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Guisgard
22-01-2011, 04.43.19
Il pomeriggio era fresco e dolcemente ventilato.
Quella lieve brezza, soffiando sulla sconfinata campagna, rendeva l’aria asciutta ed il paesaggio limpido.
Le ombre del vecchio borgo si allungavano dolcemente, coprendo come un manto ogni stradina ed ogni piazzetta, man mano che il Sole si abbassava verso Ponente ed il cielo si tingeva di un vivo e sognante alone vermiglio.
La vecchia rocca era da sempre il rifugio di quei piccoli temerari, che con i loro giochi assumevano di volta in volta l’audacia dei pirati, il coraggio dei cavalieri o la sete di avventura di esotici marinai.
“Solo chi sarà nominato cavaliere” proclamò il piccole re con la sua rozza corona di foglie e rametti attorcigliati “potrà partecipare alla Sacra Ricerca!”
“E come si diventa cavaliere, maestà?” Chiese Parro.
“Lo sarà” rispose il re agitando la sua spada di legno “chi verrà toccato dalla mia spada!”
“Allora nominatemi vostro cavaliere, sire!” Esclamò il piccolo Parro.
“Solo quando avrete ucciso almeno un drago e salvato la fanciulla da esso rapita!” Disse il bambino arrivato proprio in quel momento.
“Sir Guisgard!” Gridò felice Parro.
“Benvenuto, Primo Cavaliere del mio regno!” Lo salutò il piccolo re.
“I miei omaggi, sire.” Rispose con un sorriso Guisgard.
“Siete pronto per la nostra Mistica Ricerca?” Chiese il re.
“Sono qui per questo.” Con un inchino il nuovo arrivato.
“Ah, siete qui!” Esclamò la bambina appena li ebbe raggiunti.
“Talia…” disse Guisgard “… ti avevo detto di non seguirci! Tornatene a casa, questo non è posto per una bambina!”
“Ma perché?” Chiese la fanciulla. “Voglio giocare con voi…”
“Le donne non possono diventare cavaliere!” Sentenziò il piccolo re.
“Ma nei romanzi ci sono anche le dame, vostra maestà.” Precisò Parro. “Ed anche le fate e le streghe, se proprio vogliamo dirla tutta!”
“Hai visto cosa mi hanno dato le suore oggi a scuola?” Chiese Talia, mostrando qualcosa a Guisgard. “E’ una rosa…”
“E’ roba da femminucce” rispose Guisgard “e a noi cavalieri non interessa!”
“Ben detto, sir Guisgard!” Esclamò il re.
“Oh…” mormorò lei dispiaciuta “… guarda… dalla mia rosa si sono staccati dei petali…”
Il re e Parro scoppiarono a ridere.
“Puoi aggiustare il mio fiore, Guisgard?” Chiese la bambina quasi con gli occhi lucidi.
“Ah, dammi qua…” fece lui “... ora cercherò di accomodarlo io…”
Si voltò di spalle e, attento a non farsi scorgere da lei, mise in tasca quei petali caduti.
“Ecco, la tua rosa è di nuovo intera.”
“Grazie, Guisgard!” Esclamò lei raggiante.
“Si sta facendo tardi…” disse Guisgard “… meglio tornare a casa…”
“Sono stanca…” mormorò Talia “... la strada è molto lunga?”
“Dobbiamo scendere dalla rocca e risalire dove c’è la chiesa di Giorgio.” Rispose il piccolo re.
“Dai, sali sulle mie spalle” disse Guisgard a Talia “altrimenti si farà ancora più tardi ed i tuoi genitori si preoccuperanno.”
La bambina montò sulle spalle di Guisgard ed i quattro si avviarono verso il centro del vecchio borgo.
“Il mio fiore è proprio bello!” Esclamò Talia perdendosi nei colori e nel profumo della sua rosa.”
“Domani però” disse il re a Talia “per giocare dovrai sceglierti un personaggio, altrimenti non ti faremo restare alla vecchia rocca!”
“Potresti fare la fata Morgana…” intervenne Parro.
“Io voglio fare la principessa…” mormorò Talia.
“Allora potrebbe fare Ginevra!” Disse Parro.
“Ginevra era regina, non principessa!” Precisò il re.
“Si, ma prima di diventarlo” replicò Parro “era una principessa.”
“Dobbiamo chiederlo a Guisgard…” disse il re “… in fondo Ginevra era innamorata di Lancillotto e quel cavaliere lo impersona sempre lui.”
“E sia…” fece Guisgard “… ma solo per gioco…” voltandosi verso Talia “… ma…” farfugliò lui.
“Cosa c’è?” Chiese Parro.
“Schhh…” fece con un dito Guisgard ai due bambini “… si è addormentata…”
“Eh, le femmine…” osservò il re “… non saranno mai forti come noi maschi!”
“Andiamo, manca poco ormai…” indicando la strada Guisgard.
Portava Talia sulle spalle.
La bambina si era avvinghiata con le braccia al collo di lui ed i suoi lunghi capelli scendevano sul volto di Guisgard, accarezzandolo ad ogni passo.
“Mmm…” mormorò nel sonno lei “… ti amerò per tutta la vita…”
“Uh…” si voltò lui.
“Cosa c’è?” Chiese Parro.
“Nulla…” rispose Guisgard “… starà sognando di qualcuno…”
Poco dopo la piccola Talia si ritrovò nel suo lettino.
“Ti sei svegliata, finalmente.” Disse la mamma entrando nella stanza con una tisana calda e dei biscotti. “Eri stanchissima. Sono stati i tuoi amichetti a riportarti a casa.”
La piccola alzò allora la testa dal cuscino e vide accanto a se la sua bellissima rosa.
Poco distante da quella casa, presso le rovine delle antiche mura del borgo, un bambino fissava pensieroso il Sole ormai prossimo al tramonto.
Aprì la mano che racchiudeva i petali della rosa di Talia e restò a guardarli.
“Chissà di chi stava sognando…” si chiedeva mentre un velo di malinconia, come portato dal vento, si diffondeva sull’incantata campagna.

In quel momento entrò qualcuno nella stanza e Talia si destò da quel sogno.
“I sogni…” disse Guxio “… dolce riparo dai tormenti della vita… ma i più fortunati, talvolta, possono realizzare i propri sogni… mentre ai più sfortunati restano solo gli incubi…”
E la fissò con quel suo volto consumato dall’odio e dalla malvagità.
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Guisgard
22-01-2011, 05.11.29
Intanto, nel bosco, Gidelide e Cavaliere25 osservavano quel misterioso disegno, cercando di comprenderne il significato.
"Il posto avete detto? Ma certo! Ora rammento!" Esclamò Giselide.
Fissò Cavaliere25 e continuò:
"Tre notti fa sognai ancora... non sembrava un sogno particolare... ricordo un folto bosco... come questo... ed un sentiero... e da lì si giungeva ad una chiesetta... e solo quando vi entrai riconobbi questo stesso altare che avevo disegnato giorni prima! E, ricordo, un particolare che mi spaventò, facendomi svegliare di colpo... su quell'altare pendeva una Croce capovolta..."
Restò un momento in silenzio ed aggiunse:
"Quella chiesa era sconsacrata... voi, messere..." rivolgendosi al giovane arciere "... conoscete un posto simile?"

cavaliere25
22-01-2011, 12.12.24
Si dissi è dove sono andati i miei amici dissi voi portatemi sul sentiero del bosco e da li cercheremo la chiesetta sconsacrata dissi guardando la dolce fanciulla

Talia
22-01-2011, 12.40.25
Aprii gli occhi lentamente... quel sogno era stato così vivo, così potente che ne sentivo ancora il profumo e ne percepivo ancora le sensazioni sulla pelle. Sospirai e li richiusi, così che per un attimo tornai in quel mondo... per un attimo rividi quel bambino spavaldo e sicuro di sé e allo stesso tempo così gentile... sorrisi: non avevo mai conosciuto quel bambino ma ero certa che era proprio in quel modo che era stato, così come quella bambina ero davvero io...
E non potei non chiedermi dove fosse in quel momento...
Qualcosa di forte ma indistinto si agitò da qualche dentro di me al pensiero che fosse lì da qualche parte... che fosse vicino!
Ad un tratto un rumore di passi mi indusse ad aprire di nuovo gli occhi, e subito quella voce mi raggiunse...
“I sogni…” disse Guxio “… dolce riparo dai tormenti della vita… ma i più fortunati, talvolta, possono realizzare i propri sogni… mentre ai più sfortunati restano solo gli incubi…”
Rimasi per un istante in silenzio, ricambiando con disgusto lo sguardo di quell’uomo.
“Cosa ne sai tu dei sogni, Guxio?” domandai dopo un istante “Ne hai mai avuti? Non credo... i tuoi sono soltanto deliri di un pazzo!”
Un lampo mi colpì la mente in quell’istante: in fretta spostai gli occhi sullo specchio, ma il volto di Guisgard era scomparso e adesso quella nebbia indistinta vorticava di nuovo sotto la superficie lucida... tranquillizzata, tornai a posare gli occhi sull’uomo che mi stava di fronte.

Guisgard
22-01-2011, 16.56.22
"Davvero avete riconosciuto quella chiesa che sognai, messere? E' meraviglioso!" Esclamò Giselide.
La ragazza allora spronò il fiero Belfiore che galoppò rapido fino a raggiungere il sentiero, che subito Cavaliere25 riconobbe.
Era quello infatti che il giovane arciere aveva percorso con Belven e Goldblum prima di giungere al pozzo maledetto.
"Questo è il sentiero, messere..." disse Giselide "... ora sta a voi condurci alla chiesa sconsacrata!"
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cavaliere25
22-01-2011, 16.58.27
Si state accanto a me mylady non si sa mai chi ce in questi boschi proseguiamo a piedi è meglio faremo meno rumore e mi incamminai su quel sentiero

Lady Gaynor
22-01-2011, 19.41.56
"Perdonate, milady..." chiese il Cappellano affiancandosi a Gaynor "... ma trovo curioso ed insolito che una dama viaggi da sola in tempi come questi ed in terre tanto pericolose... chi siete e cosa vi ha spinto a Cartignone?"
La domanda del Cappellano era lecita, cosicchè Gaynor si decise a raccontare un po' di se: "Sono Lady Gaynor della corte di Imperion, moglie di Lord Duncan, signore incontrastato della contea. Il nostro è stato un matrimonio di convenienza, scritto già da prima che io potessi comprendere cosa fossero gli uomini e l'unione con essi. Mio marito è un uomo di bell'aspetto, dalla condotta impeccabile, ma freddo come il ghiaccio e tendente alla tirannia. Una mattina di alcuni anni fa conobbi un giovane cavaliere e me ne innamorai perdutamente. Lui mi chiese di rinunciare a tutto e di seguirlo, ma io non ebbi il coraggio e ne ho ampiamente pagate le conseguenze. Lui se ne andò e non l'ho mai più rivisto, mentre io sono rimasta finora rinchiusa nella mia prigione dorata. Quando morì mio padre, qualcosa dentro di me si spezzò e decisi che non era quella la vita che volevo condurre, una vita senza slanci e senza emozioni, per cui cominciai a sognare di fuggire e, sognando sognando, ho finalmente messo in pratica il mio piano. Sono fuggita da Imperion di notte e ho cavalcato senza meta per settimane, incosciente come poche, ma finalmente libera. Quando sono giunta a Cartignone, ho saputo di questa storia ed ho deciso di cercare un po' di gloria e di protezione nel caso Duncan arrivasse a me, perchè l'ultima cosa che voglio è tornarmene ad Imperion. A conti fatti, forse morirò in questo luogo, ma anche la morte è preferibile ad un lento stillicidio dell'anima..." Gaynor si interruppe all'improvviso sentendo la voce della piccola Lyan rivolgersi a Guisgard: "Io so dove si trova la dama che cerchi, cavaliere, è vicina al luogo in cui sono imprigionate la mia mamma e le altre donne rapite."

Guisgard
24-01-2011, 02.03.05
Nel frattempo, nel ventre maledetto del bosco, dove i feroci Atari avevano posto la loro infernale dimora, il gruppo era giunto ad un bivio.
Quale strada scegliere?
Quella di destra o quella di sinistra?
E poi, improvvisamente, le parole della piccola Lyan.
La bambina fissò Morven.
"La strada giusta non è mai semplice..." disse con un filo di voce.
In quel momento Morven sentì la sua Samsagra ardere come se bruciasse per davvero.
"Ma tutto dipende da che prezzo sei disposto a pagare per trovarla, cavaliere..." aggiunse Lyan rivolgendosi poi a Guisgard.
Il cavaliere fissò con attenzione la piccola.
"La mamma mi ha rivelato ogni cosa" continuò Lyan "prima che la portassero via... la strada di destra porta fuori, nel bosco e poi a Cartignone... quella di sinistra, mi disse la mamma, conduce giù, negli Inferi... e lì che si trova ora quello che state cercando..."
"Che storia è mai questa?
Molta scelta non ci resta!"
Esclamò Iodix.
"Avete sentito, vero?" Chiese Guisgard fissando tutti loro. "A destra si ritorna a Cartignone... mentre a sinistra si scende all'Inferno... ognuno decida liberamente cosa fare... io non obbligherò alcuno a seguirmi!"
"Un eroe è cosa rara" intervenne il Cappellano "e vanno sempre seguiti. Voi state rischiando tutto per liberare Cartignone e meritate fedeli compagni al vostro fianco."
"Buon chierico, io non sono un eroe" rispose Guisgard "e nè miro a diventarlo. Anzi, nelle mie terre mi definirebbero in molti modi e nessuno, vi garantisco, suonerebbe simile alla parola eroe. Di salvare Cartignone poi, beh, non sono nè tanto ambizioso, nè tanto pazzo. In verità, vi dirò, non ho nessun interesse verso le questioni di queste terre... l'unica cosa che mi interessa è liberare lady Talia..."
"Vi comprendo" disse il Cappellano "e so cosa provate... ma in gioco vi è qualcosa di molto più grande di tutti noi... in questo posto dimora il male assoluto..."
"Ascoltatemi..." lo interruppe Guisgard "... non mi interessano queste cose... peccai allora a non impedire a lady Talia di avventurarsi in questo luogo ed ora mi sento responsabile della sua sorte… altro non è affar mio!”
Guardò di nuovo tutti loro e chiese:
"Allora... avete deciso quale strada prendere?"

Guisgard
24-01-2011, 02.30.32
Nello stesso momento, Guxio aveva raggiunto Talia nella stanza in cui la ragazza era prigioniera.
"Cosa avete sognato, milady?" Chiese fissandola con un ghigno. "Ma, per quanto bello vi sia sembrato, sappiate che la realtà lo sarà molto di più!"
Accennò una risata e continuò:
"Vi informo che domani lascerete questo luogo... verrete con me a Cartignone, dove metteremo al corrente lord Frigoros di alcuni fatti nuovi... diremo che i misteriosi uomini tatuati sono stati sconfitti da sir Bumin e voi, colpita dal suo eroismo, ve ne siete innamorata..."
Stavolta non riuscì a contenere una risata di ambigua soddisfazione.
"E mentre noi saremo a Crtignone..." aggiunse "... i vostri compagni resteranno invece rinchiusi in questo luogo... non come ostaggi, tranquilla... ma solo come pegno... e non temete, la loro sorte, come sempre, sarà unicamente nelle vostre mani... ed ora riposate... sognando magari... sognando i vostri ultimi sogni di donna libera..."
E uscì dalla stanza seguito dal delirante eco della sua risata, lasciando Talia in balia di sconforto e paura.
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Guisgard
24-01-2011, 03.16.43
Intanto, in un'altra zona del bosco, Cavaliere25 e Giselide stavano attraversando il sentiero che li avrebbe portati alla chiesa sconsacrata.
Il bosco sembrava ora aprirsi, ora chiudersi ed avvolgerli nel suo lussureggiante manto.
Un pioggia di colori e di profumi era diffusa attorno a loro, mentre canti di gioiosi uccelli si disperdevano nell'aria, rendendo quel luogo intriso di una magica accoglienza.
Ad un tratto Giselide indicò qualcosa in lontananza.
Era la chiesa che stavano cercando.
"E' lei, la riconosco..." disse Giselide "... credete sia pericoloso avvicinarsi?"

cavaliere25
24-01-2011, 11.23.24
Guardai dove la fanciulla mi indicò e dissi non sappiamo chi c'è dentro in quella chiesa dobbiamo stare molto attenti avviciniamoci lentamente e senza fare rumore dissi guardando Giselide voi state dietro a me mylady dissi mentre mi avvicinavo lento a quella chiesa

Talia
24-01-2011, 13.45.09
La risata di Guxio risuonò tra le ombre di quella sala, facendo vibrare della sua malvagia soddisfazione ogni pur minimo angolo.
“Guxio, aspettate...” dissi, balzando in piedi “Aspettate!”
Volevo fermarlo per parlargli... per temporeggiare... ma lui era già sparito, come inghiottito da quell’opprimente buio. Tentai di seguire l’eco della sua voce, dunque, e mossi qualche incerto passo ma non vedevo dove andavo e, man mano che mi allontanavo dalla debole luce di quella candela, non riuscivo a distinguere niente intorno a me.
Ad un tratto vidi di nuovo una luce, mi avvicinai e con mio sommo sgomento mi ritrovai di nuovo al punto di partenza... di nuovo quello specchio, quel giaciglio, quella candela... mi guardai intorno confusa: come potevo essere ancora lì se avevo proceduto in linea retta, seguendo l’eco della risata di Guxio?
Afferrai, dunque, la candela e la sollevai...
Non si vedeva niente intorno, niente che non fossero ombre e un denso buio nero.
Mossi di nuovo qualche passo, questa volta tenendo la candela ben alta di fronte a me e facendo bene attenzione a proseguire sempre dritto... ma dopo un momento mi trovai di fronte di nuovo quel giaciglio e quello specchio.
Lo sconforto mi assalì. Mi sentivo prigioniera in una prigione senza nome, mi sentivo come se Guxio mi avesse rinchiusa in un luogo senza un altrove...
Mi lasciai cadere sul letto, riappoggiai la candela e mi presi la testa tra le mani... che fare?
E allora le parole di Guxio fecero breccia nella mia mente...

"E mentre noi saremo a Cartignone... ... i vostri compagni resteranno invece rinchiusi in questo luogo... non come ostaggi, tranquilla... ma solo come pegno... "

‘Come pegno...’
Rabbrividii.
E lentamente varie immagini iniziarono a venirmi alla mente...
Pensai a Guisgard... a quando ci eravamo conosciuti e a quando lo avevo probabilmente provocato al punto da costringerlo quasi a seguirmi, a quante ne aveva dovute passare dopo e a quante ne stava ancora passando... perché lo aveva fatto? Perché non aveva lasciato semplicemente che mi infilassi in quel guaio da sola?
Pensai al giovane Morven... alla sera in cui lo avevo incontrato per la prima volta a Cartignone, alle sue parole misurate che male si addicevano a quello sguardo determinato...
Quanto ero stata rigida con entrambi quella sera, che ora sembrava tanto lontana... quanto ero determinata e quanto dovevo esser sembrata loro presuntuosa... dov’era finita ora quella determinazione?
Ora è tutto diverso... disse una vocina nella mia testa ...ora in gioco non ci sei più soltanto tu!
Pensai al Cappellano e al giorno in cui lo avevo conosciuto a Corte: avevo subito provato una sorta di innata fiducia in lui...
Era vero: ora c’era anche la sorte di tutti loro da mettere sul piatto e, probabilmente, ora la loro sorte contava per me più della mia stessa!
La nebbia sotto la superficie dello specchio prese di nuovo a vorticare, finché ne emerse un gruppo di figure... erano fermi, in cerchio di fronte ad una diramazione della galleria e sembravano discutere... passai delicatamente una mano sullo specchio, sfiorando appena qualcuno di quei volti, finché le mie dita non giunsero a Guisgard...
“Se solo tu sapessi...” mormorai, chiudendo gli occhi “...se solo tu potessi sentirmi!”
Se solo tu fossi qui... mi sorpresi a pensare.

Morrigan
24-01-2011, 17.15.31
Fu un sussulto improvviso, repentino, inaspettato.
Gli occhi di Lyan si posarono su di lui, e Morven, senza un apparente motivo, sussultò e di scatto ritrasse la mano che le stava sfiorando i capelli.
Chiuse gli occhi e li riaprì, comprese che non era trascorso che un attimo e che forse nessuno aveva avuto il tempo di scorgere il suo trasalimento. Ma lei sì. Lyan lo aveva visto. Perchè i suoi occhi erano ancora fissi su di lui, e lo guardavano con uno sguardo penetrante e innaturale.

"La strada giusta non è mai semplice..." disse con un filo di voce e con tono enigmatico.

In quel momento Morven sentì la sua Samsagra ardere come se bruciasse per davvero. Samsagra era stata in silenzio per troppo tempo, o lui aveva preferito non ascoltare, perchè era troppo stanco e amareggiato da quegli eventi per seguire ancora quella voce. Ma lei adesso chiedava attenzione, e la chiedeva a gran voce e senza requie, come una donna insoddisfatta che non viene ascoltata.
Istintivamente Morven cercò di allontanarla dal suo corpo, ma la spada era così saldamente legata alla sua cinta che il giovane non vi riuscì. E mentre le sue dita armeggiavano con l'elsa e i legacci, qualcosa cominciò a bruciargli nel cuore, un calore che passava dalle sue dita alle sue vene, una sensazione che lo placò infine, facendogli abbandonare la presa sull'arma.
SOllevò lo sguardo, dischiuse le labbra, come ancora sorpreso da qualcosa che non riusciva a dire.

"E' una trappola..." mormorò infine, con voce bassa e a nessun interlocutore in particolare, come se quelle parole non gli appartenessero in verità, come se a parlare fosse stato un altro, e non lui.

Si riebbe infine da quel primo stupore, e si rivolse a Guisgard.

"La strada è quella giusta, la bambina dice il vero... ma è una trappola, Guisgard... ci stanno aspettando..."

Scosse il capo, confuso. In realtà lui stesso non avrebbe saputo spiegare bene perchè stesse parlando a quel modo.

"... non so come questo sia possibile... forse Bumin ha già avuto il tempo di avvertirli... ma ci stanno aspettando, e questa bambina ci porterà dritti dritti nel ventre della balena..."

Rimase in silenzio, osservò Guisgard che ragionava sulle parole dettegli da Lyan.

"A destra si ritorna a Cartignone... mentre a sinistra si scende all'Inferno... ognuno decida liberamente cosa fare... io non obbligherò alcuno a seguirmi!", aveva esclamato infine il cavaliere.

Quindi, dopo aver brevemente conversato con il Cappellano,

"Allora... avete deciso quale strada prendere?" , concluse Guisgard.

Morven sorrise, di quel suo strano sorriso che mescolava tristezza, sicurezza e rassegnazione insieme. Si avvicinò a Guisgard, gli poggiò una mano sulla spalla.

"Ho detto che la bambina ci porterà nel ventre della balena... e Giona soravvisse là dentro per tre giorni e per tre notti, finchè Dio non ordinò al pesce di vomitarlo in salvo sulla riva..."

Fece una breve pausa, quindi, guardando Guisgard dritto negli occhi:

"Andiamo a sinistra, Guisgard... nel ventre della balena... io vi coprirò le spalle".

Lady Gaynor
25-01-2011, 01.44.39
Per la prima volta, Gaynor guardò Lyan con occhi diversi. Era troppo piccola perchè quelle parole fossero sue, sembrava parlare per bocca di qualcun altro. Il modo in cui era apparsa, la strada che aveva indicato loro, queste frasi adulte... Forse che la sua mente era sotto il controllo di un essere malvagio? O al contrario il suo scopo era quello di aiutarli? Con questo dubbio nella mente, Gaynorl a strinse ancora più forte, perchè qualunque fosse stata la verità, il corpo di Lyan restava sempre quello di una bambina, la cui innocenza era forse compromessa per sempre.
"Allora... avete deciso quale strada prendere?"
La domanda di Guisgard la riscosse dai propri pensieri e le bastò poco per rispondergli con fermezza: "Sir Morven, Iodix e il Cappellano sono con voi. Se pensate che una donna e una bambina non vi siano d'intralcio, allora contate anche sul mio aiuto. E voi, mio fedele amico..." chiese Gaynor al vecchio delle fosse "...continuerete a seguirmi?"

Guisgard
25-01-2011, 02.55.26
"Una trappola..." ripetè Guisgard fissando Morven "... ci stanno aspettando? Forse, anzi è probabile... ma lady Talia in questo momento è con loro... quindi non abbiamo molta scelta..."
Guardò poi Gaynor ed annuì, dopo che la ragazza aveva espresso la sua volontà di seguirli.
"Il muratore non ferma il suo lavoro quando piove..." disse il vecchio delle fosse a Gaynor "... come il mercante non rinuncia a salpare per porti lontani quando il mare è grosso... seguirò la vostra stessa strada..."
"Siamo tutti compatti, cavaliere..." fece il Cappellano guardando Guisgard "... avanti, fateci strada e vi seguiremo come abbiamo fatto fino ad ora..."
"Un momento!" Intervenne Dukey. "Siamo giunti qui quando credevamo di avere sir Bumin dalla nostra parte! Ora invece tutto è diverso..."
"Che cosa intendi dire?" Chiese Guisgard.
"Avanti, dico..." farfugliò Dukey "... siamo in questo posto che sembra avere trappole ed incanti ad ogni passo! Magari faremo solo pochi passi e subiremo un'imboscata che ci spedirà tutti all'altro mondo! E poi questa bambina! Come fa a sapere tutte queste cose? Dovrei fidarmi di una mocciosa? Siamo nel covo di quegli uomini ed è già un miracolo se siamo ancora vivi! Io ho una vita davanti! Una famiglia!"
"Hai sentito, no? La strada di destra porta a Cartignone..." indicò Guisgard "... prendila e torna dalla tua famiglia..."
"Chi mi conosce sa che non sono un vigliacco..." tentò di giustificarsi Dukey "... ma proseguire non vuol dire aver coraggio, ma solo essere pazzi! Potrebbero essere in centinaia ad attenderci! E non abbiamo un esercito con noi!"
"Vattene, Dukey!" Disse Guisgard.
"Potrei andare a Cartignone e tornare con un robusto drappello di cavalieri!"
"Torna a Cartignone!"
"Si, tornare con dei rinforzi sarebbe la cosa giusta da farsi!" Affermò Dukey. "Rischiare così è inutile... e per cosa poi? Nove su dieci lady Talia sarà già morta a quest'ora e..."
"Ti ho detto di andartene, cane!" Urlò Guisgard afferandolo per la tunica e spingendolo verso la porta di destra. "Vattene o ti ammazzo io stesso prima ancora che lo facciano quei fanatici! Vatene! Vattene, ti ho detto!"
Dukey allora, dopo aver fissato tutti loro, come un topo che abbandona la nave, varcò la porta di destra e svanì nell'oscurità.
"Ora andiamo..." ordinò Guisgard al gruppo.

Guisgard
25-01-2011, 03.21.11
Il bosco avvolgeva la radura nella quale sorgeva la chiesa sconsacrata.
Sterpi e rovi, come un manto spettrale, sembravano racchiudere quell'angolo di bosco ed estraniarlo da tutto il resto.
"Che posto terribile..." mormorò Giselide "... mette i brividi solo a guardarlo..."
La ragazza allora si nascose dietro Cavaliere25 ed attese le sue indicazioni.
Ma all'improvviso si udirono degli strani rumori.
"Cosa sarà stato?" Chiese Giselide al giovane arciere. "Sarà meglio nasconderci dietro la chiesa! Cosa ne pensate, messere?"

Guisgard
25-01-2011, 03.49.20
Il gruppo così varcò la porta di sinistra.
L'aria sembrava più fredda ed un fetido era diffuso ovunque.
Le loro torce quasi a stento riuscivano ad illuminare la strada che li precedeva, visto che quell'ambiente sembrava più grande di quelli attraversati in precedenza.
"Guardate che strani disegni ci sono alle pareti!
E questa danza macabra, con re, cavalieri e preti!"
Indicò Iodix.
Infatti le pareti intorno a loro era completamente coperte da disegni che per la maggior parte riproducevano scene di tortura e di morte, con nobili ed ecclesiastici come vittime.
"Quegli uomini sono dei fanatici..." disse il Cappellano fissando le pareti "... sono folli e qualcuno deve fermarli..."
"Proseguiamo!" Fece Guisgard. "Questi disegni servono solo a farci spaventare!"
"E ci riescono benissimo,
mio signore valorosissimo!"
Esclamò palesemente impressionato Iodix.
"Sta zitto, stolto cantastorie!" Lo riprese Guisgard.
Il suo sguardo cadde poi su Gaynor.
"Vi siete fatta impressionare da questi disegni alle pareti, milady?" Chiese Guisgard.
"E tu, cavaliere?" Domandò Lyan. "Tu hai paura di questi disegni?"
Guisgard la fissò senza rispondere nulla.

Guisgard
25-01-2011, 05.10.55
Lo specchio mostrava volti, immagini, suoni che apparivano familiari a Talia.
Ma quanto di reale uno specchio può mostrare?
Esso non è diverso da un libro o da un quadro, mio giovane signore.
Come quelle opere d'arte, anche uno specchio mostra una realtà specifica.
Un'altra realtà.
Una realtà vista e voluta dall'uomo.
Una realtà affascinante, mistica, avventurosa, ideale ed idealizzante.
Ma tuttavia una realtà fittizia, chè tiene lontano ciò che l'uomo non conosce o teme.
Un libro riporta ciò che vuole il suo scrittore, così come il ritratto obbedisce alla visione del suo pittore.
E quello specchio, forgiato dal suo padrone, riflette solo ciò che esso vuole.
Quella stanza, buia, indefinita ed enigmatica, teneva ormai prigioniera Talia.
E per quanto dimora di incanti ed illusioni, quella prigione non era nulla in confronto a quella in cui Guxio stava per intrappolarla.
"Milady..." sussurrò una voce nell'oscurità "... questi sono i vostri abiti e quelli i vostri gioielli" indicando due nani che recavano quegli oggetti. "Indossateli perchè tra poco partirete alla volta di Cartignone insieme al vostro ed al nostro signore.
Un attimo dopo di quella voce e dei due nani non ci furono più tracce.

cavaliere25
25-01-2011, 10.28.14
Si mylady nascondiamoci dietro la chiesa e attendiamo mi preparai per uscire appena si muoveva qualcosa guardai la ragazza e dissi mylady qualsiasi cosa succeda rimanete ferma qui ci penserò io a difendervi in caso di pericolo immediato

Lady Gaynor
25-01-2011, 10.41.15
Gaynor rabbrividì alla vista di quelle macabri immagini e Guisgard dovette accorgersene perchè le chiese: "Vi siete fatta impressionare da questi disegni alle pareti, milady?"
"Credo che nessuno possa rimanere indifferente di fronte ad un tale orrore, ma quanto più queste scene rappresentano la verità su ciò che accade quaggiù, tanto più bisogna proseguire in fretta nella speranza che Lady Talia non abbia da subire queste torture. E speriamo di trovare vive anche altre giovani donne, compresa la madre di questa creatura..."

Guisgard
26-01-2011, 02.36.41
A quelle parole di Gaynor, Guisgard guardò di nuovo quei disegni impressi sulle pareti rocciose.
"Stento a credere che ci troviamo di fronte ad esseri umani..." mormorò il Cappellano "... a quale abisso si può scendere, mio Dio..."
"Vi stupireste" intervenne il vecchio delle fosse "nel vedere di cosa è davvero capace l'animo umano..."
"Non guardate questi disegni, milady..." disse Guisgard a Gaynor "... essi sono come un orribile trofeo della follia sanguinaria di quei fanatici ed hanno il solo scopo di terrorizzare chi li vede."
"Questa orrenda ed inumana processione
vedevano dunque le martiri in questa prigione!"
Esclamò Iodix.
"Si..." rispose Guisgard "... molto probabilmente le facevano passare attraverso questo cunicolo per qualche loro oscuro rituale..."
E rivolgendosi di nuovo a Gaynor:
"Capite ora con chi abbiamo a che fare? E voi che volevate tornare da sola nel bosco!"
"Questo luogo echeggia di morte!
Il Cielo ci scampi dai presagi di tale sorte!"
Recitò spaventato Iodix.

Guisgard
26-01-2011, 02.57.05
Intanto, nei pressi della chiesa sconsacrata, Cavaliere25 e la giovane Gidelide si erano nascosti a causa di misteriosi rumori.
"Cosa può essere" chiese la ragazza "ciò che abbiamo udito?"
Ma in quello stesso momento un'ombra coprì i due giovani.
Alzarono gli occhi e videro un misterioso uomo accanto a loro.
Era seminudo ed aveva tatuaggi su gran parte del corpo.
L'uomo allora suonò un piccolo corno ed un attimo dopo diversi individui abbigliati allo stesso modo circondarono i due giovani.

Morrigan
26-01-2011, 03.55.15
Senza un reale ed apparente motivo, Morven aveva sempre immaginato che Dukey avrebbe fatto quella scelta, prima o poi.

Era un pavido, e fino a quel momento aveva agito come un burattino tra le mani di Bumin… ma un burattino a cui vengono tagliati i fili?
Si, l’aveva sempre immaginato, e tutto sommato la cosa gli faceva anche un gran piacere. Certo, la logica gli diceva che dal punto di vista tattico perdere Dukey significava perdere una spada e un uomo addestrato, che in quelle circostanze era di certo merce di valore… ma per il resto… perderlo era solo un gran sollievo per le sue orecchie, un balsamo per la rabbia di Guisgard, una noia in meno per Gaynor e tutto sommato un conforto per l’intero morale del gruppo!

Quando entrarono nella nuova sala, orride immagini presero a perseguitare i suoi occhi. A destra, a sinistra, sembrava non esserci luogo in cui sfuggire a quella vista… erano atroci e deliranti segni di una mente sconvolta… stiamo precipitando… una discesa nella follia… accarezzò Samsagra e cominciò piano a pregare, cercando in quelle parole di trovare coraggio…

"Non temerai i terrori della notte
né la freccia che vola di giorno,
la peste che vaga nelle tenebre,
lo sterminio che devasta a mezzogiorno…
Camminerai su aspidi e vipere,
schiaccerai leoni e draghi…"

"Questa orrenda ed inumana processione
vedevano dunque le martiri in questa prigione!", esclamò Iodix d’un tratto, distogliendolo dalle sue preghiere.

"Si..." rispose Guisgard "... molto probabilmente le facevano passare attraverso questo cunicolo per qualche loro oscuro rituale..."

“Crudeltà…” mormorò Morven di rimando, sollevando nuovamente gli occhi a scrutare le pareti “Può davvero esistere tanto crudeltà nella mente degli uomini? Nella grazia simili agli angeli, nella mente quasi pari a Dio… nella forma e nel movimento, delle creature così ammirevole… eppure che mostri possono essere generati…”

E mentre rifletteva così tristemente, a voce alta, Samsagra ricominciò ad urlare.
Morven si portò istintivamente le mani alle orecchie e strinse le tempie, con un’espressione di dolore.

“Guisgard…” esclamò, tentando di non pensare a quella fitta “state in guardia… sta per succedere qualcosa…”

Guisgard
26-01-2011, 04.42.26
Solo Morven poteva udire Samsagra.
Noi possiamo solo conoscerne l'eco attravero gli stati d'animo di Morven.
Ma tu, mio giovane signore, per la purezza e la nobiltà che ti concede il tuo sangue, tu puoi udire il grido di Samsagra.
Non cercarlo nel silenzio di questa notte, angosciante ed insopportabile.
Non prestare ascolto alle tue paure ed alle tue debolezze.
Hai un solo modo per udire Samsagra... ascolta il tuo cuore.
Esso non ti mentirà.
E quando riuscirai ad udire il grido di Samsagra, allora sentirai paura e pietà.
Poichè orribili visioni si celano in quel luogo di disperazione e morte.
Quelle immagini sembravano prendere vita, animarsi al macabro suono fatto di lamenti e preghiere di quelle disperate vittime.
All'improvviso tutti loro sentirono freddo.
Più freddo.
"Cosa volete dire?" Chiese inquieto Guisgard voltandosi verso Morven.
Ma non riuscì ad aggiungere altro.
Una lenta melodia, simile ad un confuso lamento, cominciò a diffondersi nell'aria.
Una melodia le cui angoscianti note sembravano quasi danzare sulle fiamme delle torce e rendere come vivi quei disegni alle pareti.

Guisgard
26-01-2011, 04.48.58
Nello stesso momento, nella stanza in cui Talia era imprigionata, si aprì leggera e silenziosa una porta.
Una soffusa luce invase allora l'ambiente ed una sagoma entrò.
"Ho dato ordine" disse Guxio "che vi fossero consegnati gli abiti e i gioielli appropriati per il vostro ritorno a Cartignone. Siete pronta, milady? Non c'è altro tempo da perdere... una carrozza ci attende per condurci da lord Frigoros... ormai tutto è pronto per il mio ed il vostro trionfo..."

cavaliere25
26-01-2011, 11.44.14
Guardai quegli uomini dritto negli occhi e dissi chi siete voi? e mi misi davanti alla fanciulla non cerchiamo guai continuai a dire poi aspettai una loro risposta mentre rimanevo e immobile sperando che non ci sarebbe accaduto nulla

Talia
26-01-2011, 13.06.57
Ero rimasta da sola in quella sala per molto tempo. Da principio quel buio animato da mille ombre e quel vago senso di ineluttabilità di un destino per me prefissato mi avevano sopraffatta e vinta... poi però, lentamente, la mia mente aveva iniziato a reagire...

L’ora in cui l’aria iniziava ad imbrunirsi e mio padre, finito di mangiare, mi invitava ad andare a dormire, era per me bambina la più terribile.
Ero molto piccola, allora, e quello era probabilmente il più antico ricordo che possedevo... mio padre che mi rimboccava le coperte, spengeva la candela vicino al mio letto e si apprestava ad uscire dalla stanza.
“No, papà!” esalai quella sera, la voce tremante e appena percettibile.
Lui si voltò e mi osservò nella penombra: “Che cosa c’è?” chiese, sorpreso.
“Non te ne andare!” lo implorai “Non mi lasciare sola!”
Per un istante fu il silenzio, poi lui si avvicinò di nuovo al letto e si sedette sulla coperta: “Perché?” chiese, carezzandomi appena i capelli.
Io afferrai la coperta, che fino a quel momento avevo allungato sopra gli occhi, e la feci scivolare sotto il mento, guardandolo: “Ho paura!” confessai “Quando spegni la luce e mi lasci sola, ho paura!”
Lui mi osservò... ero una bambina di pochi anni e lui si occupava totalmente di me da quando mia madre, già qualche tempo prima, ci aveva lasciati ed era tornata a vivere nel bosco. E tuttavia, probabilmente, papà non si era affatto atteso un problema del genere.
Ricordo i suoi occhi nei miei, come a valutare la situazione...
Infine mi sorrise, si alzò e mi fece segno di seguirlo: “Vieni...” disse, con quel suo tipico tono da uomo pragmatico.
Mi alzai e lui mi aiutò a rivestirmi, poi uscimmo di casa e, con mia somma sorpresa, ci dirigemmo verso la stalla...
“Dove andiamo?” chiesi.
“Ad inseguire ciò di cui hai paura!” rispose.
Passammo la notte così, cavalcando per la città e per la campagna per inseguire le mille ombre e tutti quei rumori che mi spaventavano: li rincorrevamo, ne scoprivamo l'origine e così li sconfiggevamo. Rientrammo a casa all’alba, stanchi ma fieri della nostra impresa.
La sera successiva eseguii la stessa missione da sola nella mia stanza, mentre mio padre -ma lo seppi soltanto molti, molti anni dopo- mi spiava, soddisfatto, da dietro la porta socchiusa.
Da allora non avevo più avuto paura di affrontare nessuna situazione.

E ora lì, sola in quella stanza, avevo iniziato a riflettere su ciò che era necessario fare. Avevo riflettuto a lungo: al momento Guxio aveva su di me un consistente vantaggio e la forza che gli conferiva il tenere in pugno, minacciando di non farli mai più uscire da quel labirinto, la sorte di persone a me tanto care. Compresi che ciò che occorreva, dunque, era rivoltare la situazione... sebbene, probabilmente, ciò sarebbe stato tutt’altro che agevole!
Indossai, perciò, gli abiti che mi erano stati portati ma lasciai da parte i gioielli, e quando Guxio entrò di nuovo in quella oscura sala mi trovò di umore decisamente mutato.
Mi alzai in piedi al suo arrivo e lo fronteggiai a testa alta...
“Sono pronta!” dissi con voce ferma alle sue parole “Tuttavia, prima di andare, credo che dovremmo perfezionare il nostro accordo!”
Lo osservai per un lungo momento, non c’era più alcuna paura né alcuna incertezza nel mio sguardo ormai ed ero certa che ciò non era sfuggito al mio interlocutore.
“Mi hai costretta a scegliere tra la mia libertà e quella dei miei amici...” dissi lentamente “E sia! Non mi tirerò indietro! Ma loro non dovranno restare quaggiù, perché io non mi fido affatto della tua parola! Li farai condurre fuori, invece... e quando li vedrò liberi alle porte di Cartignone, pronti a tornare ciascuno alle proprie case, allora e solo allora farò ciò che vuoi!”
Feci una breve pausa, poi soggiunsi: “Rifletti... tu hai bisogno di me! Hai bisogno che io convinca il principe circa le qualità di Bumin e che dichiari di volermi legare a lui! Non puoi farne a meno, o l’avresti già fatto! Inoltre non hai niente da perdere, poiché nessuno di loro sa che tu sei l’unico ad aver diretto tutto questo! Rifletti... è una buona proposta la mia!”
La mia voce infine si spense e un denso silenzio calò nella stanza, Guxio teneva gli occhi fissi su di me ma io non abbassai i miei... impettita, con gli occhi fissi nei suoi e la testa alta, attesi la sua risposta.

Lady Gaynor
27-01-2011, 02.17.03
"Non guardate questi disegni, milady..." disse Guisgard a Gaynor "... essi sono come un orribile trofeo della follia sanguinaria di quei fanatici ed hanno il solo scopo di terrorizzare chi li vede."
Ci fu poi uno scambio di battute tra il cavaliere e il suo giullare, dopodichè Guisgard le si rivolse nuovamente: "Capite ora con chi abbiamo a che fare? E voi che volevate tornare da sola nel bosco!"
"Milord, se anche non mi girassi mai più verso le pareti, l'orrore di quelle atrocità sarebbe comunque ben vivo nella mia mente, non sempre c'è bisogno degli occhi per poter guardare... E non pensate che essendo rimasta qui abbia meno paura che se fossi tornata indietro per il bosco, anzi... Forse se me ne fossi andata avrei avuto più probabilità di uscirne viva..."
Gaynor fu interrotta dalle parole del giovane Morven: “Guisgard, state in guardia… sta per succedere qualcosa…”
"Cosa volete dire?" Chiese inquieto Guisgard voltandosi verso Morven.
Ma non riuscì ad aggiungere altro.
Una lenta melodia, simile ad un confuso lamento, cominciò a diffondersi nell'aria.
"Ci siamo..." mormorò Gaynor "... ecco che comincia la danza della morte..."

Guisgard
27-01-2011, 02.46.38
"Lo credete davvero?" Chiese Guisgard a Gaynor. "Le tante giovani rese poi martiri da questi pazzi furono catturate tutte nel bosco..."
Quella melodia.
Lenta, cadente, avvolgente, dai toni a tratti solenni, come sorta dall'unione di mille e più voci.
"Da dove giungerà questa melodia?
E' angosciante, questa triste litania!"
Esclamò intimorito Iodix.
"Non badateci..." disse loro Guisgard "... fingete sia solo il vento..."
"Fingere che sia il vento?
Il solo udirla da tormento!"
Rispose il giullare.
"Dov'è finita la tua vivace fantasia?" Chiese Guisgard.
"La fantasia mi vien dal vino, dal cibo e dalle donne!
Questa musica invece mi ispira solo angoscia perenne!"
"Ah, stolto cantastorie che non sei altro!" Esclamò Guisgard. "A corte sei più spavaldo... allora vuol dire che la mia musica coprirà questo lamento..."
E detto questo tirò fuori la sua ocarina e cominciò a suonare.

Guisgard
27-01-2011, 03.20.51
Intanto, nella stanza divenuta ormai la sua prigione dorata, Talia era davanti a Guxio.
"Vedo" mormorò con un ghigno questi "che sapete ben trattare anche in situazioni difficili... eh, ho sempre ammirato questa vostra virtù, milady... devo dire che vostro padre vi ha tirata su davvero bene... se così non fosse, non vi avrei certo scelta per dividere il trono col mio più fedele servitore..."
Accennò una risata e continuò:
"Ma purtroppo per voi... non siete certo in grado di dettare condizioni... ma siete troppo astuta per non sfruttare a vostro vantaggio ciò che rappresentate per i miei piani... riflettete, milady... mi occorre il vostro aiuto e la vostra complicità... mi servite ben disposta e che rappresentiate un valido e credibile tramite tra la mia volontà e la popolazione di Cartignone... rispetterò quanto vi ho promesso, statene certa... non ho interesse ad indispettirvi nei miei confronti... libererò i vostri compagni... ma solo al momento giusto... quando cioè non potrà più essere messo in discussione il mio piano..."
Fissò per un momento Talia, quasi a sfidarne l'orgoglioso sguardo ed aggiunse:
"Li libererò quando sarà stato celebrato il matrimonio tra voi e sir Bumin... solo allora e non prima... del resto potete stare tranquilla... rinchiusi qui dentro saranno al sicuro da qualsiasi pericolo..."
E si abbandonò ad una forte risata.
Fino a quando un nano entrò nella stanza.
"La carrozza è pronta, mio signore."
"Andiamo, milady..." disse Guxio tendendo la mano a Talia "... i vostri nuovi sudditi vi aspettano..."
Ed una nera carrozza li attendeva.
Nera come la notte e come la sorte che aspettava tutta Cartignone.
http://img829.imageshack.us/img829/9418/nosf10.jpg

Morrigan
27-01-2011, 03.46.19
"Cosa volete dire?" chiese inquieto Guisgard voltandosi verso Morven.

Ma Morven quasi non lo udì.
Intorno si diffuse una lenta melodia, simile ad un confuso lamento, una litania ingosciante che sembrava voler avvolgere le loro orecchie.

"... ecco che comincia la danza della morte..." mormorò Gaynor.

Ma nemmeno questo Morven udì.
Non sentiva nulla, non riusciva quasi a distinguere la stessa musica insistente che aveva invaso la stanza. Per lui non era che un lontano, indistinto brusio, perchè il grido di Samsagra gli riempiva le orecchie e non gli permetteva di udire nient'altro.
Il giovane si strinse ancor di più la testa tra le mani... la voce della sua spada era come una voce di donna che si librava in alto con note strazianti.
Era impossibile sfuggirle, impossibile liberarsene. Era nella sua testa, nelle sue vene, nel suo sangue...

Samsagra... basta... Samsagra... perchè mi fai questo?

Ma il grido non cessò e non si affievolì, ma lentamente la mente di Morven si distese, e, pianissimo, sotto quell'acuto, egli cominciò a sentire delle parole umane... si sforzò, seguì quella scia, e si accorse che Samsagra stava proseguendo la sua preghiera, quella stessa preghiera che egli stava recitando e che di colpo aveva interrotto...
...Mille cadranno al tuo fianco
e diecimila alla tua destra;
ma nulla ti potrà colpire...
Morven, a quelle parole si sentì invadere da una grande calma, una calma soprannaturale...

"Samsagra... mi hai ascoltato..." mormorò pianissimo "e io... io mi fido di te!"

E in quel momento, appena pronunciate quelle parole, l'urlo straziante si flettè e si trasformò, e dalla voce di Samsagra sgorgarono soltanto le note di un bellissimo canto. La sua voce di sirena avvolse Morven nelle sue dolci volute, e in quel momento egli comprese... Samsagra lo stava proteggendo.
Quella nenia era un'arma subdola del nemico, inviata per risvegliare la paura e lo sconforto, l'orrore e la disperzione. Ma lui non poteva udirla, perchè Samsagra cantava per lui.
Qualunque fosse stato il sortilegio di quei mostri, egli ne sarebbe stato immune, perchè la sua preghiera era stata ascoltata.

Guardò Guisgard, che con la sua ocarina tentava di sfidare quelle arti maligne. Non la sentiva risuonare, ma poteva intendere il tentativo fatto dal cavaliere.
Gli andò vicino e lo fissò con grande serietà.

"Cessate pure la vostra musica, amico mio, e per una volta fidatevi di me... siate per me come Euriloco per Ulisse... venitemi dietro... andrò io avanti, stavolta, perchè ho con me uno scudo che mi protegge da questa stregoneria!"

E mettendosi alla testa del gruppo, cominciò ad avanzare verso quel buio da cui la musica sembrava sgorgare.

Guisgard
27-01-2011, 04.10.50
Nello stesso momento, presso la chiesa sconsacrata, Cavaliere25 e la giovane Gidelide erano circondati da un gruppo di feroci Atari.
Nei loro occhi c'era qualcosa di inquietante ed enigmatico.
Come se quegli uomini fossero stati stregati e sedotti dal male più oscuro ed assoluto.
All'improvviso uno di loro colpì con violenza Cavaliere25, facendogli perdere i sensi.
Poco dopo, il giovane arciere, riprese conoscenza.
Era in una stanza semibuia e umida, incatenato con i polsi alla parete.
E dopo qualche attimo di smarrimento, a causa del colpo subito, si rese conto che Giselide non era più con lui.

Guisgard
27-01-2011, 05.00.24
La Chiesa di Santa Maria della Pazienza.
Sempre affollata la Domenica, restava invece quasi vuota verso il crepuscolo di tutti gli altri giorni.
Allora era possibile passeggiare tra le sue navate, silenziose e solenni, mentre il profumo d'incenso si diffondeva ovunque.
Il cavaliere era davanti alla statua dell'Arcangelo, fissandola come se mille pensieri attraversassero la sua mente.
"Mamma, mamma..." echeggiava una voce nei suoi ricordi "... qual'è la cosa più bella che Ha creato il Buon Dio?"
"Sono gli angeli, bambino mio..." rispondeva sua madre "... niente è più bello di un angelo di Dio."
Ad un tratto un rumore di passi lo destò dai suoi ricordi.
"Che Dio ti benedica, ragazzo mio..."
"Padre Ireneo..."
"Vuoi confessarti?" Chiese il chierico.
Il cavaliere sorrise.
"Ricordi quell'albero di mele?" Domandò padre Ireneo. "Sai, sta dando i primi frutti..."
"Davvero? Ancora dovevate abbatterlo? Sembrava destinato a non dar mai neanche una mela!"
"Eh, ragazzo mio..." mormorò il chierico "... nella vita occorre pazienza... vuoi vederlo?"
Il cavaliere annuì.
I due raggiunsero così il giardino dietro la chiesa e restarono un pò all'ombra di quell'albero.
"Sono solo poche mele..." disse il chierico fissando quei frutti "... ma sono rosse e dolci. E' valsa la pena aspettare."
Il cavaliere lo ascoltava in silenzio, mentre il vento soffiava tra i suoi capelli.
"E tu cosa mi racconti?" Chiese Padre Ireneo.
"Partirò domani..."
Capisco."
"Non sembrate stupito..."
"Tornerai in Cornovaglia?"
"Non so..." mormorò il cavaliere "... la mia terra mi manca... mi mancano le sue colline, i corsi d'acqua freschi e lucenti, la campagna rigogliosa... mi mancano quei giorni trascorsi a sognare all'ombra dei miei cipressi..."
"Tornerai allora?"
"Non ho più nessuno laggiù, ormai..." sospirò il cavaliere "... sarei straniero nella mia terra e sconosciuto tra la mia gente..."
"Il duca?"
"L'ho deluso... come ho deluso tutti gli altri..."
Il chierico lo fissava in silenzio.
"Sognavo la cavalleria..." continuò il cavaliere "... Lancillotto, la gloria, la fama... e forse anche una Ginevra... una Ginevra che mi amasse sopra ad ogni cosa..."
La mano del chierico si posò sulla sua spalla.
"Prendi la tua roba e parti da questa terra." Disse.
"Ho creduto che la marchesa mi amasse davvero..." mormorò il cavaliere "... credevo nella cavalleria, in me stesso... cosa mi resta invece ora? Neanche Dio... ho deluso anche Lui... e non posso più neanche pregare..."
"Sai..." disse il chierico "... un mussulmano mi insegnò una preghiera... questa recitava di come Dio sia Onnipotente, Onnipresente ed Onnisciente... ma una cosa è impossibile anche per Lui... una cosa soltanto... abbandonare i Suoi figli..."
"C'è una vecchia poesia che udivo sempre da piccolo..." sorridendo il cavaliere "... mia madre e mia zia la recitavano ogni domenica d'Estate... parlava di come niente sia più bello di un angelo di Dio... ed io, la prima volta che vidi un cavaliere, credetti di vedere proprio un angelo... per questo giurai che sarei diventato un cavaliere..."

La voce di Morven destò Guisgard dalla sua ocarina e dai suoi ricordi.
Il giovane cavaliere gli passò davanti e percorsi pochi passi, dal buio di quel passaggio, emerse una porta di ferro.

Lady Gaynor
27-01-2011, 11.25.30
Alla vista di Guisgard che suonava l'ocarina, Gaynor si raggelò. Era spaventata ed infreddolita, ma non era niente in confronto al gelo che le aveva pervaso l'anima. Il cavaliere con l'ocarina del mio sogno! Che stregoneria è mai questa? Come ho fatto a sognare di lui ancor prima di conoscerlo? Signore Iddio, ti prego, aiutami a comprendere ciò che è oscuro ai miei occhi, rendi luminosa questa buia notte, ho paura di ciò che non riesco a capire...
Istintivamente si accostò di più a Guisgard e lo guardò come se i suoi occhi esprimessero una muta domanda alla quale lui non poteva rispondere.
Il suo pensiero andò improvvisamente al giovane bruno che aveva tanto amato... Lancelot... Chissà dove sei e cosa stai facendo, chissà se mi pensi ancora, se hai amato un'altra donna... Ricordo il tuo sguardo carico di amore e insieme di risentimento quando te ne andasti via, i tuoi tristi occhi blu che mi inviavano una preghiera che io non ho ascoltato. Sciocca presunzione da parte mia pensare di potermi lasciare tutto alle spalle...
E poi, a questo pensiero ne seguì un altro, dedicato a suo marito.
Duncan... non meritavi questa fuga, pregherò tutta la vita affinchè tu possa perdonarmi e perdonare te stesso per non avermi saputo amare come promettesti tanti anni fa...

cavaliere25
27-01-2011, 11.48.29
Mi svegliai con un gran mal di testa cercai di muovermi ma mi accorsi che ero incatenato mi guardai intorno e non vidi la fanciulla allora gridai con tutta la forza che avevo in gola il nome della ragazza mentre scalciavo e cercavo di spaccare quelle catene ma pultroppo non riuscivo erano troppo grosse allora pensai alla fanciulla che se le avrebbero fatto del male l'avrei vendicata uccidendo tutti quei maledetti

Talia
27-01-2011, 18.29.34
Non battei ciglio mentre Guxio parlava e mi sforzai per mantenere l’espressione del volto assolutamente immutabile, nel tentativo di lasciargli intendere che niente di quanto potesse dire poteva minimamente sfiorarmi, sebbene la realtà dei fatti fosse ben altra... ma, del resto, avevo immaginato che trattare con lui sarebbe stato tutt’altro che semplice.

un nano entrò nella stanza.
"La carrozza è pronta, mio signore."
"Andiamo, milady..." disse Guxio tendendo la mano a Talia "... i vostri nuovi sudditi vi aspettano..."
Il mio sguardo si mosse da lui, alla sua mano, per poi tornare a lui...
“Non sono i miei sudditi...” dissi seccamente “e non lo saranno mai! Quella è la mia gente... e sono tutti tuoi prigionieri, proprio come lo sono io!”
Improvvisamente, la nebbia nello specchio tornò a vorticare e, mio malgrado, i miei occhi saettarono in quella direzione... e subito ne emerse un volto, il volto di un cavaliere... lo osservai per un istante mentre un vago dolore mi riempiva l’anima e mille e più pensieri mi attraversavano la mente e il cuore... infine chiusi gli occhi e, di malavoglia, distolsi l’attenzione dal volto di Guisgard nello specchio, per tornare a guardare Guxio.
“E va bene...” mi arresi “Va bene!”
E fu allora che mi parve di scorgere un fulmineo lampo di soddisfazione passare negli occhi dell’uomo. Così, con un secco gesto del braccio, colpii il suo polso allontanando da me quella mano e contemporaneamente mi avvicinai a lui fino a fronteggiarlo...
“Ma se verrà torto anche un solo capello a lui, o ad uno degli altri...” sibilai “Io ti assicuro che il tuo fedele Bumin non arriverà mai a vedere una nuova alba! Sai che ne sarei capace, sai che esistono mille modi in cui potrei farlo... e ti assicuro che lo farò, con somma gioia! Dopo di che, non avrò pace finché non avrò distrutto ogni tuo piano e non ti avrò smascherato davanti a tutti... fosse pure l’ultima cosa che faccio! Sono stata chiara? Dunque, se vuoi evitarlo, sarà bene che ti curi della loro salute!”
Lo osservai ancora per un istante, poi gli voltai le spalle: “E adesso andiamo!” dissi, con la voce rotta dal dolore “Concludiamo questa farsa una volta per tutte!”

