Visualizza versione completa : La Gioia dei Taddei
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Melisendra
23-06-2011, 06.13.36
"Se volete intralciarmi, vi sbagliate..." sussurai come se niente fosse e gli voltai le spalle, cercando di radunare gli spiriti. Non ci riuscii. In quel luogo ero tagliata fuori... non potevo chiamarli.
Armeggiai intorno all'altare, posai lo scialle lì sopra e mi accinsi a prendere la spada. L'avrei avvolta lì dentro e l'avrei nascosta, in modo da poterla trasportare senza che nessuno se ne accorgesse.
Scostai il velo dal volto e osservai il cavaliere.
"Non vi impicciate e andate per la vostra strada... e state tranquillo: l'unica cosa che spero che cada nelle mani del Gufo siete voi! Ma non temete, non muoverò un dito in tal senso."
Girai intorno all'altare e lo guardai.
"Lasciatemi al mio fato, così come io vi ho lasciato scegliere il vostro."
Guisgard
23-06-2011, 06.22.06
Guisgard la fissò per un momento senza dire nulla, per poi, in un impeto d’ira, girare attorno all’altare e raggiungerla.
“Che la mia sorte non vi stia a cuore” disse afferrandola per le braccia “è cosa ormai chiara! Quindi i vostri pensieri ben auguranti teneteli per voi, visto che la sfortuna sembra già avermi raggiunto e tenermi ben stretto! Sebbene tutte le mie sciagure sono cominciate quando vi ho incontrata quella maledetta sera nel giardino!”
Avrebbe quasi voluto strangolarla.
“Cosa fate qui?” Chiese. “Perché volete prendere questa spada? E badate di non mentirmi di nuovo, o giuro davanti a questo Santo luogo che vi ammazzerò con le mie stesse mani!”
Morrigan
23-06-2011, 06.22.46
La lama del pugnale scintillò alla luce della luna.
Morrigan distolse lo sguardo dalla sua frenetica ricerca, per poggiarlo su quell'arma. Ma proprio in quel momento una freccia trafisse quella mano armata.
Morrigan allora cercò con lo sguardo colui che aveva lanciato quel dardo, e in lontananza, nell'ombra, vide due sagome che si avvicinavano.
Che fossero amici o nemici in quel momento le importava poco. L'unica cosa chiara era che stavano attaccando i suoi aggressori, e questo era un motivo sufficiente per sperare che riuscissero ad eliminarli.
Quando a lei, aveva ancora addosso il pugnale con cui aveva colpito Ravus. Non era molto, ma se solo fossero riusciti a slegarla, avrebbe fatto del suo meglio per aiutarli in quella lotta.
Melisendra
23-06-2011, 06.37.24
"Levatemi subito le mani di dosso!"
Mi divincolai, cercando di colpire sotto la cintura.
"Lasciatemi! Prima mi lasciate nel bel mezzo della palude e ora sono io a dovervi spiegazioni?"
La stretta era troppo forte e io, solo con le mie forze, potevo ben poco.
"Cavalieri? Siete tutti uguali! Se fossi un uomo... se non fossi una donna te ne pentiresti amaramente!"
Cercai di approfittare del contatto per vincere la sua volontà e ordinargli di lasciarmi andare, ma sembrava che non avessi più nemmeno un briciolo dei poteri che avevo prima. Maledetto luogo!
Smisi di lottare.
"Quella spada è mia! Mi serve... se non l'avrà ucciderà mio figlio... e poi me. Oppure sarò di nuovo schiava... e con me Uriel! E non posso permetterlo!"
Gli tirai un calcio, disperata. Colpii il bersaglio.
Allentò la presa e mi liberai un polso.
Guisgard
23-06-2011, 06.48.19
Guisgard, per il colpo subito, allentò la presa e Melisendra riuscì a liberare un polso.
“Diavolo di una ragazza!” Disse lui, accennando come a volerla colpire. “Se tu fossi un uomo? Magari lo fossi! Ti avrei già dato una lezione!”
La portò allora verso le panche, allontanandola dall’altare.
“Ora calmati” continuò “o davvero finirò per perdere la pazienza! A chi devi portare la spada? Chi è che sta minacciando te e tuo figlio? Avanti, rispondimi!”
Sarebbe stato tentato di non credere a quel suo sfogo, ma qualcosa in lei era cambiato.
Quel velo di freddezza, quella sua spregiudicatezza sembravano essere svaniti dai suoi occhi.
Aveva paura, era disperata.
Così appariva ora quella ragazza a Guisgard.
Melisendra
23-06-2011, 07.07.58
Con le gote in fiamme e il velo scivolato giù, lo osservai diffidente. Quindi scossi le spalle.Quindi mi sedetti, con estrema cautela e tenendo d'occhio l'altare.
"Lui... è potente e maneggia oscure arti, vuole a ogni costo la vendetta sui Taddei... Si è preso ogni cosa, ogni mio ricordo, tutto il mio passato. Mi ha addestrata fin da fanciulla e si è servito di me e dei miei doni per qualsiasi scopo avesse in mente. Ma durante lo svolgimento di una delle mie missioni ho creduto di essermi innamorata." Mormorai con sarcasmo, pensando alla mia cieca stupidità. "Quando ho scoperto di aspettare Uriel sono fuggita e negli ultimi anni ho continuato a viaggiare, cercando di nascondermi ai suoi occhi... e ho nascosto mio figlio in un luogo che credevo sicuro, ma non è così. Non più, ormai lo ha trovato."
Era tutto uscito dalle mie labbra come di getto. E non riuscii a fermare nemmeno ciò che dissi in seguito.
"E suo padre, che sia maledetto, ha minacciato la sua vita pur di sapere il vostro nome..." Abbassai lo sguardo.
"Non intendo nuocervi...ma vi avverto che passerò su qualunque cadavere pur di tenere quei due uomini lontani da mio figlio. E da me."
Lo osservai come si osserva un animale feroce per stabilire quando intenda attaccare.
Guisgard
23-06-2011, 07.20.09
Guisgard restò un attimo in silenzio, dopo aver udito il racconto di Melisendra.
“Dunque sei…” disse esitando “… siete sposata?” La fissò. “Un momento…” quasi accorgendosi solo ora di quel particolare “… il padre del bambino vi ha minacciato per sapere il mio nome? Allora è…” si zittì, voltandosi verso la navata “… ora capisco perché eravate tanto determinata a vendermi al Gufo… è lui l’uomo di cui siete innamorata…” sorrise beffardo, scuotendo lievemente il capo.
“Del resto” continuò “non posso certo biasimarvi… vendere uno sconosciuto per chi si ama…” la fissò “… portando quella spada a colui che vi tiene schiava non vi salverà… per chiedere quella spada vuol dire che brama possedere il suo potere… un uomo tanto malvagio ed ambizioso non può certo aver pietà degli altri… non vi lascerà mai in pace… siete stata sciocca a credergli…”
Le si avvicinò.
“Chi è questo misterioso individuo tanto potente che vi tiene come schiava?”
Guisgard
23-06-2011, 07.33.03
Finiwell cominciò a far sibilare le frecce della sua balestra, mentre Cavaliere25 iniziò a menare fendenti attorno a sé, col chiaro intento di spaventare quegli uomini.
“Coprimi!” Disse Finiwell a Cavaliere25.
Il cavaliere allora si lanciò tra i suoi nemici, estraendo la spada e cercando di aprirsi un varco per raggiungere Morrigan.
“Avanti bellezza, partecipa anche tu alla festa!” Una volta riuscito a raggiungerla. “Ecco, sei libera… datti da fare ora!” Dopo aver tagliato le corde che la tenevano legata.
La battaglia allora si fece più aspra e tutti si lanciarono sui tre.
“Sembrano spuntare come funghi, questi maledetti!” Esclamò Finiwell. “Più ne ammazziamo, più ce ne ritroviamo addosso!”
Ad un tratto, uno di loro, giungendo alle spalle, colpì Finiwell ad un braccio.
Questi si voltò di scatto e lo trafisse mortalmente, per poi accasciarsi ai piedi dell’albero al quale era stata legata Morrigan.
“Questi… maledetti…” ansimò Finiwell “… sono riusciti a colpirmi…”
Melisendra
23-06-2011, 07.35.38
Strinsi i pugni.
"In tutti gli anni di prigionia non ho mai visto il suo volto, nemmeno pronunciato un nome che non fosse mio signore. Era sempre incappucciato e irriconoscibile." Era frustrante.
"Gouf ha perso la ragione. Anni fa c'era ancora speranza che salvasse la sua umanità e forse fu quello ad accecarmi... vidi me stessa." Alzai la testa e lo guardai profondamente negli occhi, per cercare di intuire le sue intenzioni.
"Ma ormai è troppo tardi... troppo sangue, troppe stragi. Mi ha colpita, quando sono giunta all'accampamento, e poi ha minacciato mio figlio."
Mi voltai.
"Amore... come ha detto qualcuno: io non so amare. Ma posso crearne l'illusione... sono solo caduta nella mia stessa rete." Tornai a rivolgermi a lui.
"Gouf va fermato. Potrei fermarlo, ma la sua armatura me lo impedisce, poichè lo rende immune da ogni tipo di offesa... quanto al mio antico padrone... non intendevo portargli la spada, non prima di aver capito quale segreto celi. Ho accettato il suo ordine solo per guadagnare tempo."
Riflettei.
"Ho il sospetto che forse quell'arma possa nuocergli. Altrimenti non avrebbe senso volerla per sè."
Mi risistemai il velo intorno al viso.
"Ora sapete tutto... e sappiate che qualcosa dentro di me desidera ancora accendervi come una di queste candele..."
Guisgard
23-06-2011, 07.51.55
Guisgard ascoltò con attenzione ogni parola pronunciata da Melisendra.
“Il Gufo da un lato” disse “e quest’oscuro individuo dall’altro… non c’è che dire, c’è da stare allegri qui a Capomazda.”
Fece qualche passo.
“Ovvio che teme quella spada…” continuò “… altrimenti perché prendersi la briga di mandare voi a prenderla per lui… soprattutto ora che, come sembra, Capomazda è prossima alla distruzione… sospirò, come a voler raccogliere le idee.
“Si, prendere tempo è l’unica cosa che si può fare…” mormorò “… avanti, datemi il vostro velo…” disse estraendo la sua spada “… gli porterete questa… ovviamente, se è potente come dite, non impiegherà molto per capire che non è Parusia… ma almeno ci darà altro tempo…” fissò le vetrate della cappella “… albeggia e il ducato si è svegliato, ammesso dormisse ancora nonostante tutto… se c’è gente sarete al sicuro da lui, almeno per ora… gli consegnerete la spada, approfittando che non potrà controllare subito ciò che si cela sotto quel velo… io osserverò tutto senza farmi scoprire…”
La fissò e sorrise col suo solito fare guascone.
“Vi ho forse chiesto troppo? Riuscirete a fidarvi di me, nonostante quella voglia matta di accendermi come cero devozionale?” E rise di gusto.
Guisgard
23-06-2011, 07.53.46
Pasuan guardò Dafne e sorrise teneramente.
“Scappiamo via senza pagare la stanza? Beh, davvero poco cavalleresco, non credi!” Disse sfiorandole il viso e giocando col dito sul nasino di lei. “Dafne…” diventando serio “… tu e Hubert siete le cose più preziose che ho… e tutto ciò che sono, che faccio o che sogno è rivolto a voi due… io ora sono felice come non lo sono mai stato prima… tanto felice che ho quasi paura di svegliarmi e scoprire di aver sognato te, il bambino e questa notte…” la baciò e fece scendere la sua mano lungo la schiena di lei, accarezzandola e donandole dolci brividi di piacere “… e non voglio che ad altri sia tolta la felicità che invece è stata donata a me…” continuò “… quella ragazza… dobbiamo aiutarla… lei chiede solo di essere felice col suo amato… come lo siamo noi due, amore mio… come sei bella…” sospirò mentre la sua mano le sfiorava il viso “… darei qualsiasi cosa per rivedere almeno un’altra volta il tuo volto ed il tuo corpo…” la strinse allora a sé, avvolgendo i loro corpi nudi in quelle bianche e delicate lenzuola, come a voler imprimere sul suo corpo il profumo di lei.
Restarono così per un tempo che parve infinito.
Il canto degli uccelli animava quel mattino e sembrava giungere ai due amanti sul dorato alone dei raggi del Sole che invadeva la stanza.
Ma nessun altro suono di quell’idilliaca mattinata d’inizio Estate poteva coprire la melodia ben più forte ed armoniosa di quella che nasceva dal battito unito dei loro cuori innamorati.
http://i625.photobucket.com/albums/tt331/Fie_photo-23/Nayden/lovepadAnibedbw.jpg?t=1244815607
Lady Morgana
23-06-2011, 11.41.20
Io e Lho seguimmo Icarius ed entrammo anche noi nella enorme cattedrale. delusione.
"No..." risposi dubbiosa ad Icarius, " è praticamente impossibile. Perchè celebrano la messa in questo posto orribile?"
La cattedrale era gremita di cavaliere e dame stupende. Erano davvero tutte bellissime, impossibile scegliere la più bella fra tutte loro.
Le osservai dubbiosa, cercando di scorgere un viso diverso, più bello degli altri.
Poi la vidi. Mi sorrise.
Il bellissimo vestito bianco strisciava per terra e i lunghi capelli biondi erano raccolti in una retina rosa.
La guardai a lungo e vidid che non era sola. Anche lei, come tutte le altre dame, era accompagnata da un cavaliere.
Era bellissima, ma Icarius non l'avrebbe mai nemmeno presa in considerazione, essendo lei una sedicenne.
era cambiata, no aveva più lo sguardo infantile, come quello di una bambina, era più matura, a differenza di me.
Mi tolsi la tunica e mi avvicinai a lei, cercando di non dare nell'occhio, ma tutti ci fissavano.
Le dame osservavano incantate il giglio che Icarius aveva tra le mani.
Poi le fui finalmente di fianco.
"Luna... sei con un cavaliere! Posso sapere..." l'accompagnatore m'interruppe alzando una mano e si tolse l'elmo.
Gli sorrisi.
"Ancora tu, Nishuru." lo salutai seccata.
"Luna, sapresti dirmi chi tra queste dame è la più bella? E' in gioco la vita di Icarius."
Luna mi guardò, ma non mi rispose; poi abbassò la testa, come se si vergognasse.
"Non lo sai... Non importa, speriamo che Icarius abbia buon occhio, o il nostro viaggio finirà qui!" la fissai.
Poi tornai a guardare Icarius, che si era portato a pochi passi da me.
"Nobile Taddei, non dovete farlo. C'è un ragazzo che potrebbe dire chi è la più bella al posto vostro..." dissi guardando Nishuru.
"Vi prego, voi siete troppo importante!"
Guardai disperatamente Lho, sperando che mi aiutasse a convincerlo.
Icarius, ragiona, ti prego! Hai la mente offuscata dal dolore, non puoi farcela! Per te Lady Talia è la più bella, qui, morirai. Devo fermarlo, ma come?
Abbassai tristemente lo sguardo.
Talia
23-06-2011, 14.03.15
L’atmosfera nella sala mutò in un istante... un vento leggero e gelido mosse le foglie oltre la finestra quando Layla smise di parlare, io lo sentii raggiungermi e penetrare in me, quasi fosse un nefasto presagio...
Rabbrividii impercettibilmente, ma mi sforzai di non perdere il controllo: non potevo, non in quel momento...
“Il Pegno del Cuore?” domandai cautamente “Di che cosa si tratta, milady?”
Osservai un breve momento di silenzio poi, con un sospiro, soggiunsi: “Vedete, mia signora... voi dite di non avere il potere di salvare la vita di mio marito, poi dite che questo calice può alleviare le mie pene... a me sembra che le due cose non possano andare d’accordo! Niente allevierà la mia pena se non la salvezza di Icarius... niente, milady!”
Melisendra
23-06-2011, 16.47.32
Lo guardai con aria interrogativa. Quella risata tuttavia sciolse un po' del mio malumore.
"Non vedo per quale motivo dovrei fidarmi di voi... soprattutto dal momento che ancora non mi avete detto chi siete e cosa fate davvero a Capomazda."
Ripresi il mio scialle, indecisa se offrirglielo per avvolgere la sua spada o no.
"Cosa cercate qui?"
Non potevo usare i miei poteri per scrutare dentro di lui, ma potevo ancora affidarmi all'intuito, quindi esaminai ogni sua più piccola espressione, ogni minimo movimento del volto e la profondità dei suoi occhi.
Me ne rimasi silenziosa a osservarlo. Mi massaggiai un polso, senza mai togliergli gli occhi di dosso.
"Se dobbiamo collaborare dovrete essere onesto... e non pensate nemmeno per un attimo che eseguirò i vostri piani senza fiatare... Non ho bisogno di un nuovo padrone."
Lady Dafne
23-06-2011, 21.28.49
Mi lasciai andare tra le sue braccia, nascosi il viso nell'incavo tra la sua spalla e il suo collo. Aveva un buonissimo odore!
"Quando ero molto giovane e vivevo ancora a Camelot una mia vecchia amica mi disse che solo due persone che si amano veramente riescono a sentire il vero profumo della pelle dell'altro. Ora capisco che cosa voleva dire, sento il tuo odore... non è un profumo, non sai di nulla, ma sai di te!" Gli diedi dei piccoli morsi sulla bocca e poi gli baciai il collo
"Per quanto riguarda quella ragazza ti seguirò, l'aiuteremo come vuoi tu, ma non perdiamo tempo! Ho grandi progetti per noi due! Anzi... ho notato che un po' in periferia rispetto al tuo paesino c'è una piccola casetta di legno, sembra disabitata e necessita di qualche lavoretto. Mi piacerebbe tanto andarci a vivere, formare lì la nostra famiglia... perchè tu una famiglia con me la vuoi, vero? Quella sera, quando mi respingesti, non eri serio, vero?" mi irrigidii tutta temendo alquanto la risposta che mi avrebbe dato...
Guisgard
23-06-2011, 21.30.21
Nishuru fece qualche in avanti, mentre tutti i cavalieri lo fissavano in religioso silenzio.
Si avvicinò e fissò Icarius.
“Attento, mio signore.” Disse Lho.
Icarius lo tranquillizzò con un cenno e tornò a fissare Nishuru.
Questi allora accennò un enigmatico sorriso e cominciò a recitare:
“Il nostro nobile Taddei cerca qui la più bella.
E chi mai sarà questa dama? Questa, o quella?
E avrà gli occhi azzurri, celesti, o magari verdi?
Se fossero poi scuri, come la sera in cui ti perdi?
Cercate, mio nobile e valente signore del ducato!
Cercate col cuore, poiché Lei è nata senza peccato!”
Nishuru sorrise di nuovo e ritornò accanto a Luna, lasciando nel cuore di Icarius una vaga ed indefinita inquietudine.
Guisgard
23-06-2011, 21.50.59
Pasuan sorrise a quella parole di Dafne.
“Conosco quella vecchia casa in periferia…” disse, lasciando che il respiro di lei accarezzasse il suo volto “… si racconta che sia appartenuta ad un nobile cavaliere che aveva abbandonato tutto per sposare una semplice contadinella… costruì con le sue mani quella casa e ne fece il loro nido d’amore… lei aveva una voce bellissima e restava a cantare per il suo amato nei lunghi pomeriggi d’Estate e nelle incantate sere stellate d’Inverno… ancora oggi, giura qualcuno, proprio durante i pomeriggi più soleggiati e le sere più scintillanti si può sentire il dolce canto di lei come se fosse accompagnato dal vento…”
La baciò.
“Io non ti ho respinto, Dafne…” sospirò “… né quella sera, né mai… volevo solo proteggerti da me, dal mio egoismo… non potevo sopportare di vederti legata a me per pietà o compassione, invece che per amore… perché, piccola mia, la tua felicità è ciò che più bramo… io voglio vederti sognare ogni notte… sognare tutte le meraviglie che questo mondo può donare… e poi, al tuo risveglio, poter esaudirli tutti quei sogni…”
Le sorrise fissandola.
Il suo sguardo non aveva più il dono della vista, ma nei suoi occhi vi era una luce molto più abbagliante di quella del Sole.
Era la luce dell’amore.
“Ora meglio prepararsi e scendere gìù, gioia…” disse a Dafne “… voglio risolvere quest’impresa e ritornare con te a casa, per riabbracciare il piccolo Hubert e cominciare una vita tutta nuova con voi due.”
Lady Dafne
23-06-2011, 22.23.03
“Io non ti ho respinto, Dafne…” sospirò “… né quella sera, né mai… volevo solo proteggerti da me, dal mio egoismo… non potevo sopportare di vederti legata a me per pietà o compassione, invece che per amore… perché, piccola mia, la tua felicità è ciò che più bramo… io voglio vederti sognare ogni notte… sognare tutte le meraviglie che questo mondo può donare… e poi, al tuo risveglio, poter esaudirli tutti quei sogni…”
"Ti amo"
Riuscii a dire solo queste due parole, ciò che mi aveva detto mi aveva colpito nel più profondo del cuore. Era la più bella dichiarazione d'amore che avessi mai sentito!
Mi alzai trascinandomi dietro il lenzuolo, chiusi la finestra che era rimasta aperta per tutta la notte. Poi mi voltai, guardai Pasuan e provai una gioia sincera per quell'amore grande ritrovato. D'ora in poi avrei voluto svegliarmi tutte le mattine con lui vicino, mai più gli sarei stata lontana. Quando fui sicura che nessuno dal di fuori potesse vedermi lasciai andare il lenzuolo e mi rivestii.
"Sono pronta, possiamo scendere giù!" dissi.
Guisgard
24-06-2011, 02.57.03
Layla assunse una strada espressione.
Come indispettita, infastidita dalle parole di Talia.
“Detesto” disse assumendo un tono severo, quasi risentito “le persone che esitano, che appaiono titubanti. Quelle che cercano di comprendere e di dominare gli eventi. La ragione!” Esclamò. “Già vi dissi che voi, milady, siete una splendida Ragione. Perfezione, contegno, cortesia. I vostri modi, il vostro agire, tutto fa di voi una dama perfetta. Almeno in apparenza. Eppure sapete come mi apparite? Come una bellissima villa vuota. Vuote le sue sale, vuoto il suo verziere.”
Il cielo di Maggio.
Tutta la città ne era invasa e sotto la sua luce gli sguardi di ogni ragazza apparivano innamorati.
“Layla, sei qui!” Disse Angly. “Ma come? Manca poco ormai al ballo e tu non sei ancora pronta?”
Lei fissava la città dalla finestra senza voltarsi verso l’amica.
“Layla! Ma insomma! Mi ascolti?”
Finalmente si voltò, restando a fissarla con quei suoi meravigliosi occhi dello stesso colore del cielo di Maggio.
“Layla, cos’hai?” Domandò Angly.
“Andate voi alla festa...” mormorò Layla “... dì alle altre che potete prendere i miei gioielli ed i miei vestiti… anzi, voglio che tu prenda il mio vestito più bello... è stato fatto apposta per il ballo e sarebbe un peccato se nessuno lo indossasse...”
“Ma è stato cucito apposta per te, Layla... solo tu puoi indossare quel vestito... indosso a chiunque altra sfigurerebbe... tu sei la più bella fra tutte noi...”
“La bellezza non porta la felicità...” sospirò Layla “... sono stata sciocca... ho agito col cuore e non con la ragione…”
“Layla, io…” tentò di dire Angly.
“Va, ti prego...” interrompendola lei e sforzandosi di sorridere “... e poi ricordo bene come quel soldato ti ha guardata l’altra sera... secondo me è già al ballo che aspetta te… va, ti prego...”
“E tu?”
“Ho i miei libri...” sorridendo lei “... e poi devo ancora occuparmi dei miei fiori in giardino… va e non stare in pena per me... e ricorda che voglio un resoconto della serata, compreso l’abbiglio delle nostre vecchie dame di corte, che non perdono occasione per mostrare la loro solenne immagine di nobiltà vetusta ed ammuffita!” Esclamò fingendosi divertita.
Angly abbracciò la sua amica e poi andò via.
Layla restò sola ed immaginò quel ballo.
Immaginò il suo meraviglioso vestito e quella musica celestiale.
“Non avrei dovuto credergli…” sussurrò tra le lacrime “... le ragazze mi avevano detto che faceva così con tutte... ama le donne... le ama tutte e dunque non ne ama nessuna... lo dicono tutti che quelli della sua stirpe sono fatti così... sono adulatori, bugiardi e credono di essere i padroni del mondo, senza preoccuparsi degli altri e dei loro sentimenti... che sciocca che sono a dar retta al mio cuore... forse è anche vera la storia delle ancelle... che sciocca...”
Si asciugò le lacrime e cercò di farsi forza.
Scese nel verziere e raggiunse la sua vecchia nutrice.
“Aspetta, Sissy!” Chiamandola. “Voglio occuparmene io di quei fiori!”
“Vi credevo al ballo, milady.”
“No, voglio restare qui con i miei fiori...” rispose Layla “... non pensi siano bellissimi?”
La nutrice annuì.
“Si dice che ai fiori va dato un nome…” sorridendo Layla “... ma questa rosa è talmente bella che non saprei come chiamarla...”
“Mia Amata...” disse all’improvviso qualcuno arrivando alle spalle delle due “... io la chiamerei Mia Amata. Non posso immaginare nome più bello.”
Layla, riconoscendo quella voce, si voltò di scatto.
“Tu?”
Lui sorrise annuendo.
“Io...” mormorò lei.
“Avevo un appuntamento con la ragazza più bella del mondo per andare ad una festa di ballo.” Disse lui. “Perché dunque ti meravigli?”
“Credevo che non saresti più arrivato ormai...”
“Oggi a palazzo era atteso il vescovo” rispose lui “e sai quanto mio padre tenga a questa cosa. Dice sempre che è il clero che legittima la nobiltà!” Come a voler imitare il tono austero di suo padre.
I due ragazzi scoppiarono a ridere.
“Ora però il ballo sarà cominciato…” malinconicamente Layla.
“Beh, peggio per tutti loro!” Esclamò Lui. “Noi balleremo lo stesso! Corri ad indossare il tuo vestito e balleremo tutta la notte!”
“Non posso...” un pò sconsolata lei “… ho detto ad Angly di prendere lei quel vestito...”
“E cosa cambia? Per me nulla!” Esclamò lui. “Ho tutto ciò che mi occorre… la Luna ad illuminare il tutto, il vento come dolce melodia e questi fiori come degno scenario... e soprattutto ho la fortuna di poter ballare con la dama più bella del mondo... mi concedete questo ballo, milady?”
“Il mio strascico, milord.” Fece Layla porgendogli l’orlo del suo vestito.
“Oh, che onore, milady.” Inchinandosi lui.
E cominciarono a ballare in quello scenario che sembrava incantato.
Ed il cuore di Layla batteva come mai aveva fatto prima d’ora.
In quel momento Layla scosse il capo, come a volersi destare da qualcosa.
“Io, come detto, non posso salvare né la vita di vostro marito, né la vostra.” Disse a Talia. “Ma posso donarvi la serenità, affinché voi non restiate schiacciata da questo immenso dramma.” Fissò allora il calice. “Il Pegno del Cuore è ciò che richiede il nostro animo per non angosciarci e tormentarci oltre. E’ un pegno che vi permetterà di non soffrire più. E come ogni pegno richiede poi un suo prezzo per essere riscattato… ma voi, mia signora, non siete in condizione di discutere e mercanteggiare su quel prezzo adesso… ecco, questo è quanto. Decidete voi, mia novella Alcesti… avete tutto per dar seguito ai vostri romanzeschi proclami d’amore…” ed accennò un sorriso.
Guisgard
24-06-2011, 03.35.35
Pasuan e Dafne si vestirono e poco dopo scesero al pianterreno della locanda.
La ragazza che aveva chiesto il loro aiuto li stava attendendo nello spiazzo antistante la locanda, facendosi dondolare da un’altalena legata fra due alberi.
Appena vide i due, sorrise e li raggiunse.
“Milady, siamo pronti per partire.” Disse Pasuan.
I tre allora lasciarono la locanda e si diressero verso il luogo della tomba, dove si trovava prigioniero l’amato della ragazza.
“Conosciamo il nome del vostro amato, milady…” fece Pasuan durante il tragitto “… ma non il vostro…”
“Perdonatemi se ho mancato nel rivelarvelo, amici miei.” Si scusò la ragazza. “Ma gli eventi mi hanno totalmente travolta. Il mio nome è Amelya.”
Dopo un pò arrivarono in un luogo sinistro e spettrale.
Avevano viaggiato attraverso uno stretto sentiero, perduto in una sconfinata boscaglia, fino a quando videro una vecchia cupola emergere dal folto e selvatico fogliame che sorgeva sotto un pendio.
