviale cacciatore lo stava accompagnando nella taverna più vicina per offrirgli il pranzo.
Avevano parlato a lungo, e Cypher, questo era il nome del cacciatore, era rimasto sempre più affascinato dalle avventure narrate da Morven. Lo sorprendeva sopratutto il fatto che, così giovane com'era, fosse già riuscito a perfezionare tanto l'arte della spada, e non avesse alcun timore di affrontare nemici e battaglie.
Quando, sul far della sera, Morven si rimise a cavallo per ripartire, poco dopo aver lasciato il villaggio, udì un lieve canticchiare portato dal vento.
Un attimo dopo lo vide. Cavalcava senza apparente fretta sul suo elegante stallone. Aveva il solito sorriso cordiale sul viso, e le labbra sempre pronte ad articolare uno scherzo o una battuta. Aveva con sè l'arco da guerra e i due pugnali che non sapeva brandire. Il suo cane inseparabile lo seguiva baldanzoso, ed emise due o tre versi gioiosi alla vista di Morven.
"Pensavate di esservi liberato di me, messere?" esclamò con fare gioviale.
Morven sorrise suo malgrado nel vederlo arrivare.
"Certo che no... anzi speravo che sareste venuto. Temevo per la vostra vita a lasciarvi da solo in quella locanda!”
"Avete ragione... mi occorre qualcuno che mi insegni davvero come usare questi gingilli" affermò il cacciatore, sfiorando le due spade.
"E sia... venite con me! E spero siate lesto ad imparare, o moriremo tutti di fame, compreso il vostro Sauron!", rispose Morven additando il cane che saltellava festoso tra le zampe del suo cavallo.
L’altro, per tutta risposta, gli allungò una pacca sulla spalla e rise di gusto.
Da quella sera divennero inseparabili. Morven attaccava gli avversari frontalmente, mentre Cypher, che col tempo si era rivelato molto più abile di quanto non avesse promesso in principio, teneva a bada i nemici con le sue frecce e con gli attacchi rabbiosi del suo cane.
Una sera si erano trovati a scaldarsi davanti ad un bel fuoco scoppiettante, al riparo di un’antica costruzione crollata… proprio come stanotte, gli sovvenne in quel lucido dormiveglia... davanti al fuoco, come tante altre notti. Ma quella volta c’era qualcosa di speciale.
Cypher non smetteva di fissarlo. Nonostante il suo fare allegro e la sua fluente parlantina, che tanto contrastava con i modi scostanti di Morven, il cacciatore non aveva mai osato intromettersi nei suoi pensieri. Ma quella sera, forse, era davvero speciale. Dopo aver fatto emesso una sonora risata, Cypher lo fissò con interesse.
“E’ strano che dopo tutto questo tempo, e dopo averti così lungamente parlato di me… dopo aver combattuto con te, e averti guardato le spalle… dopo che tu mi hai salvato la vita innumerevoli volte… è strano che dopo tutto questo e tanto altro io non sappia davvero quasi nulla di te, a parte il tuo nome di battesimo… dì, cavaliere… chi è Morven, il più forte spadaccino che io conosca in questo regno?”
Morven sobbalzò a quella domanda. Per un attimo, istintivamente, parve desiderare di sfuggire a quello sguardo e a quella richiesta. Ma poi ricordò il patto di lealtà che lo legava al suo compagno, e non potè che ammettere che l’altro aveva ragione. Non erano solo compagni di viaggio. Non dividevano soltanto le ricompense dei ricchi signori. Erano amici.
Cypher era il suo primo, vero amico.
Quello con cui divideva il freddo e la birra. Quello con cui poteva parlare di tutto… o quasi… povero Cypher, mi dispiace… la tua lealtà non merita questo… la mia disonestà non merita la tua fiducia!
“Chi è Morven, vuoi sapere?”
Si era disteso accanto al fuoco, aveva intrecciato le braccia dietro la nuca e aveva preso a seguire con lo sguardo le ombre che si disegnavano sul soffitto.
“Morven discende dal casato nobile dei Cassis…”
“Un nobile… ridacchiò Cypher “ci avrei scommesso! Con quei modi da principino e quell’aria innocente, persino quando affondi la spada nel ventre di un uomo!”
Poi parve riflettere un istante, prima di tornare a guardare Morven, stavolta con uno sguardo serio.
“De Cassis… ho sentito già questo nome, anche se non ricordo bene quando… De Cassis…” ripetè lentamente “non era quel casato su cui si dice si fossero abbattute fosche sventure?”
Morven tacque, continuò a guardare il soffitto ricoperto di umidità.
“Non ricordo molto, a dire il vero… ma qualche anno fa mi pare che la giovane erede del casato fu costretta ad un matrimonio con un nobile delle terre vicine… uno strano matrimonio, invero, fatto in tutta fretta per impedire che le terre dei Cassis fossero confiscate, per non so quale sfortunato affare”
Cypher fissò Morven per un lungo istante.
“Ho forse sbagliato, amico mio?”
Morven infine si decise a rispondere.
“No, non hai sbagliato…” mormorò infine, con un fil di voce “E’ proprio questa la storia… la triste storia della duchessa Zulora…”
“Sì, è proprio questo il nome della giovane di cui si è tanto parlato nel mio villaggio. La duchessa Zulora… si diceva che fosse molto giovane e molto bella”
“Sì, lo era…”
Cypher lo guardò con uno sguardo attento, curioso, mentre l’altro non poteva vederlo.
“Tu… la conoscevi bene, non è così?”
Morven si lasciò sfuggire un lungo sospiro.
“Sì…” rispose pianissimo.
L’amico gli lanciò un’occhiata colma di comprensione. Il suo abituale sorriso e il suo sarcasmo si spensero a quell’affermazione di Morven, e Cypher lo guardò con la simpatia con cui si guarda un compagno di cui si intuiscono i dolori, pur non conoscendoli…
“Devi averla amata molto…” azzardò, dopo un lungo silenzio.
Morven strinse gli occhi per non lasciarsi sfuggire le parole che non voleva pronunciare.
“Non abbastanza…” disse soltanto, con una voce distante, carica di rimpianto “non abbastanza…”
Un brivido lo scosse. Si mosse agitato da un sordo dolore, da un oscuro pensiero.
“Zulora…” mormorò nel silenzio che si era creato attorno a quel fuoco, e subito spalancò gli occhi nella semioscurità.
Si sollevò sul gomito, si guardò intorno per accertarsi che nessuno avesse potuto udire quell’esclamazione sommessa del suo sogno. Goldblum dormiva sopra la sua spada, Bumin si era ritirato in un angolo, nascosto dalla sua pesante cappa, e Lady Gonzaga… gli ci volle un attimo per realizzare. Strizzò gli occhi, per convincersi di essere sveglio. Gonzaga non c’era più. Comprenderlo e levarsi in piedi fu un solo gesto.
Si precipitò verso l’ingresso della cappella.
“Milady!” gridò al silenzio della notte, afferrandosi con forza ai battenti malandati e affacciandosi all’esterno “Milady, dove…”
Ma le parole gli morirono sulle labbra, e il suo corpo, già lanciato nel gesto di correre all’aperto dovette bruscamente fermarsi su quella soglia. Il rumore degli zoccoli gli colpì le orecchie, poi l’ordine sommesso dei cavalieri e i nitriti bassi dei cavalli cui venivano tirate le redini, come dopo una lunga galoppata.
Morven si trovò di fronte uno stuolo di cavalieri, scuri come la notte.
L’unico che riconobbe immediatamente fu quello che stava ritto di fronte a lui.
“Ed ecco che è arrivato il degno compare…” pensò tra sé e sé, con enorme fastidio “Di male in peggio…”
Talia
30-11-2010, 18.02.57
Varcai quella soglia dietro ai miei compagni e lentamente feci qualche passo nel buio corridoio che ci trovammo di fronte...
Credevo di essere pronta a tutto, quando avevo lasciato Cartignone ero convinta che l’immane sofferenza che avevo provato e il senso di colpa che mi logorava dentro mi avrebbero resa impermeabile a qualsiasi altra emozione, pensavo che niente più avrebbe potuto ferirmi o spaventarmi, pensavo che mai più il mio cuore avrebbe provato pena o rammarico... ma in quell’istante, in quel corridoio, mi resi conto di essermi sbagliata. E vacillai.
Quel debole gemito ci sorprese tutti... a malincuore mi voltai e vidi la ragazza in quelle orribili condizioni. Fu un attimo: la testa mi girò forte e dovetti aggrapparmi alle sbarre di una delle celle per non cadere, mentre il mio pensiero -contro ogni mia volontà- volava lontano da lì...
Era ormai il crepuscolo quando il carro, scortato da sei cavalieri, varcò le porte della città. Lo vidi entrare nella piazza antistante il palazzo, fare un piccolo giro e fermarsi giusto di fronte alla scala... una parte di me sapeva che cosa portava, avevo udito delle voci in proposito, ma non ci credevo. Non ci volevo credere. I soldati stavano smontando da cavallo ma io non badai loro, mi precipitai verso il carro... dovevo vedere... dovevo accertarmi che...
Due mani mi afferrarono prima che potessi avvicinarmi al candido lenzuolo che lo copriva...
“Milady, che cosa fate fuori a quest’ora?” disse l’uomo.
“Lasciatemi!” risposi “Lasciatemi, io...”
“Tornate a casa, Talia!” mi interruppe lui.
Una voce si sovrappose alle nostre: “Sir Dukey... finalmente siete tornati!”
Guxio era comparso sulla soglia del palazzo e se ne stava immobile a guardarci.
“Eccellenza!” si inchinò il cavaliere, senza tuttavia mollare il mio braccio, sebbene io stessi ancora cercando di liberarmi.
“Avete fatto quanto vi fu chiesto dal principe?”
“Sì, Eccellenza. Abbiamo seguito le indicazioni e ritrovato i corpi esattamente dove quei soldati avevano indicato di averli scoperti...”
Lo stomaco mi si stava annodando ad ogni parola, la testa sembrava volermi esplodere e non ero certa per quanto tempo ancora le ginocchia mi avrebbero tenuta; tirai con forza il braccio indietro e riuscii, finalmente, a sottrarmi dalla presa dell’uomo. Un istante dopo ero di fianco al carro, afferrai il lembo della copertura e, con un rapido gesto, la tirai via...
Tre corpi erano stati adagiati là sopra, tutti e tre erano coperti da orribili piaghe, tutti e tre avevano subito terribili ingiurie, e tuttavia uno in particolare attrasse tutta la mia attenzione: quello più vicino a me, anche se appena riconoscibile, era il corpo senza vita di Eileen.
Non avrei saputo dire cos’era avvenuto dopo... ricordavo a fatica due braccia che mi avevano afferrata e portata via, ricordavo dolore e senso di colpa, ricordavo incubi e notti insonni, ricordavo rabbia incontrollata e immensa afflizione...
Inspirai profondamente e mi costrinsi a tornare in quella prigione, mi costrinsi a riaprire gli occhi e a rimettermi in piedi...
“Apriamo quella cella!” mormorai, accorgendomi di non avere ancora la voce molto ferma “Quella scure con cui avete rotto le mie catene... credo che ci servirà di nuovo!”
Arowhena
01-12-2010, 00.56.19
Arowhena non riusciva ad intuire il trascorrere nel tempo, poiché come nei sogni, non esistevano le dimensioni di spazio e tempo...
Vedeva la luna di giorno e un sole rosso la notte... vedeva le costellazioni cadere e il cielo diventare nero e senza stelle.. voltando il suo sguardo verso la terra, questa era coperta di mani che si muovevano e comunicavano come se cercassero qualcosa sul terreno.. prendevano pugni di terra e la lasciavano cadere... Fare un passo in quegli spazi era difficilissimo... Il pane era duro ed immangiabile e spesso ciò che toccava diventava piccolo ed inutile fino a sgretolarsi... Leggere i libri che trovava sotto gli alberi era impossibile perché la vista le si appannava ogni volta che si concentrava nel leggere le parole e parlare era quasi impossibile... le costava uno sforzo sovraumano... Accendere una candela non dava nessuna luce in più...
Per lei, strega veggente che interpretava sogni, quel mondo rischiava di farle esplodere la testa... c'erano troppe informazioni, c'era davvero troppa confusione... probabilmente erano i sogni e gli incubi che tutte le anime fuori, nella dimensione reale, dovevano avere mentre dormivano. Essere bloccata nella dimensione onirica, lontana dalla realtà, rendeva inutile ed ininterpretabile anche il sogno medesimo... tutto diventava senza senso e Arowhena iniziava a cedere e stancarsi... e non credere più a nulla, non poteva poiché senza la dimensione reale, il sogno stesso perde il suo significato... Da quanto non dormiva lei stessa?... Quanto avrebbe voluto almeno incontrare una persona vicina dentro quel mondo di confusione... il sogno stesso sembrava il suo epitaffio... la lapide era là, doveva solo scavare la marba bianca con l'unghio dell'indice e scrivere le parole della sua fine... ma non era ancora la fine, non ancora...
Che sonno... che stanchezza fisica insopportabile... ma non stava dormendo, lo sapeva...
Guisgard
01-12-2010, 01.20.04
La notte.
Come un manto copriva ogni cosa, lasciando ovunque il suo alone spettrale.
La chiesa sconsacrata sembrava scricchiolare sotto il vento che cominciava ad alzarsi.
Goldblum dormiva e Bumin aveva lo sguardo perso nell'infinita oscurità della notte.
Morven invece sembrava inquieto, mentre cercava Gonzaga, svanita improvvisamente.
"E' andata via." Disse Bumin fissandolo. "L'ho veduta io stesso prendere la via che conduce dall'altra parte del bosco."
In quel momento giunsero i cavalieri da Cartignone.