Guisgard
27-01-2011, 21.28.19
Le grida di Cavaliere25 si diffondevano tra le pietre di quella cella, consumate dal tempo e dall'umidità.
E più gridava, più sembrava che le sue grida fossero seguite da un eco lontano, come animato da infinite voci racchiuse in uno straziante lamento.
Allora cominciò a comprendere che quel luogo altro non era che uno dei terribili gironi infernali.
E proprio in quel momento due demoni tatuati entrarono nella cella.
"Grida pure quanto vuoi..." disse uno di loro "... ma questo non servirà a salvare la tua amica... anzi..." aggiunse mentre un lampo di insana soddisfazione gli attraversava lo sguardo "... vedremo se griderà forte anche lei quando cominceremo a mostrarle la via per la beatitudine eterna!"
E i due atari si abbandonarano ad una delirante risata che fece cadere in un abisso ancora più profondo di disperazione e rabbia Cavaliere25.

cavaliere25
27-01-2011, 21.40.38
Liberatemi maledetti e ve lo faccio vedere io lasciatela andare la ragazza non a nessuna colpa è una ragazza innoquia ammazzate me dissi ma a lei lasciatela vivere dissi con rabbia e nervosismo stridevo i denti come un cane con la rabbia

Guisgard
27-01-2011, 21.48.45
"Ulisse..." disse Guisgard fissando Morven "... beh, lui ed i suoi compagni lottavano contro l'odio di alcuni dei, mentre altri però gli erano favorevoli.. noi invece ci troviamo ad attraversare un Ade senza fine... e senza neanche un alleato..."
"Porteremo la Luce in questo luogo, ne sono certo." Intervenne il Cappellano.
"Perdonatemi, buon chierico..." rispose il Guisgard "... ma non credo voi abbiate molta dimistichezza con posti simili... l'unica luce che c'è tra questi meandri di roccia e morte è solo quella delle fiamme dell'Inferno..."
"Fiamme maledette dell'Inferno...
... e sento ormai vicino quell'Averno!"
Mormorò Iodix.
"Mio buon amico..." replicò a Guisgard il Cappellano "... credete davvero in ciò che avete detto? Ho visto tanti Inferni... villaggi devastati da barbari... intere comunità flagellate da malattie, carestie... per non parlare degli orrori delle varie guerre che si combattono dai potenti, ma i cui veri drammi li subiscono solo e sempre i più deboli... non crediate dunque" aggiunse "che non conosca davvero il volto dell'Inferno..."
In quel momento lo sguardo di Guisgard si posò sul volto di Gaynor.
Era inquieto, agitato, come se qualche antico e triste ricordo le attraversasse il cuore e la mente.
"Milady..." tentando di destarla con un sorriso"... avete perso la vostra audacia? Volevate attraversare il bosco da sola senza tradire la minima preoccupazione... ed ora invece vi lasciate intimorire da una stupida musica lontana? Suvvia, sarà stata di certo la mia ocarina ad avervi rattristato! Ora faremo suonare qualche allegro verso al nostro stolto giullare! Vero, Iodix?"
"Cavaliere..." indicò il Cappellano "... nel buio, guardate... sembra una porta..."
"Forse ora, cavaliere..." mormorò la piccola Lyan fissando Guisgard "... scoprirai chi suonava quella musica lontana..."

Guisgard
27-01-2011, 21.53.54
Intanto, in un altro luogo di quell'Inferno, una nera carrozza attendeva Talia e Guxio.
"Si, avete ragione, milady..." mormorò con un ghigno questi "... siete tutti miei prigionieri... ma per vostra fortuna avrete molti modi per rendere... piacevole questa vostra prigionia..."
E con una mano le sfiorò i lunghi capelli.
Un attimo dopo Bumin li raggiunse.
"E' tutto pronto, maestro." Disse.
"Bene..." rispose Guxio "... quando le nozze saranno state celebrate torneremo qui a liberare i compagni della nostra bellissimna novella sposa..."
A quelle parole entrambi accennarono ad una lieve risata.
Poi, saliti sulla carrozza, partirono tutti alla volta di Cartignone.

Lady Gaynor
28-01-2011, 00.13.28
I pensieri di Gaynor furono interrotti dalla parole di Guisgard a lei rivolte: "Milady, avete perso la vostra audacia? Volevate attraversare il bosco da sola senza tradire la minima preoccupazione... ed ora invece vi lasciate intimorire da una stupida musica lontana? Suvvia, sarà stata di certo la mia ocarina ad avervi rattristato! Ora faremo suonare qualche allegro verso al nostro stolto giullare! Vero, Iodix?"
"Milord..." rispose Gaynor quasi sussurrando, "... vi ho raccontato che al mio arrivo a Cartignone Iodix mi offrì ristoro... ebbene, quando mi addormentai feci uno strano sogno. Era la festa di San Vito ed io mi trovavo su una scogliera a guardare il mare. Voltandomi, dietro di me vidi un cavaliere che suonava l'ocarina e, quando lui smise, una frotta di topi invase le strade... Capite ora il perchè del mio sgomento? Vi ho sognato ancor prima di conoscervi e non riesco a spiegarmi come questo sia possibile... voi e i topi... Che sia stato un presagio? Ho paura, Guisgard..." Gaynor si accorse di averlo chiamato per nome, per la prima volta... "... ho paura di ciò che non riesco a comprendere..."
In quel momento, il Cappellano parlò: "Cavaliere... nel buio, guardate... sembra una porta..."
"Forse ora, cavaliere..." mormorò la piccola Lyan fissando Guisgard "... scoprirai chi suonava quella musica lontana..."

Guisgard
28-01-2011, 03.07.14
E mentre Cavaliere25 gridava e si dimeneva, uno dei due lo colpì con un violento calcio alla pancia.
"Tranquillo..." disse uno dei due "... la tua richiesta verrà esaudita e morirai presto!"
"Ed anche la tua amica farà la stessa fine..." aggiunse l'altro.
"Anche se in maniera molto più lenta e dolorosa!" Concluse il primo.
Ed entrambi scoppiarono in una insopportabile risata, davanti alla disperazione ed al dolore di Cavaliere25.

Guisgard
28-01-2011, 03.30.57
"I sogni..." mormorò Guisgard "... ho smesso di crederci nello stesso istante in cui ho smesso di farne... milady..." voltandosi verso Gaynor "... questo luogo è ricco di incanti e stregonerie... avete fatto un grosso errore ad avventurarvi in questa storia... quel sogno era solo un oscuro presagio a tutto questo..."
"Lei ha paura..." disse Lyan abbracciando Gaynor e baciandole il capo "... perchè ora non apri quella porta? Forse perchè anche tu ne hai, cavaliere?"
Guisgard allora si avvicinò alla porta.
Si voltò di nuovo verso i suoi compagni e poi, con un gesto che sembrava dettato solo da cieco istinto, aprì di colpo la porta.
Un lungo corridoio si aprì davanti a loro.
Due file di torce su ambo i lati illuminavano quel passaggio.
E tante celle, chiuse da robuste sbarre di ferro, si affacciavano in quel corridoio.
"Cos'è questa puzza terribile?
E' disgustosa ed insopportabile!"
Si lamentò Iodix.
"Questo..." mormorò Guisgard "... questo fetore..."
E corse verso quelle celle.
E quando fu al centro del corridoio, non ebbe più la forza di andare avanti.
"Le hanno..." tentò di dire tossendo per il disgusto "... le hanno uccise tutte... ed ognuna in maniera differente... ma tutte in un modo inumano..."
Il Cappellano allora si avvicinò alle prime celle del corridoio e quando si rese conto del loro contenuto chinò il capo segnandosi più volte.
"Cosa accade, padrone?
Cosa c'è in questa prigione?"
Chiese Iodix senza avere il coraggio di avanzare e scoprirlo egli stesso.
"Le hanno uccise tutte!" Gridò Guisgard. "Tutte! Macellate come fossero bestie!"

Guisgard
28-01-2011, 03.49.50
Nello stesso momento, una carrozza, rapida, correva attraverso il bosco.
Il mondo all'interno di quell'Inferno sembrava essersi fermato, ma fuori il Sole, la Luna e tutti gli astri del cielo continuavano a scandire lo scorrere eterno e perpetuo del tempo.
Tra i suoi tre passeggeri regnava un irreale silenzio.
Guxio sembrava assorto da oscuri pensieri e guardava costantemente nel vuoto.
Bumin invece fissava Talia.
I suoi occhi sembravano animati da ambigui desideri.
E di tanto intanto accennava un lieve sorriso che pareva nascondere ancor più indicibili bramosie.
Ad un tratto il folto bosco terminò e la carrozza giunse alle porte di Cartignone.
"Ora arriveremo a palazzo..." disse Guxio a Talia "... ricordate solo ciò che è accaduto... sir Bumin vi ha liberata... della vostra prigionia ricordate ben poco... al resto penserò io... e badate di non tradirvi o basterà un mio cenno ed i vostri compagni saranno cibo per ratti!"
Poco dopo la carrozza si fermò davanti al palazzo di Cartignone.
I tre scesero e subito furono accolti da una sorta di corteo, fatto di paggi e servitori.
E accompagnato da alcuni baroni, lord Frigoros corse incontro ai tre.
"Talia, figlia mia!" Disse commosso, stringendo la giovane a sè. "Sarei di certo morto se anche tu mi avessi lasciato come Eileen... tu mi sei cara come una figlia!"

Guisgard
28-01-2011, 05.01.06
Quello spettacolo orribile ed inumano.
Decine di corpi mutilati con una rabbia senza eguali, sventrati con una ferocia che sembrava sottostare a qualche oscuro rituale, il tutto a soddisfare un odio che pareva primordiale.
Così apparivano quei corpi che tradivano chiaramente i tormenti che avevano accompagnato quelle sfortunate negli ultimi momenti delle loro esistenze.
I ratti avevano già invaso quelle celle, facendo di quei corpi i loro pasti.
Guisgard si guardava intorno, in balia di rabbia, odio e disperazione senza fine.
"Questo... questo incubo..." tentò di dire "... sembra non avere fine... no... non avrà mai fine..."
In quello stesso istante, dal lato opposto del corridoio, emersero i responsabili di quello scempio.
Armati con i loro lunghi coltelli, i feroci uomini tatuati si lanciarono verso di loro.

cavaliere25
28-01-2011, 09.43.56
mi accasciai a terra e dissi maledetti qualcuno vi punirà per tutto questo male s rimasi a terra non potevo fare nulla erano piu forti di me ero indifeso e solo non avevo altra via di fuga

Talia
28-01-2011, 14.05.07
Vi sono momenti in cui ogni gioia e ogni possibile felicità sembrano averci abbandonato, momenti in cui non vediamo niente di fronte a noi che non sia dolore e paura, momenti in cui ci sentiamo sull’orlo di un cieco abisso di disperazione e non osiamo neanche respirare perché si è certi che questo basterebbe a farci precipitare... e io, probabilmente, in quel momento avrei preferito precipitare in quel cieco oblio, avrei voluto semplicemente dissolvermi nell’aria e scomparire dal mondo per non esser costretta a fare alla mia città ciò che, invece, stavo per fare. Ma non potevo! Non potevo perché, se mi fossi gettata nel precipizio, Guxio non avrebbe esitato a mettere in atto le sue minacce...
Il silenzio regnava denso e pesante in quella carrozza, ma io non ci badavo. Avvertivo lo sguardo di Bumin su di me, ma neanche a questo badavo. Tenevo gli occhi fissi fuori dal finestrino e guardavo gli alberi correr via rapidi man mano che ci avvicinavamo a Cartignone... e un solo volto e una sola voce riempivano ogni angolo della mia mente: il volto e la voce di un cavaliere conosciuto per sbaglio in una lontana sera a Cartignone ed entrato nei miei pensieri senza che quasi me ne rendessi conto...
Perdonami per averti trascinato in questo inferno... continuavo a ripetere al suo ricordo ...perdonami per averti procurato tanti guai, perdonami per non aver mai ammesso che tu avevi ragione, per non averti voluto ascoltare quando dicevi che era una pazzia avventurarsi in quest’impresa, perdonami per non aver mai avuto il coraggio di ammettere quanto tu per me fossi...
Mi bloccai, perché persino il solo pensare a ciò era troppo doloroso ormai.
‘Morirà lo stesso...’ sibilò una subdola vocina nella mie mente ‘Moriranno tutti! Guxio non manterrà mai la parola, lo sai benissimo!’
No... ribattei a quella vocetta ...Non morirà! Ucciderò Bumin, Guxio e chiunque altro oserà anche solo pensare di fargli del male!
‘Non lo farai! Non potrai farlo, perché loro ti terranno in pugno e tu non sarai che un burattino nelle loro mani!’
Non sarò mai un burattino...
‘Lo sarai dopo anni di privazioni, di paura e di abusi... Lo sarai, al punto da non avere più la forza per ribellarti!’
No... ribattei di nuovo, ma sempre più piano. E lentamente una calda lacrima mi scivolò involontariamente sulla guancia.
La voce di Guxio, improvvisamente, mi riscosse dai miei pensieri...

"Ora arriveremo a palazzo..." disse Guxio a Talia "... ricordate solo ciò che è accaduto... sir Bumin vi ha liberata... della vostra prigionia ricordate ben poco... al resto penserò io... e badate di non tradirvi o basterà un mio cenno ed i vostri compagni saranno cibo per ratti!"

Lo guardai solo per un istante, senza dire niente, poi tornai a posare gli occhi fuori dal finestrino.
Il resto successe tutto in fretta: la carrozza che attraversava la città e si fermava di fronte al palazzo, noi che scendevamo, il corteo dei paggi, le grida, la festa, i baroni che uscivano...
Finché mi ritrovai stretta tra le braccia di un commosso lord Frigoros.
Di nuovo non dissi niente... scivolai però a terra, presi la sua mano tra le mie e la baciai, chinando la testa mentre calde ed inarrestabili lacrime mi bagnavano il viso.
Possiate perdonarmi, mio principe, per ciò che farò... fu tutto ciò che riuscii a pensare.

Lady Gaynor
29-01-2011, 01.53.28
Alla vista di ciò che si celava dietro la porta, Gaynor rimase impietrita... Nemmeno in mille anni avrebbe creduto che la ferocia umana potesse compiere un tale massacro della carne e della dignità. Ed in nome di cosa, proprio non riusciva a spiegarselo. Si fece il segno della croce, mentre lacrime di pietà e di impotenza cominciarono a rigarle il volto, bagnando i capelli di Lyan che lei teneva saldamente stretta al seno, impedendole di vedere quello scempio. Indietreggiò di qualche passo quando si accorse della miriade di topi riversi nelle celle che, emettendo degli orribili squittii, banchettavano con ciò che restava di quelle povere creature... Eccoli, i topi... Ebbe giusto il tempo di formulare questo pensiero, quando dal corridoio in fondo sbucarono coloro i quali avevano evidentemente provocato quell'orrore, grossi uomini tatuati e armati di coltelli. In un lampo, Gaynor si avvicinò al giullare e gli posò Lyan tra le braccia. "Iodix, svelto, restituitemi il pugnale che vi diedi e badate alla bambina. Se occorre buttatevi in una delle celle, ma copritele gli occhi affinchè non veda. La spada vi è sufficiente, nella mia mano un pugnale in più significa un nemico in meno..."

Guisgard
29-01-2011, 02.25.58
Cavaliere25 era a terra, sulle fredde pietre di quella cella.
Il calcio subito faceva male, ma era la disperazione per il destino di Giselide ad essere insopportabile.
Ad un tratto un fischio proveniente dal corridoio richiamò i due uomini tatuati.
"Presto, ci stanno chiamando!" Disse uno dei due. "Sembra sia giunto il momento di entrare in azione!"
"Finalmente! Sento già il richiamo del sangue di quegli infedeli!" Rispose l'altro. "E dopo penseremo anche a questo miserabile!" Aggiunse indicando il giovane arciere.
E corsero fuori dalla cella.
E rimasto solo, nello sconforto più totale, Cavaliere25 cominciò a sentire qualcosa.
Grida miste a pianti.
E tante voci di donne sembravano accavallarsi nella sua mente.
E fra queste, al giovane arciere parve di udire anche quella di Giselide che lo chiamava disperata.
Era davvero lei?
O solo i lamenti provenienti da un Inferno che cominciava ad aprire le proprie porte a tutti loro?

Guisgard
29-01-2011, 02.46.13
Nello stesso momento, nel Corridoio delle Martiri, si stava per scatenare uno scontro furioso.
"Siamo attaccati!" Gridò ai suoi Guisgard.
Allora, estratta la spada, si lanciò nella mischia.
In un momento grida e rumore di armi animarono quell'ambiente.
"Morven, affiancatemi!" Ordinò Guisgard. "Dobbiamo difendere il resto del gruppo!"
Ma il cavaliere non aveva fatto i conti con l'inaspettata abilità di Gaynor.
La ragazza con coraggio affrontava gli uomini tatuati, senza tradire paura e mostrando una capacità di maneggiare le armi non indifferente.
Ma in quello stesso istante, alle loro spalle, altri uomini tatuati si unirono ai loro compagni, chiudendo i nostri eroi in una morsa.
"Siamo perduti..." pensò Guisgard mentre tentava disperatamente di respingere quegli attacchi.
Ad un tratto una parete si aprì ed una voce chiamo Guisgard:
"Presto, di qua! Porta tutti qui dentro!"
Il cavaliere allora, mentre menava fendenti per tenere dietro gli attacchi di quei fanatici, fece segno ai suoi di entrare nel passaggio da cui proveniva quella misteriosa voce.
E dopo che tutti furono dentro, anche Guisgard fece lo stesso.
Un attimo dopo la parete si chiuse alle loro spalle.
"Per un pelo!" Disse Dukey.
"Tu? Cosa ci fai qui?" Chiese stupito Guisgard. "Ti credevo a Cartignone!"
"Beh..." rispose Dukey "... in verità ho provato ad uscire da questo posto, ma credo di essermi perso e vagando, per caso, ho scoperto questa stanza. E quando ho sentito il rumore dei combattimenti ho cominciato a cercare un varco nella parete... fino a quando ho scoperto il passaggio segreto che vi ha permesso di entrare qui!"

Morrigan
29-01-2011, 03.21.39
La musica di Samsagra continuava ad avvolgerlo, e insieme a tenere svegli i suoi sensi. Era come se quella voce lo obbligasse a restare vigile e pronto.
Così li sentì immediatamente. Li sentì arrivare. Sentì il sibilo delle loro lame, come amplificato nella sua testa, e prima ancora che Guisgard si affrettasse a gridare al suo indirizzo, Morven aveva già sfoderato la sua bella spada.

"Morven, affiancatemi!" gli stava proprio ordinando Guisgard "Dobbiamo difendere il resto del gruppo!"

che già Morven si era lanciato contro i primi nemici che si era trovato davanti.

Era la prima volta che combatteva veramente con Samsagra in pugno. La prima volta che usava quella lama per lacerare e affondare. La prima volta che la macchiava di sangue. Eppure ebbe l'impressione di averla sempre tenuta in pugno, come se fosse nato con quella spada, come se quell'arma fosse stata un naturale prolungamento del suo braccio.

Morven menava fendenti senza mai guardare in faccia il suo nemico. La spada sembrava così leggera tra le sue dita che il giovane pensò perfino che avrebbe potuto continuare ad affrontare il nemico senza mai sentire alcuna fatica.

Ma proprio in quel momento, in cui l'odore del sangue cominciava a stordirlo, Morven si sentì afferrare per un braccio e trascinare indietro, e se in un primo momento un vivo stupore gli impedì di reagire in ancun modo, un attimo dopo il giovane prese a scalciare e a dimenarsi per sfuggire a quella stretta.

Gridò di rabbia, non capendo cosa gli stesse accadendo, e quale altro sortilegio lo avesse preso, ma poi udì un tonfo sordo alle sue spalle e la luce già scarsa gli parve ancor più fioca. D'un tratto il rumore concitato dello scontro si smorzò alle sue orecchie, e il braccio di Guisgard lo lasciò andare così d'improvviso che il ragazzo per poco non perse l'equilibrio, tanta era l'opposizione che aveva fatto a quella presa.
Si girò di colpo, cercando attorno a sè qualcuno su cui sfogare la sua insoddisfazione per quella scaramuccia interrotta, e si trovò di fronte proprio la faccia di Dukey

"Tu? Cosa ci fai qui?" chiese stupito Guisgard. "Ti credevo a Cartignone!"

"Beh..." rispose Dukey "... in verità ho provato ad uscire da questo posto, ma credo di essermi perso e vagando, per caso, ho scoperto questa stanza. E quando ho sentito il rumore dei combattimenti ho cominciato a cercare un varco nella parete... fino a quando ho scoperto il passaggio segreto che vi ha permesso di entrare qui!"

"Ah, ecco! Avrei dovuto aspettarmelo" esclamò Morven con rabbia malcelata "A chi altri poteva venire in mente di arrivare fin qui per rovinarmi la festa!"

Fece qualche passo nervosamente, quindi menò un fendente che tagliò l'aria stantia della stanza con un sibilo.

"Dannazione! Adesso non solo non potremo uccidere quei vigliacchi, ma siamo anche andati fuori strada!"

Guisgard
29-01-2011, 04.33.10
In quella stanza avevano trovato un'inaspettata salvezza.
Era un'ampia sala, senza nessun mobile, tavolo o sedia.
L'unica cosa che la caratterizzava erano i tanti specchi, tutti uguali, alle pareti.
"Ho avuto paura..." mormorò la piccoila Lyan stringendosi al collo di Gaynor.
"E' questo il modo di ringraziare chi vi ha appena salvato la vita?" Gridò Dukey a Morven.
"Signori, vi prego..." tentò di calmare gli animi il Cappellano.
"Dite che siamo fuori strada?" chiese Guisgard a Morven. "Siete davvero certo che quella appena lasciata fosse la strada giusta?"
"Credevo che..." provò a dire il Cappellano.
"Non so..." lo interruppe Guisgard "... ma a me sembrava tanto una trappola..."
"Infatti..." intervenne Dukey "... la strada che stavate percorrendo non vi avrebbe condotto che a morte certa probabilmente... di sicuro non da lady Talia..."
"Cosa intendi dire?" Domandò stupito Guisgard.
"Che lady Talia non si trova in quella direzione."
"Come fai a dirlo?" Chiese Guisgard.
"Perchè l'ho veduta io stesso..." rispose Dukey "... si trova in un luogo situato più in profondità... è rinchiusa in una piccola stanza... credo sia destinata ad un sacrificio..."
"Che tutta la Terra sia oggi stesso fulminata!
Lady Talia come le altre verrà a morte torturata!"
Esclamò spaventato Iodix.
"Non perdiamo altro tempo, maledizione!" Gridò Guisgard. "Portaci dove è imprigionata!"
"Calma, cavaliere..." mormorò Dukey "... quella stanza è ben custodita da almeno 4 di quegli uomini... inoltre è situata dopo un lungo corridoio e se andassimo tutti insieme ci scoprirebbero in un attimo..."
"Allora andremo io e te!" Disse Guisgard. "Loro" indicando il resto del gruppo "fino a quando resteranno in questa stanza saranno al sicuro!"
"E sia." Rispose Dukey.
"Morven, li affido a voi!" Si raccomandò Guisgard.
E mentre Guisgard pronunciava quelle parole, la piccola Lyan prese a fissarlo con attenzione.
Allora il volto del cavaliere apparve riflesso in ciascuno degli specchi alle pareti.

Guisgard
29-01-2011, 04.34.29
Nel frattempo, a Cartignone, c'era commozione e gioia per il ritorno di lady Talia.
Lord Frigoros fece preparare una sontuosa tavola con diverse pietanze, per dare ristoro ai tre appena tornati.
"Rivedere colei che amo come una figlia" prese a dire il signore di Cartignone "è per me motivo di immensa gioia... benedico il Cielo per aver risparmiato Talia dal destino che toccò invece alla mia povera figlia..."
"Il merito, mio signore..." intervenne Guxio "... è di sir Bumin che è riuscito a guidare le nostre truppe contro i responsabili dei rapimenti di quelle ragazze... il nostro cavaliere ha dato prova di coraggio e di altà fedeltà alla nostra città."
Bumin si alzò ed accennò un lieve inchino.
"Ho solo fatto il mio dovere, mio signore." Disse.
"E gli altri temerari impegnati in questa impresa?" Domandò Frigoros.
"Per ora risultano dispersi..." rispose Guxio "... ma non abbiamo perso del tutto la speranza di ritrovarli vivi... vedremo, mio signore..." e lanciò un'occhiata a Talia.
"Ma, vi è qualche altra cosa che necessita della vostra attenzione" continuò Guxio "e del vostro consenso, mio signore..."
"Di cosa si tratta?" Chiese incuriosito Frigoros.
"Sarà lady Talia stessa a rivelarvelo, mio signore..." rispose Guxio.
Si avvicinò allora a Talia e sottovoce le disse:
"Avanti, tocca a voi... riferite a lord Frigoros che sir Bumin vi ha chiesto in sposa e che, amandolo alla follia, avete accettato... e guardatevi dal tradirvi, altrimenti la testa di un certo cavaliere trafitta dalla sua stessa spada vi sarà servita domani a colazione..."
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cavaliere25
29-01-2011, 11.47.14
Non riuscivo più a distinguere le voci era come se ero stregato le voci venivano da lontano l'unico mio pensiero era di uscire di li e di riabbracciare la fanciulla alzai il capo verso l'alto e dissi se c'è qualcuno da lassù che mi veglia mandatemi un segno ho datemi la forza per uccidere questi miserabili e salvare quella povera fanciulla

Lady Gaynor
29-01-2011, 13.32.21
"Guisgard, fermatevi!"
La veemenza con la quale Gaynor pronunciò questa frase stupì anche lei stessa. Poco prima aveva combattuto contro quegli assassini coraggiosamente, senza tirarsi indietro, e il sangue che macchiava i suoi due pugnali ne era la testimonianza. Per la prima volta in vita sua aveva tolto la vita a delle persone, ma non provava rimorso perchè esse non avevano niente di umano, erano soltanto delle feroci bestie. Era stata ferita ad una spalla e, a giudicare dal dolore che provava e dal sangue che ne era sgorgato, il taglio doveva essere piuttosto profondo. Quando Dukey li avevi trascinati in quella stanza, Lyan le era saltata di nuovo in braccio provocandole una fitta alla spalla, ma lei era così felice di vederla sana e salva che non ci badò. Il sollievo per essere scampati al pericolo durò poco, giusto il tempo di udire le parole di Dukey, per poi avere la sensazione forte di essere caduti dalla padella alla brace. C'era qualcosa che non quadrava in quel discorso. Nella personalità di Dukey anche. Fu per quello che intimò a Guisgard di fermarsi.
"Vi prego Guisgard, non seguitelo... Morven, sono certa che la vostra sensibilità vi porterà a pensare le stesse cose a cui penso io adesso, per cui vi prego di tenere d'occhio questa sottospecie di rinnegato nel caso gli venga qualche strana idea."
Rivolgendosi poi di nuovo a Guisgard, gli parlò col tono di voce più dolce che le sue labbra riuscirono a cadenzare: "Milord, sono sicura che Lady Talia non si trovi dove lui dice. Ricordate l'ocarina e i topi? Il mio arrivo improvviso, la vocina che mi ha trascinato quaggiù... c'è qualcosa che non so spiegarmi, ma è come se io mi trovassi qui per un disegno già stabilito. Non sto farneticando, la mia mente è lucida come mai prima d'ora. E poi la spiegazione di Dukey fa acqua da tutte le parti. Non può essersi perso in questo labrinto e poi essersi trovato per miracolo proprio in questa stanza vicino a noi. Se la porta di sinistra ci ha condotti direttamente nell'Inferno, quella di destra avrebbe dovuto condurre altrettanto direttamente a Cartignone. Ma anche volendo concedere il beneficio del dubbio a questa serpe, com'è possibile che quel gruppo di maniaci ci abbia visti sparire sotto i propri occhi senza seguirci? Queste sotterranee rappresentano la loro casa, devono conoscerla come le proprie tasche e quindi essere a conoscenza di questa stanza. Perchè non ci hanno seguiti? E perchè poi questo cuor di coniglio, che è scappato ancor prima di vedere nulla, avrebbe in seguito corso il rischio di vederseli entrare tutti qui dentro? La risposta è una sola... costui è al soldo del nemico e dirvi di seguirlo da solo è la testimonianza della sua malafede. Finora avevamo detto di non separarci perchè la nostra forza è nel gruppo... se il gruppo perde voi perde la sua forza. Se date ascolto a Dukey le cose si metteranno male, lo so, me lo sento. Voi non mi conoscete, ma vi chiedo di fidarvi di me. In questo momento la mia mente è più lucida della vostra, in voi giocano anche i sentimenti verso Lady Talia, in me adesso giocano la ragione e l'istinto di sopravvivenza. Se ve ne andate, non so se riuscirete ad uscirne vivo, ma di sicuro non ne usciremmo vivi noi. Sono sicura che come varcherete la soglia con questo vile, un altro manipolo di rinnegati entrerà qui dentro e sarà la fine. Non ho paura della morte, anche se mi sento responsabile per il mio fedele amico, per Iodix e per Lyan. Se non fosse stato per me, loro due non si troverebbero qui e, in quanto a Lyan, avrei potuto salvarla andandomene con lei... Ho combattuto con coraggio per una giusta causa, ma morire a questo punto soltanto per fidarsi delle parole di un vigliacco un po' mi brucia... Lady Talia non è qui, o almeno non è dove dice lui, e nessuno al mondo potrà mai farmi credere che un vile come Dukey possa rischiare la sua vita per salvare quella di una dama, che possa io morire impiccata se mi sbaglio..."
Dio mio, non ho più argomenti per convincerlo... e il suo sguardo non fa trapelare nulla...
Così posò Lyan in terra e si avvicinò al cavaliere, gli prese le mani tra le sue, mani fredde come il ghiaccio, e gli rivolse uno sguardo di supplica: "Guisgard, vi prego, non andate con lui, abbiate fede in me e negli altri compagni... restiamo uniti, altrimenti il nemico avrà vinto... Vi giuro sul mio onore che la mia vita sarà la vostra, non esiterò un solo attimo nemmeno davanti alla morte per ognuno di voi, ma vi scongiuro, non andate via..."

Talia
30-01-2011, 12.38.59
L’accogliente e sontuoso palazzo di Cartignone stava assumendo per me l’aspetto del peggiore degli inferni... mal tolleravo i sorrisi di tutti coloro che incrociavo e la sola vista della ricca tavola che il principe aveva fatto imbandire mi causò un profondo senso di nausea.
Sebbene, riflettei, probabilmente ciò era semplicemente dovuto alla mia coscienza, che stava urlando e scalciando forte dentro di me.
Le parole cariche di commozione del principe furono l’ennesima stilettata al mio cuore...
‘Come puoi farlo?’ ringhiava furiosa la vocina della coscienza nella mia testa ‘Come puoi prestarti al loro gioco? Sei una codarda! Una piccola e inutile codarda!’
Ma Guisgard... tentai di ribattere ...e gli altri! Non posso dimenticarli... Non voglio!
La vocina tacque, ma quel logorante senso di colpa non si affievolì affatto.
Ad un tratto, uno stralcio del discorso tra Guxio e il principe fece braccia nella mia mente...

"Ma, vi è qualche altra cosa che necessita della vostra attenzione" continuò Guxio "e del vostro consenso, mio signore..."
"Di cosa si tratta?" Chiese incuriosito Frigoros.
"Sarà lady Talia stessa a rivelarvelo, mio signore..." rispose Guxio.

Mi irrigidii.
Fino a quel momento avevo tenuto gli occhi ostinatamente fissi sul pavimento, poiché ero più che certa che non sarei stata in grado di sostenere nessuno sguardo. Tuttavia, ora mi azzardai ad alzare gli occhi verso Guxio...
No... pensai, implorante ...non io! Non farlo fare a me, ti prego!
Lui, però, sfoggiava uno sguardo quanto mai compiaciuto; lo vidi spostarsi discretamente verso di me e le sue parole mi raggiunsero in un soffio...

"Avanti, tocca a voi... riferite a lord Frigoros che sir Bumin vi ha chiesto in sposa e che, amandolo alla follia, avete accettato... e guardatevi dal tradirvi, altrimenti la testa di un certo cavaliere trafitta dalla sua stessa spada vi sarà servita domani a colazione..."

Un brivido mi corse lungo la schiena e un cieco terrore mi invase.
Riabbassai rapidamente gli occhi sul pavimento e per un istante non vidi e non sentii niente, soltanto quell’orribile minaccia che continuava a rimbalzare da una parte all’altra della mia mente producendo un frastuono assordante.
“Mio signore...” mormorai infine, con la voce vagamente tremante e gli occhi fissi a terra “Mio principe... io... io vorrei chiedervi una grazia! Vedete... poco fa, durante il viaggio verso Cartignone, sir Bumin mi ha chiesto di sposarlo...”
Esitai, ma avvertivo lo sguardo di Guxio su di me: era tanto truce che quasi lo sentivo bruciare...
Mi inchinai ancora di più, abbassai ancora la testa e, stringendo forte gli occhi, mi costrinsi a soggiungere: “Mio desiderio è accettare! Perciò vi prego, mio principe, concedetemi il vostro consenso e la vostra benedizione.”
Quando la mia voce si spense, un irreale silenzio calò per un istante nella sala... persino la mia coscienza era ammutolita e, in quel breve momento di tregua, mi sentii se possibile ancora più male.
Per un fuggevole istante mi chiesi cosa stesse pensando lord Frigoros, ma non ebbi il coraggio di alzare la testa per scoprirlo: dopo tutto il principe mi conosceva da quando ero nata ed ero più che certa che avrebbe letto la verità nei miei occhi al primo sguardo.
Rimasi così dov’ero, in attesa, con il cuore più peso di un macigno.

Guisgard
31-01-2011, 03.32.36
Guisgard fissò Gaynor.
Le mani di lei stringevano le sue.
"Siete ferita, milady..." disse.
La sua camicia era sporca e la giubba consumata.
"Non abbiamo stoffa per bendare quella ferita..." aggiunse toccandole la spalla "... nè acqua per pulirla..."
"Ho qui questa benda pulita..." disse il Cappellano.
Bendò così la spalla di Gaynor, riuscendo a tamponare il sangue.
"Non morirà, tranquilli..." intervenne Dukey "... è immune da ogni infezione, visto il veleno che la sua lingua sa sputare!"
Guisgard lo guardò accigliato.
"Allora? Cosa avete deciso?" Chiese spazientito Dukey. "Volete liberare lady Talia o dar retta a questa pazza visionaria? E poi l'avete sentita, no? L'ha detto lei stessa! Ha abbandonato suo marito ed è fuggita via! Volete davvero dar retta ad una donna simile?"
"Io non so chi dice il vero e chi il falso..." disse il Cappellano "... ma anche io penso che gli uomini tatuati conoscano questa stanza... e potrebbero arrivare in qualsiasi momento..."
Guisgard restò turbato.
"Cosa farai ora, cavaliere?" Chiese Lyan avvicinandosi a Guisgard.
E di nuovo il volto del cavaliere apparve su ognuno degli specchi che stavano alle pareti.
"Allora andremo tutti insieme a liberare lady Talia!" Disse Guisgard. "Avanti, facci strada!" Ordinò poi a Dukey.
"Come desideri, cavaliere..." mormorò questi "... però sappi che verremo scoperti subito e finiremo come pecore al macello..."
Detto questo, quasi costretto, Dukey varcò la porta di quella stanza, seguito da tutti loro.
Il gruppo si ritrovò così in un altro lungo corridoio.
Alla fine di questo giunsero davanti ad una rozza scalinata scavata nella pietra.
"Alla fine di questi scalini..." disse Dukey a Guisgard "... c'è la tua dama... ma io non verrò a farmi sgozzare come un maiale... non è affar mio..."

Guisgard
31-01-2011, 04.40.45
Intanto, al palazzo di Cartignone, Talia aveva espresso il suo desiderio di sposare Bumin.
Frigoros osservò per qualche istante la ragazza.

Il Sole filtrava tra le alte torri del palazzo di Cartignone, mentre dalla campagna circostante intensi bagliori di verde, accompagnati da mille e più colori, generavano un intenso alone che sembrava avvolgere ogni cosa.
"Da grande sposerò un principe e diventerò una regina quando lui sarà re!" Esclamò la piccola Eileen.
"Io invece" disse Talia "viaggerò per il mondo! Viaggerò e vedrò i posti più belli... ogni giorno dormirò in una città diversa! E' questa la vita che voglio!"
"Io non voglio lasciare Cartignone..." mormorò Eileen "... è la mia casa... e poi non c'è un posto più bello di questo al mondo!"
"Invece si!" Rispose Talia. "Alcuni soldati di mio padre hanno viaggiato molto e li sento raccontare ogni sera delle mereviglie che hanno visto!"
"Ah, siete qui, birbantelle!" Esclamò Frigoros appena le ebbe viste.
"Papà!" Gridò di gioia Eileen, correndogli fra le braccia.
La piccola Talia sorrise.
"Quando tornerà il mio papà?" Chiese la bambina.
"Oh, ma il tuo papà tornerà molto presto!" Rispose Frigoros prendendo in braccio anche lei. "E' andato in una città vicina e nel frattempo resterai con Eileen e me. Sei contenta?"
Talia allora si avvicinò al volto del signore di Cartignone e gli diede un bacetto sulla guancia.
"Ahi..." mormorò poi la bambina strofinandosi la manina sulla bocca "... la barba pizzica..."
E il principe Frigoros scoppiò a ridere.

Quel lontano ricordo lo raggiunse mentre osservava il volto di lei.
"Fino a pochi anni fa" pensava "era una bambina vivace che arrossiva quando giungeva a corte... ricordo ancora quando restava a fissare sognante il cambio della guardia o le parate che aprivano i tornei... e ora invece... mi parla da donna..."
Si avvicinò, quasi a cercare il suo sguardo.
"Da piccola ricordo" disse il principe di Cartignone "che nulla sembrava intimidirti... neanche quando mi confessavi qualche marachella... ora invece che mi parli di quello che dovrebbe essere il tuo desiderio più grande, la tua gioia più bella, non riesci nemmeno a guardarmi negli occhi..."
E le accarezzò il viso con paterna tenerezza.

Guisgard
31-01-2011, 04.48.17
La prigionia.
Ignobile condizione per ogni uomo.
Cavaliere25 era preda di paure e di incubi.
Sognava gli Atari, poi Giselide ed il Cavaliere Vermiglio.
Vedeva la dolce ragazza legata ad un altare mentre veniva torturata.
Poi gli apparivano lunghe distese di verde.
Correva felice, tra i riflessi del Sole, i profumi dei fiori ed il canto degli uccelli.
Ma poi, all'improvviso, lo raggiungeva una misteriosa figura.
Era il Cavaliere Vermiglio.
Chiedeva di sua figlia.
Lo inseguiva, lo raggiungeva e lo braccava.
E proprio quando la lancia di lui gli spaccava il cuore, Cavaliere25 si destava da quelle visioni.
Allora ansimava e si contorceva.
E di nuovo sentiva quelle voci.
E tra esse quella di Giselide che lo chiamava.

cavaliere25
31-01-2011, 11.59.24
Non riuscivo più a capire nulla ero in preda alla pazzia dovevo riuscire a trovare il modo per uscire da quella maledetta cella e andare a salvare la fanciulla e riportarla a casa sana e salva

Guisgard
01-02-2011, 03.38.48
Quegli scalini.
Scavati nella nuda pietra e consumati dal tempo, sembravano risalire a qualche epoca antichissima, prima ancora che la civiltà giungesse in questi luoghi.
In cima agli scalini si apriva un antro avvolto dalle tenebre più fitte.
E da esso non fuoriusciva nemmeno un suono, né un lamento, né un sospiro.
“Dukey, sei solo un vigliacco!” Accusò Guisgard.
“Non vedo per quale motivo dovrei rischiare la mia vita…” rispose Dukey “… se volete farvi sgozzare accomodatevi pure! Io non ci tengo affatto!”
“Per me puoi anche andare all’Inferno!” Urlò Guisgard.
“E noi ci siamo già in esso!
Quello ne è certo l’ingresso!”
Esclamò Iodix indicando l'antro alla fine degli scalini.
“Io vado…” mormorò Guisgard estraendo la sua spada “… chi ha paura può attendermi qui…”
Ma appena il cavaliere fu in cima agli scalini, dal buio di quell’antro emersero delle altrettante oscure figure.
“Gli uomini tatuati!” Gridò il Cappellano.
Cominciò allora una lotta furiosa tra tutti loro.
Grida e rumore di armi cominciarono ad echeggiare in quel luogo che fino a quel momento era sembrato incantato.
Ad un tratto però accadde qualcosa.
Dukey si avvicinò allora alle spalle di Guisgard, colpendolo alla testa e facendolo accasciare al suolo.
Poi prese con sé Lyan ed intimò al gruppo di fermarsi.
“Deponete le armi, bastardi! Fatelo subito o la mia spada affonderà nella gola di questa ragazzina come un coltello nel burro caldo!”
“Dukey, maledetto traditore!
Siete vigliacco ed impostore!”
Urlò Iodix.
“Siete uno di loro dunque…” mormorò incredulo il Cappellano.
“Ho cercato di dividervi” fece con un ghigno Dukey “ma tutto è risultato inutile… vorrà dire che morirete tutti insieme! Ora deponete le armi ed arrendetevi, se vi sta a cuore la vita di questa mocciosa!”

Guisgard
01-02-2011, 04.32.15
Intanto, nella cella di Cavaliere25 erano giunti i rumori della battaglia in lontananza.
Il giovane arciere aveva udito grida confuse e un caotico fragore.
Aveva cercato di comprendere la situazione, ma senza riuscirvi.
Cosa stava accadendo?
Era davvero una battaglia?
E chi stava combattendo?
Poi, all'improvviso tutto si fermò.
Come se lo scontro fosse già terminato.
E questi dubbi si unirono ai tormenti che già affliggevano Cavaliere25.

Lady Gaynor
01-02-2011, 12.04.10
"Siete ferita, milady..."
"Non è nulla..."
"Non abbiamo stoffa per bendare quella ferita..." aggiunse Guisgard, come se non l'avesse nemmeno sentita "... nè acqua per pulirla..."
"Ho qui questa benda pulita..." disse il Cappellano.
Gaynor si lasciò medicare, ma la sua mente era altrove. Si sentiva in preda ad uno strano turbamento che non aveva nulla a che fare con la recente battaglia o con la paura. Si, era turbata e non risuciva a capirne il motivo.
"Non morirà, tranquilli..." intervenne Dukey "... è immune da ogni infezione, visto il veleno che la sua lingua sa sputare!"
"E tu te ne intendi di veleni, vero? Serpe..."
"Allora? Cosa avete deciso?" Chiese spazientito Dukey. "Volete liberare lady Talia o dar retta a questa pazza visionaria? E poi l'avete sentita, no? L'ha detto lei stessa! Ha abbandonato suo marito ed è fuggita via! Volete davvero dar retta ad una donna simile?"
A queste parole Gaynor fece per scagliarsi contro Dukey, ma fu trattenuta per un braccio dal Cappellano, che si rivolse poi a Guisgard.
"Io non so chi dice il vero e chi il falso, ma anche io penso che gli uomini tatuati conoscano questa stanza... e potrebbero arrivare in qualsiasi momento..."
Queste parole fecero riflettere Guisgard che finalmente decise che il gruppo non si sarebbe sciolto. Si mossero tutti nella direzione indicata da Dukey, percorrendo un lungo corridoio fino a trovare una scalinata in pietra grezza. Il cavaliere salì i gradini, ma nella fitta oscurità di quel luogo maledetto sbucò fuori un consistente manipolo di uomini tatuati. Gaynor ebbe giusto il tempo di posare Lyan in terra prima che la battaglia fra loro si accendesse di nuovo. Stava combattendo con un solo pugnale, il secondo era nascosto nel suo stivale e non c'era stato nemmeno un secondo per potersi chinare a prenderlo. Quegli assassini erano forti e feroci, ma per fortuna la stazza impediva loro la stessa agilità di Gaynor, che riusciva così a schivare i loro colpi. D'improvviso la battaglia cessò e il gruppo vide con sgomento che Guisgard era in terra, colpito alla testa da quel traditore di Dukey. Con un rapidissimo gesto, prese Lyan e si rivolse al gruppo.
“Deponete le armi, bastardi! Fatelo subito o la mia spada affonderà nella gola di questa ragazzina come un coltello nel burro caldo!”
Alla vista della spada che premeva sulla gola di Lyan, a Gaynor si gelò il sangue nelle vene. Madre di Dio, ti prego, fa che non muoia...
“Ho cercato di dividervi, ma tutto è risultato inutile… vorrà dire che morirete tutti insieme! Ora deponete le armi ed arrendetevi, se vi sta a cuore la vita di questa mocciosa!”
Gaynor capì che circondata da tutti quei nemici e con Guisgard ancora a terra avrebbero potuto fare ben poco per cui, con una calma che stonava in quell'atmosfera carica di tensione, posò il suo pugnale in terra e si rivolse a Dukey.
"Ecco, ho fatto ciò che hai chiesto. Gli altri mi imiteranno subito, ma lascia andare la bambina. Prendi me al suo posto. Una vita vale l'altra, o no? Anzi, forse ti conviene, brutto verme schifoso, perchè sappi che se vedrò anche un solo graffio sulla piccola ti ucciderò con le mie mani. Probabilmente circondata come sono sarà il mio ultimo gesto, ma morirò con una soddisfazione che mai ho avuto prima nella vita, per cui attento a come ti muovi con Lyan. E sappi che se mai uscirò viva di qui, te la farò pagare anche per ciò che hai fatto e ancora stai facendo a Guisgard..."

cavaliere25
01-02-2011, 14.28.04
Avevo perso qualsiasi speranza che qualcuno mi venisse a tirare fuori da quella cella umida e portarmi fuori da quel maledetto posto insieme alla fanciulla chissà dove era mi chiesi ero preoccupato più per lei che per me io se morivo non mi importava ma quella fanciulla doveva rimanere viva per tornare a casa e dimenticare questa brutta storia

Talia
01-02-2011, 17.46.34
Tenevo il volto basso e gli occhi fissi sul pavimento, ma la mia mente era lontana da lì… anni luce lontana da lì: legata ancora ad un cupo antro, vicina ad un cavaliere testardo e impulsivo che, per qualche oscura ragione, aveva scelto di aiutarmi nell’impresa più folle che io avessi mai intrapreso e al quale, per una altrettanto folle ragione, continuavano a volare i miei pensieri…
La voce del principe mi riportò in quella sala…
‘…il tuo desiderio più grande…’ aveva detto ‘la tua gioia più bella…’
E per un istante la mia mente volò di nuovo via a cercare quella di Guisgard, ormai così lontana…
Fu lo sguardo infuocato di Guxio, che mi sentivo addosso, a ricordarmi che era probabilmente proprio per lui se ero finita lì a fare quello che stavo facendo…
Così alzai gli occhi sul principe, ma di malavoglia: infatti, se mai ero riuscita a mentirgli, mi chiesi come avrei potuto farlo ora… e tuttavia, incrociando il suo sguardo, un lontano ricordo mi attraversò la mente alla velocità della luce.

“E’ così semplice…” mi disse Eileen con un mezzo sorriso “Tutto quello che devi fare è tenere il tuo re lontano dagli avversari!”
La osservai muovere rapidamente le mani sulla scacchiera e spostare di qualche casella uno dei suoi pezzi, facendo volare via un pedone nero…
Sospirai… quel gioco proprio non faceva per me!
“Allora, come va, Talia?” disse ad un tratto una voce alle mie spalle “Stai migliorando?”
Mi voltai di scatto e vidi il principe entrare nella stanza, così mi alzai e feci un piccolo inchino: “Temo di no, milord!” mormorai “Nonostante tutti gli sforzi di Eileen, non sono molto abile!”
“Ciò soltanto perché si lascia dominare dalle emozioni!” intervenne la principessa, alzandosi per andare a posare un bacio sulla guancia di suo padre “Non riesce a gestire le cose freddamente: vuole muovere in fretta e finisce sempre per lasciare qualcosa al caso!”
Il principe sorrise: “Capisco…”
“Per aiutarla ad imparare…” proseguì Eileen dopo un istante “Ho anche assegnato dei ruoli ai diversi pezzi! Ad esempio, papà, tu sei questo: il re bianco!”
Il principe mi lanciò un’occhiata divertita, poi tornò a guardare sua figlia: “Molto interessante! E tu quale sei?”
“Io sono la regina bianca!” rispose lei “A Talia ho assegnato la torre bianca e il cavallo bianco è suo padre!”
“Il cavallo bianco?” rise lord Frigoros “Sir Geoffrey ne sarà lusingato… devo dirglielo!”
Per un istante restammo in silenzio mentre il principe continuava a studiare la scacchiera con aria ilare, infine chiese a sua figlia: “E questo, tesoro? Il re nero? Quale pericoloso avversario hai scelto per il tuo povero padre?”
Io e Eileen ci scambiammo un’occhiata fuggevole… sapevamo entrambe che il principe non avrebbe gradito la risposta e io stavo vivamente sperando che gliel’avrebbe taciuta.
Lei, invece, osservò suo padre per un attimo poi, tornando a sedersi con disinvoltura, disse: “Il re nero è Guxio!”
Per un momento nella stanza, l’ampia e ricca camera privata di Eileen, non volò una mosca… il principe, apparentemente senza parole, muoveva alternativamente gli occhi tra lei e me, come a cercare conferma di quanto aveva appena udito…
“Eileen!” esclamò infine, inspirando forte per l’indignazione “Ma che cosa dici? Come ti vengono simili idee? Guxio è il mio più fedele e più devoto consigliere!”
“A me non piace!” sentenziò lei, in tono quasi noncurante “Lo trovo antipatico!”
“Basta così!” la interruppe lui “Non ascolterò altre assurdità simili! E stammi bene a sentire: questa conversazione non uscirà da questa stanza. Non voglio che il povero Guxio venga a sapere di questo tuo sciocco ostruzionismo! Inoltre, da adesso in poi…” soggiunse, puntando il dito verso entrambe “Vi proibisco di tornare mai più sull’argomento!”
Lì si concluse il discorse e nessuno dei tre ne fece mai più menzione, tuttavia Guxio continuò ad essere ‘il re nero’ nei discorsi bisbigliati tra me e Eileen… ed ero abbastanza certa che il principe lo sapesse.

Alzai il viso, dunque, e i miei occhi incrociarono quelli del principe…
“Avete ragione, milord…” mormorai “E dovete perdonarmi… temo che le recenti esperienze mi abbiano un poco scossa!”
Tenevo i miei occhi fissi nei suoi: “Voi mi conoscete, mio signore, e sapete che talvolta mi lascio dominare dalle emozioni… persino in quel gioco, rammentate? Il re nero mangiava sempre la mia regina bianca, faceva fuori il cavallo e bloccava la torre tenendo sotto scacco i miei pezzi migliori! Difficile batterlo senza perdere qualcuno di quei pezzi, dato che i suoi erano ovunque! Rammentate quel gioco, milord?”
Feci una breve pausa, durante la quale i miei occhi in quelli del principe avrebbero voluto dire mille cose… ma in quell’istante notai anche un’incertezza nello sguardo di Guxio, così mi affrettai ad inchinarmi di nuovo…
“Vi prego, mio signore, concedetemi il vostro consenso…” dissi… poi, non senza una punta di perfida ironia, soggiunsi “Concedetemelo, così che io possa ricambiare sir Bumin con lo stesso sentimento che egli riserva a me!”

Morrigan
02-02-2011, 04.27.08
La lotta era furiosa, e lo stretto passaggio in cui erano stato costretti rendeva il tutto più concitato, drammatico e confusionario.
Il rumore delle spade sembrava amplificarsi in quelle volte, ferire le orecchie, mentre gli sguardi si facevano più attenti, cercando di vedere bene il nemico in quella semi oscurità.

D'un tratto Dukey colpì Guisgard a tradimento.
Il cavaliere si accasciò al suolo, e per un istante Morven esitò nell'assestare un colpo, distratto da quell'imprevisto, ma non ebbe il tempo di far nulla, perchè, rapido come un lampo, Dukey afferrò Lyan e cominciò ad urlare.

“Deponete le armi, bastardi! Fatelo subito o la mia spada affonderà nella gola di questa ragazzina come un coltello nel burro caldo!”

Morven arretrò e smise di attaccare, ma teneva ancora ben stretta Samsagra tra le sue mani. Le sue dita si torsero ancor di più attorno all'elsa della spada... non aveva alcuna intenzione di abbandonarla... non aveva alcuna intenzione di arrendersi... no, a quel bifolco, traditore, viscido, arrogante! No!
Cominciò ad arrovellarsi attorno ad un pensiero... che posso fare, che posso fare?... quella frase sembrava quasi una litania ossessiva nella sua mente, mentre si sforzava di pensare il più velocemente possibile, e i suoi occhi si spostavano rapidissimi intorno, alla ricerca di qualcosa che potesse fornirgli una possibile soluzione.
Fu in quel momento che Gaynor, posò con estrema cautela il pugnale sul pavimento, e con la stessa calma soprannaturale cominciò a parlare a Dukey, fissandolo dritto negli occhi.

"Ecco, ho fatto ciò che hai chiesto" aveva cominciato "Gli altri mi imiteranno subito, ma lascia andare la bambina. Prendi me al suo posto..."

Sì, era perfetto. Quel lungo discorso pacato avrebbe distratto Dukey almeno per qualche istante, giusto il tempo di poter agire.
Se fosse riuscito in qualche modo a lanciare Samsagra contro quel manigoldo, se fosse riuscito anche soltanto a coglierlo di sorpresa e a ferirlo, anche superficialmente, forse il dolore e lo stupore avrebbero spinto Dukey a mollare la presa sulla bambina, e questo avrebbe permesso loro di recuperarla. Questa non era certo una soluzione a quella spiacevole situazione, ma forse avrebbe permesso loro di tenere le armi e di non dover cedere a quel vile ricatto.
Era una mossa avventata, ne era ben cosciente, ma d'altra parte, vista la situazione in cui si trovavano, non aveva nemmeno nulla da perdere.
Così, mentre la dama continuava a parlare, Morven abbassò il braccio, e fece scivolare giù l'elsa di Samsagra, come se avesse voluto imitare il gesto di Gaynor, e abbandonare a sua volta la spada ai suoi piedi.
Ma quando lasciò l'elsa, si fece scivolare tra le dita la lunga dragona e ne attorcigliò le estremità alla mano.
Tenendola così legata, con un rapido scatto del braccio, lanciò la spada contro le gambe di Dukey.

La lama sibilò rapida e un bagliore tagliò l'aria.
La spada colpì con la punta il suo bersaglio, incise la carne, quindi roteando scivolò nuovamente verso il suo padrone, che fu pronto a ghermirla.

Guisgard
02-02-2011, 05.20.15
Il grido di dolore di Dukey e la sua gamba ferita.
La piccola Lyan si ritrovò così a terra.
Ma la paura la bloccò.
Non piangeva nemmeno più.
E subito fu presa da uno degli uomini tatuati.
"Volete che la sgozzi davanti a loro, mio signore?"
Chiese tenendo stretta la bambina.
"Grandissimo bastardo!" Esclamò Dukey verso Morven e tenendosi la gamba sanguinante. "Volevi fare l'eroe, vero?"
Estrasse la spada e la puntò contro il volto di Lyan.
"Mi basta farle penetrare" continuò ansimando per il dolore "la spada di qualche centimetro in mezzo alla fronte ed i suoi occhietti schizzeranno via come palline di vetro! Ma non accadrà... oh, no... lei, come tutti voi, morirà, certo... ma lentamente e con dolore... e ora lascia cadere quella maledettissima spada o davvero sgozzerò come un maiale uno a caso fra voi!"
In quell'istante altri uomini tatuati raggiunsero i precedenti ed il gruppo si ritrovò circondato da un nemico cinque volte superiore per numero.
"Aiuto! Chiedo pietà!
Salvatemi o mi infilzerà!"
"Un tuo cenno" disse l'Ataro che aveva preso Iodix a Dukey "e questo buffone si ritroverà la gola lacerata mortalmente!"
"Visto, grande eroe? Decidi tu cosa farne di quel goffo giullare..." fece Dukey a Morven "... continua ad impugnare la tua spada e lui sarà scaraventato tanto rumorosamente all'Inferno da svegliare anche il più addormentato dei demoni che lo abitano! Tanto, uno stolto giullare può benissimo perire di spada... sacrificarlo nel rituale sarebbe quasi uno spreco! Avanti, decidi tu, cavaliere..."
"Gettate quell'arma, Morven!" Lo supplicò il Cappellano. "Avete tentato... ma sono troppi e ci tengono in pugno..."

Guisgard
02-02-2011, 05.55.22
La fattoria sorgeva in un vasto spiazzo, all'ombra di alti alberi, mentre dal vicino ruscello giungevano limpidi bagliori generati dallo scorrere dell'acqua sotto quel luminoso Sole.
Cavaliere25 tornava dalla foresta dove aveva cacciato alcune lepri.
Il suo arrivo fu annunciato dall'incessante abbaiare del suo cane.
"Dugh, qui!" Gridò il ragazzo. "Smettila e sta buono!"
La giovane Giselide si affacciò dalla finestra di casa sorridendo.
Cavaliere25 raggiunse allora il ruscello e vi immerse le mani, trovando un tenero refrigerio.
Ad un tratto udì una poderosa cavalcata.
Il fedele Dugh ricominciò ad abbaiare forte, per poi zittirsi all'improvviso.
Una sagoma emerse allora in lontananza e rapida raggiunse Cavaliere25.
Era un grosso cavaliere, completamente ricoperto di una spessa corazza.
Una corazza dai riflessi Vermigli.
"Dov'è mia figlia?" Chiese al giovane arciere.
"E' in casa..." indicò questi.
Il Cavaliere allora sfondò la porta di casa ed entrò col cavallo al suo interno.
E dopo qualche istante lanciò un grido di disumana disperazione.
Cavaliere25, dopo un attimo di smarrimento, corse dentro anch'egli.
E vide quell'orrendo spettacolo.
La giovane Giselide era inchiodata nuda sulla tavola, sventrata e col corpo completamente coperto da tagli e percosse.
Aveva il volto stravolto e contratto.
"Chi ha fatto questo?" Urlò il Cavaliere Vermiglio. "In Nome del Cielo... chi ha potuto questo?"
La ragazza allora si voltò.
"E' stato lui!" Indicando Cavaliere25.
"Maledetto!" Gridò come impazzito il cavaliere.
Ed estratta la spada colpì con violenza il giovane arciere.

In quel momento Cavaliere25 saltò su.
Il volto era coperto dal sudore ed il suo respiro appariva irregolare.
Si guardò intorno e riconobbe la cella in cui era stato imprigionato.
Solo dopo qualche istante comprese di aver avuto un terribile incubo.