Le pietre di quella antica costruzione, superstite di un’epoca perduta ormai nel dimenticato eco del tempo, sembravano parlare di paura, angoscia e disperazione.
Come se un qualcosa emergesse da quella cupola e tentasse di respingere i tre.
Come se dentro di essa si celasse un terribile segreto che nessuno doveva svelare.
“Eccola, quella è la tomba.” Disse Amelya indicando la cupola.
E Pasuan, al suono di quelle parole, comprese che quella tomba era maledetta.
Guisgard
24-06-2011, 04.33.06
“Beh, se io posso fidarmi di voi…” disse Guisgard a Melisendra “… potete benissimo fare altrettanto con me, milady.” Sorrise di nuovo, con fare irriverente. “Dopotutto, i nostri precedenti incontri dovrebbero scoraggiare me, più che voi, non trovate?”
Lucidò la sua spada con un lembo del suo mantello, per rendere più credibile il suo stratagemma, qualora fosse riuscito a convincere la ragazza a seguire il suo piano.
“Il mio nome poi lo conoscete, no?” Aggiunse ironicamente. “O forse, per soddisfare le regole della cavalleria e della cortesia, volete che mi presenti come si conviene davanti ad una dama? Dite che dovrei?” Sorrise e mostrò un vistoso inchino. “Il mio nome è sir Guisgard, mia signora! Cavaliere errante, senza titoli, senza terre e, in questo momento, senza più neanche una spada! Sono vostro campione, nella ragione e nel torto, in qualsiasi contesa e a costo della vita! Per servirvi!” La fissò e le fece l’occhiolino. “E quanto allo scopo che mi ha condotto in questa nobile terra, mia bella compagna di avventure, sappiate che, ahimé, non è più nobile della mia già abbondantemente umile condizione…” continuò “… come ricorderete fu la perdita del mio cavallo a spingermi in questo venerabile luogo… spiacente dunque di non potervi offrire un qualche segreto, romantico ed avventuroso, per giustificare la mia presenza in questo ducato.”
Indicò la sua spada.
“Ora sono riuscito a guadagnarmi la vostra fiducia, milady? Darete credito al mio piano? E, vi prego, non continuate a fissarmi in quel modo…” fece ironicamente “… altrimenti finirete col turbarmi ed io non voglio che audaci pensieri attraversino il mio cuore mentre siamo in questo santo luogo.” Sospirò, per poi ridere di gusto.
“Allora, siamo soci? Divideremo in parti uguali i rischi di questa storia?” Domandò. “E, credetemi, non aspiro ad essere il vostro nuovo padrone. Anche perché, da quel che vedo, difficilmente un uomo riuscirebbe a domarvi, mia signora!” Mentre quel suo solito sorriso guascone attraversò il suo volto.
Melisendra
24-06-2011, 12.41.36
Tamburellai con la punta delle dita sulla panca e accennai a un sorriso. Ma quando parlai gli chiesi: "Cortesia... cavalleria... a quanto pare lasciarmi in mezzo a una palude e trascinarmi via da quell'altare rientra in quella concezione. Non l'avrei mai detto!"
Lo soppesai con lo sguardo e valutai le sue parole.
"E sia... ma mi state nascondendo qualcosa."
Cincischiai con il mio scialle e finalmente glielo porsi.
"Tenete. Impacchettatela a dovere. Dopo che l'avrò consegnata penseremo a Parusia. Mi incuriosisce..." Avevo percepito qualcosa, mentre sfioravo la spada con le dita.
Mi avvicinai all'altare, indecisa se toccarla di nuovo. Poteva farmi del male? Per quella ragione mi aveva mandata a prenderla al suo posto? Esaminai la lavorazione dell'elsa e il riflesso della lama, senza toccarla.
Provai a prenderla avvolgendola nel velo, ma quella sensazione tornò, indescrivibile, quindi allontanai la mano.
Talia
24-06-2011, 12.58.59
Rimasi in silenzio per qualche momento, osservando la donna di fronte a me...
“Voi non mi incantate, mia signora!” dissi poi in tono mite, quasi stessi conversando del più e del meno “Le vostre parole sono fredde, disincantate... la vostra voce è dura e severa... ma i vostri occhi no! Essi tradiscono dolore, rimpianto e lontani pensieri...”
Lentamente mi alzai da tavola, dove comunque non avevo assolutamente toccato cibo, e mi avvicinai alla finestra, con passo lieve, quasi passeggiassi...
Per qualche momento rimasi ferma, fissando il verziere. Una lancia scintillò oltre la vegetazione e quel lampo, che mi parve quanto mai minaccioso, colpì i miei occhi, costringendomi a socchiuderli.
“Io non so quale sia la vostra storia, non so cosa vi abbia ferita a tal punto... e probabilmente a voi non interessa né la mia comprensione, né tantomeno il mio sostegno...” voltai quindi le spalle al vetro e tornai a guardarla “Ma vi ripeto quanto vi ho già detto: attenderò Icarius! Lo attenderò anche fino al giorno del Giudizio Universale, se sarà necessario! E non posso, purtroppo, far niente per liberare il mio cuore da questa attesa, poiché quel cuore non è con me adesso ma con lui. E’ lui che lo ha conquistato ed è a lui appartiene!”
Sorrisi leggermente, quasi divertita, e soggiunsi: “Mercanteggerò, milady! Potete star certa di questo! Ma non ora e non per le mie pene... mercanteggerò quando sarà il momento e lo farò per il bene di mio marito!”
Probabilmente non c’era più molto da dire... sospirai, ostentando serenità e quiete, e tornai ad osservare il giardino, oltre la finestra.
cavaliere25
24-06-2011, 16.22.35
Guardai Finiwell e gli corsi in alito e dissi come stai amico mio domandai tutto preoccupato dobbiamo andarcene di qui non ce la faremo siamo solo tre contro chissà quanti
Lady Morgana
24-06-2011, 16.40.46
Osservai Nishuru mentre, avvicinandosi ad Icarius, gli parlava, mettendogli ancora più ansia.
Lho era sempre più preoccupato e nervoso.
Poi Nishuru tornò vicino a me e Luna e un innaturale silenzio scese nella cattedrale.
Non sapevo cosa fare.
Mi guardai intorno, gli occhi di tutti i presenti erano puntati su di noi.
Mi sentivo osservata ed in pericolo.
La mia mano scivolò istintivamente sul pugnale dall'impugnatura lavorata a mano; sentii la sua lama affilata sfiorarmi la mia pelle delicata.
Un terribile ricordo, si fece breccia dentro di me.
Il cielo era limpido, sereno. L'albero su cui mi ero arrampicata era molto alto e dalla sua cima potevo vedere tutto il villaggio. Dalle capanne si alzava pigro del fumo, che andava a scurire la meravigliosa luce emanata dal globo luminoso che dominava il mondo dal cielo: esso viene chiamato Sole.
Osservai il sole in tutta la sua magnificenza e lo immaginai come un re ingordo e avido, dalla pancia sempre piena di pietanze prelibate.
Poi il vento scompigliò i miei lunghi capelli rossi e sentii una fredda lama posarsi sul mio collo.
Era la stessa sensazione che stavo provando in quel momento, quando ero in equilibrio sulla cima di quell'immenso albero, pronta a scattare al minimo cenno di pericolo.
Non avevo sentito nessuno arrampicarsi e non ero riuscita a proteggermi. Poi improvvisamente sentii l'uomo urlare e dimenarsi, cercando di liberarsi da chissà cosa. Mi girai e vidi due corpi cadere nel vuoto.
Scesi di corsa dall'albero e ispezionai i due corpi. Lanciai un urlo d'orrore e mi gettai vicino al mio caro compagno, ormai in fin di vita.
"Hai visto, Verdammt? Ti ho protetta. Ora, spero di essermi guadagnato la tua fiducia...Dimmi, come ti chiami in realtà? Tanto non credo di poterlo rivelare a qualcuno" mi chiese Ksajel, tossendo.
"Sayla...Il mio nome è Sayla." gli risposi io piangendo silenziosamente.
Quella volta non ero riuscita a proteggere chi amavo, ma non sarebbe successo ancora.
Mi portai davanti ad Icarius e feci segno a Luna, Nishuru e Lho di circondarlo; poi gli parla.
"Forza, Nobile Taddei, scegliete una dama con il cuore, senza crucciarvi. Nessuno farà voi del male. Io vi proteggerò... Noi vi proteggeremo!" e dicendo ciò sfilai il pugnale dalla cintura.
Lady Dafne
24-06-2011, 19.00.42
Mi spaventai vedendo quel luogo, mi aggrappai con tutte le forze (e con entrambe le mani) al braccio di Pasuan. Era un luogo terrificante, sembrava essere stato creato per terrorizzare quanti l'avessero visto. Mi avvicinai a Pasuan "Caro, è un luogo bruttissimo non ho difficoltà a supporre che dovrebbe anche essere stragato" nessuno parlò. Mi rivolsi alla ragazza
"Amelya, non dovremo entrare lì dentro vero? Ma soprattutto, ditemi come mai i vostri fratelli hanno portato proprio qui il vostro innamorato, non possedete delle segrete nel vostro castello? Perchè riscoprire un posto tanto terrificante? E poi, come mai i vostri fratelli sono tanto ostili verso questa unione?" domandai.
Mi guardai intorno con circospezione, mi ero appiccicata a Pasuan quasi come se volessi proteggermi anche solo dall'aria gelida che usciva dall'entrata di quel posto. C'era uno strano odore di macabro e di morte.
Guisgard
24-06-2011, 20.54.39
“Ah, milady!” Disse Guisgard avvolgendo la sua spada nello scialle di Melisendra. “Io vi avrei abbandonata nella brughiera?” Sorrise come suo solito. “Veramente, tecnicamente parlando, sono solo fuggito via prima di essere consegnato, da voi, a quel fanatico cavaliere!”
Strinse bene lo scialle attorno alla spada.
“Sapete, la vita mi ha dato molte lezioni” aggiunse “ed una di queste mi ha insegnato che non bisogna mai immischiarsi tra una donna ed il suo amato. Ma non temete…” aggiunse “… non vi porto rancore. Quella scelta per voi era scontata. Del resto io sono solo un estraneo, mentre lui… beh, lui è il padre di vostro figlio. Ecco, il pacco per il nostro amico è pronto.”
Le consegnò la spada avvolta nello scialle.
“Ricordate…” si raccomandò “… è ancora giorno e le strade sono ancora frequentate… lui prenderà il pacco ed andrà via… consegnata la spada ci ritroveremo alla locanda…”
Guisgard
24-06-2011, 21.07.12
Icarius fissò teneramente Sayla e le accarezzò i capelli.
“Compagna di viaggio migliore” disse “non avrei potuto avere…” sorrise malinconicamente “… ora è tempo che compia la mia scelta… non so cosa accadrà… se sbaglierò molto probabilmente mi ritroverò addosso tutti questi cavalieri e non avrei alcuna possibilità di uscirne vivo… ascoltami, Sayla…” fissandola negli occhi “… se io dovessi morire in questo luogo, molto probabilmente quell’oscura maledizione che ci perseguita si estinguerebbe… ed a quel punto io voglio che tu e Lho continuiate a cercare Talia, per liberarla e riportarla a Sygma, dove sarà al sicuro e dove potrà…” esitò per un istante “… ricominciare una nuova vita… a Capomazda vi è un giovane di Sygma… Matthias è il suo nome… so per certo che ama anch’egli Talia… affiderai a lui Talia una volta che l’avrai ritrovata… questo ti chiedo, Sayla… solo questo…” la baciò teneramente sulla fronte e si avviò verso l’abside per compiere la sua scelta.
Guisgard
24-06-2011, 21.23.01
Si narra che gli spiriti del male frequentino luoghi spettrali ed orridi, maledicendoli con la loro sola presenza.
Molti sono i luoghi maledetti in cui si riuniscono le potenze oscure.
Ma ai tre ragazzi quella tomba apparve come il più malefico e terribile di tutti.
Abbandonata sotto un pendio, quella tomba emergeva a fatica nella selvaggia vegetazione, tra alberi secolari che congiungevano, come in un diabolico sabba, i loro rami quasi a voler imprigionare in quel demoniaco scenario quella dimenticata costruzione.
“I miei fratelli” disse Amelya fissando Dafne “hanno rinchiuso qui il mio Ludovici perché questa tomba è inaccessibile. Come una spaventosa prigione, in essa sono racchiuse orride storie di morte e di spaventosa malvagità.” Fissò quasi disperata i suoi due compagni di viaggio. “I miei fratelli odiano Ludovici perché è povero. Loro vogliono che io sposi un vecchio barone, ricco e potente. Ma io preferirei la morte!”
“Già, la morte…” intervenne Pasuan “… è sembra attenderci proprio lì dentro… entriamo ora e non indugiamo oltre… Dafne…” rivolgendosi alla sua amata “… conosci il mito di Euridice? Tu devi fare come lei. Quando entreremo in quella tomba tu dovrai cominciare a parlarmi. Parlarmi continuamente. Non importa di cosa, l’importante è che io senta la tua bella voce. Parla del tuo colore preferito, di ciò che desideri per il tuo compleanno o per Natale. Parlami della piccola casetta in periferia di cui mi accennavi stamattina… parlami dei tuoi sogni. Di tutti i tuoi sogni. Parlami senza sosta, Dafne.” Ribadì. “Parlami e tieniti stretta a me. Non lasciare mai il mio braccio.”
Fece poi cenno ad Amelya ed i tre entrarono nella tomba.
Melisendra
24-06-2011, 21.35.36
"Quelle sono sottiliezze.. per quello che mi è valso andare all'accampamento avrei fatto meglio a rimanere nella palude."
Osservai di nuovo la spada.
"Come si suppone che io debba afferrarla se non riesco nemmeno a toccarla?" Provai nuovamente. "E' come se non volesse essere presa."
Provai di nuovo e la afferrai, ma mi scottò la mano. Urlai per la sorpresa e mi osservai il palmo. Nessuna scottatura.
"Divertente..." Le rivolsi un'occhiata malevola. "Oggi non è decisamente la mia giornata."
Presi l'involto con la spada e mi risistemai il velo sul capo.
"Torno a palazzo... potete seguirmi. Se riuscite a prendere quella spada, portatela con voi, poi le daremo un'occhiata..."
Riflettei un attimo.
"E poi ho fame! Ci vediamo alla taverna!"
Aprii la porta e uscii per strada. Camminai attardandomi, di tanto in tanto.
Guisgard
24-06-2011, 21.54.51
“Si, sono d’accordo, milady!” Disse divertito Guisgard, mentre Melisendra si avviava verso l’uscita della cappella. “Dovevate restare in quella palude. C’era una Luna incantata ed il firmamento era costellato da luminose stelle. Ed io avrei fatto faville!” E rise di gusto.
Uscita, la bella incantatrice si ritrovò in una strada con ancora diverse persone ad attraversarla.
L’oscura figura, però, sembrava essere stata inghiottita dal crepuscolo che pian piano si faceva strada nell’imbrunire.
Ad un tratto le si avvicinò un mendicante.
Aveva un aspetto deforme ed emanava un odore rivoltante.
“Fate la carità ad un povero figlio della miseria, bella signora…” mormorò “… siate generosa al pari della vostra bellezza, milady… chiedo poco… una moneta o anche un pezzo di pane… una spilla, un monile o una spada per il mio padrone…” disse fissandola con un enigmatico sguardo “… una bella spada per il mio buon padrone e vedrete che la sorte vi ricompenserà… a voi ed al vostro bel bambino…” aggiunse con un ghigno.
Melisendra
24-06-2011, 22.40.09
Non appena quella patetica figura si avvicinò a me e pronunciò quelle parole, un moto di rabbia impotente mi fece fiammeggiare gli occhi, ma mi trattenni.
Feci scivolare il pacchetto tra le sue mani ruvide e nodose.
"Digli che questo è il mio regalo di addio... ci rivedremo all'Inferno, qualora l'Inferno esista."
Mi allontanai bruscamente, scomparendo tra le stradine piene di gente.
Mi domandai se avrebbe mantenuto la parola. La sua parola, però, sapevo bene quanto poco valesse.
Entrai nella taverna e mi sedetti in un angolo. Ero preoccupata. Non avrei mai saputo proteggere Uriel da lui. Era ancora troppo forte. Forse avrei dovuto mandarlo più a nord, magari in un convento. Quel pensiero svanì subito, appena mi resi conto della sua assurdità. Non potevo fare una cosa del genere. Sarebbe stato crudele.
Feci un cenno a una ragazza che si aggirava per la taverna, servendo boccali e piatti di carne fumante. Le chiesi di portarmi lo stufato. Un profumo delizioso riempiva la sala, insieme all'odore delle erbe profumate appese alle travi. Mi massaggiai le tempie e esalai un profondo sospiro.
Lady Dafne
24-06-2011, 23.42.02
"Lo conosco il mito di Euridice, me lo insegnò mio padre. Farò come mi dici ma lascia che vada io davanti, potrò vedere se ci sono degli ostacoli ed eventualmente potrei aggirarli. Tu non potresti accorgertene, caro" mi avvicinai al viso di Pasuan, lo accaezzai e lo baciai sulla bocca, un bacio casto per non avvilire troppo Amelya.
Mi voltai poi verso la ragazza "Avremo bisogno di una torcia, sapete dove trovarla?".
Guardai l'entrata della tomba, mi vennero i brividi ma mi feci coraggio "Forza andiamo! Troviamo Ludovici e leviamoci il pensiero! Sapete cosa vi dico Amelya? Noi avremo bisogno di un aiuto, stiamo pensando di ricostruire una casetta per andarci a vivere, il vostro amato potrebbe lavorare per noi e guadagnare qualcosa. Così potrete sposarvi..." cercavo di pensare a cose positive per respngere il senso di vomito che mi assalì una volta entrati nella tomba. C'era un olezzo terribile di chiuso, muffa e non so che altro, feci come mi aveva detto Pasuan, strinsi la sua mano ed iniziai a parlargli
"Pasuan, sono sicura che il piccolo Hubert crescerebbe felice in quella casetta, mi piacerebbe riempirla di fiori, anche d'inverno! Poi vorrei che fosse tanto luminosa, e mi piacerebbe che fosse accogliente. Per aiutare con le spese potrei lavorare come sarta per le signore del nostro borgo e di quelli vicini, sono molto brava con ago e filo, lo sai vero? E potrei anche dare delle lezioni ai bambini, potrei insegnare loro a leggere e a scrivere in cambio non di denaro, non ce ne serve! Lo farei facendomi pagare con i frutti della terra: grano per fare il pane, ortaggi, qualche cacciagione, uova. Anche se le galline potremmo tenerle anche noi, di quello potresti occupartene tu.... anzi, perchè non pensi a mettere su una scuola di cavalleria lì alla casetta? Avresti tanto da insegnare ai giovani e, se trovi qualche cadetto di buona famiglia, potresti anche guadagnare qualcosina!" mi fermai un momento per riprendere fiato, ma mi venne nuovamente un capogiro quando mi resi conto del luogo nel quale eravamo. Decisi quindi di continuare
"E poi, una volta sistemati potremmo mettere in cantiere un fratellino per Hubert, che ne dici? Te la senti? Non necessariamente vorrei che fosse un maschio, sarebbe bellissimo avere anche una femmina! Ne voglio tanti di bambini, almeno quattro, anche cinque se vengono... però non lamentarti se poi divento un po' cicciotta! E poi vorrei avere un ca...." Non potei finire la frase, sentii un boato. Soffocai un urlo in gola e di scatto mi voltai verso Pasuan rifugiandomi tra le sue braccia "Che cos'è stato? Pasuan..."
Guisgard
25-06-2011, 01.51.27
“Oh, si, mia signora…” disse l’orrendo mendicante appena Melisendra gli passò lo scialle nel quale era avvolta la spada “… credetemi, l’Inferno esiste…” ed una grottesca risata avvolse poi la sua voce mentre si allontanava nel buio della sera.
Melisendra allora raggiunse la taverna.
Si sedette ad uno dei tavoli ed ordinò uno stufato.
La taverna era colma di gente ed ovunque era possibile vedere cavalieri, soldati di ventura e semplici avventurieri impegnati al gioco, o in compagnia di avvenenti donne.
Erano in attesa di ordini, visto che ormai le voci dell’assedio si erano ampiamente diffuse in tutta la cittadella e cercavano di allentare la tensione proprio negli svaghi che offriva quel luogo.
“Stasera deve essere la mia serata fortunata, a quanto pare!” Esclamò all’improvviso uno di quegli uomini avvicinandosi al tavolo di Melisendra. “Mi sono sempre chiesto che volto avesse la Dea Bendata ed ora finalmente lo so! Stasera, milady, ho capito che sareste stata voi la mia fortuna! Sapete, io sono di quegli uomini che non attendono la buona sorte, ma vanno invece a cercarla!” Rise compiaciuto. “Madonna Fortuna è una donna e come tale va conquistata! Permettete che mi presenti, milady… sono Gerom de Gayardeff! Ragazza!” Chiamando poi la fanciulla che serviva ai tavoli. “Portaci del vino! Di quello buono! Stasera bisogna brindare alla mia fortuna!”
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Melisendra
25-06-2011, 02.12.58
Ero talmente assorta nei miei pensieri che non avevo fatto caso a quell'uomo, se non quando non aveva interrotto le mie meditazioni.
Intorno l'aria era piena di chiacchiere e risate. Sembrava quasi che non dovesse esserci nessuna guerra. In realtà cercavano distrazione nel vino, nel gioco e nelle veneri.
Non mi mostrai particolarmente interessata, anzi, degnai quell'uomo di un rapido sguardo appena.
"Gerom, vi consiglio di cercare la vostra fortuna altrove... troverete a un altro tavolo una compagnia più adeguata. Non sono in animo di brindisi e risate, perciò vi inviterei a lasciarmi sola."
Detto ciò lo guardai aspettando che se ne andasse. Lanciai un'occhiata alla porta della taverna.
Guisgard
25-06-2011, 02.29.33
“Sono sincero, mia signora…” disse Gerom “… anche a me comincia a dar fastidio questo posto. Il frastuono, le risate e le imprecazioni di chi perde al gioco mi danno sui nervi! Perché non lasciamo questo posto e raggiungiamo l’altra parte della cittadella? Conosco un luogo che sembra fatto apposta per far sospirare i cuori degli innamorati. E voi, milady, siete troppo bella per restare qui tutta sola. Io dico che…”
“Ehi, voi, vi spiace cedermi il posto?” Chiese all’improvviso qualcuno interrompendo Gerom.
“E perché mai dovrei?” Domandò questi. “Ci sono altri tavoli liberi! Dunque sceglietene uno e lasciateci in pace!”
“E’ qui che voglio sedere, amico.” Replicò Guisgard. “Quindi alzatevi e lasciatemi il posto.”
“Davvero? E perché?”
“Perché voglio sedere accanto a mia moglie.” Rispose seccato Guisgard. “Quindi alzatevi e toglietevi di torno.”
“Ah…” mormorò stupito Gerom “… ecco, io… non potevo immaginare che… si, chiedo scusa… non sapevo… i miei omaggi, milady.” Salutando Melisendra ed alzandosi. “Vi chiedo ancora scusa, messere.” E si allontanò.
“Chissà perché, tipi del genere non mancano mai.” Disse Guisgard sedendosi. “Questo stufato sembra squisito. Ragazza, ne porti un pò anche a me?”
“Si, messere.” Rispose la fanciulla che serviva ai tavoli.
“Com’è andata?” Chiese poi a Melisendra. “Avete consegnato la spada?”
Melisendra
25-06-2011, 02.56.11
Ero ben lieta del suo tempismo. Lo osservai sedersi e ordinare.
"Moglie? Carino... almeno non è peste. Forse inizio addirittura a starvi più in simpatia che durante il nostro breve viaggio nella brughiera. Voi state guadagnando punti." Gli sorrisi, per una volta senza ironia.
"Non l'ho consegnata a lui, ma uno dei suoi servi... un orrendo mendicante che mi ha fermata lungo la strada."
Infilzai un pezzetto del mio stufato.
"Peccato... non mi sarebbe dispiaciuto mandarlo al diavolo di persona..."
Assaporai il sapore della carne. Deliziosa. Ero parecchio affamata. Stavo usando i miei poteri più del solito e ciò mi metteva appetito.
"Avete preso la spada?" mi sporsi verso di lui.
Guisgard
25-06-2011, 03.06.14
“Mia moglie, già.” Disse sorseggiando del vino. “Perdonatemi, ma non sono riuscito a trovare di meglio. La voce di quel tipo mi irritava ed avrei detto qualsiasi cosa per togliermelo di mezzo.” La fissò ed accennò un sorriso. “Davvero guadagno punti? Ah, bene, allora vuol dire che non rischierò più di farmi prendere a colpi di pigne!”
Assaggiò un pò di quello stufato.
“Era ovvio che mandasse qualcuno a prendere la spada…” mormorò “… non poteva rischiare di essere visto… meglio così. Questo ci ha dato un certo vantaggio. La spada? Certo che l’ho presa. Ora è in un luogo sicuro."
Melisendra
25-06-2011, 03.20.00
Inzuppai il pane nel mio piatto e a quelle parole sollevai lo sguardo.
"Come? Ma vi avevo detto che avrei voluto esaminarla!"
Bevvi un sorso di sidro di mele. Per un attimo la diffidenza prese di nuovo il sopravvento: che ne sapevo io di quell'uomo. Fidarsi di qualcuno era mai stata una buona idea?
"Immagino non mi direte dove l'avete nascosta... e questo ci rimette in disaccordo, caro il mio maritino."
Appoggiai il bicchiere e lo guardai mentre la ragazza gli serviva il suo piatto.
Non mi ingannava quell'aria leggera... era a Capomazda per un motivo e prima o poi lo avrei scoperto.
"Che fine a fatto l'onestà?" mi domandai tra me e me, prima di addentare un pezzetto di pane.
Guisgard
25-06-2011, 03.41.47
“Siete sempre in malafede, milady!” Disse Guisgard scuotendo il capo. “Non sapete che fra marito e moglie non ci sono segreti?” Facendole l’occhiolino.
Intanto la ragazza gli serviva lo stufato.
“L’hai preparato tu?” Le chiese Guisgard.
“Si, messere.” Annuì la ragazza. “Con le mie manine!”
“Ecco perché ha un sapore così dolce!” Esclamò lui.
La ragazza sorrise ingenuamente.
“Sapete, ho preparato anche una torta di mele ed una crostata alle fragole!”
“Eh, adoro la crostata!” Sussurrò lui. “Ne porteresti un pò anche alla mia mogliettina?” Indicando con lo sguardo Melisendra. “Sai, è in collera con me ed io sto cercando di farla addolcire un pò.”
“Si, vado a prenderne una fetta.” Tornò poi indietro. “E voi, messere? Non volete assaggiarla?”
“Ovvio!” Sorridendo lui. “La spada, come detto è al sicuro, milady.” Disse a Melisendra appena la ragazza si allontanò. “E nessuno vi impedirà di analizzarla.” Sorridendo con quella sua solita irriverente espressione.
Melisendra
25-06-2011, 04.01.52
Lo guardai con l'espressione di un gatto pigro e annoiato.
"Oh dei... e quello cos'era?" sollevai gli occhi al cielo e poi finii il mio stufato.
"Non è sfiducia... è semplice circospezione. In fondo dubito che voi affidereste la vostra vita nelle mie mani, quindi non biasimatemi se cerco di stabilire se quello che sto calpestando sia un terreno privo di insidie."
Posai il cucchiaio, soddisfatta della cena.
"Sarò una brava mogliettina, ma vorrei sapere dove si trova la spada, prima di abbassare le armi e diventare collaborativa..."
Mi versai ancora abbondante sidro.
"Ah, niente dolce. Sono carnivora."
Guisgard
25-06-2011, 04.16.50
Fermò la sua mano e le versò lui il sidro nella coppa.
“Lo credete davvero? Eppure lo sto facendo, milady.” Disse lui. “Sto affidando la mia vita nelle vostre mani, stando qui con voi ora. Nelle mani di una donna che ha cercato e che forse cercherà ancora di consegnarmi nelle mani di un cavaliere che si è proclamato mio carnefice.”
La fissò.
“Smettetela di stare in guardia ed abbassate, almeno per una volta, le difese.” Continuò. “I vostri nemici sono altri, non io. Quanto alla spada… essa è in un posto sicuro, che possiamo visitare in qualsiasi momento. Anche se forse non è proprio adatto ad una signora…”
In quel momento arrivò la ragazza con le due fette di crostata.
“Assaggiatene un pezzetto…” disse Guisgard a Melisendra “… forse davvero vi addolcirà un pochino… come le albicocche dell’altra sera nel giardino… immagino abbiate un meraviglioso sorriso ed è un peccato tenerlo nascosto così a lungo…” aggiunse per poi assaggiare un pò di quella crostata.