"Che io sia dannato!" Esclamò Dukey. "Giungiamo dunque in tempo! Siete tutti salvi!"
"Giungete con imperdonabile ritardo!" Rispose Bumin, senza tradire nessuna emozione.
"Che posto sinistro è questo..." mormorò il Cappellano fissando la chiesa sconsacrata.
Poi, rivolgendosi a Morven, chiese:
"Notizie dei dispersi, milord?"
Guisgard
01-12-2010, 01.31.18
La notte avvolgeva anche il villaggio dei nani.
E la notte portava con se confusione, paura, malinconia ed inquietudini.
E proprio queste ultime sembravano affollare il cuore e l'animo di Arowhena.
Visioni, segni, immagini, figure, frutto forse di stati d'animo o sensazioni, che sembravano materializzarsi davanti agli occhi della donna.
Il sogno e la realtà.
Era definibile quel confine?
E dove finiva il sogno e cominciava l'incubo che attanagliava quel luogo?
Nessuno poteva saperlo.
Come nessuno poteva comprendere le inquietudini di Arowhena.
Belven forse avrebbe voluto.
Le aveva parlato, ma lei sembrava assente, come rapita.
Restò allora a fissarla.
Era bella, ma il cavaliere non solo dalla sua bellezza sembrava preso.
I suoi pensieri.
Belven avrebbe pagato chissà cosa per conoscere i pensieri di Arowhena.
Guisgard
01-12-2010, 01.59.38
Nel frattempo, nel ventre rinnegato del bosco, dove gli Atari avevano gettato le colonne del loro regno di morte, Guisgard, Talia e Gila erano penetrati nelle prigioni.
E la vista di quella ragazza li aveva pietrificati per l'orrore.
A quelle parole di Talia, Gila fissò Guisgard che rispose annuendo.
Il nano allora ruppe il legno di quella cella con la sua possente scure.
Entrò e scacciò i topi agitando la sua arma.
"Grazie, amico mio..." mormorò Guisgard.
"Ed ora?" Chiese Gila, mentre il corpo martoriato di quella ragazza era davanti a loro.
"Dobbiamo per prima cosa tagliare questo filo spinato..." disse il cavaliere "... ne sei capace?"
"Si, certo..." annuì il nano.
Estrasse allora un piccolo coltello dalla sua borsa insieme ad una tenaglia.
"Non sarà bello da vedere..." disse Guisgard a Talia.
Il nano allora cominciò a sollevare dalla carne della ragazza quel filo spinato, per poi tagliarlo e tirarlo via.
La martire restò immobile, nonostante la dolorosa operazione, lamentandosi solo lievemente.
"Ecco... il filo è tolto..." mormorò il nano.
Guisgard allora si tolse la giubba ed avvolse adagio la ragazza.
"Solleviamola." Indicò Gila.
"Sentirà un dolore insopportabile..." disse Guisgard "... con tutte queste piaghe..."
"Non credo sia più in grado di avvertire molto dolore..." rispose il nano "... avrà i nervi quasi tutti recisi... è praticamente solo carne macellata, appena attraversata da un lieve soffio di vita..."
"Un buon motivo allora per portarla via!"
E detto questo, Guisgard la prese in braccio, indicando al nano di condurli fuori da quell'Inferno.
Arowhena
01-12-2010, 02.05.36
Arowhena era così stanca... decise di sedersi su una coperta rossa poggiata sulla terra arida e spaccata per la mancanza di acqua... adesso vedeva gente passarle accanto e lei si sentiva una mendicante invisibile agli sguardi della gente... anzi... quella gente non aveva occhi, le facce avevano grandi bocche per parlare, orecchie piccolissime per non ascoltare e non avevano occhi per vedere... e la coperta era adesso cenciosa... un topolino dagli occhietti neri e rotondi le si era soffermato dinnanzi e sembrava l'unica creatura che potesse vederla... ma cade, cade dentro una crepa tra una zolla e l'altra della terra e sparisce... Arowhena, che fino a quel momento era rimasta salda e forte, cede in un pianto disperato per aver perso il topolino, l'unica creatura che le avesse rivolto uno sguardo interessato...
Singhiozzi, singhizzi, lacrime asciutte non bagnano il terreno, la terra è arida...
Qua non c’è acqua ma solo roccia
roccia e niente acqua e la strada sabbiosa
la strada che si dipana su tra le montagne
che sono montagne di roccia senz’acqua
se l’acqua ci fosse ci fermeremmo a bere
tra la roccia non ti puoi fermare o pensare
il sudore è asciutto, i piedi nella sabbia
se solo ci fosse acqua tra la roccia
bocca di montagna morta dai denti cariati che non può sputare
qui non si può sostare né sdraiarsi né sedere
non c’è neppure silenzio tra le montagne
solo un asciutto sterile tuono senza pioggia
non c’è neppure solitudine tra le montagne
solo scontrose facce rosse che ringhiano e digrignano
dalle porte di case fatte di fango screpolato
se ci fosse acqua
e niente roccia
se ci fosse roccia
e pure acqua
e acqua
una sorgente
una pozza tra la roccia
se ci fosse il suono dell’acqua soltanto
non la cicala
ed erba asciutta che canta
ma il suono dell’acqua sulla roccia
dove il tordo eremita canta tra i pini
drip drop drip drop drop drop drop
ma non c’è acqua
Morrigan
01-12-2010, 02.16.58
Morven fissò per un attimo la scena come sospeso, incapace di riordinare i pensieri in una forma definita. Tutto si confondeva... il suo sogno... le parole di Bumin... Gonzaga... il silenzio della notte... il rumore dei cavalli... che accade? Cypher, mio buon amico... guidami tu in questa notte... che accade?
Poi una voce lo riscosse, e lo riportò di colpo alla realtà, come una violenta scossa che gli traversò il corpo e gli schiarì la mente.
Guardò l'uomo che lo aveva interrogato. Era un religioso... lo conosceva... gli scrutò meglio il viso, nella penombra della notte. Era quel cappellano che aveva conosciuto nel bosco, in compagnia di Guisgard, tanti... ma quanti in realtà?... giorni fa... giorni che sembravano anni, nel tempo alterato che possedeva quella foresta... e Guisgard... chissà che fine aveva fatto, quel cavaliere! Ogni tanto gli era accaduto di ripensare al suono malinconico dell'ocarina, a quel motivo triste e bello che tanto lo aveva colpito nella notte...
Si riscosse, fissò il Cappellano, e il suo volto gli parve finalmente l'unico baluardo di salvezza tra quegli uomini che non gli ispiravano alcuna fiducia.
Così non degnò Duckey nemmeno di uno sguardo, e subito si rivolse al religioso:
"Dispersi, mio buon cappellano? Che dispersi? Qui non ci siamo che io e il mio compagno, e quel tale sir Bumin di Cartignone, spuntato qui da chissà dove. I miei compagni, il capitano Belven e i gli altri uomini li abbiamo persi di vista già da giorni, dopo essere stati attaccati vilmente a sorpresa in una radura... di loro, ahimè, non so più nulla!"
Guisgard
01-12-2010, 02.37.14
"Perchè vi trovate in questo luogo maledetto?" Chiese il Cappellano a Morven. "Avete forse trovato qualche traccia da seguire, o qualcosa che vi ha condotto qui?"
Morrigan
01-12-2010, 02.55.52
"Incontrammo uno strano uomo nel bosco... con abiti da mendicante e fare piuttosto villano... egli tuttavia, dietro compenso, ci disse che qui avremmo trovato traccia dei nostri compagni e risposta alle nostre domande. Così giungemmo a questo luogo, alla ricerca di qualche segno che ci indicasse la strada..." quindi abbassò il tono di voce e si fece da presso all'orecchio dell'altro "... quando quel cavaliere comparve dall'ombra a sbarrarci il cammino e a distoglierci dalla nostra ricerca!"
Guisgard
01-12-2010, 03.20.08
Il Cappellano, dopo le parole di Morven, fissò Bumin.
Questi era intento a parlare con Dukey.
I due si erano allontanati di qualche passo e parlavano a voce bassa.
E mentre Bumin parlava a Dukey, questi gettava strani sguardi a Morven.
Questi ad un tratto si voltò verso Goldblum e chiese:
“Nano, conosci bene questi luoghi?”
“Si, certo.”
“Bene, allora insieme ai miei uomini perlustrerete la zona…” ordinò Dukey “… voi due… andate col nano… sapete cosa dovete fare…”
“Si, milord!” Risposero due dei suoi cavalieri.
Goldblum guardò per un momento Morven, ma senza dire nulla.
“Perlustrare il bosco a quest’ora?” Chiese il Cappellano. “Non mi sembra molto saggio.”
“I nostri nemici non dormono, fidatevi…” intervenne ironico Bumin.
“Andate, presto!” Sollecitò Dukey al nano e ai suoi uomini.
Guisgard
01-12-2010, 05.02.27
Belven vide Arowhena stendersi su quella coperta e addormentarsi.
La coprì allora col suo mantello per ripararla dall’umidità della notte e si adagiò sotto un albero.
“Se vuoi dormire al coperto” disse a Cavaliere25 “vai pure dentro, mio giovane amico… io resterò qui… tanto dopo tutte le cose che ci sono accadute non riuscirei a chiudere occhio.
Restò per un po’ a fissare il cielo infinito e velato, fino a quando cadde addormentato.
La strada che tagliava in due quel borgo era semibuia, illuminata di tanto in tanto solo dall’alone che la Luna diffondeva quando riusciva a squarciare le nuvole che attraversavano quell’inquieta notte.
Belven camminava per quella strada, stretta e deserta, mentre tutt’intorno dominava un irreale silenzio.
Ad un tratto una figura gli appare davanti.
Veniva nel verso opposto al suo.
“Dove posso trovare un buon maniscalco?” Chiese Belven.
“In chiesa.” Rispose la figura.
“Perché mai?”
“Perché solo lì la paura si affievolisce.”
“Dove si trova la chiesa?” Chiese Belven.
“Dipende da quale chiesa si cerca?”
“Sono diverse?”
“Ce ne sono tre” rispose la figura “e ciascuna è dedicata ad un santo.”
“Vi è una dedicata a San Cristoforo?” Domandò Belven.
“No...” rispose la figura, che improvvisamente riprese a camminare e svanì nel buio della strada.
Belven allora continuò a camminare, fino a quando giunse presso un piccolo ponte.
Da sopra non si riusciva a vedere niente, neanche l’acqua del fiume che scorreva sotto di esso.
Ad un tratto il cavaliere udì un canto.
Si voltò e vide una sagoma, slanciata e delicata.
Era una donna.
Si avvicinò e riconobbe la voce.
“Che bel canto, milady…”
Arowhena si voltò.
E Belven si accorse che in realtà la donna piangeva.
Lei allora gli mostrò le mani e queste erano insanguinate.
In quel momento un grido di dolore e disperazione si diffuse nell’aria.
“Un’altra martire…” mormorò Arowhena fissando il vuoto.
Ad un tratto una mano si posò sulla spalla di Belven.
Era insanguinata.
Il cavaliere si voltò e vide una donna dal volto quasi del tutto sfigurato, ma ancora riconoscibile.
Belven in quel momento saltò su.
Era sudato ed agitato.
Il cielo era schiarito dall’albeggiare ed il bosco cominciava a riprendere i suoi colori.
“L’ho sognata…” mormorò il cavaliere “… ho sognato mia moglie… eppure ormai l’ho dimenticata… e con lei, tutto il male che mi ha fatto… ma perché era sfigurata?”
cavaliere25
01-12-2010, 12.21.41
Vidi Belven che si addormentò allora rimasi li accanto a lui non avevo sonno non riuscivo avevo troppi pensieri che mi giravano per la mente rimasi immobile a fissare la luna e aspettai il giorno successivo.
Morrigan
01-12-2010, 22.19.08
Quello sguardo di Goldblum gli fece quasi gelare il sangue.
I due compagni non si dissero nulla, ma si intesero alla perfezione.
Era uno sguardo preciso e diretto.
Era un saluto, pieno di deferenza e di affetto insieme.
Perchè entrambi avevano avuto lo stesso pensiero, anche se mai lo avrebbero confessato.
La stessa triste impressione che quello potesse essere un ultimo saluto.
Era questo che pensava Morven, un attimo dopo aver visto Goldblum allontanarsi con gli uomini di Duckey.
Caro Goldblum... aveva il corpo di un nano ma le spalle di un gigante, e il cuore pieno di coraggio. Parlava poco, ma agiva da soldato. A Morven aveva suggerito un grande rispetto, fin dal primo istante.
E ora lo stava guardando andare con un peso sulla coscienza e un nodo in gola, come se fosse l'ultima volta.
Perchè si poteva anche morire, in quel bosco tetro e misterioso.
Morven non ci aveva mai pensato abbastanza, in quegli anni.
Non pensava mai alla morte. Rifuggiva quel pensiero con tutte le sue forze.
Era un'idea, quella, che lo faceva stare male...
"Amico mio, adesso la tua vita sarà di certo più sicura..."
Cypher si sforzò di ridere mentre fissava lo sguardo terreo di Morven, che era chino sopra di lui.
"Non dire sciocchezze! Questo non può essere!"
"Morven, ragazzo... è così, invece... è la vita... e la morte"
Morven non riuscì più, a quel punto a trattenere le lacrime.
Levò uno sguardo verso il cielo, e cominciò a piangere, disperato.
"No... non te ne andare, Cypher... non lasciarmi da solo..."
Cypher respirava a fatica, mentre il sangue si allargava sempre più sul suo giubbetto di cuoio, incurante delle bende e della pressione febbrile delle mani di Morven. Il suo viso era pallido e i lineamenti contratti, ma nemmeno in quell'occasione rinunciò a lanciare al suo amico un sorriso beffardo.