Guisgard
02-02-2011, 06.17.54
Intanto, al palazzo di Cartignone, Frigoros aveva riabbracciato Talia.
L'uomo fissò per un qualche istante la ragazza.
I suoi grandi occhi quasi avvolgevano quelli di lei, che sembravano volersi abbandonare in quelli del vecchio principe.
“Va tutto bene, piccola mia?”
Così era solito chiamarla sin dalla sua infanzia.
E col tempo nulla era cambiato per Frigoros.
Soprattutto dopo la morte di Eileen.
Con la mano accarezzò il volto di Talia e lo sollevò piano, quasi a voler unire ancora di più i loro sguardi.
“Milord…” intervenne Guxio “… lady Talia ha assistito a scene terribili… è stata molto provata da ciò che è accaduto… ora deve solo riposarsi…”
“E’ vero…” rispose Frigoros senza però smettere di fissare la ragazza “… ora un bel riposo è ciò che occorre… se vorrai parlarmi sai dove trovarmi…” aggiunse baciandola sulla fronte.
Fece cenno ad alcuni servitori che subito accompagnarono la ragazza nei suoi appartamenti.
E quando vi giunse trovò ad accoglierla un letto morbido per dar sollievo a quella dolorosa stanchezza.
Una stanchezza che però attanagliava più il cuore e l’anima, che il corpo stesso.



Poco dopo, in un’altra stanza del palazzo, due figure inquiete parlavano fra loro.
“Non mi piaceva lo sguardo con cui Frigoros guardava Talia…” mormorò Bumin mentre fissava la campagna di Cartignone da una finestra “… non so… ma mi sembrava perplesso…”
Guxio non rispose nulla, restando seduto con le dita incrociate.
“Per lui quella ragazza è come una figlia” aggiunse il cavaliere “e la conosce come pochi altri…”
“Sta tranquillo…” rispose Guxio, rompendo finalmente quel silenzio in cui sembrava essersi rinchiuso “… il buon Frigoros è afflitto da quella cosa che tutti definiscono bontà, ma che io chiamo solo debolezza… per molti una virtù, certo, ma inadeguata a chi è costretto a regnare sui suoi simili… il nostro Frigoros è incapace di vedere il male nelle persone che ama… egli è convinto che nel suo palazzo dominino lealtà ed onore…”
“Intendete dire” voltandosi Bumin “che non potrebbe mai sospettare di noi?”
“Mi crede un devoto consigliere…” rispose Guxio “… e questo è un vantaggio non da poco… e che io so sfruttare bene…”
“Ma se quella ragazza vuotasse il sacco sarebbe la sua parola contro la vostra!”
“La nostra bella dama non è affatto sciocca…” mormorò il chierico con una nota di sinistra sicurezza nella sua voce “… a Cartignone non vi è più un’armata fedele al vecchio Frigoros… i nostri adepti sono ovunque… potrei farlo avvelenare in questo stesso momento, o farlo sgozzare dal barbiere che crede tanto di fiducia, o magari strangolare nel sonno dal suo stesso medico personale… il mio potere è ovunque… abbiamo in scacco l’intera città…”
In quello stesso momento, Frigoros era assorto nei suoi pensieri.
Passeggiava insolitamente nervoso nella biblioteca e di tanto in tanto si fermava a gettare uno sguardo da una delle finestre.
Ripeté questa sorta di rituale più volte, fino a quando il suo sguardo si posò sulla scacchiera che aveva sul tavolo.
Prese il pezzo del re nero quando all’improvviso entrò un servitore.
Il signore di Cartignone fu colto da un attimo di smarrimento e lasciò cadere la pedina sulla scacchiera.
“Cosa vi occorre, milord?”
“Ecco…” rispose Frigoros dopo qualche istante “… quando lady Talia avrà riposato fatela venire da me… desidero parlarle…”
“Si, mio signore.”
E rimasto di nuovo solo, lo sguardo del vecchio principe tornò sulla scacchiera e vide allora che il re nero, cadendo, aveva rotto il re bianco.
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cavaliere25
02-02-2011, 11.48.09
Mi guardai intorno spaventato e capi di aver fatto un bruttissimo sogno i brutti sogni iniziavano a farsi sentire nella mia testa non sapevo più che fare mi alzai e andai davanti alla porta della cella e cercai di aprirla sbattendogli contro prendendola a calci ma nulla non riuscivo a fare nulla le forze mi stavano sempre più abbandonando ero sfinito non dovevo mollare dovevo continuare a sperare che qualcuno mi avrebbe salvato.

Lady Bethan
02-02-2011, 19.49.32
"Non mi sono mai spinta così lontano" pensò Lady Bethan, quasi con sgomento.
Smontata da cavallo si aggirava ormai da ore, per quei luoghi sconosciuti, chiedendosi dove avrebbe potuto trovare un riparo per la notte...
Il cavallo, ormai stanco, si rifiutava di proseguire il cammino e, pacifico, si stava abbeverando al torrente dalle acque cristalline.
"Non sono mai stata una donna paurosa" pensò Bethan "Eppure... in questo posto avverto qualcosa di ostile".
Così dicendo estrasse dal mantello un amuleto, una sorta di lunga collana dai grano rotondi e lucenti e si mise a bisbligliare, sottovoce, in attesa di prendere una deciose prima che calasse il sole...

Morrigan
03-02-2011, 01.00.24
Seguì un momento di immediata confusione.
Dukey gridò ed imprecò. Mollò di colpo la bambina, ma Lyan era così terrorizzata da non riuscire a muovere un passo via da lui, come Morven aveva sperato.
Nel momento in cui Samsagra ritornò stretta tra le sue mani, il giovane si accorse che il nuovo scenario che gli si era presentato dinnanzi non era di certo migliore. I loro aggressori erano aumentati, l'ira di Dukey, ferito, non faceva altro che aggravare la loro situazione, e adesso anche Iodix era nelle loro mani, pronto ad essere sgozzato al primo passo falso.
Le urla minacciose di Dukey gli risuonavano nelle orecchie, mentre le tempie gli pulsavano per la tensione.
In quel momento di grande difficoltà, il Cappellano gli andò vicino, gli strinse un braccio e si rivolse a lui con voce accorata.

"Gettate quell'arma, Morven!" lo supplicò "Avete tentato... ma sono troppi e ci tengono in pugno..."

Quelle parole, dette con quel tono profondo, lo svegliarono e lo stordirono al contempo. Morven si girò lentamente a fissarlo, e i suoi occhi scuri, di colpo, di rivelarono vuoti e spenti, abbandonati da ogni luce.
Il giovane guardò il religioso per un istante. Era pallido, e le labbra gli tremavano impercettibilmente... sapete cosa mi chiedete? lo sapete, voi? gettare quest'arma... separamene... quando questa spada è l'unica cosa che abbia davvero un senso nella mia vita... sarebbe molto più facile chiedermi di gettarmi su di essa, come face re Saul...
Guardò ancora il Cappellano, con una piega di dolore che gli increspava il viso.

"E' finita?" gli chiese con un filo di voce "E finisce così?"

Chinò piano lo sguardo, e fissò Samsagra che brillava tra le sue mani...
... Samsagra... mio specchio, mio spada e mio scudo... Samsagra, non ho altra scelta... se ti abbandono, sorella mia, io sono un vigliacco... ma se non lo faccio, divento un assassino! Non per mano mia moriranno questi innocenti, e tu non ti macchierai mai di altro sangue che non sia quello dei tuoi nemici... cerca di comprendermi, Samsagra... io non ti lascio... se perdo te, perdo me stesso... ma alle volte la vittoria è nella sconfitta, il trionfo è nella rinuncia... e tu, mia amata Samsagra, tu non puoi essere impugnata da nessuno che tu stessa non abbia designato! Torna, quindi, nella tua immortale distanza, e sposa questa nuda pietra dove ti poserò. Non scegliere altro padrone, perchè io ho giurato di appartenerti... resta immobile e silenziosa, e se ne sarò degno, verrò io stesso a riprenderti!

Così, con un profondo sospiro, Morven si chinò lentamente, e con un gesto delicato face aderire Samsagra alle pietre del pavimento.
Quindi si sollevò, con un gesto doloroso e stanco, lanciò un muto sguardo al Cappellano, quindi, a testa alta, si rivolse a Dukey.

"Ecco, fatto... siete contento adesso?"

Guisgard
03-02-2011, 02.59.19
Dukey rise forte.
"Bravo, cavaliere!" Esclamò fissando Morven. "Scelta saggia!"
In quel momento Lyan, ancora fra le braccia dell'uomo che la teneva in ostaggio, si voltò verso il gruppo degli eroi giunti da Cartignone.
"Uccidine uno per me, Dukey..." mormoro "... che sia io a scegliere la prima vittima..."
La sua voce era orribilmente mutata.
Come se fosse generata da più voci sovrapposte.
"No, dobbiamo sacrificarli per il rituale." Rispose Dukey.
Lyan fissò ancora il gruppo e si abbandonò ad una profonda risata.
"Attendiamo i vostri ordini per eseguire le disposizioni del maestro, milord." Disse uno degli uomini tatuati a Dukey.
Questi annuì.
Allora il gruppo fu separato.
Gaynor fu strappata dai suoi compagni e condotta in un luogo segreto.
Morven, il Cappellano, il Vecchio delle Fosse e Iodix invece, insieme a Guisgard trascinato da alcuni di quegli uomini tatuati, furono portati in una cella umida e legati con catene alle pareti.
Ma non erano da soli.
A quelle pareti infatti, e già da tempo, era stato incatenato anche Cavaliere25, che subito riconobbe alcuni di loro.

Guisgard
03-02-2011, 03.41.25
Gaynor, separata dai suoi compagni, fu condotta in una cella semibuia.
All'improvviso nella cella si addensò un leggero fumo giallastro ed inodore.
"Sii serena..." sussurrò una misteriosa voce "... non hai nulla da temere... ormai sei al sicuro... le tue sofferenze sono terminate... presto incontrerai pace e tranquillità senza fine..."
Un istante dopo Gaynor perse i sensi.

I prati di Imperion.
Verdeggianti e attraversati dai colori dei fiori più belli.
Gli stessi colori della giovinezza.
Quella mattina Gaynor aveva indosso un magnifico vestito, con il quale era corsa al vecchio mulino.
Le grandi pale scricchiolavano sotto l'impeto del vento.
Quello stesso vento che gonfiava il suo vestito e che quasi le portava via il variopinto capello che avava sul capo.
"Com'è bella la natura..." pensava mentre un grande sorriso illuminava il suo bellissimo volto.
"Francesca" disse il bardo seduto sul grande sasso davanti all'ingresso del mulino "non aveva colpa... il suo amore per Paolo era puro ed innocente..."
"Ma era Giangiotto il suo legittimo consorte!" Replicò il monaco che gli stava accanto.
"Messer Amore non tira mai un dardo contro un bersaglio negato..."
"Amore non ha limiti" mormorò il chierico "se non nella Fede, che sola ne legittima ogni diritto."
"Io non voglio sposare Duncan..." sospirò rattristata Gaynor.
Il bardo allora si alzò e salutò con un delicato inchino la ragazza.
"Amor, ch'a nullo amato,
perchè tu m'hai lasciato?
Amor, che amar perdona,
questo mai m'abbandona!"
Recitava mentre svaniva nella sterminata campagna.

Un sussulto, un ricordo, un sordo dolore.
Gaynor aprì gli occhi e si alzò lentamente.
Riconobbe dopo alcuni istanti la cella in cui era stata rinchiusa.
Non aveva più i suoi abiti da paggio.
Una lunga tunica, larga e nerissima, copriva ora il suo corpo ed un diadema intrecciato con foglie di mandragora cingeva il suo capo.
http://www.moviefans.de/gladiator/lucilla.jpg

Guisgard
03-02-2011, 04.38.51
Nello stesso istante, in un'altra cella, i nostri eroi erano incatenati a delle umide pareti.
"Ah..." mormorò Guisgard mentre riprendeva i sensi "... la testa... sento che mi scoppia..."
"Vi siete ripreso, mio signore!
Che gioia mi sento nel cuore!"
Esclamò Iodix.
"Ah... ma perchè diavolo urli tanto...?" Lo riprese Guisgard. "Ho la testa che sembra un tamburo... ma dove siamo...?" Chiese tentando di guardarsi intorno.
"Siamo stati catturati..." rispose il Cappellano "... Dukey vi ha colpito alle spalle ed in breve ci hanno circondato, costringendoci alla resa..."
"Dukey?" Ripetè stupito Guisgard. "Cane maledett... ah... la testa..."
"Non sforzatevi..." si raccomandò il Cappellano "... avete ricevuto un bel colpo..."
"Quel maiale sa colpire bene a tradimento..." mormorò Guisgard massaggiandosi la testa.
Si guardò poi di nuovo attorno con più attenzione.
"Dove sono lady Gaynor e la piccola Lyan?"
"Lady Gaynor è stata portata via..." rispose il Cappellano.
A quelle parole Guisgard sentì il sangue gelarsi.
"Dove?" Chiese. "Dobbiamo fare qualcosa o quei maledetti..."
E a quelle parole del cavaliere un sinistro silenzio scese nella cella.
"E Lyan?" Domandò Guisgard.
Il Cappellano lo fissò.
"Era una di loro..." rispose "... qualcosa di malefico è stato sempre insieme a noi, sotto le sembianze di quella bambina..."
"Maledetti assassini!" Gridò Guisgard, tradendo rabbia mista a disperazione nelle sue parole.
"Messer Morven aveva ragione e noi torto..." a capo chino il Cappellano "... egli aveva ben compreso la natura malvagia di quella bambina..."
"Padrone, rammentate ora questo ragazzo?
Era anche lui insieme a sir Belven al palazzo!"
Fece Iodix indicando Cavaliere25.
"Si, ricordo..." rispose Guisgard fissando il giovane arciere "... hanno preso anche te... che fine hanno fatto gli altri?"

Guisgard
03-02-2011, 04.48.51
Bethan fissava il suo amuleto.
Silenziose parole uscivano dalla sua bocca, il cui suono sembrava ora confondersi, ora accompagnarsi al dolce scorrere delle acque del ruscello.
Ad un tratto si udì il rintocco di una piccola campana, come se qualcuno stesse salutando l'avvento del crepuscolo.
A giudicare dal rintocco, il luogo da dove quella campana suonava non doveva essere molto lontano.
Infatti, dall'altra parte del ruscello, immersa nel folto fogliame del bosco, sorgeva una cappella diroccata.
E da una delle finestre si scorgeva una lieve luce.
http://img227.imageshack.us/img227/3245/img03512.jpg

Lady Bethan
03-02-2011, 10.27.38
Una luce nell'oscurià.
Il suono di una campana.
"Forse per stanotte siamo salve, Verbena!" disse stringendo a sè le redini del cavallo e dirigendosi verso la cappella.

"Il Signore ascolta sempre le preghiere dei suoi fedeli, anche se peccatori!" Le ripeteva sempre il Vescovo, durante le sue frequenti confessioni.
"Oh, se solo riuscisse a farmi dimenticare... Questa croce è troppo pesante da sopportare!"
"Donna di poca fede!" le ripeteva il Vescovo, sovente "Nessuna croce sarai mai abbastanza pesante, in terra, come quella che Nostro Signore portò sulle spalle! Non perdete dunque la fede ed offrite ogni spina del vostro cuore per espiare i vostri peccati!"

Bethan allontanò da sè i ricordi.
La croce era ancora sulle sue spalle e la lunga cicatrice che le solcava metà della fronte e una tempia, era ben visibile, adesso che il vento le aveva mosso i capelli.
Con Verbena al seguito si incamminò verso la luce, sperando di trovare ospitalità....

Talia
03-02-2011, 10.31.02
Entrai in quella stanza... era ampia e riccamente arredata ma io non vi feci caso, tanto ero immersa in cupi e dolorosi pensieri...
Mi chiedevo se il principe avesse compreso il mio velato appello... ero certa che quel ricordo, che aveva attraversato la mia mente, fosse da qualche parte celato anche nella sua, ma sarebbe stato questo di aiuto? Guxio ci teneva in pugno e se, come credevo, i suoi adepti erano molti e disseminati ovunque, cosa avremmo potuto fare io e lord Frigoros da soli? Eravamo soltanto due ostaggi in una gabbia dorata! E in quel momento sentii più forte che mai la mancanza di mio padre... dov'era? Cosa gli era successo? Sospirai... perché non avevo chiesto a Guxio cosa ne aveva fatto di lui? Quella domanda mi era bruciata sulle labbra a lungo, eppure non l'avevo posta... probabilmente, riflettei, soltanto perché la paura di scoprire che gli avevano fatto del male mi era sembrata più orribile di quella dolorosa incertezza.
Mi aggirai per la stanza per qualche tempo, come in gabbia... infine mi sedetti allo scrittoio, presi un foglio e stappai l'inchiostro.
La mia mano dondolò a mezz'aria per qualche momento mentre riflettevo, poi iniziai a scrivere rapidamente...
' Guxio,
ho fatto ciò che volevi, chiedendo al principe di poter sposare Bumin. Ho dimostrato buona disposizione, per cui desidero vedere questa buona disposizione al nostro accordo anche da parte tua.
Per tale motivo, voglio che liberi alcuni degli ostaggi. Voglio vederli, lontani dai tuoi uomini e in buona salute... dopo di che, avendo visto la tua fedeltà al nostro patto, celebreremo quel matrimonio e libereremo anche gli altri.
Questa richiesta mi sembra assolutamente legittima e non prevede rifiuti.
Talia '
Rilessi quelle poche righe ancora una volta, chiedendomi se non stessi tirando troppo la corda... ebbure conoscevo abbastanza bene Guxio da sapere che la situazione era già sufficientemente disperata. Così piegai il foglio e lo sigillai, poi chiamai uno dei servitori e gli chiesi di consegnare quella missiva al chierico Guxio.
Fatto ciò, mentalmente spossata, mi accostai al letto e mi sdraiai sulla coperta soffice, scivolando immediatamente in una sorta di grigio torpore.

cavaliere25
03-02-2011, 11.02.58
Si pultroppo hanno preso anche me ma devo uscire subito immediatamente da qui devo andare a salvare una fanciulla a me cara la devo salvare a tutti i costi se no la mia vita sarà in pericolo dissi guardando gli altri dobbiamo trovare un modo per uscire di qui e anche in fretta se non vogliamo morire in questa umida cella.

Morrigan
03-02-2011, 19.43.30
"Lo sapevo... lo sentivo... se solo fossi riuscito a spiegare..."

Quello di Morven non fu che un mormorio appena accennato.
Non sollevò nemmeno il capo, ma continuò a fissare la scura pietra che lastricava il suolo di quella ignobile prigione. Non aveva più voglia di pensare a nulla... gli sembrava che ogni sua azione, ogni suo pensiero, ogni suo slancio... tutto, tutto, tutto in questa viaggio, fin dal principio... fosse stato inutile. Persino il pensiero del suo amico Guisgard e della sua salute, che tanto lo aveva preoccupato quando Dukey lo aveva colpito, persino quell'ansia non riusciva a risollevarlo dal suo sconforto.
Soltanto vedendo Cavaliere25 in quella cella ebbe un bagliore di interesse...

"Cavaliere..." disse, con appena un accenno di gioia nella voce "Siete vivo... dov'è il capitano Belven? Dove sono gli altri?"

Ma subito la sua espressione ricadde nella malinconia.

"Ma che importa... se sono morti almeno la sorte ha risparmiato loro una simile tortura... noi stessi, noi che siamo vivi... a che giova?"

Fissò Guisgard in silenzio per un istante.
Quando l'aveva incontrato, aveva subito provato grande ammirazione per quell'uomo, e aveva sperato di poter combattere al suo fianco, per imparare qualcosa da un cavaliere che sembrava nascondere molte virtù, sotto la dura corteccia della sua guasconeria.
Fissò Guisgard perchè per un istante sperò che egli sapesse trovare ancora una volta le giuste parole, quelle parole in grado di dare una volta ancora un senso a quell'avventura, o almeno un senso alla loro morte.

"Ditemi, Guisgard... è così che finisce? Nelle storie che ci raccontano, i maestri d'arme ci insegnano che dovremo affrontare il nemico... i nostri migliori contro i loro, e vincano quelli che più l'hanno meritato... ma questa posto, questa battaglia, non somigliano affatto a quei racconti... ditemi, dunque... come finisce questa storia?"

cavaliere25
03-02-2011, 21.17.52
sono andati lontano dissi pultroppo io ero prescelto per rimanere con un cavaliere finchè non sarebbero tornati ma pultroppo mi sono allontanato dal castello insieme alla figlia del cavaliere anche ella è stata catturata e non so se sta bene se sia viva io mi auguro di si dissi guardando le sbarre di quella maledetta prigione se gli avessero fatto qualcosa di male giuro sulla mia vita che la vendicherò a tutti i costi

Lady Gaynor
04-02-2011, 02.42.38
"Uccidine uno per me, Dukey..." mormorò Lyan "... che sia io a scegliere la prima vittima..."
Non può essere, non può essere... la sua voce non è più la stessa, è demoniaca... allora aveva avuto ragione Morven nel sentire il Male in lei... le sue carni delicate, le tenere braccia avvinghiate al mio collo, il suo profumo di bimba nonostante la sporcizia... non può essere vero ciò che sta accadendo... come posso essermi sbagliata a tal punto?
Questi erano i pensieri che si agitavano nella mente di Gaynor, quando quelle bestie le si avvicinarono e la strattonarono, allontanandola dal gruppo. Mentre la trascinavano via, il suo guardò si posò su ognuno dei suoi compagni, su Guisgard ancora in terra ed infine su Lyan, la piccola che tanto tenacemente aveva difeso e che invece si era rivelata la personificazione del male...
Nel frattempo, erano arrivati ad una cella umida e buia. Bastò meno di un secondo a Gaynor per capire quale sarebbe stata la sua sorte, ma la sua indole combattiva avrebbe avuto la meglio, ne era sicura.
Non subirò mai quelle atroci torture! Quant'è vero che il sole sorge tutti i giorni, la mia pelle e le mie viscere rimarranno ben salde al loro posto, dovessi anche buttarmi sulla prima lama di spada che vedo...
All'improvviso nella cella si addensò un leggero fumo giallastro ed inodore.
"Sii serena..." sussurrò una misteriosa voce "... non hai nulla da temere... ormai sei al sicuro... le tue sofferenze sono terminate... presto incontrerai pace e tranquillità senza fine..."
Un istante dopo Gaynor perse i sensi.
Quando si risvegliò - non avrebbe saputo dire quanto tempo era passato - si ritrovò vestita di una lunga tunica nera, larga ed informe, ed un diadema di foglie intrecciate sul capo. Il sogno che aveva appena fatto le era sembrato così reale! La sua Imperion... e Duncan... non avrebbe mai saputo nulla, non avrebbe mai potuto immaginare che la giovane, vitale ed impulsiva moglie che era fuggita da lui in cerca di libertà aveva trovato invece la morte per mano di una setta di fanatici assassini.
Lancelot... se solo ti avessi seguito... se solo tu potessi sentirmi ora... mi dispiace, mi dispiace così tanto...
Il pensiero le corse poi a Guisgard, come sempre succedeva in quegli ultimi giorni quando pensava a Lancelot. Saranno i suoi occhi... pensò Gaynor, quei limpidi e profondi occhi blu che sembrano sposarsi male con l'arroganza dei suoi modi ed il sarcasmo che permea i suoi discorsi... eppure non esiterebbe a morire per me, ne sono sicura, il suo coraggio è pari alla sua bellezza... Signore Iddio, non posso pensare alla bellezza di Guisgard in un momento del genere, se non fossi così disperata ci sarebbe da ridere... Stanno per sacrificarmi sull'altare della loro bestialità e tutto quello che mi viene da pensare è che voglio salvarmi per poterlo rivedere..."
Si guardò intorno, ma quella cella spoglia non offriva alcun tipo di arma... Ad un tratto la stanchezza sembrò pervaderle tutto il corpo e lo sconforto ebbe la meglio sulla sua caparbietà. E' finita, non c'è via di scampo. Disarmata, rinchiusa e umiliata... mi hanno spogliata, mi hanno toccata con le loro luride mani... Si lascio cadere sullo scomodo giaciglio dietro di lei, mentre calde lacrime le bagnavano il viso e le salavano la bocca. La sua mente era un turbinìo confuso di pensieri, immagini e suoni... suoni... l'ocarina di Guisgard, malinconica melodia di lontani ricordi, forse di amori perduti... la delicatezza delle sue labbra mentre la suonavano, leggere come un soffio di vento di primavera... Imperion, sua madre, la sua adorata Elinor, regalo di suo padre... Elinor...
Il pensiero della sua giumenta sembrò scuotere Gaynor, che aprì gli occhi e rivolse la sua mente a pensieri meno poetici, ma di sicuro più pratici. Se solo riuscissi ad avvicinarmi ad un'apertura! Elinor sente il mio fischio di richiamo da una distanza notevole... Devo uscire da questa maledetta cella, devo trovare i miei compagni... Cosa posso fare? Cosa? Si guardò di nuovo intorno, ma quel posto non offriva davvero nulla. C'era solo lei lì dentro, e nient'altro. Lei... Lei... Un pensierò le attraversò la mente, rapido come un baleno ed altrettanto folgorante. Si tolse il diadema dalla testa e si strappò la tunica all'altezza del seno, lasciandone scoperta una parte. E' la mia unica possibilità. Al di fuori di questo, c'è solo la morte... Si avvicinò alla porta e cominciò a gridare forte: "Dukey! Dukey! Voglio parlare con te!"

Guisgard
04-02-2011, 03.19.04
Quella cella, umida e silenziosa.
Avvolta da un silenzio angosciante, solamente interrotto da un gocciolio che ad ogni istante diventava sempre più insopportabile.
"E tu hai condotto qui la figlia del cavaliere?" Chiese contrariato Guisgard a Cavaliere25. "Proprio nel covo di questi pazzi? Ma cosa volevi fare, mi chiedo, tutto solo contro questi fanatici?"
"Non siate adirato!
Egli è già disperato!"
Cercò di calmarlo Iodix.
"Il buon giullare ha ragione, cavaliere..." intervenne il Cappellano "... è inutile litigare tra di noi..."
Guisgard masticò amaramente e restò in silenzio per qualche istante.
"Come finirà questa storia?" Fissando poi Morven. "Forse è già finita... anzi, magari lo fosse... forse il peggio ancora deve venire..."
Fissò il vuoto di quella cella, come se il suo sguardo fosse attraversato da inquieti bagliori di rabbia e insofferenza.
“Voi credete molto nella cavalleria, vero?” Chiese a Morven, con un sorriso malinconico.
“E voi?” Domandò il Cappellano.
“Io...” mormorò Guisgard “… ho smesso di crederci da tempo…”
“E in cosa credete ora?”
“In niente…” rispose “… niente che non sia me stesso… è l’unica causa che mi sta a cuore…”
“E perché allora siete qui a morire con tutti noi?” Domandò ancora il Cappellano.
Guisgard non rispose nulla.
“Non esiste nessuno che non crede in nulla!” Continuò il chierico.
“Io… la cavalleria… la fama… l’amore… non esiste nulla di tutto questo…” rispose Guisgard poggiando il capo alla parete.
“Siete il primo a sapere che ciò non è vero, cavaliere!”
“Ho affrontato tante sfide, tanti duelli… e sempre ne sono uscito vincitore, nella ragione come nel torto… ma nei fatti d’amore so che fallirei…”
In quel momento la porta della cella si aprì e, accompagnato da alcuni dei suoi, Dukey entrò in quella prigione.
“Signori…” cominciò a dire con un ghigno sul viso “… il tempo è giunto… avrete l’onore di purificare il prossimo rito sacrificale!”
“Cane, liberami ed affrontami da uomo!” Gridò Guisgard.
Dukey accennò un sorriso simile ad una beffa.
Si avvicinò poi al cavaliere e lo colpì con un forte calcio allo stomaco.
“Mal… edet… to…” ansimando per il dolore Guisgard.
“Domani tutto si compirà, amici miei!” Esclamò Dukey.
“Milord…” lo chiamò uno dei suoi entrando nella cella “… una delle prigioniere chiede di voi…”
Dukey annuì e, dopo aver gettato un’altra occhiata di disprezzo ai prigionieri, uscì, sempre accompagnato dai suoi, da quella cella.

Guisgard
04-02-2011, 03.43.22
La porta cigolò e dopo qualche istante si aprì.
Un uomo tatuato, dai lineamenti marcati e dal volto inespressivo, varcò quella soglia.
Gettò un rapido sguardo su Gaynor e con un cenno del capo le intimò di allontanarsi.
Un attimo dopo apparve Dukey.
Era coperto da un lungo mantello ed armato di una spada e di un affilato pugnale.
E appena vista la ragazza ordinò al suo fedele:
“Lasciaci soli…”
L’uomo tatuato annuì ed uscì dalla stanza, chiudendo la porta dietro di sé.
Gaynor era lì, davanti al cavaliere rinnegato,
Bellissima e sensuale, avvolta da quella tunica e da una chiara inquietudine.
“Hai sbagliato a strapparti quella corona…” mormorò sorridendo Dukey “… serve a proteggerti quando attraverserai il lungo ed oscuro Fiume delle Anime… e questa tunica…” sfiorandola con una mano “… non dovresti maltrattarla… è una veste sacra…”
La fissò per alcuni istanti con chiara bramosia.
“Cosa c’è?” Chiese. “La paura ti ha resa docile e bendisposta?”
http://images.allmoviephoto.com/2000_Gladiator/joaquin_phoenix_connie_nielsen_gladiator_001.jpg

Guisgard
04-02-2011, 05.08.44
Un fresco vento soffiò in quel momento sul bosco, facendo scricchiolare la croce di legno che sovrastava la cupoletta della cappella.
Una piccola edicola di gusto latino, risalente forse al periodo della dominazione romana, sorgeva poco avanti all'ingresso.
Al suo interno vi era uno sbiadito affresco raffigurante la Santa Vergine col Bambino, ai cui piedi si trovavano San Giorgio e San Giovanni Battista.
E appena Bethan fu davanti alla porta della cappella, un cane, dall'interno, cominciò ad abbaiare.
"Chi è che interrompe i miei vespri?" Gridò una voce proveniente dall'edificio. "E dopo mi attendono le litanie dedicate alla Vergine, con i suoi innumerevoli appellativi! Non indugiate" aggiunse, mentre il suo cane abbaiava sempre più forte "dunque alla mia porta, poichè non vi troverete nulla di prezioso, se non quel poco che mi occorre per vivere, frutto della carità e della pietà che la Divina Misericordia distribuisce su queste terre desolate e abbandonate!"
Ma nonostante la poca ospitalità mostrata da quella voce, era comunque un rischio riprendere il cammino ora che si approssimava la sera.
La notte che si stava annunciando sul bosco sembrava accompagnata da sinistri presagi.
http://files.splinder.com/bae23e73779ceff339e6ba292308bba5.jpeg

cavaliere25
04-02-2011, 10.30.02
Dissi Guardando Guisgard ho fatto cio che la fanciulla mi chiese di fare mi chiese il mio aiuto e io la aiutai ma non potevo sapere che finiva cosi e tirai un pugno contro il muro di quella cella stringendo i denti dalla rabbia e dal odio che mi stava salendo

Lady Gaynor
04-02-2011, 14.25.57
Gaynor guardò Dukey entrare nella cella, ordinando all'uomo tatuato di lasciarli soli. Le si avvicinò, con lo sguardo così lascivo che lei rabbrividì suo malgrado. E' quello che volevi, ragazza mia, non è questo il momento dei ripensamenti e degli scrupoli... fatti forza, pensa ai tuoi compagni che marciscono in chissà quale oscura cella, pensa a Guisgard...
“Hai sbagliato a strapparti quella corona…” mormorò sorridendo Dukey “… serve a proteggerti quando attraverserai il lungo ed oscuro Fiume delle Anime… e questa tunica…” sfiorandola con una mano “… non dovresti maltrattarla… è una veste sacra…”
Gaynor non rispose, ma gli lanciò uno sguardo che a Dukey dovette sembrare inequivocabile, tanto che le disse: “Cosa c’è? La paura ti ha resa docile e bendisposta?”
La ragazza mosse qualche passo verso di lui, gli occhi sempre fissi nei suoi, e per tutta risposta lacerò ancora di più la nera tunica, mostrando il bianco seno agli occhi acquosi di quell'infame. "Sacra non è una veste, sacra è la vita, ed io non voglio morire..."
Ti prego, mio Dio, non abbandonarmi adesso...
Nel pronunciare quelle parole, Gaynor prese la mano di Dukey e se la posò sul viso, facendola poi scivolare più giù, all'altezza del cuore.
"Senti come batte, Dukey, senti il suo palpito..."

Lady Bethan
04-02-2011, 18.45.13
Un fresco vento soffiò in quel momento sul bosco, facendo scricchiolare la croce di legno che sovrastava la cupoletta della cappella.
Una piccola edicola di gusto latino, risalente forse al periodo della dominazione romana, sorgeva poco avanti all'ingresso.
Al suo interno vi era uno sbiadito affresco raffigurante la Santa Vergine col Bambino, ai cui piedi si trovavano San Giorgio e San Giovanni Battista.
E appena Bethan fu davanti alla porta della cappella, un cane, dall'interno, cominciò ad abbaiare.
"Chi è che interrompe i miei vespri?" Gridò una voce proveniente dall'edificio. "E dopo mi attendono le litanie dedicate alla Vergine, con i suoi innumerevoli appellativi! Non indugiate" aggiunse, mentre il suo cane abbaiava sempre più forte "dunque alla mia porta, poichè non vi troverete nulla di prezioso, se non quel poco che mi occorre per vivere, frutto della carità e della pietà che la Divina Misericordia distribuisce su queste terre desolate e abbandonate!"
Ma nonostante la poca ospitalità mostrata da quella voce, era comunque un rischio riprendere il cammino ora che si approssimava la sera.
La notte che si stava annunciando sul bosco sembrava accompagnata da sinistri presagi.


"Sono una viandate!" disse Bethan "Ho solo bisogno di qualcosa di caldo da mangiare e di un posto per passare la notte. Ho con me il mio cavallo e sono disposta a pagare bene per il disturbo, padre!".
La porta della cappella cigolò e comparve un vecchio monaco, con una candela in mano.
Le disse di accomodarsi dentro, mentre lui avrebbe pensato al cavallo. Quando il monaco ricomparve, Bethan si era già riscaldata vicino al fuoco e aveva osservato l'ambiente spoglio e umile che la cirondava. Il monaco si avviò verso il camino e Bethan lo osservò mentre toglieva, a fatica, un pentolone dal fuoco e dopo averlo riversato in due scodelle di legno, iniziò la preghiera.
"Amen" gli fece coro Bethan, appena il monaco ebbe finito la sua orazione, ed iniziarono a mangiare. Solo a quel punto Bethan si accorse della piccola statua in legno, che rappresentava la Madonna con il Bambino, e divenne improvvisamente triste.

"Ucciderò il tuo uomo e ti violenterò, maledetta sgualdrina!"E dopo aver affondato la spada nel petto di suo marito, ormai a terra, dopo le percosse del branco di balordi, si avventò su di lei.
Ci furono attimi di colluttazione, in cui Bethan tentò di resistere all'uomo con tutte le sue forze. Alla fine, stremata, pregò la Madonna perchè quel martirio finisse in fretta, ed incrociò le braccia sul grembo, per difendere la sua creatura. Poi, all'improvviso, udì un calpestio di cavalli e vide due cavalieri venirle incontro, brandendo le spade. I due cavalieri si fecero addosso al gruppo di balordi, mentre Bethan, fu scagliata in un angolo. I due cavalieri ebbero la meglio sui ladroni, forniti solo di vecchi coltellacci e, probabilmente, anche ubriachi. In tre finiro trafitti per terra e Bethan ebbe un sussulto, poichè uno di loro le finì ai piedi, lasciando cadere un pugnale coperto del sangue di qualche ferita. "Guarda come resistono questi due miserabili!" esclamò uno dei cavalieri, rivolto ai due furfanti che ancora resistevano imperterriti. Nella battaglia, però, nessuno si accorse dell'uomo che voleva violentare Bethan, nascosto dietro un gruppo di cespugli. Quando Bethan sentì il rumore delle frasche e l'urlo selvaggio che lanciò l'uomo, prima di gettarsi contro di lei, con un gesto fulmineo raccolse il pugnale ai suoi piedi e, con la forza della disperazione, lo affondò nella gola dell'uomo, non appena le fu addosso.
Con un rantolo spaventoso, il malvivente di accasciò a terra e Bethan si accorse di essere sporca di sangue ovunque. Uno dei cavalieri le si fece incontro per soccorerla. "State bene" le chiese. "Sì, credo di sì... E' solo sangue, io... io credo di averlo ucciso... è solo il suo sangue..." Una fitta lancinante le trafisse il basso ventre e per un attimò si sentì mancare il respiro. Non era solo sangue dell'uomo che aveva ucciso. Bethan aveva perso il suo bambino. Si risvegliò molti giorni dopo, in un convento di monache, che si erano prese cura di lei. Chiese più volte chi fossero quei cavalieri che le avevano salvato la vita, ma le monache non seppero dirle niente. Bethan sopravvisse, con il grembo vuoto, numerose ferite nell'anima e senza la possibilità di ringraziare chi per lei si era battuto con tanto ardore.

"Il male è ovunque, Padre!" esclamò Bethan, scuotendosi dal dolore dei ricordi. "sono spaventata e sto cercando pace e conforto!". E detto questo, scoppiò in singhiozzi.

Guisgard
04-02-2011, 22.13.54
"Cane maledetto!" Ringhiò Guisgard, ripensando a Dukey ed alle sue parole.
Poi fissò Cavaliere25 e si rese conto nello stato in cui era.
"Sta bene, amico mio..." mormorò con un tono più pacato "... alla fine siamo tutti qui... ciò vuol dire che siamo finiti tutti nella medesima trappola... ora non tormentarti più... ormai possiamo fare ben poco per noi stessi e per chi volevamo salvare..."
Poggiò la testa sull'umida parete e mille pensieri attraversarono la sua mente.

Guisgard
04-02-2011, 22.15.06
Le mani di Dukey.
Il suo sguardo, il suo respiro su di lei.
Il cavaliere rinnegato la toccava con bramosia e lussuria.
Gaynor sentiva il corpo di Dukey contro il suo.
E mille pensieri attraversarono la sua mente.
Mille volti le apparvero, quello di Duncan, quelli dei suoi compagni, Iodix, il Cappellano, Morven e poi Guisgard.
“Spogliati…” mormorò Dukey mentre le baciava le spalle ed il collo “… voglio vederti nuda…”
Ad un tratto la porta cigolò.
“Stolto!” Esclamò Lyan varcando la soglia. “Se il maestro ti vedesse, verresti immolato insieme a quei miserabili che abbiamo catturato! Sai bene che le martiri non possono essere toccate! Ora vieni via… manca poco al cerimoniale!”
E masticando amaro, come chi vorrebbe ribellarsi ma è troppo vigliacco per farlo, Dukey seguì la bambina.
La porta si chiuse dietro di loro, lasciando Gaynor condannata al suo terribile destino.

cavaliere25
04-02-2011, 22.21.40
Guardai Guisgard e dissi me lo auguro per voi amico mio se cosi non fosse dovrete venirmi a seppellire una volta riusciti da qui ho il collo in un cappio dissi se la fanciulla morisse suo padre mi verrebbe a cercare e mi ucciderebbe poi mi misi seduto sul pavimento a pensare.

Guisgard
04-02-2011, 22.28.01
Le due dame camminavano attraverso il lungo corridoio e, tra le due, donna Ines teneva in mano un candeliere.
“E’ giunto oggi a Cartignone?” Chiese Talia, con la voce rotta dall’emozione.
“Si, milady.” Rispose donna Ines.
“E’ una pazzia…”
“Si, mia signora.”
“E’ già qui a palazzo?” Domandò Talia.
“Sarà ormai giunto.” Rispose donna Ines. “Gilbert lo stalliere lo avrebbe accompagnato attraverso i giardini.”
“Che follia…”
“Follia e pazzia” replicò la fedele dama “sono ignote ad un innamorato.”
“Non sono cose da contemplarsi” la riprese Talia “e voi lo sapete.”
La dama annuì lievemente.
“E poi non posso rischiare di perdere anche voi…” continuò Talia “… monsignor Guxio ormai ha cacciato ogni mia dama di compagnia, accusandole di tradimento verso la corte… se perdessi anche voi… io resterei sola in questa prigione…”
“Eccoci, milady.” Indicò donna Ines. “Gilbert ha detto che l’avrebbe portato in questa stanza.”
Nella stanza, in piedi davanti ad una biblioteca gremita di libri c’era Guisgard.
Aveva fra le mani il suo cappello piumato ed un lungo mantello scendeva sulle sue spalle.
La spada bene in vista, come è usanza per ogni cavaliere di Cornovaglia e un paio di guanti di pelle di daino erano adagiati nel ricco cinturone di cuoio.
Sir Guisgard passava a ragione come il più temerario ed affascinante cavaliere di Britannia.
Sul suo conto, da quando aveva ereditato il ducato di Cornovaglia, si narravano storie ed avventure di ogni genere.
Prediletto del re e favorito dell’arcivescovo di Canterbury, Guisgard aveva fama di essere campione assoluto di cavalleria e cortesia e molti giuravano che Roma gli avesse già strappato la promessa di una sua partecipazione ad una Crociata di Reconquista in Spagna.
Ad un tratto la porta si aprì ed il cavaliere sospirò un nome ad alta voce.
Era giunta lady Talia.
Ancora giovanissima, la signora di Cartignone, era nel fiore della sua bellezza.
Guisgard restò a fissarla, come fa il naufrago quando scorge la terra lungo l’orizzonte, o il marinaio quando riconosce nel cielo di un emisfero sconosciuto una stella amica.
Talia gli appariva bellissima.
Come un sogno.
Ancora più bella dell’ultima volta.
“Forse è vero” disse “come ciò che è lontano ci appare sempre più bello…”
“Sir, io…” tentò di dire Talia.
Ma Guisgard non le permise di aggiungere altro, inginocchiandosi davanti a lei.
“Sir, sul vostro onore…” riprese a dire la ragazza “… ben sapete che mai io incoraggiai qualsiasi vostro slancio o intenzione.”
“Non aggiungete altro, milady…” la interruppe Guisgard “… fui stolto io a credere al contrario…mi illusi che il purpureo tramonto di una sera d’Inverno presagisse cielo terso e azzurro per l’indomani, o che una lieve brezza spazzasse via la calura e l’umidità da un sognante crepuscolo di fine Estate… ma ora che vi vedo nulla più ha importanza per me…”
“Continuate a rischiare simili situazioni…” lo riprese lei “… ben sapendo che questa corte ha occhi ad ogni angolo e orecchie dietro ogni colonna... ebbene, ancora una volta vi chiedo di non tornare più qui a Cartignone e dimenticare questa vostra sciocca ed inutile passione…”
“Inutile?” Ripetè Guisgard. “Forse… ma questi momenti sono linfa per me… sono i ricordi che conserverò per rendere meno avvilente quanto mi resta da vivere… sorridetemi ora… un vostro sorriso ed il mio scrigno sarà colmo… e sarà il solo tesoro che nutrirà ogni altro attimo che mi sarà concesso in questa vita... da quella prima sera in cui vi vidi proprio qui a Cartignone ad ora… ora che tutto di voi mi dice addio… tutto tranne il tremore della vostra voce e la luce dei vostri occhi che mi accarezza dove le vostre parole mi percuotono…”
“Non siate sciocco e sacrilego, cavaliere…” mormorò lei fingendosi indispettita “… non comprendete che tutto ci separa? Due terre ostili, i giuramenti della Fede e quelli della patria! Coi vostri insensati propositi vi ritroverete a sfidare la legge degli uomini e quella della Chiesa!”
“La Chiesa?” Ripeté Guisgard. “Ma essa è custode delle sole Leggi Divine, che il Buon Dio fece per rendere felici i Suoi figli! Non capite che nulla è più sacro di quanto io provi per voi!”
“Tacete!” Lo zittì quasi con uno sforzo lei. “Tacete e non rendete il tutto più doloroso!”
“Cercate, mia signora…” la esortò lui “… cercate un amore più grande del mio… un amore che non chiede o pretende sospiri, baci, carezze… un amore che si nutre di se stesso… un amore che alberga in un solo cuore eppure, da solo, nutrirebbe tutti quelli che pulsano su questo mondo! Cercate, milady, cercate un amore simile al mio ed io allora vi avrò mentito! Cercatelo fin anche nei romanzi o nelle poesie, nelle leggende, nei miti e persino nei sogni! No… non troverete nulla di simile al mio amore… né in passato, né oggi e né in futuro…”
E si chinò baciando il lembo del suo abito di raso azzurro.
“Andate via, vi supplico…”
“Chiedetemi di morire, sarebbe meno doloroso…”
“Non capite, qui siete in pericolo…”
“Allora siete in pena per me!” Esclamò Lui. “Voi dunque mi amate! Nel bosco… durante la fuga… io sentii il vostro amore...”
“Milord…” sospirò lei “… forse gli eventi funesti, il fascino dell’avventura, la forza della vostra audacia… forse io ne fui affascinata…ma non altro…”
“Allora celatemi la verità…” disse lui “… lasciatemi con quest’illusione... mi avete rubato il cuore e l’anima, lasciatemi almeno quest’utopia celata da speranza…”
“Milord…” quasi commossa lei “… monsignor Guxio vuol rompere ogni legame con la Cornovaglia a causa vostra…”
“Non aspetto altro!” Esclamò lui. “Questo vorrà dire guerra! Ed io potrò tornare in queste terre! Non come clandestino, ma come conquistatore! Ulisse conquistò Troia, Rinaldo Gesuralemme ed io farò altrettanto con Cartignone! E la ricompensa non sarà il suo oro o i suoi raccolti, ma voi!”
“Una guerra?” Ripetè allarmata lei. “Che pazzia!”
“Si, una guerra!” Esclamò lui. “I miei uomini si lancerebbero nell’Ade per me! Ed io, pur amandoli come fratelli, non esiterei a sacrificarli tutti per voi! Sacrificherei tutta la Cornoivaglia, tutta la Britannia ed anche l’Europa intera se dovesse servire! Amatemi, Talia… amatemi come nessuna ha amato mai…”
“Milord…” sospirò lei quasi vinta da quell’irrefrenabile ardore “… eppure basterebbe una semplice cosa per mettere fine a tutto questo… a ridarvi la serenità…”
“Cosa, mia signora?”
“Sposarvi…” sospirò lei con un filo di voce “... sposatevi e dimenticatemi…”
“Credete davvero sia così? Come potrei temere ancora la morte? Sono appena morto, milady… e per mano vostra… e sia… è quanto chiedete? Allora lo farò, ma ad una condizione… che siate voi a scegliere la mia futura moglie… per me una donna vale l’altra… finirei per odiarla per tutte le volte che non ritroverei il vostro sguardo sul suo volto...”
“Milord…” con un sospiro lei “… una grazia vi chiedo…”
“Qualsiasi, milady…”
“Lasciate Cartignone… lasciate questa terra e non fatevi più ritorno… giuratemelo... su quanto avete di più sacro... sapervi al sicuro sarà un sollievo…”
“Non giurerei mai il falso su di voi…”
“Addio, cavaliere…”
“Dopo un vostro pegno…”
“Non ho più nulla...” rispose lei “… quanto di vivo e bello avevo, si è spento allora in quel bosco quando fui rapita…”
Allora, spinto da quell’amore, tanto intenso e travolgente quanto disperato, Guisgard la strinse a sé e la baciò con una passione senza fine.
“Tornerò… prima di tre mesi...” disse guardandola negli occhi“…se sarò ancora in vita, tornerò…aspettatemi, milady… come si attende l’aba… aspettatemi...”
“E’ ora di andare, milord…” mormorò lo stalliere.
La fissò ancora una volta e sospinto quasi a forza dal fedele Gilbert, senza togliere mai gli occhi dal volto di Talia, Guisgard svanì nell’oscurità della stanza.
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Un leggero alito di vento penetrò da una delle finestre aperte e soffiò nella stanza, facendo quasi spegnere la piccola candela accanto al letto di Talia.
La ragazza si svegliò in quel momento.
Per un attimo indefinito quel sognò sembrò ancora avvolgerla, per poi svanire tra le ombre di quella notte d'Inverno a Cartignone.

Talia
05-02-2011, 02.58.45
Mi svegliai all'improvviso... un alito di vento, leggero ma gelido, era entrato da una delle finestre e mi aveva raggiunta.
Aprii gli occhi e mi guardai intorno per un istante...
poi, in fretta, li richiusi per tentare di tenere con me quel sogno il più a lungo possibile!
Quel sogno... cos'era stato?
Continuai a tenere gli occhi chiusi, stretti contro quella realtà che cercava di imporsi e di cacciare via a poco a poco i suoni, la immagini e i profumi di quel sogno...
E non so per quanto tempo ci rimasi... immobile, con il viso schiacciato contro la coperta soffice e la mante tutta rivolta ad un sogno... a due occhi, ad una voce e un volto che vivevano in quel sogno e tra mille e mille ricordi, rimpianti e paure...

Lady Gaynor
05-02-2011, 03.07.07
Le mani di quel verme si muovevano lussuriose su di lei.
Dio mio, dammi la forza...
La sua lingua avida le lambiva l'incavo del collo.
Signore ti prego, fa che io resista...
La sua voce le chiedeva di denudarsi per lui.
Ora, o mai più...
Ad un tratto la porta cigolò.
“Stolto!” Esclamò Lyan varcando la soglia. “Se il maestro ti vedesse, verresti immolato insieme a quei miserabili che abbiamo catturato! Sai bene che le martiri non possono essere toccate! Ora vieni via… manca poco al cerimoniale!”
Di malavoglia, Dukey si ricompose e uscì dalla cella, lasciando Gaynor nella più totale disperazione. Il suo tentativo di fuga era stato reso vano dall'intervento di Lyan... l'umiliazione per quanto appena accaduto era così cocente che lacrime copiose le offuscarono la vista. Sentiva ancora addosso le mani ed il respiro del rinnegato, ed un solo pensiero si ripeteva infinito nella sua mente.
E' stato tutto inutile, tutto inutile... Non c'è modo di scampare alla sorte... Ma quei fanatici non mi avranno viva, il mio corpo non sarà profanato dai loro rituali bestiali...
Ripensò a Duncan ed al fatto che non avrebbe mai saputo cosa le fosse accaduto... pensò a sua madre, al suo dolce volto e alle sue carezze che non avrebbe mai più ricevuto... rivide i suoi compagni di sventura e si maledisse per aver condotto alla morte anche Iodix e il vecchio, che si erano fidati di lei... e poi ci fu solo un volto, quello di Guisgard, a riempirle la mente e gli occhi.
Non lo vedrò più... proprio ora che avrei avuto così tante cose da dirgli... ma ormai è tardi, i giochi si sono conclusi...
Gaynor si alzò in piedi, gli occhi ora asciutti, e cominciò a strappare la tunica in tante strisce sottili, di cui legò insieme le estremità con l'intento di formare una specie di corda...

Guisgard
05-02-2011, 04.27.35
Nel frattempo, a Cartignone, Guxio si era fatto annunciare presso Frigoros.
"Vi vedo inquieto, mio signore..." disse il chierico "... eppure dovreste invece essere lieto... i nemici del regno sono stati sconfitti... e Cartignone è di nuovo libera..."
"Dite il vero..." rispose Frigoros, mentre stringeva ancora in mano il pezzo rotto raffigurante il re bianco "... ma non posso dimenticare gli uomini perduti in questa impresa... hanno dato la vita per la nostra libertà e dimenticarli sarebbe da ingrati..."
"Comprendo, mio signore..."
"Ed il pensiero corre anche a quelle madri che hanno perduto in maniera tanto assurda le proprie figlie..."
"Di più, mio signore, non era possibile fare..."
"Lo credete?" Chiese Frigoros. "Io invece no... non bisogna mai essere paghi di combattere le ingiustizie e le barbarie di questo mondo..."
Guxio annuì.
"E poi" continuò il vecchio principe "i colpevoli avrebbero dovuto subire un processo... così da poter pagare davanti a Dio, alla legge e al popolo per i loro crimini!"
"Sono stati sconfitti..." rispose il chierico "... quale altra punizione avrebbero meritato? Dobbiamo, io credo, ritenerci soddisfatti per questa vittoria."
"Il popolo" replicò Frigoros "e le generazioni che verranno dopo di noi dovranno sapere chi erano i nostri nemici... e di come il loro nome sarà per sempre coperto d'infamia e bestialità!"
Un lampo di rabbia attraversò lo sguardo di Guxio udendo quelle ultime parole del suo signore.
"Lady Talia riposa?" Chiese il chierico dopo alcuni istanti di silenzio.
"Si, lasciamola riposare..." rispose Frigoros "... avrà visto l'Inferno, povera ragazza... lasciamola ai suoi sogni... che possano ridarle sollievo e gioia dopo le atrocità alle quali è stata costretta ad assistere..."
Guxio allora salutò il suo signore con un inchino e si congedò da lui.
Ma prima che il chierico uscisse dalla stanza, Frigoros mormorò un pensiero ad alta voce.
"Cosa mi nascondi veramente?"
E queste parole furono udite dal capo degli uomini tatuati prima di richiudere la porta dietro di se.
Ma mentre ripensava a quelle parole di Frigoros, un servitore gli si avvicinò consegnandogli la lettera scritta da Talia poco prima.
"Avverti sir Bumin di raggiungermi subito..." ordinò per poi leggere con attenzione quella lettera.

Guisgard
05-02-2011, 05.05.06
E mentre Gaynor era tormentata da quei pensieri, si udirono dei passi provenire dall'esterno.
Un attimo dopo la porta si aprì e 5 di quegli uomini tatuati entrarono nella stanza.
E Lyan era con loro.
"E' giunta l'ora..." disse la bambina con un ghigno "... presto, ricopritela e conducetela nella sala del Grande Altare!" Ordinò poi a quegli uomini.
Un lungo velo di seta nera fu allora avvolto attorno al corpo di Gaynor.
Dopo ciò, a forza, fu portata via da quegli uomini, per essere poi condotta in una vasta sala, illuminata da centinaia di candele.
Qui vi era un grosso altare di granito, circondato da tantissimi uomini tatuati.
Recitavano ad alta voce una sorta di litania in qualche sconosciuto idioma ormai dimenticato.
Ed appena Gaynor fu portata sull'altare, tutti loro cominciarono a gridare come degli ossessi.
Il terrificante rituale sacro agli Atari stava per cominciare.

Guisgard
05-02-2011, 05.44.54
Nello stesso istante, altri uomini tatuati entrarono nella cella dove erano incatenati Guisgard, Morven, il Cappellano, Cavaliere25, il Vecchio delle Fosse e Iodix.
Vennero allora condotti anche loro nella grande sala dell'altare.
Qui furono legati a delle colonne, con le mani dietro la schiena.
Le colonne circondavano il grande altare, sul quale era stata immobilizzata Gaynor, tenuta ferma da quattro di quei fanatici.
"E' buffo, non trovi?" Fece Dukey avvicinandosi a Guisgard. "Volevi spaccare il mondo, sconfiggerci e liberare lady Talia..." e rise forte "... a proposito..." avvicinandosi ancor più al volto del cavaliere legato alla colonna "... domani sposerà sir Bumin... ma la prima notte spetterà al nostro maestro e solo dopo sir Bumin potrà vantare i suoi diritti coniugali sulla bella pupilla del vecchio Frigoros..."
Guisgard restava in silenzio, fissandolo con vivo odio, e lacerandosi i polsi nel vano tentativo di spezzare le robuste corde che lo legavano.
"E dopo di loro..." continuò Dukey "... probabilmente per premiare la mia fedeltà, il maestro mi concederà di entrare, talvolta, nel nobile letto di lady Talia..."
E di nuovo si abbandonò a quella sua sgradevole risata.
"Sarai daccordo con me..." aggiunse "... che si rivelerà davvero impresa ardua conoscere la paternità del futuro erede al trono di Cartignone!"
"Il fatto che tua madre" rispose Guisgard fissandolo diritto negli occhi "sia stata una gran cagna, non vuol dire che lo siano anche tutte le altre donne di questo mondo..."
"Cane maledetto!" Urlò Dukey estraendo la spada.
"No, fermo!" Gridò Lyan. "Se lo uccidi ora gli avrai risparmiato atroci sofferenze! Sii paziente e tra un momento lo vedrai torturato fino alla pazzia! La morte, per ora, è un misericordioso gesto che non merita."
"Già..." disse con un ghigno Dukey "... per un attimo eri quasi riuscito a farmi perdere la testa..."
Guisgard continuò a fissarlo con rabbia.
"E' finita, grande eroe..." mormorò Dukey "... tu non sei Lancillotto e questo non è un romanzo... abbiamo vinto noi..."
Si voltò allora verso i suoi e con cenno diede ordine di cominciare quel sacrilego rituale.

cavaliere25
05-02-2011, 12.27.03
Cercai di liberarmi in tutti i modi ma nulla da fare le corde che mi legavano erano troppo spesse dovevo riuscire a liberarmi e a salvare tutti quanti in qualche modo dovevo riuscirci

Lady Gaynor
05-02-2011, 16.50.13
Gaynor aveva appena finito di annodare l'ultima estremità di un brandello di tunica, formando una specie di corda lunga di cui stava giusto testandone la resistenza, quando alcuni di quegli uomini tatuati e Lyan entrarono nella sua cella per portarla all'altare sacrificale. Alla vista della bambina, il dolore che ne provò fu talmente forte da essere quasi fisico. Un volto d'angelo dal cuore di diavolo... eppure lì dentro, da qualche parte in quel piccolo corpo, doveva esserci la vera Lyan, una normale bambina partorita da un grembo materno e non sputata fuori dalle viscere dell'inferno. Guxio ne aveva plagiato la mente, ma Gaynor era sicura che la sua anima era solo sopita, non morta...
Venne condotta all'altare sacrificale, fatta distendere e tenuta ferma da quattro dei suoi nemici. Pochi minuti dopo vide con stupore i suoi compagni entrare nella grande sala scortati da un gruppo di quei rinnegati, che li legarono ad uno ad uno a delle colonne con delle robuste corde. Con Guisgard e gli altri c'era anche un volto sconosciuto, probabilmente un altro cavaliere finito nelle mani della setta nel tentativo di combatterli.
E' finita davvero, siamo tutti qui, immobilizzati e pronti al rituale del sacrificio, senza possibilità di scampo... Non era certo questo che avevo previsto lasciando Imperion, ma forse questa è la punizione che merito per tutto ciò che di sbagliato ho fatto nella mia vita... Signore Iddio, affido a te la mia anima, sia fatta la tua volontà e non la mia...
In un mormorio quasi impercettibile, Gaynor cominciò a pregare.