Melisendra
25-06-2011, 04.52.56
Rimasi in silenzio.
Forse aveva ragione. Abbassare le difese per una volta non mi avrebbe fatto male. Chinai il capo per un attimo. Cos'era quell'atteggiamento? Soprattutto rivolto a qualcuno che non mi aveva fatto niente. Respirai profondamente.
"Ecco... appunto... non desidero avere la vita di nessuno tra le mie mani... ho già la mia e quella di Uriel. E io di mani ne ho solo due."
Bevvi un sorso e guardai la crostata.
"Sono abituata a pensare solo a me stessa da così tanto tempo che vi ho trattato ingiustamente", ammisi. Quindi assaggiai la torta.
"E' davvero gradevole..." Sorrisi. "Come le albicocche."
Guisgard
25-06-2011, 05.07.39
“Già” disse sorridendo Guisgard “e non a caso fragole ed albicocche sono i miei gusti preferiti per la crostata di frutta.”
Restò a fissarla.
“Mi chiedevo…” mormorò “… come avete potuto innamorarvi di quell’uomo… al punto di dargli un figlio? Un uomo che non prova scrupoli nel minacciare il sangue del suo sangue…” esitò “… perdonatemi, sono uno sciocco… vi giuro che non toccherò più quest’argomento… vi chiedo di scusarmi…”
Sorrise come a voler scacciare quella strana sensazione che sentiva dentro di sé.
“Comunque avevo ragione…” disse “… avete un bellissimo sorriso… anche se è tutto merito della crostata, lo so.” Aggiunse divertito.
Melisendra
25-06-2011, 05.44.14
"Non vi dispiacete... è una domanda che mi sono posta anch'io." Mi sistemai una ciocca di capelli scivolata davanti al viso e continuai. "All'epoca non era così implacabile... e io commisi l'errore di intravedere qualcosa. Quando lo conobbi fu per ucciderlo, per conto del mio signore."
Posai il pezzo di crostata.
"Forse è stata la speranza che un giorno qualcuno avrebbe fatto lo stesso per me... voglio dire... intravedere la mia umanità dopo una vita come quella. Sapevo che c'era del buono in lui. Per un po' andò tutto bene."
Bevvi nervosamente un sorso di sidro.
Guardai il vuoto, pensierosa e persa in quei ricordi che sembravano quelli di un'altra persona o di un'altra vita.
"Ora penso che sia stata solo un'illusione. Quella persona che ricordavo non esiste e forse non è mai esistita. Era solo il mio desiderio di sfuggire alla mia gabbia. Quando si pensa di essere felici, tutte le catene sembrano più leggere... ma sempre di catene si tratta."
Addentai l'ultimo pezzetto di torta.
"Avevate ragione a insistere... aveva un sapore di casa e bei pomeriggi di sole." Sorrisi.
Guisgard
25-06-2011, 05.56.23
Guisgard ascoltò il racconto di Melisendra, senza fare altre domande.
“Si…” disse “… l’uomo ricerca l’amore e la felicità che ne deriva da esso… ma spesso questa ricerca diventa solo una lunga ossessione… per poi ritrovarsi solo con un pugno d’illusioni…”
Un lampo di malinconia attraversò in quel momento il suo sguardo.
Nella taverna tutto era immutato.
Tutti parlavano ad alta voce, ridevano, cantavano, amoreggiavano o giocavano.
“Perché vi interessa tanto la spada dei Taddei?” Chiese all’improvviso. “Avete detto di volerla vedere, analizzare… perché?”
Melisendra
25-06-2011, 06.05.59
Ero ben felice di cambiare argomento, quindi risposi al volo.
"Perchè se la vuole lui... allora deve avere certamente qualche dote incredibile! O almeno vantaggiosa per chi la possiede. Inoltre, non so se lo avete notato nella cappella, ma non riuscivo a toccarla... più che sufficiente a stuzzicare la mia curiosità!"
Lo osservai con un placido sorriso a fior di labbra.
"E voi? Cosa facevate in quella cappella? Eravate lì per cercare Parusia?"
Guisgard
25-06-2011, 06.08.04
Quel luogo era appestato da un fetido di morte.
L’odore di ossa, di corpi decomposti sembrava salire dalle profondità della terra ed affliggere ogni angolo di quella tomba.
Era come scendere nei meandri dell’Ade.
E proprio come Orfeo ed Euridice, Pasuan e Dafne sfidavano lo spettrale dominio della morte.
La voce di lei guidava il cavaliere e gli infondeva coraggio.
Le loro mani erano unite proprio come quelle del mitico cantore e di sua moglie.
Quelle mani erano un legame forte, capace di intimorire anche le forze del male che sembravano aver scelto quella tomba come loro naturale dimora.
Come il leggendario filo di Arianna guidava Teseo nel terribile labirinto di Crosso, così Pasuan si affidava alla voce della sua amata, nell’attesa di sfidare la minaccia che sembrava attenderli nel ventre di quella tomba.
Poi quel boato improvviso che sembrò squartare l’irreale silenzio di quel luogo.
L’eco della calda voce di Dafne sembrava ancora vibrare fra quelle antiche murature, quando quel sordo boato raggelò il loro sangue.
Pasuan strinse a sé Dafne e cercò con la voce la ragazza che li precedeva.
“Questo boato…” disse “… cosa è stato?”
“Non lo so…” mormorò spaventata Amelya.
“Aiutatemi!” Gridò all’improvviso qualcuno. “Aiutatemi, non resisto più!”
“E’ la voce di Ludovici!” Urlò Amelya. “E’ lui! E’ in pericolo!”
“Ne siete certa?” Chiese Pasuan.
“Si, la riconoscerei tra mille!”
“Restate calma e non allontanatevi!”
“No, non posso! Forse è in pericolo! Ludovici, arrivo da te!” E corse verso quella voce.
“Fermatevi!” Gridò Pasuan. “Restate qui, può essere pericoloso!”
Ma la ragazza svanì in quelle tenebre.
“Accidenti!” Imprecò Pasuan. “Dafne…” disse poi estraendo la spada “… ora guidami nella direzione in cui è andata Amelya… mi raccomando, cammina lentamente e dimmi tutto ciò che vedi...”
Guisgard
25-06-2011, 06.24.57
“Si, ho notato qualcosa quando eravamo nella cappella…” disse Guisgard “… eravate come inquieta… giravate attorno a quella spada con una strana espressione sul volto… un misto tra rabbia e curiosità… però attenta che la vostra curiosità non vi metta nei guai!” L’ammonì scherzosamente.
Sorseggiò ancora dalla sua coppa.
“Cosa ci facevo nella cappella? Se vi dicessi che pregavo mi credereste?” Accennò una risata. “Beh, ad essere sinceri… e dobbiamo esserlo, da buoni coniugi…” facendole l’occhiolino “… ero lì proprio per vedere quella spada… Parusia…” sussurrò “… volevo sapere cosa si provava ad impugnarla… e toccare con mano quella leggendaria arma… vedete, sin da piccolo ho ascoltato storie su quella spada e sulle sue incredibili imprese… e nei sogni di un fanciullo che brama sopra ad ogni cosa diventare un cavaliere, la spada è sempre un qualcosa di speciale… e Parusia rappresentava, per quei miei sogni di allora, il più alto simbolo di cavalleria…” sorrise quasi a destarsi da quei ricordi “… e quindi non potevo resistere alla tentazione di vederla una volta giunto qui a Capomazda.” La fissò divertito. “Ho soddisfatto la vostra curiosità, milady?”
Guisgard
25-06-2011, 06.36.02
“Hai ragione, amico mio!” Disse Finiwell a Cavaliere25. “Sembra che neanche l’Inferno voglia accogliere questi maledetti! Più ne ammazziamo, più ce ne ritroviamo contro!”
Diede uno sguardo alla ferita e, strappatosi un lembo del mantello, tentò di fasciarla per arrestare il sangue.
“E’ un taglio profondo, ma la fasciatura mi aiuterà a sopportare.” Mormorò.
Spronò allora i suoi due compagni, Morrigan e Cavaliere, a tener testa, insieme a lui, ai loro nemici.
Ma lo scontro sembrava sempre più impari.
“Forse è davvero la fine…” ansimando Finiwell.
In quel momento una botola, a pochi passi da loro, si aprì presso l’ingresso del vecchio mulino.
Finiwell si accorse subito di quella possibile ed insperata via di fuga.
“Presto, entriamo lì dentro!” Disse ai suoi due compagni. “E’ la nostra unica via d’uscita!”
La botola, che probabilmente conduceva ad un piano segreto e sotterraneo del vecchio mulino, era stata aperta da un misteriosa figura, avvolta nel suo lungo abito nero, accorsa, forse mandata dall’Alto, in loro aiuto.
Era una monaca: Llamrei.
Guisgard
25-06-2011, 06.51.32
Layla fissò quasi indispettita Talia.
“Vi ricordo, milady, che qui siete ospite.” Disse con tono severo. “E che quindi siete sottoposta alle regole di questa casa. Non osate mai più rivolgermi a me in quel modo. Cosa celano i miei occhi e il mio passato è affare che non vi riguarda. Badate che non vi ammonirò più per questo. La prossima volta che accadrà, vi farò pentire amaramente della vostra insolenza e scortesia. Forse fra le colline della vostra Sygma è uso comportarsi così, ma qui vi comporterete come richiedono le regole della cortesia.”
Si avvicinò alla finestra e fissò il verziere.
“Per quanto mi riguarda potete attendere vostro marito anche in eterno.” Aggiunse. “Ma fino ad ora le vostre sono solo parole.” Si voltò a fissarla. “Avete rifiutato di bere da quel calice… forse perché un pegno del cuore è per voi un onere troppo grande, abituata come siete a vedere ogni cosa attraverso la ragione, a vivere con distacco e sobrietà le passioni della vita.”
Sorrise enigmatica.
“Vostro marito, qualora riuscisse a raggiungerci, troverebbe solo la morte qui ad attenderlo. Come tutti coloro che lo hanno preceduto.”
La servitrice si avvicinò di nuovo al calice.
“Devo ordinare di far portare via il calice, milady?” Chiese Layla a Talia. “Avete deciso di non voler sapere cosa cela davvero Il Pegno del Cuore? Che forse è un rischio troppo grande per lady Talia di Sygma, la dama che crede solo in ciò che può vedere e toccare? Un rischio che non vale la pena correre neanche in nome di quell’amore che con tanta passione avete ribadito? Un rischio che non vale la pena correre neanche per vostro marito?”
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Lady Morgana
25-06-2011, 12.23.23
"Non morirete, Nobile Taddei. Troveremo Lady Talia e torneremo a Capomazda, che ha bisogno di una guida. Voi siete il duca e anche se io non sono un vostro suddito, vi proteggerò come meglio posso." esitai per un momento, poi lo seguii lentamente e anche Lho, Luna e Nishuru, con le armi in mano, fecero come me.
"Per Ksajel..." sussurrai piano, per farmi forza.
Quado raggiungemmo l'abside, da cui potevamo vedere ogni singola persona all'interno della cattedrale, lo vidi.
Era lì, in mezzo a tutta quella gente.
Sapevo che era solo un fantasma del mio passato, ma lo salutai. Alzai una mano e lo salutai.
Ksajel, il mio Ksajel...
Non riuscii a trattenermi e piansi. Una lacrima scese lungo il mio viso, lentamente.
Mi dispiace, mi dispiace tanto... sei morto a causa mia.
E così com'era apparso, Ksajel, sparì ed io ritornai bruscamente alla realtà, quella in cui Icarius stava rischiando la vita.
llamrei
25-06-2011, 15.29.04
“La botola, che probabilmente conduceva ad un piano segreto e sotterraneo del vecchio mulino, era stata aperta da un misteriosa figura, avvolta nel suo lungo abito nero, accorsa, forse mandata dall’Alto, in loro aiuto.
Era una monaca: Llamrei.
"Che cosa avete da guardare tutti? Spicciatevi se volete salva la pelle!" quasi urlai a voler spronare quegli uomini
"Seguitemi e non aprite bocca. Tanto non risponderò alle vostre domande"
Mi avviai verso i stretti cunicoli fino a giungere davanti ad un portone pesante. Estrassi la chiave da sotto il mantello e aprii la serratura. La torcia che reggevo in mano emanava abbastanza luce da intravedere i volti stanchi dell'allegra brigata. "Entrate, forza". Uno ad uno entrammo. La stanza era satura di aria polverosa e quasi irrespirabile. Sopra ad un tavolo malconcio vi erano delle vivande ricoperte da un telo di lino bianco.
"Non potete uscire di qua ora. Dovete attendere un mio segnale. Io uscirò e tornerò fra qualche ora, quando la via sarà libera. Faccio questo non perché mi siete simpatici, ma per un voto che ho fatto...non a Dio ma ad un uomo" Detto questo mi lasciai la combriccola alle spalle ed uscii.
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Melisendra
25-06-2011, 16.47.28
Ero incuriosita da quell'uomo e forse potevo davvero fidarmi di lui, ma qualcosa mi dava la sensazione che non mi avesse detto tutto.
"Capisco..." tamburellai lievemente con la punta delle dita. "Anche Uriel è molto sensibile al fascino delle armi dei cavalieri... temo che un giorno vorrà impugnarle. Spero solo che..." lasciai quel pensiero in sospeso. Finii il contenuto della mia coppa e la posai nuovamente davanti a me.
"L'unico motivo per cui non ho ucciso il Gufo e sono restia a farlo..." sussurrai, perdendomi con lo sguardo tra le venature del legno del tavolo, "è che un giorno mio figlio mi chiederà di suo padre... e non potrei mai dirgli che l'ho ucciso io. Sarebbe... imperdonabile."
Tamburellai nuovamente, sovrappensiero.
"Tornando a Parusia... ha avuto una reazione strana quando ho cercato di prenderla. Mi ha come scottata... per questo sono incuriosita..."
Le candele tremarono, nella taverna. Osservai bene i movimenti delle fiamme e sorrisi... erano tornati.
"Qualunque cosa pensiamo di fare, dobbiamo avere un piano... non è il momento di improvvisare. Cosa suggerite? Siamo bloccati tra queste mura."
Lady Dafne
25-06-2011, 17.51.09
Alzai la testa, cercai di guardare Pasuan, non lo vedevo. Lo cercai con le mani, sentii il suo viso, individuai il suo naso e la sua bocca. Poi abbassai le mani cercando le sue.
"Pasuan, non ti posso descrivere quel che vedo perchè non vedo! Amelya è corsa via con l'unica torcia che avevamo" avevo la voce tremante e le lacrime iniziarono a scendermi lungo le guance. Piansi in silenzio, non volevo essere udita da Pasuan, non volevo spaventarlo ulteriormente. "Io, io non so dove sia andata, credo laggiù... ma è tutto buio, non filtra nemmeno la luce dall'entrata, l'abbiamo lasciata alle nostre spalle molto tempo fa. Pasuan, moriremo qui, me lo sento". Avevo un terribile presentimento, l'avevo sempre avuto, e ora diventava sempre più reale. Sarà stato l'odore, sarà stato lo sconforto, sarà stato lo stomaco che avevo sottosopra da quando avevamo iniziato il viaggio 'nell'oltretomba', ma non mi resi conto che le forze iniziavano a lasciarmi. Senza accorgermene caddi tra le braccia di Pasuan come un peso morto e persi conoscenza.
Vedevo una luce verde chiaro intorno a me e tutto era immerso in una sorta di vapore acqueo che profumava di erbe aromatiche. Sentivo delle voci ma non riuscivo a vedere nessuno, d'un tratto le nebbie si aprirono. Davanti a me si palesò un enorme prato abbellito da cascate, alberi secolari e fiori; vi erano anche molte persone, cercai dei visi conosciuti, ma non riconobbi nessuno. D'un tratto una voce alle mie spalle
"Benvenuta! Lo sapevo che ci saremmo ricongiunti"
mi voltai
"Friederch, che cos'è tutto questo? Dove sono? Ma... ma tu sei vivo..." ero stupefatta
"No tesoro, io sono morto"
"Ma allora perchè ti vedo?"
"Perchè anche tu sei morta! Questo è l'aldilà! Non stupirti, dovresti saperlo dove sei, ci sei venuta tu stessa entrando nelle vecchia tomba. Ora staremo insieme per l'eternità. Anzi, guarda... ti ho fatto un regalo, ho chiamato qui con noi anche Hubert, nostro figlio..."
Vidi allora il piccolo Hubert corrermi incontro, era più grande della sua età e mi chiamava
"Mamma, mamma, sono venuto anch'io! E' stato questo signore a dirmi che era un bel posto e che mi sarei divertito, guarda che bello..."
"Non gli hai nemmeno insegnato a chiamarmi 'papà', sono molto adirato con te, Dafne! Il bambino è morto per colpa tua, per stare con il tuo nuovo amante non hai curato il bambino, vergognati!"
"Sì mamma, sei cattiva, cattiva, cattiva! Mi hai lasciato solo mentre stavo male!"
Friederch e Hubert diventavano sempre più grandi, e le loro voci sempre più gravi. Io rimpicciolivo e tutto intorno si faceva nero, ebbi solo la forza di urlare forte
"Hubert! Hubert non andare, resta qui, resta vivo! Hubert!"
Guisgard
25-06-2011, 19.37.51
La cattedrale era colma di dame e cavalieri.
Un’atmosfera solenne dominava quel luogo, mentre la luce arcana delle sue candele ne illuminava ogni angolo.
Icarius fissava il giglio nelle sue mani, quasi ad invocare aiuto per quella disperata impresa.
In un momento che sembrò infinito, l’eroe taddeide vide ogni attimo trascorso con Talia attraversare il suo cuore.
Ne sentiva la vivace voce e rivedeva il suo solare sorriso.
Gli occhi di lei, così luminosi e pieni di vita, lo fissavano sospirando come in quelle indimenticabili notti trascorse al Borgovecchio.
E un angosciante senso di solitudine scese sul suo cuore.
Si sentì perduto e stanco.
Poi, alzando gli occhi, vide i suoi compagni di viaggio.
Il fedele Lho e la giovane Sayla.
E ripensò alle ultime parole della fanciulla.
“La più bella…” disse fra sé “… chi è mai la più bella fra queste dame?”
Icarius doveva decidersi.
Il crepuscolo era ormai prossimo ed avrebbe sancito la fine di tutto.
Come Bassanio, anche lui doveva compiere una scelta estrema ed assoluta.
Il ritratto di Porzia non appariva diverso da quella di Talia.
Era celato tra gli incanti di quel luogo, come quello della bella ereditiera in uno dei tre scrigni.
Ma che scelta fare?
Icarius allora ripensò a tutto ciò che era accaduto dal momento in cui avevano messo piede nella cattedrale.
E gli tornarono alla mente i versi di Nishuru.
Allora si voltò e fissò l’abside alle sue spalle.
“Non può essere che così…” sussurrò “… a Dio piacendo…”
Alzò allora il giglio come a volerlo mostrare a tutti i presenti.
“Alla più bella!” Esclamò.
E lo posò ai piedi della statua della Vergine Maria.
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Guisgard
25-06-2011, 19.42.23
“Che io sia investito dei più alti onori riconosciuti ad un cavaliere!” Disse Finiwell sorpreso dall’apparizione e dalle parole di Llamrei. “In vita mia non ho mai conosciuto una monaca tanto singolare nelle parole e nell’atteggiamento!”
Fissò poi Morrigan e Cavaliere25.
“Beh, almeno ci ha tolto dai guai!” Aggiunse. “Ora non ci resta che attendere il suo ritorno. Voi due come state?” Chiese poi ai suoi due compagni. “Siete tutti interi?” E si tenne forte la ferita, che continuava a perdere sangue.
Guisgard
25-06-2011, 20.03.35
Guisgard si guardava intorno, tra il chiasso ed i profumi della taverna.
“Per il momento l’unica cosa da fare è tenere Parusia al sicuro dalle mire dei suoi nemici.” Disse. “Quella spada custodisce un potere che non è di questo mondo” continuò “ed è sconosciuto ai più. Per questo ha reagito in quel modo quando avete cercato di toccarla.”
Finì il contenuto della sua coppa.
“E comunque non mi sento sicuro a tenervi qui, in questa taverna.” Mormorò. “Presto si accorgeranno del trucco della spada… come la tela di Penelope, ricordate il mito?” Sorridendo. “Meglio uscire di qui e cercare un posto sicuro in cui rifugiarci. Così da poter pensare anche ad un piano.” Fece tintinnare tre monete sul tavolo e si alzò.
“Siamo stati abbastanza qui.” Disse “Ora possiamo andare via senza il rischio di attirarci sospetti.” Sorrise col suo solito modo da guascone. “Del resto chiunque al mio posto non vedrebbe l’ora di tornarsene a casa con una moglie come voi.” Le fece l’occhiolino.
“Piaciuta la cena, signori?” Chiese la ragazza venuta a prendere le monete.
“Ottima, amica mia!” Rispose Guisgard. “E poi quella costata! Eh, credo abbia un potere afrodisiaco! E’ per questo che ora io e mia moglie ci ritireremo nel nostro nido d’amore!”
“Vi auguro una dolce notte, signori!” Sorridendo maliziosa la ragazza.
Un attimo dopo, Guisgard e Melisendra lasciarono la taverna.
Guisgard
25-06-2011, 20.13.51
“Dafne!” Disse Pasuan. “Dafne, svegliati!” Scuotendola.
Il cavaliere aveva la ragazza fra le sue braccia e cercava di farle riprendere i sensi.
Finalmente Dafne riprese conoscenza.
Le accarezzò i capelli e la baciò.
“Va tutto bene, piccola…” le sussurrò lui dolcemente “… non ci accadrà nulla e torneremo da Hubert molto presto… ti ho promesso una vita di felicità, ricordi?” Sorridendole. “Ed un cavaliere mantiene sempre le sue promesse.”
“Aiuto!” Gridò all’improvviso una voce dall’oscurità che li avvolgeva. “Aiutatemi, cavaliere! Vogliono uccidere me ed il mio amato! Aiutateci!”
Era la voce di Amelya.
“Dafne, hai sentito? Era quella ragazza!” Disse Pasuan. “Presto, guidami nel punto in cui proveniva la sua voce!”
Melisendra
25-06-2011, 20.41.13
"Sono quasi sicura che saremmo una coppia più credibile se litigassimo..." mormorai mentre camminavamo lungo la via.
"Avete una strana concezione del matrimonio..." lo guardai con ironia. Poi riflettei sulla situazione.
"Appena capirà che la spada è una comunissima arma, mi cercherà... a palazzo. Quindi non posso tornare là... peccato, c'era una fantastica tinozza!"
Alzai gli occhi al cielo come se fosse stata una tragedia... una parte di me rimpiangeva quella comodità. Sentivo gli abiti ancora impolverati dalla cavalcata.
"Dove stiamo andando?", domandai.
Guisgard
25-06-2011, 21.08.03
“Dite che ho una strana concezione del matrimonio? Ah, ora mi avete incuriosito!” Disse Guisgard. “Ho sempre pensato di essere del tutto indifferente al matrimonio ed a qualsiasi altro genere di legame! Ma ora avete suscitato la mia curiosità! Sentiamo, quale concezione avrei del matrimonio?”
Fissò il cielo e respirò l’aria fresca della sera.
“Capomazda è davvero bella…” sussurrò “… qui davvero le stelle risplendono con una luce diversa da qualsiasi altro posto al mondo… e la Luna… la Luna è misteriosa, incantata, eterea e talvolta malinconicamente enigmatica…” un velo di vaga inquietudine attraversò il suo sguardo “… guardate, il crepuscolo si sta già facendo annunciare…” indicando i riflessi purpurei sulle alte torri della cittadella “… sembra assurdo che sia in atto una sanguinosa guerra…”
“Dove andiamo?” Chiese poi quasi a volersi destare da quei suoi pensieri. “In un posto accogliente, sicuro e dove potrete farvi un bel bagno! Del resto che marito sarei se non fossi in grado di esaudire i desideri della mia bella mogliettina!” Rise di gusto. “Anche se non posso promettervi una tinozza raffinata come quella del palazzo dei Taddei!”
Melisendra
25-06-2011, 21.31.04
Osservai le torri di Capomazda. Erano bellissime, scintillavano, riflettendo i raggi dorati del crepuscolo. Non potei fare a meno di sospirare. Era uno spettacolo meraviglioso.
"Da quello che ho potuto vedere, voi siete dell'idea che due sposi tubino come colombi e facciano pace davanti a una crostata..." sorrisi divertita. "Sarebbe bello... la mia esperienza matrimoniale, durata ben trentaquattro giorni, è stata un po' diversa... la sua conclusione fu un vero sollievo." Risi, anche se all'epoca avevo avuto ben poche ragioni per ridere.
"Se mi garantite un bagno caldo... vi seguo senza indugio!"
cavaliere25
26-06-2011, 11.53.44
si dissi guardando i miei amici per fortuna sono tutto intero ora che facciamo? dove andiamo e aspettai una risposta
Lady Morgana
26-06-2011, 14.28.33
Icarius stringeva il delicato giglio tra le sue dita, indeciso sul da farsi, mentre i tempo scorreva maligno e il cielo si colorava di un rosso intenso.
Era ormai il tramonto.
Il tempo sta per scadere...
Il duca mi guardò ed io, imbarazzata, asciugai la lacrima con la manica della mia tunica e lo fissai negli occhi; poi egli si girò e posò il giglio ai piedi della statua della Vergine Maria.
Smisi di respirare per la paura, le braccia tese in avanti, pronte a scattare, se qualcuno avesse osato avvicinarsi ad Icarius. Ma nessuno si mosse.
Lo guardai stupita.
Ma sì, era ovvio. La Vergine Maria, colei che fu scelta da Dio. Io non avrei mai potuto pensarci... Icarius dev'essere una persona molto fedele.
Lo presi per un braccio, riportandolo bruscamente alla realtà.
"Nobile Taddei, fortunatamente tutto è andato per il meglio. Ora dobbiamo continuare il nostro cammino."
Guardai poi Nishuru e Luna e vidi che si stavano mettendo le loro rispettive tuniche nere.
"Spero accettiate due nuovi compagni di viaggio, Signori, oppure qui le nostre strade si dividono..."dissi rivolgendomi al duca e a Lho.
Misi il mio pugnale nella cintura e uscii a passo svelto dalla cattedrale.
Addio Ksajel...
Lady Dafne
26-06-2011, 20.18.09
Mi ripresi e mi sentii meglio. Con l'aiuto di Pasuan ero riuscita a rimettermi in piedi. Certo, la notte trascorsa praticamente senza dormire non mi aveva giovato in termini di forze, ma di sicuro mi aveva riempito il cuore di amore.
Guardai Pasuan "E' tutto vero" pensai "questa volta mi ama davvero e non mi lascerà!". Ebbi solo il tempo di ricambiare il suo bacio che sentimmo delle grida
“Aiutatemi, cavaliere! Vogliono uccidere me ed il mio amato! Aiutateci!”
Era la voce di Amelya.
“Dafne, hai sentito? Era quella ragazza!” Disse Pasuan. “Presto, guidami nel punto in cui proveniva la sua voce!”
"Sì Pasuan, ho sentito! La voce non mi sembra molto lontana. Vieni, prendi la mia mano, non vedo nulla nemmeno io ma procederemo lentamente. Li troveremo! Tu tieni pronta quella spada e poi, come sempre: io gli occhi e tu il braccio!"
Iniziammo ad avanzare, procedevo piano, misurando ogni passo e tastando le pareti intorno a me. Erano fredde, sembravano di marmo ma non avrei saputo dire se fossero scavate nella roccia o rivestite di lastre levigate. Erano umide e ruvide. Sotto i miei piedi sentivo il rumore appiccicoso del pantano, si scivolava un po'. Mi accorsi che il muro faceva una curva secca, voltammo anche noi. Fui accecata dalla luce, dopo essere stata molti minuti al buio i miei occhi non riuscirono a tollerare quella luminosità. Dovetti chiudere le palpebre mentre le pupille si riempivano di lacrime. Ringraziai il fato che avesse voluto accecare Pasuan ben prima, lui non avrebbe avuto problemi ad ambientarsi.
"Pasuan, c'è troppa luce, non riesco a vedere!"
Talia
27-06-2011, 15.17.33
Sollevai un sopracciglio e mi voltai, sorpresa, a fissare quella donna...
La sua alterigia, così come il disprezzo e l’arroganza che vibravano forte ad ogni sua parola, iniziavano a darmi sinceramente sui nervi e dovetti fare uno sforzo enorme per tornare, per l’ennesima volta, a sorridere.