"Prendila così... adesso nessuna freccia potrà più colpirti!"
Questa volta Morven non rispose. Strinse la mano dell'amico, e sentendo che ormai era fredda e quasi inerte, continuò a piangere forte.
Cypher lo guardò un istante, con un'espressione che si sarebbe detta di stupore, poi trasalì, come scosso da un brivido.
"Morven... " biascicò infine, e la voce era ormai distorta, quasi incomprensibile "io... ho capito..."
Morven strinse gli occhi, e il cuore gli sprofondò nel petto nel momento in cui sentì che lo spirito lo aveva abbandonato ed era volato via...
... riaprì gli occhi, e incontrò lo sguardo tagliente di Duckey.
Gli diede ancor più fastidio il fatto che l'altro lo fissasse proprio in quel momento, come se avesse potuto penetrare il suo prezioso ricordo, e sporcarlo con quel suo sguardo sprezzante e arrogante.
Lo ricambiò con la stessa moneta, sputò per terra, quindi si girò nuovamente verso il Cappellano... meglio ignorarla, certa gente... meglio ignorarla!
"Purtroppo, padre, ho la spiacevole impressione che Iddio non ci abbia inviato la migliore delle compagnie..." mormorò a bassa voce, quasi noncurante.
Lasciò cadere quelle parole con leggerezza, quasi non volesse dar loro peso, poi lanciò sul Cappellano uno sguardo attento, come se solo in quel momento avesse deciso di abbandonare la celia e discorrere seriamente.
"Ma forse con il vostro aiuto i miei sforzi e i sacrifici dei compagni assenti... e di quelli presenti... non saranno vani!"
Lo fissò con occhi sinceri, sperando di ispirare a quell'uomo la stessa istintiva fiducia che sentiva di provare.
"Cosa sapete... dite! Per l'abito che portate, vi impegno a rispondermi con sincerità... cosa sapete? e perchè siete giunti in questo posto, nel cuore della notte?"
Lady Gaynor
02-12-2010, 02.12.32
“Mio Dio, ti prego, fa che possa trovare qui un rifugio sicuro... ti prego...”
La dama, apparsa come per incanto dal buio della foresta, smontò dalla sua giumenta e la rabbonì. “Stai buona, Elinor, vedrai che riusciremo a trovare ristoro oltre quelle mura...” Il suo manto nero, un tempo lucido come velluto, appariva ora spento e sporco a causa del lungo cammino, durato settimane. “Da brava, su, lo so che sei stanca, anche io sono sfinita, ma ti prometto che stanotte avrai un giaciglio caldo e morbido su cui riposare. Non mi abbandonare proprio adesso, amica mia, mia sola e unica amica. Ecco, così, leccami un altro po' il viso...” Le membra sfinite, la dama rimontò in sella ed Elinor, come rispondendo ad un muto comando, cominciò a galoppare vero le mura di quella città sconosciuta...
Guisgard
02-12-2010, 04.14.03
Il Cappellano fissò Morven per alcuni istanti.
Si voltò intorno, come a scrutare l'essenza stessa di quel sacrilego luogo, e disse:
"Siamo qui per soccorrere voi e cercare gli altri dispersi. E siamo stati fortunati a trovare subito questo luogo e voi altri qui accampati."
"Si, fortunati..." intervenne Bumin "... credo sia la parola giusta... del resto questo bosco è come un labirinto... io sono riuscito a tornare qui grazie ad un'Arianna ed al suo magico filo..."
"Ora però bisognerà trovare il Minotauro e liberare Arianna, messere." Rispose il Cappellano con un velato sarcasmo.
"E voglia il Cielo che Arianna sia ancora viva, mio buon chierico..." disse Bumin.
"Oh, ma se lei vi ha ricondotto qui" replicò il Cappellano "è perchè conosce come entrare ed uscire dal labirinto... e voi ben sapete quanto ella sia importante per trovare il Minotauro..."
"Senza un Teseo difficilmente Arianna sarà liberata ed il Minotauro sconfitto..." disse Bumin, col suo sguardo di ghiaccio.
"Teseo, Arianna, Minotauro..." intervenne Dukey "... cosa c'entrano queste storie ora?"
"Nulla..." rispose Bumin "... il nostro chierico ama la mitologia... cosa assai curiosa per un uomo di Chiesa..."
"Trovate?" Replicò il Cappellano. "Invece io credo che il pensiero degli antichi celi spesso preziosi suggerimenti..."
Ad un tratto si udirono dei passi confusi.
Bumin e Dukey portarono subito le mani sulle spade.
All'improvviso, dai cespugli, emersero due sagome.
Erano i cavalieri mandati da Dukey ad ispezionare il bosco con Goldblum.
"Milord..." disse uno di questi al suo signore "... siamo stati attaccati da alcuni misteriosi uomini... il nano purtroppo è stato ferito a morte... noi siamo salvi per miracolo... temo stiano arrivando qui quegli uomini..."
"Maledizione!" Esclamò Dukey. "Siamo in pochi e mal armati... meglio nasconderci nella chiesa... lì avremo più possibilità di difenderci..."
"State in guardia..." disse Bumin con un ghigno a Morven, mentre tutti loro correvano nella chiesa sconsacrata "... siete rimasto solo, senza più compagni... e l'alba è ancora lontana..."
Guisgard
02-12-2010, 04.29.56
Belven non riusciva più a chiudere occhio.
Quel sogno lo aveva stravolto.
Mille pensieri ora lo tormentavano ed un senso di angoscia gli attanagliava l'anima.
Passeggiava nella campagna e fissava quel cielo denso di foschia e senza stelle.
Arowhena e Cavaliere25 dormivano poco distanti.
Il cavaliere li guardava, mentre cercava nei volti dei suoi amici la tranquillità che quell'incubo gli aveva tolto.
Restò a fissarli fino a quando cominciò ad albeggiare.
Solo allora si accorse che dalla finestra di casa sua che dava sulla campagna, il capo villaggio li aveva osservati per tutta la notte.
Guisgard
02-12-2010, 04.56.13
Gaynor galoppava sulla silenziosa e deserta strada che conduceva verso il centro di Cartignone.
Giunse così presso la locanda.
Il locandiere si era appena alzato e preparava il tutto per il nuovo giorno ormai prossimo.
"Locandiere, vedo che sei mattiniero!
Già, giusto in tempo per quello straniero!"
Disse Iodix il giullare.
"Credo sia una dama." Rispose il locandiere.
E quando Gaynor fu davanti alla staccionata della locanda, il buffo giullare le si avvicinò.
"Benarrivata a Cartignone, mia nobile signora!
Spero che il viaggio sia stato buono, data l'ora!
Cosa vi spinge qui, dove dimorano pianto e lutto?
Avanti, non esitate e se vi va raccontateci tutto!"
Recitò Iodix.
Lady Gaynor
02-12-2010, 06.00.32
Gaynor vide da lontano la luce di una locanda. Albeggiava, ma la bruma mattutina ne rendeva sfocati i contorni. "Su Elinor, ancora un piccolo sforzo... ci sarà di sicuro qualcuno che ci offrirà ospitalità." Si, e con che la ripaghiamo, l'ospitalità? si chiese Gaynor. Nel frattempo, giunse alle porte della locanda e trovò fuori un giullare ad aspettarla, che la accolse con dei simpatici versi.
"Benarrivata a Cartignone, mia nobile signora!
Spero che il viaggio sia stato buono, data l'ora!
Cosa vi spinge qui, dove dimorano pianto e lutto?
Avanti, non esitate e se vi va raccontateci tutto!"
Dopo settimane passate a patire fame, stanchezza e a cercare di evitare le insidie della foresta, quell'allegro saluto le toccò il cuore e un grande sorriso le si allargò sul volto.
"Sono Lady Gaynor, giullare, e vengo da molto lontano. Io e la mia Elinor abbamo affrontato un lungo viaggio, ma è arrivato il momento di fermarci per un po' a riprendere le forze. Cartignone, avete detto? Non pensavo di essermi spinta così a nord, ma forse è meglio così. Mio buon giullare, sareste così gentile da accompagnarmi dentro? Ho bisogno di un po' di calore..." Così dicendo, Gaynor legò Elinor alla staccionata e si avviò verso l'interno col giullare.
cavaliere25
02-12-2010, 12.05.35
Mi svegliai e vidi belven non distante da noi e dissi amico mio che avete vi vedo strano c'è qualcosa che non va? vedo sul vostro volto qualcosa che vi inquete se volete parlarne io sono disposto ad ascoltarvi e aspettai una sua risposta mentre lo guardavo
Talia
02-12-2010, 19.24.02
Camminavo dietro ai miei compagni, arrancavo per quel corridoio buio quasi che ogni passo mi costasse un’immensa fatica... non avevo guardato mentre Gila aveva liberato il corpo della ragazza dal filo spinato: non ne avevo avuto il coraggio; così come ora non avevo il coraggio di guardarla avvolta nella giubba di sir Guisgard... la sua sofferenza silenziosa mi colpiva, intensificando il mio senso di colpa, e mi faceva mancare l’aria...
E intanto, quasi inconsciamente, riflettevo...
Mi sentivo strana, come se un’idea terribile stesse tentando di farsi strada nella mia testa, ma la ragione glielo impedisse... immagini continuavano a balenarmi davanti agli occhi... le parole scambiate con Bumin, gli sguardi tra lui e Dukey, la corte di Cartignone... e poi il mio incontro con il capo degli Atari, quella voce camuffata e quegli occhi spiritati, quegli occhi che erano stati l’unica parte di lui che avevo potuto vedere, quella sensazione di deja vu che avevo provato... poi stralci di vita lontana... ma che connessione c’era tra tutto ciò?
In modo del tutto inatteso, un ricordo affiorò nella mia mente...
Pioveva quel pomeriggio e la nostra piccola casa era insolitamente buia e cupa. Mio padre stava infilando in fretta poche cose dentro una bisaccia, era arrabbiato e lo si vedeva chiaramente dai suoi gesti...
“Devi partire proprio adesso?” chiesi “Non puoi aspettare domattina?”
“No, non posso!” rispose “Questi sono gli ordini!”
“E poi... perché devi andarci tu?” lo incalzai “Tu non sei un ambasciatore, questo non sarebbe il tuo compito. E con quel che sta succedendo qui, poi... Non ha senso che il principe ti abbia ordinato di andar via da Cartignone in un momento simile!”
Mio padre smise per un istante ciò che stava facendo e mi scrutò con attenzione: “No, non ha senso, infatti!” disse lentamente “Ma ho la vaga sensazione che non sia stata precisamente un’idea del principe Frigoros, questa!”
“Che vuoi dire?”
Rimase per un istante in silenzio, poi mi afferrò per le braccia e mormorò: “Ascoltami, Talia... Ultimamente ci sono cose a Cartignone che non mi quadrano! Stanno avvenendo cose che...” si interruppe un momento e inspirò “Devo partire, adesso... ho tentato di far cambiare idea al principe, ma non ci sono riuscito! Però ti prometto che tornerò presto e, quando sarò di nuovo qui, chiariremo questa faccenda una volta per tutte! Queste ragazze che da qualche tempo spariscono nel bosco... non è normale che nessuno sappia che fine abbiano fatto!”
“Papà... io non capisco cosa tu voglia dire...”
L’uomo rimase per un istante in silenzio, poi scosse la testa: “Lo so! Non lo capisco bene neanche io, ancora... Ma chiariremo tutto al mio ritorno, non ti preoccupare! Intanto... mentre sarò via, tu devi promettermi una cosa: non voglio che tu esca da sola dalla città e non voglio... non voglio che ti fidi di nessuno, mi hai capito? Di nessuno, tranne che di Eileen e del principe! Nessun altro, Talia! Mi raccomando!”
L’avevo abbracciato forte e ci eravamo salutati...
Avrebbe dovuto tornare entro un paio di settimane al massimo, ma non l’avevamo più veduto...
Eileen era scomparsa qualche settimana più tardi!
Questo e altri mille pensieri continuavano a vorticare nella mia testa...
Confusi... eppure tutti coincidenti, come tessere di un mosaico.
E poi improvvisamente, terribile come una doccia fredda, quelle tessere iniziarono a combaciare e quell’idea indistinta che mi stava frullando per la testa, mi si presentò davanti in tutta la sua terribile realtà!
Mi bloccai all’improvviso... la bocca aperta in un urlo senza voce, gli occhi sgranati... le ginocchia mi cedettero per l’orrore e, d’istinto, mi aggrappai alla parete.
Guardavo il nano e il cavaliere che camminavano davanti a me, ma non li vedevo realmente...
Vedevo solo quell’idea, e...
Non poteva essere!
Eppure aveva senso!
Udii di nuovo le parole di Eileen in quel giorno lontano, rividi la partenza forzata di mio padre, quegli sguardi di Bumin e di Dukey... e lui... lui che era sempre stato il solo che tutto sapeva e che tutto manovrava... solo lui poteva aver avuto la possibilità di creare tutto quello nel segreto più assoluto...
Tutto aveva senso adesso!
Quell’idea rendeva tutto chiaro, tutto comprensibile...
E al contempo quell’idea, se si fosse rivelata fondata, rendeva tutto ancora più terribile... ancora più spaventoso!
Un brivido mi attraversò tutta mentre, pietrificata dall’orrore, continuavo strenuamente a tenermi al muro... sentivo che se mi fossi staccata da quella parete, se avessi tentato anche solo un altro passo, sarei crollata a terra.
“Siamo perduti!” mormorai, con voce tremante.
Guisgard
03-12-2010, 02.30.36
I tre camminavano in uno stretto corridoio, con un senso di angoscia e di claustrofobia.
Ad un tratto Guisgard si voltò verso Talia.