Pater Noster qui es in cælis,
sanctificétur Nomen Tuum;
advéniat Regnum Tuum,
fiat volúntas Tua,
sicut in cælo et in terra.

Ave Maria, gratia plena,
Dominus tecum,
benedicta tu in mulieribus,
et benedictus fructus ventris tui, Iesus.
Sancta Maria, mater Dei,
ora pro nobis peccatoribus, nunc et in hora mortis nostrae.

Amen... si, così sia...

La voce di Dukey le arrivava come da lontano, sentiva lui e Guisgard litigare, ma non avrebbe saputo ripetere le loro parole. Si sentiva avvolta in una sorta di limbo, solo un gran freddo le impediva di lasciarsi andare, la sua mente non le chiedeva che oblìo...

Un ultimo sguardo ai suoi compagni... un ultimo sguardo a Guisgard, che voleva essere come una carezza, ed un sorriso appena accennato rivolto a lui solo e ai suoi limpidi occhi blu... dopodichè Gaynor chiuse gli occhi, lasciando che alcune lacrime le scendessero sulle tempie per poi fermarsi sui suoi capelli, perle trasparenti che in quel momento rappresentavano l'emblema dei suoi rimpianti...

Guisgard
07-02-2011, 03.20.03
Guxio entrò come un'ombra nella stanza.
Vide Talia e la fissò per qualche istante.
Le mostrò il biglietto che lei stessa aveva scritto.
"Milady..." prese a dire, con una strana ed irreale calma nel suo tono di voce "... sarete la signora di Cartignone e non avete bisogno di porre condizioni... per almeno due ragioni... potete chiedere qualsiasi cosa e sarete esaudita, perchè, come ho detto, siete l'erede al trono... e poi... poi io non accetto mai condizioni!"
E strappò la lettera sotto gli occhi della ragazza.
"Io mantengo sempre ciò che prometto, milady..." aggiunse "... e badate di fare altrettanto... ora raggiungerete il vecchio Frigoros e gli chiederete di sposare damani stesso sir Bumin... e state attenta a non mostrarvi titubante... se tenete al nostro vecchio principe... perchè se dovesse saltare il mio piano, Frigoros sarebbe il primo ad essere ucciso... ed un certo cavaliere il secondo!"
Si avvicinò a lei e concluse:
"Ora andate dal vecchio principe e tornate da me con la sua approvazione per le nozze di domani!"

Morrigan
07-02-2011, 03.49.04
I nostri migliori contro i loro... tzè! Che grande illusione... che immensa finzione!... non ci sarebbe stato alcun combattimento, nè alcuno scontro leale. Non lo aspettava alcuna morte gloriosa, nè alcuna prova di coraggio.
Non poteva far nulla, nemmeno darsi la morte di proprio pugno...
Restava lì, incatenato a quella colonna. Vedeva volti e sagome passargli davanti in quella grande sala, mescolandosi in immagini senza significato. Udiva voci, vicine o lontane... sembrava essere il grido di Guisgard o la risata odiosa di Dukey, ma Morven non volse nemmeno il capo per guardare... non avrebbe fatto differenza!

Una strana, pesante atmosfera riempiva la sala. Morven lo sentiva. Sentiva salire il panico e la febbre, l'orrore per ciò che stava per accadere e la smania di trovare un modo, un qualunque modo per sfuggire a quella sorte.
Quando vide che trascinavano Gaynor nella sala per legarla ad un grande altare, Morven chiuse gli occhi per non vedere.

In quello stato, che era vicino al delirio, strane visioni cominciarono a turbinargli nella mente, trascinandolo sempre più nel buio, lontano da quella sala e da quella realtà di morte...

"Samsagra..."

Morven cominciò a mormorare, ma quasi non sapeva più se avesse parlato sul serio o solo nella sua allucinazione...

"Samsagra... dove sei finita? Quale destino attende te, compagna, sorella, amica? Dovrai restare anche tu qui sepolta, perduta, dimenticata?"

Chiuse gli occhi, ormai sfinito da tutto quel viaggio, così provato da non riuscire più a restare lucido... e in quell'oblio, Morven sognò...

Era ancora legato alla colonna, ma ogni cosa intorno a lui era scomparsa.
Era solo, in una sala di cui non scorgeva le pareti, che non possedeva nè porte nè finestre, e che tuttavia risplendeva di una intensa luce.
E in quella luce, Morven vide disegnarsi una figura di donna, bellissima ed eterea. Con i capelli sciolti, la ventilata veste, si muoveva con rapidità eccezionale, senza perdere per questo la grazia del movimento.
In un battito di ciglia, la donna gli fu davanti, gli prese il viso con una mano e lo baciò dolcemente sulle labbra. Morven chiuse gli occhi, si sentì mozzare il respiro da quel bacio. Istintivamente tese le braccia per afferrare quella bellissima creatura e stringerla a sè, ma ne ottenne solo un dolore lancinante, quando la carne fu tagliata dalle pesanti catene.
Morven spalancò gli occhi, e vide che la fanciulla si era ormai allontanata.

"Non te ne andare!" disse.

Lei rispose con una risata argentina, lieve e vivace.

"Io? Io non me ne sono mai andata..."

Morven non comprese. La fissò con sospetto, come si guarda qualcosa che non si sa se appartenga al Cielo o all'Inferno.

"Ma tu chi sei, che arrivi qui sotto, bella e intatta come un angelo? Non sai che in questo luogo potresti perdere la tua vita? E io sono legato, non potrei nemmeno salvarti!"

Lei smise di ridere, e gli sorrise dolcemente. Distese la mano a sfiorargli il viso.

"Io sono colei che ti ha scelto... io sono Samsagra. E non temere, Morven, perchè io non posso nè andare smarrita nè essere dimenticata. Io non posso essere spezzata nè posso essere annientata, perchè il mio spirito è forte come la terra, più forte dell'aria che infuria e del fuoco che brucia... e io so che si può uscire da queste viscere... basta desiderarlo, con tutto il tuo cuore..."

Morven la fissò stupito, senza quasi poter articolare parola.

"Dimmi come..." implorò con un filo di voce.

Ma lei non lo guardò, raccolse le vesti e si voltò.

"Dimmi come!" urlò.

Samsagra non si mosse, non si voltò. Con la stessa eleganza con cui gli era apparsa, si immerse nell'ombra fino a sparire.

"... con tutto il tuo cuore..." riecheggiò la sua voce nell'aria intorno...

... Morven spalancò di colpo gli occhi e da quel sogno precipitò nell'incubo.
Un incubo in cui la voce di Dukey ordinava ai suoi di iniziare il rito.
E a quel punto, svegliato così dolorosamente dalla sua visione, Morven urlò.

Guisgard
07-02-2011, 04.02.34
Era il giorno di Pentecoste e due cavalieri erano nella cappella dell'Arcangelo.
Si chinarono per pregare presso l'altare, quando accadde qualcosa.
"Morven..."
Comincò a dire una voce possente.
E quella voce fu preceduta da una luce vivissima.
Una spada, avvolta da bagliori sconosciuti all'occhio umano era conficcata in una pietra quasi fino all'elsa.
"Morven, Mio cavaliere e servitore..." diceva quella voce "... hai custodito la Fede ed Io ti dono la Mia spada..."
Il giovane cavaliere fissava l'altare come rapito.
"Questa Altissima Visione" continuò quella voce "è concessa solo a chi è puro di cuore. Fanne tesoro, Mio cavaliere..."
Un attimo dopo tutto svanì.
"Cos'avete?" Chiese Guisgard a Morven.
"La spada, la vedete?"
"Non vedo nulla." Rispose Guisgard.
"E la luce..." mormorò Morven "... quasi mi acceca..."
"La cappella è immutata!" Esclamò Guisgard.
"Ho visto e udito qualcosa di divino..."

Il fuoco delle candele e le grida di quei fanatici.
Tutto questo riportò Morven alla realtà.
Era stata una visione.
Una visione interrotta dal suo grido.
Ed ora si ritrovava di nuovo in quel delirante incubo di morte.
Il sacrificio di tutti loro era prossimo.

Talia
07-02-2011, 04.24.10
Ero di fronte alla finestra e guardavo fuori... guardavo il bosco oltre le mura di Cartignone, scrutavo le cime di quegli alberi lontani come se avessi potuto oltrepassarli con lo sguardo e andare oltre, fin dentro le profondità della terra, là dove sapevo essere colui a cui, con tanta intensità, pensavo...
Il rumore leggero della porta che si apriva mi fece voltare di scatto...
"Guxio!" dissi, tentando invano di reprimere un brivido.
Lo osservai in silenzio mentre parlava...
Quando ebbe concluso, rimasi immobile per qualche istante... poi lentamente mi avvicinai a lui...
"Senza Frigoros..." gli mormorai quando gli fui di fronte "Né tu, né io siamo niente! Non potrai avanzare nessuna pretesa su Cartignone se uccidi Frigoros e io non ti servirò più a niente! E lo sai, questo! ...Quanto a Guisgard..." inspirai appena, i miei occhi erano glaciali nonostante la mia anima tremasse "Tu fai in modo che stia bene, o non potrete fare affidamento su di me per mettere le mani su Cartignone! Il mio matrimonio con Bumin non segnerà anche l'ascesa al trono, lo sai! Servirà tempo per questo... E io potrei anche... potrei subire un incidente prima di tale ascesa! Sai, i cadaveri non ereditano i principati! E così ogni tuo piano sarà stato inutile e tu avrai perso comunque..."
Lo scrutai ancora per un istante, lo sguardo fermo: "Puoi ricattarmi, puoi spaventarmi e costringermi a piegarmi ai tuoi piani... ma non fare l'errore di sottovalutarmi, Guxio!"
Infine lo oltrepassai e mi avviai verso la porta: "Vado dal principe, ora..." dissi, senza più voltarmi "Gli parlerò!"

Guisgard
07-02-2011, 04.24.12
Gaynor pregava.
Pregava intensamente, mentre le grida di quei fanatici echeggiavano intorno a lei.
Le fiamme delle candele sembravano danzare al suono di quella melodia diffusa nell'aria.
Ad un tratto la grande porta si aprì ed un'altra giovane fanciulla fu portata presso l'altare.
Era Giselide.
Il volto appariva contratto per l'orrore.
La ragazza fu legata accanto a Gaynor.
Allora un grande calderone fu scoperto e il fumo da esso fuoriuscito invase la vasta sala.
Alcuni di quegli uomini raggiunsero le colonne dove erano stati legati i prigionieri ed estrassero dei lunghi coltelli.
Dukey si portò davanti all'altare e bagnò una spada cerimoniale in un'anfora contenente acqua benedetta da qualche oscuro rituale.
Fissò allora i suoi ed annuì.
"Tutto è pronto, fratelli!"
Urlò guardando in alto.
Ed a quelle sua parole tutti i suoi fedeli gridarono ancora più forte il loro folle fanatismo.

Guisgard
07-02-2011, 05.16.50
Intanto, nel bosco, Bethan aveva bussato alla porta di quella cappella.
E pochi istanti dopo le parole della dama, quella porta si aprì.
Apparve così un vecchio monaco, di robusta corporatura, con i capelli bianchi e cortissimi.
"Ah, entrate, figliola..." mormorò facendo segno di entrare "... vedete, questi sono luoghi solitari..." mentre richiudeva la porta "... attraversati da lupi o da briganti... ed un povero monaco come me, armato solo della sua Fede, sebbene questa permise mirabolanti imprese, come l'apertura del mar Rosso e la caduta delle mura di Gerico, deve essere prudente... voi mi capite, vero, dolce signora?"
La condusse dunque in una piccola stanza, riscaldata da un braciere sul quale bolliva una rozza pentola, il cui profumo celava la cottura di una ricca minestra.
Nel vedere la dama, un robusto mastino, che stava accanto al braciere, cominciò a ringhiare.
"Sta buono, Tuk!" Lo ammansì il monaco.
Fece allora sedere Bethan davanti al braciere e le offrì un piatto di quella minestra.
"Avete ragione, mia signora..." mormorò mentre riempiva un piatto anche per sè "... il male è ovunque... viviamo in tempi tristi, dove gli antichi valori e gli ideali che reggevano il mondo sembrano andati perduti..."
Assaggiò un pò di quella minestra e chiese:
"Ma voi da dove venite, mia signora? Cosa vi ha spinto in luoghi tanto remoti e dimenticati, tutta sola ed indifesa?"

Guisgard
07-02-2011, 06.01.19
Nel frattempo, a Cartignone, Frigoros era sempre appartato in quella stanza da solo, in balia di dubbi e di pensieri.
Dal passato, sempre troppo idealizzato e rimpianto, giungevano voci e volti lontani.
Echi passati, tramutati in fantasmi che ora tormentavano il vecchio principe.
Si sentiva inquieto, come se qualcosa si celasse attorno a lui.
Qualcosa che stentava però a comprendere.
Qualcosa di oscuro che come un velo sembrava voler ricoprire ogni cosa del suo regno.
Ma tutti questi pensieri, all'improvviso, furono interrotti dall'arrivo di Talia.
"Entra..." disse Frigoros nel vederla "... ti attendevo, ragazza mia..."

cavaliere25
07-02-2011, 13.38.44
iniziavo a innervosirmi sempre di più cercavo di liberarmi e sfoderavo la mia forza per spaccare le corde che mi legavano a quel pilastro

Lady Bethan
07-02-2011, 13.39.19
"Ho ucciso un uomo e ho perso mio figlio, Padre" disse Bethan al monaco. "Da quel giorno vago di paese in paese, in cerca di pace e redenzione. Avevo tutto, nella vita: ricchezza, un uomo che amavo e un figlio in arrivo. Adesso non ho più niente, solo le mani macchiate di sangue."
E finalmente, dopo tanti anni, Bethan aprì il suo cuore e raccontò la sua storia...

"Ucciderò il tuo uomo e ti violenterò, maledetta sgualdrina!"E dopo aver affondato la spada nel petto di suo marito, ormai a terra, dopo le percosse del branco di balordi, si avventò su di lei.
Ci furono attimi di colluttazione, in cui Bethan tentò di resistere all'uomo con tutte le sue forze. Alla fine, stremata, pregò la Madonna perchè quel martirio finisse in fretta, ed incrociò le braccia sul grembo, per difendere la sua creatura. Poi, all'improvviso, udì un calpestio di cavalli e vide due cavalieri venirle incontro, brandendo le spade. I due cavalieri si fecero addosso al gruppo di balordi, mentre Bethan, fu scagliata in un angolo. I due cavalieri ebbero la meglio sui ladroni, forniti solo di vecchi coltellacci e, probabilmente, anche ubriachi. In tre finiro trafitti per terra e Bethan ebbe un sussulto, poichè uno di loro le finì ai piedi, lasciando cadere un pugnale coperto del sangue di qualche ferita. "Guarda come resistono questi due miserabili!" esclamò uno dei cavalieri, rivolto ai due furfanti che ancora resistevano imperterriti. Nella battaglia, però, nessuno si accorse dell'uomo che voleva violentare Bethan, nascosto dietro un gruppo di cespugli. Quando Bethan sentì il rumore delle frasche e l'urlo selvaggio che lanciò l'uomo, prima di gettarsi contro di lei, con un gesto fulmineo raccolse il pugnale ai suoi piedi e, con la forza della disperazione, lo affondò nella gola dell'uomo, non appena le fu addosso.
Con un rantolo spaventoso, il malvivente di accasciò a terra e Bethan si accorse di essere sporca di sangue ovunque. Uno dei cavalieri le si fece incontro per soccorerla. "State bene" le chiese. "Sì, credo di sì... E' solo sangue, io... io credo di averlo ucciso... è solo il suo sangue..." Una fitta lancinante le trafisse il basso ventre e per un attimò si sentì mancare il respiro. Non era solo sangue dell'uomo che aveva ucciso. Bethan aveva perso il suo bambino. Si risvegliò molti giorni dopo, in un convento di monache, che si erano prese cura di lei. Chiese più volte chi fossero quei cavalieri che le avevano salvato la vita, ma le monache non seppero dirle niente. Bethan sopravvisse, con il grembo vuoto, numerose ferite nell'anima e senza la possibilità di ringraziare chi per lei si era battuto con tanto ardore.

Talia
07-02-2011, 14.16.08
Le parole di Guxio continuavano a frullarmi in mente mentre mi dirigevo a passi rapidi verso la biblioteca del palazzo, dove ero certa avrei trovato il principe...
La biblioteca... per un attimo le immagini del sogno fatto poco prima mi invasero la mente e la rapirono, ma subito le ricacciai indietro: occorreva esser lucidi in quel momento, occorreva esser totalmente presenti.
Mi fermai un attimo di fronte alla pesante porta chiusa... il principe doveva sapere ciò che ci minacciava, su questo non c’era dubbio: dopo tutto quella era la sua città e io sapevo bene quanto egli amasse ogni singola pietra di Cartignone, sì come ogni suo singolo abitante... e tuttavia bisognava esser cauti: probabilmente Guxio possedeva orecchie sparse per tutto il palazzo e di certo sarebbe venuto a sapere ciò che io e Frigoros stavamo per dirci...
Cautela, mi ripetei, cautela e circospezione!
E poi c’era Guisgard... e poi c’erano gli altri... tutti loro erano in pericolo quanto, e forse più di me e Frigoros... cosa fare per loro? Per il momento, pensai, non c’era che da assecondare il volere di Guxio per cercare di portarli fuori dall’inferno in cui ancora erano segregati... perciò l’avrei fatto! Avrei fatto qualsiasi cosa!
Alzai pieno una mano e picchiettai sul battente, poi spinsi la porta e feci capolino dentro...

"Entra..." disse Frigoros nel vederla "... ti attendevo, ragazza mia..."

Mi chiusi la porta alle spalle e feci qualche passo in quella stanza...
“Mio signore, sono qui!” mormorai, con un piccolo inchino.
I miei occhi vagavano sul volto di quell’uomo che era sempre stato tanto buono con me... gli volevo bene, dopotutto, lo stimavo e lo rispettavo... e lo conoscevo abbastanza da sapere che la sua mente onesta e sincera avrebbe faticato ad accettare il tradimento del suo più fidato consigliere!
Lentamente mi avvicinai e presi la sua mano tra le mie...
“Perché non vi sedete, milord?” proposi, accennando all’ampia poltrona che troneggiava a centro stanza “Vi prego!”
In quel momento i miei occhi caddero sulla scacchiera sistemata in bell’ordine su un basso tavolino lì accanto... e sobbalzai: il pezzo del re bianco era stato spezzato in due parti. Posai leggermente le dita sulla ricca cornice di legno che circondava le tessere di lucido alabastro e, distrattamente, ne seguii il contorno...
“Gioco interessante, quello degli scacchi...” mormorai “Insegna la strategia! Insegna a prevedere le mosse dell’avversario e a usarle a proprio favore... peccato che io non lo abbia mai imparato bene!”
Tornai a guardarlo, con occhi che volevano trasmettere mille cose. Rimai in silenzio solo per un istante, poi soggiunsi...
“Una cosa, però, l’ho imparata! Ho imparato che talvolta una situazione che sembra disparata può risolversi con un piccolo sacrificio! Anche se, ovviamente, non tutti i pezzi sono sacrificabili... alcuni sono indispensabili e preziosi... la torre, invece, talvolta è sacrificabile!”
Gli sorrisi.
Avevo la morte nel cuore, ma ero decisa a concludere quella faccenda in fretta...
'...prima lo fai e prima potrai chiedere che Guisgard e gli altri escano da quell’inferno... è la sola possibilità che hai... fallo, fallo e basta!' mi ripetevo.
Mi avvicinai al seggio del principe e mi inginocchiai ai suoi piedi...
“Concedetemi la grazia di sposare sir Bumin, milord! Vi imploro! Concedetemi di sposarlo domani stesso!”

Morrigan
07-02-2011, 22.56.09
Sogno e visione, illusione e realtà, delirio e follia, dolore e morte...
Morven non riusciva più a distinguerli... la sua mente passava ormai da un'immagine all'altra.
Quella che prima si era manifestata alle sue orecchie come una voce instancabile, un suono che non dava tregua alla sua mente, adesso si era tramutata in visioni che si susseguivano senza sosta.
Per un istante gli parve di impazzire, o forse era già pazzo, e questo era soltanto il frutto del suo delirio…

Luce, luce dovunque… e quella donna, che diceva di essere Samsagra… quindi quell’angelica visione si era bruciata in un fascio di luce, e tutto era nuovamente cambiato intorno a lui.
Poi aveva sentito una voce… non una voce qualunque… ma quella voce, quella voce del suo sogno di tanti anni prima!
E gli parlava di nuovo…

"Questa Altissima Visione è concessa solo a chi è puro di cuore. Fanne tesoro, Mio cavaliere..."

… farne tesoro… Tesoro perché? Tesoro per quando?...
Si voltò, fissò Guisgard che era immobile, al suo fianco, e lo guardava stupito.

"La spada, la vedete?"

"Non vedo nulla" rispose Guisgard.

"E la luce..." mormorò Morven "... quasi mi acceca..."

"La cappella è immutata!" esclamò Guisgard.

Eppure era tutto così chiaro… perché Guisgard non riusciva a vedere?
Morven si passò le dita sugli occhi, ma quella luce non cessava di brillare, e lui, lui desiderava soltanto che Guisgard potesse sentire e vedere ciò che vedeva anche lui…
… se solo potessi dargli i miei occhi, le mie orecchie…

Ma poi ricordò e comprese… Lancillotto e Parsifal… sì, era davvero andata così… Lancillotto, Parsifal e il Santo Graal!
Ricordava ancora quella leggenda, che tante e tante volte aveva letto da bambino… quella cerca che lo faceva restare sveglio la notte, con gli occhi spalancati nell’ombra, a sognare di quei cavalieri!
E adesso, ecco qui… era come Parsifal, e le sue visioni non poteva condividerle! Il suo amico Lancillotto, come quello delle leggende, non poteva vedere… e a Morven non restava che una sola cosa da fare…
... un atto di Fede… richiede un atto di Fede!

In quel momento, tutto gli fu chiaro… la prima visione, sposata alla seconda, cominciava a disegnare un chiaro messaggio nella sua mente.
Entrambe le parti di quel sogno gli dicevano qualcosa, e se fosse riuscito a leggere correttamente…
Cominciò a gridare, a gridare…

Il fuoco delle candele e le grida di quei fanatici.
Tutto questo riportò Morven alla realtà.
Era stata una visione.
Una visione interrotta dal suo grido, che risuonò per un istante nella sala.
Il suo grido…

“Guisgard! Guisgaaaaaard!”

... fu come una lancia che tagliava l’oscurità, come un brivido irrazionale sulla pelle...

“Guisgard!” continuò ad urlare come un ossesso, in fretta, temendo che quei mostri lo avrebbero messo a tacere prima che riuscisse a dire tutto.

“C’è un passaggio… c’è un passaggio da qualche parte! Qualcosa che abbia a che fare con la roccia e con la luce… o una luce e una pietra… non so… ma devi credermi… devi credermi, adesso! Richiede…” e qui la voce gli si mozzò per un istante, così turbato com’era dall’ansia e dalla paura “…richiede un atto di Fede!”

Lady Gaynor
08-02-2011, 02.45.03
Gaynor pregava. Quella babele di fanatica follia sembrava solo una lontana eco di incomprensibili suoni. Ma all'improvviso qualcosa la destò da quel torpore mistico... un'altra ragazza fu portata accanto a lei, anch'ella legata e pronta al sacrificio. Il bel viso giovane era una maschera di terrore e Gaynor si sentì stringere il cuore per la pena. Erano così vicine che si sfioravano, così lei le prese la mano e le disse con un filo di voce: "Stringi la mia mano, stringila più forte che puoi. Forse vale poco, ma non sei sola... non sei sola..."
D'improvviso dalle colonne si sentì un urlo... era Morven che chiamava Guisgard, il tono simile ad una supplica disperata. Quel gridò le lacerò l'anima, si voltò verso i suoi compagni e vide presso di loro alcuni uomini tatuati con dei lunghi coltelli in mano. Le ci volle meno di un secondo per capire che avrebbero torturato prima gli uomini e quel pensiero fu il più doloroso che la sua mente avesse mai formulato. Non voleva assistere a quello scempio, non voleva sentire le grida dei suoi compagni, non poteva sopportare l'idea che Guisgard venisse ucciso davanti ai suoi occhi... Troppe volte il suo volto si era sovrapposto a quello di Lancelot nei suoi pensieri, tanto da farle credere che forse c'era ancora qualcosa di bello nella vita per cui valesse la pena sognare. In una situazione terribile e tragica come quella che stavano vivendo, lei si rese conto che in quegli ultimi anni la capacità di sognare era proprio la cosa che più le era mancata.
Strinse ancora più forte la mano della ragazza che le giaceva accanto e d'un tratto decise che le restava ancora un'ultima carta da giocare. La partita era ormai persa, ma avrebbe voluto vincere almeno quell'ultima mano...
"Lyan!" si rivolse alla bambina che era di fianco all'altare, "Non oso neanche sperare che tu possa provare rimorsi o tenerezza alcuni verso me che pure non avrei esitato a dare la mia vita in cambio della tua, ma per la richiesta che ti farò voglio appellarmi alla magnanimità che in genere contraddistingue chi si trova in una posizione di netto vantaggio. Vorrei che portassi Guisgard qui vicino, incatenato, trascinato, non importa, voglio solo averlo qui per pochi secondi. Ti prego, comanda che me lo portino, dopotutto è l'ultimo desiderio di una condannata a morte..."

Guisgard
08-02-2011, 03.14.46
Avvolte nella penombra di quella piccola stanza, il monaco e Bethan sembravano incerte figure che danzavano sui deboli bagliori liberati dal braciere.
Il crepuscolo era ormai giunto e l'oscurità stava vincendo, come ogni notte, sulle ultime luci del giorno morente.
Il monaco chiuse allora l'unica finestra aperta, posta in alto sulla parete, ed accese tre candele.
Aveva ascoltato in silenzio il racconto della ragazza e quando questa ebbe finito di parlare, il chierico le si avvicinò.
"Una volta..." cominciò a dire "... mentre ero in una vecchia missione presso Granada, giunse un moro ferito... alcuni dei miei fratelli avevano timore anche solo di toccarlo, definendolo un infedele... ma alla fine la carità e la pietà conosciute da ogni buon Cristiano, ma che in realtà sono dominio di ogni valore ed ideale umano, ebbero la meglio e così decidemmo di curare le sue ferite... il guerriero si riprese presto e restò allcuni giorni alla missione... e trascorrevo con lui diversi pomeriggi a conversare... era un uomo di grande cultura ed intelligenza, sensibile e pioetoso verso i suoi simili, al di là del credo e della razza... ed un giorno mi raccontò una parabola mussulmana..."

Un peccatore giunse al cospetto di Dio per essere giudicato. Il Signore lo trovò colpevole di gravissime colpe e lo condannò alla dannazione eterna.
Diede così ordine ai Suoi angeli di gettarlo nel fuoco eterno.
E mentre veniva portato via dagli angeli, il peccatore si voltò verso il Signore e restò a fissarLo.
Egli allora richiamò i Suoi angeli, affinchè il peccatore fosse condotto di nuovo al Suo cospetto.
"Perchè mi guardi?" Chiese l'Altissimo. "Trovi forse ingiusto il Mio giudizio?"
"No, mio Signore..." rispose il peccatore "... ma non posso fare altro che invocarTi e fissarTi... ho solo Te..."
Dio allora ordinò che la sua sentenza fosse applicata e di nuovo gli angeli portarono via il peccatore.
Ma questi continuava a fissare il Signore.
E ancora una volta Dio richiamò i Suoi angeli.
"Perchè continui a fissare il Signore Dio tuo?"
"Perchè Sei il mio solo conforto e la mia sola speranza... e neanche Tu, mio Signore, puoi impedirmi di confidare in Te..."
Dio annuì e ordinò ai suoi angeli di gettare il peccatore negli inferi, ma questi non riusciva a distogliere lo sguardo dal suo Creatore.
E per la terza volta Dio richiamò a Se gli angeli.
"Continui a fissare il Padre tuo?" Chiese l'Altissimo.
"Non ho altri che Te... nei momenti di bisogno non ho mai smesso di cercare il conforto di mio padre... ed egli era solo un uomo... come potrei fare diversamente con Te che sei il Padre mio perfetto... in Te confido e da Te tutto spero..."
Dio allora, mosso a pietà dalla Fede di quel peccatore, ordinò agli angeli di liberarlo e di farlo sedere accanto a Se.

Il monaco allora, finito di raccontare la storia, fissò Bethan e le sorrise.
"Non esiste nulla nel Creato" disse "che sia grande quanto la Misericordia di Dio... Egli perdona perchè ama... e perdonerà anche voi."

Guisgard
08-02-2011, 04.01.34
Una risata echeggiò in quel luogo.
Una risata che sapeva di beffa, che sembrava voler schernire tutti loro.
Una risata animata da una viva e sadica soddisfazione.
Una risata che aveva, per i nostri eroi, l'amaro sapore della sconfitta.
"Vorresti qui il tuo amico?" Chiese Lyan a Gaynor, mentre ancora sembrava incapace di trattenere quell'insopportabile risata. "Non sai che voi martiri siete già consacrate? Nessun uomo potrà mai più toccarvi! E quanto alla vita che sembravi tanto ansiosa di voler dare per me... sappi che invece la darai in nome di un valore ben più alto!"
E di nuovo si abbandonò a quell'innaturale risata che sembrava essere intrisa di morte.
"Maledette canaglie..." mormorò Guisgard.
Ma subito le parole di Morven attirarono la sua attenzione.
"Un atto di Fede? Cosa intendete dire?" Chiese il cavaliere.
"Ormai possiamo solo pregare!
Prima che ci inizino a torturare!"
Esclamò Iodix, preda della paura.
In quell'istante Giselide, quasi bloccata fino a quel momento da un orrore assoluto, ebbe la forza di toccare le mani di Gaynor e di voltarsi poi verso Cavaliere25, cercando il suo sguardo come per invocare aiuto.
Ma anche il giovane arciere era bloccato come tutti i suoi compagni ed impotente davanti a quello spettacolo di disperazione, paura e morte.

Lady Gaynor
08-02-2011, 04.16.38
Se mai la malvagità avesse avuto un suono, quella risata ne avrebbe incarnato l'essenza.
E' tutto sbagliato, si disse Gaynor... E' tutto sbagliato...
Girò il capo in direzione di Guisgard, incontrando i suoi occhi, e gli rivolse la parola con tutta la dolcezza che le era rimasta: "Mi dispiace così tanto... avrei voluto incontrarvi in un altro momento, qui è stato tutto così maledettamente sbagliato... mi dispiace, Lancillotto..."

Morrigan
08-02-2011, 04.36.03
"La mia testa... la mia testa..."

La testa gli stava andando in fiamme, e non poteva nemmeno stringersela tra le mani... era un tormento cui non trovava sollievo! E quella luce... quella luce che gli feriva ancora gli occhi, seppure con un lontano riverbero che sembrava ormai doversi spegnere in lontananza, in un'orizzonte che, Morven lo capiva bene, non apparteneva al piano della realtà... non di quella realtà popolata di mostri tatuati e senza cuore, di streghe bambine e di due fanciulle barbaramente legate ad un altare.

Udì la voce di Guisgard, che d'improvviso gli veniva incontro, fuori o dentro la sua visione questo ormai non riusciva quasi più a distinguerlo.

"Un atto di Fede? Cosa intendete dire?", gli domandò con sorpresa e urgenza insieme.

Morven si sforzò di sollevare il capo e di ricacciare indietro il dolore. Temeva che Dukey o uno dei suoi scagnozzi gli avrebbe tappato la bocca se avesse detto troppo, ma in quelle circostanze non poteva di certo tacere.

"Guisgard... qualcuno mi ha detto che esiste un modo per uscire di qui... io non capisco... ho visto dei segni... una luce e una pietra... la mia spada è sepolta da qualche parte, però è viva... dobbiamo cercare qualcosa che ci indichi l'uscita... una luce... o forse una pietra... non fissarmi a quel modo, non sto farneticando... ti prego di credermi... un atto di Fede... è questo l'atto di Fede, Guisgard... la vera prova è credere quando non possiamo vedere le prove!"

Guisgard
08-02-2011, 05.04.45
Lyan rise ancora più forte, ma nonostante la sua angosciante ed insopportabile risata, le drammatiche parole di Gaynor giunsero a Guisgard.
"Lancillotto..." si ripeteva fra sè e sè il cavaliere.

"Sei tornato, finalmente!" Esclamò il duca. "Ti ho aspettato tutta la sera! Dove diamine sei stato?"
"In giro..." rispose il piccolo Guisgard.
"In giro?" Ripetè adirato il duca. "Sei peggio di un tizzone d'Inferno! Da grande diventerai un bandito, altro che cavaliere!"
Il ragazzino non rispose nulla.
"Sir Algerion è uno dei miei baroni più fedeli! E tu oggi gli hai malmenato il figlio!"
"Si meritava una lezione..."
Il duca lo afferrò per un braccio, ma il ragazzino lamentò un forte dolore.
"Cos'hai al braccio?"
"Nulla..."
"Giuarda qui che taglio!" Esclamò il duca. "Le hai anche prese! Dunque il figlio di sir Algerion è più in gamba di mio nipote! Ben ti sta! Prima di fare il presuntuoso ed il superbo accertati almeno di saperti difendere! Ed ora fila a rinchiuderti in stanza! Non voglio vederti in giro!"
"Guisgard! Guisgard!" Chiamavano a gran voce alcuni ragazzini appena giunti al castello.
"Andate via o le buscherete anche voi!" Tuonò il duca.
"Signore, vostro nipote è degno di voi!" Esclamò uno dei due ragazzini.
"Si, ha tenuto testa alla grande a quei prepotenti! Aggiunse l'altro.
""Cosa dite?" Chiese il duca. "Prepotenti?"
"Chi ha detto che era uno soltanto?" Gridò con rabbia Guisgard.
"E' vero, signore..." intervenne il primo ragazzino "... erano tre contro suo nipote... e lui è riuscito comunque ad avere la meglio!"
"Quei tre si approfittavano del figlio storpio dello stalliere di sir Algerion..." aggiunse l'altro ragazzino "... ma Guis gli ha dato una bella lezione! A tutti e tre!"
"Benedetto ragazzo..." con un sorriso appena accennato il duca "... quando la smetterai di fare il Lancillotto e di cacciarti nei guai?"
"Voi mi avete insegnato che i deboli vanno difesi e i presuntuosi puniti!"
"Avanti, mio piccolo Lancillotto!" Esclamò il duca con una grossa risata. "Andiamo a farti medicare quel taglio che hai sul braccio!"

Le parole di Morven destarono Guisgard da quel ricordo lontano.
"Uscire da qui? E come? Come?" Chiedeva Guisgard, quasi implorando una risposta. "Cosa avete visto? Cosa, Morven?"
Ma quelle domande furono zittite da un grido di disumano dolore.
Iodix era stato marchiato a sangue da uno di quegli uomini tatuati.
Sulla sua pelle era stato impresso uno dei simboli di quella sanguinaria setta.
"Forza!" Ordinò Lyan. "Marchiate anche gli altri! Sir Dukey!" Gridò poi al cavaliere. "Avanti, diamo inizio al sacrificio!"
Dukey annuì, si avvicinò all'altare e sollevò verso l'alto la sua spada.
Fissò allora due suoi fedeli che gli stavano accanto e fece loro segno di cominciare.
I due presero da un braciere ardente decine di piastre di ferro incandescenti.
"Avanti, miei devoti..." disse Dukey "... strappatele il primo strato di pelle... e fatelo lentamente..."
"No, maledetti assassini!" Gridò Guisgard, mentre negli occhi di Gaynor prese forma una terribile visione di morte.
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Guisgard
08-02-2011, 06.14.00
Come è strano la vita, pensava Frigoros.
Quando si è giovani si ha la sciocca convinzione che il tempo non trascorra mai veramente e l'insensata illusione di essere immortali.
Poi cambiano le stagioni e con esse pure il vento.
Tutto scorre, passa, attraversa le nostre vite con la velocità di un fulmine, senza che noi riusciamo ad accorgercene.
Come sono rari i momenti di vera felicità.
E come è amara la consapevolezza che tentare di stringerli fra le mani sia mera illusione.
Questo pensava Frigoros.
Al tempo che scorre infinito e che passa.
E noi con esso.
"Sei sempre stata una ragazza matura..." disse il vecchio principe accarezzando il capo di Talia "... sin da piccola... molto più di Eileen... certo, hai un caratterino per niente facile, a tratti testarda, ma sei solare, luminosa come il Sole di Primavera... ed hai allietato le giornmate di questo vecchio stolto quando Eileen... il tuo sorriso nei giorni più tristi e malinconici è forse il tesoro più grande che mi sia rimasto..."
Prese allora il volto di lei fra le sue mani.
"Mi stai chiedendo di benedire la tua felicità..." continuò a dire "... eppure il tuo viso è pallido ed i tuoi occhi mi sembrano spaventati... ma immagino sia così, quando una ragazza vuol diventare donna... Talia, ragazza mia... il mio regno è tuo e con esso ogni mio bene e benedizione... e saperti felice è la gioia più grande che può allietare la mia vecchiaia... se davvero sposarti con sir Bumin è ciò che desideri sopra ad ogni cosa, allora ti concedo la mia benedizione... che tu possa essere felice e risplendere per ogni giorno della tua vita come il fiore più bello e prezioso che questa terra possa mai veder sbocciare..."
La baciò sulla fronte e la fissò per qualche altro istante.
Le sorrise e uscì dalla biblioteca.
Un attimo dopo Guxio entrò nella stanza.
"Ottimo lavoro, milady!" Esclamò raggiante. "Ora tutto è pronto per il mio trionfo! Adesso andate a riposare... domani sarà un giorno speciale per voi e per tutta Cartignone... e tutti esulteranno per queste nozze!"
Chiamò allora un servitore.
"Presto, che siano attuate tutte le mie disposizioni per le nozze!" Ordinò. "Oraganizzare questo matrimonio sarà il mio dono al popolo di Cartignone!"
"Si, maestro!" Rispose il servitore.
E da queste ultime parole, Talia comprese che i fanatici adepti della setta di Frigoros erano penetrati sin nel cuore più profondo del regno.

Lady Bethan
08-02-2011, 12.26.33
Bethan ascoltò con attenzione il racconto del monaco.
"Cosa posso fare per espiare la mia colpa, padre? La sola preghiera non mi basta. Sento il bisogno di lottare contro il male. Mi sembrerà di sconfiggerlo anche dentro me stessa, redimendo la parte di me che ha tolto la vita ad un uomo!".
Poi si alzò, quasi di scatto e aggiunse: "Credo sia arrivato per me il momento di proseguire il cammino...".

Talia
08-02-2011, 12.41.27
Guardavo il volto del principe mentre mi parlava, le sue mani carezzavano piano i miei capelli e i suoi occhi erano fissi nei miei... e io avevo una gran voglia di mettermi a piangere, a piangere e a gridare. Avrei voluto alzarmi e correr via, correre finché le gambe mi avessero tenuta, correre fino a che il fiato non mi fosse venuto a mancare e la stanchezza non avesse avuto il sopravvento, trascinandomi via da quel dolore, sottraendomi a quella frustrazione e a quel senso di vuoto che mi scavava dentro...
All’improvviso un ricordo affiorò nella mia mente...

Fasci di una candida luce filtravano dalle alte finestre e bagnavano il lucido pavimento marmoreo del corridoio, ma i miei piedi sembravano sfiorare appena quella superficie mentre correvo a perdifiato verso l’ultima porta in fondo... ero in ritardo quella mattina e probabilmente Eileen mi stava già aspettando...
“Hey, Talia!” mi chiamò una voce, verso la metà del corridoio.
Mi bloccai e mi voltai indietro, in tempo per vedere un ragazzino di circa la mia età oltrepassare una porta laterale e richiudersela alle spalle...
“Ma le dame non dovrebbero essere calme e pacate? Tu corri come una furia!”
“Hey Dukey!” ribattei indispettita “Ma i futuri cavalieri non dovrebbero stare nel cortile ad allenarsi? Tu te ne stai sempre a bighellonare in giro!”
Un lampo d’ira gli passò negli occhi, mentre in fretta mi veniva di fronte: “Io sono il migliore di tutti e diventerò il più forte cavaliere di Cartignone... e allora la dovrai smettere di parlarmi così e inizierai a temermi anche tu!”
Mi tirai indietro di mezzo passo e sfoderai un sorriso sarcastico... Dukey era prepotente e attaccabrighe, ma io non ero disposta a dimostrargli sottomissione...
“Buon per te!” ribattei “Ma fino a quel momento, fammi il favore di girarmi al largo...”
Mi voltai per andarmene, ma ciò che vidi mi pietrificò dov’ero: Bumin era precisamente dietro di me e mi stava fissando con un’espressione glaciale... Bumin era il cavaliere preposto all’addestramento dei giovani... era presuntuoso e aggressivo, e mi spaventava: un conto era tener testa a Dukey, che aveva pressappoco la mia età, un conto era trovarsi di fronte Bumin...
In fretta chinai la testa e mi mossi rapidamente, cercando di aggirarlo...
Lui però mi sbarrò la strada, mi afferrò per un braccio e mi trascinò di nuovo indietro, di fronte a Dukey.
“Ha ragione lei!” disse dopo un momento al ragazzo, stringendomi con forza i polsi “Se non riesci a farti valere ora, non ci riuscirai mai! Avanti, Dukey, vediamo cosa sai fare...” e mi spinse un po’ più avanti, sempre tenendomi stretta.
“Lasciatemi!” mormorai, tentando di divincolarmi.
Bumin scoppiò a ridere: “Oh, andiamo... sei la lezione di Dukey per oggi, fai la brava!”
“Lasciala!” ordinò ad un tratto una voce alle nostre spalle “Ora!”
Ci voltammo tutti, mio padre stava avanzando lungo il corridoio con passo calmo ma deciso. Giunse di fronte a noi, si fermò e, lentamente, ripeté: “Lasciala, Bumin, o ti stacco la testa!”
Avvertii le mani di Bumin sui miei polsi esitare un momento, poi la presa si allentò... io sfilai le mani e in fretta mi spostai di fianco a papà.
L’uomo seguì il mio movimento con gli occhi, poi li spostò sul volto di mio padre...
“Sir Geoffrey... andiamo, stavo solo scherzando!”
Il volto di mio padre era impassibile, gli occhi fiammeggianti erano piantati sul volto dell’uomo che gli stava di fronte: “Tu toccala di nuovo e sarà l’ultima cosa che avrai fatto nella tua inutile vita!”
Anche Bumin si fece serio: “Non è saggio parlarmi così, sir Geoffrey... sarai pure un fedelissimo del principe, ma io...”
“Il principe non c’entra! Tu pensa solo a tenere le tue sudice mani lontane da mia figlia, o ti assicuro che nemmeno il Creatore in persona potrà salvarti da me. Chiaro?” lo scrutò ancora per un istante poi, accennando a Dukey, soggiunse “E ora prendi il tuo galoppino e sparisci!”

Il bacio del principe sulla mia fronte mi riscosse da quel ricordo... e mentre lo guardavo uscire dalla stanza una lacrima mi scivolò sulla guancia...
Fu in quel momento che entrò Guxio.
Inspirai profondamente e mi voltai a guardarlo...
“Ho fatto ciò che volevi!” gli dissi “Come vedi anche io mantengo la parola! Ora voglio il mio regalo di nozze! Voglio Guisgard e gli altri... li voglio qui, voglio vederli! Voglio che assistano al matrimonio!”

cavaliere25
08-02-2011, 15.28.12
Vidi la fanciulla e gridai il suo nome ma non potevo fare nulla ero imprigionato a quel palo dovevo fare qualcosa piu guardavo la scena e piu mi saliva la rabbia

Lady Gaynor
08-02-2011, 22.14.01
"No! Iodix, no!! Perdonami, perdonami se puoi!" gridò Gaynor fra le lacrime. "Anche tu, vecchio e fedele amico che ti sei schierato al mio servizio in questa avventura, perdonami per averti portato alla morte e sappi che se fossimo usciti di qui ti avrei chiesto di unirti a me nel mio viaggio... Signore Iddio, dona forza a tutti noi in questo momento terribile!"

Guisgard
08-02-2011, 22.40.56
Le grida di dolore di Iodix si confusero con la risata demoniaca di Lyan, mentre la litania recitata dagli uomini tatuati assumeva un ritmo sempre più incalzante.
"Maledetti assassini!" Gridò Guisgard davanti alle atroci sofferenze del suo giullare. "Perchè non cominci da me, vigliacco?" Urlava a Dukey.
Allora uno di quegli uomini tatuati gli si avvicinò e gli strappò la camicia.
"Voglio sentirlo supplicare ed invocare la morte!" Ordinò Dukey al suo fedele.
"Avanti..." mormorò Guisgard "... cominciate pure... vi mostrerò come muore un vero cavaliere... quando invece toccherà a te, vigliacco, strillerai come un maiale sgozzato..." fissando Dukey.
L'uomo tatuato allora cominciò ad incidere con un ferro incandescente sul petto di Guisgard, mentre questi stringeva i denti per il dolore.
Il supplizio durò alcuni interminabili istanti, fino a quando, vinto da quell'insopportabile dolore, pur senza aver mai emesso nemmento un lamento, Guisgard perse quasi i sensi.

Guisgard
08-02-2011, 22.45.36
Intanto, nella cappella del monaco, Bethan aveva raccontato al chierico la sua drammatica storia.
"Il male è ovunque, milady..." disse il monaco "... e non lo si può sconfiggere solamente con le armi... bisogna pregare... pregare per non essere deboli, per non cedere alle forze oscure ed alle loro seduzioni... pregherò per voi, mia signora... pregherò affinchè troviate pace dai vostri tormenti..."
Allora le si avvicinò e la benedisse segnandola tre volte.
"E ricordate... per giungere in Paradiso bisogna attraversare l'Inferno..."

Guisgard
08-02-2011, 22.47.07
Nello stesso istante, a Cartignone, Talia era con Guxio.
“E come potrei negare” disse questi con un sorriso “alla sposa il suo dono di nozze? Milady, vi darò ciò che chiedete… vi giuro sul mio onore che subito dopo aver pronunciato il vostro si, nel voltarvi indietro, scorgerete in fondo alla navata della cattedrale i vostri compagni sani e salvi… ma non prima che il sacerdote abbia consacrato i vostri voti nuziali… ricordatelo, non prima…”
Le prese la mano e la baciò.
“Ora andate a riposarvi…” aggiunse “… tra non molto vi manderò alcune ancelle col compito di prepararvi per la cerimonia…”
E detto questo, diede ordine ad un servitore di accompagnare Talia nella sua stanza.

Lady Gaynor
09-02-2011, 02.43.08
Quando lo marchiarono a fuoco, Guisgard non emise un solo lamento, ma per Gaynor quel suo silenzio fu più pesante di mille grida.
Sta soffrendo le pene dell'inferno senza un lamento, per non conceder loro alcuna soddisfazione. E' l'unico modo che gli è rimasto per dimostrare la sua superiorità, la sua integrità, il suo coraggio...
"Guisgard!"

Talia
09-02-2011, 03.23.27
I miei occhi si infiammarono alle parole di Guxio e sentii in sangue ribollirmi...
...non prima... aveva detto ...non prima...
Per un istante fui sul punto di gridare... ma a cosa sarebbe servito protestare? Guxio mi teneva in pugno perché teneva sotto scacco l’unica cosa di cui mi importava... e io non potevo farci niente in quel momento, niente che non fosse assecondarlo.
Convulsamente strinsi i pugni, mentre il mio cuore prese a sprofondare verso il basso, sempre più verso il basso... e lentamente, controvoglia, chinai la testa.

Le prese la mano e la baciò.

Quel gesto mi fece rivoltare lo stomaco... di nuovo strinsi il pugno e, con un gesto secco, sfilai la mano dalla sua...
“Non prima...” dissi “Ma non un secondo dopo, o considererò rotto il nostro patto!”
Rimasi per un istante a fissarlo, ma i suoi occhi erano indecifrabili e la sua espressione immobile... così mi voltai e seguii il suo servo fuori dalla sala.
Camminai in silenzio fino alle mie stanze, la mente era lontana da lì...
Fu a quel punto, dopo che il servitore mi ebbe fatta entrare nella camera e si fu chiuso la porta alle spalle, che un dolore lancinante mi colpì il cuore, tanto forte da farmi vacillare...
“Guisgard!” mormorai...
Quasi senza accorgermene, mi avvicinai di nuovo alla finestra e guardai fuori, ricercando gli alberi più lontani mentre il mio sguardo sembrava voler penetrare di nuovo tra le fronde...
Infine lentamente iniziai a scivolare a terra, le mani sul vetro della finestra, la fronte sulle mani, gli occhi chiusi e un profondo, straziante dolore nell’anima.

cavaliere25
09-02-2011, 11.59.07
Guardai torturare Guisgard e un dolore al cuore mi venne vedendo tutto quel orrore non potevo aiutare nessuno pregavo che quei maledetti marcissero al inferno e che fosse solo un brutto incubo

Lady Bethan
09-02-2011, 15.19.44
"Grazie, Padre." disse Bethan, alle parole del monaco.
"Vi chiedo un ultima cortesia: potete indicarmi la strada per Cartignone? So che una persona a me molto cara si trova lì e avrei piacere di farle visita".

Il giardino era pieno di alberi fioriti e le voci squillanti di due ragazzine di stagliavano nell'aria limpida di Aprile.
"Prendimi, se ci riesci!" gridava Bethan , all'amichetta che ridendo la inseguiva nel boschetto.
Le loro risate risuonavano nell'aria, quando finivano per terra, sul prato, lanciandosi manciate di erba fra i capelli.
Nate e cresciute insieme, fino a quel giorno, le due giovanette erano ormai inseparabili e non potevano fare a meno l'una dell'altra.
"Io e te saremo amiche per sempre!" disse Bethan.
"Per sempre!" rispose l'amica. E abbracciandosi strette strette, corsero di nuovo, felici, fra gli alberi in fiore.

Guisgard
10-02-2011, 03.11.43
"Cartignone..." disse pensieroso il monaco "... è la città più grande che si trova in queste terre... proseguite verso nord e dopo il bosco vi troverete nella vasta campagna che circonda Cartignone..."
Il monaco allora accompagnò alla porta Bethan.
E quando furono fuori alla cappella, udirono dei passi.
Ai due si avvicinò un cavaliere a cavallo.
Era ricoperto da una robusta e magnifica corazza dai riflessi vermigli.
"Salute a voi, buon chierico ed i miei omaggi, milady..." cominciò a dire "... perdonate, ma in nome di San Raffaele, protettore dei viaggiatori, avrei bisogno del vostro aiuto... sono in cerca di mia figlia, una giovane e bellissima fanciulla che ha abbandonato la sua casa per fuggire Dio sa dove..."
"Temete sia stata rapita, messere?" Chiese il monaco.
"No, mio docile monaco..." rispose il Cavaliere Vermiglio "... il maniero dove abitiamo non può essere espugnato nemmeno da un esercito. In verità ella è stata convinta a fuggire da uno stolto ragazzo, che io stesso scioccamente ho condotto nella mia casa. Mia figlia è cresciuta tra le mura di quel castello ed è del tutto estranea al mondo di fuori... ora temo che possa finire in qualche brutto guaio... aiutatemi, vi supplico... avete per caso avuto notizie di quella fanciulla?"

Guisgard
10-02-2011, 05.25.31
Mentre Talia era angosciata da tristi pensieri e sinistri presagi, due ancelle entrarono nella stanza.
Una subito avvolse la ragazza in alcune stoffe pregiate, mentre l’altra accostava diversi gioielli al suo volto.
Ad un tratto una terza ancella entrò, con in mano spazzole e fili preziosi da adagiare fra i capelli.
“A sentirle” diceva questa ad alta voce “hanno tutte capelli da dee! Non vi è nulla di più sciocco di una dama di corte!”
Fissò con attenzione Talia ed aggiunse:
“Beh, vedo che con questa abbiamo una possibilità… anzi, diverse possibilità…” accarezzando i capelli della ragazza “… finalmente capelli degni del mio lavoro!”
Nel resto della città, nel frattempo, tutti erano in trepida attesa per quell’evento.
“E’ quasi tutto pronto, vero, maestro?” Chiese Bumin.
“Si, mio diletto discepolo!” Rispose Guxio. “Una volta che il sacerdote avrà proclamato le formule e benedetto gli anelli, nessuno più potrà scogliere questa unione… e noi avremo vinto!”
E la sua diabolica risata echeggiò come un sinistro presagio sul palazzo reale di Cartignone.
Nello stesso istante, nella sua stanza, mentre quelle ancelle la preparavano per l'attesa cerimonia, Talia restava immobile a fissare il suo volto riflesso nello specchio.
Un volto che solo a stento riusciva a celare il profondo dolore provato dalla giovane.
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Guisgard
10-02-2011, 05.58.03
Il Sole ormai era del tutto tramontato, diffondendo nel cielo d’Occidente un alone vermiglio che si rifletteva sulle case e sui palazzi del borgo, che quel crepuscolo sembrava aver reso incantato.
Il paese era ancora attraversato dalla festa e diverse maschere, con canti e motti goliardici, si confondevano con la folla animata da gioia e divertimento.
“E per chiudere ci sarà la mia crostata ai frutti di bosco!” Disse Talia. “Mi è stata esplicitamente richiesta! I miei amici ne vanno matti!”
“Bene, allora sarà una bella serata… immagino…” mormorò quasi con indifferenza Guisgard.
“Beh, se vuoi puoi essere dei nostri…” disse Talia quasi sorpresa dalla freddezza di Guisgard “… dopo ci saranno tanti giochi, con tanto di lettura di poesie e canti vari…”
“No, grazie…”
“Una volta mi dicesti di amare molto la crostata di frutta…”
“Davvero? Mah, a dire il vero mi piacciono tutti i tipi di dolci… e comunque stasera ho da fare…”
“Va bene…” annuì Talia fissando a terra “… se cambi idea sei comunque il benvenuto…”
“Non credo cambierò idea…” rispose lui “… anzi, non ne vedo neanche il motivo... ecco, quella è casa tua… vai, altrimenti farai tardi...”
“Come vuoi… però non mi sembra bello passare la sera di Carnevale da solo… beh, insomma, sono momenti da trascorrere in allegria…”
“Guarda, non bisogna mica trascorrere il Carnevale con i tuoi amici per potersi divertire!”
“Hai ragione!” Esclamò lei. “Allora ti auguro una buona serata!”
Si allontanò con passo svelto, per poi voltarsi dopo alcuni passi.
“E domani, quando sarà passato il Carnevale, cerca di gettare via quella maschera da burbero che indossi ora!”
E andò via.
“Maschera da burbero…” pensò Guisgard “… e poi a te cosa importa!”
Il cavaliere, dopo aver vagato per le strade del paese, si fermò in una piazzetta, dove si stavano esibendo alcuni saltimbanchi mascherati.
“Arlecchino ama Colombina!” Recitava uno di questi.
“Si, ma lei non lo sa!” Rispose il suo compare. “O forse si?”
“Eh, le donne…” replicò l’altro.
“Ma Arlecchino le ha detto del suo amore?”
“Si, ma come si fa a credere ad un tipo simile?” Chiese il primo saltimbanco.
“E perché?” Domando il secondo.
“Perché, si sa, Arlecchino si confidò burlando!” Rispose il primo saltimbanco.
Finita quella recita, Guisgard ritornò a casa sua.
Fuori, per le strade, si udivano canti e balli e malinconicamente lui restava steso a fissare il soffitto della sua stanza.
Ad un tratto qualcuno bussò alla sua porta.
“Sei… sei impegnato?” Chiese Talia quando Guisgard aprì la porta.
“Io… ecco… veramente…” mormorò lui.
“Sai… domani è il giorno delle Sacre Ceneri ed inizierà la Quaresima…” disse lei “... ed io volevo andare in chiesa a pregare… ci sarà la funzione… mi accompagneresti?”
“Io?” Chiese stupito Guisgard. “Certo… si, sicuro… andiamo!”
Cosi, i due si incamminarono verso la chiesa, che col rintocco delle sue campane annunciava la nuova liturgia.
“Sai...” disse lei “… si dice che le prime preghiere recitate nella Quaresima saranno subito esaudite…”
“Non so perché sei qui…” pensava lui mentre si perdeva a fissarla “… pensavo che questa notte non avesse più nulla da dirmi…ma ora che sei con me… si, andiamo in chiesa… ed io pregherò per avere te!”
E i due si avviarono verso la chiesa, in quella magica notte chiara di stelle ed intrisa di magici sogni.

Ad un tratto la voce di Gaynor che lo chiamava.
Poi il canto di quei fanatici.
Infine l'ordine di Dukey: "Ora la martire!"
Guisgard si destò completamente da quel sogno.
Ma la realtà aveva ormai i contorni del peggiore degli incubi.
E quando tutto sembrava perduto, accadde qualcosa.
"Fermi, in nome di sua grazia il vescovo!" Gridò una voce.

Lady Bethan
10-02-2011, 10.57.51
"Sir, sto andando verso Cartignone, in cerca di un'amica" disse Bethan, rivolgendosi al cavaliere. "So quasi per certo si trovi là, poichè è stata vista da un gruppo di mercanti, abitanti del mio regno, che ho incontrato per caso lungo il mio cammino. Perchè non mi accompagnate? Se avremo fortuna, magari, ritroveremo in città sia la mia amica che sua figlia!". Detto questo Bethan si coprì il capo con il cappuccio del mantello e montò a cavallo, in attesa di una risposta del cavaliere.

Talia
10-02-2011, 16.08.08
Osservavo la mia immagine nello specchio, ma non la vedevo davvero.
Sentivo le chiacchiere delle ancelle, ma non le ascoltavo.
Avvertivo le loro mani muoversi rapide ed esperte tra i miei capelli, intrecciandoli e annodandoli, ma non vi facevo caso... così come non facevo caso ai gioielli che avevano posato sul tavolinetto di fronte a me o alle stoffe pregiate che mi frusciavano intorno.
Non avevo mai posseduto niente di tanto ricco e tanto prezioso e per lungo tempo avevo creduto che Eileen, possedendo quelle cose, avesse tutto ciò che si potesse desiderare...
‘Oh, Eileen...’ sospirai tra me ‘...quanto avevi ragione! Quanto poco conta tutto ciò, adesso...’
Adesso capivo che non erano quelle le cose belle, o le cose importanti... adesso che niente più vedevo, niente sentivo e niente provavo... niente, solo quel grigio ed indistinto senso di vuoto!
E, ad un tratto, un ricordo mi attraversò la mente...

