Morrigan
01-12-2010, 21.16.28
Nel mio tentativo di offrire a voi, mie cari amici di Camelot, delle piccole perle di letteratura al femminile, non potevo certo lasciare da parte questa poesia, i cui versi mi hanno sempre colpito ed emozionato molto, pur se l’autrice non è unanimemente riconosciuta come poetessa, poiché solo questo scritto ci è giunto di lei in maniera indiscussa.
Spero che anche questa lettura risulti piacevole a voi tutti, e in particolare a Lady Dafne, cui questa serie di discussioni è dedicata in maniera speciale. :smile:
Di Barbara Torelli (XV – XVI sec.) e della sua vita abbiamo scarne ed incerte notizie. Ho cercato di rintracciare delle fonti quante più informazioni possibili, e qui ve le riassumo, per ricostruire insieme a voi la triste vicenda di questa donna.
Pochi fatti sono attestati. Fu sposa in prime nozze di Ercole Bentivoglio, che fu per lei un marito crudele, se dobbiamo far fede alle lettere di Silvestro Calandra al Marchese di Mantova del 20 Luglio del 1501, contenuta nell’Archivio storico italiano, in cui in nota si legge:
“Le crudeli e turpi sevizie usate da Ercole Bentivoglio contro Barbara Torelli sua moglie, quali appariscono dalla narrazione di questi avvenimenti domestici, chiaramente dimostrano quale e quanta essere dovesse a que’ tempi la corruzione dei costumi, massime nei magnati e nei grandi signori.”
(Archivio storico italiano. Appendice, Volume 2, pag. 248, ed. Gio. Pietro Viesseux, Firenze 1845)
Ella andò quindi in sposa ad Ercole Strozzi Ferrarese in seconde nozze, ma l’uomo fu trovato ucciso dopo nemmeno due settimane dal matrimonio. Di questo evento e di Beatrice si parla in maniera più estesa ne “L’art de vérifier les dates des faits historiques, des chartes, des chroniques, et autres anciens monuments, depuis la naissance de Notre-Seigneur”, dove leggiamo:
“Marsilio, il maggiore, ebbe tra i suoi figli Barbara, celebre in Italis per le sue poesie come per la sua bellezza, sposata in prime nozze, prima del mese d’ottobre 1491, a Ercole Bentivoglio, nobile bolognese e ferrarese, e poeta lui stesso. Ella fu teneramente amata da Ercole Strozzi, ugualmente nobile e poeta ferrarese, che la sposò, nel 1508, dopo la morte del suo primo marito. Ma un rivale, geloso di questa unione, pugnalò il suo sposo tredici giorni dopo le nozze. Barbara fu inconsolabile per questa sua perdita. Ella compose un toccante sonetto a questo proposito, che si può trovare nelle “Rime scelte de Poeti Ferraresi” del Bergalli […] Dopo aver fatto testamento a Bologna, il 7 novembre dell’anno 1533, ella finì, poco dopo, i suoi giorni a Parma nel conforto cristiano"
(L’art de vérifier les dates des faits historiques, des chartes, des chroniques, et autres anciens monuments, depuis la naissance de Notre-Seigneur, vol. 22, pag. 364, ed. Moreau et Yalade, 1819 – La traduzione dal francese è mia).
A questo testo fa riferimento, per la data di morte, anche il Vocabolario topografico dei ducati di Parma Piacenza e Guastalla (Lorenzo Molossi, Vocabolario topografico dei ducati di Parma Piacenza e Guastalla, pag. 223, ed. dalla Tipografia ducale, 1834).