“Voi trovate che io sia stata scortese, signora?” domandai, senza che la mia voce riuscisse del tutto a suonare mite come avevo tentato di modularla “Me ne dispiaccio... ma non vedo come lo sia stata. Solo perché vi ho detto sinceramente ciò che pensavo, forse? Se è la sincerità che non vi aggrada, milady, vi chiedo venia per aver parlato con franchezza!”
“Devo ordinare di far portare via il calice, milady?” Chiese Layla a Talia. “Avete deciso di non voler sapere cosa cela davvero Il Pegno del Cuore? Che forse è un rischio troppo grande per lady Talia di Sygma, la dama che crede solo in ciò che può vedere e toccare? Un rischio che non vale la pena correre neanche in nome di quell’amore che con tanta passione avete ribadito? Un rischio che non vale la pena correre neanche per vostro marito?”
Mi irrigidii e dovetti mordermi la lingua per non dire ciò che in quel momento mi stava passando per la testa.
“Voi presumete troppo, milady...” mormorai, voltando le spalle alla finestra e riallontanandomi da lei “Voi non sapete niente di lady Talia... non dovreste perciò tirare in ballo ciò che non conoscete!”
Mi accostai lentamente al tavolo e presi quel calice tra le mani, esaminandone appena il contenuto limpido e cristallino.
“Poco fa, signora...” proseguii, parlando lentamente “Vi ricordo, mi avete chiaramente detto che questo liquido, qualsiasi cosa sia, non potrà salvare affatto mio marito. Ditemi, allora, ve ne prego, per quale altro motivo dovrei berlo? Parlate di ciò che definite ‘il Pegno del Cuore’... eppure, quando ve ne ho chiesto spiegazione, nient’altro mi avete detto se non che esso sarebbe utile a me, per non farmi soffrire più. Ebbene, in tal caso, se solo questo è il suo potere, sono costretta a declinare gentilmente il vostro invito e a dirvi che non mi interessa! Ora ditemi, quindi, vi prego... in che modo, se io berrò il contenuto di questo calice, ciò gioverà ad Icarius?”
La mia voce si spense lentamente... ero tesa e angosciata, ma non ero disposta a mostrarlo. Ero agitata, combattuta, preoccupata e soprattutto ero molto, molto spaventata...
‘Icarius...’ sospirava la mia anima ‘Oh, Icarius, se solo potessi vederti anche solo un’altra volta... se solo potessi parlarti... abbracciarti... se solo potessi chiederti che cosa devo fare...’
llamrei
27-06-2011, 22.01.42
Ritornai presso il nascondiglio con il necessario per curare quella vistosa ferita.
"Non vi spaventate. Sono solo io. Forza grand'uomo" dissi rivolgendomi a FIniwell "curiamo quel graffio. Infilatevi un pezzo di legno tra i denti cosi almeno non vi dovrò sentire urlare mentre vi curo"
Controllai che non vi fosse infezione in corso. Pulii la feriti, disinfettai con la mistura utile in questi casi, e tamponai con un composto di erbe.
Finito il mio compito invitai gli uomini a seguirmi.
Percorremmo un tragitto lungo il cunicolo, fino a sbucare dietro ad una porta celata da un camino ormai in disuso da anni.
"Ecco. Ora è il momento giusto per andarvene da qui. Vi consegno questo lasciapassare. NOn chiedetemi come l'ho avuto. Vi servirà nel momento del bisogno" Allungai la mano per consegnarlo a Finiwell e mentre lui cercò di prenderlo io ritrassi velocemente la mia.
"Ah ah cavaliere. Ogni cosa ha il suo valore. E il prezzo da pagare per aver questo visto è.....che io venga con voi, che vi piaccia o no. Prendere o lasciare"
Guisgard
28-06-2011, 01.36.06
“Dite che sono troppo romantico? Non saprei…” disse divertito Guisgard “… del resto il matrimonio, secondo qualcuno, è pur sempre il tempio dell’amore. Quello vero intendo. E voi, milady?” Chiese guardandola col suo solito sorriso. “Voi credete all’amore?” Fissò le torri di Capomazda e poi quel cielo che, imperscrutabile, avvolgeva ogni cosa. “Ma forse quel vostro sospiro di un attimo fa è la risposta alla mia domanda.”
Accennò un vistoso inchino, col suo solito modo di fare tra lo scanzonato e l’irriverente.
“Oh, mia signora, sarà mia volontà offrirvi un buon bagno caldo, doverosamente rilassante e sufficientemente profumato, insieme, ovviamente, ad un letto morbido, accogliente e al sicuro da qualsiasi malintenzionato. Compreso, soprattutto, dal sottoscritto.”
Rise e poi fece segno alla dama di incamminarsi.
Melisendra
28-06-2011, 02.25.29
Risi a quelle parole e lo seguii per quelle stradine.
"Fate bene a dire così... e comunque ho i migliori guardiani che una dama possa desiderare. Loro si inquietano quando mi succede qualcosa che non approvano." Indicai delle piccole impercettibili ombre che guizzavano lungo i muri. Erano silenziosi e tranquilli, tuttavia guardinghi, come se quella calma e quell'immobilità nell'aria non li convincesse.
"Quanto alla vostra impertinente domanda..." ridacchiai, guardandolo con un'aria fintamente severa "Oh, ci credo... prima o poi si cade tutti nella rete e si annaspa come pesciolini. La qual cosa esercita su di me l'attrattiva che potrebbe avere una crostata senza zucchero." Riflettei un attimo. "Forse, quando tutti questi guai finiranno, sarò più incline a passatempi che non siano trafugare spade e giocare con fuoco."
Osservai la stradina in cui avevamo svoltato. Stretta, poco illuminata, ma ormai la luce del sole morente aveva lasciato il cielo ai teneri raggi lunari.
Guisgard
28-06-2011, 02.52.27
“Perdonatemi, ma i vostri guardiani non potrebbero né spaventarmi, né scoraggiarmi.” Disse Guisgard rispondendo con tono scherzoso a Melisendra. “Anche perché, milady, io sono portato a credere solo in ciò che posso vedere e toccare. Dunque, non avendo mai avuto la fortuna di vedere cose come spiritelli o fantasmi, altruismo, generosità ed amore da romanzo” la fissò sorridendo “sono propenso a relegare tutti questi fantasiosi miti nei libri o nei versi di acuti cantastorie.”
Tornò a guardare la strada.
“Devo dire però che sarei tentato di restare a Capomazda” continuò “per vedere, una volta finiti tutti questi guai che animano le nostre serate, voi intenta in quei passatempi di cui accennavate.” Rise di gusto.
Percorsero la stretta stradina, per ritrovarsi in una zona isolata della cittadella, quasi a ridosso di uno spiazzo irregolare.
Ai due comparve subito la sagoma di una casetta seminascosta tra alcune sequoie.
E giunti a pochi passi, Guisgard cominciò a fischiare dolcemente.
Un attimo dopo una luce illuminò una delle finestre.
“Sir Guisgard!” Urlò qualcuno fondandosi fuori dalla casetta.
“Temevo di trovarti già a letto, Gavron!”
“I veri cavalieri non dormono quasi mai” rispose lesto il bambino “e se dormono, lo fanno con un occhio solo!”
“Davvero? Allora io non sono di certo un degno cavaliere!”
Il bambino rise e lo abbracciò.
“Ehi, sembra che tu non mi veda da un secolo!” Esclamò Guisgard.
“Sono felice di rivedervi!”
“Gavron, hai due posti a tavola ed una tinozza per un bagno caldo?”
Il bambino annuì, per poi fissare Melisendra.
“Questa è lady Melisendra.” Disse Guisgard.
“Piacere, milady!” La salutò Gavron, per poi invitare i due ad entrare.
Melisendra
28-06-2011, 03.27.02
Sorrisi, continuando a camminare al suo fianco.
"Non vi stancate mai di scherzare!" guardai con curiosità una casetta in lontananza, verso la quale sembrava ci stessimo dirigendo. "Trovo improbabile che mi fermerò a Capomazda, se tutto andrà bene..." la speranza non mi avrebbe mai abbandonata. "Sono sempre stata nomade... spostarmi non mi ha mai stancata, ma forse per Uriel lo farò quando troverò il posto giusto."
Un volta prossimi alla casa, Guisgard emise un fischiettio e ci accolse un bambino, poco più grande di Uriel.
Sorrisi, nel vederlo mi assalì la nostalgia.
"Salve, piccolo..." lo salutai, sorridendo. "Abiti qui tutto solo?"
Superammo la soglia di casa e mi guardai intorno, alla fioca luce delle candele.
Guisgard
28-06-2011, 03.51.19
“Si, milady.” Disse Gavron annuendo. “Vivo qui da solo. Ora vado a preparavi il bagno.”
Si allontanò per poi tornare dopo qualche minuto.
“La tinozza è pronta, milady.” Sorridendo Gavron.
“Non hai nulla per togliere la sete?” Domandò Guisgard mentre cercava nella grande credenza della stanza.
“Ho del succo di mele in cantina.” Rispose Gavron. “E forse anche di ciliegie. Ora vado a vedere.”
“Lascia perdere.” Lo fermò Guisgard. “L’acqua andrà benissimo...”
“E’ molto bella.” Disse il bambino una volta rimasto solo col cavaliere.
Guisgard annui.
“Finalmente vi siete deciso!” Sorridendo il piccolo. “Bene, bene!”
“Di cosa parli?” Domandò.
“Della bella signora.”
Guisgard lo guardò perplesso.
“Un cavaliere che si rispetti deve avere una dama.” Fece Gavron. “Voi forse eravate l’unico cavaliere ad esserne sprovvisto nel reame.”
“E cosa sarebbe una dama?” Chiese Guisgard. “Un fazzoletto? Un bottone?”
“Beh, un cavaliere senza dama è come…”
“E’ come un bambino con la lingua troppo lunga!” Lo interruppe Guisgard. “Lady Melisendra è andata a fare il bagno?”
Gavron annuì.
“Bene… è molto stanca, appena avrà finito le mostrerai dove dormire…” disse alzandosi e dirigendosi verso la porta.
“E voi non avete sonno?” Chiese.
“Beh, l’hai detto tu, no? Un vero cavaliere non dorme mai!” Rispose divertito.
Uscì dalla casa e si sdraiò sulla staccionata, restando a fissare il cielo notturno di Capomazda, tra inquietudini ed una velata malinconia.
Melisendra
28-06-2011, 04.38.51
Seguii Gavron in una stanza e sistemammo la tinozza dietro un paravento.
Lo ringraziai e rimasi da sola.
L'acqua era fredda, forse non c'era legna a sufficienza per scaldare tutta quell'acqua.
"Dove siete? Ci siete? Ehm... vi dispiacerebbe..."indicai la tinozza e vidi l'acqua agitarsi, come se qualcosa ci si fosse tuffato, lanciando qualche piccolo spruzzo. "Sssh! Fate piano..." Dopo poco, mentre mi toglievo i vestiti sporchi e li lavavo in un secchio, mi accorsi del vapore che saliva dalla tinozza. "Basta, basta..." Li redarguii.
Mi immersi nell'acqua calda e mi beai di quella sensazione rilassante. Mi strofinai bene con una spugna e rimasi lì, in ammollo.
"Che cosa faremo?" domandai, mentre un paio di luci danzavano vicino a me. "Che cosa farà quando scoprirà che è in possesso di una comunissima spada?" Rabbrividii nonostante l'acqua calda.
Dopo un po' uscii dalla tinozza e mi avvolsi in un lungo telo.
Mi pettinai i capelli e rimasi seduta, con la schiena rivolta al fuoco, mentre i miei vestiti asciugavano.
Accarezzai le luci danzanti, percependo il loro nervosismo.
"Andrà tutto bene... andrà tutto bene..." sussurrai.
Guisgard
28-06-2011, 04.47.49
L’angoscia.
L’angoscia dell’attesa.
Cosa stava accadendo mentre lei era lì?
A quest’ora si sarà già accorto del trucco della spada.
Cosa avrebbe fatto ora lui?
Ma perché allora questo silenzio?
Forse la stava osservando.
Come un predatore aveva già fiutato l’odore della sua preda.
Questi pensieri affliggevano Melisendra.
Pensò poi ad Uriel.
In quel momento qualcuno bussò alla porta della stanza.
“Milady, sono io…” disse Gavron restando sull’uscio, con lo sguardo rivolto a terra “… volevo solo dirvi che ho preparato una minestra calda… è pronto anche il letto se volete riposare…”
Melisendra
28-06-2011, 05.01.23
"Entra pure..." gli dissi, coprendomi con un altro telo.
"Ti ringrazio per la tua ospitalità." Gli sorrisi, mentre le luci si dissolvevano. Mi augurai che non le avesse viste... non si poteva mai sapere quale reazione avrebbe potuto avere.
"Dimmi, dove sono i tuoi genitori... sei un po' troppo giovane per vivere qui tutto solo..."
I capelli erano quasi asciutti e scendevano, un po' arricciati e arruffati lungo la schiena. Mi ero avvolta nel telo come se fosse stata una toga romana e non avevo freddo. Osservai il fuoco scoppiettare.
Guisgard
28-06-2011, 05.09.01
“I miei genitori? Non ho più nessuno, milady.” Disse Gavron. “Non ho mai conosciuto mio padre… mentre mia madre è morta dandomi alla luce… vivevo qui con una mia zia, ma è morta tempo fa… sorrise “… ma io sono bravo, sapete? Non ho bisogno di nulla! Ora che assaggerete la minestra che ho preparato mi direte!”
Chinò un pò il capo.
“Siete molto bella, sapete?” Arrossendo. “E voi avete un marito e dei figli?” Chiese poi ingenuamente.
Melisendra
28-06-2011, 05.25.47
Gli sorrisi, mentre spazzolavo un altro po' i capelli ormai asciutti.
"Sei galante, piccolo Gavron, sono sicura che da grande sai un vero conquistatore..." gli allungai un buffetto scherzoso.
"Non ho un marito, ma ho un figlio, poco più giovane di te... è lontano, non vive con me. Non lo vedo spesso... si chiama Uriel." Sorrisi malinconica, poi mi ripresi e mi rivolsi al suo visetto curioso.
"Sarò felice di assaggiare la tua minestra, sono certa che sarà deliziosa."
Guisgard
28-06-2011, 05.38.19
“Allora vado subito a mettere in tavola!” Disse Gavron correndo in cucina.
Poco dopo si cominciò a sentire il buon odore di quella minestra per tutta la piccola casa.
Guisgard, intanto, passeggiava nervosamente accanto alla staccionata.
“Tutto tace…” mormorò “… tutto sembra essersi ammutolito in questo posto… comincio a non sopportare più questo silenzio… forse gli uomini di Monteguard mi staranno dando ancora la caccia… o forse sono troppo impegnati a preparare le difese della cittadella… chissà se Morrigan è riuscita a scoprire qualcosa… forse non avrei dovuto coinvolgerla… forse non serai mai dovuto venire in questo posto… ora c’è anche la questione della spada… e poi…”
Si voltò a fissare per un momento la casa di Gavron.
“Almeno questo posto per ora è sicuro…” guardò di nuovo il cielo, come se cercasse un segno nell’infinito firmamento che sovrastava Capomazda.
Melisendra
28-06-2011, 06.03.35
Presi un mestolo di minestra e mi scaldai, assaporandola.
"E' davvero ottima..." mi complimentai con Gavron.
"E' molto tardi, dovresti essere a letto..." riflettei, "Ti aiuto a riassettare e poi andiamo tutti a dormire."
Mi alzai e aiutai il piccolo Gavron a sciacquare i piatti con l'acqua di un secchio e a mettere ogni cosa al suo posto. Quando ogni cosa fu in ordine, mi indicò il letto nella camera in cui c'era ancora la tinozza, che avevamo svuotato.
Mi domandai cosa stesse facendo là fuori Guisgard. Forse stava semplicemente con naso all'insù, come ogni sognatore.
Guisgard
28-06-2011, 06.10.37
“Troppa luce? Ma dove siamo giunti? Descrivimi cosa vedi…” disse Pasuan a Dafne.
I due si erano ritrovati in una sorta di grande antro scavato nella roccia.
Vi erano torce ovunque, accanto alle quali erano posti dei lunghi specchi che riflettevano e diffondevano la loro luce.
Il tutto sembrava preparato per un oscuro rituale.
All’estremità opposta al punto in cui si trovavano i due amanti, si apriva un lungo corridoi avvolto nella penombra.
E dal corridoio giungevano voci lontane e confuse.
Come in un lungo ed angosciante lamento, quelle voci si avvolgevano e si contorcevano fra loro, generando un eco spettrale e disperato.
Guisgard
28-06-2011, 06.19.05
“Se volete potete andare a letto, milady.” Disse Gavron. “Finirò io di sistemare domattina la cucina.” Sorrise.
Si voltò poi verso la porta.
“Sir Guisgard è ancora fuori…” mormorò “… non ha neanche assaggiato la minestra…” si voltò verso Melisendra “… è accaduto qualcosa, milady?” Chiese. “Ho visto che non ha più la sua spada… è la prima volta che lo vedo senza…”
In quel momento si udì il suono della sua ocarina giungere da fuori.
Guisgard
28-06-2011, 06.43.54
Finiwell fissò incuriosito Llamrei.
“Devo dire che voi siete una monaca alquanto singolare…” disse, mentre si assicurava che la benda sulla ferita tenesse bene “… a dire il vero, se non fosse per la vostra tonaca non penserei mai a voi come un pia donna timorata e dedita ad orazioni, vespri e alla recita del Santo Rosario.” Continuò a fissarla perplesso.
Guardò poi Morrigan e Cavaliere25.
“Sembra che la nostra monaca non ci lasci molta scelta…” mormorò il cavaliere “… e sia, del resto se avesse voluto tenderci una trappola, l’avrebbe già fatto da un pezzo. Vedi, amico mio?” Rivolgendosi a Cavaliere25. “Anche se indossano una tonaca ed hanno preso i voti, per me le donne non presentano alcun segreto. Qualsiasi sia la loro vocazione.” Tentò di ridere, ma la ferita gli faceva ancora male.
“Va bene, è inutile indugiare oltre…” disse “… il capitano ci starà cercando… e sia, sarete dei nostri, sorella!” Con sarcasmo. “Adiamo alla caserma!” Ed imboccarono il cunicolo indicato da Llamrei.
Guisgard
28-06-2011, 06.53.30
Layla sospirò spazientita.
“Quel calice porterà giovamento sia a voi che a vostro marito.” Disse a Talia. “A voi, come detto, donerà serenità… mentre a vostro marito farà conoscere la verità… la verità è il dono più grande che si possa chiedere… essa ci allontana del peggiore dei peccati e dei tormenti… l’illusione.”
La fresca brezza d’Autunno rischiarava l’aria ed annunciava la nuova stagione.
I pomeriggi erano ancora miti e sereni, rendendo la campagna luminosissima e lussureggiante nel suo rigoglioso bucolico splendore.
“Una guerra è sempre una guerra...” sussurrava Layla giocherellando con una ciocca dei suoi biondi capelli “... che sia di conquista o liberazione...”
“Quella guerra farà sì che la nostra civiltà possa giungere in quelle terre...” disse lui, mentre si lasciava accarezzare dai lunghi e dorati capelli di lei “... porteremo i nostri valori, i nostri ideali e difenderemo la Fede...”
“Già... come hanno fatto in Terrasanta...” tristemente Layla “... mi sembra quasi di udire le stesse parole...”
“Amore mio...” abbracciandola lui “... conosci Sygma? Io credo che sia tra le terre più belle che ci siano... freschi e lucenti fiumiciattoli serpeggiano tra verdeggianti colline, mentre meravigliosi girasoli seguono il Sole nel suo attraversare il cielo... la campagna lì sembra infinita. Come un tappeto si lascia ondeggiare e condurre sul dorso delle colline, con rigogliosi vitigni ed uliveti che tappezzano quello che sembra essere un meraviglioso abito a festa della natura... potresti cavalcare per miglia e miglia senza incontrare città, borghi o castelli… miglia e miglia di quel paesaggio che sembra infinito... per poi imbatterti in un casale che pare incantato, circondato da austeri cipressi sferzati da un vento che sembra nascere dal ventre stesso della terra rossa di Sygma...”
“E perché volete portare la guerra in un luogo tanto bello?” Domandò Layla.
“Layla...” sospirò lui accarezzandola “... Sygma è una terra meravigliosa... una terra della quale io voglio renderti la principessa e la regina...”
“Già, le principesse di Sygma... sono famose per la loro bellezza... pallide, eteree, degli stessi colori del Sole...”
“Layla, io tornerò sempre da te...” prendendo il volto di lei nelle sue mani “... dimmi che mi aspetterai ed io tornerò da te... dimmelo, Layla...”
“Ti aspetterò…” sussurrò lei con i suoi bellissimi occhi azzurri resi quasi vermigli dalle lacrime “... ti aspetterò sempre... cos’altro potrei fare... ti amo...”
“Quel calice potrebbe essere un vostro alleato, milady.” Continuò Layla, dopo un attimo di silenzio. “Come lo fu per Alcesti… dipende da voi...”
In quel momento arrivò Shezan.
“Milady…” disse agitato “... Morgan ha avuto un’altra crisi…”
A quelle parole Layla corse fuori in giardino.
Guisgard
28-06-2011, 06.54.51
Icarius posò il giglio ai piedi della statua della Santa Vergine e si voltò poi verso i cavalieri e le dame.
Ma appena Icarius palesò la sua scelta, tutti loro si segnarono e chinarono il capo.
Le campane della cattedrale suonarono e fu celebrata la messa.
Anche Icarius vi partecipò, ricevendo, come tutti i presenti, il Corpo del Redentore.
Finita la messa tutti loro uscirono dalla cattedrale.
“Sayla…” disse Icarius turbato “… perché mi dici questo? Davvero vuoi abbandonare questo viaggio? Non vuoi più essermi accanto in quest’impresa?”
Fissò poi Nishuru e la ragazza che Sayla aveva chiamato Luna.
“Se sono riuscito a giudicare bene” continuò “e a donare il giglio alla sua legittima proprietaria è grazie alle parole di questo cantore.” Indicando Nishuru. “Gli sono dunque debitore ed averlo con noi in questo viaggio mi rassicura non poco. Quanto a questa ragazza…” fissando Luna “… se ella è tua amica, Sayla, allora è anche amica mia… verranno con noi, se vorranno davvero.” Avvicinandosi a Sayla. “Ma non abbandonarci, Sayla. Ti prego.”
“Mio signore…” intervenne commosso il vecchio del giglio “… vi sono debitore per aver risolto il Giudizio del Giglio. Se non fosse stato per voi, quel fiore sarebbe sfiorito miseramente…”
“Allora, se davvero vuoi sdebitarti, indicaci la via per la Dimora degli Innamorati.” Disse Icarius.
“Mio signore, ti ripagherei malamente allora!”
“Perché mai?” Chiese Lho.
“Perché esso è un luogo terribile, a cavallo tra il passato ed il nostro tempo!” Agitandosi il vecchio. “Tra la realtà e l’illusione, tra la vita e la morte!”
“Non abbiamo altra scelta.” Fece Icarius. “E’ lì che siamo diretti.”
“Mio signore, ascoltatemi…” quasi disperandosi il vecchio “… in quel luogo vi è solo solitudine, angoscia, dolore e morte… e temo che anche voi, giungendovi, incontrerete tali sciagure…”
“E’ davvero tanto terribile quel posto?” Domandò Lho.
“Si, amici miei!” Esclamò il vecchio. “In esso vi è un’oscura tradizione… La Dolorosa Costumanza…”
“E di cosa si tratta?” Chiese Icarius.
“E’ un oscuro pegno che le forze del male richiedono a chi giunge in quel luogo…” scuotendo il capo il vecchio “… e sono certo, conosciuto il vostro ardore, che una volta lì, vorrete poi cimentarvi in quell’impresa…”
“A me preme solo ritrovare mia moglie” disse Icarius “ e riportala a casa con me. E né voi, né nessun altro mi impedirà di fare ciò.”
“Continuate oltre la cattedrale” indicò il vecchio “senza allontanarvi mai dal sentiero… giungerete così in piccolo borgo, sul quale domina La Dimora degli Innamorati con la sua sinistra e spettrale immagine…”
“Mettiamoci in cammino.” Disse Icarius.
“Forse sarebbe saggio saperne di più sulla prova della quale raccontava questo vecchio.” Mormorò Lho.
“Solo giungendo in quel luogo scopriremo la verità.” Rispose Icarius. “Andiamo.”
“Aspettate, milord…” lo chiamò il vecchio.
Icarius lo fissò.
“Voglio darvi solo un consiglio… il vostro giudizio vi ha aiutato a risolvere la questione del giglio… affidatevi ad esso e non seguite le scelte o le convinzioni altrui…”
“Non capisco…”
“Nel dramma dei Taddei tutti hanno pietà e compassione per lady Gyaia…” fece il vecchio “… ma in realtà anch’ella ha delle colpe in tutto ciò… chi ama non fugge via… ricordatelo, mio signore… chi ama davvero, non fugge mai via… perché oltre l’amore, vi è solo la morte…”
Icarius lo fissò per alcuni istanti.
Poi lo ringraziò, lo salutò e fece cenno ai suoi compagni di riprendere il cammino.
llamrei
28-06-2011, 09.12.08
Rivolgendosi a Cavaliere25. “Anche se indossano una tonaca ed hanno preso i voti, per me le donne non presentano alcun segreto. Qualsiasi sia la loro vocazione.” Tentò di ridere, ma la ferita gli faceva ancora male.
"Vi consiglio di ridimensionare il vostro concetto, cavaliere. Avrete conosciuto "tutte le donne" ma non avete ancora conosciuto me. E ciò non è un invito ma un consiglio sullo starmi alla larga. Evitate di ridacchiare o farò in modo che il dolore di quel graffietto vi impegni la mente". Imboccai il cunicolo e mi avviai in direzione della caserma.
Lady Morgana
28-06-2011, 12.24.53
Io, Luna e Nishuru aspettammo fuori dalla cattedrale che la messa finisse.
"Luna, sapresti dirmi qualcosa in più sul cavaliere del gufo? Sai, dopo questo viaggio... dovrò fargli visita... Il Sommo Sacerdote sarà già furioso per questo mio ritardo."
La porta della cattedrale si aprì e ne uscirono il vecchio, Lho ed Icarius.
dissi ad Icarius che non avrei continuato quel viaggio, se Luna e Nishuru non fossero venuti con noi.
Icarius acconsentì, dicendo che Nishuru lo aveva aiutato a risolvere l'enigma del giglio, ma era più scettico nei confronti di Luna.
"Luna, oltre ad essere mia amica, è la figlia della donna che ci ospitò alla Torre Diroccata, all'inizio del nostro viaggio..."
Ascoltai il vecchio darci indicazioni per arrivare alla Dimora degli Innamorati, mettendoci però in guardia.
Ancora la tradizione della Dolorosa Costumanza... ma di cosa si tratta?
Guardai sospettosa l'anziano uomo e poio mi voltai ad osservare il tramonto.
"E' tardi, Nobile Taddei, dobbiamo rimetterci in cammino e trovare un posto ove passare la notte prima che faccia buio..." dissi incamminandomi.
Non sapevo se continuare ancora il mio viaggio.
La mia identità era stata scoperta e stavo mettendo a rischio anche Luna e Nishuru. Solo per aiutare un pazzo.
Interrogai mentalmente Luna, per chiederle consiglio, ma lei mi rispose che non mi poteva aiutare, che doveva essere una mia scelta.
Ricordai il viso di Talia e l'immaginai imprigionata chissà dove.
Accellerai il passo.
Lei non merita tutto ciò...
cavaliere25
28-06-2011, 14.01.35
Guardai il mio amico Finiwell e dissi ora devi solo guarire e tornare forte perr la grande battaglia che ci attende e mi sedetti su una sedia accanto a lui
Guisgard
28-06-2011, 21.19.27
La luce del crepuscolo era quasi scesa sulle radure del bosco e sul fertile manto della campagna.
Verdi fronde scintillavano di meravigliose tonalità sotto gli ultimi bagliori del Sole che andava a spegnersi nello sterminato orizzonte.
La volpe, come la cerbiatta e la colomba, conduceva i propri piccoli nella tana, per proteggerli non dai predatori della notte, ma da quelli, ben più feroci, che si muovevano nelle ultime luci del giorno.
I traditori erano radunati lungo il passo detto Delle Cinque Vie, dove avevano trascorso le ultime ore prima di iniziare il fatale e decisivo assedio alla capitale taddeide.
Il luogo di quel convegno era presso un antico sentiero di oppi, già conosciuto ed attraversato dagli antichi romani per congiungere queste torre con quelle del nord.
Da qui, congiunti i due schieramenti, si erano mossi alla volta di Capomazda.
Il loro arrivo fu annunciato prima da sordi boati, poi dal fumo e dalla polvere che sollevarono i loro cavalli.