L'alba era fredda e il bosco ancora imperlato di mille gocce di rugiada.
Fatti terribili erano accaduti e stavano accadendo, eppure io ero così certa di quello che dovevo fare! Ero certa che al mondo non vi fosse niente di più necessario, ero certa che non esistesse niente di più importante, niente altro che avrebbe potuto ferirmi, niente che potesse avere più lo stesso valore, niente che avrebbe potuto ancora spaventarmi... soprattutto niente per cui non avrei esitato un attimo a mettere in discussione ogni altra cosa, compresa quella impresa!
E poi era arrivato quel cavaliere e si era messo in mezzo...

Guisgard la osservò divertito.
"Dove avete trovato questi abiti e queste armi?" Chiese con il suo solito sorriso. "Guardate che così vestita non credo troverete mai marito... gli uomini non amano le donne che camminano per i boschi di notte ed armate fino ai denti! Già una volta vi diedi consigli in merito... ma di questo passo resterete zitella!"
Fissò allora il pugnale che Talia gli puntava contro e chiese:
"Posso alzarmi senza correre il rischio di essere infilzato?"Lo studiai per un lungo momento, valutando il suo volto che non sembrava volersi decidere ad abbandonare quell'espressione e quel tono che mi davano dannatamente sui nervi... infine sorrisi.
"Sapete..." dissi, allontanandomi di mezzo passo e facendogli cenno con il coltello perché si alzasse "Io non so cosa cerchiate di dimostrare con quest'atteggiamento... Vi ho già detto di non occuparvi di fidanzati o altri fatti che non vi riguardano e di curare piuttosto i vostri interessi..."Guisgard si alzò, scuotendo la polvere dai suoi vestiti.
"E sia..." disse "... i vostri fidanzati non sono affar mio... tenterò di rammentarlo in futuro..."


Indugiai per un istante su quel ricordo e, per qualche oscura ragione, quell’immagine mi fece sorridere... Quanto tempo era passato? Non lo sapevo più... non molto, forse, eppure sembrava un secolo, ormai...
Tante cose erano successe dopo!
Quanto ero sciocca e presuntuosa all’epoca, e quanto ero ingenua! E lui... lui che allora ancora avrebbe potuto fuggire da tutta quella follia e non lo aveva fatto...
‘Potrà farlo questa volta!’ tentai di incoraggiarmi ‘Fa’ solo questa cosa per Guxio e lui sarà libero...’
Improvvisamente l’immagine di Bumin si sovrappose a quel ricordo e mi fece rabbrividire...
E per un folle istante mi pentii di aver detto a Guisgard quella cosa quel giorno... ora che invece avrei tanto voluto che se ne curasse, o almeno che avesse la possibilità di farlo!
‘Oh, per l’amor del cielo, Talia!’ mi riproverai dopo appena un istante ‘Smetti di esser tanto sentimentale... dopo questa dannata cerimonia, ci sarà davvero poco da esser sentimentali!’
Chiusi gli occhi un attimo e tentai di riacquistare il controllo, mettendo a tacere quelle fastidiose voci e quei ricordi... poi li riaprii e tornai a guardare la mia immagine nello specchio, pur continuando a non vederla affatto.

Guisgard
11-02-2011, 02.35.13
Quella voce sembrò come gelare i sacrileghi riti di quei fanatici.
“Fermi, in nome di sua grazia il vescovo!” Gridò di nuovo quella voce.
Era quella di un fiero cavaliere, rivestito da una spessa armatura attraversata da verdi riflessi, che sembravano emanare intensi bagliori sotto la luce di quello sterminato manto di candele.
E con lui vi erano Belven e Goldblum, attorniati da numerosi cavalieri e nani, tutti pesantemente armati.
“Tradimento!” Urlò Dukey. “Ci hanno scoperto! Morte agli infedeli Cristiani!” Ordinò con rabbia e brandendo la sua spada.
Un attimo dopo un violento scontro sorse in quel tempio maledetto.
In breve i cavalieri, affiancati dai nani, si lanciarono con coraggio e determinazione contro i fanatici uomini tatuati.
E rumori di armi e grida di dolore si diffusero ovunque.
Goldblum subito raggiunse i compagni legati alle colonne.
“Ecco… sei libero!” Disse a Iodix. “Prendi questo pugnale e libera gli altri!”
Il giullare, ancora scosso per le torture, fece come gli aveva ordinato il nano.
Così, Guisgard, Morven, Cavaliere25, il Cappellano, ed il Vecchio delle fosse furono liberi.
Guisgard raccolse una spada da un cadavere e si lanciò sull’altare, liberando Gaynor e Giselide.
“Cavaliere25…” urlò tra il fragore di quella battaglia al suo compagno “… prendi le ragazze e mettile al riparo!”
Detto ciò, come una fiera tenuta lontana dalla caccia per troppo tempo, si buttò nella mischia.
La battaglia incalzava, seminando morte in entrambe le fila e gran scempio di corpi veniva fatto.
“Avanti, fratelli!” Gridava Dukey ai suoi. “Combattete da valorosi! Mostrate loro ciò che li attenderà nella dannazione eterna!”
“Dukey!” Urlava nella battaglia Guisgard. “Sto venendo a prenderti! Fatti avanti, vigliacco!”
“O Signore…” mormorava nel frattempo Belven impegnato a tenere testa ai suoi avversari “… dammi qualche altro istante di vita… affinché io possa mandare all’Inferno il più alto numero possibile di questi inumani assassini!”

Lady Gaynor
11-02-2011, 02.56.45
Guisgard ordinò al cavaliere che Gaynor non conosceva di condurre lei e l'altra ragazza al riparo dalla battaglia. Gaynor, ancora molto scossa, non riusciva a credere che quel piccolo esercito formato da cavalieri e nani fosse realmente venuto a salvarli da una morte ormai certa. La ragazza che le era stata accanto aveva ancora il volto segnato dal terrore, ma a Gaynor bastarono pochi minuti per prendere la decisione di partecipare al combattimento. Non poteva stare a guardare mentre i suoi compagni rischiavano la vita e riteneva suo dovere aiutare chi tanto coraggiosamente si batteva per loro. Si rivolse così al cavaliere e disse: "Proteggi questa ragazza a costo della tua stessa vita, io la mia andrò a metterla al servizio della giustizia..."
Bisognava trovare un'arma, così si guardò intorno... poco lontano da lei giacevano morti alcuni degli uomini tatuati, con ancora stretti in mano i loro pugnali. Vincendo il ribrezzo, si avvicinò a loro e prese due pugnali. Si strappò la parte inferiore della lunga tunica che le intralciava il passo, si fece il segno della croce e si lanciò nella mischia.
Magari morirò, ma cercherò di trascinarne con me quanti più possibile!

Guisgard
11-02-2011, 03.11.01
E mentre Talia era assorta in quei malinconici ricordi, che sembravano tanto lontani ora, un velo di inquietudine si era posato sul suo volto.
Ad un tratto le ancelle fecero qualche passo indietro e restarono a guardarla soddisfatte.
“Specchiatevi, milady…” disse una di loro “… siete bellissima… sir Bumin è un uomo molto fortunato…”
In quel momento entrò Guxio.
“Che magnifica visione…” mormorò il chierico “… tanto magnifica da far quasi tentennare i sacri voti che mi legano al mio ministero…”
Si voltò verso le ancelle e con un cenno le congedò.
“Tutta Cartignone è impaziente, mia signora…” continuò appena le tre donne uscirono “… impaziente di assistere a queste nozze… impaziente come me nell’attendere questa notte…”
Si avvicinò e Talia sentì il suo respiro sfiorarle i capelli.
E proprio in quel momento si udirono le campane della cattedrale che annunciavano l’inizio della cerimonia.

Guisgard
11-02-2011, 03.34.55
Nel frattempo, alla cappella nel bosco, Bethan ed il monaco avevano incontrato il Cavaliere Vermiglio.
"La nostra dama ha ragione..." disse il monaco al cavaliere "... Cartignone è l'unica grande città che si trova nel giro di diverse miglia... chiunque attraversi queste lande desolate non può che dirigersi là... il resto del territorio è solo dominato da questo sconfinato bosco..."
Il cavaliere annuì e ringraziò i due per l'aiuto fornito.
"Vi seguirò, milady... rechiamoci a Cartignone, sperando che il Cielo benedica questa scelta e mi permetta di ritrovare la mia Giselide..."
Un attimo dopo, salutato il monaco che benedisse il loro viaggio, Bethan ed il Cavaliere Vermiglio, partirono alla volta di Cartignone.

Morrigan
11-02-2011, 03.55.42
Appena lo vide, per un attimo non credette ai suoi occhi.
Ormai le allucinazioni che gli offuscavano la mente dovevano averlo condotto alla pazzia. O forse, pensò, forse era già morto, e per questo lo aveva ritrovato. Ma lo vide estrarre un pugnale, passarlo a Iodix dicendo di liberarli, e un istante dopo era di nuovo in grado di muoversi, senza più nessun impedimento... questa non era di certo una visione, e di certo non era la morte.
In un attimo gli fu accanto e si chinò per abbracciarlo con slancio.

"Colui che era morto è tornato in vita..." mormorò a Goldblum, riuscendo a tento a trattenere quell'emozione che mescolava lo stupore al sollievo "... mi racconterai un giorno, come sia potuto accadere!"

Quindi si staccò da lui, gli mise le mani sulle spalle e lo fissò con sguardo deciso.

"Un giorno, quando perdesti la tua arma, io la raccolsi e te la diedi... adesso è il momento di ripagarmi quel favore, amico mio! Aiutami a trovare un'arma, e dimostriamo a questi eretici che si sono schierati dalla parte sbagliata!"

Guisgard
11-02-2011, 04.25.19
Lo scontro era sempre più acceso.
Gli uomini del Cavaliere Verde, forti del fatto di combattere quasi una crociata proclamata dal vescovo contro i fanatici Atari e affincati dai valorosi nani, lottavano con ardore, senza risparmiare energie.
Gli Atari, di contro, totalmente imbevuti del loro fanatismo ed animati da un odio primordiale, rispondevano colpo su colpo agli attacchi dei loro avversari.
Goldblum si guardò intorno e vista una spada conficcata nel ventre di uno di quegli uomini tatuati, la estrasse passandola poi a Morven.
"Fatevi onore, amico mio!" Disse il nano. "Vedrete che con quella spada ne ucciderete molti! Il sangue di questi cani sarà velenosissimo, come il significato che cela la loro delirante dottrina!"
Ma anche Gaynor si era lanciata nella mischia, dando prova, come aveva fatto in precedenza, della sua abilità.
Ma proprio nel bel mezzo dello scontro, qualcosa si lanciò contro Gaynor, braccandola alle spalle.
"Avrei dovuto ucciderti quando mi stringevi al tuo petto, maledetta!" Urlò Lyan con i lineamenti totalmente mutati in un'espressione di feroce bestialità. "Ma lo farò ora, condannando la tua insulsa anima ad un oblio senza tempo!"
Afferrò i polsi della ragazza e li strinse con una forza quasi sovrumana, fino a farle cadere i pugnali che aveva in mano.

cavaliere25
11-02-2011, 11.02.58
Presi le ragazze e dissi seguitemi usciamo di qui e corsi fuori da quel maledetto posto guardandomi indietro e controllando che nessuno ci seguisse un occhiata andò alla giovane fanciulla ma vidi che una ragazza tornò indietro e gridai no tornate indietro mylady ho il compito di portarvi al sicuro da qui ma pultroppo la ragazza si era lanciata nella battaglia allora presi per mano Giselaide e dissi venite con me vi porterò al sicuro

Lady Bethan
11-02-2011, 12.28.19
Bethan ed il cavaliere vermiglio si incamminarono verso nord.
"Al galoppo Verbena, al galoppo! Dobbiamo arrivare a Cartignone il prima possibile!"
La sensazione che opprimeva il cuore di Bethan, ormai da giorni, stava diventando sempre più forte, in quella folle corsa verso Cartignone.

"Saremo amiche per sempre!"

"Gaynor! Oh, Gaynor, dove sei? Perchè ho la sensazione che tu sia in pericolo?" pensò Bethan, mentre la strada si srotolava sotto gli zoccoli dei cavalli.

"Sir, facciamo presto Sir!" gridò Bethan al cavaliere che la seguiva "Non so voi, ma io sento che qualcosa non va!"

Talia
11-02-2011, 18.38.08
Battei appena le palpebre alle parole delle ancelle e, per la prima volta da quando erano entrate, osservai la mia immagine nello specchio... mi avevano infilata in un abito di una ricchezza quasi nauseante, candido e impreziosito da mille e più piccole pietre che lo illuminavano e lo facevano brillare... i miei capelli erano stati raccolti e intrecciati con fili di perle e piccoli fiori d’oro...
E quasi stentai a riconoscermi!
Attraverso lo specchio colsi le occhiate delle tre donne alle mie spalle... non erano difficili da decifrare, non era affatto difficile capire cosa stavano pensando: era ciò che ben presto tutta Cartignone avrebbe pensato! Ai loro occhi ero tutto ciò che una dama di corte doveva essere, ai loro occhi ero fortunata perché niente mi mancava e niente mi sarebbe mancato mai... percepivo questi loro pensieri, coglievo i loro sentimenti... rimasi immobile e in silenzio, ma dentro la mia anima prese a urlare forte.
In quel momento entrò Guxio... e di nuovo rimasi esattamente dov’ero: le sue parole, i suoi atteggiamenti affettati e falsi... tutto di lui era insopportabile per me.
Accennò un gesto e le tre donne si dileguarono. E fu allora, quando anche l’ultimo lembo dell’abito dell’ultima fu scomparso e la porta fu richiusa, che lui mosse qualche passo verso di me...

“Tutta Cartignone è impaziente, mia signora…” ... “… impaziente di assistere a queste nozze… impaziente come me nell’attendere questa notte…”
Si avvicinò e Talia sentì il suo respiro sfiorarle i capelli.

Per un istante il sangue mi si gelò e muovermi fu impossibile... per appena un istante, poi scattai in piedi e voltai le spalle allo specchio, per fronteggiare l’uomo...
“Cosa?” mormorai dopo un momento, mentre lentamente indietreggiavo “No! No, questo... questo non faceva parte di nessun accordo! Questo è...”
Mi bloccai... qualcosa era improvvisamente scattato dentro di me: sollevai la testa e inspirai forte...
“Questo non avverrà mai!” dissi, tentando di infondere determinazione e disprezzo in ogni singola lettera “Mai!”

Lady Gaynor
12-02-2011, 02.00.52
Mentre stava battendosi contro quei pazzi furiosi, Gaynor venne aggredita alle spalle, sentendo pochi secondi dopo la voce di una trasfigurata Lyan che le urlava contro. Quel demonio le strinse così forte i polsi che i due pugnali le caddero dalle mani. La sua forza era inaudita e, per quanti sforzi facesse Gaynor per scrollarsela di dosso, lei rimaneva aggrappata saldamente alla sua schiena.
"Maledetta serpe!" le urlò Gaynor, "Se pensi che ti renderò le cose facili ti sbagli di grosso!"
E così dicendo, cominciò a correre all'indietro verso una delle colonne a cui fino a poco tempo prima erano legati i suoi compagni. L'impatto con la colonna fu forte e Gaynor ripetè il gesto fino a sentirsi le gambe tremare, nella speranza che quel piccolo mostro lasciasse la presa.

Guisgard
12-02-2011, 03.45.23
La colonna scricchiolava forte.
Gaynor, disperatamente, tentava di scrollarsi da dosso Lyan.
Ma la forza con cui questa si teneva aggrappata a Gaynor era 4 volte superiore a quella di un uomo comune, mentre il peso del suo corpo sembrava aumentare sempre più.
Ed alla fine, proprio l’innaturale peso della bambina finì per stremare Gaynor, facendola cadere a terra.
“Ora conoscerai cosa si cela dopo la vita…” gridò Lyan, spalancando la bocca come a volerla mordere.
All’improvviso, del sangue schizzò sul volto di Gaynor ed un attimo dopo la testa decapitata della demoniaca bambina rotolò ai suoi piedi.
Gaynor sentì le mani di Lyan aprirsi pian piano e quella morsa che la cingeva come una tenaglia affievolirsi sempre più.
“Come state, milady?” Chiese Guisgard. “Quel mostro fortunatamente non è arrivato a mordervi e ad infettarvi con il suo veleno! Ora, vi prego, raggiungete Cavaliere25 e l’altra ragazza che era con voi su quell’altare… mettetevi al riparo e cercate di restarci, stavolta!”
Detto ciò, si lanciò di nuovo nella mischia.
Goldblum si batteva come un leone, affiancato da Morven che non gli era da meno, nonostante avesse smarrito la sua formidabile Samsagra.
Anche Belven mostrava un valore ed un coraggio non comuni.
I fanatici Atari, di contro, si battevano con una determinazione ed una foga che sfioravano il fanatismo più estremo.
Ma nonostante l’odio e la ferocia che dimostravano, alla lunga il migliore equipaggiamento dei cavalieri e l’ardore dei nani finirono per far pendere il piatto della bilancia verso questi ultimi.
E più lo scontro continuava, più l’armata agli ordini del misterioso Cavaliere Verde faceva scempio dei suoi nemici.
Nel frattempo, Cavaliere25 e Giselide avevano trovato un punto sicuro, lontano dalla furia della battaglia, dove nascondersi.
Un attimo dopo anche il Cappellano, Iodix e il Vecchio delle Fosse li raggiunsero.
“Messere…” ansimò, con gli occhi lucidi ed il volto stravolto dalla paura, Giselide a Cavaliere25 “… è… è stato terribile… io… ho visto la morte in volto…”
Ad un tratto diverse grida echeggiarono in quel sacrilego tempio.
Non più grida di battaglia o di dolore, ma di vittoria.
“Dio sia lodato e benedetto!” Gridò il Cavaliere Verde ai suoi. “Abbiamo vinto!”
A quelle parole tutti esultarono.
“Ora, disarmate i pochi superstiti” ordinò il Cavaliere Verde “e rendeteli inoffensivi… li porteremo a Cartignone, dove saranno giudicati per i loro crimini.”
“Si, ma non prima di aver strappato la lingua a questo cane!” Disse Guisgard puntando la spada contro Dukey.
“Ci avete sconfitti” rispose questi gettando a terra la sua spada “e ci siamo arresi… ora vuoi farti forte contro un nemico disarmato?”
“Credemi, su quanto ho di più sacro…” mormorò con uno sguardo di ghiaccio Guisgard “… non vedrai nessun tribunale se prima non mi dirai dove avete nascosto lady Talia…”
Dukey rise forte.
“Lady Talia non è più qui!” Rispose con un ghigno che sapeva di vittoria. “Anzi, a quest’ora forse starà già giurando davanti al clero di Cartignone il suo amore per sir Bumin!”
E di nuovo quella sua insopportabile risata echeggiò in quel luogo di morte.
“Maledetto bastardo!” Gridò Guisgard, prendendolo per la tunica che gli copriva la cotta di maglia.
“State calmo, cavaliere!” Tentò di fermarlo il Cappellano, aiutato da Belven. “Picchiandolo non risolveremo niente!”
“Bisogna tornare subito a Cartignone!” Esclamò Guisgard.
“Bisogna rastrellare questo luogo e raccogliere tutto ciò che potrà essere utile al processo di questi eretici.” Intervenne il Cavaliere Verde. “Questi sono gli ordini di sua grazia il vescovo.”
“Al diavolo… così giungeremo troppo tardi a Cartignone!” Gridò con rabbia Guisgard.
“Calmatevi, messere!” Disse il Cappellano. “Questi uomini obbediscono solo agli ordini che hanno ricevuto.”
“Anche a me si gela il sangue delle vene” rispose il Cavaliere Verde “a sapere quella sfortunata ragazza vittima di quei fanatici… e Dio non voglia che sia troppo tardi quando giungeremo a Cartignone…”
“Non mi interessa degli ordini che avete ricevuto!” Replicò Guisgard. “Anzi, per quanto mi riguarda potete tutti andare in malora!”
“Cavaliere!” Lo riprese il Cappellano. “Siamo tutti sotto gli ordini di sua grazia!”
“Non io!”
“Non dite sciocchezze e…”
“Cavaliere…” disse il Cavaliere Verde, interrompendo con un cenno il Cappellano “… chi siete voi? Parlate da prode, ma anche da irriverente…”
“A me interessa solo salvare lady Talia da quella trappola!”
“Allora se vi affidassi il mio cavallo più veloce…”
“Non attendo altro!” Rispose Guisgard.
“Ne siete certo?” Domandò il misterioso cavaliere. “Vi ritrovereste da solo contro un’intera città…”
“Mostratemi quel cavallo… abbiamo già perso troppo tempo!” Rispose Guisgard.

Guisgard
12-02-2011, 04.23.00
Nel frattempo, sulla via che conduceva a Cartignone, Bethan ed il Cavaliere Vermiglio galoppavano veloci verso la città.
"Anche io, milady, avverto ciò che dite..." disse il cavaliere "... il cielo è intriso di un velo purpureo che sembra annunciare sangue sulla città..."
Ed un freddo vento cominciò a soffiare attorno a loro, quasi destato dall'oscuro presagio del Cavaliere Vermiglio.
Ed il sinistro sibilo portato dal vento li accompagnò per tutto il loro cammino, fino a quando sembrò dissolversi al suono delle campane di Cartignone, che annunciavano le nozze fra Talia e Bumin.
"Siamo giunti..." indicò il Cavaliere Vermiglio a Bethan "... quella è senza dubbio Cartignone..."

Guisgard
12-02-2011, 05.19.30
Quella risata.
Sembrava fuoriuscire dalle pietre del castello, da quelle delle case e dalla terra stessa di Cartignone.
Una risata giunta direttamente dall’Inferno.
Una risata che pareva voler tormentare tutti coloro che ascoltavano il suo sinistro eco.
“Mai…” ripeté divertito Guxio “… vedete, milady… la notte è magica… si veste delle sue tenebre e copre e confonde… la luce è lontana… e tutti coloro che attraversano il suo manto si sentono in balia di forze spaventosamente potenti…”
Accarezzò di nuovo i suoi capelli ed un’ombra di ambigua bramosia attraversò il suo sguardo.
Ma proprio in quel momento si udirono le campane suonare.
Suonavano a festa e tutta la città attendeva quell’evento.
“E’ tutto pronto, milady.” Disse un paggio entrando nella stanza.
“Il momento è giunto…” mormorò compiaciuto Guxio “… il popolo vi attende… e con esso il vostro sposo…”
Talia allora, scortata dal suo seguito di ancelle e valletti, cominciò ad attraversare il grande corridoio detto Delle Statue, mentre squilli di trombe salutavano la cerimonia.
Il corridoio era adornato da diverse statue, raffiguranti eroi ed eroine dei miti antichi.
E così, lo sguardo di dolore di Talia sembrava confondersi ora con l’angosciante sguardo di Didone, ora con quello disperato di Arianna.
I suoi occhi parevano racchiudere il tormento di Medea e la cupa tristezza di Eco.
Come una novella Dafne, Talia voleva fuggire da un nemico che sembrava averla ormai nella sua morsa.
E come Penelope fissava l’orizzonte lontano, in attesa di un ritorno che sembrava tanto desiderato quanto impossibile.

cavaliere25
12-02-2011, 11.17.30
Guardai la fanciulla e dissi ora avete capito cosa voleva dire il vostro sogno è stato davvero una brutta esperienza la colpa è mia dissi guardandola e abbracciandola a me poi continuai vostro padre sarà già alla vostra ricerca e appena vi troverà io sarò carne per i suoi denti

Talia
12-02-2011, 13.05.45
Procedevo lentamente per quel corridoio ed ogni passo mi costava un’enorme fatica...
Avevo percorso altre volte quella via ma mai il mio umore era stato tanto tetro, mai ero stata tanto triste e spaventata, mai prima di quel momento avevo avuto la sensazione che ciascuna di quelle statue mi osservasse e riversasse su di me ogni suo dolore...
Inconsciamente i miei passi si facevano sempre più lenti di attimo in attimo, mentre i miei occhi iniziarono a saettare sempre più spesso fuori dalle alte finestre che si aprivano tra una statua e l’altra: correvano fuori, scorrevano per un attimo l’orizzonte e il cielo terso, un breve attimo di speranza, un attimo di gioia... poi di nuovo quel corridoio... un altro passo... e poi ancora fuori dalla finestra successiva...
E tuttavia, seppur tanto lento e doloroso, il percorso verso la meta mi parve estremamente breve... in un attimo mi ritrovai di fronte all’ampia porta in fondo... con orrore la osservai aprirsi di fronte a me e colsi il brusio sommesso provenire dall’altra parte...
E rimasi lì: impietrita sulla soglia... incapace di procedere ma impossibilitata a fuggire.

Lady Gaynor
12-02-2011, 15.57.46
“Come state, milady?” Chiese Guisgard. “Quel mostro fortunatamente non è arrivato a mordervi e ad infettarvi con il suo veleno! Ora, vi prego, raggiungete Cavaliere25 e l’altra ragazza che era con voi su quell’altare… mettetevi al riparo e cercate di restarci, stavolta!”
Senza nemmeno aspettare la risposta di Gaynor, Guisgard si rituffò in quella baraonda. Alla vista della testa mozzata di Lyan, che nella morte aveva ripreso i lineamenti dolci e delicati della bambina a cui lei si era così tanto affezionata, la ragazza scoppiò in un pianto dirotto. Tutta la fatica, la tensione e la paura accumulate fluirono in quelle lacrime, che cadevano copiose sul suo viso, calde e salate. Guardava Guisgard e il suo cuore perdeva qualche battito ogni volta che incontrava i suoi occhi blu.
E' il fantasma di Lancelot che mi perseguita... Il mio cuore era come morto, e adesso questo cavaliere arrogante e scontroso l'ha risvegliato... un cavaliere secondo cui la mia presenza è stata più un intralcio che altro. Non credo che mi abbia mai nemmeno degnata di uno sguardo che fosse poco più che fugace. Maledetto il giorno in cui ho incrociato Cartignone sulla mia strada!
D'improvviso Gaynor si sentì sola come mai in vita sua. Nessuno che la confortasse, nessuno che la capisse, nessuno che la abbracciasse stretta e le dicesse di non aver paura. Nessuno come Lancelot, o come Bethan...

"Bethan, svelta, entra dentro!" Gaynor prese l'amica per il braccio e la tirò dentro la sua stanza.
"Vieni alla finestra e guarda giù... lo vedi quel cavaliere bruno che sta parlando con mio padre?" Bethan annuì, soffermandosi a guardare con interesse l'oggetto della loro conversazione. "Beh... mi sono innamorata di lui!" confessò Gaynor tutto d'un fiato. L'amica la guardò stupita, ma Gaynor non le diede neanche il tempo di rispondere. "Oh, Bethan, non fare quella faccia, lo amo così tanto! E anche lui mi ama, mi ha chiesto di fuggire con lui ed io... io gli ho detto si!" Lo sguardo di replica di Bethan era a dir poco confuso, ma all'improvviso scoppiò a ridere e le note della sua risata argentina risuonarono per tutta la stanza. "Ragazza mia, tu sei tutta matta, ma adesso siediti con me sul letto e raccontami tutto, senza tralasciare niente..." disse Bethan, facendole l'occhiolino.

Sembrava trascorso un giorno da quella conversazione e non cinque anni... cinque lunghi anni che avevano avuto il sapore amaro della prigionia. Oh Bethan, perchè sono scappata senza dirti nulla? Mi dispiace, amica mia... come vorrei abbracciarti di nuovo!
I pensieri di Gaynor vennero interrotti da un coro di grida esultanti. I cavalieri che erano venuti a salvarli avevano avuto la meglio sui nemici... erano tutti salvi! Dio mio, ti ringrazio!
Fece per ringraziare il cavaliere in capo a quel piccolo esercito, ma si fermò per ascoltare quanto stavano dicendosi Guisgard e Dukey.

“Lady Talia non è più qui!” Rispose con un ghigno che sapeva di vittoria. “Anzi, a quest’ora forse starà già giurando davanti al clero di Cartignone il suo amore per sir Bumin!”
E di nuovo quella sua insopportabile risata echeggiò in quel luogo di morte.
“Maledetto bastardo!” Gridò Guisgard, prendendolo per la tunica che gli copriva la cotta di maglia.
“State calmo, cavaliere!” Tentò di fermarlo il Cappellano, aiutato da Belven. “Picchiandolo non risolveremo niente!”
“Bisogna tornare subito a Cartignone!” Esclamò Guisgard.
“Bisogna rastrellare questo luogo e raccogliere tutto ciò che potrà essere utile al processo di questi eretici.” Intervenne il Cavaliere Verde. “Questi sono gli ordini di sua grazia il vescovo.”
“Al diavolo… così giungeremo troppo tardi a Cartignone!” Gridò con rabbia Guisgard.
“Calmatevi, messere!” Disse il Cappellano. “Questi uomini obbediscono solo agli ordini che hanno ricevuto.”
“Anche a me si gela il sangue delle vene” rispose il Cavaliere Verde “a sapere quella sfortunata ragazza vittima di quei fanatici… e Dio non voglia che sia troppo tardi quando giungeremo a Cartignone…”
“Non mi interessa degli ordini che avete ricevuto!” Replicò Guisgard. “Anzi, per quanto mi riguarda potete tutti andare in malora!”
“Cavaliere!” Lo riprese il Cappellano. “Siamo tutti sotto gli ordini di sua grazia!”
“Non io!”
“Non dite sciocchezze e…”
“Cavaliere…” disse il Cavaliere Verde, interrompendo con un cenno il Cappellano “… chi siete voi? Parlate da prode, ma anche da irriverente…”
“A me interessa solo salvare lady Talia da quella trappola!”
“Allora se vi affidassi il mio cavallo più veloce…”
“Non attendo altro!” Rispose Guisgard.
“Ne siete certo?” Domandò il misterioso cavaliere. “Vi ritrovereste da solo contro un’intera città…”
“Mostratemi quel cavallo… abbiamo già perso troppo tempo!” Rispose Guisgard.

A quel discorso, qualcosa in Gaynor sembrò spezzarsi. Il suo cuore è devoto ad un'altra, non pensa che a lei, noi tutti siamo solo un contorno... non gli interessa nient'altro che l'amore di lady Talia...
Scacciò le lacrime che le erano risalite agli occhi e, facendosi coraggio, cominciò a parlare.
"Sir Guisgard, è chiaro che per voi conta solo salvare lady Talia dal suo destino, ma dopo tutto quello che abbiamo passato, dopo tutti questi interminabili giorni, non esiste al mondo che voi ve ne andiate da qui da solo. Io non posso stare qui, devo allontanarmi da tutto, da Cartignone e anche da voi!" Rivolgendosi poi al cavaliere vestito di verde, Gaynor continuò. "Siamo tutti stremati, non ce la facciamo più...io sono ferita, sporca, ho sangue mio e altrui su tutto il corpo, non mangio e non dormo da non so più quanto tempo, ho sopportato quanto è umanamente possibile per una donna sopportare e voi ora mi dite che non possiamo andare via di qui perchè bisogna raccogliere prove contro l'infedeltà di queste bestie? Suvvia, siete in tanti e questo compito non sarà poi tanto più gravoso con quattro o cinque persone in meno, pesone che non so poi quanta forza ancora abbiano per poter stare in questo luogo infernale. Io non posso parlare per tutti, ma per quanto mi riguarda fra pochi minuti uscirò fuori di qui sulle mie gambe, andrò alla luce del sole e chiamerò la mia cavalla che sono certa stia qui fuori aspettandomi. Potrete fermarmi solo con una spada e delle catene, perchè non intendo stare qui oltre il tempo necessario a dire e fare un paio di cose. La prima è questa..." Gaynor si interruppe per avvicinarsi a Dukey, lo guardò fisso e gli sputò in faccia. "Non è sicuramente il gesto più elegante che una dama possa fare, ma è quello che merita una bestia lasciva come te." Camminò poi in direzione di Iodix e del vecchio delle fosse. Al giullare fece una carezza e lo baciò in fronte, mentre al vecchio si rivolse con tono docile e rispettoso: "Mio signore, all'inizio di questa avventura vi ho presentato come mio servitore, ma se volete da questo momento sarò io al vostro servizio. Non credo sia più tempo per voi di spaccarvi la schiena al sole, seguitemi, e tutto quello che è mio sarà vostro. Ho perso un padre, ma c'è qualcosa in voi che me lo ricorda e che vi ha reso molto caro ai miei occhi."

Lady Bethan
14-02-2011, 13.25.03
Bethan osservò le imponenti mura di Cartignone e provò una fitta di ansia.
"E adesso? Come faremo a trovare Gaynor e sua figlia?" chiese al cavaliere che le stava accanto.
Poi, riflettendo bene aggiunse: "La locanda! Tutti i viandanti passano dalla locanda! Rechiamoci là e proviamo a chiedere informazioni!"

Così, spronando i cavalli al galoppo, entrarono finalmente in città.

Morrigan
16-02-2011, 02.38.50
Non appena le sue mani abbero stretto il freddo metallo di quella spada, a Morven parve che tutto il vigore che era stato concellato dallo sconforto ritornasse vivo a scorrere nelle sue vene.
Non era Samsagra, quella. Non era la sua Samsagra. Ma nella mente aveva solo la sua spada, il suo canto e il desiderio di poterla stringere nuovamente. Non era una sciocchezza, nè una follia. Morven sapeva, perchè lo sentiva, che quella spada aveva un ruolo nella sua vita, era una parte del suo futuro. Era un dono che gli era stato dato, affinchè potesse diventare una parte della sua personale missione. E che quella missione passasse anche attraverso quell'esperienza... lo smarrimento, la sconfitta, e poi di nuovo la speranza, la lotta, il sangue e la vendetta... se la sua missione passava attraverso quella strage, ebbene Morven l'avrebbe compiuta!
Così si lanciò nella mischia, senza un ripensamento, senza vedere nulla che non fosse l'ultimo sguardo negli occhi del suo nemico, un attimo prima che la sua abilità lo spedisse dritto di fronte al suo Giudice e Creatore.
E quando ormai il sangue versato aveva ricoperto la sua armatura, un grido si levò nell'aria, attraversando le volte della sala, un grido benedetto e atteso, voluto e sperato...

“Dio sia lodato e benedetto!” gridò il Cavaliere Verde ai suoi. “Abbiamo vinto!”

A quelle parole tutti esultarono. Morven abbassò infine la spada e guardò lo spettacolo di morte e dolore che si stendeva ai suoi piedi. Era vero, avevano vinto. Contro ogni ragionevole aspettativa, contro ogni logica probabilità... se Dio è con voi, chi sarà contro di voi?... d'un tratto la voce del suo vecchio confessore gli tornò alla mente, vivida come se fosse ancora al castello di Cassis, intento ad ascoltare la sua predica.

"Solo che tu guardi, con i tuoi occhi vedrai il castigo degli empi..." mormorò Morven, quasi meccanicamente, continuando a fissare la scena, ancora inebetito da quella vittoria insperata. E sorrise.

In quel momento due voci si levarono sopra il frastuono dei cavalieri in festa, una delle quali gli era ben nota. Così il suo orecchio si tese ad ascoltare.

“A me interessa solo salvare lady Talia da quella trappola!”
“Allora se vi affidassi il mio cavallo più veloce…”
“Non attendo altro!” rispose Guisgard.
“Ne siete certo?” domandò il misterioso cavaliere. “Vi ritrovereste da solo contro un’intera città…”
“Mostratemi quel cavallo… abbiamo già perso troppo tempo!”

In un attimo gli fu accanto. Guisgard era fuori di sè. All'impeto della battaglia, alla sete di vendetta e di giustizia, si era unita in lui l'ansia di arrivare e la paura di non fare in tempo a svetare quel terribile dramma. Il suo pensiero era completamente occupato da quell'idea. Morven lo osservò per un istante, intensamente. Irruente, pazzo e temerario, come gi era sempre apparso. Così diverso da lui, Guisgard, eppure così vicino allo stesso tempo. E in quel momento così fuori di sè, pensò Morven, che se qualcuno non lo avesse affiancato, qualcuno che avesse ancora in sè un po' di senno e un po' di lucidità, di certo si sarebbe fatto ammazzare, e la sua morte non sarebbe servita a niente. E soprattutto a nessuno.
Pregò che Guisgard avesse ancora in sè un barlume di ragionevolezza che lo spingesse ad ascoltarlo. Lo prese per un braccio.

"Amico, vi accompagno io a Cartignone. Ad un patto, però. Datemi il tempo di tornare indietro, sui nostri passi, dove quel vile di Dukey vi colpì. Datemi il tempo di riprendere la mia spada e poi voleremo a Cartignone a compiere il nostro destino. Vi giuro, non vi pentirete di questa piccola deroga... quella spada è un tesoro prezioso, e si presterà devotamente e meritatamente alla vostra causa, più di quanto non possano fare dieci uomini in arme!"

Poi sul viso gli si accese un sorriso cattivo.

"Andiamo, Guisgard! Voi volete Talia libera e io voglio Bumin morto... diciamo che è una questione personale tra me e lui... in ogni caso, entrambi avremo quello che vogliamo, o moriremo insieme... ma se muoio, statene certo, porterò quel bastardo all'inferno con me! Ora andiamo!"

E trascinandolo per un braccio, si diresse verso l'uscita di quella grande sala.

Guisgard
16-02-2011, 02.43.56
Le mura di Cartignone.
Alte mura su cui il vigore secolare del Sole, del vento e delle piogge avevano lasciato segni perenni.
Le campane suonavano a festa e suonavano forte.
Tanto forte che sembravano quasi voler coprire qualcosa.
Quel qualcosa forse che sembrava celarsi nel cupo lamento che pareva portare con sè il vento.
E appena giunti in città, come aveva suggerito Bethan, i due viaggiatori si recarono alla locanda.
"Locandiere, servici un pasto caldo e del buon vino! Il migliore della casa!" Ordinò il Cavaliere Vermiglio, gettando sul bancone tre Taddei d'argento.
E quando il locandiere servì loro il tutto, il cavaliere gli rivolse una domanda:
"Giungendo in città abbiamo udito le campane suonare a festa... cosa si celebra oggi di tanto importante?"
"Milord..." rispose il locandiere "... oggi si terranno le nozze tra lady Talia, pupilla di Lord Frigoros, signore di Cartignone, con il più valoroso cavaliere del regno, sir Bumin."
"Un grande evento, dunque..."
"Si, milord." Annuì il locandiere." Tutta Cartignone correrà ad assistere a quelle nozze!"
Il Cavaliere Vermiglio allora, a quelle parole del locandiere, fissò Bethan.
"Tutta Cartignone correrà ad assistere a quelle nozze..." disse "... forse dovremmo andarci anche noi. Non siete d'accordo, milady?"

Guisgard
16-02-2011, 04.25.20
Giselide fissò Cavaliere25 e scoppiò in lacrime.
"Perdonatemi, messere..." disse tra le lacrime "... sono stata una sciocca... e vi ho messo in pericolo... dirò a mio padre che è soltanto colpa mia, ve lo giuro..."
Prese poi la parola il Cavaliere Verde e cominciò a rivolgersi a Gaynor:
"Milady, nessuno qui vuole costringervi a restare! Siete libera di andare! Noi qui, come detto, siamo agli ordini di sua grazia il vescovo ed il nostro scopo è quello di catturare gli adepti di questa misteriosa setta e cancellare ogni traccia del loro folle e diabolico credo! E questo viene prima di ogni altra cosa!"
"Milady..." intervenne Guisgard, dopo averla fissata a lungo "... mi rendo conto di ciò che avete passato in questo luogo... Cartignone è caduta in incubo dal quale non si è ancora risvegliata... ora voglio correre al palazzo reale affinchè chi è ancora vittima di questo orrore non ne resti imprigionato per sempre... e solo allora potrò lasciare finalmente questi luoghi... in cerca di quella serenità che rincorro da tempo ormai..."
Le sorrise e con la mano asciugò i segni che le lacrime avevano lasciato sul suo splendido viso.
"Non piangete, milady..." aggiunse mentre una malinconica scia attraversava il suo sguardo "... niente qui merita le vostre lacrime... io meno di tutto..."

"Siete qui, milady..." disse Guisgard raggiungendola "... il gran ballo è cominciato e mi chiedevo dove foste finita..."
Carry fissava uno dei ritratti alla parete e non si voltava verso di lui.
"Milady, cosa avete?" Chiese il cavaliere.
"Vi prego, lasciatemi sola..." rispose la marchesa "... tornate alla festa... immagino siate atteso..."
"Non comprendo, milady..."
"Lady Blair non ha fatto altro che attirare la vostra attenzione... e voi sembravate molto affascinato da lei... che sciocca!" Esclamò poi stizzita. "Avrei dovuto credere a ciò che dicevano su di voi!"
"Su di me dicono spesso molte cose, milady..."
"Siete un donnaiolo!" Voltandosi e fissandolo. "E quelli come voi sono della peggior specie! Siete insensibili all'amore! Vi odio!"
Luminose lacrime d'argento scendavano dai suoi meravigliosi occhi verdi, quasi accarezzando il rosato colorito che animava quel volto dai lineamenti perfetti.
"Non piangete, milady..." disse il cavaliere asciugando le sue lacrime "... non merito le vostre lacrime..."
"Vi odio..." sospirò lei.
"Milady..."
"Vi odio..."
Allora lui la strinse a se, baciandola con passione, mentre la musica che animava il gran ballo si diffondeva, come la più dolce delle melodie, per tutto il palazzo.

Guisgard sorrise di nuovo a Gaynor.
E quando uno dei cavalieri gli fece cenno di seguirlo per affidargli il cavallo più veloce, gli si fece innanzi Morven.
"Amico mio..." rispose Guisgard alle sue parole "... i cavalieri come voi li ho veduti solo nei romanzi o nelle ballate che udivo da piccolo dai bardi... siete un animo puro e combattere al vostro fianco sarebbe un onore..." lo fissò per qualche istante ed aggiunse "... ora però anche il tempo sembra esserci avverso... se esitassi ancora, rischierei di veder compiuto il piano di questi demoni. Partirò adesso per Cartignone e voi mi raggiungerete appena avrete ritrovato la vostra spada... vi lascio il mio giullare. Egli saprà aiutarvi."
Seguì allora il cavaliere che gli faceva strada e giunto sulla soglia del cunicolo che conduceva fuori, voltandosi, aggiunse:
"Se sarò ancora vivo vi attenderò a Cartignone, amico mio, dove mi porterete il vostro aiuto."
Poco dopo partì alla volta di Cartignone.

Guisgard
16-02-2011, 06.06.36
Il lungo corteo nuziale sfilava attraverso il grande cortile e poi nel verdeggiante e colorato verziere del palazzo, mentre l'intera corte ed il popolo all'esterno esultavano e salutavano la bellissima sposa.
Ed appena Talia, meravigliosa come non mai, accompagnata da ancelle e valletti raggiunse la cappella, un canto nuziale fu intonato dal coro sacro.
All'ingresso trovò ad attenderla Frigoros.
Il vecchio principe restò incantato dalla bellezza e dallo splendore di quella ragazza che era riuscita a colmare il grande vuoto che egli sentiva ormai da anni, a causa della morte di Eileen.
La prese sotto braccio ed insieme, scortati dal ricco corteo, raggiunsero l'altare.
Qui trovarono Bumin ad attendere la sposa.
Il cavaliere indossava ricchi e sfarzosi abiti e con sè aveva la sua spada, come simbolo dell'aristocrazia guerriera di Cartignone.
E quando la sposa raggiunse l'altare, il sacerdote chiese solennemente:
"Chi conduce questa donna?"
"Io." Rispose Frigoros, lasciando Talia accanto a Bumin e facendo un passo indietro.
"Fratelli, sorelle..." prese a dire il sacerdote "... siamo qui riuniti al cospetto di Dio e di Santa Romana Chiesa per unire quest'uomo e questa donna secondo il sacro vincolo del matrimonio."
Fissò la navata gremita e continuò:
"Se vi è qualcuno a conoscenza di un motivo secondo il quale questa unione non debba avvenire... o parli ora, o taccia per sempre."
Per un attimo, a quelle parole, Frigoros fu attraversato da una lieve inquietudine.
Un attimo, un momento, un istante.
Uno strano pensiero.
Ma dissolto via in un niente.
Lasciando poi nel vecchio principe un velato senso di vuoto.
Il coro in quel momento intonò un canto ed alcuni valletti mostrarono gli anelli.
"Una volta che il sacerdote avrà benedetto gli anelli" pensava Guxio mentre osservava la funzione "e li avrà messi alle loro mani, nessuno potrà più rompere i voti di questa celebrazione... ed io avrò vinto!"

cavaliere25
16-02-2011, 11.25.18
Guardai la fanciulla in lacrime e gli dissi non siete una sciocca anzi avete avuto molto coraggio quando torneremo a casa voi non dite nulla ci penserò io a parlare con vostro padre e sistemerò la faccenda e la strinsi di più a me

Lady Bethan
16-02-2011, 11.55.00
Bethan e il cavaliere Vermiglio giunsero alla chiesa, facendosi a stento largo fra la numerosa folla accorsa per assistere al matrimonio.

"Trovare qualcuno qua, in mezzo a tutte queste persone, sarà impossibile!" eclamò gemendo Bethan.

Fra le grida festose e le esclamazioni di stupore della gente, Bethan recitò una breve preghiera, perchè il Signore non gli abbandonasse proprio adesso.

Talia
16-02-2011, 12.56.47
Il grido della mia anima rimbombava nelle mie orecchie di minuto in minuto più forte... ormai soltanto a costo di una enorme fatica riuscivo a distinguere ciò che mi avveniva intorno e, allo stesso tempo, tutto mi appariva come se accadesse a velocità doppia: quel percorso attraverso il palazzo, poi il cortile e il verziere, le persone, la confusione, le campane, Frigoros, Guxio, la chiesa, la musica, Bumin...
Mi sentivo come chi sta precipitando e non riesce a vedere neanche la pur minima sporgenza a cui aggrapparsi...
Ero pentita? Non lo sapevo... no, non lo ero... anzi, probabilmente se fossi tornata indietro avrei fatto nuovamente ogni singola scelta che mi aveva condotta lì... però ero spaventata. Ero terrorizzata!
‘Scappa...’ mi ripetevo ‘Scappa!’
Ma le mie gambe erano come immobilizzate a terra dall’orrore.
Ad un tratto un canto si levò, mentre alcuni valletti mostrarono gli anelli... e fu a quel punto che mi sentii perduta: sentii l’aria mancarmi, un freddo gelido scendermi sul cuore e lo stomaco farsi pesante... un brivido incontrollato mi percorse tutta la schiena, facendomi tremare dalla testa ai piedi e allora, inavvertitamente, sentii il candido mazzo di fiori che tenevo in mano sfuggirmi dalle dita. Non mi mossi, eppure ebbi la percezione chiara e precisa del suo volo sul pavimento, sentii il lieve tonfo, poi lo sentii rotolare giù per i pochi scalini che dalla navata salivano verso l’altare dove noi eravamo...
Un silenzio di tomba mi parve essere improvvisamente sceso nella cappella.
Mi rifiutai di alzare gli occhi sul sacerdote, evitai accuratamente gli sguardi di Bumin e di Guxio che sentivo roventi su di me, e mi voltai indietro...
E il mazzo di fiori era là, quasi a mezza navata: era abbandonato a terra e aveva un aspetto stropicciato e un po’ logoro... esattamente come mi sentivo io.

Morrigan
17-02-2011, 01.48.10
Guisgard l'aveva seguito fino alla soglia di quel cunicolo che conduceva fuori da quell'inferno di oscurità e di sangue.

"Se sarò ancora vivo vi attenderò a Cartignone, amico mio, dove mi porterete il vostro aiuto" gli aveva detto con un sorriso.

Morven gli aveva sorriso di rimando, gli tese la mano e per un lungo istante lo strinse in un abbraccio fraterno, passandogli un braccio dietro la spalla.

"Vi prometto che farò presto! Sarò a Cartignone talmente in fretta che non avrete il tempo di pensare di esservi liberato di me!" disse con aria di celia.

Ma quando si stacco da lui il suo sorriso per un istante si smorzò, e Morven lo fissò stavolta con uno sguardo profondo e serio. Lo sguardo di chi sa bene che i pericoli e la cattiva sorte talvolta non risparmiano nessuno, per quanto valoroso e ardito questi possa essere.

"Nel frattempo, fratello mio, Lancillotto... cercate di non procurarvi per strada altri nemici, oltre a quelli che già avete... a Cartignone ci rivedremo, dunque... e che Dio vi benedica!"

Per un attimo lo fissò mentre si allontanava, e in cuor suo recitò una preghiera... per me, per Guisgard e per tutti gli altri... no, non è ancora finita... purtroppo no!

Un attimo dopo prese a correre lungo uno stretto passaggio che sembrava voler risalire verso un livello superiore. Corse finchè non ritrovò la stretta scala di pietra, quella stessa dove Dukey li aveva attirati nell'imboscata. Quando fu giunto in cima a quei gradini, Morven si fermò di colpo e per un istante quasi trattenne il fiato. Ebbe timore di abbassare lo sguardo al suolo, ebbe timore che quello che avrebbe potuto vedere non sarebbe stato ciò che il suo cuore desiderava...
... ma quando infine si decise a farlo, il suo cuore esultò.
Lei era lì, non era scomparsa. Lo aveva atteso, paziente, nell'ombra, e adesso riluceva di bagliori di smeraldo, che hai suoi occhi erano come un potente e promettente richiamo.
Con un balzo fu vicino a Samsagra. Si chinò e passò le dita per tutta la lunghezza di quella lama, con un gesto che si sarebbe detto quasi affettuoso.

"Sono qui... mia signora, mia compagna... servimi bene, una volta ancora, ed io qui prometto che non ti lascerò andare mai più!"

Disse questo, e con un gesto energico, sollevò l'arma da terra. Lo fece con un unico movimento in cui impresse tutta la sua energia, e lo fece perchè per un istante ebbe quasi paura che Samsagra non avrebbe più risposto al suo tocco. Forse l'averla persa a quel modo, a causa del meschino tranello di Dukey, lo aveva reso indegno di poterla portare ancora con sè. Forse la spada non lo avrebbe più servito, non avrebbe più cantato per lui, e forse non si sarebbe spostata di un solo millimetro, proprio come il vecchio Louis gli aveva spiegato una volta...
... ma questo non accadde, perchè Samsagra, docile e affettuosa, si sollevò subito dal terreno, come una donna addormentata che si leva tra le lenzuola, svegliata dalla carezza del suo amante.

Morven, al colmo di quella gioia, baciò l'elsa di Samsagra, poi con un gesto attento la ripose nel fodero che ancora portava legato alla sua cintura. Quindi si guardò intorno, per essere certo di non smarrire l'orientamento, e si diresse nuovamente verso la grande sala dove aveva lasciato gli altri cavalieri.
Appena fu giunto in quel luogo, chiamò a sè Iodix e Goldblum.

"Signori, so che in questo momento vorremmo poterci abbandonare ad una giusta allegrezza, ma purtroppo resta ancora molto da fare prima che Cartignone venga del tutto pacificata. Io intendo recarmi in città il prima possibile, per aiutare sir Guisgard a liberare milady Talia, e per assicurare quei traditori del regno alla giustizia... Iodix, so che siete ferito, ma so anche che il vostro padrone sarebbe lieto di riavervi al suo fianco... Goldblum, io e te abbiamo ancora molto da raccontarci, amico mio... ma prima della tua divertente favella, avrei ancora bisogno della tua impareggiabile spada... so bene che quello che vi chiedo è arduo e periglioso, e il solo tentare di entrare a Cartignone potrebbe esserci fatale... nessuno vi biasimerà se non vorrete seguirci, ma posso dirvi soltanto che sarei onorato se decideste di farlo ugualmente!"

Guisgard
17-02-2011, 02.54.46
Il Vecchio delle Fosse sorrise teneramente a Gaynor, come mai aveva fatto prima d'ora.
"Mia signora..." disse "... il contadino conosce bene ogni stagione, in base al vento ed al corso delle nuovole... sa quando seminare e quando raccogliere... e così è lo stesso per il muratore, che sa come lavorare la calce e come adoperare la malta... egli conosce i tempi di attesa e di presa, così da calcolare quando le pietre saranno ben legate l'una all'altra... la vita degli uomini è spesso invece legata agli umori ed alle sensazioni... io devo portare a termine il mio lavoro e l'unico modo che ho per farlo è rispettare il corso del tempo, attraverso il quale tutto si compie... giungerò a Cartignone, non temete, giungerò... e lo farò molto prima di quanto voi possiate pensare... ma adesso ho qualcosa da finire qui..."
Poi nel tempio ritornò Morven.
Aveva con sè Samsagra.
La spada splendeva di luce propria ed emanava bagliori di giada attraverso il fodero.
Ma solo Morven poteva vedere tutto ciò.
"Sono con voi, amico mio!" Esclamò Goldblum.
"Non lascio solo il mio padrone!
Soprattutto in una simile situazione!"
Disse Iodix.
"Guisgard ha rischiato la vita insieme a noi" intervenne Belven "e noi non lo lasceremo da solo proprio ora! Siamo tutti uniti, Morven! E partiremo tutti alla volta di Cartignone!"
"E noi cosa faremo ora, messere?" Chiese Giselide a Cavaliere25.

Guisgard
17-02-2011, 03.58.25
"Sono un pellegrino..." disse una un uomo tra la folla che si accalcava davanti al grande portone che dava accesso al palazzo reale.
L’uomo era coperto da un lungo e ruvido mantello nero ed un cappuccio dello stesso colore gli copriva il capo.
"Ho attraversato tante terre...” continuò il pellegrino “… ho visitato Santiago de Compostela e poi Roma, legando così, con orazioni e digiuni, idealmente le tombe dei due Santi Apostoli Giacomo e Pietro... poi ho visitato il Gargano, ricevendo la benedizione nel santuario del Primo Angelo di Dio... da qui, dopo essermi recato sulla tomba di San Nicola a Bari, passando da Brindisi sono salpato per l'Oriente, dove ho pregato prima davanti alle sacre reliquie di Costantinopoli e poi sul Santo Sepolcro a Gerusalemme... ora sono giunto in Britannia sulle orme di San Giuseppe d'Arimatea e del Sacro Calice che ha portato con sè..."
"Ma cosa diavolo cerchi qui?" Chiese adirato uno dei soldati che stavano di guardia. "E cosa ti fa credere che a me possa interessare il tuo viaggio?"
"Sono in cammino da giorni" rispose il pellegrino "e chiedo solo di poter entrare ed ascoltare la messa... oggi è il primo Venerdì del mese e ho fatto voto di confessarmi e comunicarmi in questo santo giorno consacrato al Cuore Misericordioso di Nostro Signore... la prossima città è a diversi giorni di cammino e non potrei mai giungere in tempo per adempiere al mio voto..."
"Qui si stanno tenendo le nozze tra i futuri signori di Cartignone" gridò il soldato "ed i pezzenti come te non sono ammessi! Ora vattene via o la tua prossima confessione la farai davanti a San Pietro!"
“Vi supplico, in nome della Divina Misericordia!” Implorava quel pellegrino.
“Costui è con me!” Intervenne il Cavaliere Vermiglio.
“Cosa?” Farfugliò stupito il soldato. “Dite davvero, milord?”
“Certo, grosso idiota!” Esclamò il cavaliere. “Vuoi che non sappia riconoscere chi è con me!”
“Allora vi chiedo perdono, mio signore…” mormorò imbarazzato il soldato “… entra e segui il tuo signore…” disse poi al pellegrino.
Questi si avvicinò al misterioso cavaliere e a Bethan, la dama che lo accompagnava.
“Grazie, milord… vi sono debitore…”
“Sei stato fortunato” mormorò il Cavaliere Vermiglio “che l’ingresso della cappella sia accanto al portone del palazzo… se non avessi udito le tue implorazioni a quel soldato ora saresti già sulla via che conduce fuori da Cartignone…”
“Perché fate tutto questo per me?” Domandò il pellegrino.
“Perché tu possa adempiere al voto fatto all’Altissimo.” Rispose il cavaliere. “Ora va e non indugiare oltre.”
Il pellegrino ringraziò ancora il suo nobile benefattore e, salutai lui e la dama che l’accompagnava, si diresse verso la cappella gremita di gente.

Guisgard
17-02-2011, 04.56.41
Il Sole filtrava dalle grandi vetrate che si aprivano nelle pareti laterali slanciate verso l'alto, secondo la perfezione dello stile gotico.
Tre grandi incensieri erano fatti oscillare nella grande navata centrale, mentre le voci del coro intonavano una gioiosa melodia le cui note echeggiavano tra le raffinate semicolonne che salivano fino all'austero matroneo, dal quale le monache in preghiera assistevano alla cerimonia.
Tutti esultavano e vivevano con gioia quel momento tanto atteso da tutta Cartignone.
Ma la grande festa generale sembrava invece scontrarsi con l’espressione di inquietudine che trasmettevano le statue di santi che occupavano le nicchie sotto le arcate laterali.
Come se loro riuscissero a percepire il dramma ed il dolore che si nascondevano dietro a quella cerimonia, simile ad un enorme sepolcro imbiancato.
Il sacerdote recitò le solenni formule che avrebbero legato per sempre, davanti a Dio, Talia a quell’orrendo patto di morte.
“Si, prendo questa donna come mia moglie.” Disse Bumin dopo aver udito la domanda del sacerdote.
E la stessa domanda fu posta a Talia.
“Milady, prendete quest’uomo come vostro marito?”

Lady Bethan
17-02-2011, 11.32.07
"Seguiamo il pellegrino, Sir!" disse Bethan "Costui è stato in pellegrinaggio sul Gargano, luogo a me tanto caro. Il Signore mi sta mandando un segno!"

Detto questo, facendosi spazio fra la folla, Bethan si incamminò all'interno della cappella.