Come si evince dai testi, il mandante dell’omicidio è di dubbia identificazione. Furono fatte molte erronee congetture, ma le più accreditate indicano nell’omicidio una vendetta di un personaggio influente, contrario all’unione tra lo Strozzi e la Torelli (forse gli stesi parenti del Bentivoglio, desiderosi di vendicare un matrimonio forse celebrato con troppa fretta)
Leggendo le cronache riguardanti la vita dello Strozzi, troviamo qualche notizia più dettagliata dull’accaduto:
“Ma lo Strozzi ebbe nel fiore della sua età un infelice incontro e deplorabil fine. Avendo egli presa in moglie Barbara Torelli, giovane vedova, di bellezze rare, e d’illustre e possente famiglia, un personaggio d’alto affare, il quale aspirava a tali nozze, di ciò sdegnato, il fece uccidere di notte tempo con ventidue ferite, mentre su una mula tornavasene a casa. Ciò avvenne la notte de’ 6 di Giugno del 1508, sulla pubblica via di fianco alla Chiesa di S. Francesco sul Trebbio contando egli anni 37 di età”
(Nuovo Dizionario Istorico Ovvero Storia In Compendio: Di tutti gli Uomini che si sono resi illustri segnando le epoche delle Nazioni, e molto più de' nomi famosi per talenti di ogni genere, virtù, scelleratezze, errori, fatti insigni, scritti pubblicati ec. Dal Principio Del Mondo Fino Al Nostri Giorni ..., Volume 19, pagg. 217-218, ed. a spese Remondini Di Venezia, 1796)
In fonti successive troviamo altri pareri concordi nel riconoscere un movente passionale all’omicidio, oltre a trovare citazioni rigurdanti proprio il Sonetto che Barbara avrebbe composto alla morte del marito:
“Questo assassinio fu comunemente attribuito all’aver fatto palese il suo matrimonio, che già da molto tempo avea incontrato con Barbara Torelli. Vedova Reggiana, ricca, e di gran casatp, donna di colto spirito, che da tant’anni avea amoreggiata. Di lei abbiamo un Sonetto, con cui pianse la morte del marto, e che da Celio Calcagnini fu pubblicato nel 1509, unitamente alla descrizione de’ funerali al medesimo fatti; qual sonetto si può leggere nella Storia dello Studio di Ferrante Borsetti p.z. f 410.”
(Luigi Ughi, Dizionario storico degli uomini illustri ferraresi, tomo primo, pag 177, Ferrara 1804)
Tuttavia altri sospetti sono stati avanzati su questo delitto, voci che legavano la vendetta non già alla gelosia per le nozze di Barbara, ma piuttosto per un legame particolare che lo Strozzi avrebbe avuto con Lucrezia Borgia. L’abate Serassi, ad esempio, nel suo commento alle lettere di Baldassarre Castiglione, a proposito della faccenda scrive:
“Ercole Strozza Ferrarese celebre Poeta Latino e Toscano, tornando una notte a Casa fu da persona sconosciuta assalito, e di più ferite ucciso crudelmente. Corse voce che ciò gli avvenisse per cagion della moglie, ch’era una bellissima Dama e di grande spirito chiamata Barbara Torella, e quella signora medesima mostrò di crederlo in un suo bel Sonetto ne’ funerali del marito, che si legge a cart. 55 delle Rime scelte de’ Poeti Ferraresi. Egli è certo che lo Strozzi fu ucciso tredici soli giorni dopo le nozze e benchè fosse sciancato e mal disposto della persona, era tuttavia in grandissimo favor della Corte, e principalmente della Duchessa Lucrezia Borgia, che molto l’amò a riguardo del suo nobilissimo ingegno, e incomparabile gentilezza.”
(Lettere del conte Baldessar Castiglione: ora per la prima volta date in luce e con annotazioni storiche illustrate dall'abate Pierantonio Serassi, Volume 1, pag. 43, ed. presso Giuseppe Comino, Padova 1769)
L’amore tra lo Strozzi e la Torelli, comunque, è stato senza dubbio un sentimento lungo e forte, che ha legato i due per molto tempo, a dispetto della brevità del loro matrimonio. E’ interessante a questo proposito leggere i ragionamenti contenuti nelle Memorie istoriche di letterati ferraresi. Oltre a riportare in modo molto preciso le date della vicenda, in questo passo si analizza una lettera del Papa, scritta dal Bembo, dove di raccomanda il matrimonio di una fanciulla, Giulia, detta figlia dello Strozzi e della Torelli. Poiché il Papa non avrebbe di certo potuto patrocinare il matrimonio di una figlia illeggittima con un rampollo della nobiltà, queste sono le conclusioni cui si giunge:
“Porto opinione, che la principal Donna, e degna di lui, amata da Ercole pel corso di dieci anni, dal diciottesimo incominciati dell’età sua, fosse una Giovane vedova, di bellezze rare, d’illustre, e possente Famiglia di nome Barbara Torelli. Non so del suo primo matrimonio, né come, e perché in Ferrara si stesse; Ferrarese certamente non era […] Penso, che fosse dessa l’Amica, di cui parlò lo Strozzi nella prima Elegia del Libro secondo degli Amori; imperciocchè çettera di Pietro Bembo a nome di Leon X […] sotto li 9 Settembre 1518, mi assicura, che da Ercole Strozzi, e dalla Barbara Torelli era nata una Giulia […] Se Giulia, dico io, era in quell’anno in età da marito, doveva essere stata acquistata qualche anno prima di que’ tredici giorni, da’ 24 Maggio ai 6 di Giugno del 1508, ne’ quali Ercole fu Marito della Torelli, e poi morì. […] e quindi mi sembra di dover inferirne, che tra lo Strozzi, e la Torelli fosse passato promessa di Matrimonio, che per anni occulta si mantenne fino a che il 24 Maggio solennemente du ratificato, e pubblicato. Che poi la pubblicazione del Matrimonio fosse appunto essa, che l’odio accrescesse del nemico dello Strozzi, e l’odio trasportato dalla disperazione ne stabilisse, ed effettuasse la barbara, e iniqua vendetta: questa fu sempre la più applaudita opinione, e ripetuta degli Scrittori senza esitanza.”