Dalle torri le sentinelle lanciarono subito l’allarme, facendo piombare la città ed il popolo in un incubo che fino a quel momento era stato solo immaginato.
Due cinte murarie cingevano Capomazda: quella che circondava il borgo e quella che proteggeva la cittadella ducale.
In un attimo tutto quel mondo fu circondato dai due poderosi schieramenti nemici.
Innumerevoli torce si accesero, illuminando il crepuscolo Capomzdese con i loro sinistri ed infausti bagliori.
Capomazda e la sua gente erano in una morsa.
Melisendra
28-06-2011, 21.37.08
Non sapevo cosa rispondere a quel bambino tanto compìto. Nonostante fossi madre, non avevo mai avuto veramente a che fare con i bambini, nemmeno col mio, visto che era un'altra donna a crescerlo. Il mio passato non mi aveva certo preparata a farlo. Con Uriel avevo un rapporto che certe volte mi sorprendeva, perché il richiamo del sangue era forte, mentre altre volte mi lasciava con un po' di amarezza, specialmente quando nei suoi occhi vedevo un bisogno che non potevo soddisfare. Io per prima dubitavo di potermi prendere cura di lui come una madre qualsiasi. Forse lui lo aveva capito, forse era rimasto deluso e amareggiato. Sapevo come ci si poteva sentire, da bambini, a porsi complesse domande sulla propria madre. Per molto tempo avevo accusato la mia di avermi lasciata senza combattere, mentre di lei avevo solo un ricordo confuso che scompariva in un nugolo di fumo. Forse Uriel pensava lo stesso di me.
"Guisgard ha prestato la sua spada per salvarne un'altra e insieme la vita di mio figlio..." risposi a Gavron, avvicinandomi. "Il mondo e l'animo degli uomini, Gavron, è agitato da numerose forze, che sono talvolta buone, altre cattive, altre ancora sono semplice mutamento... è importante che ci sia un equilibrio. Qui a Capomazda è a rischio questo equilibrio..." gli passai affettuosamente una mano tra i capelli. "Guisgard è una brava persona... potrebbe far sì che ogni cosa vada al suo posto..."
Per un attimo vidi un paio di luci brillare e svanire. Sfacciati, pensai.
"Forse è difficile da capire... non volevo confonderti le idee, ma non temere, non succederà niente di male." Mi domandai se lo dicessi per rassicurare me o lui.
Guisgard
28-06-2011, 21.40.58
Luna accennò qualcosa a Sayla sul misterioso Cavaliere del Gufo.
“Egli è un uomo malvagio e feroce.” Disse. “Ciò che rende gli uomini le straordinarie creature che sono, è la loro anima. Ma quel cavaliere non conserva più nessuna anima. Egli è rinchiuso in quella sua indistruttibile corazza, come in una prigione.”
Solo queste parole la ragazza proferì, mentre la nobile compagnia si era già rimessa in viaggio, seguendo le indicazioni del vecchio del giglio.
Ad un certo punto avvistarono un piccolo borgo.
Il suo aspetto era ospitale e molte persone animavano le sue strade.
Il loro arrivo fu salutato dalle campane che suonavano a festa.
Appena entrarono nel centro abitato, i nostri eroi furono subito raggiunti da diverse persone che li fissavano incuriositi.
“Quel cavaliere…” dicevano alcune donne parlando fra loro e fissando Icarius “… verrà di sicuro per tentare La Dolorosa Costumanza…” e nel dire queste cose scuotevano il capo e si disperavano.
“Che peccato…” avvicinandosi altre donne ai loro cavalli “… è così nobile e bello… che Iddio abbia pietà di lui…”
“Che strana atmosfera vi è in questo luogo…” mormorò Lho.
Icarius fissava ed ascoltava tutto ciò senza dire nulla.
Ad un tratto si mostrò ai loro occhi un bellissimo palazzo.
Sorgeva su una piccola altura e dominava tutto il borgo.
Era circondato da alti alberi ed aveva mura che sembravano insuperabili.
“Che luogo è quello?” Domandò Icarius ad un passante.
“E’ la Dimora degli Innamorati, milord.”
Icarius allora fissò quel luogo che appariva, ai suoi occhi, la fine e la meta di quel loro mistico ed irreale viaggio.
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Guisgard
28-06-2011, 21.52.18
Gavron sorrise a quella carezza di Melisendra.
“Non abbiate paura, milady.” Disse il bambino con gli occhi che brillavano intensamente. “Io conosco sir Guisgard come nessun altro. Lui è come me… noi due non abbiamo nessuno a questo mondo e per questo siamo diventati amici per la pelle.” Assunse un’espressione furbetta. “Non ditelo a lui, ma l’ho scelto come maestro per diventare un vero cavaliere.” Sorrise, per poi voltarsi verso le finestre, attratto dalla musica dell’ocarina di Guisgard. “Quando suona è perché si sente malinconico… ma è in questi momenti che gli vengono le idee migliori!” Esclamò fissando di nuovo Melisendra. “Lui non lascerà nei guai voi e vostro figlio… io lo so… ha un gran cuore e vi aiuterà. Ora è tardi e vado a letto…” la fissò arrossendo “… sapete… siete bella… come la mia mamma…”
Saltò allora su una sedia e le diede un bacio sulla fronte.
“Buon riposo, milady.”
Ed andò a letto.
Melisendra
29-06-2011, 01.11.43
Quel piccolo gesto mi aveva sorpresa.
"Buonanotte..." mormorai, prima di dirigermi verso il letto a me destinato.
Una volta tra le lenzuola mi addormentai subito.
Mi augurai di non fare sogni.
"Vieni qui..." sussurrò. I suoi occhi scuri e determinati mi convinsero che sarebbe andato tutto bene. Le strinsi la mano e mi strinsi a lei. Mi guardò con quegli occhi vellutati da cerbiatta e mi accarezzò la fronte. Sentii che sotto il suo tocco le mie paure si dissipavano e la mia angoscia scompariva, come per magia. Era una magia che la vedevo praticare quando la mio fratello aveva mal di testa o quando contrattava con i mercanti di vino che venivano a trovarci dopo la vendemmia. Indossava abiti meravigliosi e io la aiutavo a prepararsi per i banchetti, che io potevo osservare da dietro la porta, di nascosto, prima di andare a dormire.
La abbracciai, lì, per terra, mentre la mia veste acquamarina si macchiava di sangue. Il cortile era pieno di sangue e morte. Mio fratello era a terra. La mia balia. Ogni servo.
Lei era venuta da una terra lontana, mio padre l'aveva portata da uno dei suoi viaggi. Me lo ricordavo appena. Se ci fosse stato lui, niente di tutto quello sarebbe successo.
"Mamma... che cosa... sono tutti morti..." singhiozzai, stringendola e cercando di fermare il sangue.
"Scappa... non deve trovarti... scappa, mia piccola ape..." riuscì a sussurrarmi in un orecchio.
"No! Ti prego... devi venire con me..." mi accinsi a provare a fare quello che faceva lei, guarire le persone. Le strinsi la testa tra le mani e provai a soffiare sulle sue labbra, ma uscì solo aria, non quella magia di cui lei era capace.
"E' troppo tardi... vai via! Corri!" Mi spinse via. Se solo fossi stata abile come lei, l'avrei guarita. "Non... deve... prender..." il suo respiro si affievolì, fino ad assomigliare al battito d'ali di una farfalla. Si spense.
"No, ti prego! No!" gridai. Ma i suoi occhi nocciola erano diventati vitrei. Il suo bell'abito zafferano era quasi interamente color porpora.
"Melisendra..." una voce alle mie spalle interruppe i miei singhiozzi. Mi voltai di scatto.
"Vieni, piccola mia..." lo guardai con orrore. Ma quella figura incappucciata si avvicinò a me e mi strappò a forza. Il suo tocco mi fece perdere la cognizione di ogni cosa. Sentii a malapena le sue parole dare un ordine preciso alla marmaglia che lo circondava.
"Bruciate ogni cosa..."
Mi svegliai di colpo. La luce aveva colpito il cuscino.
Non era stato un sogno. Era un pezzo del mosaico che era finalmente andato al suo posto.
Mi vestii di corsa, indossando i vestiti asciutti e uscii nel cortile davanti a casa a prendere aria. Una leggera brezza agitò i miei capelli e mi sentii meglio.
Mi avvicinai al pozzo e calai il secchio. L'acqua fresca mi schiarì le idee, mentre il cielo all'orizzonte era a malapena tinto di bagliori rosa.
Guisgard
29-06-2011, 01.34.55
La notte.
La notte di Capomazda è magica, animata com’è da suoni ed echi lontani.
Lontani nel tempo, nei desideri, nei sogni e nelle paure.
Strane ed oscure forze agiscono nella notte di Capomazda.
Forze che provengono da dove invece gli uomini trovano troppo spesso rifugio: il passato.
E’ nel passato che si annidano i nostri peggiori nemici: le illusioni ed i rimpianti.
Demoni e fantasmi capaci di tormentarci fino alla disperazione ed alla pazzia.
Perché, come raccontava Sant’Ireneo, lo scopo di ogni demone è quello di portarci alla disperazione.
Quell’acqua era limpida, fresca e rassicurante.
Melisendra poteva quasi specchiarsi in essa.
E sulla sua limpida superficie vedeva riflesse Capomazda.
Ma era un’immagine inquieta e cupa.
Per un attimo ebbe quasi l’illusione di vedere un volto su quell’acqua.
Il volto del suo antico e malvagio padrone.
Un volto che svanì in un attimo.
E poi quel suono di ocarina, quasi a destarla dai suoi timori.
Melisendra
29-06-2011, 01.44.07
Con una mano colpii la superficie dell'acqua, per infrangere quelle immagini.
Il suono dell'ocarina mi destò da quei cupi pensieri.
Ma non potei fare a meno di domandarmi se quei ricordi fossero casuali o se qualcuno li avesse mandati a tormentarmi.
"Non vi stancate mai di suonarla, vero?" domandai. "Buona giornata, Guisgard!"
Guisgard
29-06-2011, 01.53.17
Il cavaliere era ai piedi della grossa quercia che faceva da limite fra la campagna e la stradina che riportava al centro della cittadella.
A quelle parole di Melisendra, Guisgard smise di suonare.
“Siete mattiniera vedo, milady.” Disse. “Buongiorno a voi.” Accennando un inchino col capo. “Voglio sperare di non essere stato io a svegliarmi con la mia ocarina…” sorrise “… altrimenti sarete di pessimo umore per tutto il giorno ed io, come al solito, ne subirò le conseguenze.” Rimise in tasca l’ocarina. “Oppure chissà che non sia stata la voglia di vedere l’aurora e destarvi dai vostri sogni… ah, che sciocco, queste romanticherie non sono da voi, mia signora!” E la fissò divertito.
Melisendra
29-06-2011, 02.24.31
Quella sua aria scanzonata e il sole nascente fecero svanire i brutti sogni e quei ricordi spiacevoli.
"Mi piace quest'ora del giorno... l'aria frizzante riesce a cancellare tutte le ombre della notte." Risposi con un sorriso. "Non temete, è stato il sole a svegliarmi, non la vostra ocarina... non sarò imbronciata e nemmeno scontrosa."
Mi rifugiai sotto i rami della quercia e ammirai il cielo che man mano diventava sempre più luminoso.
"Gavron è adorabile... e nutre una vera e propria adorazione per voi!" commentai.
Guisgard
29-06-2011, 02.39.56
“Nutre un’ammirazione per me? Ma no!” Disse fingendosi sorpreso. “Strana la vita vero? Eh, beata ingenuità dei bambini!” Sorrise. “Beh, visto che non sarete né scontrosa, né imbronciata, bisogna festeggiare questo giorno radioso! Cosa desiderate per colazione? C’è un fornaio da queste parti. Ho cominciato a sentire l’odore del pane caldo almeno un’ora fa. Del resto vi avevo promesso un degno rifugio, accogliente e munito di tutti gli agi possibili!”
Melisendra
29-06-2011, 02.54.12
Lo seguii. In effetti aveva ragione: nell'aria si sentiva un buon profumo di pane appena sfornato.
"Bizzarre creature... i bambini. Non sono molto pratica dell'argomento... bè, a parte mio figlio, che purtroppo non vedo spesso... ogni tanto riesce a manipolare i miei sogni, testardo... ma evidentemente deve avere preso da me anche quello, la testardaggine, intendo..."
Dei serpentelli d'aria, invisibili e leggeri, mi circondarono un polso. Me ne accorsi subito. Si agitavano con la solita indolenza.
"Voi, invece, rimanete qui a fare la guardia...", sussurrai, lanciandoli nell'aria con un rapido movimento del polso.
Guisgard
29-06-2011, 03.09.11
“Già…” disse Guisgard fissando il cielo che assumeva i suoi nuovi colori “… la testardaggine deve essere una virtù di famiglia.” La fissò per un istante con un curioso sorriso. “Non so come ci riusciate…” facendosi serio “… a stare lontana da vostro figlio… come fate ad accettare tutto questo? Per cosa poi?” Sospirò. “Mah, probabilmente ho parlato di nuovo troppo… scusatemi, non è affar mio… sarà colpa dei tanti pensieri di stanotte che non mi hanno fatto chiudere occhio…”
Si alzò, sgranchendosi le gambe.
“E’ proprio necessario?” Chiese. “Di giocherellare agitando le mani, intendo? E di bisbigliare qualcosa all’aria? Non riuscite mai a togliervi questa vostra veste? Sembra quasi che quelle bizzarre presenze siano i vostri migliori amici… o forse gli unici… beh, c’è altro nella vita e…” scosse il capo “… perdonatemi, sono un idiota…” fece qualche passo in avanti “… allora, pane bianco o focaccia? Miele o Marmellata? Cosa desiderate per colazione?”
Melisendra
29-06-2011, 03.33.37
"Io e Uriel abbiamo viaggiato a lungo... era piccolo e l'ho portato con me finchè ho potuto. Ma spostarsi continuamente, di giorno o notte che sia, tra i pericoli e l'incertezza, fuggendo... non è un genere di vita adatto a un bambino." mi soffermai un attimo a riflettere. "L'uomo incappucciato sapeva che Uriel avrebbe ereditato i miei poteri, come io li ereditai da mia madre, ho dovuto nasconderlo prima che lo prendesse come fece con me per addestrarlo ai suoi scopi... Posso solo immaginare cosa ne potrebbe fare... e credetemi, non è un'immagine piacevole."
Entrammo nella bottega del fornaio. Il profumo solleticò il mio appetito.
"Uhm... un pezzo di pane e miele andrà benissimo!", sorrisi. Nonostante tutto ero ancora di buon umore.
"Spero che i miei amici non vi turbino. E nemmeno i miei gesti. E' il nostro modo di comunicare e avete ragione quando dite che sono i miei unici amici. Amici fedeli. Ma hanno bisogno di comandi semplici e decisi... oppure si perdono nei loro giochi. E se si sentono ignorati possono combinare molti guai..." feci spallucce.
Guisgard
29-06-2011, 03.45.01
Il fornaio diede loro del pane e del miele.
“Anche qualcuno di quei biscotti.” Indicò Guisgard.
Lasciò poi una moneta sul banco ed uscì con Melisendra.
“E cosa farete?” Chiese quando furono in strada. “Passerete la vita a fuggire e a nascondervi? In attesa di cosa? Che la paura vi faccia impazzire? Quell’uomo finirà per trovarvi e voi lo sapete…”
Ad un tratto furono distratti da alcuni che discutevano davanti alla bottega del fornaio.
“Ci hanno circondato, ormai!” Disse un uomo.
“Possiamo resistere per mesi, forse per anche per qualche anno!” Replicò un altro.
“Sciocchezze…” mormorò un vecchio “… avveleneranno i canali che conducono l’acqua a Capomazda e ci prenderanno per fame e per sete… siamo condannati…”
“Andiamo, Gavron ci starà aspettando.” Fece Guisgard, afferrando Melisendra per un braccio, quasi a volerla portare via da lì.
Melisendra
29-06-2011, 04.01.35
"Come è possibile... il loro esercito era grande e lento... eppure sono già qui!", mormorai. "Da una parte Gouf e dall'altra quell'Ivan de Saint Roche.. bell'elemento anche quello..."
A malapena mi accorsi di Guisgard che mi stava sospingendo lontano da quel nugolo di gente, assorta com'ero nel tentativo di crearmi un quadro ben chiaro della situazione.
"Non fuggirò per sempre... sto cercando un modo per liberarmi di lui. Inizialmente pensavo che l'armatura di Gouf... bè, trafugarla, fonderla, farne un'arma... forse quel metallo avrebbe potuto uccidere il mio inseguitore." Era un piano. Ed era fallito. Era impossibile trafugare quell'armatura. "Negli ultimi anni mi spostavo di regione in regione, ogni tanto facevo qualcosa che attirasse l'attenzione, in modo che lui mi inseguisse... lo distraevo da Uriel. Ma poi Uriel ha iniziato a manifestare i suoi poteri e lui li ha sentiti... gioco scoperto. Basta scappare. Così ho evocato quegli spiriti... dovrebbero aiutarmi a eliminare il problema."
Ormai eravamo sulla soglia di casa. Spinsi la porta ed entrammo.
"E ora che succederà? Siamo sotto assedio e le nostre speranze di uscirne vivi sono... minime."
Guisgard
29-06-2011, 04.10.52
Guisgard, a quelle parole di Melisendra, mugugnò.
“Vedo che avete molta fiducia nei vostri spiriti…” disse “… beh, potevate utilizzarli anche per risolvere le vostre questioni col Cavaliere del Gufo e tenere me fuori da questa storia.”
Seguì Melisendra all’interno della casa.
“Quanto a quest’assedio…” voltandosi a fissarla “… non è affar mio… presto troverò un modo per lasciare questa città, gettandomi finalmente tutto alle spalle…”
“Siete tornati!” Esclamò Gavron entrando nella cucina. “Che odore! Cosa avete portato?”
“Roba nutriente.” Rispose Guisgard. “Pane e miele!” Lo fissò mentre il bambino, attratto da un altro profumo, cercava nel cestino che i due avevano portato. “Forse cerchi questi?” Prendendo i biscotti Guisgard. “Ma solo dopo che avrai preso il latte con un pò di mele!”
“Oh, grazie!” Saltandogli in braccio Gavron. “Vi voglio un mondo di bene!”
Melisendra
29-06-2011, 04.30.32
"Non ci riesco... non posso... Gouf è pur sempre... il padre di Uriel", balbettai.
"Da come vi esprimete sembra che io vi abbia gettato dentro a questo putiferio, mentre vi ci siete gettato da solo quando avete affrontato Aytli..." lo guardai un po' obliquamente. Non mi andava di fargli da capro espiatorio... era lui che maneggiava la spada che l'aveva ferita mortalmente. Non io. "Perciò non prendetevela con me..."
Allungai un pezzo di pane e il miele a Gavron.
"Come vi ho detto non siete obbligato a fare niente... io e loro non siamo ancora abbastanza forti da affrontare l'uomo incappucciato... e l'unica arma che forse potrei utilizzare per eliminarlo... bè l'avete nascosta chissà dove."
Tagliai il pane e lo sistemai sulla tavola. Quei semplici gesti costituivano una rassicurante novità.
"So che le sorti di questa città non vi interessano, ma quando ve ne andrete da qui, spero che portiate con voi Gavron... la città non resisterà a lungo, se conosco bene Gouf."
Guisgard
29-06-2011, 04.48.17
Guisgard si voltò di scatto.
“Si, ho ucciso quella donna” disse con rabbia “e mi tormento già abbastanza ogni giorno ed ogni notte per averlo fatto, senza che voi lo ribadiate tutte le volte che si parla del vostro amato cavaliere! E non so perché ma ho la netta sensazione che quel maledetto conosca anche il mio nome! E chissà chi sarà stato a rivelarglielo, vero?” Le afferrò con forza le braccia. “Quell’uomo è malato! Malato d’odio e non si fermerà fino a quando il demonio in persona non verrà a prendersi la sua lercia anima! Ma per voi resta sempre un intoccabile! Posso comprendere che la mia vita per voi valga meno di quel pane sul tavolo, ma quella di vostro figlio? Vale anch’essa così poco? Visto che l’uomo che difendete ancora con tanto ardore ha minacciato di uccidervi entrambi!”
Gavron assisteva in silenzio e scosso a quello sfogo di Guisgard.
“Ma per voi questo non ha importanza alcuna, vero?” Continuò. “No, per voi conta continuare a giocare con gli spiriti, a fare la salvatrice di questa dannata città ed a sperare magari che quel maledetto assassino possa rinsavire, per vivere con lui felice e contenta, come in una di quelle sciocche favole che mi raccontavano da piccolo!”
“Guisgard…” mormorò Gavron.
“Siete una sciocca!” Aggiunse Guisgard, sempre stringendo Melisendra per le braccia. “Come donna e come madre non valete niente…” mormorò “… quanto alla vostra spada, sappiate che è al sicuro… e posso portarvi a riprenderla quando vorrete!”
“Guisgard…”
“Cosa vuoi tu?” Gridò Guisgard a Gavron. “Cosa?”
Gavron chinò il capo per nascondere le lacrime.
“Andate tutti al diavolo!” Urlò correndo verso la porta. “Tutti, insieme a questa dannata città!”
Ed uscì sbattendo la porta.
Melisendra
29-06-2011, 05.25.56
Conoscevo molto bene quegli scoppi d'ira. Ci ero cresciuta in mezzo. Il mio signore, Gouf e altri poco raccomandabili esseri. Perciò fu facile. Come sempre tacqui e rimasi immobile, guardando poco sopra la sua spalle, mentre lasciavo che quello sfogo si trasformasse in acqua e mi scorresse addosso senza fare alcun danno. Non sentivo nemmeno la sua stretta attorno alle mie braccia, era lo stesso metodo che avevo appreso per resistere al dolore. Molto pratico.
Ma quando Gavron fuggì in quel modo, tornai in me. Appena in tempo, visto che il fuoco iniziava a scoppiettare in modo sospettosamente minaccioso.
Invece di divincolarmi lo guardai negli occhi. Il contatto facilitò le cose.
"Ora..." mormorai facendo appello a quella facoltà propria della mia natura, mentre mi insinuavo dentro a tutta quella ostilità fatta di rabbia e confusione, dipanando quella matassa. Sentii la sua presa allentarsi e lentamente afferrai le sue mani. "Non penso che intendevate davvero comportarvi in questo modo... poco cortese. Qualunque colpa cerchiate di addossarmi, non starò qui a farmene carico... perciò vi lascerò il tempo di riflettere sulle vostre parole e sui vostri modi." Di nuovo, come un pettine, attraversai quella zona oscura che sembrava un cielo nel bel mezzo di un temporale, allentando quella tensione emotiva.
Mi allontanai con cautela verso la porta, cercando di celare un po' il disappunto e la delusione, mascherandola con un generico senso di fastidio per quell'inconveniente.
"Voi non sapete niente di me, ma adesso sappiate che se aveste fatto una cosa del genere davanti a mio figlio, a quest'ora non sareste lì in piedi con l'opportunità di poterci riflettere su."
Mi rattristai pensando a Gavron, quindi lo andai a cercare.
Guisgard
29-06-2011, 05.40.58
Melisendra gli aveva detto quelle cose, cariche di disprezzo.
“Io non sono come voi…” disse Guisgard aprendo la porta “… e neppure come gli uomini che avete conosciuto… quanto a vostro figlio, sarebbe ora di finirla di usarlo come scudo per assumere quell’aria da martire che invece non vi si addice affatto…” sbatté la porta.
Il cavaliere si ritrovò a passeggiare nervosamente nella campagna circostante, cercando di calmare la sua rabbia.
Tutto sembrava immobile attorno a sé, come se Capomazda fosse piombata in un limbo, in attesa di conoscere la sua sorte.
Melisendra, intanto, cercava Gavron.
Il bambino era uscito subito dopo Guisgard, correndo nel fienile e restando a piangere nella paglia.
Melisendra
29-06-2011, 05.54.16
Avevo cercato qua e là, ma sentii provenire dei singhiozzi dal fienile e seguendoli, mi ritrovai ad arrampicarmi su un covone di fieno.
Una volta là sopra accarezzai la schiena di Gavron, ancora scosso dal pianto.
"Mi dispiace, sai? Sono sicura che Guisgard non intendesse comportarsi così..." in realtà avevo qualche dubbio in proposito, ma non era quello che Gavron avrebbe voluto sentire. "Non sempre si fanno azioni... bè di cui si possa andare fieri... poi ci si pente e si cerca di sistemare le cose. Tu non combini mai una marachella?" Gli accarezzai i capelli. "Ecco, gli adulti le commettono spesso... ma quelli buoni sanno anche come porvi rimedio. Su, asciugati quel visetto..."
Gli asciugai le guance col mio velo. "Non è successo niente..."
Aprii l'involto che avevo preso con me e gli porsi un biscotto.
"Sono sicura che gli è già passata..."
Guisgard
29-06-2011, 06.00.57
Gavron la fissò ancora singhiozzando e con gli occhi rossi per il pianto.
“Io non capisco…” disse mentre ancora la voce era rotta per il pianto “… perché si è comportato così? Non capisco…” si strofinò gli occhi “… è vero?” Chiese. “E’ vero quello che vi dicevate? Davvero sir Guisgard ha ucciso una donna? Io non ci posso credere… lui non lo farebbe mai… lui è un cavaliere… il più forte di tutti… perché allora vi siete detti quelle cose? Mi dice sempre che solo i vigliacchi picchiato una donna… perché allora lui ne ha ucciso una?”
Melisendra
29-06-2011, 06.18.05
Ci rimuginai sopra un attimo e mi accomodai meglio nel fieno di fianco a lui.
Una parte di me si domandava che diavolo stessi facendo, invece di inseguire Guisgard, prenderlo a... bè, qualcosa! E poi farmi consegnare quella maledetta spada. Invece mi trovavo intrespolata sul fieno a rassicurare un bambino.
"Bè, tecnicamente Aytli non era una semplice donna... ma un cavaliere. Quindi non è strano che sia rimasta ferita in duello. Inoltre Guisgard certamente non immaginava che ci fosse una donna in quell'armatura." Feci una pausa e gli asciugai nuovamente il viso. "Aytli ha dato filo da torcere a molti cavalieri, instancabile, crudele forse, ma determinata ad essere quello: un cavaliere. E come tale ha scelto il suo destino."
Lo osservai mentre tirava su col naso.
"Non tutte le donne vogliono le stesse cose... e ad Aytli piaceva la guerra, più che essere una dama come tante. Guisgard non ha colpa..."
Gli sorrisi.
"Che ne dici di scendere da qui?"
Guisgard
29-06-2011, 06.29.04
Gavron ascoltò con attenzione le parole di Melisendra.
E ad ogni parola il suo viso sembrava distendersi e riacquistare un pò più di colorito rosa che il pianto aveva come asciugato.
“Allora lui non sapeva che sotto la corazza ci fosse una donna…” disse “… e non poteva nemmeno immaginarlo, perché lei era forte come un uomo, giusto?” Annuì. “Ma lui lo sa?” Chiese. “L’ho sentito dire che era pentito e ci stava male… forse dobbiamo dirglielo che non è colpa sua… forse ora si sente un vigliacco, un uomo cattivo… si, dobbiamo dirglielo che non è colpa sua…” le sorrise finalmente “… io credo che dovreste essere voi a dirglielo, milady… lui tiene a voi e si fida di ciò che dite… quando giungeste qui, mi disse che dovevamo difendervi da alcune persone cattive… che voi eravate come una principessa e noi due i vostri cavalieri… lui si fida di voi, milady…” e quel sorriso divenne ancora più grande e luminoso "... si, scendiamo. Scendiamo, così possiamo dirglielo!"
Melisendra
29-06-2011, 06.52.16
"Eh?" non feci in tempo a sollevare un sopracciglio che mi travolse e in un battito di ciglia ci trovammo nel cortile a cercare Guisgard.
"Ma..." una volta giù cercai di scuotermi di dosso il fieno, finitomi dappertutto, perfino tra i capelli. "D'accordo, ma forse è meglio se ci parlo da sola... in fondo è un argomento delicato..." In realtà pensavo che avremmo certamente continuato a litigare, perciò era meglio che Gavron non assistesse nuovamente alla deplorevole scena di poco prima.
Gli misi in mano l'involto e gli dissi di aspettarci in casa. Saremmo arrivati prestissimo.
Mi incamminai, seguendo Guisgard, che si era diretto nel piccolo orto dietro casa.
Guisgard
29-06-2011, 06.52.22
Finiwell fissò Llamrei quasi stupito.
“Giuro sul mio valore cavalleresco” disse sottovoce a Cavaliere25 “che non immaginavo esistessero monache simili! Probabilmente a farle prendere i voti saranno stati i suoi familiari! Non mi stupirei” ridacchiando “se ora prendesse una scopa e volasse via!”