"Cosa avete detto?" Chiese turbato dalle parole appena accennate dalla ragazza.
Guisgard
03-12-2010, 02.56.20
Nello stesso momento, alla locanda di Cartignone, Iodix accompagnò dentro lady Gaynor.
Il giullare fece accomodare la dama davanti al fuoco che da poco il locandiere aveva acceso.
"Il generale Inverno comincia a bussare forte..." disse il locandiere "... ed un buon fuoco è il compagno ideale."
La dama era molto bella e la stanchezza non aveva intaccato i bei lineamenti del suo volto.
"Questo tempo pare di ghiaccio
e l'angoscia dal cuore non scaccio!
Il caldo fuoco arde forte e si consuma
e la speranza di ritrovarlo ormai sfuma!"
Recitò triste il giullare.
Talia
03-12-2010, 03.09.52
Alzai gli occhi sul cavaliere... ero cosciente del brivido incontrollato che mi stava scuotendo dalla testa ai piedi, ma non riscivo a controllarlo. Serrai il pugno nella speranza di fermare almeno la mia mano.
"Triste è il destino di colui che riconosce il volto del male, se non ha i mezzi per combatterlo!" sussurrai, in preda a nero terrore "Io temo di aver compreso... temo di aver decifrato i segni, alla fine... ma, se ho ragione, nessuno potrà aiutarmi. Se ho ragione, il mio destino è già segnato!"
Guisgard
03-12-2010, 03.15.21
Guisgard fissò Talia cercando di comprendere ciò che stesse dicendo.
"Ma di cosa parlate?" Gridò il cavaliere. "Perchè sareste spacciata? Su cosa dite di aver ragione?"
"Guis, non urlare" mormorò Gila "o ci sentiranno..."
Ma Guisgard sembrava non dar retta al suo amico nano, preso e turbato com'era dalle strane parole di Talia.
Morrigan
03-12-2010, 03.26.29
Morven rimase per un istante pietrificato, come di ghiaccio. Mentre tutti intorno a lui cominciavano ad agitarsi, a correre, a spostarsi veloci, lui restava immobile davanti all'uscio della chiesa.
Si portò inavvertitamente una mano alle labbra, in un gesto che una volta gli era molto familiare, ma che da tempo non aveva più compiuto. E le labbra gli tremavano, come se fossero state l'unica parte viva e mobile di quel corpo che sembrava non voler più rispondere alla ragione... ferito a morte...
"Che vuoi che sia... andrò da solo stavolta!"
"Mi dispiace, Cypher... ma non mi piace questo incarico che ci hanno dato!"
"Si, hai ragione... ma sono un sacco di soldi... sono davvero tanti bei soldi, e noi non abbiamo un incarico da mesi!"
"Sì, però... non mi piace quel Lord Bonsee... e non mi piacciono i suoi scagnozzi... io non voglio prendere parte a questa spedizione, e non dovresti andare nemmeno tu!"
Cypher lo aveva guardato con il suo solito sorriso aperto e sicuro.
"Be', almeno vieni con noi fino all'accampamento... potresti cambiare idea all'ultimo momento e seguirci... oppure attendi li che io ritorni coperto di gloria e di soldi per inginocchiarti davanti al grande Cypher!"
Avevano riso e scherzato a quelle parole, com'erano soliti fare quando iniziavano a sfidarsi con le grasse vanterie da soldati...
... ma Morven non aveva cambiato idea. Aveva seguito il gruppo di cavalieri fino all'accampamento nel bosco, vicino a quella torre che sembrava così importante per il signore di quelle terre, e al contempo così difficile da espugnare. Aveva aiutato Cypher ad indossare le protezioni, aveva scherzato con lui e sellato il suo cavallo... ma non aveva cambiato idea, no!
Era rimasto a guardare mentre gli altri si allontanavano.
Cypher, in groppa a quel suo elegante puledro... "fortunata canaglia, come fa a fare sempre un mucchio di soldi?!?!"... gli aveva lanciato un saluto con la mano e un sorriso gioviale e aperto, come sempre...
Aveva passeggiato tra le tende, senza far caso a nulla... aveva dialogato col tramonto... aveva toccato il fondo dei propri pensieri, il fondo di quella assurda provvisorietà che era la vita... perchè non era andato?... perchè si era tirato indietro?... cosa lo aveva fermato?... forse non era il gran cavaliere che credeva di essere... a ben pensare, non lo era affatto! Aveva lasciato ogni cosa per inseguire quel sogno... ed era finito a fare il mercenario, al soldo di chi potesse garantirgli un nuovo pezzo di armatura o una spada migliore... voleva essere nobile come Parsifal e coprirsi di fama e di gloria, ed invece si stava vendendo al miglior offerente... ormai il suo nome cominciava ad essere famoso tra quelle terre... tutti volevano pagare l'abile spadaccino per questa o per quell'impresa... ma era fama, quella? ed era gloria?
Era talmente preso dai proprio pensieri che quasi non si accorse dello scudiero che lo chiamava...
"Signore..."
Morven si voltò, quasi adirato per essere stato interrotto. Poi incrociò lo sguardo pallido e gli occhi tremanti di quel ragazzino.
"Signore... mi hanno detto di portavi queste..."
E in tutta fretta, come se avesse paura di lui, il ragazzo gli tese due spade corte, ancora coperte di sangue. Morven le prese tra le mani, senza capire... le spade corte che Cypher portava sempre con sè...
"Ma che..."
Il ragazzino era già sgattaiolato via, e Morven sollevò lo sguardo a cercare una risposta. Dall'altro lato del campo, gli uomini di Bonsee stavano ritornando, e non c'erano scherzi o frasi gioviali in quel gruppo. Si precipitò in quella direzione con una strana ansia nel cuore...
"Che cosa è successo?" chiese con urgenza.
Nessuno gli rispose, molti lo evitarono senza dargli molto peso. Morven strattonò uno dei soldati che gli passò accanto. Questi lo guardò con uno sguardo arcigno e alla sua domanda rispose brusco:
"Che vuoi, marmocchio senza fegato? Il tuo degno compare è laggiù, che sta morendo come merita gente come voi... sporchi mercenari!"
Morven gli aveva tirato un pugno in pieno viso e l'aveva lasciato steso a terra. Il suo unico pensiero era rivolto a Cypher...
... ferito a morte... continuava a guardare la notte... Goldblum... dovevo andare io... toccava a me... stavolta toccava a me... avevo un conto da saldare con la Morte!
"State in guardia... siete rimasto solo..."
Quelle parole gli risuonarono in mente, facendolo trasalire... siete rimasto solo... che sciocchezza! Io sono sempre stato solo... e solo sarei dovuto restare... non sono certo una fortuna per i miei compagni!
"L'alba è ancora lontana..."
Sì, era lontana... benedetta notte... forse così salderò quel vecchio conto con la Nera Signora!
Si voltò verso Bumin, un attimo prima che questo si voltasse per seguire gli altri dentro la chiesa.
"Avete ragione, mio signore... devo stare in guardia! A questo proposito, dunque, fatevi prestare un'arma affilata da qualcuno dei vostri amici, e rendemi quel vecchio gladio che vi diedi in prestito... comprendo dalle vostre sagge parole che stanotte servirà più a me che a voi!"
Guisgard
03-12-2010, 03.43.29
Bumin fissò Morven e sorrise con irriverenza.
"Eccovelo..." disse lanciando a Morven il suo gladio "... ma dubito che potrà esservi utile..."
"Presto, prepariamoci!" Urlò al gruppo Dukey. "Saranno qui da un momento all'altro."
All'improvviso una freccia, scoccata da chissà dove, trafisse al collo uno dei soldati di Dukey.
"Sono già qui..." disse Bumin "... siamo tutti sottotiro..."
Ad un tratto un gran silenzio piombò intorno a loro.
Irreale ed insopportabile.
Per poi lasciare il posto a decine di sibili che si facevano sempre più intensi.
In un attimo una pioggia di frecce cominciò a cadere su di loro.
Talia
03-12-2010, 03.43.37
"Shhh..." sussurrai, alzando una mano e fermandola a pochi centimetri al volto del cavaliere.
Socchiusi gli occhi un istante, tentando di riprendere in parte il controllo, poi cercai di spiegare: "Sono stata una sciocca! Sono stata cieca e sorda, fino ad ora... ma finalmente ho capito! Ho decifrato i segni, temo! Ma ora non so come agire. Lui è potente a Cartignone! Lui è il solo che avrebbe potuto far tutto questo... che avrebbe potuto radunare intorno a sé un sì gran numero di esaltati, che avrebbe potuto convincere qualcuno arrogante come Bumin a seguirlo, che avrebbe potuto manovrare a suo vantaggio la mente del principe! Eileen l'aveva capito, io non le avevo creduto e lei è morta! Mio padre l'aveva capito, ha tentato di mettermi in guardia... ma di nuovo io non avevo compreso le sue parole, e ora lui è scomparso! Però... però adesso, finalmente, vedo le cose con chiarezza... adesso tutte le tessere sono andate a posto e io vedo che solo una persona aveva il potere per far questo... solo lui! Guxio!"
Guisgard
03-12-2010, 04.03.55
Guisgard restò un attimo in silenzio dopo aver udito il ragionamento di Talia.
"Guxio..." ripetè il cavaliere "... è quindi un membro della corte di Cartignone?... Massì!" Esclamò dopo qualche istante. "Io ho visto il volto del loro capo e mi ricordava qualcuno! Qualcuno visto proprio alla corte di Cartignone! E se due indizi fanno una prova, forse..."
Ma le parole di Guisgard furono interrotte dalla delirante risata della ragazza che teneva in braccio.
"Ma che diavolo..." mormorò il cavaliere.
"Lui conosce ogni vostra intenzione..." disse la ragazza "... e non uscirete mai vivi da qui..."
I suoi occhi allora si fecero rossi come il sangue vivo e spalancò la bocca tentando di mordere Guisgard.
Questi però riuscì a divincolarsi dal suo abbraccio e la lasciò cadere a terra.
"Morirete tutti!" Gridò la ragazza tentando di afferrare ora Talia.
Guisgard però tirò a se la dama di Cartignone, sottraendola all'assalto di quella ragazza che sembrava in preda ad una diabolica follia, ma che riuscì comunque a mordere il braccio del cavaliere.
"Maledetta..." gridò Guisgard.
Ma proprio mentre la ragazza si apprestava ad un nuovo assalto, Gila la colpì alle spalle con la sua scure, mozzandole il capo.
"Ma cosa le è successo?" Domandò Guisgard.
"Non era più umana ormai..." rispose il nano.
"Quel maledetto ha stregato queste ragazze..." mormorò Guisgard "... state bene, Talia?" Chiese poi alla ragazza, mentre si teneva il braccio che cominciava a sanguinare in maniera insistente.
Lady Gaynor
03-12-2010, 04.16.19
Entrata nella locanda, Gaynor venne accolta con molta gentilezza dal locandiere, ma furono i malinconici versi del giullare a colpire la sua attenzione. All'improvviso avvertì un brivido lungo la schiena, come una sorta di triste presagio.
Tranquilla, ragazza mia, nessuno potrebbe mai immaginare che tu ti sia spinta fin qui. A quest'ora gli uomini di Duncan saranno arrivati di sicuro a Cesan, pensando che mi sia nascosta dalla zia Gwyneth. Che sciocchi, tutti quanti! Mille volte meglio la foresta, piuttosto che essere costretta a tornare ad Imperion!
Scacciata la sensazione di paura, Gaynor chiese al giullare: "Qual'è il vostro nome, mio buon amico? E perchè mai avete l'angoscia nel cuore? Avete forse perso qualcuno che vi era caro?"
Morrigan
03-12-2010, 04.31.33
Morven afferrò la corta spada e la strinse. Decise di non dare peso alle parole di Bumin, e ancor più al suo sguardo.
Rimise il gladio alla cinta, e in quel gesto sfiorò l'elsa di Samsagra. L'aveva affibbiato ad una seconda cinta che stava un pò più in basso della prima, più sottile, dove teneva ancora le sue lame più piccole... le spade di Cypher... tutti lo trovavano bizzarro... non erano certo armi da cavaliere, quelle... erano solo due corte spade... da ladro, da mercenario... o da cacciatore! Sorrise suo malgrado, a quel pensiero... col tempo aveva imparato ugualmente a maneggiarle in maniera temibile, sfruttando la loro velocità in luogo della lunghezza che gli consentiva la giusta distanza... e le aveva usate bene, fino al giorno in cui il Destino gli aveva donato Samsagra.
Accarezzò la forma di drago che attorcigliava le sue spirali attorno all'impugnatura dell'ama... sentì un profondo respiro levarsi attorno a lui, come un prolungato e lento sospiro, il sospiro di un'anima... e la spada per un istante gli parve che emanasse calore, nell'attimo in cui la sua mano si soffermava in quella carezza... era davvero come una donna, quella spada, pensò...
"Ela, Samsagra..." mormorò con dolcezza "stanno arrivando..."
E un attimo dopo, una pioggia di frecce cominciò ad abbattersi su di loro.
Il soffito semicrollato e le crepe che si aprivano su quei muri corrosi non davano certo sicuro riparo da quegli acuminati araldi di morte, e l'oscurità della notte non permetteva di scorgere nulla... non c'era modo di difendersi.
Bizzarramente Morven pensò che Bumin avesse avuto ragione... il gladio non avrebbe potuto essergli di alcuna utilità in quel frangente, nè spada alcuna poteva fargli da scudo contro quella minaccia che cadeva dal cielo a colpire a caso e senza il minimo preavviso.
Fu allora che Samsagra cominciò a cantare, rammentandogli quei versi che Morven conosceva bene, ma che quella paura improvvisa gli aveva allontanato dalla mente...