(Giovanni Andrea Barotti, Lorenzo Barotti, Girolamo Baruffaldi,Leopoldo Cicognara, Memorie istoriche di letterati ferraresi, vol. 1, pagg. 179 – 180, Ferrara 1792)
Il sonetto composto da Barbara Torelli racconta del dolore folle della donna e del suo desiderio di rivalsa contro colui che voluto l’assassinio.
Nelle due quartine la donna lamenta il dolore per la scomparsa prematura del suo amato marito e il desiderio di poterlo seguire fino nella tomba.
La prima terzina esprime invece il sogno di poterlo riportare in vita con la forza del proprio sentimento, al fine di poter mostrare (come dice l’ultima terzina) il suo amato vivo a colui che lo ha ucciso, dimostrandogli così la potenza dell’Amore.
Il grande Carducci citerà proprio questi versi come esempio di un’alta lirica del ‘500 che si distacca, per sincerità e violenza emotiva, dagli schemi letterari del tempo.
“Spenta è d’Amor la face, il dardo è rotto,
e l’arco e la faretra e ogni sua possa,
poiché ha morte crudel la pianta scossa,
a la cui ombra cheta io dormia sotto.
Deh, perché non poss’io la breve fossa
Seco entrar dove hallo il destin condotto,
colui che a pena cinque giorni ed otto
Amor legò pria de la gran percossa?
Vorrei col foco mio quel freddo ghiaccio
Intepidire, e rimpastar col pianto
La polve, e ravvivarla a nuova vita;
e vorrei poscia, baldanzosa e ardita,
mostrarlo a colui che ruppe il caro laccio,
e dirgli – Amor, mostro crudrele, può tanto! – ”
(Donna, mistero senza fine bello, pag. 26, ed. Newton Compton, Roma 1994)
Spero che anche questa lettura risulti piacevole a voi tutti, e in particolare a Lady Dafne, cui questa serie di discussioni è dedicata in maniera speciale. :smile:
Di Barbara Torelli (XV – XVI sec.) e della sua vita abbiamo scarne ed incerte notizie. Ho cercato di rintracciare delle fonti quante più informazioni possibili, e qui ve le riassumo, per ricostruire insieme a voi la triste vicenda di questa donna.
Pochi fatti sono attestati. Fu sposa in prime nozze di Ercole Bentivoglio, che fu per lei un marito crudele, se dobbiamo far fede alle lettere di Silvestro Calandra al Marchese di Mantova del 20 Luglio del 1501, contenuta nell’Archivio storico italiano, in cui in nota si legge:
“Le crudeli e turpi sevizie usate da Ercole Bentivoglio contro Barbara Torelli sua moglie, quali appariscono dalla narrazione di questi avvenimenti domestici, chiaramente dimostrano quale e quanta essere dovesse a que’ tempi la corruzione dei costumi, massime nei magnati e nei grandi signori.”
(Archivio storico italiano. Appendice, Volume 2, pag. 248, ed. Gio. Pietro Viesseux, Firenze 1845)
Ella andò quindi in sposa ad Ercole Strozzi Ferrarese in seconde nozze, ma l’uomo fu trovato ucciso dopo nemmeno due settimane dal matrimonio. Di questo evento e di Beatrice si parla in maniera più estesa ne “L’art de vérifier les dates des faits historiques, des chartes, des chroniques, et autres anciens monuments, depuis la naissance de Notre-Seigneur”, dove leggiamo:
“Marsilio, il maggiore, ebbe tra i suoi figli Barbara, celebre in Italis per le sue poesie come per la sua bellezza, sposata in prime nozze, prima del mese d’ottobre 1491, a Ercole Bentivoglio, nobile bolognese e ferrarese, e poeta lui stesso. Ella fu teneramente amata da Ercole Strozzi, ugualmente nobile e poeta ferrarese, che la sposò, nel 1508, dopo la morte del suo primo marito. Ma un rivale, geloso di questa unione, pugnalò il suo sposo tredici giorni dopo le nozze. Barbara fu inconsolabile per questa sua perdita. Ella compose un toccante sonetto a questo proposito, che si può trovare nelle “Rime scelte de Poeti Ferraresi” del Bergalli […] Dopo aver fatto testamento a Bologna, il 7 novembre dell’anno 1533, ella finì, poco dopo, i suoi giorni a Parma nel conforto cristiano"
(L’art de vérifier les dates des faits historiques, des chartes, des chroniques, et autres anciens monuments, depuis la naissance de Notre-Seigneur, vol. 22, pag. 364, ed. Moreau et Yalade, 1819 – La traduzione dal francese è mia).