Talia
17-02-2011, 14.00.46
La cappella del palazzo era silenziosa e la candida luce entrava dalle alte vetrate, inondando e avvolgendo ogni cosa in mille diverse sfumature... Io e Eileen procedevamo lentamente attraverso la navata e i nostri passi risuonavano come un tintinnio nell’aula deserta.
“Sarà qui che mi sposerò un giorno!” disse ad un tratto la mia amica, come uscendo da un pensiero “Sarà splendido... ci saranno dame e cavalieri, ci saranno fiori candidi ovunque, ci sarà profumo d’incenso, una musica celestiale...”
Mi voltai verso di lei e annuii, sfoderando un mezzo sorriso: “Già... sarà sicuramente splendido! E, in tutto questo lusso di particolari, hai per caso previsto che ci sarà anche uno sposo?”
Anche lei sorrise: “Beh... sì, suppongo che ci sarà anche uno sposo!”
Ci guardammo per un istante, poi entrambe scoppiammo a ridere...
“Sai...” proseguii io dopo un momento “E’ curioso che tu inizi a pensare a come sarà il tuo matrimonio proprio ora...”
“Che vuoi dire?” mi chiese, ma dal sul sguardo compresi che già aveva capito dove volevo andare a parare.
“Beh...” spiegai “Ieri sera, al banchetto, mi è parso che sir Gideon non avesse occhi che per una dama...”
Lei rimase in silenzio per un istante, lo sguardo luminoso perso chissà dove, poi tornò a guardarmi: “Tu credi?”
“A me sembrava proprio!” dissi.
Eileen si lasciò cadere su una panca e sospirò: “Ti confesso che l’avevo notato anche io... e non mi dispiacerebbe affatto se fosse così!”
“Già...” concordai con un sorriso, sedendomi a mia volta.
Lei si voltò e mi studiò per alcuni minuti, poi chiese: “E tu?”
“Io cosa?” domandai.
“Tu come immagini il tuo matrimonio? Sarà anche il tuo in questa cappella, suppongo...”
“Non credo!” la interruppi lentamente “Dato che io non sono un membro della famiglia del principe!”
“Sciocchezze!” ribatté lei in fretta “Io e papà ti vogliamo bene come se lo fossi! Non è questo il punto... il punto è: chi sarà lo sposo?”
Non la guardai, ma mi limitai a stringermi nelle spalle.
“Oh andiamo, Talia! Ci sarà pure qualcuno che... insomma, tu che hai notato gli sguardi di sir Gideon per me, come puoi non esserti accorta di tutti gli sguardi che invece spesso sono per te?”
Alzai un sopracciglio a quella domanda e sfoggiai uno sorriso ironico, ma Eileen non si arrese...
“Allora?” insisté.
“Beh...” dissi infine “Che li abbia notati o meno ha poca importanza. Sono tutti così tremendamente... ordinari! Quello che fanno, quello che dicono è... scontato, prevedibile, piatto e privo del pur minimo trasposto!”
Eileen mi fissava con interesse: “Che cosa desideri?” mormorò.
Sospirai... e volsi lo sguardo lontano: “Io... io vorrei avventura. E passione. Vorrei qualcuno capace di compiere grandi imprese per me. Qualcuno capace di farmi sognare e di vivere con me quei sogni. Qualcuno che abbia coraggio e determinazione... Vorrei essere travolta da quel sentimento e portata non importa dove...”
Mi bloccai all’improvviso e mi voltai verso di lei: “Tu credi che io sia sciocca, vero?”
Lei mi scrutò per un attimo, poi sorrise e prese la mia mano tra le sue: “No!” disse “Affatto! Io ti auguro di trovarlo il tuo eroe... te lo auguro con tutto il cuore!”

Quella stessa cappella, molti anni dopo...
Eileen non aveva mai avuto un matrimonio e io stavo per averne uno che mi faceva orrore... perché era andato tutto storto?
La voce del sacerdote mi riscosse...

“Milady, prendete quest’uomo come vostro marito?”

Alzai gli occhi di scatto e lo osservai con sguardo smarrito...
Aprii le labbra, ma non un suono ne uscì... e le richiusi in fretta.
Lentamente mi voltai e scrutai Bumin alla mia destra... anche lui mi guardava, e aveva uno sguardo che non lasciava adito a dubbi circa ciò che stava pensando...
In fretta staccai gli occhi da lui e li volsi indietro, verso la navata... c’era Guxio lì, ma evitai di guardarlo... c’era Frigoros proprio dietro di me e mi sorrideva incoraggiante... oh, il buon Frigoros... e poi c’era tanta gente, sulle panche e in piedi, e gli occhi di tutti erano puntati verso l’altare...
Scrutai la folla... irrazionalmente una parte di me sperava che da lì sarebbe giunto un aiuto e, altrettanto irrazionalmente, un unico volto affiorò nella mia mente a quel pensiero...
Non può essere qui... mi dissi ...Non può! E anche se potesse, perché dovrebbe volerlo?
E tuttavia quel volto continuò a fluttuare nella mia mente... e fu proprio quel volto che mi ricordò che era principalmente per lui, Guisgard, se ero lì... perché non gli facessero del male! Che era stata, infine, la sua salvezza che Guxio aveva messo come contropartita perché accettassi quel patto...
Con questa nuova determinazione tornai a guardare il sacerdote...
“Io...” iniziai, ma di nuovo la voce mi venne meno.
La schiarii e tentai di nuovo: “Io... Ecco, io... veramente...”
Ma era inutile... le parole mi rimanevano come incastrate in gola.

cavaliere25
17-02-2011, 21.50.21
Guardai la fanciulla e dissi dovete scegliere voi mylady se vorrete tornare a casa vi riporterò nella vostra casa se non vorrete potete venire con noi a Cartignone e aspettai una sua risposta

Guisgard
17-02-2011, 22.49.52
Il Cavaliere Vermiglio, a quelle parole di Bethan, annuì.
E senza dire niente seguì la donna fino all'ingresso della cappella.
Quel sacro luogo era gremito in ogni suo posto e molti dei presenti erano rimasti in piedi lungo le due navatelle laterali.
Quel pellegrino sembrava essere sparito, come se si fosse confuso con quella grande folla che riempiva la cappella.
E quando, insieme a Bethan, il Cavaliere Vermiglio fu nel sacro edificio, si tolse finalmente l'elmo.
Lunghi capelli, appena ingentiliti da fili d'argento, avvolgevano il suo volto.
Un volto severo, dai lineamenti forti, quasi scolpito in una perenne espressione di solenne austerità.
Gli occhi erano di un azzurro vivissimo ed il suo sguardo sembrava essere attraversato da un'indefinita inquietudine.
Una barba appena accennata, anch'essa ingrigita dal tempo, donava nobiltà e fierezza a quell'uomo che pareva aver attraversato gli oceani del tempo prima di giungere in quel luogo, in cerca di sua figlia.

Lady Gaynor
18-02-2011, 02.10.07
"Milady..." intervenne Guisgard, dopo averla fissata a lungo "... mi rendo conto di ciò che avete passato in questo luogo... Cartignone è caduta in incubo dal quale non si è ancora risvegliata... ora voglio correre al palazzo reale affinchè chi è ancora vittima di questo orrore non ne resti imprigionato per sempre... e solo allora potrò lasciare finalmente questi luoghi... in cerca di quella serenità che rincorro da tempo ormai..." Le sorrise e con la mano asciugò i segni che le lacrime avevano lasciato sul suo splendido viso. "Non piangete, milady..." aggiunse mentre una malinconica scia attraversava il suo sguardo "... niente qui merita le vostre lacrime... io meno di tutto..."
Come ti sbagli, cavaliere, come ti sbagli e nemmeno lo sai... Non ci fu risposta di Gaynor alle parole di Guisgard, i suoi occhi dicevano anche più di quanto lei volesse...
Nel frattempo il vecchio delle fosse aveva trovato le parole per rispondere a Gaynor. "Mia signora..." disse "... il contadino conosce bene ogni stagione, in base al vento ed al corso delle nuovole... sa quando seminare e quando raccogliere... e così è lo stesso per il muratore, che sa come lavorare la calce e come adoperare la malta... egli conosce i tempi di attesa e di presa, così da calcolare quando le pietre saranno ben legate l'una all'altra... la vita degli uomini è spesso invece legata agli umori ed alle sensazioni... io devo portare a termine il mio lavoro e l'unico modo che ho per farlo è rispettare il corso del tempo, attraverso il quale tutto si compie... giungerò a Cartignone, non temete, giungerò... e lo farò molto prima di quanto voi possiate pensare... ma adesso ho qualcosa da finire qui..."
"E sia" rispose Gaynor "Spero di rivedervi un giorno..."
Si rivolse poi al Cavaliere Verde e gli disse: "Milord, so di dovere la vita a voi e ai vostri valorosi cavalieri. Non potrò mai ringraziarvi abbastanza, ma ho l'ardire di chiedervi un altro favore... in questo luogo maledetto ci sono due oggetti che mi appartengono e che vorrei riavere. Si tratta di due pugnali identici, con le else tempestate da piccoli zaffiri, che hanno per me un valore inestimabile. Se li trovate, vi prego con tutto il cuore di restituirmeli..." Gaynor si congedò dal cavaliere con un inchino e si affrettò a raggiungere Morven, che stava per tornare a Cartignone con Iodix, un cavaliere dalla tunica arancione ed un nano.
"Morven, sono pronta anche io per tornare indietro... se abbiamo ancora una battaglia da affrontare, allora ci sarò anche io al vostro fianco... tutti uniti ancora una volta!"
Poi, ricordandosi di essere vestita solo di una tunica sacrificale, ritornò sui suoi passi verso il Cavaliere Verde "Perdonatemi milord, ma mi sono resa conto solo adesso che non posso tornare a Cartignone vestita in questo modo, anzi, vestita è una parola grossa... non riuscirei nemmeno a superare le mura, senza considerare che non posso cavalcare in queste condizioni... vi chiedo nuovamente aiuto..." disse Gaynor abbassando gli occhi.

Morrigan
18-02-2011, 02.42.26
Le mura di Cartignone.
Non era occorso molto tempo per raggiungerle.
Eppure per tutto quel tempo erano sembrate così distanti, così irragiungibili!
Persi in quella interminabile notte, tra quei tunnel pieni di terrore, Cartignone e le sue torri era sembrate soltanto un ricordo lontano, solo l'ombra di un sogno, o l'immagine sbiadita di qualche antica leggenda.
Invece in quel momento apparve ai loro occhi quasi risplendente. Era viva, era concreta, con le sue alte mura di cinta e le bandiere che svettavano allegre sulla cime dei torrioni. Sembrava persino vestita a festa, come se avesse dovuto accogliere quei suoi figli ritornati infine dall'Inferno stesso.
Tuttavia, appena Morven ebbe fermato il suo cavallo nei pressi delle mura, gli parve che quella smagliante allegrezza che emanava dalla città non fosse una gioia reale. Quelle bandiere, quei drappi colorati che adornavano gli edifici sembravano nascondere una velata tristezza, come un'ombra di indefinita e vaga paura.
Il ragazzo fissò quello spettacolo a lungo, in silenzio perfetto, come se fosse in attesa di udire qualcosa.
Quindi si girò verso i suoi compagni.

"Signori, giungere fin qui non è stata che la parte più semplice. Ma voi tutti avete sentito dalle labbra di quel vile di Dukey cosa si prepara a Cartignone in questo momento. La città sarà blindata, e quegli eretici avranno di certo provveduto affinchè nessuno potesse guastare loro la festa... e noi siamo i primi nella lista degli ospiti indesiderati, su questo non c'è dubbio!"

Guardò con attenzione ognuno di loro, poi, vedendo che nessuno aveva osato interromperlo, prese coraggio e decise di proseguire, nonostante la giovane età non lo autorizzasse ancora a prendere simili decisioni.

"Io, però, ho un piano. La città è in festa, e la notizia di un simile matrimonio, tanto importante per Cartignone e tutte le sue terre, avrà di certo attirato molta gente in città, e richiesto sontuosi preparativi. Lord Frigoros non avrà badato a spese per festeggiare la sua pupilla, e questo fatto gioca a nostro favore... non sarebbe per nulla strano, ad esempio, se una compagnia di musici e saltimbanchi fosse stata invitata in città per rallegrare il banchetto di nozze!"

Si fermò, prese fiato un istante, quindi si rivolse a Iodix.

"Iodix, amico mio... voi siete di certo avvezzo a simili spettacoli e conoscete bene l'arte di recitare... date una sistemata ai vostri vestiti e tornate ad essere il lieto giullare di corte che siete stato un tempo presso il vostro signore"

Poi guardò Goldblum.

"E tu, coraggioso amico... ti chiedo di fingere per il bene di questa causa... gli uomini della tua razza non sono molto noti da queste parti... un nano è una stravaganza che può essere facilmente spacciata come meraviglia, specialmente se conoscete qualche giochetto per intrattenere i presenti... "

Rivolse un sorriso gentile a Gaynor, che pure li aveva voluti seguire nonostante le tante avversità. Le prese la mano con cortesia.

"E anche a voi, mia signora, devo chiedere un piccolo sacrificio al vostro decoro... ma una bella danzatrice, un'aggraziata zingarella, sarebbe perfetta per la nostra compagnia di girovaghi... e quanto a me, nonostante preferisca la battaglia e la lotta, quando ero ragazzo sono stato istruito al canto e alla musica dai migliori maestri delle mie terre, e posso farmi passare per un cantore"

A quel punto il suo sguardo cadde su Belven, che lo fissava serio e attento.

"Purtroppo, capitano, di più non posso fare. Portare altri di noi sarebbe una follia, e il vostro viso è fin troppo noto a Cartignone. Dovremo andare solo noi e tentare la sorte, sperando che il nostro inganno riesca, mentre voi dovrete restare qui, pronti ad affrontare qualsiasi evenienza. Ma credetemi, se avremo successo, faremo come quei prodi fecero a Troia, e gli uomini di Guxio malediranno allo stesso modo i Danai e i loro doni!"

Quindi tornò a guardare i suoi compagni che lo avevano ascoltato con pazienza, e si lasciò sfuggire un leggero sospiro, come se in realtà avesse compreso solo in quel momento la pericolosità del suo piano.

"Allora, signori... cose ne pensate?"

Guisgard
18-02-2011, 03.26.32
Gaynor aveva ricevuto un lungo mantello grigio scuro dalla compagnia di cavalieri guidata dal Cavaliere Verde.
La dama poi, insieme a Morven, Belven, Iodix e Goldblum aveva lasciato quel luogo maledetto per recarsi a Cartignone.
Il gruppo, dopo un'ora, avvistò le alte torri della città.
"Il piano è ottimo, amico mio..." disse Belven dopo aver ascoltato le parole di Morven "... ma dimenticate un particolare importante... come conoscono il mio viso conoscono anche il vostro... quindi se dobbiamo rischiare lo faremo tutti insieme... del resto" aggiunse sorridendo "gli attori hanno il dono di poter impersonare chiunque, no? E noi ci camufferemo a dovere!"
"Si, vi è del buono in quel che voi avete detto,
ma ci manca tutto affinchè il piano sia perfetto!"
Esclamò Iodix.
"Il mio amico giullare ha ragione..." intervenne Goldblum "... per poter sembrare davvero una compagnia di musici e saltimbanchi ci occorrono vestiti e strumenti... dove troveremo queste cose ora?"



Intanto, nel tempio degli Atari, il Cavaliere Verde a capo dei cavalieri e dei nani, affiancato dal Cappellano, si accingeva ad eseguire gli ordini del vescovo.
Tutto quel luogo, dove fino a poco fa avevano regnato terrore e morte, venne rivoltato come un guanto.
Testi, simboli e strumenti di qualla demoniaca setta furono raccolti per il processo davanti alla Santa Inquisizione.
I superstiti, con in testa Dukey, furono incatenati gli uni agli altri.
"Messere..." disse Giselide a Cavaliere25 "... forse io dovrei tornare al castello, ma quel posto per voi sarebbe una tomba! Mio padre vi ucciderà, lo so... vi prego, andate via con questi cavalieri, mentre io farò ritorno a casa da sola... la gioia di rivedermi sana e salva forse cancellerà l'ira che nutre verso di voi..."
"Qui abbiamo concluso, milord." Annunciò uno dei cavalieri al Cavaliere Verde.
"Eccellente!" Rispose questi. "Allora prepariamoci a partire alla volta di Cartignone."
Poi, mentre i suoi si preparavano, il misterioso cavaliere dalla corazza tinta di verde apparve come pensieroso.
"Cosa avete, cavaliere?" Chiese il Cappellano.
"Possa Iddio farci giungere in tempo a Cartignone..."
"La Fede è stata la nostra forza in tutta questa tremenda tragedia..." mormorò il Cappellano "... su di essa dobbiamo sperare..."
"Quel cavaliere impetuoso... possiamo davvero fidarci di lui?"
"Forse la sua è una corsa disperata..." rispose il Cappellano "... ma nessuno a questo mondo tiene a lady Talia quanto lui... credetemi..."

Guisgard
18-02-2011, 05.56.30
Tutti attendevano che Talia recitasse la più solenne delle formule.
Una formula che celava un giuramento destinato a durare per sempre.
Oltre il tempo e oltre la vita.
Un giuramento eterno.
E mentre il sacerdote attendeva di consacrare quell’unione, nelle sue mani già brillavano, illuminati da un raggio di Sole che filtrava da una delle vetrate, gli anelli nuziali.
E quell’aureo bagliore si diffondeva tutt’intorno, riflettendosi nello sguardo di Talia inumidito dalla pena e dal dolore che la giovane provava.
“E’ quasi fatta…” pensò Guxio, mentre fissava in una delirante estasi di vittoria quella cerimonia “… una volta messi gli anelli alle loro mani saranno le stesse leggi che tanto venerano questi cani Cristiani a consacrare il mio successo! Avanti, lady Talia… recita quella formula e questa farsa si muterà nel mio più grande trionfo!”
Alzò gli occhi verso l’abside che dominava sull’altare, nella quale era raffigurato un superbo mosaico del Cristo Pantocratore e col tono della più blasfema e sacrilega delle sfide continuò a parlare fra sé e sé:
“Ho vinto! Ho vinto! Ho sconfitto la Chiesa con tutti i suoi dogmi, le sue leggi, le sue superstizioni e la sua tirannia! Qui dove ha dominato la Croce, da oggi dominerà incontrastato il simbolo degli Atari! Non vi sono più angeli nei Cieli! E nessuno giungerà a fermarmi ormai! Nessuno!”
E mentre sul suo volto si susseguivano delirio e soddisfazione, cominciò a fissare una delle statue che adornavano la navata.
Era quella dell'Arcangelo San Michele.

Nella boscaglia un dì, tra cerro e cerro
vide passare un uomo tutto ferro.
Guisgard pensò che fosse San Michele:
s'inginocchiò: "Signore San Michele,
non mi far male, per l'amor di Dio!".
"Né mal fo io, né San Michel son io.
No: San Michele non poss'io chiamarmi:
cavalier, si: son cavaliere d'armi".
"Un Cavaliere? Ma che cosa è mai?"
"Guardami o figlio e che cos'è saprai"

Tutte le voci del coro si unirono e la loro melodia sembrò quasi fermare il tempo in quell’istante.
Un’istante che pareva destinato a fissarsi nell’eternità, quando qualcosa giunse a destare tutto ciò.
Un’ombra, che dalle porte spalancatesi proprio in quel momento, si proiettò lungo la navata, fino a giungere ai piedi del Cristo che dominava nell’abside.
Un gridò echeggiò nella cappella, ammutolendo il coro e richiamando gli sguardi attoniti di tutti i presenti.
“Questa cerimonia non può continuare… lo sposo ha già un impegno con un’altra dama… Bumin!” Gridò quell’ombra. “Madonna Morte ti attende!”
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cavaliere25
18-02-2011, 11.59.42
Sentendo quelle parole della fanciulla mi instristirono la guardai e gli dissi va bene mylady ma ve lo prometto che non vi dimenticherò sarete sempre nel mio cuore mi raccomando quando farete ritorno state attenta per la strada e la abbracciai forte a me

Lady Gaynor
18-02-2011, 15.45.58
Il sole. Il sole, accecante, caldo, il sole che dà vita e che rende tutto luminoso. Il sole che per troppo tempo era stato negato alla sua vista e alla sua pelle. Appena i suoi occhi si furono abituati alla luce, Gaynor cominciò a correree a chiamare la sua cavalla a gran voce. "Elinor! Elinor, amica mia, dove sei? So che non mi avresti mai abbandonata, so che sei qui!" E proprio in quel momento, Elinor sbucò fuori da una fitta rete di alberi e corse verso la padrona. Il cuore di Gaynor si allargò come improvvisamente imbevuto di un liquido d'amore... la sua Elinor era lì, la sua amica, l'ultimo legame con suo padre...

" Figlia mia, sappiamo entrambi che non mi resta molto da vivere, ma benedico il Signore per ogni minuto che ancora mi concede per poterti stare accanto. E' per questo che voglio farti un regalo che sono sicuro ti piacerà molto, un regalo che ti farà compagnia quando non potrò più fartene io... Vieni con me, è piuttosto ingombrante e non potevo portartelo dentro" il padre di Gaynor le sorrise facendole l'occhiolino "Ecco, guarda lì, e dimmi cosa ne pensi"
Gaynor spalancò gli occhi alla vista di uno stupendo morello, dal pelo corvino e lucido, che era a qualche metro da lei, tenuto da uno stalliere. "Oh papà, ma è splendido! Posso cavalcarlo subito?"
"Certo amore mio, ma dovresti dire che è splendida, è una femmina. Così ora non dovrai più lamentarti di Tristan, dicendo che non ci vai d'accordo perchè è un maschio" e fece seguire una sonora risata alle sue parole.
"Papà, non mi basterebbe un'altra vita per dirti quanto ti voglio bene, anzi, non me ne basterebbero nemmeno altre due!"

Al ricordo del padre, gli occhi di Gaynor si inumidirono e il solito pensiero le attraversò la mente. Papà, mi manchi così tanto... Lo aveva perso un anno dopo che le aveva regalato Elinor, un anno in cui erano stati vicini più che mai. Si riscosse dai suoi pensieri quando Elinor cominciò a strusciare il suo muso contro la sua faccia, gesto che Gaynor ricambiò con un bacio ed una carezza al suo nero mantello. "Andiamo bella, si riparte!" Saltò in sella, un po' impacciata dalla tunica e dal mantello che le aveva dato il Cavaliere Verde. Seguì gli altri al galoppo, cavalcando in silenzio fino a quando giunsero alle mura di Cartignone.


"Signori, giungere fin qui non è stata che la parte più semplice. Ma voi tutti avete sentito dalle labbra di quel vile di Dukey cosa si prepara a Cartignone in questo momento. La città sarà blindata, e quegli eretici avranno di certo provveduto affinchè nessuno potesse guastare loro la festa... e noi siamo i primi nella lista degli ospiti indesiderati, su questo non c'è dubbio! Io, però, ho un piano. La città è in festa, e la notizia di un simile matrimonio, tanto importante per Cartignone e tutte le sue terre, avrà di certo attirato molta gente in città, e richiesto sontuosi preparativi. Lord Frigoros non avrà badato a spese per festeggiare la sua pupilla, e questo fatto gioca a nostro favore... non sarebbe per nulla strano, ad esempio, se una compagnia di musici e saltimbanchi fosse stata invitata in città per rallegrare il banchetto di nozze!"
Si fermò, prese fiato un istante, quindi si rivolse a Iodix.
"Iodix, amico mio... voi siete di certo avvezzo a simili spettacoli e conoscete bene l'arte di recitare... date una sistemata ai vostri vestiti e tornate ad essere il lieto giullare di corte che siete stato un tempo presso il vostro signore"
Poi guardò Goldblum.
"E tu, coraggioso amico... ti chiedo di fingere per il bene di questa causa... gli uomini della tua razza non sono molto noti da queste parti... un nano è una stravaganza che può essere facilmente spacciata come meraviglia, specialmente se conoscete qualche giochetto per intrattenere i presenti.." Rivolse un sorriso gentile a Gaynor, che pure li aveva voluti seguire nonostante le tante avversità. Le prese la mano con cortesia.
"E anche a voi, mia signora, devo chiedere un piccolo sacrificio al vostro decoro... ma una bella danzatrice, un'aggraziata zingarella, sarebbe perfetta per la nostra compagnia di girovaghi... e quanto a me, nonostante preferisca la battaglia e la lotta, quando ero ragazzo sono stato istruito al canto e alla musica dai migliori maestri delle mie terre, e posso farmi passare per un cantore"
A quel punto il suo sguardo cadde su Belven, che lo fissava serio e attento.
"Purtroppo, capitano, di più non posso fare. Portare altri di noi sarebbe una follia, e il vostro viso è fin troppo noto a Cartignone. Dovremo andare solo noi e tentare la sorte, sperando che il nostro inganno riesca, mentre voi dovrete restare qui, pronti ad affrontare qualsiasi evenienza. Ma credetemi, se avremo successo, faremo come quei prodi fecero a Troia, e gli uomini di Guxio malediranno allo stesso modo i Danai e i loro doni!"
Allora, signori... cose ne pensate?"
"Il piano è ottimo, amico mio..." disse Belven dopo aver ascoltato le parole di Morven "... ma dimenticate un particolare importante... come conoscono il mio viso conoscono anche il vostro... quindi se dobbiamo rischiare lo faremo tutti insieme... del resto" aggiunse sorridendo "gli attori hanno il dono di poter impersonare chiunque, no? E noi ci camufferemo a dovere!"
"Si, vi è del buono in quel che voi avete detto,
ma ci manca tutto affinchè il piano sia perfetto!"
Esclamò Iodix.
"Il mio amico giullare ha ragione..." intervenne Goldblum "... per poter sembrare davvero una compagnia di musici e saltimbanchi ci occorrono vestiti e strumenti... dove troveremo queste cose ora?"

Dopo aver ascoltato i suoi compagni, Gaynor prese parola.
"Morven, sono d'accordo anche io sul fatto che questo piano non può funzionare così come siamo messi. Per trovare abiti e strumenti adatti ci occorre tempo... se anche non volessimo portare strumenti, gli abiti da soli già ci tradirebbero. Voi e il Capitano siete vestiti da cavalieri ed io, con questa orribile tunica e il mantello, non potrei mai passare per una danzatrice. Per una zingara forse, ma la vedo dura." Si rivolse poi all'altro cavaliere. "Capitano - vi chiamo così come si è rivolto a voi Morven perchè non conosco il vostro nome - entrare tutti insieme non vedo come si possa fare... ci saranno di sicuro delle guardie fuori, ci serve un diversivo, altrimenti ci scoprirebbero in men che non si dica." Poi, come presa da un pensiero improvviso, continuò "E se andassimo avanti io e Iodix? Il mio viso lo conosce solo quel verme di Bumin, che adesso si troverà in chiesa, nessun altro mi ha vista. Dopotutto, io sono partita di qui insieme a Iodix e, se anche qualcuno ci ha visti, penseranno che siamo ritornati indietro così come eravamo partiti. Certo, più sporchi, ma dopo un viaggio a cavallo non si ritorna mai indietro immacolati. Possiamo avvicinarci alle guardie e distrarle, che ve ne pare?"

Talia
18-02-2011, 16.37.49
In piedi, le mani in mano, la schiena rigida... mi sentivo tanto male che quasi faticavo anche a respiare, ormai.
Il sacerdote era di fronte a me, con gli anelli in mano e mi fissava con un'espressione che non riuscivo a decifrare bene, ma che avrei detto essere tra il confuso e il seccato... Di quando in quando mi parava mi facesse un piccolo cenno, come ad incitarmi a parlare... eppure la voce sembrava rifiutarsi di uscirmi di gola!
"Io..." tentai di nuovo, pianissimo "Ecco, io..."
Esitai per l'ennesima volta...
E fu allora che udii un rumore secco alle mie spalle, come se le porte della cappella si fossero spalancate violentemente. Mi voltai di scatto, dunque, e vidi una figura comparire sulla soglia... non riuscivo a distinguere chi fosse, poiché la potente luce proveniente dall'esterno lo illuminava alle spalle, lasciando il suo volto in ombra.
Comparve sulla soglia e nella cappella il silenzio si infittì, mentre la sua ombra si allungava per tutta la navata fino a noi, giungendo quasi a sfiorare il lembo del mio abito...
Poi parlò.

“Questa cerimonia non può continuare… lo sposo ha già un impegno con un’altra dama… Bumin!” Gridò quell’ombra. “Madonna Morte ti attende!”

Trattenni il fiato per la sorpresa... mentre un leggerissimo sorriso mi increspava le labbra.

Lady Bethan
18-02-2011, 21.16.10
Gaynor ed Elinor, fra la nebbia.
Lacrime di Gaynor sul manto della cavalla.
Lacrime, dolore e nebbia.

Questa fu la visione di Bethan, una volta entrata nella cappella.

"C'è dolore ovunque, qua" pensò.
Osservò la sposa all'altare e ne avvertì il terrore e la sofferenza.
Bethan maledisse quel dono particolare che la vita le aveva fatto, lo stesso dono che aveva ereditato da sua madre.
Ogni giorno avvertiva in maniera nitida i sentimenti delle persone, quasi come se li stesse vivendo sulla sua pelle e, di tanto in tanto, comparivano le visioni.
Sapeva che Gaynor stava soffrendo e lottando contro qualcosa e avrebbe voluto vederla comparire lì, adesso, per poterla riabbracciare.
Bethan sapeva anche che qualcosa di immensamente grave e diabolico aleggiava fra la folla. Poteva avvertirne la presenza in ogni angolo della città...

Quando il cavaliere vermiglio le strinse un braccio si accorse che la cerimonia era stata interrotta da qualcuno.
Solo allora si riscosse dalle sue visioni e, all'unisono con la sposa, inconsapevolmente, tirò un sospiro di sollievo.

Morrigan
19-02-2011, 01.11.26
Morven ascoltò in silenzio le risposte di tutti i suoi compagni.
Era evidente che c'era in tutti loro grande scetticismo nei confronti del suo piano, ma la loro situazione era così disperata che non potevano certo andare tanto per il sottile. Qualunque piano, elaborato tanto in fretta, non avrebbe potuto essere mai sicuro e non avrebbe potuto essere mai perfetto.

"Ma noi non dobbiamo dare alcuno spettacolo, nè esibirci in alcun modo. Non ci occorrono strumenti, ci basta riuscire a superare le guardie ed entrare in città. Se riusciamo in questo, una volta dentro ci mescoleremo alla folla che sicuramente in questo momento gremisce le strade. E pensateci bene... questo matrimonio è una grande occasione. Pensate a quanti artisti girovaghi, gitani e saltimbanchi saranno giunti a Cartignone, nella speranza di poter guadagnare qualche spicciolo, magari allietando la gente tra le piazze. Orsù, abbiate un po' più di spirito d'iniziativa, e ricordatevi che ci basta superare i controlli ed entrare in città! Il nostro Iodix veste già da giullare, e non potrebbe avere abito più consono... il nostro Goldblum... be', egli in realtà potrebbe indossare qualsiasi cosa... è la sua razza e il suo aspetto che fanno di lui la meraviglia da mostrare ai buon popolo di Cartignone!"

Fissò Gaynor per un istante, come se esitasse nel continuare ad esporre interamente il suo pensiero.

"Quanto a voi, milady... chiedo perdono, ma, con rispetto parlando, sotto quel mantello voi indossate ancora quella tunica che, come avete detto voi stessa, lascia ben poco spazio alla fantasia degli uomini. E voi siete una dama raffinata ed intelligente, e, abile come tutte le belle donne, saprete bene cosa fare per abbellirvi. Avete la tunica e avete il mantello, trovate un modo aggrazziato per drappeggiarveli addosso..."

Staccò quindi un fiore che faceva capolino tra l'erba alta e glielo porse.

"E qualche fiore compiacente rubato a questo prato potrebbe essere il tocco finale"

Le sorrise, quindi si rivolse a Belven, rammentandosi di ciò che il cavaliere gli aveva fatto notare.

"Quanto a me... ebbene, capitano, avete ragione. Ma aspettate soltanto un secondo"

Si levò in piedi, si sfilò i guanti e rapidamente cominciò a slacciarsi i pezzi dell'armatura. I bracciali, gli spallacci, il pettorale... in breve a Morven non rimasero indosso che la camicia chiara e i calzoni. Poi chiese a Goldblum di passargli uno dei suoi pugnali, prese con una mano i capelli che teneva legati con un nastro, e con l'altra mano recise di netto quella coda. I capelli neri si arricciarono subito sul suo collo scoperto, dandogli un aspetto ancor più adolescenziale e innoquo. Il giovane si voltò allora verso Belven.

"Ma chi riconoscerebbe Morven di Cassis, adesso?"

Raccolse i pezzi della propria armatura, li porse a Belven.

"Conservatela per me, nelle bisacce del vostro cavallo. Voi dovrete restare qui, signore. Il cavaliere Verde ed i suoi uomini saranno già sulla via per Cartignone, e quando arriveranno dovranno trovare qualcuno qui che sia al corrente di quanto sta accadendo e del nostro piano. E noi avremo bisogno di un uomo di fiducia che attenda il nostro segnale per irrompere in città... se tutto andrà per il meglio, è ovvio!"

A quel punto, sperò che il suo discorso fosse stato più chiaro e convincente. Il tempo passava e loro non potevano sprecarlo oltre. Guardò Gaynor. Di tutti i suoi compagni era quella che più lo preoccupava. Perchè aveva un animo indomito e allo stesso tempo sembrava tormentata. Questo suo tomento, temeva Morven, forse l'avrebbe potuta spingere a compiere qualche gesto avventato, forse perfino a mettere a repentaglio la sua stessa vita. E lui, questo, non poteva permetterlo.

"Signora," le disse piano, a quel punto "è nobile da parte vostra offrirvi di andare con Iodix, ma voi capite bene che questo non lo posso permettere. Scusate la franchezza con cui vi parlo adesso, non sono nè vostro fratello, nè vostro marito... ma voi non andrete da nessuna parte senza di me e senza la mia spada!"

Guisgard
19-02-2011, 02.37.32
I cavalieri, aiutati dai prodi nani, cominciarono ad appiccare il fuoco a quel luogo ormai maledetto.
"Presto le fiamme divoreranno ogni cosa..." disse il Cavaliere Verde "... meglio affrettarci a lasciare questo luogo."
"Si, le fiamme cancelleranno i resti materiali di questo tempio di morte…” intervenne il Cappellano “… ma purtroppo il ricordo degli orrori che si sono consumati al suo interno resteranno per sempre come un marchio nella memoria delle gente…”
“Si, ma saranno le fiamme dell’eterna dannazione a consumare i responsabili di questi misfatti.” Replicò il misterioso cavaliere.
Poi, ascoltato il discorso tra Cavaliere25 e la giovane Giselide, disse:
“Anche se quei fanatici non infestano più il bosco, sarebbe comunque rischioso avventurarsi da sola. Damigella…” fissando Giselide “… sono padre anche io e posso comprendere la pena che sta provando ora il vostro… ma nulla può egli desiderare più di sapervi al sicuro. Ascoltate… voi verrete con noi a Cartignone, dove eseguiremo gli ultimi ordini di sua grazia il vescovo… e quando tutto sarà finito vi riporterò io stesso a casa vostra. Fidatevi, è la soluzione migliore.”
Giselide fissò Cavaliere25 e poi il Cavaliere Verde.
“Vi ringrazio, milord!” Rispose sorridendo. “Farò come mi avete detto!”
“Bene.” Annuì il Cavaliere Verde. “Allora non vi è più altro qui per noi. Prepariamoci a partire!” Ordinò poi ai suoi uomini.
“Avete fatto un bellissimo gesto, cavaliere.” Disse il Cappellano.
“Grazie, monsignore…” rispose il Cavaliere Verde “… ora mi preme solo ritornare il prima possibile a Cartignone… e voglia Iddio che non sia troppo tardi…”
“Abbiate Fede, amico mio.” Lo rincuorò il chierico.
Poco dopo partirono tutti alla volta di Cartignone.

Guisgard
19-02-2011, 02.49.13
Intanto, fuori le mura di Cartignone, un gruppo di temerari discuteva su come entrare in città.
"E sia, amico mio..." disse Belven fissando Morven "... non abbiamo molta scelta ed il vostro piano, per quanto appaia rischioso, è forse la nostra unica possibilità... faremo come avete detto..."
"Allora prepariamoci ad entrare!" Esclamò Goldblum. "Il tempo è tiranno ed ogni istante potrebbe essere l'ultimo che ci resta per fermare i piani di quei maledetti assassini!"
"Fermare quegli eretici è certo la volontà di Dio!
E per questo di coraggio, oggi, ne avrò anche io!"
Recitò Iodix.
"Allora è deciso!" Esclamò Belven. "Io aspetterò qui l'arrivo dei nostri compagni. Voi 4 invece date inizio al nostro piano ed affrettatevi ad entrare in città!"
Fissò poi Gaynor ed aggiunse sorridendo:
"Milady, benchè il rango di capitano mi dia lustro e onore, voi potete chiamarmi Belven."

Guisgard
19-02-2011, 04.44.12
Quell’ombra si proiettava fino a raggiungere l’abside, sfiorando, come un delicato abbraccio, l’abito nuziale di Talia.
I suoi occhi per primi incontrarono quelli di lei.
Per un attimo indefinito, come se il tempo e la vista stessa si fossero d’incanto fermati, quegli occhi furono uniti dal medesimo sguardo.
Cosa si può leggere negli occhi di chi si ama?
Questo mi domandi, mio giovane signore?
I sogni.
Si, i sogni.
Perché i nostri sogni più belli, quelli capaci di attraversare e riempire una vita intera, li possiamo riconoscere solo negli occhi di chi amiamo veramente.
Il cavaliere, ancora abbigliato come un umile e devoto pellegrino, fissava quella donna sull’altare, con quel suo abito bianchissimo.
Aveva sognato, invocato, cercato quegli occhi con un ardore ed una forza impensabili.
Ed ora che li aveva ritrovati quasi nient’altro sembrava avere senso per lui.
E sarebbe rimasto a fissare quegli occhi per sempre se un gesto, rapido e deciso, non l’avesse destato da quell’incanto.
“Carogna…” mormorò con rabbia Bumin, estraendo la sua spada.
“Guardie, arrestate quell’uomo!” Ordinò fuori di sé Guxio.
“No, indietro!” Gridò ai soldati Bumin. “Sarò io che regolerò la faccenda con questo maledetto!”
I due si fissarono come due bestie feroci che si preparano allo scontro.
“Avrei dovuto ucciderti quella sera davanti alla locanda…” disse Bumin.
“La sorte ti sta dando un’altra occasione…” rispose Guisgard con la spada in pugno “… ma bada di non sprecarla… perché io non regalo mai due volte la vita ad uomo…”
Le due voci allora si unirono in un unico grido di rabbia e odio, per poi lasciare il posto al rumore delle loro lame che si scalfivano a vicenda.
Nella cappella timore e meraviglia dominavano fra i presenti, mentre i due contendenti duellavano.
E l’ardore di quello scontro li spingeva a destra e a manca, tra le panche, lasciate libere dai fedeli spaventati, e le colonne che separavano la navata centrale da quelle laterali.
Fino poi a portarli sulle scalinate dietro la cripta e a giungere sul matroneo, dove le monache impaurite gridavano e recitavano i Divini Misteri del Santo Rosario, come a scongiurare gli esiti di quella fatale tenzone.
“Non portate la morte nella Casa del Signore!” Gridò dalla navata il sacerdote.
Ma i due non udivano altro se non l’odio che li animava.
“Quello è un duello all’ultimo sangue, milady…” disse il Cavaliere Vermiglio a Bethan, cercando di tenerla fuori dalla grande ressa che quello scontro aveva generato tra i presenti “… e non finirà fino a quando uno dei due non avrà trovato la morte…”

cavaliere25
19-02-2011, 11.43.41
Guardai Giselaide e dissi è la soluzione migliore guardandola sorridendo sarete cosi al sicuro insieme a noi ora prepariamoci per partire sarà una lunga camminata

Talia
19-02-2011, 17.08.48
La sua voce fu la prima cosa che riconobbi... poche parole, due sole frasi, eppure furono sufficienti. Fu in quel preciso istante che, come per magia, la mia anima smise infine di gridare e un serafico senso di gioia iniziò a pervaderla.
Lentamente, poi, la mia vista si abituò alla potente luce che illuminava il cavaliere alle spalle e allora lo vidi, vidi il suo volto e i suoi occhi e in quel momento niente più ebbe importanza... Bumin, Guxio, quella cerimonia, le sorti di Cartignone... niente esisteva più, niente più mi spaventava.
E rimasi in quegli occhi per un tempo indefinito... non avrei saputo dire se fossero passati pochi istanti o molti giorni, quando infine lui distolse i suoi, come distratto da qualcos’altro...

“Carogna…” mormorò con rabbia Bumin, estraendo la sua spada.
“Guardie, arrestate quell’uomo!” Ordinò fuori di sé Guxio.
“No, indietro!” Gridò ai soldati Bumin. “Sarò io che regolerò la faccenda con questo maledetto!”

Osservai con orrore Bumin scendere i pochi gradini e farsi avanti lungo la navata... lanciai ancora uno sguardo a Guisgard... poi anche io mi precipitai giù e corsi verso il principe Frigoros, prendendo il suo braccio e stringendolo forte.
Avrei voluto spiegargli... avrei voluto raccontare tutto al mio principe... ma i due cavalieri avevano iniziato a duellare e io non riuscivo a staccare gli occhi da loro. Trattenevo il respiro ad ogni attacco e sussultavo ogni volta che Bumin avanzava, un paio di volte fui sul punto di lanciarmi su di loro e tuttavia rimasi immobile per timore che un mio solo movimento potesse distrarre Guisgard dallo scontro...
Ben presto, però, non potei più sopportare quella tensione...
“Basta, falli smettere!” gridai con voce rotta a Guxio, che era in piedi ad una certa distanza da me e Frigoros “Per carità, falli smettere! Mi avevi giurato che avresti risparmiato la vita di Guisgard! Mi avevi detto che non gli sarebbe accaduto nulla, se io ti avessi ubbidito! Fallo, allora! Ordina a Bumin di arrendersi!!”

Guisgard
21-02-2011, 04.27.22
Così, dopo aver dato fuoco al terribile covo degli Atari, la compagnia guidata dal misterioso Cavaliere Verde si mise in cammino verso Cartignone.
Con quegli uomini vi erano anche Cavaliere25 e la giovane Giselide.
"Non credevo potesse esistere tanta malvagità a questo mondo..." mormorò la ragazza fissando le fiamme che avvolgevano ciò che restava di quel luogo di morte.
Ed una informe immagine si formò, per un attimo, dal nerissimo fumo che si liberava da quell'immane rogo.
http://img269.imageshack.us/img269/5438/balrog3sm9.jpg

Guisgard
21-02-2011, 04.34.23
Nella cappella del palazzo di Cartignone, durante il duello mortale fra Guisgard e Bumin, Talia, vinta dalla paura, aveva gridato a Guxio di rispettare quanto le aveva promesso.
"Cosa significa tutto questo?" Domandò quasi incredulo Frigoros al suo consigliere.
Questi lo fissò per alcuni istanti per poi abbandonarsi ad una risata liberatoria.
"Significa, mio stolto e patetico amico, che Cartignone è completamente nelle mie mani!"
Un attimo dopo diversi soldati armati circondarono il vecchio principe e la sua giovane pupilla.
"Maledetto traditore!" Gridò Frigoros. "Come hai potuto fare tutto questo? Perchè, in nome del Cielo? Perchè?"
"Semplice, vecchio idiota... per il potere... ecco perchè... per il potere..."

Guisgard
21-02-2011, 04.45.39
L’acciaio delle spade rifletteva bagliori vivissimi quando le due lame venivano colpite dai raggi di luce che delle vetrate raggiungevano il matroneo.
Il rumore dei fendenti e le urla dei due contendenti echeggiavano in tutta la cappella, quasi accompagnati dalle grida di coloro che erano rimasti a guardare lo scontro nella navata sottostante e dal vocio delle preghiere delle monache nel matroneo.
Bumin indirizzava i suoi colpi con rabbia e cieca determinazione, conscio che il suo avversario rappresentava l’ultimo ostacolo ai propositi del suo credo.
Guisgard, da parte sua, cercava ora di evitare, ora di parare quei colpi, sentendo la fatica aumentare sempre di più.
Egli infatti cominciava ad accusare le privazioni e gli sforzi sofferti durante la prigionia nel covo dei fanatici Atari.
“Cominci ad indietreggiare ora, cane?”
Guisgard lo fissò e non rispose nulla, per non concedergli nemmeno il vantaggio di un istante.
Bumin allora caricò basso e solo saltando sul bordo del matroneo e aggrappandosi ad una delle colonne Guisgard riuscì ed evitare quel colpo.
Bumin provò a colpirlo di nuovo, ma il cavaliere gli bloccò quel fendente proprio contro la colonna, per poi tirargli un calcio nello stomaco.
“Maledetto…” mormorò dolorante Bumin.
Ma quell’attimo durò poco.
L’Ataro saltò anch’egli sul bordo del matroneo e ricominciò a mandare fendenti contro il suo avversario.
Ed uno di questi lacerò la tunica di Guisgard, lasciando un taglio sul suo petto.
Il doloroso colpo avrebbe fatto precipitare di certo il cavaliere se non si fosse aggrappato alla colonna.
A quella scena tutti i presenti gridarono, mentre le monache pregarono ancora più intensamente.
“Sei… sei finito!” Esclamò Bumin con una folle esaltazione impressa sul suo volto.
Cominciò allora a tirare colpi violentissimi che il suo avversario, aggrappato alla colonna, parava a stento.
Ed uno di questi fu talmente forte che spezzò la spada di Guisgard.
“Raccomanda l’anima al diavolo, cane!” Sentenziò Bumin mentre si accingeva a sferrare quello che sarebbe stato il colpo di grazia.
Ma un attimo prima che ciò avvenisse, Guisgard conficcò la sua spada spezzata nello stivale di Bumin, spaccandogli il piede.
Un grido di disumano dolore emise il fedele di Guxio, arrivando a sputare sangue dalla bocca.
Ma mentre Guisgard cercava, tormentato dalla ferita al petto, di risalire oltre il bordo del matroneo, nonostante il colpo subito, con un impeto di rabbia mista ad odio, Bumin gli si lanciò contro.
I due cominciarono a lottare a mani nude.
Bumin tentava di spingere giù Guisgard, mentre questi cercava di restare aggrappato disperatamente al suo avversario.
Ma per la foga Bumin si sporse troppo in avanti ed afferratolo per la tunica Guisgard lo tirò verso di lui.
Un attimo dopo Bumin precipitò nel vuoto.
Il suo corpo andò a conficcarsi sulla lancia della statua dell’Arcangelo Michele, mentre Guisgard lo fissava dall’alto, aggrappato con le ultime forze al bordo del matroneo.

Talia
21-02-2011, 11.29.18
La risata di Guxio echeggiò nella cappella, sovrapponendosi e confondendosi con il clangore di spade proveniente dal matroneo...
“Mi dispiace, milord!” mormorai a Frigoros, osservando quei soldati giungere ad un cenno del loro signore e accerchiarci “Avrei dovuto dirvelo... avrei tanto voluto... ma...”
Sollevai gli occhi e osservai i cavalieri duellare.
“...ma non potevo!” conclusi, più piano.
Lo scontro tra i due, intanto infuriava... vidi Guisgard balzare sul parapetto e gridai, ma si aggrappò ad una colonna e non cadde. I momenti che seguirono furono per me terribili, momenti concitati di impetuosa lotta, momenti nei quali non avrei voluto guardare eppure non riuscivo a distogliere lo sguardo...
Infine Bumin cadde giù. Il suo corpo parve precipitare per un tempo infinito, poi incontrò la lancia della statua dell’Arcangelo Michele e, con un orribile grido, rimase inerte.
Chiusi gli occhi in quel momento, solo per un istante, poi li riaprii e li sollevai in alto, sempre più in alto fino al punto in cui era il cavaliere, ancora abbandonato contro il parapetto marmoreo del matroneo.
I miei occhi incontrarono il suo volto... era là, stanco, provato, ferito, però era vivo. Lo guardai e di nuovo fui felice, di nuovo sentii qualcosa di insolito agitarsi da qualche parte dentro di me...
E gli sorrisi.

cavaliere25
21-02-2011, 14.26.41
gia mylady avete ragione dissi guardandola dolcemente pultroppo nella vita ci sono cose belle e anche le cose brutte ma spero che riuscirete a dimenticare in fretta questa brutta avventura

Morrigan
21-02-2011, 15.57.12
C'era ancora una cosa che restava da fare a Morven.
Chiese a Belven il suo mantello, lo stese per terra e lo ricoprì di un fitto fogliame. Quindi prese Samsagra, la poggiò tra quelle erbe e avvolse la stoffa intorno a quel fagotto, stringendolo rozzamente con dei lacci tagliati alle finiture del cavallo. Quando ebbe finito prese quel lungo fagotto informe e se lo mise sulle spalle.

"Il mio strumento!" disse sorridendo.

Quindi prese con se Iodix, Goldblum e la bella Gaynor, e si incamminò verso le porte della città.
Aveva il cuore che gli batteva all'impazzata, e che sembrava voler scoppiare sempre più, metro dopo metro, mentre l'ingresso di Cartignone, con le sue alte mura e le torri, dominava ormai sopra le loro teste.
Mancavano solo pochi passi ormai. Potevano anche avere fortuna, si diceva. Forse le guardie non li avrebbero neanche fermati, vedendoli così male in arnese. Forse avrebbero potuto coglierle in un momento di disordine o di distrazione, passando così direttamente e mescolandosi tra la folla... ma Morven sapeva che questo era di certo il suo pensiero più ottimistico.
Intanto le porte di Cartignone si aprivano davanti a loro.

"Mi raccomando," mormorò allora ai suoi compagni "sorridete e state tranquilli... questo è il momento decisivo!"

E mettendosi in viso l'espressione più lieta e innoqua di cui fosse capace, si mise alla testa dei suoi e avanzò oltre le soglie della città, mentre in cuor suo pregava che nessuno li fermasse in quel momento.

Guisgard
21-02-2011, 21.16.27
Il gruppo di saltimbanchi si avvicinò alla grande porta centrale della città e subito una delle guardie li fermò.
"Fermi, voi!" Gridò. "Dove credete di andare? Oggi l'accesso in città è controllato!"
"Noi siamo artisti e musici di strada
e veniamo da una lontana contrada!"
Rispose Iodix.
"Si, è vero" aggiunse Goldblum "e ci siamo spinti in queste terre perchè abbiamo sentito delle grandi festività che si terranno a Cartignone per le nozze di lady Talia!"
"L'accesso non è consentito ad ogni straccione che passa da queste parti!" Esclamò la guardia. "E senza controlli poi da qui non si passa! Tu cos'hai in quel fagotto?" Chiese poi a Morven.
"Ehi, tu!" Chiamò all'improvviso un'altra guardia che veniva dall'interno. "Lascia perdere quegli stupidi controlli e seguimi! Nella cappella è accaduto di tutto! Presto, occorrono rinforzi!"
Le due guardie allora corsero verso la cappella, lasciando incustodito l'ingresso.
"Presto, dobbiamo approfittarne!" Disse Goldblum al gruppo. "Non credo lasceranno incustodito per molto l'ingresso!"

Lady Gaynor
22-02-2011, 02.07.11
Gaynor si disse che alla fine il piano di Morven avrebbe potuto anche funzionare. Certo, occorreva una buona dose di fortuna, ma la ragazza pensava che forse dopo tanto patire la dea bendata li avrebbe aiutati.
Il gruppo si mise in cammino verso le porte della città ma, quando vi arrivarono, la guardia che sorvegliava l'ingresso li fermò, interdendo loro l'accesso. Nel momento in cui chiese a Morven cos'avesse nel fagotto in spalla, il cuore di Gaynor smise di battere... ma ecco la dea bendata a cui lei aveva pensato pochi minuti prima! Un'altra guardia gridò a gran voce: "Lascia perdere quegli stupidi controlli e seguimi! Nella cappella è accaduto di tutto! Presto, occorrono rinforzi!"
Nel sentire quelle parole, Gaynor ebbe la certezza che a creare quel trambusto di cui parlava la guardia fosse stato Guisgard. Nell'attimo stesso in cui formulò quel pensiero, prese la mano di Morven e gli sussurrò all'orecchio: "Presto cavaliere, in quella chiesa c'è Guisgard, solo contro tutti... bisogna aiutarlo!"

Morrigan
22-02-2011, 03.58.55
Morven pensò che le sue preghiere fossero state ascoltate.
Quella che gli era parsa come la più rosea, ma anche la più improbabile, delle sue aspettative si era invece miracolosamente realizzata.

"Lascia perdere quegli stupidi controlli e seguimi! Nella cappella è accaduto di tutto! Presto, occorrono rinforzi!" aveva gridato una delle guardie.

E subito alla mente di Morven era balzato un unico nome... Guisgard!
Guisgard li aveva preceduti a Cartignone. Morven sapeva dov'era diretto, e sapeva anche che era così pazzo da precipitarsi nella chiesa anche solo e a mani nude pur di interrompere quella cerimonia... così pazzo... o così innamorato!
Già... non poteva che essere così... Guisgard doveva aver trovato il modo di entrare nella chiesa e...
Ma mentre si perdeva in quei ragionamenti, una mano strinse forte la sua, e una voce gli sussurrò rapida all'orecchio:

"Presto cavaliere, in quella chiesa c'è Guisgard, solo contro tutti... bisogna aiutarlo!"

Morven si voltò di scatto e incrociò gli occhi di Gaynor, che brillavano di ansia.

"Sì," rispose "ho avuto il vostro stesso pensiero, milady... e avete ragione, non c'è un attimo da perdere!"

Disse questo, e si voltò a fare cenno agli altri di seguirlo.
Così, mentre le guardie correvano verso la cappella, Morven e gli altri andarono loro dietro, senza che nessuno in quel trambusto si curasse di loro.
Morven cercava di affrettare il passo quanto gli era possibile. Di tanto in tanto, con la mano, cercava di sfiorare il fagotto che si era legato alla schiena, come se avesse voluto assicurarsi che Samsagra fosse davvero lì, con lui.
E quando furono giunti nella piazza, davavnti all'ingresso della chiesa, Morven si voltò rapido verso i cuoi compagni.

"Dobbiamo cercare di entrare il più velocemente possibile. Mettetiamoci alle calcagna delle guardie ed entriamo senza dare nell'occhio. Sinceramente non so cosa potremo trovare la dentro... sembra che stiano accandendo gravi cose... ma di qualunque cosa si tratti, ricordatevi perchè siamo qui... aiutare Guisgard, salvare lady Talia e difendere il principe Frigoros... quindi anche se dovessimo essere separati, ognuno di voi sa cosa fare, e ognuno di voi sa anche che, se sopravviverà, dovrà tornare indietro per avvisare il capitano Belven e gli altri"

Guardò Goldblum e Iodix negli occhi.

"Buona fortuna ad ognuno di noi... e che Dio ci assista!"

Quindi strinse la mano di Gaynor e le si accostò piano.

"Restate vicina a me e soprattutto... qualsiasi cosa vediate la dentro, non esponete inutilmente la vostra vita!"

Guisgard
22-02-2011, 04.08.18
"Si, faremo cosi!" Disse Goldblum fissando Morven. "E che il Cielo ci assista!"
"Ci assista e ci custodisca!
E che presto tutto ciò finisca!"
Esclamò Iodix.
E separatisi, i due si mischiarono alla gran folla che si trovava davanti alla cappella.

Guisgard
22-02-2011, 04.24.04
Le grida della gente che fissava il matroneo e le monache che quasi avevano paura ad avvicinarsi a quel cavaliere.
Gettò uno sguardo su Bumin e poi i suoi occhi corsero tra la folla che riempiva la navata, fino a quando riconobbero il volto di lei.
La fatica allora sembrò svanire, come il bruciore che pulsava dalla ferita sul petto.
Ma un attimo dopo, Guisgard, si rese conto dei soldati armati che circondavano Talia e Frigoros, sotto lo sguardo demoniaco di Guxio.
Con uno scatto improvviso si lanciò sui veli che scendevano dal matroneo all’abside centrale e che, strappandosi, fecero calare il cavaliere proprio davanti all’altare.
Arrivò quasi a toccare la sua amata, quando i soldati lo bloccarono, puntandogli contro le loro spade.
L’applauso sarcastico di Guxio allora echeggiò nella cappella, ormai dominata da un’irreale silenzio.
“Che magnifico duello....” sorridendo il capo degli eretici “… e che scenografico slancio per raggiungere la tua bella… già, un vero peccato uccidere un uomo così, vero, mia cara?” Rivolgendosi poi a Talia.
“Non provare neanche a toccarla, maledetto assassino!” Urlò Guisgard.
“Hai sconfitto il più forte cavaliere di Cartignone” replicò Guxio “e sono purtroppo costretto ad ucciderti… certo, è uno spreco eliminare uno come te… sei di certo il migliore spadaccino che io abbia mai visto e, non ti nego, vorrei averti al mio servizio… magari proprio al posto di Bumin… ma non potrei mai fidarmi di te… tu sei irrimediabilmente afflitto da un male senza cura…” fissò Talia per qualche istante e poi aggiunse “… un male che neanche il mio potere potrebbe far svanire… un male che annebbia a tal punto la ragione da farti credere che tutto ciò che di più prezioso ci sia al mondo sia racchiuso negli occhi di una donna… ed io quindi non avrei nulla con cui comprare la tua fedeltà...”
“Guxio, sei stato una serpe in seno!” Gridò Frigoros. “E che io sia maledetto per non averlo mai compreso!”
“Hai poco da maledire…” mormorò il chierico rinnegato “… la tua sorte non sarà diversa da quella di questo sciocco innamorato…”
“Tu invece, povero pazzo, sarai dannato per sempre…” disse Guisgard, con uno sguardo carico d’odio.
“Portate via questi due…” ordinò Guxio ai suoi e prendendo Talia con sé.
“Dovrai prima farmi uccidere” ringhiò Guisgard “per portarmi via!"
“Come desideri…” rispose Guxio “… tenetelo fermo e decapitatelo!” Ordinò ai soldati che circondavano il cavaliere.

Lady Bethan
22-02-2011, 12.30.25
Bethan restò pietrificata, davanti alla scena che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi.
Sentì la sposa gridare e, lasciando il braccio del cavaliere vermiglio, corse incontro a lei.