"La sua fedeltà ti sarà scudo e corazza;
non temerai i terrori della notte
né la freccia che vola di giorno...
Mille cadranno al tuo fianco
e diecimila alla tua destra,
ma nulla ti potrà colpire..."
E a quelle parole, il cuore di Morven si placò... si, era così... e la fedeltà gli avrebbe fatto da scudo... la fedeltà al suo sogno!
In quel momento il suo pensiero, rassicurato e rinsaldato, corse allora a difendere chi gli stava vicino.
Prese il Cappellano, che si era riparato poco distante da lui, lo afferrò dall'ampia veste e lo trascinò con se, fin sotto il grande altare di pietra che occupava il fondo della chiesa.
"State qui!" gli intimò all'orecchio "Qui sarete al sicuro!"
Guisgard
03-12-2010, 04.38.22
"Il mio nome è Iodix di Cornovaglia
e un malessere il cor mi attanaglia.
Il mio nobile e bel padrone è svanito
e temo che sia stato assalito o rapito!"
Recitò il giullare, in risposta alle domande di lady Gaynor.
"Egli mi è molto caro, mia signora
ed il duca suo zio questo ora ignora.
Sento che è in pericolo, il mio signore
e ciò mi da la morte in fondo al cuore!"
Concluse Iodix.
Talia
03-12-2010, 04.56.39
La follia della ragazza mi aveva colta di sorpresa... gridai quando ci assalì e gridai di nuovo quando Gila fece volar via la sua testa, coprendomi istintivamente gli occhi con le mani.
Li riaprii lentamente solo quando ci fu di nuovo silenzio e udii la voce del cavaliere vicino a me...
“Sì!” dissi “Sto bene... Credo!”
Poi mi accorsi che si stava tenendo il braccio e che molto sangue ne usciva...
“Vi ha ferito!” mormorai allora “Lasciate che vi bendi, e poi andiamocene da qui! Non voglio rimanerci neanche un istante in più!”
Guisgard
03-12-2010, 05.19.17
Il Cappellano sorrise a Morven e lo benedisse.
Un attimo dopo urla e rumore di armi si diffusero davanti alla chiesa.
In breve diversi di quegli uomini tatuati aggredirono i cavalieri e sorse uno scontro terribile.
Più si combatteva, più sembrava che quegli aggressori aumentassero di numero.
Fino a quando Bumin urlò:
"Dividiamoci! Verso il bosco!"
Guisgard
03-12-2010, 05.28.42
"No, non preoccupatevi, io sto bene..." disse Guisgard a Talia "... e avete ragione... anche io non vedo l'ora di uscire da questo posto maledetto..."
"Sei ferito seriamente?" Chiese il nano.
"No, come detto è solo un graffio."
"Sanguina un bel pò..."
"Non perdiamo altro tempo e proseguiamo..." rispose Guisgard tenendo sempre stretta la mano sulla ferita.
I tre allora continuarono, fino a quando si trovarono in una profonda cavità, scavata nella roccia.
"Manca ancora molto?" Chiese Guisgard a Gila.
"No, qui dentro purificano le loro armi..." rispose il nano "... non manca molto ad una delle uscite secondarie..."
Lady Gaynor
03-12-2010, 14.59.26
Gaynor ascoltò con attenzione le rime di Iodix. Dunque il suo padrone, nipote di un duca, si trova nei guai... "Di grazia, potrei conoscere la storia?" disse, rivolgendo lo sguardo prima al giullare, e poi al locandiere. "Mi avete incuriosita..."
Talia
03-12-2010, 20.59.35
Mi guardai intorno... una profonda cavità irregolare si spalancò davanti ai nostri occhi, dove quella luce incerta proveniente dalle torce appese alle pareti rendeva l’ambiente vagamente sinistro.
“Purificano le loro armi?” chiesi, lanciando un’occhiata sorpresa a Gila... l’idea mi fece rabbrividire, e soggiunsi: “Credo che sia alle loro anime che dovrebbero pensare, invece!”
Rimasi per un istante immobile... continuavo a sentirmi a disagio, il pensiero di Guxio mi perseguitava e non riuscivo a togliermi dalla mente la reazione della ragazza, di poco prima, e le sue parole...
Infine mi voltai verso il cavaliere: “Ha detto che non saremmo usciti mai da qui...” mormorai “Quella ragazza ha detto che lui conosce tutte le nostre mosse! Non voglio rischiare che abbia ragione: vi prego, andiamo!”
Guisgard
04-12-2010, 01.18.38
Nel frattempo, al villaggio dei nani, Belven era rimasto sorpreso dall’atteggiamento di Sausar, il capo villaggio.
Il cavaliere non attese che il villaggio fu del tutto risvegliato dal nuovo giorno e corse verso l’abitazione del capo dei nani.
E nonostante le resistenze dei servitori di Sausar, Belven riuscì a vederlo.
“Avete passato la notte a spiarci…” cominciò a dire il cavaliere.
“Badate a come parlate…”
“Allora parlate voi” replicò Belven “e dite tutta la verità, stavolta!”
Sausar lo fissò per alcuni interminabili istanti.
“Voglio la verità…” ribadì Belven con forza.
“Quale verità?” Domandò il nano.
“Tutta!”
In quel momento entrarono due guardie.
“Sono impegnato, ora.” Disse Sausar.
“Signore, c’è qualcuno che vuole parlarvi…” riferì una delle guardie “… e credo sia importante che voi lo ascoltiate…”
Sausar fissò stupito quella guardia.
"E sia, fatelo entrare..." ordinò.
Morrigan
04-12-2010, 01.37.32
All'ordine di Bumin tutti gli uomini si precipitarono fuori dalla chiesa, verso il bosco, nella speranza di sfuggire a quell'attacco.
Dall'ingresso giungeva il rumore di spade e le urla di rabbia e di dolore.
Morven strinse il braccio del Cappellano.
"Venite!" gli disse rapido, afferrandolo per la manica e tirandolo via dal grande blocco di pietra grezza che un tempo era stato l'altare.
Approfittando della gran confusione di uomini e di armi,e subito seguito dal religioso, Morven sgattaiolò verso l'angolo più estremo della chiesa, dove un gran cumulo di vecchie assi di legno e pietre crollate dal soffitto stavano ammonticchiate disordinatamente.
Lì, protetto dall'ombra della notte, fece nascondere il Cappellano, quindi a sua volta si acquattò al riparo di quei resti, tendendo le orecchie con attenzione ai rumori che provenivano dall'esterno
"Restate qui... non vi muovete... non respirate neppure, se potete!", sussurrò al Cappellano, in tutta fretta.
Quindi si rimise in ascolto.
Il cuore gli martellava nel petto.
Aveva fatto una scelta azzardata, e molto, e ancora non era del tutto certo che fosse quella corretta.
Tuttavia, aveva pensato, i nemici avrebbero scorto gli uomini di Bumin che si lanciavano verso il bosco, e di certo sarebbero corsi in quella direzione, all'inseguimento delle loro prede. Su questo diversivo aveva fatto affidamento Morven, sull'idea che quegli uomini sanguinari avessero creduto ormai deserta la piccola chiesa, e che si fossero diretti quindi verso la boscaglia.
Restare immobili e in silenzio perfetto era vitale.
Qualcuno forse sarebbe entrato a dare un'occhiata, e farsi sorprendere in quel luogo significava morte certa, visto il gran numero dei nemici.
Dovevano attendere, e vedere. E forse, sperava anche troppo ottimisticamente il giovane Morven... forse, quando l'agitazione di quell'attacco si fosse infine calmata, avrebbero potuto anche avere la fortuna di scoprire qualche nuova informazione, celati com'erano in quell'angolo oscuro, protetti dal mantello della notte e dalla generosa incuria degli uomini e del tempo.
Guisgard
04-12-2010, 01.55.11
Nello stesso istante, nella locanda di Cartignone, Gaynor, incuriosita dalle parole di Iodix, aveva chiesto di saperne di più.
"Sangue caldo e testa dura
all'uomo portano solo sciagura!
Impetuoso ed anche avventato
e per questo fu tanto sventurato!"
Recitò il giullare.
"Basta con queste rime..." intervenne il locandiere "... perdonatelo, milady... ormai racconta a tutti i viaggiatori questa storia... dunque, il suo padrone sembra sia svanito una notte, mentre accompagnava una bella dama verso il bosco. E da quel momento non è più ritornato. Il bosco di Cartignone, infatti, sembra essere maledetto... da tempo ormai spariscono giovani donne... ed alcune di queste sono state ritrovate senza vita, dopo aver subito indicibili torture... qualcuno le ha rese martiri di chissà quale folle visione di morte..."
"Povero il mio dolce signore,
alla mercè di tale folle orrore.
Vorrei essere un gran cavaliere
e non uno stolto e inutile ciarliere.
Correrei si in quel bosco senza bene
e lo riporterei qui, salvo da tali pene."
Recitò tristemente Iodix.
Lady Gaynor
04-12-2010, 02.06.14
Ascoltata la spiegazione, Gaynor chiese al locandiere: "Perdonatemi se sembro immischiarmi in faccende che non mi riguardano, ma non è stato mandato nessuno sulle loro tracce? Se è vero ciò che raccontate, quei due saranno in pericolo." Si voltò poi verso il giullare: "Mio buon Iodix, voi avete parlato di un duca, chiedete aiuto a lui, ma non potete star qui con le mani in mano a raccontare questa storia a chiunque la voglia ascoltare, senza però intervenire. Il vostro cuore è dunque pavido? C'è di mezzo anche una dama..."
Guisgard
04-12-2010, 02.11.22
Intanto, nascosti nella chiesa, Morven ed il Cappellano attendevano che la confusione della battaglia volgesse a loro favore.
"Che beffa..." mormorò il Cappellano "... siamo nascosti in questa chiesa maledetta per salvarci dai nostri nemici, eppure non vi è un posto peggiore di questo per nascondersi dal male..."
Sorrise amaramente ed aggiunse:
"Una chiesa sconsacrata... un luogo un tempo di luce, divenuto ora dimora dell'oscurità più fitta..."
Passarono alcuni interminabili momenti, senza che nulla accadesse intorno a loro.
Un silenzio irreale dominava in ogni dove di quel bosco.
Ma all'improvviso si udì una voce.
"Ehi, dove siete?" Gridò Dukey, sbucato dalla fitta boscaglia. "Siete vivi? Potete venire fuori... abbiamo messo in fuga quegli uomini... non c'è più pericolo..."
Guisgard
04-12-2010, 02.27.18
Nel frattempo, alla locanda, Gaynor apprendeva dei fatti che stavano flagellando Cartignone.
"Il duca è lontano dai mali di quella boscaglia.
Egli è al sicuro, ignaro di tutto, in Cornovaglia.
Eh, ma se lui sapesse si che giungerebbe veloce,
che come un figlio l'amava e perderlo sarebbe atroce."
Disse Iodix.
"Lord Frigoros, signore di Cartignone, ha mandato diversi uomini nel bosco per comprendere quale maleficio attanagli quel luogo..." intervenne il locandiere "... ma sembra tutto inutile... non solo, infatti, il padrone di questo giullare sembra svanito in quel diabolico incanto, ma anche altri, tra cui lady Talia, che dopo la morte della figlia di lord Frigoros è divenuta la pupilla del nostro signore... e proprio lady Talia accompagnò quella notte nel bosco il padrone di questo cantastorie..."
Lady Gaynor
04-12-2010, 03.17.21
A sentire queste tristi parole, il cuore di Gaynor si strinse per la pena. Non conosceva quelle persone, ma una sorta di empatia la faceva reagire con sgomento all'idea che li, da qualche parte nel bosco, ci fossero due persone terrorizzate, braccate come conigli, convinte che il mondo si fosse dimenticato di loro. Ancora prima che la mente reagisse, la bocca stava già esclamando: "Ma com'è possibile che siate ancora qui senza far niente? Questo Lord Frigoros dev'essere uno che si arrende presto, ma voi, Iodix, che tanto sembrate amare il vostro padrone, non vi siete preso nemmeno la briga di muovere un dito per lui. Certo che quassù al nord avete uno strano modo per dimostrare il vostro amore..."
Ecco, ora mi cacceranno via a pedate, sempre perchè non riesco a tenere a freno la lingua. Morirò senza imparare cosa significhi essere una vera dama che sa stare al suo posto...
Guisgard
04-12-2010, 03.23.15
Intanto, nel ventre oscuro del bosco, Guisgard, Talia e Gila continuavano la loro risalita da quell'Inferno.
"Pensare alle loro anime..." mormorò Guisgard "... dubito che quei maledetti abbiano ancora delle anime..."
"Da quella parte..." indicò Gila.
I tre allora si incamminarono verso una fessura che si apriva nella parete rocciosa.
Ad un tratto sentirono un gemito, un lamento.
"Cosa è stato?" Chiese Guisgard.
"L'eco dei nostri passi." Rispose Gila. "Proseguiamo..."
"Papà..."
"L'ho sentito di nuovo!" Esclamò sorpreso Guisgard. "Proveniva da quella parte!"
"Io non ho sentito nulla." Rispose il nano.
"Papà... papà, non mi abbandonare... Dio, aiutami..."
"Nulla?" Chiese Guisgard. "Laggiù c'è qualcuno che chiede aiuto..."
"E' stregoneria!" Sentenziò Gila. "Un incanto che cela una trappola... proseguiamo per la nostra strada."
Ma fatti pochi metri, i tre sentirono dei passi alle loro spalle.
"Qualcuno ci segue..." disse Guisgard.
"Non c'è nessuno..." rispose il nano "... continuiamo a camminare... senza più voltarci."
Ma ad un tratto quella voce si fece più nitida e Talia la riconobbe.
"Talia..." chiamò "... Talia... non mi riconosci? Sono Eileen... Talia, sono io..."