Llamrei, seguita da Finiwell, Morrigan e Cavaliere25, imboccò il cunicolo.
Attraversarono così un lungo e stretto passaggio, che percorreva sottoterra buona parte della città.
Giunsero poi ad una piccola apertura che dava direttamente nel cortile della caserma.
Guisgard
29-06-2011, 07.10.15
Gavron annuì entusiasta a quelle parole di Melisendra.
Prese allora i biscotti e corse in casa.
Melisendra così si diresse verso Guisgard, che si trovava nell’orto che si apriva dietro la casa.
L’aria del mattino era ancora mite e la campagna assumeva vivissime tonalità di rosso e arancione, mentre il Sole si alzava man mano da Oriente.
I frutti degli alberi sembravano grosse pietre colorate che il vento quasi si divertiva ad accarezzare ed a scuotere.
Il cavaliere fissava le grandi nuvole che si gonfiavano nel cielo e che navigavano verso est, riflettendo i teneri ed acerbi colori di quel nuovo giorno.
Investite dai raggi del Sole nascente, quelle nuvole sembravano assumere contorni fiabeschi ed incantati, simili a regni lontani e sospesi nei Cieli.
Città galleggianti, fornite di alte torri e poderose mura, parevano prendere forma mentre il cielo si forgiava col calore e l’intensità del nuovo Sole.
“Devi recarti a Capomazda, Guisgard...” disse il vecchio maestro “… solo lì potrai conoscere la verità e capire veramente chi tu sia…”
“Non voglio, maestro…” mormorò Guisgard “… odio quel luogo e tutto ciò che rappresenta…”
“Lì è cominciato tutto... e solo lì potrai conoscere non solo la verità, ma anche te stesso...”
Ad un tratto qualcosa destò Guisgard da quel ricordo.
“Siete voi…” voltandosi e vedendo Melisendra alle sue spalle “… cosa volete ancora? Farmi scomparire dai vostri spiriti? Beh, mi fareste solo un piacere… possibilmente vorrei finire agli estremi confini del mondo… magari nella steppa tartara, o nel deserto arabico dove mozzano il capo a tutto ciò che somigli anche lontanamente ad un infedele…”
Guisgard
29-06-2011, 07.12.55
L’esercito nemico si era accampato nella campagna circostante le mura di Capomazda.
Qui Gouf e Ivan de Saint-Roche avevano concesso ai loro uomini di saccheggiare e depredare i campi coltivati.
Furono anche incendiate alcune case isolate, lasciate anticipatamente dai loro proprietari dopo che si era diffusa la notizia del possibile assedio.
“Distruggendo la campagna” disse Ivan “getteremo la gente nello sconforto e nella disperazione. Presto non avranno più nulla da mangiare!”
“All’interno delle mura avranno abbastanza scorte per resistere un bel pò al nostro assedio.” Intervenne uno dei suoi luogotenenti.
“Questo è sicuro.” Annuendo Ivan. “Ma quelle scorte non dureranno in eterno. Resteremo qui anche anni, se dovesse essere necessario.”
Gouf ascoltava in silenzio.
“Voi cosa ne pensate?” Gli chiese Ivan.
“Non ho fretta…” rispose Gouf.
“Io invece si.” Replicò Ivan. “E tanta.”
“Quando saranno esausti, affamati e rassegnati” mormorò Gouf “allora mi consegneranno l’uomo che cerco… la disperazione rende gli uomini vigliacchi, egoisti e disumani.”
“A me non interessa nulla di quell’uomo.” Fece Ivan. “Io voglio le terre ed i tesori di Capomazda.”
“Perché non prendiamo la città adoperando il nostro ariete?” Chiese il luogotenente ad Ivan.
“Perché ora sono ancora in grado di difendersi e di combattere.” Rispose questi. “Attenderemo invece… attenderemo il momento giusto… quando non avranno più forza per respingerci…”
Lady Morgana
29-06-2011, 15.35.51
Ascoltai con attenzione le parole di Luna, memorizzando ogni minimo dettaglio.
"Peggio di Theenar in persona, sembrerebbe..." dissi sogghignando.
"Sai Luna, io sono sicura che il Cavaliere del Gufo ce l'ha un anima... Tu sai se per caso Ade..." mi interruppi. Lho ci stava ascoltando ed io non volevo renderlo partecipe dei miei affari.
Mi avvicinai ancora di più a Luna e le sussurrai nell'orecchio, in modo che orecchie indiscrete non ascoltassero la nostra conversazione.
"Forse dovremmo tornare alla Tana e da lì preparare un nuovo piano per uccidere il Cavaliere. Tu hai detto di aver visto i due eserciti che ci attaccheranno, giusto? Ho deciso, lo ucciderò durante la battaglia, non se ne accorgerà nemmeno!" risi sommessamente.
Solo poco dopo mi resi conto che Theenar stava prendendo nuovamente il sopravvento. Sorrisi.
Mio Signore, finalmente. Vi fate nuovamente sentire! Cominciavo a pensare che mi aveste abbandonato... Sono felice di condividere con Voi il mio corpo.
Continuammo a camminare e giungemmo in un piccolo borgo. Gli abitanti ci guardavano con interesse e bisbigliava qualcosa a proposito della Dolorosa Costumanza.
In lontananza sorgeva su una piccola altura uno stupendo palazzo.
Icarius fermò un passante e gli chiese cosa fosse quel castello, l'uomo gli rispose che era la Dimora degli innamorati.
"Siamo arrivati, dunque. Lady Talia si trova in quel palazzo..."
Guardai Luna e le parlai mentalmente, per non destare sospetti.
Luna, puoi sentire se Talia si trova in quel palazzo? Non vorrei aver percorso tutta questa strada per niente...
Luna scuotè piano la testa.
No, Verdammt, non posso. L'aura di questo posto è troppo... negativa. I miei poteri sono positivi. Dovrai utilizzare i tuoi, Verdammt.
Sollevai la manica destra della mia tunica e osservai il Segno Maledetto. Dopo solo qualche secondo di concentrazione il Segno Maledetto cominciò a pulsare di una luce azzurrina e la vidi, in compagnia della donna della pieve, Layla...
"Dobbiamo sbrigarci." dissi guardando intensamente Icarius.
Ora dobbiamo cimentarci nella misteriosa tradizione, ma finalmente siamo giunti alla Dimora degli Innamorati.
Talia
29-06-2011, 19.00.19
La verità...
Trattenni il respiro a quelle parole della donna e strinsi più forte il calice che tenevo tra le mani.
La verità...
Chinai appena la testa. Ciò che mi era stato chiesto mi aveva scosso l’anima e non ero certa di quello che aveva causato in me... mi sarebbe occorso tempo per assimilare l’idea, tempo per comprendere il mio stato d’animo...
Ma non l’avevo.
Non avevo tempo... improvvisamente mi resi conto di quanto poco conti tutto il resto quando non si hanno che pochi attimi per prendere una decisione tanto importante.
“Talia...”
La voce ferma di mio padre mi riscosse, sollevai gli occhi su di lui.
“Talia, ho bisogno di una risposta. Adesso!”
Mossi gli occhi tra lui e i due uomini che stavano al suo fianco: uno era il suo più vecchio e fidato consigliere, l’altro era un uomo che non avevo mai visto prima ma che sapevo essere un ambasciatore giunto da Capomazda.
“Lui... beh, lui che cosa dice?” mormorai, nel disperato tentativo di prender tempo.
“Lord Rauger scrive...” iniziò il principe, gettando un occhio alla lettera che stringeva tra le mani.
“Non ho chiesto cosa scriva lord Rauger, padre!” lo interruppi “Ho chiesto che cosa pensa lui... di questa... faccenda! Ti prego, vorrei conoscere la verità!”
Gli occhi di mio padre sembrarono volermi perforare ed entrare nella mia mente...
“Milady...” si intromise a quel punto l’ambasciatore “Milady, come il nostro augusto signore lord Rauger scrive, tutti a Capomazda sono entusiasti... lord Icarius per primo...”
Ma mio padre lo interruppe con un rigido e intransigente movimento della mano. Mi osservò ancora per un istante...
“La verità! Niente è più meraviglioso e più pericoloso allo stesso tempo... la verità... è questo che vuoi?” sospirò “E’ giusto... in fondo persino una verità che ferisce è meglio, a conti fatti, di una bugia di comodo. Ma la verità è che io non so ciò che tu chiedi, mia piccola Talia. Tutto ciò che so è in questa lettera.”
Ci scambiammo ancora un’occhiata... volevo bene a mio padre e lo rispettavo più di qualsiasi altra persona al mondo, in quel momento seppi che anche lui rispettava me.
E quelle parole non le avrei dimenticate mai più.
Infine decisi... mi inchinai e mormorai: “Acconsento a questo matrimonio, signore. Sono contenta!”
Quel ricordo durò appena un battito di ciglia, un istante dopo era già svanito e io stavo ancora fissando Layla.
La verità...
Qual era la verità di Icarius?
E in quel momento capii che, qualsiasi essa fosse stata, sarebbe stata la sola cosa giusta da perseguire. Sorrisi appena.
“Forse avete ragione, dopotutto, milady...” mormorai “La verità, qualsiasi essa sia... beh, vale sempre la pena di cercarla.”
Sollevai il calice, quindi, e ne bevvi l’intero contenuto... era liquido e fresco, ma impalpabile contro le mie labbra, era come bere una nuvola.
Riabbassai il bicchiere, infine, e tornai a guardare Layla...
Pregavo, in quel momento... pregavo silenziosamente che Icarius trovasse la sua verità, pregavo che questo non lo conducesse alla rovina, ma pregavo anche egoisticamente che non dimenticasse il suo cuore.
In quel momento arrivò Shezan.
“Milady…” disse agitato “... Morgan ha avuto un’altra crisi…”
A quelle parole Layla corse fuori in giardino.
Rimasi per un attimo interdetta da quella rapida scena...
Ma subito mi riscossi: appoggiai il calice sul tavolo e corsi fuori, dietro a Layla e a Shezan.
Melisendra
29-06-2011, 19.26.23
Avanzai compostamente nell'orto. Era ben curato e rigoglioso.
Il sole del mattino era piacevole sulla pelle. Il tepore era gradevole e un lieve brezza muoveva le foglie. Scrutai bene e non vidi i miei fedeli spiriti. Erano altrove.
Guisgard si voltò di scatto. Ascoltai pazientemente le sue parole e mi avvicinai a un pesco. Quel piccolo frutteto era pieno di profumi dolci e dell'odore della terra scura. Lo rimirai, e fece per un attimo riaffiorare nella mia memoria ricordi fugaci di un tempo in cui avevo corso in un simile frutteto, molto lontano da lì.
"Siete furente per qualcosa e sono sicura che questo qualcosa non coinvolge direttamente me... io sono solo il bersaglio più vicino. E Aytli non è che un tormento che vi autoinfliggete come per distrarvi da qualcos'altro, poiché sapete anche voi che non è certo stata colpa vostra ciò che è successo." Mormorai con un po' di tristezza, mentre le mie dita accarezzavano lievemente la vellutata morbidezza di una pesca che penzolava proprio poco sopra di me.
"C'è un nodo di dolore dentro di voi... lo so, perchè... bè, non solo una cattiva madre, una che gioca con gli spiriti e la sciocca che credete voi. Potete ignorare le mie parole o abbaiarmi nuovamente contro, per me fa poca differenza, ma non se ne andrà se continuerete a far finta che non esista." Parlai sottovoce, con una calma che pensavo di non avere più. Avevo detto a Gavron che avrei cercato di sistemare le cose.
Mi appoggiai al tronco dell'albero e per un attimo socchiusi gli occhi, sentendone l'energia, che saliva dal terreno e si diramava.
Lo guardai di sfuggita, mentre ammiravo le fronde dell'albero ondeggiare sopra di me.
"Gavron mi ha mandata per riappacificarci. E io vi ho detto quello che penso... e ora aggiungo che non intendo affatto aiutarvi a perdere la testa in un deserto lontano."
Svicolai seduta, tra le radici dell'albero.
Guisgard
29-06-2011, 21.01.41
A quelle parole del passante, Icarius guardò Sayla e gli altri suoi compagni di viaggio, per poi spronare Matys ed incamminarsi verso l’altura sulla quale sorgeva il palazzo.
Luna si avvicinò per un attimo a Sayla e le sussurrò qualcosa, ben attenta che nessuno ascoltasse.
“Il Cavaliere del Gufo è protetto da forze troppo grandi anche per noi…” disse “… fino a quando avrà quella sua corazza i nostri poteri saranno nulli contro di lui… ricordalo…”
Il Sole aveva già compiuto buona parte del suo corso, ma i suoi raggi di Giugno cadevano ancora copiosi sugli arbusti e sulle rocce bianchissime e levigate che adornavano quel bucolico scenario.
Al passaggio dei nostri e dei loro cavalli nutriti sciami di mosche, farfalle e libellule si alzavano dai cespugli per fuggire via.
Sotto la luce del giorno ancora vivo quegli insetti risplendevano come gemme, mentre celati nelle fronde degli alberi circostanti uccelli di varie specie accompagnavano il sibilo leggero di una brezza gentile con il loro canto gioioso.
Prossimi alla cima di quell’altura, i nostri poterono abbracciare con uno spettacolare colpo d’occhio il bosco e l’intera brughiera che ricopriva i confini più remoti e misteriosi di quel mondo.
Quel luogo era selvaggio e vivo.
La natura dominava serena e nell’attraversarlo Icarius avvertì un’indefinita sensazione nel cuore che non seppe spiegare nemmeno a se stesso.
Alzò allora gli occhi al Cielo.
Un Cielo terso ed azzurrissimo, appena lambito da monumentali nuvole sospese tra la terra ed i sogni di chi poteva scrutale.
Quelle nuvole lasciavano cadere la loro ombra sui monti lontani che, stagliandosi lungo l’orizzonte dimenticato, sembravano far quasi da guardiani a quello scenario dai tratti lussureggianti e dalla classicheggiante visione.
I cavalli imboccarono uno stretto passaggio tra i rovi, simile ad un sentiero solo a tratti salvatosi dall’oblio del tempo, raggiungendo così uno spuntone roccioso simile ad un parapetto.
Qui si ritrovarono in una sorta di pineta, riparata dal Sole e avvolta in un’atmosfera dunque tiepida ed odorosa, che sembrò suscitare serenità e calma nei cuori dei nostri eroi.
Ma raggirato quello spuntone roccioso, di solido e splendente granito sotto quel cielo azzurrognolo e luminosissimo, si ritrovarono in una piccola selva intrisa di angoscia per l’irreale spettacolo che racchiudeva.
Ovunque vi erano resti di cavalieri a marcire nelle loro corazze arrugginite alla mercè del ronzio di mosche e calabroni, come del vorace appetito dei ratti.
Un fetido orribile e disgustoso appestava l’aria e lamenti, pianti ed imprecazioni sembravo l’unica melodia nota a quel disperato asilo.
Erano i lamenti, i pianti e le imprecazioni delle donne che si trovavano vicino a quei corpi orrendamente putrefatti.
Erano madri, figlie, mogli.
Si strappavano le vesti e si graffiavano il viso e le braccia, maledicendo se stesse ed il loro sangue.
Davanti a quella scena una cupa disperazione, sorda ma implacabile, scese nei cuori di Icarius e dei suoi compagni.
L’eroe ardeide si voltò a fissare i suoi amici, quasi a chiederne il sostegno, la forza o forse solo la compassione ed il perdono per averli trascinati in un luogo che sembrava essere la più oscura anticipazione degli inferi che un uomo avesse mai visto.
Lho fece cenno col capo di proseguire, incamminandosi come a voler far strada a tutti loro.
Ed usciti da quella selva dai contorni da incubo, videro finalmente il palazzo davanti a loro.
Tutto era diverso, opposto a ciò che era apparso loro nella selva.
La natura aveva riacquistato i suoi colori ed i suoi suoni ed anche il vento aveva ricominciato a soffiare, lento e pietoso, tra gli alberi ed i bagliori delle rocce rese incandescenti dal Sole di Giugno.
Il palazzo, notevole per dimensioni e lusso, era racchiuso da belle e solide mura, alte e forti come bastioni.
Un magnifico ingresso si apriva fra quelle mura, con due alte e robuste colonne, di gusto greco, a racchiuderlo.
Sulle colonne crescevano profumati e colorati fiori di ogni tipo, che avvolgevano il lucente marmo delle colonne fino ai sontuosi capitelli.
Ad un tratto il cancello di quell’ingresso si aprì ed un gentile e giovanissimo valletto apparve ad Icarius ed i suoi compagni.
“Siate il benvenuto, mio signore.” Inchinandosi davanti ad Icarius. “Iddio possa benedire e risparmiare voi ed i vostri nobili compagni. Vi attendevamo da tempo… benvenuti alla Dimora degli Innamorati.”
llamrei
29-06-2011, 21.16.25
Finiwell fissò Llamrei quasi stupito.
“Giuro sul mio valore cavalleresco” disse sottovoce a Cavaliere25 “che non immaginavo esistessero monache simili! Probabilmente a farle prendere i voti saranno stati i suoi familiari! Non mi stupirei” ridacchiando “se ora prendesse una scopa e volasse via!”.
"Vi ho sentito biondino" dissi senza voltarmi.
" E scommettiamo che prima di prendere il volo vi tramuterò in un viscidoso e grumoso rospo?"
"Bene" dissi dopo essere giunta a quella che doveva essere una botola "vi avverto. Siate prudenti. Da qui in poi ognuno è responsabile della propria vita. Il lasciapassere lo tengo io. Nessuno sospetterà di una monaca. Non parlate finché non vi farò un cenno. Forza: il gioco si fa duro. E a noi piace giocare pesante, vero ragazzi?" Con un colpo deciso aprii la botola. Il sole mi colpì forte in viso. Adoravo il suo tepore. Riuscii, nonostante la gonna lunga e pesante, ad uscire. Non feci in tempo ad aggiustarmi lo scuro fardello che incrociai il suo sguardo....
Guisgard
29-06-2011, 21.33.17
“Invece no…” disse Guisgard lanciando un sasso lontano “… avrei dovuto capire che era una donna… da come si batteva, dai movimenti… non so…” con un gesto di rabbia “… non so in che modo, ma avrei dovuto capirlo…” lasciò che l’aria mite della sera accarezzasse il suo volto.
Fissò poi Melisendra mentre lei si sedeva presso le radici di un grosso albero.
“Non credo che voi siate una sciocca…” mormorò “… ma solo una ragazza un pò piena di sé certe volte… credete di saper badare a voi stessa e di essere in grado di risolvere tutti i problemi e i guai che vi sorgono intorno… beh, dovreste essere più cauta e ragionevole… siete responsabile anche di vostro figlio… e lui ne pagherebbe le conseguenze se vi accadesse qualcosa…” lanciò un altro sasso verso la campagna “… e fatemi la cortesia di lasciar perdere il ruolo di veggente, almeno con me! Smettetela perciò di tentare di leggermi dentro! Non ho alcun dolore, ne tormento! Almeno non avevo fino a quando non sono giunto in questa città! Ma presto tornerò il ragazzo sereno di sempre, perché andrò via da Capomazda e da tutti i suoi abitanti!”
Guisgard
29-06-2011, 21.42.23
“Statemi a sentire, voi…” disse Finiwell a Llamrei “… io non sono biondino! Cosa credete? Questi ricci nerissimi sono naturali e, senza falsa modestia, hanno sempre suscitato l’interesse di diverse dame!”
Giunsero così ad una botola.
Llamrei la sollevò e si ritrovarono nel cortile della caserma.
“Chi siete voi?” Chiese un cavaliere di bell’aspetto, con i capelli rossicci e molto lunghi ed una leggera barba ad ingentilire il suo volto. “Uscite da lì e fatevi riconoscere!” Ordinò August, chinandosi e fissandoli con sospetto.
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llamrei
29-06-2011, 21.52.41
"Biondino è un modo carino per non sminuirvi ulteriormente, bel "morettino"!" Risposi alquanto seccata a Finiwell.
“Chi siete voi?” Chiese un cavaliere di bell’aspetto, con i capelli rossicci e molto lunghi ed una leggera barba ad ingentilire il suo volto. “Uscite da lì e fatevi riconoscere!” Ordinò August, chinandosi e fissandoli con sospetto.
"Signore, vi prego. Abbiate pazienza. Sono Llamrei e sono una monaca...come vedete. Erm..posso sapere con chi ho l'onore di parlare?"
Melisendra
29-06-2011, 22.21.24
Mi rannicchiai tra le radici, appoggiando la guancia alla ruvida corteccia. Era confortante. E sentivo una specie di marea accarezzarmi dolcemente. Doveva essere merito degli spiriti, mai in vita mia ero stata capace di percepire una cosa simile.
Continuai a osservare Guisgard.
"Come volete..." mormorai. "Uriel non vi riguarda... ma non ho mai detto di essere una buona madre, con tutte le mie mancanza e i miei difetti, ma il buonsenso ce l'ho... e questo mi dice che è bene per lui crescere con delle brave persone. Il male si propaga come una malattia ed è contagioso... meglio per lui crescere lontano da me. Quello che posso fare è proteggere il suo mondo, dove crescerà come un bambino qualunque, senza sangue, addestramenti e questo..." dissi, facendo rimbalzare lontano una fioca luce che si era posata su di me. Quella capì e scomparve lanciandosi lontano.
Sospirai.
"Quanto ad Aytli... era un cavaliere, l'arma preferita di Gouf, fedele e feroce come un molosso. Aveva scelto così, nessuna delle vostre parole avrebbe potuto fermarla dal combattervi, anzi, vi avrebbe ucciso. Per amore di Gouf."
Sorrisi, c'era qualcosa di fanciullesco in quell'infatuazione.
"Potete pensare che io sia piena di me, ma non lo sono più di un cavaliere che ricorda il numero degli scontri a cui è sopravvissuto."
Guisgard
30-06-2011, 01.32.34
“Oh, ma smettetela…” disse Guisgard sedendosi accanto a lei “… quel bambino ha solo bisogno di una cosa… di sua madre.” Si voltò a fissarla. “Solo di quello ha bisogno. Il tempo è un bene prezioso, specialmente negli affetti…” esitò per un istante “… il tempo perduto non ci verrà mai reso… mai… vostro figlio sta crescendo e lo sta facendo senza di voi… il vostro posto è accanto a lui… e dovreste dargli una famiglia… perché non si può vivere senza amore… neanche voi potete…”
Si appoggiò con la schiena contro il tronco dell’albero.
“Aytli…” sussurrò “… così dunque si chiamava… era molto bella… ed anche lei amava quell’uomo…” tornò a fissare per un istante Melisendra “… vi sbagliate…” cambiando repentinamente discorso “… un cavaliere non pensa mai agli scontri passati, ma solo a quelli che lo attendono…” poi sorrise "... l'aria di campagna sembra farvi bene... è la prima volta che vi sento sospirare..."
Melisendra
30-06-2011, 02.29.47
"Sapete essere esasperante... ma Gavron era rimasto troppo affranto per non tentare di parlare con voi..." Lo guardai con la coda dell'occhio e sorrisi.
"Questa città non sopravviverà all'assedio... l'unico modo per andarsene da qui è attraversare la palude... spero che portiate con voi Gavron quando ve ne andrete..."
Accarezzai i fili d'erba e mi scossi dalla quiete di quel frutteto, era tempo di tornare a questioni più pratiche.
"Ah, l'amore... ad Aytli non ha giovato la sua infatuazione e nemmeno la sua bellezza..." Mi mordicchiai un labbro, pensierosa sul da farsi.
Guisgard
30-06-2011, 02.41.59
“Allora vuol dire che attraverserò la palude se sarà necessario…” disse Guisgard fissando il cielo.
“Già, l’amore l’ha giocata…” continuò “… ma forse Aytli la pensava diversamente da noi… Gavron…” mormorò “… portarlo con me? Non potrei offrirgli nulla…”
Chiuse gli occhi e lasciò, per un momento, che tutti i suoi pensieri scivolassero via, tra ansie ed inquietudini.
“Credo sia ora di tornare da Gavron…” riaprendo gli occhi “… del resto gli sono debitore…” si alzò e fissò sorridendo Melisendra “… è infatti merito suo se voi siete venuta qui a parlare con me!” Scoppiò a ridere, per poi porgere la mano alla ragazza.
“Prego, milady…” scimmiottando un vistoso inchino “… torniamo nel nostro nido d’amore!”
Melisendra
30-06-2011, 03.20.05
Accettai la sua mano e mi rimisi in piedi.
"Nido d'amore? Piuttosto un nido di litigiosi pettirosso, visto che non riusciamo a smettere di battibeccare..."
Mi spazzolai la gonna.
"Bè, sapete cosa succede quando i vincitori entrano in una città assediata... Gavron farà bene a non trovarsi qui quando Capomazda cadrà."
Osservai il suo volto, mentre ci incamminavamo verso la casetta e aggiunsi: "Io resto. Dopo aver eliminato l'uomo incappucciato, non correrò pericoli... Gouf non mi torcerà un capello... gli caverò gli occhi se oserà pronunciare di nuovo le sue minacce..."
Guisgard
30-06-2011, 03.39.08
“Davvero siamo così litigiosi? Non l’avrei mai detto!” Disse Guisgard divertito. “Ed io che pensavo il nostro fosse un nido accogliente! Beh, comincio a credere che la mia compagnia non vi faccia affatto impazzire! Magari mi trovate anche fastidioso come un calabrone, o una zanzara!”
Si incamminarono verso la casa di Gavron.
“E comunque, non solo i bambini rischiano quando una città cade…” fece Guisgard “… ma anche le donne. Soprattutto quelle belle.” La fissò col suo solito sorriso scanzonato. “Però vi consiglio di conservare questa vostra espressione accigliata… sono certo che spaventerete a morte anche il terribile Cavaliere del Gufo, facendolo scappare via con la coda fra le gambe.” E rise di gusto.
Giunsero così davanti alla casa.
“Ehi, Gavron!” Chiamò Guisgard. “Dove ti sei cacciato? Avanti vieni fuori!”
Ma Gavron non rispose.
“Gavron!” Di nuovo Guisgard. “Ti sei nascosto per farmi un dispetto? Su, avanti, salta fuori che ti porto a vedere Peogora!”
Ma di Gavron nemmeno l’ombra.
“Strano…” mormorò Guisgard “… solitamente a quest’ora è a casa… io do un’occhiata nel fienile ed intorno alla casa… voi invece cercate in casa.” Disse a Melisendra.
Melisendra
30-06-2011, 03.58.44
"Come siete spiritoso..." dissi, facendo l'offesa. "Non dovete preoccuparvi... le incantatrici sanno come difendersi... la bellezza è come il canto delle sirene... e il nostro tocco può aprirci i segreti dell'animo, il nostro bacio può dare la morte."
Sorrisi. "Qualunque dio ci abbia fatte, ci ha messo notevole ironia..."
Quando Guisgard chiamò Gavron a gran voce e questi non rispose, lì per lì pensai che fosse un semplice dispetto. Lo chiamai anch'io, ma non rispose nessuno.
Guardai nelle stanze, ma erano vuote.
"Gavron, per l'amor di Dio, esci fuori!" gridai. Ma nulla.
Mi diressi a cercare nel fienile. Forse si era arrampicato di nuovo tra le balle di fieno.
Guisgard
30-06-2011, 04.05.56
In breve in Guisgard e Melisendra sorse un senso di angoscia.
Cercarono ovunque, ma senza trovare nulla.
Poi, ritornando dal fienile, Melisendra notò qualcosa in cucina.
Era il suo scialle, quello utilizzato per avvolgere la spada di Guisgard da offrire all’oscuro signore, e su di esso vi era, come inequivocabile messaggio, proprio la spada del cavaliere spezzata in due.
Melisendra
30-06-2011, 04.12.06
Mi avvicinai con cautela a quegli oggetti, trattenendo il respiro, ben consapevole di ciò che significavano.
"Come... sono certa che non ci fossero fino a un momento fa..." mormorai.
Non li toccai nemmeno.
"Lo ha preso." Rimasi immobile come una statua.
"E ora vorrà la spada in cambio della vita di Gavron...", riuscii a sussurrare.
Guisgard
30-06-2011, 04.20.23
“Non riesco a trovarlo.” Disse Guisgard entrando in quel momento in casa. “Sembra essere sparito nel nulla.”
Ma appena finito di parlare fu subito colpito nel vedere Melisendra immobile a guardare nel vuoto.
“Cosa c’è?” Chiese Guisgard. “Avete trovato qualcosa?” Ma seguendo lo sguardo della ragazza si voltò e vide la spada spezzata nello scialle.