Ombre nere le offuscavano la vista.
Ombre nere e terrore.
Ogni respiro della sposa le si conficcava nel cuore, come la lama di un coltello.
Poteva vedere la sua paura, la poteva sentire sulla pelle, come folate di vento gelido.

"Milady!" disse Bethan, afferrando la sposa per un braccio "Milady, non c'è niente che possiate fare, adesso. Pregate con me, solo la preghiera potrà salvare la persona che più vi è cara!".

"San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia; sii nostro aiuto contro la malvagità e le insidie del diavolo. Che Dio eserciti su di lui il suo dominio, preghiamo supplichevoli: e tu, o Principe della milizia celeste, col divino potere ricaccia nell'inferno Satana e gli altri spiriti maligni che si aggirano per il mondo per perdere le anime. Amen."

Talia
22-02-2011, 13.18.12
I miei occhi avevano seguito il cavaliere mentre, con un gesto tanto rapido quanto impulsivo, ci aveva raggiunti ai piedi dell’altare. Vidi i soldati sfoderare le spade per bloccarlo e io stavo per correre verso di lui, quando una mano mi trattenne per un braccio... mi voltai di scatto e vidi una donna...

"Milady!" disse Bethan, afferrando la sposa per un braccio "Milady, non c'è niente che possiate fare, adesso. Pregate con me, solo la preghiera potrà salvare la persona che più vi è cara!".

"San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia; sii nostro aiuto contro la malvagità e le insidie del diavolo. Che Dio eserciti su di lui il suo dominio, preghiamo supplichevoli: e tu, o Principe della milizia celeste, col divino potere ricaccia nell'inferno Satana e gli altri spiriti maligni che si aggirano per il mondo per perdere le anime. Amen."

La osservai stupita... non la conoscevo, ne ero certa! Eppure quei suoi occhi mi sorpresero... quegli occhi sembravano conoscermi, sembravano capire. Si dice che quando si incontra uno spirito che ci è affine è la nostra anima che lo riconosce per prima... io non sapevo se ciò era vero, o se era quello il caso, però per qualche ragione le credetti.
E dunque rimasi immobile, ripetendo le parole della donna con voce vagamente tremante e seguendo lo scambio di battute che ne seguì con il cuore in gola...
Ad un tratto, però, Guxio mi afferrò e mi strattonò verso di lui...

“Portate via questi due…” ordinò Guxio ai suoi e prendendo Talia con sé.
“Dovrai prima farmi uccidere” ringhiò Guisgard “per portarmi via!"
“Come desideri…” rispose Guxio “… tenetelo fermo e decapitatelo!” Ordinò ai soldati che circondavano il cavaliere.

“No!” gridai d’impulso, colpendo con tutta la forza che avevo il fianco di Guxio. Probabilmente lo colsi alla sprovvista perché lo sentii lamentarsi appena e allentare la presa... in fretta sfilai la mano e mi allontanai di qualche passo, svicolai poi tra i soldati sorpresi e raggiunsi Guisgard, stringendomi al suo braccio.
E per un attimo rimasi lì, immobile, con gli occhi fissi nei suoi... era tanto tempo che non lo vedevo, mi sembrava passato un secolo da quando lo avevo incontrato per la prima volta... e, in quell’istante, avrei voluto dirgli tante cose. Avrei voluto dirgli quanto mi dispiaceva di averlo tirato in quella brutta storia, quanto mi dispiaceva che per colpa mia la sua vita fosse ora in pericolo, quanto mi dispiaceva di avergli dato dell’arrogante e del presuntuoso quel giorno lontano e di non aver voluto mai ammettere quanto invece lui aveva avuto ragione su di me...
E allo stesso tempo avrei voluto dirgli quanto ero egoisticamente felice che fosse lì, quanto ero stata felice di averlo visto giungere in chiesa... e non solo perché aveva fermato quella cerimonia, non solo perché mi aveva salvata da Bumin... ma felice soltanto ed esclusivamente perché era lì!
Eppure non dissi niente di tutto ciò... lo fissai per un istante infinito, poi mi voltai, raddrizzai la schiena e fronteggiai Guxio e i soldati.
“Temo che tu abbia sbagliato i tuoi calcoli, Guxio...” dissi lentamente, mentre le mie dita, nascoste dai mille veli del mio ricco abito, si stringevano intorno al polso di Guisgard “Vedi... non hai più armi per ricattarmi, ora! Dunque... temo, dovrai ucciderci tutti per raggiungere i tuoi scopi!”
Feci una breve pausa, restando assolutamente immobile... ma i miei occhi si mossero lungo la navata: per prima vidi la donna che mi aveva afferrato il braccio poco prima e di nuovo scrutai i suoi occhi per un istante, con la vaga sensazione che quegli occhi possedessero risposte... e furono i suoi occhi che, per qualche ragione, mi sospinsero a guardare oltre: intorno a lei, nei primi banchi, riconobbi volti di soldati e vari membri della corte di Cartignone, ma poi guardai più indietro e qui finalmente vidi molti volti di gente comune... e mi pareva che altri ne stessero arrivando e premessero per entrare... gente, pensai, che probabilmente era stata richiamata in chiesa dalla voci di un misterioso duello che si stava combattendo all’interno e dalla curiosità per fatti a loro ignoti e inspiegabili...
E allora compresi che forse non tutto era perduto... o, almeno, non in senso assoluto!
Tornai a guardare Guxio e, alzando la voce e scandendo bene le parole in modo che fin sul sagrato mi sentissero, ripresi: “E puoi farlo, certo! Puoi uccidere me, Guisgard... e anche il principe Frigoros! E poi che cosa farai? Puoi aver corrotto Bumin e i suoi cavalieri, puoi aver corrotto gran parte dei soldati e anche tutta la Corte, ma di certo non potrai corrompere tutti... e non potrai uccidere tutta la città! Il popolo di Cartignone verrà a chiederti il conto, Guxio! Tu hai abusato della loro fiducia e della fiducia del loro principe, hai ucciso la loro principessa e decine e decine di giovani donne... e Cartignone non ti perdonerà questo! Se pure, adesso, vincerai su di noi... se pure ci annienterai... ebbene io gioirò ugualmente, perché so che la mia gente non ti permetterà di portare i tuoi piani a compimento! Tu hai offeso Cartignone e Cartignone si ribellerà! Tu sei un folle, Guxio, e quelli come te fanno sempre la fine che meritano!”
Lo osservai ancora per un breve istante, poi formulai anche quell’ultimo pensiero... quella domanda che da tanto, troppo tempo mi bruciava sulla labbra e sul cuore...
“Fosti tu a far sì che mio padre lasciasse Cartignone, vero? Volevi eliminare ogni frangia che fosse ancora fedele al principe e che potesse ostacolarti, non è così? Ma hai fatto male i tuoi conti, perché io sono ancora qui!” inspirai appena e soggiunsi “Che cosa hai fatto a mio padre? Che ne è stato di lui?”

Guisgard
23-02-2011, 02.21.13
La preghiera all'Arcangelo echeggiò nella navata, tra le statue che sembravano osservare quell'ingiustizia come imprigionate nel loro freddo marmo lucente e le slanciate colonne che correvano verso l'alto, a sostenere il soffitto riccamente adornato da un mosaico raffigurante la Gloria di Cristo in Paradiso.
I versi recitati dalla ragazza parevano disperdersi nei fasci di luce che giungevano dalle vetrate, fino a spegnersi nell'abside centrale, davanti allo sguardo del Pantocratore.
L'impulsivo gesto di Bethan, quasi incurante dei numerosi soldati che circondavano Guisgard, Talia e Frigoros, sembrò cogliere tutti di sorpresa.
Ma un attimo dopo la ragazza fu spinta via da uno dei soldati che poi gli puntò contro la spada:
"Da dove diavolo salti fuori tu?" Chiese con disprezzo. "Oggi a Cartignone sarà un giorno di sangue e non avrò certo scrupoli a far si che sia proprio il tuo a scorrere per primo!"
"Lasciate stare mia figlia!" Gridò una voce, mentre col braccio portava via Bethan. "Ella è pura di cuore e non concepisce la sofferenza nel suo prossimo! Ora andremo via, lasciateci in pace!"
"E sia!" Rispose il soldato al Cavaliere Vermiglio. "Che vada a recitare le sue preghiere altrove! Qui non ci sono più Santi che possano ascoltarle!"
Il Cavaliere Vermiglio allora ritornò tra la folla, trascinando con se Bethan.
"Siete pazza..." le mormorò "... cosa volete fare? Quelli vi avrebbero ucciso senza pensarci due volte!"

Morrigan
23-02-2011, 03.28.11
Morven si fece avanti tra la folla che adesso si accalcava all'ingresso della cappella. Cercò di protendersi verso il centro della navata, dove sembrava essere accaduto qualcosa, e così, sbirciando tra le teste dei presenti, riuscì a scorgere qualcosa... qualcosa che gli fece gelare il sangue.
Guisgard era terra, immobilizato e circondato da un capannello di soldati. Poco distanti, Talia e Frigoros sembravano ormai in balia del folle potere di Guxio. Alla sua destra, una splendida statua dell'arcangelo Michele si stava orrendamente tingendo di un rosso che ne sporcavano il trionfante biancore. Morven sollevò appena lo sguardo sulla statua e subito dovette distoglierlo, per non fissare lo scempio su un corpo che a stento riconobbe come quello di Bumin... quel Bumin tanto arrogante e crudele penzolava adesso trafitto dalla spada ardente di San Michele... una fine fin troppo onorata, per un eretico come lui!
Poi i suoi occhi tornarono a studiare la situazione all'interno della chiesa, e la sua mente cominciò ad elaborare qualche possibile piano... e alla fine solo una cosa gli sembrava possibile. Ma una cosa così pazza, avventata e pericolosa, che Morven sapeva di dover fare da solo. Non si sarebbe mai perdonato il fatto di aver messo a rischio la vita di qualcuno dei suoi compagni. Se avesse fallito, avrebbe pagato da solo.
Cercò qualcuno dei suoi tra la folla, incontrò lo sguardo di Iodix, che come lui si era fatto avanti per vedere la scena. Gli fece un cenno con il capo, gli indicò Gaynor con un gesto eloquente, con cui gli domandava di occuparsi di lei. Poi si rivolse alla dama che gli stava ancora accanto.

"Raggiungete Iodix e restate accanto a lui, e qualunque cosa accada, non cercate in nessun modo di raggiungere me... o Guisgard"

Aggiunse quel nome con una sorta di timore nella voce. Non avrebbe dovuto dirlo, ma l'ansia di quel momento aveva dato corpo ai suoi timori. In quei giorni che avevano trascorso nell'orribile covo degli Atari aveva scorto qualcosa negli occhi di Gaynor... una strana luce, un turbamento ogni volta che la dama fissava Guisgard... forse non era nulla, ma era sufficiente a fargli temere che lei potesse commettere qualche imprudenza... già, qualche imprudenza... come quella che sto per commetere io!
Si tirò indietro, si mescolò di nuovo tra la folla e cominciò a spostarsi verso la navata sinistra. Avanzò rapido, ma guardandosi bene attorno, risalendo la navata fino all'altezza dell'altare. Sul fianco, gli scranni del coro iniziavano a dispiegarsi in quel semicerchio che faceva da corona all'altare, seguendo la curva dell'abside. Morven si accoccolò dietro uno dei seggi di legno e rapidamente liberò Samsagra. Quindi, restando così abbassato, si spostò di scranno in scranno verso il centro. Si fermò, per un istante respirò con affanno. Quello era il momento cruciale, il momento più difficile, che poteva aprire la strada alla speranza o spalancargli la porta della morte. Doveva essere accorto e approfittare di una buona occasione. Fino a quel momento il cielo lo aveva assistito, adesso gli angeli dovevano mettergli le loro ali, e lo stesso San Michele avrebbe dovuto guidare la sua spada. Era la sola possibiità, e l'occasione gli giunse inaspettata quando una voce di donna, spezzata ma decisa, si levò dal centro della scena, attirando per qualche istante l'attenzione dei presenti, con Guxio in testa.
Lei lo stava apostrofando con durezza, affrontandolo a viso aperto, come poche donne avrebbero osato fare, e questo fece sì che quell'uomo terribile concentrasse per qualche istante i suoi su di lei.
Fu in quel momento che si decise. Strisciò dietro l'altare, veloce, più veloce di quanto non fosse mai stato, e con la stessa foga sbucò alle spalle di Guxio, lo affessò con un braccio e poggiò la lama di Samsagra contro la sua gola.
Sapeva benissimo che quel gesto avrebbe provocato in breve la reazione di tutti quei soldati, ma la sua spada gli dava almeno un piccolo vantaggio e poteva far guadagnare tempo agli altri. Non aveva che quell'occasione, e l'avrebbe sfruttata.

"Fermi, manigoldi!" gridò "O il vostro prezioso capo se ne vola dritto all'inferno"

Poi guardò la gente davanti a sè, quella gente cui Talia si era rivolta in modo così accorato.

"Avete sentito? Avete sentito cos'ha detto la vostra signora? Popolo di Cartignone, questi sono i carnefici. Fatevi giustizia, in nome di Dio!"

E sperò che tra la folla Goldblum, Iodix e Gaynor sapessere cogliere quel momento, quel breve momento di sospensione, per guidare la gente di Cartignone ad una giusta rivolta.

Guisgard
23-02-2011, 03.57.54
Ci fu un attimo di stupore in tutti i presenti, soldati compresi.
Samsagra, al collo di Guxio, emanava intensi bagliori che dal verde passavano ad un purpureo sempre più scuro.
E quell'attimo di stupore fu come rotto dalla risata di Guxio.
"Ora cosa vorresti fare, ragazzo mio?" Chiese il signore degli Atari a Morven. "Uccidermi forse? O solo spaventarmi?"
Chiuse gli occhi e cominciò a respirare forte.
"Sento che in te la Fede Cristiana è molto forte..." riprese a dire "... ed userò le stesse parole del tuo Dio per metterti in guardia... anche se non servirà a nulla... io conosco le mie pecore... ed esse conoscono me..."
Samsagra in quel momento brillò con un'intensità mai raggiunta prima, per poi spegnersi di colpo.
E Morven avvertì una fitta fortissima nascergli nella schiena.
Un attimo dopo sentì le forze abbandonarlo rapidamente, tanto da fargli lasciare Guxio e cadere a terra.

Guisgard
23-02-2011, 04.33.35
Le intense e sentite parole di Talia, per un momento, sembrarono quasi scuotere la gente di Cartignone.
Ma durò solo un attimo.
Poi l’audace azione di Morven.
La cappella, l’intero palazzo e forse tutta Cartignone pullulavano di soldati convertiti al folle ed innaturale credo di Guxio.
E proprio uno di questi, scivolando silenzioso da qualche passaggio nella navata, aveva colpito alle spalle Morven, trafiggendolo con un pugnale.
Una risata, colma di delirante sicurezza, si diffuse nel sacro edificio.
“Che stolto!” Esclamò Guxio guardando il giovane a terra quasi privo di sensi. “Volevi uccidermi con la tua spada? Nessuno può sconfiggermi! Nessuno!”
“Maledetti assassini!” Gridò Guisgard guardando Morven a terra ferito forse mortalmente.
“Zitto, cane!” Colpendolo uno dei soldati che lo teneva fermo. “Tanto presto toccherà anche a te!”
“Lo finisco, maestro?” Chiese il soldato che aveva colpito il giovane a tradimento.
“No, morirà tra breve dissanguato… io non sbaglio mai, mia cara…” mormorò poi fissando Talia “… si, ucciderò anche loro due…” indicando Guisgard e Frigoros “… li ucciderò perché tutti dovranno sapere che il terrore è la più forte delle sicurezze! E' col terrore comincerà il mio regno! Ma tu vivrai… oh si… vivrai… e sai perché?” Chiese avvicinandosi a lei. “Perché tu sarai il monito più bello per il mio potere… la gente di questa città ti ama ed io celerò il mio potere dietro il tuo volto… ed ogni volta che non esaudirai un mio desiderio… qualsiasi esso sia… io farò uccidere qualcuno del popolo… rassegnati… io sarò il signore di tutta Cartignone… e tu, come tutto questo regno, mi appartieni…”
E di nuovo si abbandonò a quella risata.
“Tuo padre?” Chiese con ancora sul volto la sua diabolica risata. “I morti seppelliscano i loro morti… disse Qualcuno molto caro a questo luogo… tuo padre è passato… come tutto ciò che ha regnato a Cartignone fino ad oggi… io sono il presente ed il futuro di tutti voi!”
“Quel cavaliere sta per lasciare questo mondo, ma non sarò ingiusto con te…” aggiunse.
“Falla finita con questa farsa, maledetto!” Gridò Guisgard. “Se devi uccidermi allora fallo subito!”
“Zitto, verme!” Lo colpì uno dei soldati.
“Marco Aurelio” riprese a dire Guxio a Talia “diceva che è la Misericordia la vera virtù di un imperatore… ed io sarò misericordioso… ti darò la possibilità di salutarlo un’ultima volta… approfittane…”

Guisgard
23-02-2011, 06.02.16
Le sue parole…
Il caldo tocco delle sue mani…
“Quanto tempo perduto, amore mio…
Avrei voluto portarti con me nelle mie terre…
Mostrarti un regno che forse ti sta aspettando da sempre…
Un posto che ti conosce come nessun altro…
C’è una dolce collina, che sembra appena adagiarsi sulla verdeggiante campagna…
Sulla cima, formata da un’irregolare spiazzo, si trova un vecchio castello…
Ci andavo sempre da piccolo a raccontare i miei sogni al vento, alle alte e dense nuvole che navigavano verso oriente ed alle cime degli alberi che, chinate da quello stesso vento, sembravano salutarmi come se di quel mondo io ne fossi il re…
E in quei sogni sussurrati già parlavo di te, pur non conoscendo la bellezza del tuo volto, il dolce suono delle tue parole ed il calore del contatto della tua mano…
Ti conosco da sempre…
E con me ti conosce quel mondo, che ha accolto i mie sogni…
Perché tu, fra tutti quelli, sei il mio sogno più bello…”

Poi quel calore svanì.
La sua mano non era più lì ad accarezzarlo.
Guxio tirò a se Talia e la sua malvagia risata riempì in un attimo il grande vuoto che Guisgard avvertì per quel distacco.
Poi i colpi dei soldati, il sangue di Morven, la paura ed il silenzio della gente, la resa negli occhi di Frigoros.
Tutto ciò destò il cavaliere dai suoi pensieri.
Lo sguardo di Guxio era su di lui e l’eco dei suoi deliri avvolgevano quel cavaliere come neanche la morsa dei soldati riusciva a fare.
Ed attendendo la morte, Guisgard rispose con la fierezza del suo sguardo a quello dell’eretico.
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Lady Gaynor
23-02-2011, 10.47.51
Quando Gaynor entrò nella chiesa, con lo sguardo cercò Guisgard. Lo trovò, circondato dai nemici ed impossibilitato a reagire. Il cuore le si strinse per la pena. Poi guardò Lady Talia, la donna per la cui salvezza lei era partita per quell'impresa. Era bella, così bella che al confronto anche la luna avrebbe dovuto indossare un velo di vergogna. Osservandola comprese come mai Guisgard se ne fosse innamorato al punto di rischiare tutto per lei, e il cuore le si strinse ancora di più.
Poi, non ci fu più tempo per questi pensieri. Gaynor stava seguendo le azioni di Morven, lo vide puntare la spada alla gola di Guxio e subito dopo accasciarsi al suolo, colpito alle spalle da uno degli eretici.
Avrebbe voluto urlare, ma il gridò le morì in gola. Morven, il dolce cavaliere dal viso d'angelo e dal cuore puro, era stato trafitto a tradimento, alle spalle... l'esitazione nell'affondare direttamente Samsagra nella gola di quel folle gli era costata cara. Lo sgomento lasciò il posto alla rabbia, Gaynor sentiva l'ira montarle dentro con una veemenza inaudita. Agire, ecco cosa doveva fare. Agire.
Si girò verso il giullare e gli disse: "Iodix, corri fuori dalle mura e avverti il capitano Belven. Fai più in fretta che puoi, vola!"
Poi si avvicinò ad una delle guardie che seguivano la scena con attenzione, pronte a scattare ad un cenno di Guxio. Scelse un ragazzo giovane che era abbastanza isolata dai compagni, gli si fece vicino con uno sguardo spaventato e gli chiese a pretesto: "Cavaliere, ma cosa succede in questa chiesa?" Allo sguardo sorpreso della guardia, Gaynor rispose con una potente ginocchiata all'inguine, seguita da un calcio ben assestato sui denti, così forte da farle dolere il piede. Come un fulmine sfilò il pugnale della guardia dal suo fodero e corse verso il centro della chiesa, facendosi largo fra la folla che gremiva la cappella. Salì in piedi su una panca e guardò davanti a sè, dove c'era Guxio che stava dicendo a Lady Talia:"...ti darò la possibilità di salutarlo un’ultima volta… approfittane…”
Fu Gaynor invece ad approfittare di quel momento in cui Guxio aveva la guardia abbassata, certo della sua vittoria, per tentare il tutto per tutto.

"Papà, sono costernata nel dovertelo dire, ma hai appena perso la scommessa!" esclamò Gaynor ridendo.
"Che mi venga un colpo! Hai davvero centrato il bersaglio a 50 passi... non credo ai miei occhi!" rispose suo padre, con gli occhi che gli brillavano d'orgoglio.
"Credici pure, perchè io al tempo stesso credo fermamente che entro la fine della settimana prossima avrò il più bell'abito che si sia mai visto a palazzo. Un centro a 50 passi, un abito nuovo per la festa di zia Claire..."

Questo ricordo bruciò nella mente di Gaynor e le diede coraggio, l'ultima spinta che le serviva per tentare di uccidere un uomo a sangue freddo. Prese la mira e, con tutta la forza e la concentrazione di cui era capace, lanciò il pugnale che si conficcò lì dove lei aveva mirato... nel torace di Guxio...

Talia
23-02-2011, 11.58.41
La rapida azione di quel giovane sbucato da dietro l’altare mi sorprese... e mi occorse un momento in più per riconoscere nel suo volto quello di Morven. Era molto diverso da come lo ricordavo quando lo avevo incontrato alla corte di Cartignone: non aveva più la sua armatura, la sue armi e aveva tagliato i capelli... per un istante fui sollevata nel vederlo, poi notai il soldato che silenziosamente gli si stava avvicinando alle spalle...
“Atten...” feci appena in tempo a gridare, ma già quel soldato lo aveva vigliaccamente colpito alla schiena e lui era scivolato a terra.
Trattenni il fiato e, mentre la delirante risata di Guxio riempiva l’aria, io mi precipitai verso di lui.
Aveva ancora il coltello piantato nella schiena, inarcata e rigida... lo afferrai, dunque, e con un gesto secco lo sfilai. Un copioso fiotto di sangue sgorgò dalla ferita, così infilai la mano nella manica del mio abito e ne estrassi un fazzoletto che usai per tamponarla... sarebbe stata ben poca cosa e non sarebbe servito a niente se non fosse stato curato al più presto, però era tutto quello che potevo fare in quel momento.
“Coraggio, Morven!” gli dissi, tentando di infondere fiducia nella voce “Resistete! Resistete, per l’amor del Cielo!”
Già, resistere... mi dissi. Resistere, ma in attesa di che cosa?
E tuttavia scacciai quell’idea... Se davvero dovevamo soccombere, non lo avremmo fatto in silenzio.
Mi sollevai di nuovo in piedi e tornai a guardare Guxio...
“Assassino!” sentenziai, andandogli incontro piena di ira repressa “Assassino, folle, sanguinario, criminale senza Dio...”
Ma lui interruppe la fila di quegli improperi con la sua voce pacata e quell’odioso ghigno di vittoria che portava come stampato sul volto. E continuò a parlarmi così, come chi è certo che non esista niente al mondo che potrebbe sconfiggerlo o anche soltanto colpirlo...
Io lo osservavo in silenzio e intanto il mio cervello lavorava frenetico in cerca di un punto debole, di un pur minimo appiglio... Ma non ne vedevo. Non ne vedevo più!

“Quel cavaliere sta per lasciare questo mondo, ma non sarò ingiusto con te…” aggiunse.
“Falla finita con questa farsa, maledetto!” Gridò Guisgard. “Se devi uccidermi allora fallo subito!”
“Zitto, verme!” Lo colpì uno dei soldati.
“Marco Aurelio” riprese a dire Guxio a Talia “diceva che è la Misericordia la vera virtù di un imperatore… ed io sarò misericordioso… ti darò la possibilità di salutarlo un’ultima volta… approfittane…”

Lo osservai per un istante...
“Tu non sei Marco Aurelio!” dissi “Sei solo un usurpatore! E ti assicuro che niente mi rivolta di più che prestarmi ai tuoi sporchi giochetti...”
Ma i miei occhi corsero a Guisgard... lo osservai un attimo...
“Tu ti fai forte delle debolezze altrui e dei loro sentimenti...” soggiunsi, tornando a guardare Guxio “Cosa diceva Marco Aurelio riguardo a questo?”
Gli voltai dunque le spalle e mi avvicinai a Guisgard... e facendolo i miei occhi notarono i volti dei due soldati che lo tenevano fermo a terra... erano soldati di Cartignone, erano uomini che conoscevo...
“E voi...” dissi, soffermandomi un istante a guardarli “Voi siete peggiori di lui perché avete fatto vostro il delirio di un altro! Voi, che avevate il compito e il privilegio di difendere la vostra città e la vostra gente, vi siete lasciati corrompere per profitto, per potere o solo per paura... ma verrà anche per voi il giorno del giudizio!”
Li osservai ancora per un istante, poi mi avvicinai a Guisgard e mi inginocchiai perché il mio volto fosse di fronte al suo...
“Mi dispiace...” mormorai, abbassando appena gli occhi sul pavimento per poi rialzarli su di lui “Avevi ragione tu quel giorno nel bosco... e io avrei dovuto darti retta fin dall’inizio! Se solo lo avessi fatto, tu forse non saresti qui ora! ...Perdonami!”
Di tutte le cose che avrei voluto dire, non sapevo perché proprio quella mi era salita alle labbra...
E poi, lentamente, mi accostai e lo abbracciai forte, girandogli entrambe le braccia intorno al collo... per un attimo rimasi lì, con gli occhi chiusi e l’anima sottosopra, incurante di ciò che ci circondava... poi mi riscossi e, prima che fosse tardi...
“Ho preso il pugnale di Morven...” sussurrai pianissimo al suo orecchio “E’ dentro la mia manica! Dimmi cosa devo fare!”
E fu in quell’attimo che lo udii...
Un sibilo appena percepibile fendette l’aria. Spostai le mani sulle spalle di Guisgard e mi voltai di scatto... in tempo per vedere un coltello, proveniente da qualche parte al centro della navata principale, volare precisamente in direzione di Guxio.

Guisgard
24-02-2011, 03.03.35
In quel momento un grido si levò dalla gente accalcata in fondo alla navata.
Il pugnale di Gaynor sibilò fino quasi a raggiungere Guxio.
E l’avrebbe colpito, probabilmente spaccandogli il petto, se il soldato che gli era accanto non avesse fatto scudo col proprio corpo.
“Attento, maestro!” Urlò lanciandosi davanti al suo signore.
Un attimo dopo cadde al suolo, col pugnale di Gaynor conficcato nel petto.
Subito alcuni soldati raggiunsero Gaynor e la bloccarono.
Uno arrivò anche a colpirla.
“Maledetti cani!” Urlò esasperato Guxio. “Volete dunque fare di me un martire! E proprio in questo luogo! Che fato beffardo sarebbe!”
Fissò Gaynor ed ordinò alle guardie che la tenevano ferma:
“Quella donna brucerà su un pubblico rogo! Morirà nello stesso modo in cui la sua Chiesa ha ucciso centinaia di donne!”
Poi si voltò verso Talia:
“Ora basta! La mia pazienza ha un limite! Ti ho concesso di salutare quell’inetto per l’ultima volta! Ora può morire!”
E prese la ragazza per un braccio, tirandola a se con forza.
"E dopo di lui anche il vecchio principe farà la medesima fine!" Aggiunse. "E poi sarà il turno di quella povera pazza!" Fissando Gaynor.
E ancora una volta si abbandonò a quella sua delirante risata che si diffondeva, come un eco di morte, tra le statue ed i mosaici di quel santo luogo, mentre Gaynor, bellissima come appare l'ultima stella del cielo prima dell'albeggiare, lo fissava circondata dai soldati armati.
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Guisgard
24-02-2011, 05.27.54
“Lascia scivolare il pugnale nella mia tunica lacerata all’altezza del petto…” mormorò Guisgard a voce bassa a Talia, mentre lei era ancora stretta a lui.
Poi alzò il capo e la fissò.
“Ti dispiace?” Disse a voce alta. “Perdonarti? E per cosa? Tranquilla, non ho nulla da perdonarti…” aggiunse con un malinconico sorriso, che sembrava voler celare tante cose.
“Ora basta! La mia pazienza ha un limite! Ti ho concesso di salutare quell’inetto per l’ultima volta! Ora può morire!”
Gridò Guxio, prendendo Talia per un braccio e tirandola a se con forza.
“Avanti, mozzategli la testa!” Ordinò poi ai suoi uomini. “Sarà il degno sacrificio che aprirà il mio dominio a Cartignone!”
Ma proprio in quel momento si udirono grida e rumori di armi provenire dall’esterno.
Ci fu un attimo di stupore, fino a quando sulla porta della cappella comparvero diversi cavalieri e nani armati.
“Cartignone è sotto il nostro controllo!” Proclamò il Cavaliere Verde avanzando verso l’altare. “Prendiamo il potere in nome di sua grazia il vescovo nella persona dell’inquisitore Ramon de Calamberga!”
Dalla folla allora, approfittando del momento propizio, Goldblum si lanciò sulle due guardie che tenevano ferma Gaynor, ferendole a morte e liberando la ragazza.
Al nano si affiancarono subito Belven, Cavaliere25 con Giselide e Iodix.
Un attimo dopo l’intera cappella e tutto il palazzo furono circondati dalle milizie del misterioso Cavaliere Verde.
E subito, alcuni soldati si avvicinarono a Guxio, per proteggere il loro maestro da quei cavalieri appena giunti.

cavaliere25
24-02-2011, 12.07.24
che facciamo adesso dissi guardandomi intorno li facciamo fuori tutti sti maledetti alla carica gridai al gruppo mentre cercavo il mio avversario da attaccare

Talia
24-02-2011, 18.44.10
Feci ciò che Guisgard mi aveva detto... mentre parlava, io lentamente spostai la mano sinistra tra noi, inclinai appena il braccio e sentii in pugnale, che avevo nascosto nella manica mentre tamponavo la ferita di Morven, scivolare e finire dentro la tunica lacerata del cavaliere.
“Sta’ attento!” articolai contemporaneamente, ma senza emettere neanche un suono, in risposta a quel suo enigmatico sorriso.

“Ora basta! La mia pazienza ha un limite! Ti ho concesso di salutare quell’inetto per l’ultima volta! Ora può morire!”
Gridò Guxio, prendendo Talia per un braccio e tirandola a se con forza.

Fui di nuovo tratta via... ero stufa di esser strattonata da Guxio da ogni parte, quasi fossi un giocattolo senza valore, così tentai di opporre resistenza... seppur con scarsi risultati.
Ciò che avvenne dopo fu un rapido susseguirsi di fatti...
L’ordine di Guxio di uccidere Guisgard, la fitta di profondo dolore che mi invase a quelle parole, le minacce al principe e a quella donna che non conoscevo ma che avevo visto in quello specchio durante la mia prigionia e della quale con ansia avevo seguito la sorte insieme a quella degli altri, poi quelle grida e il rumore di spade, l’arrivo di molti cavalieri e nani armati, il trambusto, le grida della folla... infine la comparsa nella cappella di quel cavaliere con l’armatura dai cangianti riflessi verdi. E in quell’attimo quella figura assorbì tutta la mia attenzione: procedeva con calma attraverso la navata come chi non teme sconfitta e la sua voce, seppure attutita dallo spesso elmo che indossava, suonava calma e autoritaria... Qualcosa parve tintinnare da qualche parte nella mia mente, ma stavano avvenendo troppe cose e troppo in fratta perché io potessi concentrarmi su ciò... e tuttavia per un momento, solo per un momento, curiosamente, fui invasa da una sensazione vagamente familiare.
Poi i soldati di Guxio ci accerchiarono, nel tentativo di difendere il loro signore, io distolsi lo sguardo da quel cavaliere e quella sensazione se ne andò con la rapidità con cui era comparsa.

Morrigan
25-02-2011, 04.10.26
“C'era un grillo in un campo di lino
la formicuzza gli chiese un mazzolino…”

La luce era asfissiante, copriva ogni cosa. Morven non riusciva nemmeno a tenere gli occhi aperti. E c’era freddo, nonostante quel sole insistente. Forse perché non aveva più la sua armatura. Già… la sua armatura… perché non aveva più la sua armatura? Non lo ricordava più. Le nuvole passavano rapide sopra il suo corpo…

“Disse il grillo: Cosa ne vuoi fare?
Calze e camice, mi voglio maritare..."

E poi c’era quella canzone, che risuonava ossessiva intorno a lui…

“Poi la sera nel prendere l'anello
cadde il grillo e si ruppe il cervello.
La formicuzza dal grande dolore
prese uno spillino e si trafisse il cuore…”

Avrebbe soltanto voluto che quella canzone finisse. Era così triste! Non ci pensava, quando era bambino, ma a risentirla adesso gli sembrava così triste… smettetela, smettetela…

“Prese uno spillino e si trafisse il cuore…”
“Smettila, ti prego”

Tese una mano ad afferrare l’aria. Non c’era nessuno accanto a lui, eppure quella voce lo circondava, andava e veniva, accarezzando lo spazio attorno a lui.

“Coraggio, Morven! Resistete! Resistete per l’amor del cielo!”

A quelle parole spalancò gli occhi… di chi erano quegli occhi, quei capelli? Di chi era quella voce? Sembrava tutto così confuso, perso in una nebbia dorata e scintillante, che galleggiava come pulviscolo davanti ai suoi occhi, che si sollevava come incenso profumato avvolgendosi nell’aria… sì, incenso… c’è odore di incenso e di fiori… i capelli di lei profumavano di fiori… o forse era il profumo di quel prato verde nel rigoglio della primavera…
… Morven si puntellò con le mani e quasi a fatica si mise a sedere. Il sole folgorava gli occhi e inondava la terra piena di fiori. Sbattè le palpebre per schiarirsi la vista. La filastrocca cantilenata stancamente, con voce infantile, continuava a galleggiare nell’aria.

“Prese uno spillino e si trafisse il cuore…”

Lei era seduta sull’erba, poco distante. Le ampie gonne si erano aperte disordinatamente, i capelli erano stretti in nastri colorati. Cantava e raccoglieva fiori, e sembrava non vederlo.

“Zulora…” mormorò.

I suoi occhi, vedendola, quasi si inumidirono per la commozione, perché in quel momento di dolore e confusione lei era la persona che più di tutte avrebbe voluto riabbracciare.
Lei si voltò sentendosi chiamare, e lo fissò con uno sguardo sorpreso.

“Come conoscete il mio nome, cavaliere?”

Morven ebbe un sobbalzo, un profondo moto di triste stupore.

“Ma… come? Zulora… io…”
“Ah…” sorrise lei, ignorando la sua reazione “forse venite dal ducato di Cassis… sapete, quando vivevo laggiù tutti conoscevano il mio nome”

Lui la guardo con cupo dolore.

“Sorellina mia…” mormorò, ma le parole gli morirono nella gola.

Non stava scherzando, la conosceva bene. Quella fanciulla non dava segno di riconoscerlo. Era sua sorella, ne era certo, come era certo di essere se stesso, ma non lo riconosceva. Continuava a canticchiare quella filastrocca da bambini e non sembrava far caso a lui.

“Perché, cosa è cambiato?”

Lo chiese dopo un lungo silenzio, decidendosi infine ad assecondarla, qualunque fosse il motivo del suo strano comportamento.
Lei sollevò le lunghe ciglia nere.

“Adesso mi hanno dimenticato”

Restarono di nuovo in silenzio. Morven la spiava sottecchi, mentre la pena gli cresceva nel cuore.

“Milady…” azzardò dopo qualche istante “milady… non rammentate il mio volto?”

Zulora si fermò, lo osservò per qualche istante.

“Io… credo… ma non sono sicura…” esitò, portandosi un dito alle labbra “… siete forse uno degli uomini di mio padre?”
“Vostro padre è il duca Armenio di Cassis?” chiese, sperando che quel nome potesse risvegliare in lei qualche ricordo.

Lei annuì e raccolse un fiore.

“Sì… avrei voluto invitarlo al mio matrimonio, ma purtroppo non è potuto venire… voi ne conoscete il motivo, signore?”

Morven rabbrividì.

“Il motivo?”
“Sì, il motivo” rispose lei con candore “Se siete uno dei suoi uomini, forse sapete perché non è venuto alle mie nozze”
“Milady, vostro padre è… morto”

Ma anche allora lei parve non vedere e non sentire lo sconvolgimento che lo agitava, nè comprendere il peso delle sue parole.

“Avevo anche un fratello una volta, però mi ha abbandonata…”
“Abbandonata… ma no, Zulora! No!”, e tese la mano, cercando di afferrarla.
“Deve essere stato in aprile… aprile è un mese così triste… volevo dargli un mazzo di fiori, ma credo che lui sia morto adesso”
“Morto?”
“Deve essere morto, sì… o non mi avrebbe lasciata piangere per così tanto tempo… lui diceva di amarmi! Si raccomandava sempre di non correre troppo con il cavallo… era sempre premuroso con me… diceva sempre…”
“Che non aveva abbastanza occhi”
“Già… chissà se si sentirà solo a dormire nella terra fredda…"

A quelle parole, il dolore nel suo cuore crebbe fino quasi ad essere insopportabile. Risaliva lungo la schiena e si concentrava nel suo petto, fin quasi a togliergli il respiro, che adesso gli usciva a fatica.

“Zulora… io vi prometto…” disse, sforzandosi di ignorare quelle fitte che gli impedivano di parlare “… io vi prometto che vostro fratello tornerà a prendervi… ve lo prometto, anche se fosse l’ultima cosa che faccio in questa vita!”

Lei si voltò, e per la prima volta sul viso aveva dipinto un’espressione di reale turbamento.

“E come potreste mai? Voi non siete un cavaliere… non avete né armatura né spada… non più!”

A quelle parole, Morven si lasciò scorrere le mani sul corpo, nervosamente. Si tastò i fianchi in cerca della sua spada, ma si accorse di non avere più nemmeno quella.

“La mia spada… Samsagra… Zulora, che ne hai fatto della mia spada?”

Lei lo fissò tranquilla.

“Ah, quella vecchia spada… l’ho gettata… l’ho gettata nel fondo del lago che c’è vicino al castello”

Morven, a quelle parole, scattò in piedi e quasi si lanciò verso di lei, afferrandole le braccia.

“Zulora! Che hai fatto? Perché l’hai gettata?”

Lei cercò di divincolarsi, protestando debolmente contro quella violenza.

“Era solo una vecchia spada. Era tutta arrugginita e incrostata, e per questo l’ho gettata!”

Sentendo quelle parole, di colpo la lasciò andare, cadde in ginocchio sull’erba e si prese la testa tra le mani.

“Ma era la mia unica speranza…” mormorò.

Lei si sollevò in piedi, con aria profondamente adirata. Si sistemò la veste che si era sgualcita, poi si girò a guardarlo con occhi cattivi.

“E anche se così non fosse stato,” gli gettò in faccia con voce maligna, mutata “comunque non vi sarebbe servita a nulla, cavaliere”
“Perché dici questo?”
“Perché? Perché siete morto!”
“Zulora, sei forse impazzita, che dici queste cose?”
“Non sono impazzita, cavaliere. Io so che siete morto, perché sono morta anche io…”
“Morta?” esclamò lui, sollevandosi, quasi fuori di sé.

Ormai la sua mente sembrava essere naufragata in quel cattivo sogno, e Morven non riusciva più a riconoscere i contorni delineati di quella realtà. La luce era soffocante, e lui quasi non poteva respirare. Il prato si sbiadiva e i fiori perdevano pian piano i loro colori. Riusciva soltanto a vedere lei, in quel momento… lei che si scostava una ciocca di capelli dal viso e lo guardava con un sorriso strano.

“Pensavo che aveste capito, cavaliere… eppure ve lo avevo spiegato… la formicuzza dal grande dolore prese uno spillino e si trafisse il cuore…”

Guisgard
25-02-2011, 04.25.44
“State calmo, ragazzo mio!” Disse il Cavaliere Verde con un cenno a Cavaliere25. “E’ già stato sparso troppo sangue in queste terre… e a meno che i nostri avversari non siano tanto pazzi da resistere a quella che è una chiara sconfitta, vorrei evitare altri scontri!” E continuò ad avvicinarsi all’altare, seguito da alcuni dei suoi e dal Cappellano.
“In nome di quale autorità entrate qui e vi proclamate vincitore?” Gridò Guxio. “Con voi non vedo nessun vescovo e nessun inquisitore!”
A quelle parole il Cavaliere Verde ed i suoi si arrestarono.
Il Cappellano allora fece tre passi avanti ed aprendosi il saio estrasse la croce vescovile.
“Sono l’inquisitore Ramon de Calamberga” si presentò “ed in nome del Santo Uffizio e di sua grazia il vescovo siete tutti accusati di eresia!”
Il Cavaliere Verde ed i suoi si inchinarono davanti all’inquisitore pontificio.
“Sua grazia” continuò Ramon che aveva ormai svelato la sua identità “mi ha affiancato il nobile cavaliere qui presente…” indicando il Cavaliere Verde, che a quelle parole si tolse finalmente l’elmo “… egli è il braccio armato di questa missione contro gli orrori che hanno flagellato Cartignone… alzatevi sir Geoffrey di Warnich!”
Il cavaliere si alzò e affiancò l’inquisitore, mentre il suo sguardo raggiunse subito Talia sull’altare.
“Che Iddio ci risparmi!” Esclamò Frigoros. “Siete dunque vivo, sir Geoffrey!”
“Lasciate subito il principe e quel cavaliere!” Ordinò Geoggrey alle guardie che tenevano Guisgard e Frigoros.
“No, uccideteli tutti invece!” Urlò, con folle determinazione, Guxio.
Ma, approfittando di quell’attimo di confusione, Guisgard estrasse il pugnale datogli da Talia e trafisse mortalmente le guardie che lo circondavano.
La stessa cosa fecero Belven e Goldblum con i soldati che tentarono di attaccarli.
“Colpisci chiunque tenti di attaccarti!” Gridò poi Belven a Cavaliere25.
Iodix, intanto, dal fondo della navata corse verso Morven che giaceva quasi privo di vita poco distante dall’altare.
“Ora tocca a te…” disse Guisgard a Guxio, ormai quasi del tutto circondato dai cavalieri e dai nani appena giunti.
“Pazzi…” mormorò il capo degli Atari con un ghigno “… davvero pensate di avermi sconfitto? Davvero credete che la vostra corrotta Chiesa possa condannarmi a morte in nome del suo effimero potere?” Si abbandonò ad una delirante risata e concluse. “Ma io tornerò… si, tornerò ed allora nessuno di voi si salverà dalla mia collera! Nessuno!”
Fece alcuni passi indietro, per poi svanire attraverso un passaggio segreto nella parete della navata, abbandonando così i suoi seguaci.
“Maledetto assassino!” Gridò Guisgard avvicinandosi alla parete e cercando il passaggio attraverso il quale Guxio era sparito.
“Lasciate perdere, Guisgard…” disse Ramon “… quel fanatico sarà già lontano adesso…”
“Non può cavarsela così!” Esclamò Guisgard. “Non dopo il male che ha causato!”
“Può essere fuggito ora…” rispose l’inquisitore “… ma non potrà farlo in eterno… la Giustizia Divina giungerà prima o poi… ed allora quel folle dovrà rendere conto del suo orribile operato…”
Fissò poi Morven e ordinò che venisse medicato.
“Non è una ferita grave, amico mio…” disse Guisgard avvicinandosi a Morven mentre veniva portato via “… vedrai che presto sarai guarito…”
“Cavaliere…” lo chiamò Geoffrey “… abbiamo liberato Cartignone… ora è questo ciò che conta… quell’assassino pagherà, non temete…” si avvicinò ed aggiunse “… avete salvato mia figlia, vi sarò debitore a vita…” e gli consegnò la sua spada sotto gli occhi di Ramon.
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cavaliere25
25-02-2011, 12.27.41
Guardai Belven e dissi si non mi farò avvicinare da nessuno chi mi vorrà mi dovra prendere prima e mi misi in posizione di attacco mentre guardavo i miei compagni

Talia
25-02-2011, 12.51.42
Il Cavaliere Verde si tolse infine l’elmo e io rividi quel volto... non avrei saputo dire cosa avvenne in me in quel momento: una serie di emozioni forti mi invasero improvvisamente e la mia testa vacillò...

“Talia! Talia... sono tornati!” la voce cristallina di Eileen mi riscosse da quel torpore.
Aprii gli occhi e balzai in piedi: “Quando?” chiesi.
“Adesso! Avevo dato ordine che fossimo avvisate non appena avessero varcato le mura... Pensavo lo volessi sapere subito!”
Senza aggiungere altro mi precipitai fuori dalla stanza di Eileen, nella quale ero solita venire ospitata quando papà era costretto a lasciare Cartignone... lui non voleva che vivessi da sola nella nostra casa quando non c’era.
Percorsi la strada correndo a perdifiato, volai per corridoi e scale senza guardarmi intorno, fino a giungere nel cortile principale. L’aria fredda della notte mi tagliò la pelle, ma io non ci feci caso. Un gruppo di cavalieri stava silenziosamente smontando da cavallo al centro del cortile, mentre alcuni paggi assonnati tenevano alte intorno a loro delle torce accese. E anche a quel debole e tremante chiarore lo riconobbi subito...
“Papà!” gridai, correndogli incontro, incurante degli sguardi incuriositi e un po’ sogghignati dei suoi uomini.
Lui si voltò e mi vide: “Talia...” mormorò sorpreso, aprendo le braccia per accogliere il mio slancio “Talia, che ci fai in piedi a quest’ora? Dov’eri?”
“Da Eileen! Lei mi ha detto che eravate tornati... oh, papà, ero così in pena! Tutti questi giorni e neanche un messaggio, nemmeno una lettera, ho aspettato tanto, ogni giorno andavo fino alle mura e ti aspettavo, e il principe che continuava a dirmi di non preoccuparmi, che se pure tardavate non voleva dire che doveva esser successo qualcosa...”
Parlavo a raffica e senza riprendere fiato, come facevo sempre quando ero stata molto spaventata... lui mi interruppe con un gesto.
“Eri preoccupata?” chiese, scrutandomi serio.
Annuii.
“Talia... ma questo è il mio mestiere. Sono un soldato, lo sai! E il mio compito è eseguire gli incarichi che mi vengono affidati!”
“Lo so!” mormorai, poi alzai gli occhi e lo fissai “Ma sei anche mio padre! Sei tutta la mia famiglia... e il tuo compito è tornare a casa sano e salvo ogni sera!”
L’uomo rimase in silenzio per un momento, serio come non mai... poi sorrise.
“Hai ragione!” disse “Hai assolutamente ragione! Scusami! Ti prometto che, qualsiasi cosa accada, tornerò sempre a casa!”

C’era confusione nella cappella, ma io ero come pietrificata...
Una forte emozione mi aveva pervasa, simile per certi tratti ad un vago senso di sollievo che lentamente stava sopraffacendo tutti i timori, le paure, le angosce, i rimpianti e i sensi di colpa degli ultimi mesi...
Vedevo tutto ciò che avveniva come se fosse al di là di un vetro... le parole del Cappellano, il rapido gesto di Guisgard, l’ardore della battaglia di Belven e Cavaliere25, Morven che veniva portato via, la fuga di Guxio...
Poi finalmente trovai la forza di muovermi...

“Cavaliere…” lo chiamò Geoffrey “… abbiamo liberato Cartignone… ora è questo ciò che conta… quell’assassino pagherà, non temete…” si avvicinò ed aggiunse “… avete salvato mia figlia, vi sarò debitore a vita…” e gli consegnò la sua spada sotto gli occhi di Ramon.

Mi avvicinai lentamente a loro... sentivo le mani tremarmi appena... mi fermai a pochi passi.
Sorrisi un momento a Guisgard, poi spostai gli occhi su mio padre...
“Hai mantenuto la promessa...” mormorai, e la voce mi si incrinò. Inspirai forte e cercai di dominarmi, ma non ci riuscii: scattai così avanti e lo abbracciai forte...
“Oh, papà... hai mantenuto quella vecchia promessa! Sei tornato! L’hai mantenuta... grazie!”

Lady Bethan
25-02-2011, 18.29.25
Violenza, sangue e morte.
Bethan, per un attimo, pensò di trovarsi in mezzo ad uno dei suoi peggiori incubi.
Fra la folla qualcuno gridava, altri incitavano i combattenti, altri ancora cercavano di portare i bambini al riparo.

Bethan non gridò e non tentò di scappare.
Si strinse solo più forte al cavaliere vermiglio.
Ad un certo punto, volgendo lo sguardo al centro della navata la vide.
Gaynor, bella come sempre, con i verdi occhi fiammeggianti.

"Gaynor!" chiamò Bethan. E il suom unico scopo, da quel momento in poi, fu quello di riabbracciare l'amica ritrovata.

Lady Gaynor
26-02-2011, 00.35.09
Gaynor si sentì d'un tratto esausta, stremata. Era successo tutto così in fretta che persino la sua mente sveglia aveva faticato a tenere il passo con gli accadimenti. Morven ferito, Guxio salvato da un soldato, Guisgard e Talia in balìa di quei folli... e poi le guardie intorno a lei, Goldblum che la traeva in salvo, il Cappellano che si era rivelato l'Inquisitore, il Cavaliere Verde che in realtà era il padre di Talia e la fuga di Guxio... troppe cose tutte assieme, emozioni a raffica che avrebbero scosso anche l'animo più rigido.
Guardò in direzione di Talia e l'emozione che lesse sul suo bellissimo viso le fece quasi male al cuore. Cosa avrebbe dato lei per poter rivedere suo padre, anche per un solo istante, per un solo abbraccio e per un solo bacio... avrebbe dato la sua, di vita, per sentirsi chiamare di nuovo amore e leggere nei suoi occhi e in quella parola tutto l'orgoglio e l'adorazione che il padre aveva per lei. Ma questo non sarebbe mai più accaduto... ed erano ormai passati tre anni...
Addio papà, non te l'avevo mai detto prima, ma credo sia arrivato il momento... addio papà, con tutto l'amore che ho provato e che mai smetterò di provare... addio papà, con te sono morta un po' anch'io, ma ora voglio provare a vivere di nuovo... addio papà...
E mentre pensava a questo, alta si levò una voce a chiamarla.
"Gaynor!"
La riconobbe subito, prima ancora di girarsi e vedere la sua capigliatura d'oro spiccare tra la folla... Non può essere, non può essere...
"Bethan! Bethan!" gridò Gaynor, cominciando a correre tra la folla, spintonando e saltando panche, finchè fu tra le braccia della sua amata amica, dove finalmente si lasciò andare ad un pianto liberatorio.

Guisgard
26-02-2011, 03.03.07
Prima la paura, poi il sollievo e la gioia.
Tutti esultarono davanti a quegli eventi.
Ma nella folla, tra festosi sussulti, una sagoma imponente si faceva spazio, fino a raggiungere la giovane Giselide.
“Papà!” Esclamò la ragazza, abbracciando forte suo padre.
“Grazie al Cielo sei sana e salva, figlia mia!”
I due restarono stretti in quell’abbraccio per alcuni istanti.
Poi, come destatosi, il Cavaliere Vermiglio fissò Cavaliere25.
“Tu… sei entrato con l’inganno nella mia casa e hai messo in pericolo la vita di mia figlia… ora ne risponderai a me…” disse con rabbia il forte cavaliere.
Estrasse la spada, deciso a colpire il giovane arciere.
“No, milord!” Intervenne Goldblum bloccando con la sua spada quella del Cavaliere Vermiglio. “State commettendo un grave errore!”
“Come osi intrometterti, nano!” Gridò il cavaliere. “Fatti da parte o giuro davanti al Cielo che dopo toccherà anche a te!”
“Mio signore, ascoltatemi…” disse il nano “… se ora potete stringere vostra figlia tra le braccia e ringraziare il Cielo per averla ritrovata, è solo merito di Cavaliere25… egli, durante la dura prigionia nel covo di quei fanatici, ha avuto un’unica volontà… liberarla, anche a costo della vita… e vi giuro sul mio onore che l’avrebbe ben resa la sua vita per salvare quella di lei…”
“Ed io dovrei credere alle parole di un nano?”
“Ho molto amato mio padre” rispose Goldblum “e tutto ciò che sono e che conosco lo devo a lui… per me il nome di mio padre è sacro… eppure non esiterei ora, davanti a voi, a giurare su quel nome pur di dimostrarvi il valore e la lealtà di Cavaliere25.”
Il Cavaliere Vermiglio fissò con attenzione Goldblum senza dire niente.
“E’ vero, papà!” Intervenne Giselide. “E’ stata tutta colpa mia! Io ho voluto abbandonare il castello per seguire le sensazioni di un mio sogno, nonostante Cavaliere25 abbia cercato in tutti i modi di fermarmi! E fu lui a proteggermi durante la prigionia nel tempio di quegli assassini!”
“Milord…” disse Belven avvicinandosi “… ciò che avete udito è vero… e se davvero volete sfidare Cavaliere25, allora sappiate che dovrete affrontare anche tutti noi!”
Il Cavaliere Vermiglio fissò tutti loro.
“E sia…” mormorò rimettendo a posto la spada “… se questo ragazzo possiede compagni tanto nobili da sfidare la morte per lui, allora vuol dire che vi è del buono nel suo cuore… alla fine ciò che conta è che la mia Giselide sia sana e salva… gioite, dunque” rivolgendosi poi a Cavaliere25 “e riprendete la vostra strada… su di voi madonna Morte ha cambiato programmi.”
Sorrise e riabbracciò di nuovo sua figlia.

Guisgard
26-02-2011, 03.15.55
Gaynor e Bethan si strinsero in un tenero abbraccio.
E di colpo le sofferenze e la paura sembrarono affievolirsi nel cuore della dama di Imperion.
L’aver ritrovato la sua cara amica Bethan diede gioia e sollievo a Gaynor, scacciando per un momento il dolore e la solitudine.
“Mia signora…” disse il Vecchio delle Fosse avvicinandosi a Gaynor “… vi ho trovata da sola ed in fuga… e ora che devo ripartire ho piacere di sapervi invece in compagnia di questa tenera e dolce amica… ma prima di andare voglio ringraziarvi per avermi preso con voi, conducendomi in questo luogo… ora il mio compito qui è finito, ma vi è sempre del grano da mietere nelle mie terre e spetta a me prepararlo affinché sia pronto per quando il mio Padrone deciderà di separarlo dalla paglia e dagli sterpi…”
Sorrise con tenerezza alla ragazza, per poi svanire tra la folla festante che si era radunata davanti alla cappella.

Guisgard
26-02-2011, 04.49.02
Intanto, nell'infermeria del palazzo, Morven era stato affidato alle cure del medico personale di Frigoros.
Al giovane fu medicata la ferita, che fortunatamente, non essendo molto profonda, non aveva colpito nessun organo vitale.
"Avete perso del sangue, ragazzo mio..." disse il medico di corte "... ma fortunatamente avete un corpo sano e forte... vedrete, vi riprenderete presto..."
"Abbastanza presto per..." fece un soldato, avvicinandosi poi all'orecchio del medico e parlando a voce bassa.
"Beh..." mormorò il medico "... il paziente dovrebbe riposare e non fare sforzi..."
"Ma lord Frigoros tiene molto a questa cosa..."
"E sia..." rispose il medico al soldato "... ma assisterà alla cerimonia stando seduto... e dovrà rientrare appena il tutto sarà terminato!"
"Certo, non temete!" Annuì il soldato.

Guisgard
26-02-2011, 04.50.21
Le grida di gioia, i ringraziamenti al Cielo.
La cappella, il palazzo e tutta Cartignone gioivano a festa.
Geoffrey salutò ed omaggiò il principe Frigoros e poi riabbracciò Talia.
“Bambina mia…” le sussurrò commosso “… come è triste la silenziosa Luna quando nel fissarla, pur sapendolo lontano, si cerca il volto di chi più si ama a questo mondo… è dura stare lontano quando tutto ti parla dei tuoi affetti e della tua terra… sei stata tu a darmi la forza di affrontare tutto questo, figlia mia… solo il desiderio di rivederti, la speranza che ti avrei riabbracciata di nuovo, hanno fatto si che continuassi a lottare contro tutto e tutti… e grazie a Dio sono stato ricompensato con la gioia più grande…”
Ed avvicinandosi ai due, il vecchio Frigoros si unì a quel loro abbraccio.
“Grazie, mio Signore e mio Dio…” mormorò in lacrime.
E dopo qualche istante, chiamato a gran voce dal suo popolo, il vecchio principe raggiunse il portico della cappella.
“Cittadini…” gridò “… dobbiamo fare festa… da oggi Cartignone è di nuovo vostra!”
Ed il boato della gente sembrò scuotere tutta la città, come a destarla definitivamente da tutti gli orrori che aveva vissuto.
Le campane allora suonarono a festa e squilli di trombe proclamarono tredici giorni di festa, con canti, balli e giostre.
Poi, chiamati in rassegna, tutti coloro che avevano affrontato l’eretica minaccia degli Atari furono premiati da lord Frigoros e dalla sua pupilla lady Talia.
Così, Belven, Morven, Cavaliere25 e Goldblum vennero nominati cavalieri del regno e fu consegnata loro la prestigiosa Croce Aurea di Cartignone.
A Gaynor e Bethan invece vennero donate alcune terre del regno, insieme al titolo di Gran Dame di Cartignone.
“Che gioia vi è oggi e che gran festa!
E non vi è cuor che la felicità non investa!”
Recitò Iodix.
“Hai ragione, mio buon giullare!” Disse il Cavaliere Vermiglio.
“Ma dov’è sir Guisard?” Chiese stupito Frigoros ai suoi. “Tutta Cartignone è qui e l’ultima Croce Aurea spetta a lui…”
“Sembra svanito!
Ma dove sarà finito?”
Si domandò il giullare.