"Non voltatevi." Disse Guisgard a Talia.
"Talia... perchè mio padre non è venuto a prendermi?" Domandò piangendo. "Perchè? Ho pregato ogni notte... ma lui non è venuto... ero sola... loro erano cattivi... e poi..."
"Non voltatevi e proseguiamo." Ripetè Guisgard a Talia, prendendola per mano e tenendola stretta.
"Talia..." chiamò di nuovo quella voce "... ti ho aspettata... sapevo che saresti venuta a prendermi... non lasciarmi quaggiù ora... loro torneranno... ho paura, Talia... non andare via... non mi abbandonare quaggiù... Talia... sono io... tu sai che sono io... sono Eileen... Talia, non mi abbandonare da sola.. ho freddo... ho paura... portami a casa con te..."
Talia
04-12-2010, 03.53.46
Camminavo in fretta, con il cuore in gola e una strana sensazione addosso... papà diceva sempre che avevo il dono di avvertire in anticipo quando c’era qualcosa che non andava, un diffuso malessere che mi coglieva senza un’apparente motivazione e che fungeva come una sorta di campanello d’allarme. Era sempre stato così: non sapevo perché. E tuttavia, da quando ero penetrata nel regno degli Atari, quel diffuso malessere non mi aveva più abbandonata.
Non feci caso, dunque, a ciò che avvertivo dentro di me risalendo quello stretto passaggio...
O, almeno, non ci feci caso finché non udii quella voce!
Era una voce debole, di giovane donna, una voce che da principio suonò alle mie orecchie assolutamente estranea, tanto insignificante per il mio cuore che non compresi il nervosismo che notai nel nano Gila...
E tuttavia, udendola di nuovo, ascoltandola... mi suonava sempre più familiare... era come un canto, un canto dal sapore vagamente ipnotico...
Avvertii la mano di Guisgard afferrare in fretta la mia e stringerla, e per un istante tornai lucida...
Un istante!
Ma quella voce, quelle parole... Eileen...
‘L’hai vista morta!’ disse un’altra voce, da qualche parte nella mia testa. Una voce, questa, che somigliava stranamente a quella di mia madre. ‘Hai visto il suo corpo senza vita!’
Eppure quei lamenti, melodici come un canto, proprio alle mie spalle...
Non avvertivo quasi più il contatto con la mano del cavaliere ora, e la voce di mia madre nella mia testa era così lontana ormai...
Eileen... tutto ciò che udivo era quel pianto, come un canto di dolore...
Combattere... Non potevo più combattere...
E molto lentamente, senza quasi che me ne rendessi conto, iniziai a voltare indietro la testa, verso quella voce e quel lamento...
Guisgard
04-12-2010, 03.56.33
Nello stesso momento, alla locanda di Cartignone, il temperamento di Gaynor cominciava a farsi vivo.
"Eh, milady..." disse il locandiere "... avete un bel carattere indomito! Ma non siate dura col nostro giullare... egli è uomo di rime e versi, che sogna al massimo una tavola imbandita ed un letto caldo. Non cerca fama e ricchezza. Il suo sogno non è abbattere draghi. Non lui che se la fa addosso se sua suocera alza un pò la voce!" E rise forte.
"Eppure io vi dico, mia signora,
che certo partirei alla buon'ora!
Se però trovassi un buon amico
io partirei all'istante e qua lo dico!
Un compagno d'armi, sono sincero,
animato si da ardore e coraggio vero."
Esclamò Iodix.
Guisgard
04-12-2010, 04.07.20
"Talia..."riprese a dire la voce "... Talia, non mi abbandonare qui... sono da sola, ho paura... loro torneranno... portami a casa con te... ho paura... li sento... Talia, presto, vieni a prendermi... sono qui... vieni, Talia... Talia..."
Guiagard camminava senza voltarsi, ma cominciò a sentire che Talia lo seguiva più lentamente.
A tratti era quasi lui a doverla trascinare con sè.
"Non voltatevi, Talia. Stringete la mia mano e camminate guardando solo davanti a voi."
La voce di Guisgard si sovrappose a quella di Eileen, fino quasi a confondersi con essa, nella testa di Talia.
"Talia... perchè vai via...?" Gridò la voce impaurita. "Talia... Talia... sei venuta a prendermi, lo so... non andartene... Talia, vienimi a prendere e torniamo a casa insieme..."
Lady Gaynor
04-12-2010, 04.24.44
"Vi prego, vogliate scusare la mia impertinenza, non avrei dovuto parlare in quel modo."
Uno zio duca, un lord... qui c'è gente che ha da perdere molto se quei due sventurati fanno una brutta fine. Mi chiedevo se... no, ragazza mia, fermati a riflettere, non si offre protezione ad un cadavere, ed è quello che diventeresti gettandoti in quest'avventura...
Ma una vocina continuava a ronzare nella testa di Lady Gaynor. C'era qualcosa che la spingeva ad interessarsi della sorte del cavaliere e della sua dama. Non li conosco, non so neppure che volto abbiano o se siano già morti, eppure è come se una voce mi chiamasse e mi spingesse verso di loro...
Di nuovo impulsivamente, Gaynor si rivolse al giullare e disse: "Ebbene Iodix, io non sono un uomo d'armi, come potete ben vedere, ma il coraggio non mi manca. Sono scappata da un posto che odiavo, da un signore che mi tiranneggiava, ho attraversato miglia e miglia di boschi e foreste, combatutto tante insidie, e tutto con l'aiuto di nessuno. Solo io ed Elinor, l'amica più fedele che si possa immaginare. Per questo, non ho nient'altro da offrire che il mio coraggio, ma se lo volete, sono pronta ad accompagnarvi alla ricerca del vostro padrone e della sua dama."
cavaliere25
04-12-2010, 10.20.04
Mentre Belven era dal capo dei nani io iniziai a girovagare per il villaggio per scoprire qualche cosa e trovare qualche indizio importante e riferirlo a Belven
Lady Gaynor
04-12-2010, 22.17.21
Ecco, complimenti Gaynor, l'aria fredda di questa regione deve averti dato alla testa... Certo che essere venuta qui per scappare alle grinfie di Duncan per poi ritrovarmi impelagata ina una storia del genere non è stato il massimo della saggezza, per non dire peggio. Spero solo che qualcuno di quei signorotti mi offra protezione dopo che tutto sarà risolto, sempre se sarà risolto. Vorrei proprio sapere da dove è saltata fuori la presunzione di riuscire laddove hanno fallito degli uomini addestrati a combattere... che ci sia forse qualcosa che va oltre? Si respira aria di mistero e sortilegi da queste parti, da mettere i brividi...
Questi sono i pensieri che agitavano la mente di Gaynor in quei pochi istanti che occorsero per ricevere una risposta.
Talia
05-12-2010, 12.22.22
Era troppo per me! Tutto quello, quella voce e quei lamenti, erano davvero troppo per me che già da molto tempo combattevo più o meno strenuamente contro un sordo dolore ed un vile senso di colpa.
Camminare diventava sempre più difficile adesso e le gambe si muovevano più faticosamente ad ogni passo...
Contemporaneamente udivo la voce di Guisgard, sentivo la sua mano che serrava la mia e mi trascinava... ciò mi dette coraggio per un po’. Però quel lamento era entrato così a fondo nella mia testa, che la riempiva e presto iniziò a spingere fuori tutto il resto.
‘Non è lei!’ mi ripetevo ‘Non è Eileen! Eileen è morta!’
Eppure continuavo a sentire quei lamenti, percepivo quella voce come un fluido che si insinuava tra le pieghe della mia memoria come fosse un veleno, nocivo ma inarrestabile... tentai di chiudere la mente, ma sentivo che quella voce la forzava e ben presto mi privò di ogni volontà.
Mi fermai di botto, stanca, sfinita, svuotata...
“Non ce la faccio!” mormorai “Non posso... non posso proseguire!”
Mi girai allora indietro, verso il corridoio buio, nell’irrazionale speranza di vedere davvero Eileen, di scoprire che non era morta davvero e che io non ero il mostro che -pur professandosi sua devota amica- l’aveva mandata da sola al macello, restandosene al sicuro a Cartignone.
Guisgard
09-12-2010, 02.14.25
Iodix, quasi incredulo nell'udire le parole di Gaynor, scambiò un lungo sguardo con il locandiere.
"Allora, mia signora, dite dunque il vero?
Il vostro cuore, quando parlate, è sincero?
Davvero volete aiutarmi in questa impresa?
Sappiate che ciò è degno di ogni grande contesa!"
Recitò entusiasta il giullare.
"Perdonatemi, mia signora..." intervenne il locandiere "... ma perchè una dama, che è straniera in questa terra, dovrebbe prendere così a cuore fatti di contrade a lei tanto estranei? Cosa vi spinge a voler cercare persone che neanche conoscete? Quel bosco è stato fatale a molti grandi guerrieri e cavalieri..."
Guisgard
09-12-2010, 02.31.32
Nello stesso momento, al villaggio dei nani Cavaliere25 era intento a cercare qualcosa di utile ai fini della loro ricerca.
Ma, improvvisamente, Belven cominciò a chiamarlo da lontano.
Il cavaliere era appena uscito dalla casa del capo villaggio e la sua voce tradiva un vivo entusiasmo.
Lady Gaynor
09-12-2010, 02.47.56
Ecco uno con i piedi ben piantati per terra, non matto come un cavallo come me...
Gaynor decise che la via della verità era la migliore da intraprendere, così si rivolse al locandiere e gli disse: "Sono scappata da Imperion, mia città natale, per sfuggire ad un uomo freddo e ostile che voleva impedirmi di vivere la vita a modo mio. Da quelle parti è signore incontrastato e la mia fuga sarà stata una vergogna terribile, per cui avrà già messo tutti i suoi uomini sulle mie tracce. Non gli sarà facile trovarmi, ma se e quando accadrà mi piacerebbe avere la protezione di qualcuno d'importante. E questo tipo di protezione si ottiene soltanto offrendo dei servigi. Ed io, servigi di donna non ne voglio offrire a nessuno, per cui ho pensato che trovare vivi quei due sventurati fosse il modo migliore per procurarmi un po' di gloria. E poi, non so perchè, ma c'è qualcosa che mi spinge verso di loro, è una cosa che non so spiegarmi..."
Finito ch'ebbe di parlare con il locandiere, Gaynor si girò verso Iodix e gli rispose: "Il mio cuore è sempre sincero, giullare... stolto e irresponsabile, ma sincero. Fossi nata uomo, sarei stato un valido cavaliere, dal carattere ribelle e dal cuore indomito. A volte penso sia un peccato essere intrappolata in queste lunghe vesti... A proposito, ho bisogno di abiti maschili, non posso andare alla ricerca di nessuno abbigliata in questo modo, la veste mi è d'intralcio... Dio solo sa in queste lunghe settimane quante volte avrei voluto strapparmela di dosso! E poi, ho bisogno di dormire qualche ora, e di rifocillarmi con qualcosa di caldo. Anche Elinor è stanca, ed andrebbe strigliata un po'... " Guardò il locandiere e gli disse: "Purtroppo però non ho nulla con cui pagare, nè monete nè oro. Se l'avventura che sto per intraprendere ha un significato anche per voi, allora siate ben lieto di offrirmi ristoro."
Guisgard
09-12-2010, 02.55.34
Intanto, nel cuore oscuro e malvagio del bosco, dove i fanatici Atari avevano eretto il loro regno di terrore, Guisgard, Talia e Gila stavano faticosamente tentando di uscire da quell'Inferno.
La luce era appena sufficiente e le ombre dei tre sembravano animarsi sulle pareti di pietra, assumendo la forma di antichi fantasmi giunti a tormentarli.
Talia si voltò ancora una volta indietro e quell'immagine alle loro spalle divenne, in quel momento, ancor più nitida.
Era Eillen.
Era ricoperta da un umile e consumato sacco, aveva i capelli unti e lunghi che le coprivano parte del volto e scendevano disordinati sulle spalle bianche e scheletriche.
Appariva magrissima e terribilmente pallida.
Sul volto, sulle braccia e sulle gambe, le uniche parti del corpo che si vedevano, vi erano tagli, bruciature e lividi.
Tuttavia, la ragazza, accennava un lieve sorriso e tendeva le braccia verso Talia.
"Ho pregato tanto, sai..." disse "... ogni notte... pregavo perchè tu venissi a prendermi... tu e mio padre... pregavo sempre... poi, quegli uomini, mi facevano tante cose brutte... io continuavo a pregare, notte e giorno... pregavo sempre di più... pensavo a te... ti sognavo ogni notte, Talia... ma quando mi risvegliavo tu non c'eri... ho pianto tanto, sai?... Ma ora sei qui... vienimi a prendere e riportami a casa... Talia, vieni... sono qui... sono io..."
"Quanto manca, Gila?" Chiese nervosamente Guisgard al nano.
"Non molto..." rispose questi.
Ma il cavaliere sentiva sempre più incerta la volontà di Talia.
La ragazza si voltava sempre più spesso e la sua esitazione era palese.
E più Guisgard sentiva queste cose, più stringeva la mano di Talia.
"Talia..." chiamò di nuovo Eillen "... mi abbandoni di nuovo? Vuoi di nuovo lasciarmi da sola? Non te ne andare... portami con te a casa... non mi lasciare di nuovo... non mi lasciare... sono io... sono io..."
Morrigan
09-12-2010, 03.03.40
Passarono alcuni interminabili momenti, senza che nulla accadesse.
Morven e il Cappellano restavano stretti, acquattati dietro il cumulo di pietre e legname, sul fondo oscuro della chiesa.