“Lo hanno preso…” mormorò avvicinandosi alla spada “… sono venuti qui e l’hanno rapito… come hanno fatto a trovarci?” Tirò allora un pugno contro la parete e subito la sua mano cominciò a sanguinare. “Come ho fatto ad essere così idiota!” Con rabbia. “Come! Non dovevo lasciarlo da solo… non dovevo coinvolgerlo in questa maledetta storia!”
Melisendra
30-06-2011, 04.39.20
"Sto cercando di pensare a un piano..." feci un paio di respiri profondi, per mantenere la calma. Non gli sarebbe successo niente... non gli sarebbe successo nulla finché non gli avessimo consegnato la spada.
"La spada... verrà qui a prenderla."
Mi strinsi le tempie, cercando di non lasciarmi prendere dalle mie paure.
"Andate!" Gridai. Al mio ordine si manifestarono. "Trovatelo! Voglio sapere dove si nasconde quel verme!"
Guisgard
30-06-2011, 04.52.58
Guisgard si stringeva la mano ancora sanguinante.
Fissava il vuoto della stanza, ansimando per la rabbia.
I suoi occhi erano avvolti da una luce che sembrava sul punto di prendere fuoco.
“Al diavolo, non resterò qui con le mani in mano!” Disse. “Non hanno lasciato nessuna traccia, se non la spada con cui volevamo ingannarli…” restò a riflettere per qualche istante “… forse si faranno vivi loro…” all’improvviso saltò su “… forse… forse so dove potremmo trovare qualcosa…” fece segno a Melisendra di seguirlo.
Era notte e la cittadella era avvolta dalle tenebre e dall’angoscia.
Le strade erano deserte e solo sulle mura si poteva notare del movimento.
Erano le sentinelle che fissavano l’esercito nemico appostato sotto la cinta muraria.
Guisgard e Melisendra attraversarono così indisturbati le strade fino a giungere presso la Cappella della Vergine.
“Qui è cominciato tutto…” mormorò Guisgard “… e forse qui ci attenderà qualche loro segno…”
Melisendra
30-06-2011, 05.03.57
"No!", gridai, fermandomi sulla soglia della cappella.
"Non posso... qui dentro non ho nessun potere!" Mi guardai intorno per accertarmi che non ci fosse nessuno.
"Non verrà qui... qui non c'è nulla che gli interessi. Dov'è la spada? Dobbiamo recuperarla..." Lo guardai, quasi supplicandolo di non farmi entrare lì dentro, se fosse arrivato sarei stata in grande svantaggio.
Guisgard
30-06-2011, 05.15.50
Guisgard si voltò verso Melisendra.
“E’ una chiesa e saremo al sicuro qui dentro.” Disse. “E poi i vostri poteri non ci serviranno a nulla! Non hanno risolto niente fino ad ora! Io entro!”
Ma fece solo qualche passo, per poi arrestarsi sulla soglia della porta.
Si voltò di nuovo verso di lei.
I suoi occhi.
Erano smarriti, turbati, titubanti.
Per un attimo avevano perso quella fierezza, quel gelido ed orgoglioso contegno.
Quello sguardo mostrava paura e forse un velo di disperazione.
Forse, per la prima volta, Melisendra gli appariva indifesa ed impaurita.
“Va bene…” mormorò lui, tornando indietro “… va bene, faremo come volete…”
Guisgard allora cominciò a passeggiare avanti ed indietro, mentre i sinistri suoni di quella notte echeggiavano nell’aria, confondendosi con i lamenti che i fantasmi celati nei cuori dei due gridavano alle tenebre.
Ad un tratto qualcosa prese forma nel buio circostante.
Era il mendicante storpio e deforme che aveva preso la spada da Melisendra.
“Nobili e bei signori…” avvicinandosi ai due “… fate la carità ad un figlio della cattiva sorte...”
Melisendra
30-06-2011, 05.36.33
L'aria era cupa, immobile.
Stavo camminando lungo la stradina deserta, pensando tra me e me, quando riconobbi quella patetica figura.
"Tu!" Feci un cenno rapido. "Prendetelo!"
Lo sospinsero verso di me, senza riguardi. Erano furiosi quanto me.
"Dov'è il bambino? Rispondimi o giuro che ti rimanderò al tuo padrone a pezzi!"
Rimasi davanti a lui con uno sguardo gelido.
Guisgard
30-06-2011, 05.58.12
Il mendicante, a quelle minacce di Melisendra, cominciò a ridere.
Una risata disgustosa e grottesca.
“Volete farmi a pezzi, mia signora? Oh, ma siete certamente troppo intelligente per fare una cosa tanto sciocca.” E rise di nuovo. “Il mio e vostro padrone, milady, attende una risposta… e se non fossi io a portagliela, temo che la sua ira scenderebbe sul vostro bambino…”
All’improvviso Guisgard lo prese di peso per il bavero della veste che indossava.
“Ascoltami, scherzo della natura…” ringhiò il cavaliere “… la vita forse per te è una beffa… ma giuro che se cerchi di tirarmi qualche brutto scherzo, io ti sgozzo come un maiale! Avanti, dimmi… dov’è Gavron?”
“Mio signore… le domande qui le faccio io…” mormorò il mendicante “… voi avete qualcosa che occorre al mio padrone…”
La spada…” sospirò Guisgard “… non tratterò mai con te, cane! Dimmi dove avete nascosto Gavron. “Dimmelo!”
“Mio signore, io sono solo un umile mendicante...”
Parla, canaglia”. Minacciandolo di nuovo. “O ti infilzo come uno spiedo!”
“Il bambino per ora è salvo, ma se entro domani il mio padrone non riceverà quella spada, allora il piccolo morirà con molto dolore! E rise di nuovo.
Ma, accecato dalla rabbia, Guisgard lo prese per un braccio e cominciò a girarglielo, fino a romperlo del tutto.
Il mendicante cominciò a gridare, lamentarsi e poi piangere.
Correva davanti alla cappella come un ossesso ed imprecava contro tutto e tutti, fino a svanire nelle tenebre che sembravano averlo generato.
“E’ tornato dal suo padrone…” mormorò Guisgard “… non intero, ma ci è comunque arrivato.”
Guisgard
30-06-2011, 06.15.06
Talia aveva deciso di bere da quel calice.
Il suo contenuto era incolore ed insapore e lasciò una sensazione di fresco sollievo nella bocca e nella gola della ragazza.
Layla osservò Talia fino a quando non finì di bere.
Poi accennò un sorriso.
In quel momento giunse Shezan.
Un attimo dopo tutti corsero nel verziere, dove Morgan era disteso a terra, sotto gli sguardi ignari degli altri fanciulli.
Layla subito si chinò sul fanciullo, prendendolo fra le braccia e cominciando a scuoterlo.
Morgan respirava a fatica ed aveva un colorito pallidissimo.
Tremava, ansimava ed i suoi occhi erano rivolti fissi e spenti verso il cielo.
Layla lo portò con la schiena contro il suo petto e cominciò a cullarlo dolcemente.
“Non aver paura, piccolo mio…” disse la giovane donna “… ora ci sono io con te… mi senti? Stringi il mio dito se riesci a sentirmi…”
La piccola manina di Morgan strinse, quasi in maniera impercettibile, un dito di Layla.
La ragazza sorrise.
“Ora respireremo insieme, piccolo mio…” gli sussurrò in un orecchio “… piano piano… insieme… un solo respiro… un solo cuore… un solo battito…”
Restarono così, l’uno sull’altra, per qualche istante.
I lunghi capelli biondi di lei lo avvolgevano, come a volerlo proteggere dalla morte stessa.
I loro respiri, come i loro battiti, cominciarono a confondersi e ad unirsi fra loro.
Pian piano Morgan riprese a respirare ed il suo viso riacquistò un colorito rosa.
Morgan si voltò verso layla ed accennò un sorriso.
“E’ passata, piccolo mio…” sussurrò lei con gli occhi stanchi ed inumiditi dal dolore.
In quel momento Talia avvertì come un capogiro.
Perse quasi i sensi, tanto da lasciarsi cadere ai piedi di un albero.
Shezan corse subito a sostenerla.
Un attimo dopo quel momento di stordimento svanì nel nulla.
Ma con esso anche qualcosa di molto prezioso per Talia.
Layla le si avvicinò sorridendo.
“Come ti senti?” Chiese. “Sai chi sei? Il tuo nome? Ricordi dove ti trovi?”
Talia la fissava stupita.
“Sei stata malata” disse Layla “e hai difficoltà a rammentarti del tuo passato… non aver paura, non è nulla di grave…”
“Milady, lord Icarius e la sua compagnia sono appena giunti.” Annunciò un valletto. “Sono nel verziere.”
“Bene.” Esclamò Layla. “Di loro di attendermi lì. Li raggiungerò subito.”
Si rivolse poi di nuovo a Talia.
“Ti dice qualcosa quel nome pronunciato dal valletto?” Domandò alla principessa di Sygma. “No, ovvio che no… esso è per te estraneo…” sorrise “… tu sei mia sorella Yelia e hai trascorso tre anni a letto a causa di una malattia. Se guarita, ma il morbo ha fatto sì che la tua memoria si confondesse… ma ora sei qui e vedrai che andrà tutto bene… andiamo ad accogliere i nostri ospiti, Yelia.”
http://madeinatlantis.com/movies_central/2006/68135e730.jpg
Guisgard
30-06-2011, 06.26.27
August aiutò Llamrei, Morrigan, Finiwell e Cavaliere25 ad uscire da quel cunicolo.
“Sono sir August, cavaliere di Capomazda…” disse August “… ma tu cosa ci fai lì?” Chiese poi a Finiwell, una volta riconosciutolo.
Il cavaliere raccontò ogni cosa al suo superiore; di come avevano aiutato Morrigan e combattuto contro i misteriosi assalitori, fino all’aiuto recato loro da Llamrei.
“Dunque all’interno della cittadella vi sono numerosi nemici!” Turbato August. “Come è possibile?”
“Credo siano le spie che stavamo cercando.” Spiegò Finiwell.
“E voi chi siete?” Chiese August a Llamrei. “Cosa ci facevate di notte al Vecchio Mulino? Credevo che le monache frequentassero ben altri luoghi…”
llamrei
30-06-2011, 10.11.21
“E voi chi siete?” Chiese August a Llamrei. “Cosa ci facevate di notte al Vecchio Mulino? Credevo che le monache frequentassero ben altri luoghi…”
"Ovviamente, capitano. Avete ragione. Ma sono una monaca particolare. Preferisco offrire il mio piccolo aiuto al di fuori delle alte mura di un convento. Lascio le mie "colleghe" a pregare per la salvezza delle vostre anime. Io, da qui, proteggerò la vostra vita. Che lo crediate o no" dissi.
" Al vecchio Mulino dite? C'eravate anche voi? Quindi se voi eravate lì sapete benissimo il motivo per il quale anche io mi trovavo nei pressi...gran furbacchione!"
Talia
30-06-2011, 12.55.21
Sollevai gli occhi, incerta... le gambe mi erano tremate forte e mi ero dovuta appoggiare ad un albero per non cadere... solo per un istante, però, perché subito un uomo mi era giunto di fianco e mi aveva sostenuta...
Osservai il suo viso, non mi pareva di averlo mai visto prima... comunque gli sorrisi, riconoscente per l’aiuto che mi aveva prestato.
Fu a quel punto che quella donna si fece avanti e parlò...
Rimasi educatamente in silenzio, ascoltandola...
Mi sentivo confusa e le sue parole fecero tutt’altro che chiarezza nella mia mente.
Percepivo con difficoltà ciò che mi avveniva intorno... era una sensazione, più che altro... una sensazione sgradevole... la sensazione di aver dimenticato qualcosa... qualcosa di importante...
Eppure non c’era niente nella mia memoria... la scandagliai per un istante con attenzione... niente, solo una densa e impenetrabile nebbia...
“Milady, lord Icarius e la sua compagnia sono appena giunti.” Annunciò un valletto. “Sono nel verziere.”
“Bene.” Esclamò Layla. “Di loro di attendermi lì. Li raggiungerò subito.”
Si rivolse poi di nuovo a Talia.
“Ti dice qualcosa quel nome pronunciato dal valletto?” Domandò alla principessa di Sygma. “No, ovvio che no… esso è per te estraneo…” sorrise “… tu sei mia sorella Yelia e hai trascorso tre anni a letto a causa di una malattia. Se guarita, ma il morbo ha fatto sì che la tua memoria si confondesse… ma ora sei qui e vedrai che andrà tutto bene… andiamo ad accogliere i nostri ospiti, Yelia.”
Ogni cosa mi appariva meravigliosa e nuova...
Osservavo tutto, ascoltavo tutto... ma senza parlare. Cosa avrei potuto dire, poi?
Osservai di nuovo la donna... mia sorella, così mi aveva detto... ma ne rimasi sconcertata! Mia sorella... mi chiesi... come si può dimenticare un volto caro, come quello di una sorella?
La guardai ancora, cercando di rammentare... ma niente! Non c’era il suo volto nella mia memoria! E questo mi turbò molto! Ma non lo dissi... sarebbe stato scortese, forse!
Mi affrettai comunque a seguirla... rimuginando le sue parole...
Yelia...
Questo, dunque, era il mio nome?
Neanche questo rammentavo!
Yelia... lo ripetevo mentalmente, ma continuava a suonarmi estraneo... anzi, mi suonava quasi sbagliato...
E l’altro nome che era stato pronunciato... quello del nostro misterioso ospite...
Lord Icarius...
Riflettei.
Lord Icarius...
Niente!
Ma mia sorella mi aveva detto, però, che egli era per me un estraneo, e dunque pensai che non fosse grave il non ricordarlo, dopotutto... ciò mi rasserenò un poco.
Eppure, curiosamente, proprio in quel momento l’ennesima strana sensazione mi assalì... e quella densa nebbia nella mia memoria tremò... qualcosa mi sfuggiva, lo sentivo... qualcosa restava appena oltre la mia capacità di ricordare...
Ma cosa?
Cos’era?
Eravamo giunti nel giardino, intanto. Io seguivo mia sorella in silenzio, tutta immersa nei miei pensieri... e fu allora che, sollevando appena lo sguardo, li vidi.
Un piccolo gruppo di persone ci attendeva in silenzio... vidi uomini e donne, notai una ragazzina abbigliata in un curioso modo...
Poi i miei occhi si posarono sul cavaliere che apriva la comitiva, e qualcosa in me tremò forte. Non sapevo cosa fosse, non avrei saputo dare un nome a quella sensazione, ma mi assalì e mi travolse... se ne stava fermo, silenzioso e fiero, sul suo volto un’espressione per me indecifrabile, un leggero e appena accennato sorriso gli increspava le labbra, e aveva gli occhi più sorprendenti che avessi mai visto, limpidi e cristallini, disarmanti.
Avvertii quasi una sensazione di déja-vu di fronte a quegli occhi, ma la registrai a fatica... non riuscivo a distogliere lo sguardo da lui, così per un istante rimasi immobile, quasi incantata... sentendomi inspiegabilmente felice.
E fu un attimo infinito... poi, improvvisamente, mi parve che anche lui tenesse i suoi occhi proprio nei miei... così mi vergognai. Arrossii appena e abbassai precipitosamente lo sguardo, accennando un sorriso imbarazzato.
Melisendra
30-06-2011, 16.53.12
Mi rivolsi a Guisgard: "Dobbiamo andare a prendere la spada... è l'unico modo per salvare Gavron!"
Gli appoggiai una mano sull'avanbraccio, era ancora teso e furioso.
"Seguite il mendicante..." dissi, facendo cenno ai miei fedeli amici di andare. "Non fatevi vedere da nessuno..."
Rimuginai un attimo, poi praticamente lo trascinai nella cappella.
"Guisgard, forse un modo c'è... ma dobbiamo catturare quel piccolo storpio... potreste essere voi stesso a portargli la spada. Posso mutare il vostro aspetto così che possiate avvicinarvi tanto da ucciderlo... ma io a quel punto sarò quasi senza poteri... però prima dobbiamo sapere dove si nasconde e dove ha portato il piccolo Gavron." Avevo parlato a bassa voce, anche se lì dentro non poteva sentirci nessuno.Mi affacciai sulla soglia e scrutai nell'oscurità, temendo quasi di vedere il suo malvagio profilo fare capolino dal fondo della strada.
Lady Morgana
30-06-2011, 19.42.33
Ascoltai con attenzione le parole di Luna.
Allora, dovrò togliergliela con la forza quella maledetta corazza incantata!
Il resto del viaggio lo percorremmo in religioso, mentre paesaggi completamente diversi gli uni dagli altri, scorrevano davanti ai nostri occhi.
Il bellissimo paesaggio che ci circondava, cedette il passo all'inferno.
Tutti intorno a noi stavano corpi putrefatti e orrendamente mutilati.
Donne, ragazze, bambine stanno chine su quei corpi, piangendo.
Volto il viso dall'altra parte, disgustata, pensando a chi potesse aver compiuto un tale scempio.
Poi finalmente arrivammo a palazzo.
Venne ad aprirci un giovane valletto, che ci diede calorosamente il benvenuto.
"Grazie per il benvenuto, ma credo che dovrebbe essere la padrona a darci il benvenuto, non crede anche lei?" gli dissi con stizza.
"Possiamo entrare in questo magnifico palazzo, o ci lascerete qui fuori?" lo guardai sospettosa.
Forse sto esagerando, sto esagerando davvero...
Mi poggiai una mano sulla fronte, era calda. Mi venne un capogiro e rimasi a stento in piedi; fortunatamente Luna mi si avvicinò e mi sorresse.
"Mi sono indebolita dopo che..." mi fermai.
Spinsi da parte il valletto, ancora fermo sulla porta ed entrai .
In piedi davanti a me, c'erano due dame bellissime; le guardai incredula.
Mi avvicinai ad una di loro, le presi le mani tra le mie e la osservai scrupolosamente, preoccupata.
"Oh, Lady Talia, state bene!"
Finalmente... non crucciatevi mio Signore. Tra poco avrete il sangue che tanto reclamate. Tra qualche giorno, il Cavaliere del Gufo non sarà più un problema. Nessuno sa che siete tornato, ancora più forte, in me.
Faccio ancora finta di star male se uso i miei poteri...
Fissai Lady Talia negli occhi e capii.
"Oh no... Cosa le avete fatto? Cosa le avete fatto!" dissi rivolgendomi a Layla.
Dicendo ciò, strinsi ancora più forte le mani della Granduchessa di Capomazda.
Talia
30-06-2011, 19.59.30
Quel momento di imbarazzo... sentivo le guance rosse e accaldate di fronte a quel cavaliere, con quegli occhi sorprendentemente belli...
Poi accadde una cosa che mi stupì: la ragazzina che avavo notato subito mi corse incontro e mi prese le mani, come se mi conoscesse...
Mi avvicinai ad una di loro, le presi le mani tra le mie e la osservai scrupolosamente, preoccupata.
"Oh, Lady Talia, state bene!"
[...]
Fissai Lady Talia negli occhi e capii.
"Oh no... Cosa le avete fatto? Cosa le avete fatto!" dissi rivolgendomi a Layla.
Dicendo ciò, strinsi ancora più forte le mani della Granduchessa di Capomazda.
La osservai per un istante in silenzio, con gli occhi spalancati per la sorpresa...
Talia?
Mi sembrò di sentir vibrare qualcosa in lontananza...
Talia...
Confusa, distolsi lentamente lo sguardo da lei e lo spostai su mia sorella, muovendolo tra la donna e la ragazza e chiedendomi di cosa stessero parlando...
E intanto quella sgradevole sensazione si intensificava, fin quasi a farmi mancare l'aria: c'era qualcosa che sfuggiva al mio ricordo... c'era, ne ero certa... mi pareva, a tratti, di riuscire sfiorare i contorni di quel ricordo, poi ero di nuovo nella nebbia più densa...
Infine, incerta, per chissà quale motivo, mi azzardai ad alzare di nuovo gli occhi sul bel cavaliere.
Guisgard
01-07-2011, 01.44.28
“Si, potrebbe essere un’idea…” disse Guisgard annuendo “… ma davvero potreste mutarmi in quell’essere grottesco?” Fissò poi la strada avvolta nel buio, dove il mendicante era svanito. “Dobbiamo recuperare la spada…” aggiunse.
Poi fissò Melisendra.
“In verità ci sarei andato da solo a riprenderla…” continuò “… essendo il luogo in cui si trova la spada, diciamo, particolare… ma ora non mi fido a lasciare anche voi da sola… ormai è chiaro che questo posto pullula di spie e seguaci di quel maledetto…”
Melisendra
01-07-2011, 02.19.49
"Sì, posso farlo...", annuii.
"Insisterei per venire comunque... ormai dovreste conoscermi un po'." Mi voltai verso di lui. "Andiamo... quando tornerà a prendere la spada lo cattureremo e io procederò con quel rituale... poi gli spiriti ci condurranno dal suo padrone."
Spinsi con forza il portone e uscii.
"Fate strada... a questo punto sono curiosa di sapere dove l'avete nascosta..."
Guisgard
01-07-2011, 02.45.55
“E va bene…” disse Guisgard “… del resto ormai vi conosco abbastanza per sapere che sarebbe inutile tentare di farvi cambiare idea… e sia, andiamo… ma non dite che non vi avevo avvisata…”
Il cavaliere e Melisendra così si incamminarono verso una strada che conduceva in un luogo non distante da dove si svolgeva il mercato di Capomazda.
Imboccarono una stradina laterale e si ritrovarono davanti ad un palazzo abbastanza appariscente.
Dal suo interno provenivano suoni e voci.
Guidsgard allora si avvicinò al portone e fischiò verso uno dei balconi.
Un attimo dopo alcune ragazze si affacciarono e riconobbero subito quel cavaliere.
“Ehi, guardate!” Indicò una di loro. “E’ Guisgard!”
E tutte le altre cominciarono a fargli moine ed a ridere maliziose.
Guisgard sorrise e mostrò un sontuoso inchino a quelle ragazze.
Il portone si aprì ed alcune di quelle giunsero ad accoglierlo.
“Oh, Guis, dove eri finito?” Chiese una di loro. “E’ da un bel pò che non vieni a farci visita!”
“Eh, hai ragione… ehm… Darma.”
“Darma? Sono Evilin!”
“Ah, scusami, tesoro, ma sai che non sono bravo con i nomi!” Sorridendo Guisgard.
“Ed il mio lo ricordi, Guis?” Domandò un’altra.
“E il mio?”
“Ragazze, calma…” fece Guisgard “… ho bisogno di vedere lady Rachel… dopo giocheremo ad indovinare tutti i vostri nomi. Promesso.”
“Veramente ci avevi promesso il gioco di Teseo e la regina delle Amazzoni!” Esclamò una di loro.
“Faremo tutto ciò che volete… ma dopo. Ora fatemi entrare, ragazze.”
Guisgard allora fece segno a Melisendra di entrare ed il portone del palazzo venne chiuso alle loro spalle.
Melisendra
01-07-2011, 03.42.03
Mi guardai attorno. Stoffe preziose, profumi esotici e morbidi tappeti.
Tutto quel cicaleccio e quei forti profumi mi stordirono.
Mi voltai verso Guisgard, che parlava con quelle donne.
Feci tintinnare dei sonaglietti che scendevano davanti a me e feci scivolare il velo sulle spalle. Ruotai su me stessa, quasi incredula.
"Una casa di piacere?" Lo guardai con aria interrogativa, ma subito dopo scoppiai in una risata.
Osservai le ragazze affannarsi intorno a lui e chiamarlo familiarmente.
"A quanto pare vi conoscono bene..." lanciai un'occhiata a quelle ragazze. "Teseo e le Amazzoni?"Gli domandai maliziosamente. Soffocai una risatina.
"Spero non ci mettiate molto a trovare quella spada... uscire da qui sarà un'impresa di per sè..." dissi, riferendomi al nugolo di ragazze che lo avevano circondato.
Guisgard
01-07-2011, 04.00.45
Guisgard fissò Melisendra, mentre le ragazze sorridevano maliziose intorno a loro.
“Beh, bisognava nascondere la spada in un luogo sicuro e fidato, no? E di meglio io non sono riuscito a trovare!” Disse, con le ragazze che lo spingevano dentro. “Purtroppo io non ho avuto la fortuna di entrare nelle grazie di lady Talia, o guadagnarmi la fiducia di Monteguard come avete fatto voi! E, come detto, questo è il luogo più sicuro che sono riuscito a trovare!”
“Chi è lei, Guis?” Chiese una delle ragazze fissando Melisendra.
“Non sai, tesoro, che ognuno di noi ha con sé un angioletto ed un diavoletto?” Fece Guisgard. “Ecco, io invece sono stato sfortunato, ritrovandomi dietro solo il diavoletto! Anzi, una diavolessa, per meglio dire!”
E tutte scoppiarono a ridere.
“Ragazze, devo vedere subito lady Rachel…” facendosi serio “… è importante…”
“Ehi, Teseo…” sussurrò una conturbante donna di colore uscita da dietro una tenda “… perché non vieni a farmi compagnia nel mio antro… e ti assicuro che nemmeno il filo di Arianna riuscirà a farti uscire dai piaceri che saprò procurarti…”
“Ehilà… uff…” sospirando per il caldo che sembrava avergli causato l’abbraccio di quella donna “… mi sa che tu stenderesti anche il Minotauro… mi spiace, bellezza, ma ora non posso entrare nel tuo… ehm, labirinto… magari un’altra volta…”
“Lady Rachel ti aspetta, Guis.” Disse una delle ragazze.
“Si…” annuì Guisgard “… aspettatemi in quella saletta, milady…” rivolgendosi a Melisendra… e, mi raccomando, attenta ai clienti…” sorridendo e facendole l’occhiolino.
Melisendra
01-07-2011, 04.16.55
"Fate in fretta!" Gli gridai, poco prima che scomparisse.
Mi sedetti su un cuscino, sbuffando.
Quei profumi erano forti. Le luci invece erano gradevoli.
Mi sedetti composta, con le mani adagiate in grembo e per un attimo il colore scuro del mio vestito mi lasciò perplessa. Da quando vestivo di quei colori luttuosi? Forse mi ero rattristata troppo a lungo. Nel tentativo di non pensare a tutto quello che era successo, mi ero chiusa in una gelida fortezza.
I colori delle luci soffuse mi scaldarono un po'.
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Guisgard
01-07-2011, 04.49.35
Guisgard, a quelle ultime parole di Melisendra, si voltò sorridendo e le mandò, col suo solito modo di fare irriverente, un bacio.
“Siete bellissima, ma dovreste sorridere ogni tanto.” Disse per poi scomparire tra quei variopinti tendaggi.
Fu accompagnato in una stanza dai colori vivissimi ed intrisa di essenze esotiche.
Ad un tratto, da un parapetto di velluto, apparve una donna.
Aveva lunghi capelli di un castano scuro ed il viso armonioso e gradevole.
I suoi lineamenti erano raffinati e perfetti e le labbra morbide e sensuali.
Fissava Guisgard con quei suoi penetranti occhi color nocciola chiaro, come se lo conoscesse da sempre.
Aveva una lunga veste di lino, bianchissima e trasparente.
“Poche cose mi stupiscono ormai di questo mondo” sussurrò “e il rivederti è una di queste…”
“Già, il mondo è piccolo ed affollato.” Fece Guisgard versando l’elisir che c’era su un piccolo tavolino in due calici trasparenti. “Sei uno splendore… spero di non averti sottratta al tuo lavoro…” aggiunse porgendole uno di quei calici.
Rachel sorrise e prese quel calice.
“Cambierebbe qualcosa?” Chiese lei.
“Beh, non vorrei mai recarti danno.”
“Cos’hai fatto a quella mano?”
“La mano? Ah, si… nulla, un piccolo incidente…” rispose Guisgard.
“Chi è quella donna?” Domandò Rachel fissando la saletta in cui si trovava Melisendra. “E’ molto bella… ne sono quasi gelosa…”
“Per l’effetto che può fare sugli uomini?” Chiese Guisgard.
“O per quello che può fare su di te…”
“Sbaglieresti…” sorrise Guisgard “… quella ragazza è più fredda del fodero della mia spada… almeno con me…”
Rachel lo fissò.
“Come mai non ti ha curato quella ferita alla mano?”
“Perché è solo un graffio…” rispose Guisgard “… e poi non è tenuta a farlo.”
“Ah, no?”
“No. Io e lei non siamo niente.”
Nella saletta, intanto, Melisendra attendeva il ritorno di Guisgard.
Ma all’improvviso qualcuno entrò.
“Ehi… che spettacolo…” sussurrò un cavaliere robusto e dai lunghi capelli chiari “… sei nuova? Non ti avevo mai vista prima… sai, adoro le donne dai capelli rossi… e stanotte io e te ci divertiremo, vedrai…”
Melisendra
01-07-2011, 05.38.34
Un pensiero attraversò la mia mente, mentre osservavo quel cavaliere biondo e chiassoso.