A questo testo fa riferimento, per la data di morte, anche il Vocabolario topografico dei ducati di Parma Piacenza e Guastalla (Lorenzo Molossi, Vocabolario topografico dei ducati di Parma Piacenza e Guastalla, pag. 223, ed. dalla Tipografia ducale, 1834).
Come si evince dai testi, il mandante dell’omicidio è di dubbia identificazione. Furono fatte molte erronee congetture, ma le più accreditate indicano nell’omicidio una vendetta di un personaggio influente, contrario all’unione tra lo Strozzi e la Torelli (forse gli stesi parenti del Bentivoglio, desiderosi di vendicare un matrimonio forse celebrato con troppa fretta)
Leggendo le cronache riguardanti la vita dello Strozzi, troviamo qualche notizia più dettagliata dull’accaduto:
“Ma lo Strozzi ebbe nel fiore della sua età un infelice incontro e deplorabil fine. Avendo egli presa in moglie Barbara Torelli, giovane vedova, di bellezze rare, e d’illustre e possente famiglia, un personaggio d’alto affare, il quale aspirava a tali nozze, di ciò sdegnato, il fece uccidere di notte tempo con ventidue ferite, mentre su una mula tornavasene a casa. Ciò avvenne la notte de’ 6 di Giugno del 1508, sulla pubblica via di fianco alla Chiesa di S. Francesco sul Trebbio contando egli anni 37 di età”
(Nuovo Dizionario Istorico Ovvero Storia In Compendio: Di tutti gli Uomini che si sono resi illustri segnando le epoche delle Nazioni, e molto più de' nomi famosi per talenti di ogni genere, virtù, scelleratezze, errori, fatti insigni, scritti pubblicati ec. Dal Principio Del Mondo Fino Al Nostri Giorni ..., Volume 19, pagg. 217-218, ed. a spese Remondini Di Venezia, 1796)
In fonti successive troviamo altri pareri concordi nel riconoscere un movente passionale all’omicidio, oltre a trovare citazioni rigurdanti proprio il Sonetto che Barbara avrebbe composto alla morte del marito:
“Questo assassinio fu comunemente attribuito all’aver fatto palese il suo matrimonio, che già da molto tempo avea incontrato con Barbara Torelli. Vedova Reggiana, ricca, e di gran casatp, donna di colto spirito, che da tant’anni avea amoreggiata. Di lei abbiamo un Sonetto, con cui pianse la morte del marto, e che da Celio Calcagnini fu pubblicato nel 1509, unitamente alla descrizione de’ funerali al medesimo fatti; qual sonetto si può leggere nella Storia dello Studio di Ferrante Borsetti p.z. f 410.”
(Luigi Ughi, Dizionario storico degli uomini illustri ferraresi, tomo primo, pag 177, Ferrara 1804)
Tuttavia altri sospetti sono stati avanzati su questo delitto, voci che legavano la vendetta non già alla gelosia per le nozze di Barbara, ma piuttosto per un legame particolare che lo Strozzi avrebbe avuto con Lucrezia Borgia. L’abate Serassi, ad esempio, nel suo commento alle lettere di Baldassarre Castiglione, a proposito della faccenda scrive:
“Ercole Strozza Ferrarese celebre Poeta Latino e Toscano, tornando una notte a Casa fu da persona sconosciuta assalito, e di più ferite ucciso crudelmente. Corse voce che ciò gli avvenisse per cagion della moglie, ch’era una bellissima Dama e di grande spirito chiamata Barbara Torella, e quella signora medesima mostrò di crederlo in un suo bel Sonetto ne’ funerali del marito, che si legge a cart. 55 delle Rime scelte de’ Poeti Ferraresi. Egli è certo che lo Strozzi fu ucciso tredici soli giorni dopo le nozze e benchè fosse sciancato e mal disposto della persona, era tuttavia in grandissimo favor della Corte, e principalmente della Duchessa Lucrezia Borgia, che molto l’amò a riguardo del suo nobilissimo ingegno, e incomparabile gentilezza.”