Un silenzio irreale dominava in ogni dove di quel bosco, così profondo e grave che a Morven sembrava che i battiti impazziti del suo cuore dovessero rimbombare tra quelle pareti da un momento all'altro, riempiendo lo spazio attorno con il loro rumore. Cercò ancor più di trattenere il fiato e di calmare il martellare che aveva in petto, mentre con occhi attenti cercava di scutare l'ingresso della chiesa.
All'improvviso si udì una voce.
"Ehi, dove siete?" gridò Dukey, sbucato dalla fitta boscaglia "Siete vivi? Potete venire fuori... abbiamo messo in fuga quegli uomini... non c'è più pericolo..."
Subito, all'udire quella voce, senza nemmeno ragionarci su un istante, ma rispondendo soltanto al suo istinto, Morven afferrò con un gesto rapido il Cappellano e con una mano gli tappò la bocca, per impedirgli di rispondere.
Aveva riconosciuto il tono aspro e arrogante di Dukey, e aveva provato uno strano, inspiegabile brivido lungo la schiena.
Tenne il religioso in quella stretta per qualche minuto, che in quell'attesa sembrò lunghissimo, pregando col cuore in gola che il cavaliere desistesse infine dal cercarli e tornasse indietro, verso il bosco.
E in quel momento percepì il respiro di Samsagra che aleggiava lieve e pacifico intorno a lui.
Guisgard
09-12-2010, 03.14.44
Alla locanda, Iodix ed il locandiere avevano ascoltato da Gaynor la sua storia.
"Imperion, ma certo! Un'antica e forte città!
Ricordo che il duca la vedeva con viva ostilità!"
Recitò il giullare.
"Milady..." disse il locandiere "... io non mi occupo di fatti che non mi riguardano... se il padrone di questo stolto e quella dama hanno voluto affrontare il bosco ed i suoi misteri, allora che il Cielo li aiuti! Io penso solo a lavorare ed altro non mi riguarda."
"Non ti agitare troppo, mio buon locandiere!
La nostra dama non è come altre avventuriere!
Ho qui io del denaro appartenente al mio padrone.
Pagherò il suo alloggio. Offrile un letto e una colazione!"
Intervenne Iodix, che poi, rivolto a Gaynor, aggiunse:
"Milady, ho un abito appartenuto a un giovane paggio.
Con quello indosso sembrerete un'amazzone di maggio!"
Il locandiere allora, intascato il denaro di Iodix, offrii una stanza a Gaynor e le servì un buon pasto caldo.
Guisgard
09-12-2010, 03.20.58
Nel frattempo, alla chiesa sconsacrata, Morven ed il Cappellano erano ben nascosti fra quelle antiche e sacrileghe mura.
Dukey chiamò di nuovo i due e fu ancora il silenzio la risposta che ottenne da quel luogo.
"Al diavolo..." mormorò il cavaliere, visibilmente stizzito.
Restò ancora qualche istante e poi andò via.
"Ma perchè non avete risposto al suo richiamo?" Chiese turbato il Cappellano a Morven.
Lady Gaynor
09-12-2010, 03.30.00
Dopo aver consumato il primo vero pasto dopo settimane, Gaynor ringraziò Iodix e gli promise che prima di sera sarebbero partiti per la loro incredibile avventura. E che Dio ci assista, pregò la ragazza. Dopo essersi assicurata che anche ad Elinor fosse stato dato ristoro, Gaynor salì nella sua stanza, si tolse il mantello e si addormentò non appena toccò il letto.
Guisgard
09-12-2010, 03.57.10
La scogliera era battuta dal vento.
Un vento asciutto e fresco, ma impetuoso.
Il mare si infrangeva sugli scogli spruzzando la sua schiuma fin quasi sul lungo vestito di Gaynor.
Il vento soffiava forte e la ragazza guardava come rapita l'orizzointe sterminato.
Pensava a chissà quali terre lontane, misteriose, inesplorate oltre quel mare che sembrava infinito.
Alle sue spalle, in lontananza si vedeva una lunga processione.
Era le festa del santo patrono del paese.
"San Vito! San Vito!" Esultavano alcuni ragazzini che correvano verso la processione. "Arriva San Vito!"
Ad un trattò la ragazza udì un canto malinconico.
Si voltò e vide un cavaliere sconosciuto che suonava un'ocarina.
Suonava senza accorgersi di ciò che avveniva attorno a sè.
Improvvisamente il tempo cambiò.
Il cielo terso si riempì di nuvole nere e cariche di pioggia, mentre il vento cominciò a soffiare con una forza ben maggiore.
Il mare si gonfiò e la gente che seguiva la processione iniziò a gridare e a disperdersi.
Gaynor provò un senso di angoscia e solitudine.
Si voltò allora di nuovo verso il cavaliere e si accorse che questi aveva smesso di suonare e fissava il mare.
Un momento dopo un rombo sembrò scuote il cielo ed il mare.
Una miriade di topi si riversò nelle strade.
"I topi!" Gridò un vecchio. "Fuggite che portano la peste!"
Gaynor si sentì turbata e tornò a guardare il punto in cui si trovava quel misterioso cavaliere.
Ma questi era scomparso.
Qualcuno bussò alla porta e destò Gaynor dal suo sogno.
"Milady..." disse il locandiere "... ho qui l'abito datomi dal giullare. Lo rimpongo su questo vecchio baule davanti alla vostra porta. Quando sarete comoda uscirete a prenderlo. Se vi occorre qualcosa io sono giù, nella cucina, a preparare il pranzo."
cavaliere25
09-12-2010, 12.52.45
Mi senti chiamare e mi girai e vidi Belven che mi chiamava allora gli andai incontro e gli dissi che succede amico mio? è successo qualcosa di male? aspettai una sua risposta
Lady Gaynor
09-12-2010, 20.11.08
Gaynor si svegliò udendo la voce del locandiere che parlava di un vestito fuori dalla porta. Ancora mezzo addormentata, ripensò al sogno che aveva appena fatto e che era stato bruscamente interrotto. Mio Dio, sembrava così... reale. La scogliera di Imperion, il mio mare... Ma perchè quell'angoscia alla vista del cavaliere con l'ocarina? Aveva uno sguardo così malinconico... non l'ho mai visto in vita mia, eppure il suo viso aveva qualcosa di familiare... Ed i topi, che significato hanno? Forse è un monito, forse mi sto imbarcando in un qualcosa più grande di me... Mio Signore, aiutami, nell'avventatezza che mi è propria fa che io trovi la forza di continuare... la volontà comincia a vacillare, i dubbi e le paura mi assalgono d'improvviso. Ma ho dato la mia parola, e il coraggio che ho dimostrato finora deve pur avere un seguito. Alziamoci, Gaynor, e andiamo a combattere i mostri...
Gaynor, incapace di dormire ancora ed ormai in preda all'adrenalina, si alzò dal letto e aprì la porta, prendendo l'abito da paggio che le era stato dato da Iodix. Era a strisce blu e nere, le avrebbe fasciato il corpo come una seconda pelle, ma sarebbe stato adatto al suo scopo. Si lavò il viso con l'acqua della brocca che era in camera sua, si spogliò dei suoi abiti e indossò quelli da paggio, storcendo leggermente il naso alla vista che le rimandava lo specchio. Sono... ecco, ridicola è la parola esatta... Un sorriso le increspò appena le labbra, finì di vestirsi e scese giù, in cerca del giullare. Questi era seduto presso il camino e Gaynor, senza indugio, gli si accostò e gli disse: "Mio buon Iodix, mi sento ritemprata nel corpo e nello spirito, per cui credo sia arrivato il momento di partire alla volta della foresta... Oltre ad Elinor ed al vostro cavallo, dovremo portarcene dietro almeno un altro, forte abbastanza da sopportare il peso di due persone. Procuratevene uno, io intanto vado a prendere Elinor..."
Guisgard
09-12-2010, 21.08.12
Iodix, nel vedere la bella Gaynor con indosso quel vestito che le calzava a penello, saltà su e sorrise.
"Siete incantevole, milady! Davvero!
Credetemi se ve lo dico! Sono sincero!
Ora corro a procurare un terzo destriero!
E partiremo seguendo il verdeggiante sentiero!"
Gaynor intanto, giunta nella stalla per prendere Elinor, si accorse di una vecchia zingara che aveva trascorso la notta sulla paglia.
"Vuoi che ti legga la mano, figlia mia?" Chiese con uno strano sorriso la vecchia. "Per una moneta ti svelerò ciò che il destino ha in serbo per te... avanti, non aver paura..."
Guisgard
09-12-2010, 21.11.21
Intanto, al villaggio dei nani, Cavaliere25 aveva raggiunto Belven.
"Non farmi altre domande, mio giovane amico!" Disse il cavaliere. "Raccogli le tue cose e tieniti pronto... partiremo molto presto! Avanti, fa presto! Io intanto avvertirò lady Arowhena."
Lady Gaynor
10-12-2010, 00.04.28
Gaynor ascoltò le parole della zingara, dopodichè le si avvicinò e le rispose: "Io non ho paura, cara vecchina, è solo che non ho monete da darti. Ma di una cosa voglio farti dono, senza volere nulla in cambio, una cosa più preziosa di qualsiasi moneta... è l'amore per la fratellanza, la misericordia di Dio che si posa sul nostro capo e benedice le nostre vite." Detto questo, si chinò sulla zingara e la baciò sulla fronte, carezzandole poi una guancia con mano gentile.
Talia
10-12-2010, 02.33.23
Eileen... oh Eileen, amica mia...
Quel giorno mio padre fu chiamato dal principe con assoluta urgenza.
“Non puoi andare!” protestai, aggrappandomi con tutte e due le manine alla sua giubba “Avevi promesso di stare con me, oggi!”
“Lo so, lo so... tornerò presto!” mi disse in fretta, lasciandomi vicino ad una porta secondaria del palazzo che dava nel cortile della guarnigione “Tu aspettami qui! Non allontanarti per nessun motivo, torno tra un istante!”
Contrariata, lo guardai sfrecciare via, poi mi voltai e mi sedetti sullo scalino. Avevo appena sei anni e non ero affatto una bambina docile.
Ad un tratto, un rumore attrasse la mia attenzione... era un rumore sommesso, come un singhiozzo soffocato. Mi guardai intorno un momento, incuriosita, poi lentamente mi alzai e mi mossi seguendo quel debole sussurro... raggiunsi una sorta di pergolato che fungeva da magazzino per le merci, mi sporsi un poco, poi iniziai a farmi largo tra quella baraonda di roba... finché trovai la fonte di quel curioso singhiozzare.
Una bambina, che doveva avere all’incirca la mia età, era seduta a terra, si teneva le gambe strette con entrambe le braccia, aveva la fronte appoggiata sulle ginocchia e piangeva in silenzio...
La osservai immobile per un istante... poi chiesi: “Perché piangi?”
La ragazzina alzò la testa di scatto e balzò in piedi: “Non sto piangendo! Tu chi sei?”
Alzai un sopracciglio e la scrutai, scettica: “A me sembrava che stessi piangendo, invece!” sentenziai, con la testardaggine tipica dei bambini.
“Non è vero!” ribatté, poi mi osservò un istante e disse: “Ma io so chi sei: tu sei Talia, la figlia di sir Geoffrey!”
Annuii: “Anche io so chi sei!” ribattei, quasi temendo d’esser da meno “Tu sei Eileen, la figlia del principe Frigoros!”
Lei non disse niente... sembrava combattuta, indecisa sul tono da tenere in quella conversazione: probabilmente Eileen non doveva aver avuto a che fare spesso con altri bambini fino a quel momento.
“Come mai sei qui?” le chiesi dopo un po’.
Lei si guardò intorno, alzò le spalle ma rimase in silenzio.
Io la scrutai un attimo, riflettendo... infine compresi.
“E’ per la tua mamma, vero?” domandai, semplicemente.
Di nuovo rimase in silenzio, però gli occhi le si riempirono di lacrime e, in fretta, li riabbassò a terra.
E in quel momento anche io mi sentii triste. Mio padre mi aveva parlato di quella disgrazia che aveva colpito il regno, della morte prematura della principessa, ma io non l’avevo ben compresa. Non avevo compreso esattamente cosa ciò significasse. Lo capii soltanto in quel momento, guardando gli occhi tristi e impauriti di quella bambina.
Avvilita, mi mossi a disagio e misi le mani nelle tasche del mio abito... distrattamente le dita sfiorarono qualcosa, un oggetto morbido e caldo... lo afferrai e trassi la mano dalla tasca: era una piccola bambola di pezza, così piccola che entrava tutta nel palmo della mia mano... era un oggetto semplice ma mi piaceva, era l’unica bambola che possedevo.
D’istinto feci due passi avanti e la porsi alla ragazzina. Lei alzò gli occhi e la fissò un istante, poi fissò me... non capiva.
“E’ un regalo!” spiegai “E’ per te! Puoi dare il nome dalla tua mamma a questa bambola se ti fa piacere, così la terrai sempre con te!”
Eileen mi fissò basita per un lungo momento... infine sorrise, di un sorriso pieno di gratitudine.
Non si separò mai più da quella bambola. Una volta, molti anni dopo, mi disse che quella bambola serviva soprattutto a ricordarle la lezione che aveva imparato quel giorno: sebbene qualche volta il destino ci sottragga ciò che più amiamo, poi non manca mai di offrirci l’occasione di colmare il vuoto...
“Io persi mia madre quel giorno!” mi disse “Ma trovai una sorella!”
Eileen... oh Eileen, sorella mia...
Quella voce fece di nuovo breccia nella mia mente e mi ripostò in quel cupo cunicolo, spazzando via anche quest’ultimo ricordo. Era come un canto ipnotico, una litania che corrompeva e confondeva le idee...
Tesi la mano libera indietro: “Vieni!” dissi “Vieni, Eileen! Corri!”