Guisgard
26-02-2011, 06.07.25
Il Sole filtrava dalle finestre e dalle fessure delle scuderia, riflettendosi sulla paglia tutt’intorno in un alone dorato.
Si udivano le grida gioiose della gente, che però sembravano lontane e quasi estranee.
“Amico mio…” disse Guisgard accarezzando il suo cavallo “… ti trovo in gran forma… ricordi la Cornovaglia? Eri sempre il primo… primo nella corsa, primo nello scalciare e nel caricare… amico mio… ora torneremo a casa… forse lì troveremo quella serenità che tanto ci manca…”
Strinse allora le redini del suo cavallo e per un attimo il suo sguardo si perse tra i raggi di Sole che invadevano quell’ambiente.
“Siete qui…”
“Voi? Cosa cercate qui?” Chiese Guisgard a Ramon.
“Cercavo voi…” rispose questi “… anzi, tutta Cartignone vi sta cercando…”
“Davvero? Non credo affatto…”
“Eppure tutti per le strade parlano di un formidabile spadaccino…”
“La gente dimentica presto, credetemi…”
“Può darsi... ma a voi non interessa la gente comune, o sbaglio?”
“A me interessa solo di me stesso…” rispose Guisgard, mentre sellava il suo cavallo “… anzi, vi dirò… amo stare da solo, lontano da tutto e tutti…”
“A volte la vita è strana, quasi beffarda…”
Guisgard lo fissò incuriosito.
“Siete tanto abile con la spada, tanto coraggioso ed audace da rasentare talvolta quasi la follia…” continuò l’inquisitore “… eppure ora volete fuggire via…”
“Fuggire?” Ripeté Guisgard. “Fuggire da cosa?”
“Dovreste essere voi a dirlo a me, cavaliere…”
“Vi confondete, monsignore.”
“Allora perché non avete partecipato alla premiazione?”
“Perché non c’è nulla da premiare!” Rispose Guisgard. “Non sono fatto per gli onori e per i premi! Non mi interessano!”
“Vedo che siete in partenza… dove siete diretto?”
“Lontano… a Cartignone non ho più nulla da fare… niente ormai mi trattiene più qui…”
“Beh, avete salvato lady Talia, la pupilla di lord Frigoros... e immagino lei voglia ringraziarvi…”
“Talia?” Ripetè il cavaliere, smettendo per un momento di stringere i lacci attorno alla sella. “Ormai lady Talia è felice, ha ritrovato suo padre e la sua città è libera… non credo a lei importi altro… ed in fondo è giusto così…”
“E voi?” Chiese Ramon.
“Io? Io sono un estraneo qui a Cartignone… un cavaliere errante come ce ne sono tanti… presto nessuno ricorderà più il mio volto ed il mio nome…” riprese a sellare il cavallo ed aggiunse “… un cavaliere appare sulla scena impersonando un ruolo in questa grande tragedia o farsa, fate voi, che è la vita… e finita la battaglia, lo spettacolo, sparisce nello stesso modo in cui è comparso…”
“Date una definizione di voi stesso tanto romantica quanto discutibile, amico mio!”
“Ora devo andare…”
“Siete davvero deciso, dunque?” Domandò Ramon.
“Un monaco mi ha consegnato una lettera… è da parte di mio zio il duca…” mostrando la lettera all’inquisitore “… credo sia stato il vescovo ad inviare qui quel monaco… in Cornovaglia si combatte… c’è stata una rivolta guidata dal cugino di mio zio che vanta diritti sul ducato… il mio posto ora è lì, a combattere al fianco di colui che mi ama come un padre, benché io gli abbia dato solo dispiaceri…”
“Capisco…”
“Mi fareste una grazia, monsignore?” Chiese Guisgard. “Ebbene, vorrei che alla premiazione fosse ricordato il nome di un altro valoroso che ha dato la vita per liberare il regno… il mio amico Gila il nano…”
“Sarà fatto, avete la mia parola.”
“Vi ringrazio. E vorrei anche che consegnaste questo a lady Talia…”
“E’ un arco!”
“Si, andò perduto quando giungemmo nel tempio di quegli eretici… sono riuscito a ritrovarlo proprio mentre lasciavo quel posto maledetto… vi prego, fatele riavere qust'arco… è importante per lei… è un regalo di suo padre…”
“Forse dovreste essere voi a riconsegnarle quest'arco…”
“Non credo. Mi farete questa grazia?”
“Lo farò, state tranquillo.” Rispose il domenicano.
“Bene, allora non vi è più altro da dire…”
“Non volete salutarla?” Domandò Ramon.
“Devo andare… addio, monsignore…”
“Cavaliere…” mormorò Ramon “… che Dio vi benedica.” Disse dopo un attimo di silenzio.
Ed uscì dalle scuderie, lasciando il cavaliere da solo, mentre tutta Cartignone faceva festa.
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cavaliere25
26-02-2011, 18.43.50
Guardai il cavaliere Vermiglio e dissi grazie milord ero pronto a sacrificare me stesso pur di far tornare vostra figlia a casa sana e salva e mi scuso per non avervi reso partecipe del sogno di vostra figlia ma avevo dato la mia parola di non dirvi nulla se ora voi volete potete anche dirmi tutto quello che volete io sono solo felice di vedere vostra figlia viva non lo lasciata sola neanche un secondo anzi signore dissi mi sono anche affezionato molto a vostra figlia e rimasi in silenzio e aspettai una sua risposta ho gesto.

Lady Gaynor
26-02-2011, 20.05.26
“Mia signora…” disse il Vecchio delle Fosse avvicinandosi a Gaynor “… vi ho trovata da sola ed in fuga… e ora che devo ripartire ho piacere di sapervi invece in compagnia di questa tenera e dolce amica… ma prima di andare voglio ringraziarvi per avermi preso con voi, conducendomi in questo luogo… ora il mio compito qui è finito, ma vi è sempre del grano da mietere nelle mie terre e spetta a me prepararlo affinché sia pronto per quando il mio Padrone deciderà di separarlo dalla paglia e dagli sterpi…”
Gaynor di intenerì di fronte a quel vecchio di cui poteva ben dire di non conoscere nulla, se non la sua essenza quasi soprannaturale. Lo abbracciò e gli rispose: "Mio signore, so che è inutile cercare di trattenervi perchè forse il nostro mondo non è il vostro, ma voglio che sappiate che conserverò il vostro ricordo nel mio cuore, affinchè alimentandolo io possa continuare a credere di avere un angelo custode da qualche parte...". Detto questo, come magicamente era apparso un giorno in quel campo, altrettanto magicamente se ne andò confondendosi tra la folla.
Gaynor avrebbe voluto dire tante cose a Bethan, ma presto furono tutti catapultati in un clima di gioia, in quanto Frigoros aveva annunciato al popolo di Cartignone che da quel giorno in poi ne sarebbero seguiti altri dodici di festeggiamenti. Campane e trombe risuonavano ovunque, mentre Frigoros chiamò ad uno ad uno tutti coloro che avevano contribuito a liberare la città dalla sanguinaria follia degli Atari. Furono distribuiti titoli e Croci Auree, strette di mano ed abbracci non si contavano. Quando fu il turno di Gaynor, Frigoros le offrì alcune terre ed il titolo di Gran Dama di Cartignone. Quando era partita per quell'impresa, era proprio questo che Gaynor aveva sperato, la possibilità di vivere la sua vita in modo libero ed indipendente. Ed allora perchè adesso mi sento così confusa? Denaro, castelli e un titolo... ed il cuore vuoto...
E fu così che, presa la parola, si avvicinò a Frigoros e gli disse: "Milord, non ho abbastanza parole per esprimervi la mia gratitudine per la vostra offerta, ma ho deciso di non restare a Cartignone e mi sembrerebbe poco dignitoso usufruire di una rendita pur non essendo qui, quindi credo sia meglio che io rifiuti. Mi basterà che mi offriate una ripulita ed un vestito per riprendere le sembianze di una dama e non di una zingara quale sembro adesso, e magari accetterei anche una piccola ricompensa in moneta per poter proseguire il mio viaggio. Sapete, giusto per non dover ripetere un'impresa del genere in caso di difficoltà..." e qui Gaynor fece seguire alle parole un ampio sorriso "Lady Talia" proseguì rivolgendosi alla dama " è stato un onore per me lottare per voi e per la vostra città. Un giorno magari ci rivedremo per scambiarci parole squisitamente civettuole, ci conosceremo meglio e parleremo di tutto ciò che di più frivolo ci verrà in mente, ma adesso è giunto il momento che io vada per la mia strada. Dopo, potrei non averne la forza pur sapendo che quello che cercavo non l'ho ancora trovato..."
Congedatasi dai due, Gaynor si accorse che Guisgard non era con loro. Senza dir niente a nessuno, si allontanò alla sua ricerca. Arrivata nei pressi delle scuderie, sentì parlare due persone. Si avvicinò di più e riconobbe le voci di Guisgard e del Cappellano, o per meglio dire l'Inquisitore. Si fermò ad ascoltare e, quando l'Inquisitore se ne andò, lei prese il coraggio a due mani ed entrò nella scuderia, trovando Guisgard di spalle. Gli arrivò alle spalle e gli toccò un braccio.
"Sir, brutto gesto da parte vostra quello di andar via senza dir niente a nessuno. Non contiamo nulla, dunque? Dopo quello che abbiamo condiviso... Ci sono persone per le quali siete importante e che non hanno esitato un attimo a dare la vita per voi. Un saluto non vi sembra il minimo? Se fossi venuta a cercarvi con qualche minuto di ritardo avrei dunque rischiato di non vedervi mai più? Così, senza una parola... o un gesto... un gesto come questo..." repentinamente Gaynor si avvicinò a Guisgard, gli prese il volto tra le mani e lo baciò sulla bocca, con tutta l'intensità di cui fu capace. Poi si voltò e corse fuori dalle scuderie.

Talia
28-02-2011, 02.36.09
“Permesso... scusatemi... scusatemi... permesso...” continuavo a ripetere. Eppure tutti a Cartignone erano tanto felici e presi dai festeggiamenti, che nessuno faceva caso a me.
Raggiunsi finalmente una stradina laterale e qui sostai... ero conscia di essere ancora tutta abbigliata secondo le volontà di Guxio per quella inutile cerimonia, così iniziai a sfilarmi dai capelli tutte le perle e i fiori d’oro che me li tenevano, fino a scioglierli del tutto, e donai quei preziosi fermagli ai bambini che giocavano nella piazza, lo stesso feci con tutti gli orpelli di quello sfarzoso abito, strappandoli con poca grazia.
Quando ebbi finito, mi appoggiai ad un muro, chiusi gli occhi ed inspirai... mi muovevo più liberamente ora, eppure non mi sentivo affatto meglio.
Aver ritrovato mio padre, aver potuto rivedere il suo volto e sapere che stava bene mi aveva portato una gioia che raramente prima avevo provato... eppure non riuscivo a godere appieno di quel momento: avevo partecipato alla consegna delle onorificenze e dei doni che il principe aveva riservato ai nostri valorosi liberatori, eppure la prima cosa che avevo notato, quando ero giunta di fronte a loro e mi erano state messe in mano le cinque Croci Auree, era stata l’assenza di Guisgard...
Avevo allora spostato gli occhi e guardato in basso, tra la folla... ma lui non c’era! Avevo scorso in lungo e in largo i mille volti che avevo di fronte, avevo spinto gli occhi più lontano e poi di nuovo vicino, ma di lui nessuna traccia...
‘Era quello che voleva!’ aveva allora mormorato malignamente quella solita vocina dentro di me ‘L’hai dimenticato? E’ quello che desiderava fare fin dalla prima volta che lo hai incontrato... voleva partire da Cartignone e tu sei una sciocca se speravi che avrebbe cambiato idea! Sarà ormai lontano da qui e tu non sarai più che uno sbiadito ricordo per lui, un ricordo destinato a svanire!’
E quel pensiero mi aveva fatto male!
Ero rimasta lì ancora per un momento, mentre intorno a me si festeggiava, avevo ascoltato le gentili parole di lady Gaynor, con quell’ultima Croce ancora tra le mani... infine non avevo resistito più: mi ero mischiata tra le folla ed ero fuggita.
E ora ero lì, in quella stradina laterale... sentivo i festeggiamenti proseguire, sentivo quella gioia vorticarmi intorno ma, per qualche ragione, ne fui quasi infastidita...
Voltai così le spalle a tutta quella confusione e mi avviai lentamente nella direzione opposta... non guardavo dove andavo e neanche mi importava.

Guisgard
28-02-2011, 02.55.19
Il Cavaliere Vermiglio ascoltò con attenzione Cavaliere25.
“Ho visto che sei un bravo giovane…” disse “… leale, valoroso e ho compreso che tieni davvero alla vita della mia Giselide…”
Gli sorrise, dandogli una pacca sulla spalla.
“Papà, grazie!” Esclamò felice Giselide.
“Ora torneremo a casa…” disse il cavaliere a sua figlia “… sono stato lontano dalle mie terre per troppo tempo.”
“Prima posso salutare Cavaliere25?”
“Certo.” Rispose il Cavaliere Vermiglio per poi allontanarsi dai due giovani.
“Siamo giunti alla fine di quest’avventura, messere…” fece Giselide rivolgendosi a Cavaliere25 “… io… io vorrei ringraziarvi di tutto… sapete… quando eravamo nel covo di quei pazzi… si, guardando il vostro volto ho trovato la forza di non morire per la paura… grazie, messere…”
Gli diede allora un dolce bacio sulla guancia e gli sorrise.
“Spero che un giorno tornerete a trovarmi…”
Fissò il giovane arciere per qualche istante e poi raggiunse suo padre.
E si voltò di nuovo per sorridergli ancora.

Guisgard
28-02-2011, 03.14.15
Il gesto di Gaynor.
Prima quella luce nei suoi occhi, enigmatica e malinconica, poi il suono della sua voce, incerto, quasi impaurito.
E poi quel bacio.
Improvviso, inaspettato, ma forte e passionale.
Un attimo dopo la ragazza scappò via.
Guisgard restò sorpreso e per un attimo rimase fermo a guardare Gaynor correre via.
Poi, senza una ragione, uscì di corsa dalle scuderie e la raggiunse.
“Milady…” afferrandola per un braccio.
Restò a fissarla per qualche istante.
“Cosa significava quel bacio?”

cavaliere25
28-02-2011, 10.29.05
rimasi fermo e gli dissi rimarrete sempre nel mio cuore mylady non vi dimenticherò abbiate cura di voi e di vostro padre chissà che un giorno non capiti dalle vostre parti continuai a dire poi la guardai allontanarsi e mi venne un momento di tristezza poi mi girai e vi avvicinai agli altri e dissi io sono pronto a tornare indietro

Lady Bethan
28-02-2011, 11.02.04
"Lei lo ama!" pensò Bethan, quando vide l'amica baciare il cavaliere.
Bethan aveva seguito Gaynor, poichè voleva finalmente restare sola con l'amica. Quando però la vide in compagnia di Guisgard si fermò, restando in attesa. Fu così che vide il bacio.
"Forte e dolce Gaynor, la tua capacità di amare è così grande... Spero solo che tu non abbia a soffrire ancora, poichè la vita è già stata tanto ingiusta con te..." pensò di nuovo Bethan, ripromettendosi di parlare al più presto con l'amica.

Talia
28-02-2011, 13.03.23
Camminavo senza guardarmi intorno mentre, per qualche ragione che ben comprendevo ma che faticavo ad ammettere, un nodo mi si era fermato in gola e mi rendeva difficile ragionare con lucidità.
Avevo vissuto a Cartignone per tutta la vita e la conoscevo come le mie tasche, ma in quel momento non avrei saputo dire dove fossi... Continuavo a camminare e intanto riflettevo...
Se n’era andato!
Se n’era andato senza una parola, senza un saluto!
Se n’era andato non appena aveva potuto... certo, perché no? Cosa lo tratteneva, in fondo?
‘Ingrato!’ pensai ‘Avrebbe almeno potuto salutare... avrebbe potuto accettare il dono del principe... in fondo Frigoros voleva soltanto dimostrargli la sua gratitudine!’
Era solo un ingrato! E un presuntuoso... lo era sempre stato!
Lui? mormorò improvvisamente quella solita vocina dentro di me E tu? Neanche tu l’hai salutato! Non gli hai detto niente... non gli hai detto neanche che ti sei...
‘Ma io l’avrei fatto!’ mi dissi, interrompendo di proposito quella frase nata nella mia mente senza alcun preavviso ‘Lo avrei fatto se solo me ne avesse dato il tempo!’
Il tempo... dunque è questo che è mancato?
‘Ma certo...’ mi consolai ‘Il tempo... non ne abbiamo mai avuto! C’era sempre qualcos’altro da fare... c’era sempre una priorità!’
E non è mancata anche una buona dose di coraggio? sibilò quella vocina, in modo del tutto inatteso.
Rimasi senza parole per un istante... poi scossi la testa: ‘Ma no! Certo che no! Io non ho affatto paura... paura di che cosa, poi?’
Hai paura che accada di nuovo!
‘Non ho paura, invece! E’ ridicolo!’
Hai paura, proprio come diceva Guxio! Hai paura, perché tutte le persone che hai amato se ne sono andate! E’ così, no? Perché questa volta dovrebbe essere diverso?
‘Che... ho amato?’ mi chiesi ‘ Le persone che ho amato? Ma è assurdo, io non lo...’
Oh sì, invece!
‘Va bene... sì, forse! Forse io... E con questo? E’ stato lui ad andarsene senza neanche una parola!’
Neanche tu hai detto una parola... nemmeno un misero grazie! Chi pecca di presunzione, dunque?
Mi fermai di scatto, adirata con me stessa... detestavo sentirmi in quel modo!
E comunque non sei certa che sia già partito... sussurrò quella vocina.
In modo inconsulto spalancai gli occhi e il mio cuore saltò moti battiti... non lo ero, in effetti! Non ne ero certa!
Rimasi immobile per un momento... incerta, mentre una strenua battaglia si combatteva dentro di me!
Poi, precipitosamente, mi voltai e tornai sui miei passi...
Cercarlo, trovarlo in una Cartignone festante e piena di gente sarebbe stato come cercare un ago in un pagliaio... e, senza rendermene conto, iniziai a correre.

Lady Gaynor
28-02-2011, 15.40.50
“Milady…” disse Guisgard afferrandola per un braccio.
Restò a fissarla per qualche istante.
“Cosa significava quel bacio?”
Gaynor lo guardò a lungo senza dire niente, con gli occhi velati di lacrime.
"Milord" disse alla fine, con voce rotta dall'emozione, "tanti anni fa ho amato disperatamente un cavaliere, ma sono stata così sciocca da lasciarlo andar via da me. Da quel momento è come se il mio cuore avesse cessato di battere e io fossi morta dopo il suo ultimo saluto. Sono scappata da Imperion per non impazzire, per la disperazione di non riuscire a risalire dal fondo e la sorte ha messo Cartignone sul mio cammino. Io vi ho sognato ancor prima di conoscervi, voi e la vostra ocarina, ho sentito una vocina che mi spingeva nell'impresa di liberare voi e Talia... poi vi ho visto e il mio cuore ha ripreso a battere. Voi, con la vostra arroganza e la vostra freddezza, siete riuscito a riportarmi alla vita. Alla premiazione, lord Frigoros mi ha offerto un titolo e delle terre ed io ho rifiutato, ho rifiutato nella vana e utopistica speranza che mi avreste presa con voi per portarmi nella vostra terra. Io non ho mete e non ho scopo alcuno se non trovare un po' di pace e di felicità, ed ho scioccamente creduto che voi poteste darmele. Avevo pensato di parlare un po' con voi in tranquillità, ma quando ho sentito che volevate andare via subito senza dir niente a nessuno ho avuto paura. Paura di non rivedervi mai più... Dovete perdonare il mio gesto, il bacio che vi ho dato non voleva offendervi, ma soltanto essere poi un ricordo che come un balsamo alleviasse le mie sofferenze quando non sarò più al vostro fianco. Vi amo, Guisgard, e per questo amore che vi porto vi chiedo di lasciarmi il braccio e non pronunciare nemmeno una parola di compassione, perchè la dignità è una cosa a cui una vera dama non può rinunciare..."

Guisgard
28-02-2011, 20.40.49
Cavaliere25 si allontanava da Giselide e da suo padre, tornando lentamente dai suoi compagni.
Goldblum lo fissò, accorgendosi della sua tristezza.
Gli si avvicinò dandogli una leggera pacca sulla spalla.
"Io tornerò al villaggio dei nani..." disse "... finalmente sono riuscito a guadagnarmi il favore dei miei fratelli... ho dimostrato di essere un guerriero e non un vigliacco..." gli sorrise ed aggiunse "... anche tu hai dimostrato di essere un grande guerriero... e per me sei più di un fratello... se vorrai venire con me, sono certo che tutti ti accoglieranno come un eroe!"

Guisgard
28-02-2011, 21.11.38
Gli occhi intrisi di calde ed argentate lacrime, che scendevano lentamente sulle rosate gote.
Una lieve brezza che le soffiava tra i capelli ed il respiro rotto per l’emozione.
A quelle sue ultime parole, Guisgard le lasciò il braccio.
Restò qualche istante a fissarla e mille sensazioni e ricordi attraversarono la sua mente.
“Non piangete per me, milady…” disse chinando il capo, per poi rialzarlo e volgendo lo sguardo verso l’orizzonte sterminato che circondava Cartignone.
Il vento gli soffiava tra i capelli e sul cuore.
“Milady… io non credo nell’amore...” aggiunse “… non più ormai… è l’unica cosa da cui la mia spada non è riuscita a difendermi… e non sono degno delle vostre lacrime…”
Si voltò di nuovo verso la ragazza e, sorridendole, con un delicato gesto le asciugò le lacrime.

Lady Gaynor
01-03-2011, 00.14.10
"Solo un cieco od uno stolto non crede a ciò che gli si trova davanti, vivo e palpitante... Addio Sir, che il Signore vegli sempre su di voi."
Gaynor si girò e cominciò a correre, con le lacrime che le offuscavano la vista ed il cuore pesante come un macigno.

Guisgard
01-03-2011, 05.23.58
Quelle parole di Gaynor risuonavano nella sua mente, come a voler lacerare quel muro che Guisgard aveva frapposto tra sé ed il suo passato.
Per un attimo fissò la ragazza andare via.
E mille sensazioni attraversarono la sua mente.
Volti, sguardi, voci, echi di un passato lontano, smarrito prima di essere vissuto veramente fino in fondo, che si confondevano con le paure, le angosce e la solitudine del presente.
E poi la paura, quasi simile ad un profondo dolore che attanagliava l’anima, che i suoi slanci e le sue speranze celassero fredde illusioni.
Poi, d’improvviso, corse ad inseguirla, fino a raggiungerla, bloccando la sua corsa.
“Aspettate!” Disse.
La fissò di nuovo.
“Non siate sciocca…” continuò “… voi non mi conoscete nemmeno… avete visto in me qualcosa che non esiste…” sorrise poi teneramente “… quella luce che risplende nei vostri occhi mi fa pensare a tante cose… a cose nelle quali non credo più… e non voglio che quella luce si spenga a causa mia… milady…” aggiunse “… porterò con me il ricordo delle vostre lacrime… e quel verde che tinge i vostri occhi sarà la mia speranza di trovare un po’ di serenità…”
La fissò per qualche altro istante, poi scosse il capo e ritornò verso le scuderie.

Guisgard
01-03-2011, 05.34.48
Le grida di gioia, le urla festanti.
Le campane che suonavano a festa, gli infiniti colori dei mille stendardi che volteggiavano nelle strade.
Cartignone si era risvegliata da un incubo.
Ed ora ritornava a vivere.
“Angelica attraversava la foresta folta,
mentre ogni paladino per lei era in lotta!”
Recitavano alcuni bardi in un angolo di strada, mentre Talia correva tra la folla festante.
“Enide temeva ormai di aver perduto suo marito
e piangeva l’amore di Erec che credeva smarrito!”
Esclamò un saltimbanco presso il ponte sul fiume che, tagliandola in due, attraversava la città.
Talia correva quasi senza meta, come a sfidare la ressa generale, che, simile alla corrente contraria del fiume, sembrava ricacciarla indietro, nel trambusto generale.
Mille volti, di tutti i ceti sociali, svariati abiti, di poveri, chierici e nobiliari, correvano in quella folla, animandola con i suoni e i colori di quella folcloristica umanità cartignonese.
“La regina Ginevra volle metterlo alla prova!
E Lancillotto per amor suo nel torneo si ritrova!”
Cantavano due aedi nella grande piazza.
“Al meglio e al peggio recitava quel biglietto
e per quello Lancilotto di Amor fu il prediletto!”
Poi le trombe squillanti e il boato della folla preannunciavano l’apertura della giostra promessa da Frigoros.
E quando Talia, per fuggire da quella confusione, imboccò una stradina laterale presso il porto fluviale, si ritrovò davanti una figura.
“Milady!” Esclamò Ramon. “Dove andate così di corsa? La festa è dall’altra parte!”
http://image.guardian.co.uk/sys-images/Film/Pix/gallery/2006/06/20/keira3.jpg

Lady Bethan
01-03-2011, 10.53.36
Bethan rincorse Gaynor e, una volta raggiunta, la strinse in un abbraccio.
"Basta, non piangere più! Non esiste uomo al mondo che meriti le tue lacrime e il tuo dolore. Ascoltami adesso, ti prego!" disse Gaynor, prendendo fra le mani il volto dell'amica e guardandola negli occhi "Gaynor, tu hai bisogno di pace e serenità. Amica mia, sei come un fiore cresciuto fra la neve... Non voglio più vederti soffrire così! Troppe volte ti ho vista piangere. Vieni con me, Gaynor! Non molto lontano da qui, ho visto un piccolo castello abbandonato. Voglio comprarlo e ricominciare da capo la mia vita. Se mi seguirai, insieme, forse, troveremo entrambe un po' di serenità".

Lady Gaynor
01-03-2011, 11.34.22
“Aspettate!” Disse Guisgard.
La fissò di nuovo.
“Non siate sciocca…” continuò “… voi non mi conoscete nemmeno… avete visto in me qualcosa che non esiste…” sorrise poi teneramente “… quella luce che risplende nei vostri occhi mi fa pensare a tante cose… a cose nelle quali non credo più… e non voglio che quella luce si spenga a causa mia… milady…” aggiunse “… porterò con me il ricordo delle vostre lacrime… e quel verde che tinge i vostri occhi sarà la mia speranza di trovare un po’ di serenità…”
"Sir, siete voi che non mi conoscete affatto ed ora avete anche la presunzione di ritenermi più sciocca ed ingenua di quanto in realtà io sia. E prima avete forse detto una cosa saggia... voi non meritate le mie lacrime, perchè le vostre parole sono vestite di poesia, ma il vostro cuore è freddo come il ghiaccio... vi avevo chiesto di risparmiarmi parole di compassione, ma adesso sono solo queste che odo. Forse era il vostro modo per lasciarmi un dolce pensiero, ma avete sbagliato... E risparmiatevi anche di portare con voi il mio ricordo, perchè non credo che ne siate degno..."
Guisgard la fissò per qualche altro istante, poi scosse il capo e ritornò verso le scuderie.

Lady Gaynor
01-03-2011, 11.41.53
Bethan rincorse Gaynor e, una volta raggiunta, la strinse in un abbraccio.
"Basta, non piangere più! Non esiste uomo al mondo che meriti le tue lacrime e il tuo dolore. Ascoltami adesso, ti prego!" disse Gaynor, prendendo fra le mani il volto dell'amica e guardandola negli occhi "Gaynor, tu hai bisogno di pace e serenità. Amica mia, sei come un fiore cresciuto fra la neve... Non voglio più vederti soffrire così! Troppe volte ti ho vista piangere. Vieni con me, Gaynor! Non molto lontano da qui, ho visto un piccolo castello abbandonato. Voglio comprarlo e ricominciare da capo la mia vita. Se mi seguirai, insieme, forse, troveremo entrambe un po' di serenità".

"Hai ragione amica mia, e sapessi come sono felice di averti qui con me! Torniamo a palazzo, ci daremo una ripulita e ci vestiremo a festa, parleremo tanto, parleremo fino ad essere esauste, poi dormiremo vicine e ci terremo la mano come quando eravamo ragazzine. Domani al nostro risveglio discuteremo di tutti i castelli che vuoi, ma oggi parliamo d'altro... parliamo d'amore e di sogni, cosicchè non abbia a pensare di averli smarriti per sempre entrambi... Ti voglio tanto bene, Bethan..."

Talia
01-03-2011, 12.40.59
Avevo corso per mezza Cartignone e tuttavia non lo avevo trovato. Infine giunsi in una piccola piazzetta laterale e lì mi fermai... intorno a me vi era tanta gente e tutti sembravano così felici... Cartignone aveva dovuto piangere per troppo tempo i suoi morti e adesso aveva soltanto voglia di vivere: come biasimarli? E allora, mi chiesi, come mai io non avevo voglia di festeggiare?
Improvvisamente si udirono squilli di tromba e la folla vociante prese a spingere in direzione del castello... probabilmente la giostra che lord Frigoros aveva indetto stava per cominciare, pensai.
Tentai allora di oppormi al flusso di persone che quasi mi trascinava in quella direzione e mi infilai in una stradina laterale... era una stradina che scendeva verso il porto. Feci appena pochi passi in quella direzione, con la testa assolutamente da un’altra parte, quando una voce mi fece sussultare...

“Milady!” Esclamò Ramon. “Dove andate così di corsa? La festa è dall’altra parte!”

“Monsignore!” dissi, alzando la testa di scatto.
Per un istante mi sentii come colta in fallo, lo osservai in silenzio, torcendomi appena le mani... eppure quell’uomo aveva un sorriso tanto gentile che presto mi sentii di nuovo a mio agio.
“Vedete...” spiegai “Non ho molta voglia di festeggiare! Lo so, Guxio se n’è andato e, magari, presto verrà catturato... ma io non riesco a non pensare che il segno di ciò che ha fatto sia ancora su di noi. Dissipare il ricordo e l’angoscia per quegli avvenimenti terribili richiederà tempo... accettare le morti e i tradimenti sarà, temo, un processo lungo...”
Abbassai gli occhi e ripresi a torcermi le mani...
‘E poi ci sarebbe anche...’ pensai tra me, ma parlarne con l’Inquisitore era una cosa che non potevo fare... era una cosa che... però avvertivo lo sguardo di Ramon su di me, uno sguardo profondo che sembrava percepire che c’era dell’altro e che pareva volermi leggere dentro.
Così infine alzai la testa e, con l’anima che tremava ma ostentando il tono più leggero che mi riuscì di tirare fuori, mormorai: “Voi credete che... ecco... non sapete, per caso, se Guisgard sia già partito?”

cavaliere25
01-03-2011, 14.19.23
Guardai Goldblum e gli dissi mi farebbe molto piacere cercherò di essere di aiuto almeno sarò insieme a persone amiche e che mi vogliono bene e gli misi una mano sulla sua spalla

Guisgard
01-03-2011, 21.30.43
"Bene, amico mio!" Esclamò Goldblum. "Allora appena sarà conclusa la giostra voluta da lord Frigoros partiremo alla volta del mio villaggio dei nani!"
"Siete ancora qui, poltroni!" Gridò da lontano Belven verso Cavaliere25 e Goldblum. "Avanti, la giostra sta per cominciare e il pubblico invoca a gran voce le nostre gesta!"
"Eccoci, messere!" Rispose Goldblum. "Forza, amico mio, andiamo a farci onore in quella giostra!" Spronò poi Cavaliere25.

Guisgard
01-03-2011, 21.52.26
Guisgard non replicò a quelle dure parole di Gaynor.
Si fermò solo un momento per ascoltarla, per poi riprendere a camminare verso le scuderie.
Un fresco vento soffiava attorno a lui, scuotendo i rami degli alberi.
La campagna di Cartignone appariva bellissima come forse non lo era stata mai.
L'aria era pulita e profumata e le colline tutt'intorno correvano indisturbate per miglia e miglia, tra isolati castelli sperduti in lontananza ed anguste stradine che a fatica attraversavano quel paesaggio dai tratti fiabeschi.
"In un addio, ciò che si lascia ci appare sempre più bello..."
Questo pensiero attraversò la mente del cavaliere, mentre tornava nelle scuderie.
E nel vederlo il suo cavallo lanciò un nutrito, come a volerlo salutare.
"Sono qui, amico mio..." mormorò Guisgard accarezzandolo "... sembra che solo per te ci sia gioia nel rivedermi..."

Guisgard
02-03-2011, 03.47.20
Ramon sorrise lievemente a quelle parole di Talia.
“Quando, giovanissimo, giunsi al monastero Bretone di San Cristoforo nel Wessex…” cominciò a dire “… conobbi un vecchio monaco… era stato un cavaliere che dopo una vita avventurosa aveva sentito il bisogno di cercare serenità fra le mura di quel monastero… lui mi insegnò molte cose… e spesso, quando ero indeciso sul da farsi, era solito dirmi… sai che differenza c’è tra me e te, ragazzo mio? C’è che io sono vecchio e tu giovane! Che tu credi di essere immortale, padrone della tua vita e del tempo, mentre io ho imparato a non credere più a questa cosa…”
Si voltò verso la ragazza sorridendole:
“Il tempo che ci è dato va vissuto fino in fondo… ed è sciocco sciuparlo… il nostro sir Guisgard è nelle scuderie… si vanta di avere un cavallo degno di Pegaso… ma credo ci siano ali ben più robuste di quelle del mitico destriero… sono certo che esse vi condurranno da lui prima che possa lasciare Cartignone… questo è vostro…” mostrandole l’arco “… così potrete ringraziare voi stessa quel cavaliere per aver ritrovato il vostro arco…”
La salutò con un rispettoso inchino e svanì nella strada principale, tra la folla in festa.

Talia
02-03-2011, 04.35.49
Quando giunsi di fronte a quella scuderia mi bloccai... volevo entrare, ma era come se qualcosa mi bloccasse.
Strinsi più forte l’arco che Ramon mi aveva dato... il mio arco... credevo che non lo avrei più stretto tra le mani...
Lo strinsi, dunque, socchiudendo per un istante gli occhi, e ripensai alle parole dell’Inquisitore... ripensai a quei suoi occhi nei miei un istante prima: occhi che parevano vedere in me più di quanto io stessa non riuscissi a vedere in quell’istante. Lo avevo ringraziato ed ero corsa via... e ora lì, davanti a quella porta socchiusa, mi chiedevo cosa mai avesse visto in me da farlo sorridere in quel modo...
Inspirai, infine, e misi da parte tutte quelle idee... poi spinsi appena la porta ed entrai.
E finalmente lo vidi... era di spalle e sembrava sistemare il suo cavallo...
Io feci appena qualche silenzioso passo, sentendo la paglia scricchiolare appena sotto i piedi, poi mi fermai...
“Un dono tanto prezioso...” mormorai accarezzando il legno lucido di quell’arco “Non lo si dovrebbe mai far recapitare da qualcun altro!”
Feci una breve pausa e poi, con un debole sospiro che non riuscì del tutto a nascondere il tremito della voce, soggiunsi: “Neanche un piccolo saluto mi merito, dunque, prima che tu parta?”

Guisgard
02-03-2011, 05.44.44
Guisgard accarezzava il suo cavallo, che docilmente si lasciava coccolare dal suo padrone.
E ad un tratto la sua mano si fermò.
Si voltò di scatto a quelle parole.
Al suono della sua voce.
Una voce che da sola bastava ad accendere il suo cuore.
“Non è un mio dono, quello…” rispose con tono accigliato “… se ricordo bene era di tuo padre…”
Strinse le redini del cavallo e sistemò meglio la sella.
“Quel vago sorriso nella cappella non era forse un saluto?” Chiese poi. “E comunque non dovevi scomodarti a venire… la futura erede al trono di Cartignone non dovrebbe farsi vedere nelle scuderie con un cavaliere rinnegato… potresti incontrare difficoltà poi a trovare un degno consorte… sai, la reputazione è importante!” Continuò con quel suo solito sorriso da guascone. “E poi, te lo dissi sin dalla prima volta che ci incontrammo… dovresti fare più attenzione, o davvero non troverai marito!”
A quel punto rise di gusto, ma all’improvviso qualcosa lo bloccò.
Come un sordo dolore, a tratti insopportabile.
Come quando si ha la consapevolezza che si sta perdendo qualcosa, senza poter far nulla per impedirlo.
Si avvicinò allora al cavallo e strinse forte la sella.

Talia
02-03-2011, 12.38.24
Rimasi a lungo ad osservarlo in silenzio... quei gesti secchi, quell’aria a tratti burbera, quella voce sarcastica e quel tono irriverente...
“Beh... è un dono, invece!” dissi, spostando gli occhi sull’arco che ancora tenevo tra le mani “Io l’avevo perduto, ma tu lo hai ritrovato! Avresti potuto lasciarlo dov’era, avresti potuto ignorarlo... invece me lo hai riportato! E’ un dono, quindi! Ed è tanto più prezioso perché sapevi quanto per me fosse importante.”
Feci una breve pausa... molte sensazioni si erano sovrapposte in me in seguito alle sue parole taglienti, emozioni che non ero certa di comprendere completamente...
Giocherellai con quell’arco ancora per qualche istante, poi lo appoggiai ad una delle alte colonne di legno e feci qualche passo avanti...
“Sai...” ammisi “Quando ti ho conosciuto, questo tuo atteggiamento mi dava dannatamente sui nervi! Sembrava sempre che non avessi rispetto per niente e per nessuno, sembrava che non ti importasse di niente, sembrava che niente avesse valore per te. Ora so che non è vero! Ora credo di conoscerti abbastanza da sapere che non sei così, da sapere che non sei ciò che ti sforzi tanto di apparire! E spero anche che non pensi quello che mi hai appena detto, perché sarebbe davvero stupido! Io...” esitai un attimo, poi soggiunsi “Io sono stata felice di vederti arrivare in quella chiesa. Non felice di veder arrivare qualcuno a salvarmi, ma felice di veder arrivare te!”
Feci ancora qualche altro passo, fino a trovarmi proprio dietro di lui...
“Voltati, Guisgard!” mormorai “Voltati e guardami, ti prego! E dimmi che avevi davvero intenzione, dopo tutto quello che abbiamo passato, di andartene senza degnarmi di una parola! Dimmi perché!”

cavaliere25
02-03-2011, 13.40.46
Si dissi amico mio facciamogli vedere di che pasta siamo fatti e segui la compagnia

Guisgard
02-03-2011, 18.08.52
La giostra era cominciata e tutti i cavalieri del regno vi avevano preso parte.
Squilli di trombe, stendardi al vento e le grida del pubblico animavano quell'avvenimento.
E poi, alte lance, variopinti scudi, armature splendenti ed elmi piumati accendevano i sogni degli spettatori festanti.
Belven, Cavaliere25 e Goldblum parteciparono alla giostra, già scelti dal popolo come propri campioni.

Guisgard
03-03-2011, 03.47.33
“Perché sei venuta qui? Dovresti essere ai festeggiamenti…” disse Guisgard senza voltarsi verso Talia “… per voi tutti inizia una nuova vita qui a Cartignone … e poi c’è tuo padre… ora che l’hai ritrovato è giusto che tu gli stia accanto…”
Legò lo scudo alla sella e controllò le redini attorno alla testa del cavallo.
“Quanto al mio arrivo nella cappella…” continuò “… tu mi hai passato il pugnale di nascosto dalle guardie… quindi siamo pari... e riguardo alle parole d’addio, beh, credevo ci fossimo detti tutto nella cappella… ma si sa, in fatto di cortesia e modi cavallereschi io non sono mai stato un campione… sicuramente non come i cavalieri che frequentano la corte… sto partendo…” aggiunse, sempre senza voltarsi, con un tono che si fece più amaro “… qui non ho più nulla da fare… e non c’è niente che mi trattenga…”
Smise finalmente di tirare le redini e di stringere la sella e mormorò:
“E tu non mi conosci affatto come dici… nessuno mi conosce veramente… nessuno…”

Talia
03-03-2011, 13.16.34
Abbassai appena gli occhi quando smise di parlare, poi li rialzai.
Eravamo così vicini... eppure lui era distante.
“Magari hai ragione!” dissi, con la voce appena malferma “Forse non ti conosco davvero... però avrei voluto che me lo dicessi guardandomi negli occhi! Hai avuto tanto coraggio da quando ci siamo conosciuti ed io ho davvero creduto che tu fossi in grado di fare qualsiasi cosa...”
Esitai per un attimo, mentre un lontano ricordo mi attraversava la mente, un ricordo che riguardava me e Eileen in una cappella ed un discorso pieno di sogni... Solo per un attimo fui lontana, poi tornai lì.
“E ora... ora non posso pensare che tu non abbia neanche il coraggio di guardarmi in faccia mentre mi dici che te ne vuoi andare!”
Feci una breve pausa, incerta se parlare ancora o se fuggire via...
“Dici che non c’è niente a Cartignone che potrebbe trattenerti... e magari hai ragione! In fondo andartene da qui era quello che volevi fin dall’inizio, non è vero? Fin dalla prima volta che ci siamo incontrati, tu volevi andartene. Una volta...” soggiunsi con un sorriso triste “una volta mi dicesti che qui eravamo tutti matti... e, dato quello che è successo, forse, non avevi neanche torto! Nonostante ciò, sei venuto con me e io non lo dimenticherò mai! Non dimenticherò mai tutto quello che hai fatto... per me!”
Indugiai un attimo su quell’ultima affermazione, mi sentivo lo stomaco sottosopra eppure, allo stesso tempo, una sorta di strana calma era scesa sul mio cuore... una serenità scaturita dalla consapevolezza, perché adesso finalmente sapevo quello che provavo.
Mi morsi il labbro inferiore, incerta per un istante... ma c’era ancora qualcosa da dire e se non lo avessi fatto allora, non lo avrei fatto più.
“Ho fatto un sogno non molto tempo fa...” ripresi dunque, più piano “Ho sognato che tu tornavi a Cartignone, e che tornavi per me! Ed ero felice in quel sogno... eravamo insieme, eravamo... eravamo innamorati, ed io ero felice! Mia madre diceva che se sogni una cosa tanto intensamente, poi quella si avvera! Beh... quel sogno era davvero, davvero intenso...” sospirai e tentai di sorridere “E quindi questo può significare solo che i precetti di mia madre non erano sempre infallibili, vero?”
Improvvisamente restare lì divenne impossibile. Improvvisamente sentii che le ginocchia stavano per cedermi e che l’aria iniziava a mancarmi...
Gli voltai quindi le spalle e feci qualche passo verso la porta...
“Non temere, ho capito che non hai alcun interesse a restare e perciò non ti chiederò niente. Però, con il tuo permesso, continuerò a fare quei sogni... sebbene saranno l’unica cosa di te che potrò conservare!”
Feci ancora due passi, poi di nuovo mi fermai...
“Io ti auguro di trovare la felicità, sir Guisgard! Te lo auguro con tutto il cuore! E ti auguro di riuscire un giorno ad abbattere quel muro che hai eretto contro il mondo!”
Inspirai, socchiudendo gli occhi un istante... poi rialzai la testa e mossi qualche altro passo verso la porta.

cavaliere25
03-03-2011, 13.39.42
mi preparai per fare la giostra mi sentivo carico e pieno di energia intanto guardavo i miei compagni ero felice di essere insieme a tutti loro

Guisgard
04-03-2011, 03.26.34
Guisgard restò qualche istante a fissare il suo cavallo, mentre Talia stava andando via.
“Avevo giurato a me stesso che non sarebbe più accaduto…” mormorò “… perché? Chiedo a tutti i santi del Paradiso perché? Maledetto il giorno in cui giunsi in questa terra! Voglio andar via… via da tutto e da tutti… a trascorrere da solo ogni altro giorno che mi resta da vivere…”
Poi si voltò di scatto verso Talia.
Fece qualche passo verso di lei, fino quasi a costringerla con la schiena contro una delle colonne.
Allora le afferrò le braccia stringendole, quasi a volerle strappare il vestito.
Il suo corpo era contro quello di lei.
Sentiva il suo respiro su di lui ed il cuore di lei battere forte.
“Non voglio sogni! Ne ho fatti già tanti ed ogni volta li ho visti svanire nel nulla! E non voglio che tu ora vieni qui perché ti senti in debito di riconoscenza!” Disse senza distogliere il suo sguardo da quello di lei. “Si, sarei andato via… via da questo posto e da te… perché? Perché ti amo, Talia! Ti amo come non ho amato mai! E stare qui, sapendo che tu non provi lo stesso per me… che non potrò mai averti… questo… questo mi fa impazzire! Nella cappella ho avvertito la tua freddezza… ed io… io…” esitò qualche istante “… odio Cartignone ed il mondo intero! E odio la mia stessa vita, perché so che non mi basteranno tutti i suoi giorni per poterti dimenticare!”
Strinse ancora a se il corpo di lei.
Era lì, davanti a lui.
Senza difese, fra le sue braccia.
Avrebbe potuto farla sua in quello stesso istante.
Ma poi, all’improvviso, le sua mani lentamente cominciarono a lasciare le sue braccia.
“Perdonami…” sospirò “… perdonami, ti prego… ti giuro che non accadrà mai più una cosa simile… perdonami, non volevo… ora vado… addio, Talia…”
Raggiunse il suo cavallo e prendendolo per le briglie uscì dalle scuderie.
Un vento freddo si era alzato e come un lamento si diffondeva sulla campagna prossima al crepuscolo.
Due bambini e una bambina giocavano poco distanti.
“Bumin, sono Guisgard e non sposerai lady Talia perché io ti ucciderò!” Gridò il bambino.
“Ah, muoio…” fingendo di morire l’altro.
“Oh, Guisgard! Mi hai salvata!” Esclamò gioiosa la bambina.
Il cavaliere fissò per un momento quei bambini ed i loro giochi, nel sibilo malinconico di quel vento freddo.
Tanto freddo da far male al cuore.
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Talia
04-03-2011, 04.44.40
Rimasi immobile con la schiena contro quella colonna mentre usciva... mi sentivo strana, come se la mente mi si fosse inceppata su quelle sue parole. Parole dure, cariche di rabbia...
Mi guardai i polsi... il modo in cui mi aveva stretta...
Poi mi riscossi e corsi fuori dalla scuderia...
“E io odio te...” dissi, riafferrandolo per la manica “Ti odio perché sei presuntuoso e testardo! Ti odio perché non pensi che per te! Ti odio perché sei ostinato... tu e i tuoi colpi di testa, tu e il tuo credere di sapere sempre tutto...”
La voce mi tremò forte... socchiusi gli occhi un istante, ma non potei trattenermi. E improvvisamente lo abbracciai...
“Ti odio perché te ne vuoi andare!” mormorai, guardandolo negli occhi “E perché non ti sei soffermato neanche per un istante a chiederti cosa davvero io provassi...”
Appoggiai un momento la fronte contro la sua camicia, mi sentivo gli occhi lucidi... poi tornai a guardarlo...
“Non puoi credere davvero che io sia qui per gratitudine!” mormorai “Non puoi credere che non ci sia niente altro...”
Lo osservai ancora per un istante, poi lentamente mi avvicinai e gli posai un bacio sulle labbra.

Morrigan
04-03-2011, 21.32.15
Non era più tornato.

Il sogno era andato via, e con lui la visione di Zulora...

Morven continuava ad interrogarsi e a tormentarsi a quel ricordo. Aveva sentito dire che al momento della morte spesso sopraggiungono visioni veritiere. Ma lui non voleva credere a ciò che aveva visto… Zulora… morta… morta per sua stessa mano… morta dal dolore… un dolore di cui lui era stato in parte responsabile… no, non lo poteva accettare!

Si mise a sedere sul letto, cercò di sollevarsi per vedere un po’ di azzurro dalle strette e alte finestre di quella sala. La ferita non era stata mortale, ma era profonda e gli procurava parecchio dolore. Ma più della sofferenza fisica, ciò che lo rendeva impaziente e teso era quella forzata immobilità. Aveva sentito le campane suonare a festa a Cartignone, e aveva udito i cori gioiosi per le vie. Sapeva che i suoi compagni si erano impegnati in una giostra, e avrebbe desiderato sopra ogni altra cosa potersi udire a loro. Ma non poteva. Non lo permetteva l’infermità del suo corpo, e non lo permetteva il caos dei suoi pensieri… il caos… lui, che si era sempre sforzato di cercare l’ordine sopra ogni cosa! E adesso l’ordine era imperativo. Doveva dare un ordine alla sua vita.
Ripensava ai giorni passati, i lunghi giorni da quel mattino in cui aveva per la prima volta incontrato Belven. Aveva sentito subito che qualcosa si preparava per lui. Qualcosa che avrebbe cambiato la sua vita. Con la mano carezzò il fodero di Samsagra, che era riuscito a riprendere e portare con sé. Non l’abbandonava mai. Non l’avrebbe abbandonata mai più, l’aveva giurato.

Cercò ancora uno spicchio di azzurro a cui aggrapparsi, un po’ di azzurro che potesse tingere i suoi occhi neri. Quanti giorni, quanto tempo… quando si è giovani il tempo non ha mai alcun valore, e per lui soprattutto non ne aveva mai avuto. Ma non era più così. Aveva visto tanto, aveva visto troppo, troppo per poter pensare di sprecare una sola ora in più.
Girò il capo a cercare nella stanza lo sguardo attento di chi lo fissava da un pezzo in silenzio.

“E così è già partito… francamente me lo aspettavo. E’ nella sua natura, o nella natura che ha imposto a se stesso”

Tornò a guardare fuori.

“Siete stato un bravo compagno, Iodix. Sono sicuro che il vostro signore, in Cornovaglia, vi accoglierà con gioia, sapendo quanta parte avete avuto in questa storia!”

Si voltò, prese un foglio che aveva poggiato accanto alle ricche coltri sulle quali riposava.

“Ma ho un ultimo favore da chiedervi… pazientate solo qualche minuto, amico mio, non vi farò perdere tempo”

E presa una penna, cominciò in fretta a vergare il foglio con la sua scrittura spigolosa ma elegante.

“Guisgard,
solo poche righe per ringraziarvi. So che siete troppo sdegnoso per accettare un leale ringraziamento, ma il Cielo sa quanto è stato importante per me incontrarvi.
Prima di voi ero solo un ragazzino che sapeva usare troppo bene la spada… poco cervello e poca pazienza.
Prima di voi non sapevo che si potesse davvero indirizzare le proprie azioni al servizio di una causa.
Pregavo Dio e pensavo che questo bastasse a salvarmi l’anima… ma vedendo voi, che vi siete così prestato ad una causa non vostra con tanta dedizione e lealtà, ho capito che in verità non ho mai servito che la mia fanciullesca vanità, che voleva che mi vedessi come Parsifal, o come uno dei tanti eroi dei libri che da bambino ho ammirato. Adesso la mia strada mi porta ad affrontare le sfide cui sono stato da tempo chiamato, e che per paura ho evitato.
Il mio ducato è stato usurpato in modo vile e basso, e molti dolori sono stati inflitti a coloro che mi erano più cari. Adesso so che il mio posto è in Francia, a Cassis, a combattere per ciò che è mio, a combattere per ciò che è sacro. La terra, la terra natale… come un giorno aveste a dire voi, il legame di un uomo con la propria terra è un patto sacro, scritto nel sangue.
Ci sono tante cose che avrei voluto chiedervi… tante cose che vi avrei chiesto di insegnarmi… cose che non conosco, e sulle quali il mio cuore si interroga costantemente… domande che solo possono essere rivolte ad un padre, o un fratello, o un amico sincero… Che cos’è la passione? E quali passioni guidano la nostra spada? Cos’è il coraggio, e cos’è la prudenza? E quale saggezza può aiutarci a distinguerle? Impareremo mai dalle sconfitte e dalle vittorie dei nostri nemici? Esiste un modo per dimenticare i rimorsi? Qual è la differenza tra il ricordo e il rimpianto?... ma voi siete già lontano, e forse non risponderete mai a queste mie domande. Ma dalla vostra spada e dall’esempio del vostro coraggio io cercherò di trarre ogni possibile insegnamento, e qui su questo foglio, davanti a voi e davanti a Dio, giuro di riprendere ciò che è mio di diritto.
Così, caro amico, mi permetto per una volta di chiamarmi fratello, e di invitarvi, quando avrete risolto ogni vostro problema in Cornovaglia, a raggiungermi nelle mie terre, a Cassis… nel mio castello, dove io avrò dimora e potere con la grazia del Signore.
Servo vostro, nel cuore e nella spada,

Morven, quindicesimo duca di Cassis”

Piegò il foglio con cura, e lo porse a Iodix.

“Datelo al vostro signore Guisgard, ve ne prego”

Poi, un attimo dopo, prima che Iodix potesse dire nulla, parve rammentarsi di qualcosa e riprese subito:

“Iodix, quella spada che io vi ho dato, quando eravamo in quel luogo orrendo… quella spada, vi prego, datela a Guisgard. E’ vecchia, lo so, ma è un’arma preziosa. E’ appartenuta ad un uomo onesto e coraggioso… il migliore amico che io abbia mai avuto. Gli porterà fortuna…. Ditegli questo da parte mia”

Poi chiuse gli occhi un istante, come inseguendo un ricordo lontano, ma li riaprì subito, per cercare ancora un volta il cielo.

Guisgard
05-03-2011, 02.41.41
“Farò quanto mi avete chiesto!
Vi giuro, darò a Guisgard questo!”
Disse Iodix indicando il foglio datogli da Morven.
Si avvicinò poi al letto del compagno ferito ed aggiunse:
“Amico mio, voi pensate solo a ristabilirvi.
Questo adesso conta e questo sento di dirvi!”
Lo salutò e si congedò da lui per tornare dal suo padrone.

Guisgard
05-03-2011, 04.33.57
Le sue labbra…
Il suo profumo…
La carezza dei suoi capelli…
Il caldo e dolce battito del suo cuore sul petto di lui, che univa entrambi in un unico ed eterno battito d’amore…
Quel bacio, come la più magica delle meraviglie d’amore, in un attimo cancellò tutte le sofferenze, le fatiche ed i tormenti di quel cavaliere.
Le sue braccia allora cinsero il corpo di lei ed un tenero abbraccio li unì nel purpureo manto del tramonto.

Talia fissava la sera…
La sera, fresca e chiara di stelle, che ricopriva la campagna addormentata sotto l’alone d’argento della Luna.
“Quanti sogni vedi, amore mio?” Chiese Guisgard stringendola a se, nel suo mantello che li avvolgeva entrambi. “Quanti sogni hai? Dimmelo, ti prego… affinché io possa rincorrerli tutti e realizzarli per te…”
La teneva stretta al suo petto, stringendola fra le sue braccia e fissavano entrambi le meraviglie di quella sera, mentre i capelli di lei, sospinti da una leggera brezza, accarezzavano il suo volto.
“Talia, sii solo mia…” aggiunse “… ed io ti porterò lontano… dove il mondo finisce ed il Cielo e il mare si incontrano… dove non si invecchia e l’azzurro della giovinezza splende per sempre… in un luogo in cui il vento, il Sole e la Luna verranno a renderti omaggio ogni giorno… un luogo che attende la sua principessa da sempre… sii la mia principessa… la principessa del mio mondo e di tutti i miei sogni... dimmi di si ed io ti farò vivere il mondo ed il Cielo, con tutte le meraviglie racchiuse in essi…”
Colse allora una bellissima rosa rossa da un cespuglio e la pose fra i capelli di lei.
Poi si alzò, portandola con se nello spiazzo circostante.
“Vuoi ballare, milady?” Domandò divertito.
E cominciarono allora a danzare nella sera, tra lo scintillio delle stelle e la luminosa carezza di quella pallida Luna.
Il mantello di lui ed il bianco vestito di lei volteggiavano nella quiete della campagna, assopita nei mille e più meravigliosi sogni che possono costellare l’avvenire.
E danzavano felici, in un bagno di luminose lucciole che, simili a infiniti frammenti di stelle cadute da quel firmamento incantato, sembravano benedire ogni loro sospiro.
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Lady Gaynor
06-03-2011, 22.12.16
Gaynor decise di non aspettare il nuovo giorno per andar via da Cartignone. Aveva parlato a lungo con Bethan, che tra le tante cose le aveva anche riferito che, dopo la sua fuga, Duncan aveva smosso l'intera città per ritrovarla, pazzo di dolore e non di rabbia. Gaynor le parlò di come Guisgard fosse riuscito a rimettere insieme i cocci del suo cuore dopo che Lancelot lo aveva mandato in frantumi, e di come poi avesse disilluso i suoi sogni e mortificato la sua dignità offrendole parole di compassione di cui lei non aveva bisogno.
"Non c'è luogo in cui io possa andare per trovare una pace che forse non è di questo mondo. Ovunque io andassi, i miei fantasmi mi seguirebbero e non mi permetterebbero di essere libera come io intendo essere. Un castello tutto mio, un titolo nobiliare e agiatezza non possono compensare una vita senza amore... il mio cuore è oramai arido a causa di tutti i sogni disillusi, e mi spieghi che senso avrebbe continuare a vagabondare se non vi è la speranza di trovare qualcosa di migliore? E' per questo, amica e sorella mia, che io tornerò ad Imperion, tra la mia gente, tra coloro che mi hanno soffocata forse per troppo amore e non per cattiveria. Tornerò a casa mia, adesso, subito... Voglio dimenticare Cartignone, l'orrore che ho visto e che ho vissuto, il male che mi è stato fatto, voglio dimenticare tutto... tutto quanto..."
Dopo aver salutato Bethan con la promessa che si sarebbero riviste presto, Gaynor uscì dal palazzo e corse verso le scuderie, da Elinor. Quando la vide, le accarezzò il nero e lucido manto e salì in sella. "Amica mia, si torna a casa! Vai, e che Dio sia con noi!"
Uscendo dalle scuderie, alla luce delle stelle vide due figure che stavano danzando, ignare di tutto tranne che della loro felicità. Erano Guisgard e Talia, e alla loro vista Gaynor capì che andarsene quella notte stessa era stata la scelta migliore. Le era dispiaciuto non aver salutato nessuno, ma non poteva restare in quel luogo un minuto di più. Lanciò Elinor al galoppo e pian piano le luci di Cartignone divennero sempre più piccole, fino a sparire del tutto nel buio della notte.