(Lettere del conte Baldessar Castiglione: ora per la prima volta date in luce e con annotazioni storiche illustrate dall'abate Pierantonio Serassi, Volume 1, pag. 43, ed. presso Giuseppe Comino, Padova 1769)
L’amore tra lo Strozzi e la Torelli, comunque, è stato senza dubbio un sentimento lungo e forte, che ha legato i due per molto tempo, a dispetto della brevità del loro matrimonio. E’ interessante a questo proposito leggere i ragionamenti contenuti nelle Memorie istoriche di letterati ferraresi. Oltre a riportare in modo molto preciso le date della vicenda, in questo passo si analizza una lettera del Papa, scritta dal Bembo, dove di raccomanda il matrimonio di una fanciulla, Giulia, detta figlia dello Strozzi e della Torelli. Poiché il Papa non avrebbe di certo potuto patrocinare il matrimonio di una figlia illeggittima con un rampollo della nobiltà, queste sono le conclusioni cui si giunge:
“Porto opinione, che la principal Donna, e degna di lui, amata da Ercole pel corso di dieci anni, dal diciottesimo incominciati dell’età sua, fosse una Giovane vedova, di bellezze rare, d’illustre, e possente Famiglia di nome Barbara Torelli. Non so del suo primo matrimonio, né come, e perché in Ferrara si stesse; Ferrarese certamente non era […] Penso, che fosse dessa l’Amica, di cui parlò lo Strozzi nella prima Elegia del Libro secondo degli Amori; imperciocchè çettera di Pietro Bembo a nome di Leon X […] sotto li 9 Settembre 1518, mi assicura, che da Ercole Strozzi, e dalla Barbara Torelli era nata una Giulia […] Se Giulia, dico io, era in quell’anno in età da marito, doveva essere stata acquistata qualche anno prima di que’ tredici giorni, da’ 24 Maggio ai 6 di Giugno del 1508, ne’ quali Ercole fu Marito della Torelli, e poi morì. […] e quindi mi sembra di dover inferirne, che tra lo Strozzi, e la Torelli fosse passato promessa di Matrimonio, che per anni occulta si mantenne fino a che il 24 Maggio solennemente du ratificato, e pubblicato. Che poi la pubblicazione del Matrimonio fosse appunto essa, che l’odio accrescesse del nemico dello Strozzi, e l’odio trasportato dalla disperazione ne stabilisse, ed effettuasse la barbara, e iniqua vendetta: questa fu sempre la più applaudita opinione, e ripetuta degli Scrittori senza esitanza.”
(Giovanni Andrea Barotti, Lorenzo Barotti, Girolamo Baruffaldi,Leopoldo Cicognara, Memorie istoriche di letterati ferraresi, vol. 1, pagg. 179 – 180, Ferrara 1792)
Il sonetto composto da Barbara Torelli racconta del dolore folle della donna e del suo desiderio di rivalsa contro colui che voluto l’assassinio.
Nelle due quartine la donna lamenta il dolore per la scomparsa prematura del suo amato marito e il desiderio di poterlo seguire fino nella tomba.
La prima terzina esprime invece il sogno di poterlo riportare in vita con la forza del proprio sentimento, al fine di poter mostrare (come dice l’ultima terzina) il suo amato vivo a colui che lo ha ucciso, dimostrandogli così la potenza dell’Amore.
Il grande Carducci citerà proprio questi versi come esempio di un’alta lirica del ‘500 che si distacca, per sincerità e violenza emotiva, dagli schemi letterari del tempo.
“Spenta è d’Amor la face, il dardo è rotto,
e l’arco e la faretra e ogni sua possa,
poiché ha morte crudel la pianta scossa,
a la cui ombra cheta io dormia sotto.
Deh, perché non poss’io la breve fossa
Seco entrar dove hallo il destin condotto,
colui che a pena cinque giorni ed otto
Amor legò pria de la gran percossa?
Vorrei col foco mio quel freddo ghiaccio
Intepidire, e rimpastar col pianto
La polve, e ravvivarla a nuova vita;
e vorrei poscia, baldanzosa e ardita,
mostrarlo a colui che ruppe il caro laccio,
e dirgli – Amor, mostro crudrele, può tanto! – ”
(Donna, mistero senza fine bello, pag. 26, ed. Newton Compton, Roma 1994)