Contemporaneamente avvertii la mano del cavaliere scivolare via dalla mia... provai paura per quel distacco, un senso di panico che mi avvolse lo stomaco... ma era come se quel canto mi stesse trascinando altrove...
La parte razionale della mia testa lo comprese e mormorai: "Guisgard!"
Guisgard
10-12-2010, 02.47.38
"L'oblio è il nemico di Amore..." mormorò la zingara dopo aver preso la mano di Gaynor fra le sue "... come la falsità è nemica della verità... dimenticare... dimenticare è come uccidere... è più che uccidere... il bosco avvolge tutto con i suoi misteri... e la gente dimentica presto... nel bosco vi è il Male... ed è ciò che troverai là, figlia mia..."
Chiuse la mano di Gaynor e la strinse per alcuni istanti.
"Il dolore, la sofferenza, la solitudine..." aggiunse la vecchia "... non abbandonarti mai a queste cose... il Male punta ad avvilirci, a sconfortarci... la nostra debolezza è la sua forza... questo ti attenderà in quel bosco..."
Detto questo, la vecchia andò via.
Un momento dopo giunse Iodix con due cavalli.
"Siamo pronti, mia signora!
Partiamo che questa è l'ora!"
Disse il giullare.
Guisgard
10-12-2010, 03.04.56
"Fa freddo qui... ho paura... non lasciarmi di nuovo sola..."
Mormorò Eileen.
Quella voce chiamava Talia.
La invocava, quasi ad implorare, a scongiurare.
Ed un silenzio assoluto avvolgeva quella scena.
Guisgard sentì la mano di Talia diventare fredda, mentre cominciava a scivolare via.
Il cavaliere avvertì quel distacco e provò un senso di smarrimento, un profondo turbamento.
Poi lei chiamò.
La voce di Talia sembrò rompere quell'insopportabile silenzio e quell'irreale atmosfera ed echeggiò nella mente di Guisgard.
Il cavaliere allora si fermò ed afferrò il polso di lei.
"Eileen è morta!" Gridò. "Lo capisci? Quella non è Eileen! Non è reale!"
La prese allora in braccio.
"Ora non prestare più attenzione a quella voce!" Continuò a dire alla ragazza. Parla... parlami di ciò che più ti piace, dei tuoi sogni, della tua casa, dei tuoi affetti... anche del tuo amato, se vuoi... tutto purchè la tua voce riesca a coprire il richiamo di quel fantasma! Perchè ciò che senti è solo un eco di morte!"
Riprese allora a camminare.
"Avanti, Gila, amico mio..." fissando il nano "... portaci fuori da questo posto!"
Lady Gaynor
10-12-2010, 03.18.50
Gaynor rimase impietrita nel sentire quelle parole. Quella zingara aveva visto giusto? Chi le aveva detto che sarebbe partita per il bosco? Nessuno aveva potuto farlo... Io non ho mai creduto a queste cose, ma questa vecchia sembra veramente aver letto qualcosa nella mia mano. Ho paura, ecco l'inquietudine che mi assale. Sto partendo in cerca di gloria, e se invece trovassi la morte? La zingara parlava del Male, di dolore e solitudine. In cosa mi sto imbarcando? Dio Mio, dammi la forza necessaria a non farmi vacillare, ora più che mai ne ho bisogno. Se è vero che la tua mano verga i capitoli della mia vita, allora anche quest'avventura è frutto della tua volontà. Tu vuoi che io mi parta per quel bosco, ora lo sento, era la tua la voce che mi spingeva verso quest'impresa. E così, sia fatta la tua volontà.
Mentre si faceva il segno della croce, arrivò Iodix con due cavalli sellati e pronti alla partenza.
"Siamo pronti, mia signora!
Partiamo che questa è l'ora!"
Gaynor prese Elinor per le briglie, si avviò verso l'uscita e disse al giullare: "Iodix, sappiate che quest'avventura ci porterà forse verso cose che non vorremmo mai vedere, abbiate il cuore pronto a tutto. Fatevi il segno della croce, Dio è con noi in quest'impresa." Frugando nella sella di Elinor, Gaynor estrasse due oggetti luccicanti e ne porse uno al suo compagno. "Prendete questo, potreste averne bisogno. Io ho il suo gemello." Iodix guardò ciò che Gaynor gli porgeva... un pugnale con la piccola elsa tempestata di zaffiri. "Mio padre ne aveva due identici" spiegò Gaynor "uno era il suo, l'altro lo donò a me quando compì sedici anni. Ora li ho tutte e due io..." concluse con una vena d'amarezza nella voce. Gaynor salì agilmente in groppa ad Elinor e, rivoltasi al suo nuovo compagno d'avventure, gli disse con voce risoluta: "Andiamo, giullare, e restatemi sempre vicino. La nostra avventura ha inizio!"
Guisgard
10-12-2010, 03.37.32
Così, in sella ai propri destrieri, Gaynor e Iodix partirono verso il bosco.
Il Sole era alto nel cielo e il bosco, illuminato e verdeggiante, sembrava un luogo idilliaco, incapace di ospitare ciò che invece era avvenuto in quel posto.
Il canto degli uccelli, il gradevole sibilo del vento che accarezzava le foglie degli alberi, il fresco scorrere di un ruscello su bianchi e levigati ciottoli, insieme ad un profumo intriso di infiniti ed accativanti aromi ed essenze rendevano quel bosco come un luogo incontaminato e di una bellezza senza tempo.
I due cavalcarono per alcune miglia, fino a quando giunsero presso una radura irregolare.
Molte fosse erano state scavate nel terreno e diversi cumuli di terra si trovavano tutt'intorno.
Le buche erano state scavate da un vecchio che animato da una singolare determinazione continuava in questa sua faticosa opera.
cavaliere25
10-12-2010, 11.54.54
Va bene dissi guardando Belven dentro di me dissi chissà dove andremo questa volta e andai a prendere le mie cose e aspettai che ci movessimo per un altro viaggio
Morrigan
10-12-2010, 19.16.39
Morven rimase con fiato sospeso e con la presa fissa sul viso del Cappellano, fino a quando non fu certo di aver visto scomparire la sagoma di Dukey oltre la porta, verso le ombre del bosco.
Solo allora sembrò rilassarsi.
Lasciò andare la stretta sul religioso e si lasciò cadere sul pavimento freddo e muscuso della chiesa, come se solo a quel punto si sentisse libero di respirare.
Il Cappellano lo guardò con stupore, ancora troppo scosso dal suo gesto inaspettato e irruente.
"Ma perchè non avete risposto al suo richiamo?" chiese allora turbato, mentre Morven continuava a fissare in silenzio il vano della porta ormai vuoto.
A quelle parole, il giovane cavaliere si riebbe, e tornò a guardare il suo compagno.
"Io..." cominciò.
Ma poi comprese di aver agito d'istinto e di avre mancato di rispetto a quel servo di Dio, e un po' ebbe vergogna.
"Vi chiedo scusa, mio buon signore..." si affrettò a dire allora "ma quell'uomo non mi è mai piaciuto, fin dal primo giorno in cui lo vidi a Cartignone. Si atteggia a gran soldato, a cavaliere devoto e ad uomo degno... ma io non ho visto in lui altro che boria, superbia e tracotanza! E non mi fido di lui... egli non persegue quel bene e quella fede che professa! Per cui, caro Cappellano, se intendete continuare a seguirlo, andate pure... ma vi prego di non rivelargli di me, perchè io non intendo accompagnarmi a lui, nè a quel suo degno compare che stava qui nascosto a far cosa lo sa solo Dio!"
Tacque un istante, guardò fisso il Cappellano per cercare di capire quale effetto avessero sortito le sue parole, che erano venute fuori così dure e dirette, senza che quasi Morven riuscisse a controllarle.
Quindi prese fiato e concluse.
"Io non so cosa voi conosciate di questa storia, nè perchè giungeste qui in compagnia di quei cavalieri... ma siete un uomo di Dio, e come tale io vi rispetto. E se vorrete restare con me vi svelerò ciò che ho scoperto nel bosco, e voi mi direte cosa è accaduto a Cartignone da quando con il capitano Belven abbiamo lasciato la città"
Lady Gaynor
10-12-2010, 22.48.40
Dopo aver galoppato per alcune miglia, Gaynor e Iodix si trovarono di fronte una scena singolare: un vecchio era intento a scavare delle fosse, se ne contavano già molte, e dallo zelo con cui era intento a scavare si sarebbe detto che il lavoro era ben lungi dal terminare. Un brivido salì lungo la schiena di Gaynor, la continuità di un incantevole paesaggio spezzata da macabre fosse... "Seguitemi, giullare!" Così dicendo, si avvicinò al vecchio e gli disse: "Che Dio vi benedica, buon uomo! Ditemi, quale lavoro è mai il vostro, che vi induce a scavare così tante fosse?" Ma mentre pronunciava questa domanda, d'improvviso Gaynor ebbe paura di udire la risposta...
Guisgard
11-12-2010, 02.07.12
Il Cappellano fissò Morven.
"E sia..." disse "... vi rivelerò tutto ciò che ho visto e udito a Cartignone... ma voi ditemi... cosa avete scoperto nel bosco?"
Guisgard
11-12-2010, 02.38.30
Nello stesso momento, in un'altra zona del bosco, Gaynor e Iodix avevano incontrato quel misterioso vecchio delle fosse.
"Milady..." disse questi "... il mio è un lavoro come un altro... nè più misero, nè più nobile di altri... scavo queste fosse perchè mi furono commissionate da un giovane e bellissimo signore... dovranno custodire chi più mi è caro, mi disse quel misterioso e nobile individuo..."
Conficcò la pala nel terreno, si asciugò la fronte sudata e continuò:
"Molti nobili cavalieri finiranno in queste fosse... nessuno tra loro potròà sfuggire a questo fato... su ognuna di queste che vedete" indicando diverse lapidi poste lì vicino "è inciso un nome... ed a ciascuna lapide è legata una fossa..."
"Morte d'amore,
morte di dolore.
Piange il valente cavaliere,
è un cimitero, non un verziere."
Recitò malinconico Iodix.
Talia
11-12-2010, 02.47.21
Quel brusco cambio di registro mi fece sussultare... fu quello, probabilmente, più di ogni altra cosa a trarmi via da quella sorta di cupo vortice in cui quella litania mi aveva gettata...
“Lo so...” dissi lentamente, sentendomi via via sempre più lucida “Lo so... l’ho vista! Ho visto il suo corpo senza vita quando fu riportato a Cartignone! E poi Eileen non avrebbe mai pianto e implorato così... era forte. Era coraggiosa. Ed era determinata! E’ solo un trucco di Guxio... maledetto! Adesso lo so... adesso lo vedo!”
Improvvisamente un altro pensiero si fece strada nella mia testa e un dolore lancinante mi colpì dalle parti dello stomaco: “Guxio...” ripetei “Guxio e i suoi sporchi intrighi! Guxio e le sue macchinazioni! E’ sempre stato lui a dirigere le sorti di Cartignone... è stato lui ad allontanare mio padre dalla città... mio padre che era fedele a Frigoros... Dove sarà mio padre ora? Che ne sarà di lui?”
Continuavo a parlare senza un vero perché, parlavo per non badare a quel fantasma che ci rincorreva... che rincorreva me!
Ad un tratto, mi voltai verso il cavaliere e sorrisi, realizzando improvvisamente ciò che stava facendo.
“Grazie!” dissi.
Lady Gaynor
11-12-2010, 02.53.00
Gaynor spalancò gli occhi nel sentire quella risposta, troppo sgomenta per replicare. Mio Dio, nobile cavaliere un corno! Quale individuo può mai ritenersi tale se commissiona tombe prima ancora che ci siano dei morti? Che mistero è mai celato fra questi alberi? Girandosi verso Iodix, Gaynor gli disse: "Andiamo via, giullare, questo posto mi da i brividi... Non voglio sentir parlare di morti, noi siamo alla ricerca dei vivi!"
Guisgard
11-12-2010, 03.09.54
Intanto, Guisgard, Talia e Gila continuavano la loro risalita da quell'abisso.
"Si, avete ragione..." disse Guisgard come ad accompagnare le parole di Talia e per coprire i lamenti di Eileen"... appena saremo usciti da questo Inferno, torneremo a Cartignone e smaschereremo quel cane di Guxio. E pagherà così per i suoi delitti!"
Ad un tratto però Gila si fermò improvvisamente.
"Cosa ti prende?" Chiese Guisgard.
Ma a rispondere al cavaliere non fù il nano, ma il ringhio di tre feroci molossi che spuntarono dal buio del corridoio.
"Gli antichi pagani" cominciò a dire una misteriosa voce "narravano che il potente Cerbero custodiva la porta degli inferi... e nessun dannato poteva mai abbandonare quelle eterne prigioni..."
Un momento dopo i tre furono circondati da decine di uomini tatuati.
"La vostra patetica fuga" continuò Guxio che finalmente si mostrò a loro "finisce qui... come le vostre misere vite."
"Maledetto..." ringhiò Guisgard.
"Mi compiaccio per la tua arguzia, donna..." aggiunse il capo degli Atari fissando Talia "hai ben compreso tutta la verità... ma ora la vostra sorte è decisa.... sarete scaraventati tutti e tre nell'Inferno dei Peccatori Divorati Vivi!"
http://ilvideogioco.files.wordpress.com/2010/12/kratos-god-of-war.jpg
Guisgard
11-12-2010, 03.22.28
Nel bosco, proprio mentre Gaynor e Iodix stavano riprendendo il loro cammino, il vecchio delle fosse disse:
"Forse, mia signora... qualcuno di quelli che state cercando arriverà presto qui e prenderà possesso di una delle mie fosse..."
Detto questo, riprese a scavare senza più occuparsi della dama e del giullare.