Quanto tempo era che non mi nutrivo? Gli spiriti mi aiutavano a non doverlo fare troppo spesso, ma in quella situazione avevo bisogno di tutte le mie forze. Non potevo rischiare di svenire dopo il rito e risvegliarmi chissà quando.
Perciò... invece di mandarlo al diavolo, con parole che trattenni sulla punta delle lingua, gli sorrisi.
"Siete un intenditore, mio signore..." risi, sbattendo le ciglia. "Si sa... le rosse sono focose..." Uomini... pensai tra me e me, ma gli scoccai un'occhiata invitante e mi alzai.
Approfittando dell'assenza delle ragazze, mi infilai dentro a una stanza vuota, con il cavaliere a seguito. Era una stanza davvero sontuosa, fin troppo.
Mi avvicinai a lui, gli sfiorai le spalle e gli slacciai il farsetto.
Mi avvicinai abbastanza da trovarmi con le mie labbra a un soffio dalle sue, quindi gli gettali le braccia al collo e lo feci.
La solita, amata e odiata sensazione di languore mi prese non appena sentii le sue forze scorrere verso di me e abbandonarlo. Era come versare acqua fresca e zampillante in un deserto. Quella era il tipo di energia che mi nutriva meglio, più di qualunque altra pallida sensazione.
Non volevo ucciderlo, lui non stava provando altro che un sordo piacere, fino a quando non ricadde tra i cuscini. Ero stata rapida.
Sorrideva, respirava come se avesse fatto una lunga corsa e i suoi occhi erano socchiusi. Mi sedetti lì accanto e gli sussurrai: "Non ricorderai altro che il piacere che hai preso... dormi, ora dormi..." Lo vidi chiudere gli occhi.
Mi alzai ed uscii dalla camera silenziosamente.
Guisgard
01-07-2011, 05.53.46
Guisgard, poco dopo, ritornò nella saletta, dove trovò Melisendra ad attenderlo.
“Qualcuno vi ha fatto qualche proposta indecente? Non ditemi però che lo avete trasformato in un rospo o qualcosa di simile!” Disse divertito. “Sarete stanca ed affamata, immagino…” facendosi serio “… tra un po’ ci porteranno qualcosa mangiare, per poi offrirci un letto comodo per la notte…” si lasciò cadere su un uno dei tanti cuscini che ricoprivano quella saletta e si estraniò per un momento da tutto ciò che lo circondava. “Gavron… dove l’avranno nascosto?” Pensava. “Se gli accadesse qualcosa, io…” scosse lievemente il capo per scacciare quei pensieri.
In quel momento una ragazza entrò nella saletta con un vassoio.
Sopra vi era pane bianco, miele, formaggi, uova e della frutta di stagione.
Il tutto accompagnato da acqua e un vino liquoroso dal profumo esotico e gradevole.
Guisgard
01-07-2011, 05.58.16
Usciti dal cunicolo, August condusse Llamrei, Morrigan, Finiwell e Cavaliere25 nella caserma.
Chiese poi di parlare col capitano Monteguard.
“Una monaca particolare…” disse August fissando Llamrei, mentre attendevano il capitano “… attendo ancora di conoscere il motivo per il quale vi trovavate a quell’ora al Vecchio Mulino, sorella.”
“Questa monaca è quanto di più singolare mi sia capitato di incontrare!” Intervenne Finiwell. “Anzi, a ben voler dire, non sembra neanche una monaca! Chiedetele perché mai si sia decisa a prendere i voti!”
“Beh, queste sono cose che riguardano lei soltanto…” fece August.
In quel momento Monteguard li fece entrare.
Melisendra
01-07-2011, 06.13.31
"Ci avete messo poco..." sorrisi. "Dov'è la spada?" Domandai con curiosità.
"Non sono stanca, anzi... sono ansiosa di procedere col nostro piano."
Presi un frutto dal vassoio.
"Non succederà niente a Gavron, almeno fino a quando non avrà quella spada... i miei amici avranno seguito quel mendicante fino al nascondiglio dell'uomo incappucciato. Presto saranno di ritorno."
Mi sentivo rilassata e percepivo quelle energie nuove scorrermi sotto la pelle.
"Singolare rifugio avete trovato per noi..." Commentai.
Guisgard
01-07-2011, 06.27.38
“Come avete fatto a sapere che stavo pensando a Gavron? No, non ditemelo…” disse Guisgard scuotendo il capo “… non mi interessa saperlo…”
Riempì due bicchieri di quel vino liquoroso e ne offrì uno a Melisendra.
“Vi vedo in gran forma…” fissandola “… forse l’aria di questo posto vi fa bene, sapete.”
Finì il suo bicchiere ed aggiunse:
“Il mio piano? E’ semplice, ma perfetto. Mangeremo, se vi va e sarete carina converseremo amabilmente, per poi coricarci su un bel letto morbido, fatto con piume d’oca, dove faremo tanti bei sogni, magari anche romantici.” Rise di gusto. “Ah, perché, non vi ho detto che passeremo la notte qui? Bene, ora lo sapete. Quanto alla spada, sappiate che essa è al sicuro e domani la porteremo via con noi.”
Guisgard
01-07-2011, 06.43.50
Layla fissò Sayla quasi incuriosita.
“Parlate di mia sorella? Non capisco cosa intendete dire, mia giovane amica.” Disse senza tradire alcuna emozione. “Sono lieta di accogliervi in questa dimora. Io e mia sorella Yelia siamo onorate di avervi come ospiti.” E chinò lievemente il capo, in segno di saluto e rispetto.
“Talia…” sussurrò Icarius, quasi indifferente a tutto ciò che lo circondava “… Talia, amore mio adorato!” E fece qualche passo verso la bellissima ragazza che gli stava davanti. “Sono tornato per riportarti a casa e mantenere tutte le promesse di felicità che ti ho sussurrato sotto la luce incantata della Luna di Capomazda!”
Cosa sentì Lancillotto quando a Gore alzò gli occhi verso la torre del castello e vide Ginevra?
Nessuno lo sa e nessuno potrà mai cantarlo degnamente, amici miei lettori.
Il poeta non ci mostrò quello che solo messer Amore gli sussurrò.
Sappiamo che si destò da ogni fatica e sofferenza, che recuperò la forza e la vitalità.
Che sfidò Maleagant senza alzare mai gli occhi dal volto della regina.
Che lo vinse, che liberò Ginevra e tutti i prigionieri da quella cattività.
Ma cosa provò davvero nel rivedere ciò che più amava al mondo?
Questo Chretien non lo scrive.
Perché non avrebbe potuto, amici miei.
E’ qualcosa che va oltre l’umana comprensione.
E’ il miracolo più grande.
E’ amore.
Quello vero.
Icarius si avvicinò a Talia, quasi sospinto dai battiti del suo cuore e dai sussulti della sua anima che volgeva verso quella di Talia.
Ma non fu il volto della sua amata Talia che si ritrovò davanti.
Non i suoi occhi scuri, che l’eroe capomazdese non avrebbe barattato neppure con le più luminose e preziose perle d’Oriente, ma quelli azzurri di Layla.
E mai l’azzurro scintillante del cielo parve tanto effimero e sminuito davanti al caldo e tenero colore della terra.
Egli cercava gli occhi luminosi di Talia, ma trovò quelli gelidi di Layla.
“Cosa cercate da mia sorella, milord?” Chiese la dama. “Ella non è stata bene e solo ora la sua salute le ha permesso di uscire dal palazzo.”
“Vostra sorella?” Ripeté Icarius. “Ma cosa state dicendo? Lei è mia moglie Talia e voi lo sapete bene! Sono qui per riportarla a casa, come vi avevo detto quel giorno alla Pieve!”
“Chi cercate non è qui, mio signore.” Replicò Layla. “Questa è mia sorella Yelia. Lady Talia è andata via.”
“Non è vero!” Gridò Icarius. “Mentite!”
Layla sorrise compiaciuta.
“Forse, milady, dovreste lasciar rispondere a lei.” Intervenne Lho, indicando Talia.
“Come desiderate, miei signori…” disse Layla “… avanti, Yelia, rispondi ai nostri ospiti… hai mai veduto qualcuno di loro? Rispondi, sorella cara…”
Melisendra
01-07-2011, 07.00.24
"Non volete saperlo e non ve lo dico..." risposi, prendendo il bicchiere che mi porgeva. Sorseggiai quel vino delizioso e profumato, di un prezioso color ambrato.
"Forse non è il luogo a giovarmi, forse è la vostra compagnia..." dissi amabilmente, rimirando il colore del prezioso nettare. "Forse non sono così... temibile e cupa come pensate."
Piluccai dell'uva.
"Non ero mai stata in un bordello prima d'ora... ammetto che l'atmosfera sia affascinante."
llamrei
01-07-2011, 10.20.41
Usciti dal cunicolo, August condusse Llamrei, Morrigan, Finiwell e Cavaliere25 nella caserma.
Chiese poi di parlare col capitano Monteguard.
“Una monaca particolare…” disse August fissando Llamrei, mentre attendevano il capitano “… attendo ancora di conoscere il motivo per il quale vi trovavate a quell’ora al Vecchio Mulino, sorella.”
“Questa monaca è quanto di più singolare mi sia capitato di incontrare!” Intervenne Finiwell. “Anzi, a ben voler dire, non sembra neanche una monaca! Chiedetele perché mai si sia decisa a prendere i voti!”
“Beh, queste sono cose che riguardano lei soltanto…” fece August.
In quel momento Monteguard li fece entrare.
La stanza era satolla di aria viziata. Non riuscivo a distinguere bene i mobili, per quanto pochi fossero, tanto era buia. Vi era un uomo, in piedi; mi dette l'impressione di voler imporre la sua predominanza e questo non potevo permetterlo. Dimostrare inferiorità in questi casi significava divenir succube. E dopo anni di clausura non avevo di certo voglia di ritornar schiava del piacere altrui.
"Signore" dissi facendo un passa in avanti "sono Llamrei e come potete notare indosso un abito religioso. Gli uomini che sono qui con me sono persone fidate alle quali ho chiesto aiuto in una impresa alquanto difficile da compiere. Ho necessità di avere a disposizione un carro e delle vettovaglie, il necessario per giungere fino a Capomazda. Spero non mi negerete questo favore"
Lady Morgana
01-07-2011, 10.47.57
Lascai le mani di Talia e mi allontanai, permettendo ad Icarius di avvicinarsi. Ma Talia non parlò, non fece nulla.
Layla si stava prendendo gioco di noi.
"Nobile Taddei, temo che vostra moglie sia stata incantata. Non è forse così, Layla?" la fissai, i suoi occhi erano più gelidi del ghiaccio.
Non c'è altro modo... però non l'ho mai fatto, ma devo.
Mi allontanai ancora di qualche passo, chiusi gli occhi e mi concentrai.
Anche ad occhi chiusi, vedevo Layla, davanti a me.
La luce azzurrina gli avvolse completamente la testa, cercando di trovare uno spiraglio, per tuffarsi nei suoi ricordi.
Ma non ci riuscì.
Sentii un urlo straziante, mi portai le mani sulle orecchie, ma non cessò.
Aprii gli occhi di scatto e guardai Layla, che sorrideva malefica.
Mi ha sentita... Ha delle forti barriere innalzate attorno alla sua mente.
Tutti stavano ancora guardando Talia, nessuno si era accorto di ciò che era successo; tranne Luna.
Ormai avevo capito che solo di sua spontanea volontà Layla ci avrebbe detto cosa le aveva fatto, così decisi di rimanere al gioco.
"Allora, mia Signora, non ci accogliete nel vostro sontuoso palazzo? Sapete, il viaggio è stato lungo e spossante. Le saremmo grati infinitamente se potessimo stare qui qualche giorno, per recuperare le forze..."
Guardai Icarius e Lho per trovare la loro approvazione.
Magari alloggiando qui, riuscirò a capire cosa ha fatto a Lady Talia, ma se non lo scoprirò entro tre giorni... me ne andrò via da qui. Non posso fermarmi più a lungo. Dovrò informare Icarius...
Talia
01-07-2011, 17.18.38
La mia mente era sempre più confusa e incerta, faticavo a mettere ordine tra le idee perché tutto accadeva troppo in fretta...
Parole, voci, l’eco di ricordi fuggevoli... tutto si accalcava e si confondeva nella mia mente nebbiosa.
Poi il cavaliere si avvicinò a me e la sua sola vicinanza bastò perché la mia anima tremasse con tanta forza da stordirmi...
“Talia…” sussurrò Icarius, quasi indifferente a tutto ciò che lo circondava “… Talia, amore mio adorato!” E fece qualche passo verso la bellissima ragazza che gli stava davanti. “Sono tornato per riportarti a casa e mantenere tutte le promesse di felicità che ti ho sussurrato sotto la luce incantata della Luna di Capomazda!”
[...]
“Cosa cercate da mia sorella, milord?” Chiese la dama. “Ella non è stata bene e solo ora la sua salute le ha permesso di uscire dal palazzo.”
“Vostra sorella?” Ripeté Icarius. “Ma cosa state dicendo? Lei è mia moglie Talia e voi lo sapete bene! Sono qui per riportarla a casa, come vi avevo detto quel giorno alla Pieve!”
“Chi cercate non è qui, mio signore.” Replicò Layla. “Questa è mia sorella Yelia. Lady Talia è andata via.”
“Non è vero!” Gridò Icarius. “Mentite!”
Talia...
Ancora quel nome...
Talia...
La voce del cavaliere salì di tono, c’era rabbia in essa e mi parve di cogliervi anche paura...
Capomazda, aveva detto... la luna di Capomazda...
Una lontana eco attraversò per un istante la mia mente...
Un giardino, il tenue chiarore lunare, un profumo intenso di primavera...
Stelle...
Una sensazione di benessere, una quieta e intensa felicità...
Fu un attimo soltanto, così chiusi in fretta gli occhi, nel tentativo di tenere quel breve lampo dentro di me ancora per qualche momento... volevo rammentare, volevo scavare in esso e vedere di più...
Ma non lo feci: le loro parole mi interruppero...
“Forse, milady, dovreste lasciar rispondere a lei.” Intervenne Lho, indicando Talia.
“Come desiderate, miei signori…” disse Layla “… avanti, Yelia, rispondi ai nostri ospiti… hai mai veduto qualcuno di loro? Rispondi, sorella cara…”
Riaprii gli occhi e li puntai per un istante su Layla, per poi muoverli, passando in rassegna ad uno ad uno i membri di quella compagnia...
Per ultimo il mio sguardo si posò sul giovane cavaliere, che era rimasto il più vicino a me...
Osservai i suoi occhi ancora per un momento e di nuovo un lampo solcò la mia mente alla velocità della luce.
Quegli occhi così belli, ma freddi come il ghiaccio...
Uno sguardo sprezzante nell’azzurro cristallino...
Quello stesso azzurro intenso che sapeva essere così brillante e luminoso...
Occhi capaci di trasmettere la gioia per viva e vibrante...
Occhi luminosi come l’alba...
Un violente capogiro mi colse... barcollai un istante, abbassai lo sguardo e mi portai una mano alla fronte...
Continuavo a vedere immagini... confuse, sconnesse, caotiche, fuggevoli...
Cosa rappresentavano quelle immagini?
Presi un profondo respiro, poi sollevai di nuovo i miei occhi in quelli del cavaliere...
“Io purtroppo non ricordo niente, mio signore...” mormorai “Non ricordavo il mio nome, né niente di me. Non ricordo neppure come sono giunta in questo giardino. So soltanto ciò che Layla mi ha detto: ella mi ha parlato della mia malattia e della convalescenza. Ma la mia mente è fitta di nebbia, milord... una nebbia dalla quale non traspaiono che immagini confuse e che io non sono capace di decifrare.”
Guisgard
02-07-2011, 01.50.03
“Mai stata in un bordello? Vorrei vedere!” Disse Guisgard a Melisendra con un lieve sorriso. “Però non mi tornano i conti…” mormorò “… vi vedo un pò troppo accondiscendente nei miei confronti… ed anche stranamente docile…” sorseggiò un pò di quel liquore “… e comunque non credo che voi siate poi così terribile, ma solo guardinga… anche se non vedo il motivo per il quale continuare ad esserlo… del resto avete un grande vantaggio su di me, milady, visto che potete leggere nei miei pensieri… perciò, converrete, dovrei essere io a stare in guardia e non voi…”
Guisgard
02-07-2011, 02.33.56
A quelle parole di Talia, Icarius sentì il suo cuore come fermarsi e la terra sotto i suoi piedi franare.
Layla sorrise di nuovo.
Un sorriso di soddisfazione unita ad astio, disprezzo, forse addirittura odio.
Un odio profondo che sembrava provenire da lontano.
Molto lontano.
Allora Icarius cercò lo sguardo dei suoi amici.
Soprattutto quello di Sayla.
“Ora vi prego di seguirmi, miei signori…” disse Layla “… che non si dica, come ha già insinuato qualcuno, che qui non vi sia degna ospitalità.” Fissò per un attimo Sayla con un sorriso sprezzante.
Li condusse così nel suo palazzo.
Per giungervi attraversarono il cortile, fiancheggiando il magnifico verziere.
Videro ovunque musici e giovani dame, fanciulli e superbi molossi, valletti ed esotiche odalische.
Uno scenario tanto fiabesco da risultare irreale.
Furono condotti in una grande anticamera, con mobilia di raffinatissimo gusto e meravigliosi ritratti alle pareti.
Armi e statue abbellivano quel luogo, mentre sul grande tavolo al centro vi erano vassoi colmi di frutta di ogni genere ed elisir di tutti i colori conosciuti.
“Guarda quella frutta…” indicò Lho a Sayla “… non può esserci in questa stagione dell’anno…”
Ad un tratto apparve loro Shezan.
“Avete ordini per me, mia signora?” Chiese a Layla.
“Si, puoi servire la frutta ai nostri ospiti.”
Così i nuovi arrivati poterono mangiare e bere dopo le fatiche di quel lungo viaggio.
Icarius per tutta la sera non tolse mai lo sguardo da Talia.
I suoi modi, il suo atteggiamento, persino ogni sua più piccola ed impercettibile espressione erano quelle che lui conosceva di lei.
E lui le conosceva tutte.
Come accade con il proprio quadro o libro preferito.
Come di una poesia letta sin da piccoli e rivisitata ogni qualvolta il cuore ricerca quelle sensazioni sopite fra i suoi versi.
Icarius conosceva quel volto perché lo aveva sognato ogni notte.
Dopo quel pasto, gli ospiti furono fatti accomodare sulla bellissima terrazza che si apriva al primo piano del sontuoso palazzo.
La quiete della sera avvolgeva ogni cosa, mentre il canto dei grilli, celati tra i cespugli fioriti, accompagnava l’incanto di quell’idilliaco scenario.
“Che luogo è questo?” Chiese Lho a Shezan. “In quale dominio ci troviamo? Chi è il signore di queste terre?”
Ma l’eunuco non rispose.
“Cosa c’è? Puoi parlare solo quando te ne da il permesso la tua padrona?”
“Si, mio buon guardiano.” Disse all’improvviso Layla che proprio in quel momento, accompagnata da Talia, li raggiunse sulla terrazza.
“Guardiano?” Ripeté Lho.
“Si, guardiano del vostro signore.” Rispose lei. “Non lo siete forse?”
“Avete fatto bene a rammentarlo, mia signora.” Annuendo Lho. “E lo sarò fino alla morte.”
Layla piegò lievemente il capo in segno di approvazione.
“Perché avete voluto che giungessimo qui?” Chiese Icarius.
“Perché, se non ricordo male, mi dovevate un fiore, milord.”
“E voi mia moglie.”
“Non è colpa mia se ella non ha atteso il vostro ritorno.” Rispose lei. “E voi sapete meglio di me che in amore le forzature e le costrizioni non servono a nulla.”
“Vorrei parlare da solo con mia moglie.”
Layla lo fissò.
“Vorrei parlare da solo con lei…” fece Icarius, quasi correggendosi, indicando Talia “… per favore, milady…”
“E sia.” Acconsentì Layla. “Ma solo in mia presenza.”
“Vi ringrazio. Milady…” rivolgendosi poi a Talia “… vorrei mostrarvi una cosa… potreste seguirmi?”
Lady Morgana
02-07-2011, 02.48.38
Non ascoltai Lho, non ascoltai nessuno. Camminai, con lo sguardo chino a terra; non riuscivo nemmeno a pensare con tutto quel trambusto dentro di me.
Theenar si era risvegliato e una voglia irrefrenabile di sangue si stava impossessando di me, no anzi, stava solo riemergendo da dove l'avevo sepolta.
Quando Layla ci fece accomodare sulla terrazza, esplosi, il più silenziosamente possibile.
Mi alzai di scatto dalla sedia sulla quale ero seduta e afferrai saldamente il polso di Luna, che si trovava in piedi davanti a me.
"Devo tornare alla Tana, Luna! Theenar mi reclama! Il Signore del Sangue non può aspettare, devo andare!" bisbigliai. Stavo davvero male.
Sentìuna sensazione di calore e di pace infondersi dentro di me e, anche se solo per poco, Theenar si placò.
Grazie, Luna... Sto perdendo la testa, ormai...
Nel frattempo Lho aveva avuto un' accesa discussione con un uomo che ci stava "sorvegliando". Poi arrivarono Layla e Talia.
Icarius chiese alla misteriosa donna, di poter parlare con la moglie in privato, ma ella acconsentì solo alla condizione che anche lei fosse presente.
Mi irritai.
"Ha chiesto in privato, se voi sarete lì, tanto vale che si parlino qui davanti a tutti..." dissi, furiosa. "Non le pare, mia Signora?" aggiunsi sprezzante.
In quel momento avrei tanto voluto prendere il mio pugnale e conficcarlo nel collo di quella donna, chiunque fosse.
Mi stava davvero facendo arrabbiare.
Sto perdendo davvero troppo tempo. Tre giorni, non di più...
Guisgard
02-07-2011, 03.00.12
“Sei giovanissima” disse Layla voltandosi con sdegno verso Sayla “eppure mostri già la stessa irriverenza tipica di quelle sciocche dame di corte!”
Shezan fece un passo verso Sayla con aria alquanto minacciosa.
“Resta indietro tu.” Fece Icarius, ponendosi fra lui e la ragazzina, mentre Lho aveva già portato la mano sulla spada.
“Grazie, Shezan, ma resta al tuo posto.” Annuendo Layla. “Vi ricordo che siete ospiti qui, milord.” Rivolgendosi a Icarius. “E riterrò voi responsabile per ogni atto di scortesia da parte dei vostri compagni.”
Nishuru allora prese per una mano Sayla e la condusse via da quel battibecco.
I due raggiunsero il parapetto della terrazza.
“Placa la lingua, o finirai col mettere nei guai il tuo Arciduca.” Mormorò sottovoce a Sayla. “Non conosci nulla di questo luogo ed ignori quale sia il reale ruolo di quella donna… sii dunque cauta…”
Melisendra
02-07-2011, 03.50.09
"Pensate davvero che possa leggere nei vostri pensieri? In tal caso, se fossi in voi, starei molto attento..." sorrisi furbescamente. Poi scoppiai a ridere. "No, davvero... non posso leggervi nella mente, ho solo qualche intuizione, un po' come quando voi guardate il volto di qualcuno e capite se è triste o allegro... percepisco le emozioni, ma non posso strapparvi i vostri segreti, quindi smettete di preoccuparvi."
Posai il bicchiere. Quel vino era delizioso, ma già lo sentivo inebriarmi.
"Questo luogo è molto interessante... soprattutto per quello che sento, come una sottile ragnatela di energie. Il desiderio è la miglior fonte di nutrimento per noi... c'è una leggenda che parla di come siamo nate. Ve la racconterò..."
Mi sistemai più comodamente sui cuscini e incominciai.
"C'era una donna mortale, molto bella, di nome Aifa. Ed era sposata a un marito geloso, che la teneva nascosta agli occhi del mondo, chiusa in un palazzo circondato da alte mura. Lei era spesso da sola e il suo sposo non era gentile con lei. La ragazza si struggeva, passava le ore a rimpiangere il suo triste destino, condannata a non provare mai quei sentimenti d'amore che aveva tanto spesso ascoltato nelle ballate.
Aifa passeggiava in giardino tutte le sere, poteva farlo solo dopo il crepuscolo, quando anche la luce del giorno avrebbe nascosto la sua bellezza. Una notte gli spiriti la videro e il suo bel volto triste li mosse a compassione, iniziarono a sussurrarle dolci parole e bellissime melodie nel vento. Ogni notte usciva e mostrava il suo volto alla luce delle stelle. Gli spiriti divennero sempre più audaci, più stavano insieme e più lei tornava a sorridere, se ne innamorarono e lei li amò a sua volta, così intensamente che quel desiderio crebbe tanto da trasformrsi in realtà. E quando gli spiriti, accorsi in gran numero e follemente innamorati, si insinurono nella sua camera e lei li accolse. La giovane Aifa era felice ma, con sua grande sorpresa, scoprì che ciò che era successo non era stato privo di conseguenze. Quel desiderio era germogliato dentro di lei. Si disperò, pensando che il suo sposo l'avrebbe uccisa. Ma lui non lo scoprì mai, perchè gli spiriti la liberarono dalla sua prigione e la donna fuggì con loro... fin qui sembra una bella storia."
Bevvi un sorso dal mio calice e continuai.
"Però gli dei si adirarono molto: gli spiriti avevano fatto qualcosa di proibito. Quindi li chiusero nella loro solitudine e per ristabilire l'equilibrio condannarono anche la stirpe della donna. Il desiderio di cui bruciava Aifa era diventato una bambina, una bellissima figlia capace di suscitare tempeste nel cuore degli uomini... ma loro stabilirono che tutte le sue discendenti non avrebbero mai avuto pace, perché proprio ciò che amavano, era ciò che avrebbero dovuto distruggere per sopravvivere. Non avrebbero mai potuto amare gli uomini, solo nutrirsene. E quei baci che Aifa aveva tanto desiderato, sarebbero diventati il prezzo da pagare... per questo i nostri baci possono essere mortali."
Tacqui per un attimo, pensando che non ricordavo esattamente chi me l'avesse raccontata. Era come un ricordo frammentario nella mia memoria.
"Credo me la raccontasse mia madre... non ne sono certa..."
Tamburellai con le dita.
"E ora ditemi qualcosa voi... qualcosa che non so." Lo guardai con curiosità.
Guisgard
02-07-2011, 04.15.09
“Stasera vedo che avete voglia di parlare…” disse Guisgard sorseggiando il suo vino liquoroso “… sarà il vino, questo posto o la magia della notte di Capomazda?” Sorrise. “Molto bella quella storia… io non credo che sia triste… Aifa ha amato gli spiriti e dall’amore non può mai nascere il male… ma so già cosa state pensando!” La fissò divertito. “Sono un sognatore ed un romantico, vero? Beh, forse lo siamo un pò tutti, no? Tutti sogniamo… io, comunque, avrei fatto la stessa cosa degli spiriti…” fissandola senza più quel suo sorriso vagamente irriverente “… avrei atteso la notte per poterla vedere e poter parlare con lei…” finì il suo bicchiere di vino.
“Qualcosa di me…” aggiunse sdraiandosi sui variopinti cuscini sui quali erano seduti “… qualcosa che il vostro magico intuito non può sapere… vediamo… beh, potrei raccontarvi anche io una storia… una vecchia storia… di una donna follemente innamorata… che poi si ritrovò da sola ad allevare un bambino che gli ricordava ogni giorno ciò non poteva mai più avere… la Gioia… non so quante volte ho udito questa parola al mio arrivo a Capomazda… sembra un’ossessione… la Gioia…” restò un attimo in silenzio “… mia madre adorava i miei occhi… diceva che erano gli stessi di quelli di mio padre… forse per questo io invece li detesto…”
http://elflady.com/legolasgreenleaf/films/koh/screencaps/filmclips/BalianSibylla/images/baliansibylla_001.jpg
Melisendra
02-07-2011, 05.05.04
"La Gioia... sì, ho sentito qualche storia sulla Gioia... parlavano di una maledizione...", cercai di ricordare. Presi un acino d'uva e lo portai alla bocca. Dolce e asprigno.
"Forse quello che non perdoniamo ai nostri padri è proprio di non essere riusciti a liberarci da quelle colpe antiche... dimenticando che anche loro non erano altro che semplici anelli della catena e che devono aver provato questo stesso senso di impotenza."
Lo guardai negli occhi e sorrisi. Profondi occhi nocciola.
"Non dovreste odiare i vostri occhi... non vedo niente di male in essi. Sono occhi gentili." Sorrisi nuovamente e tornai a rimirare i riflessi dorati del vino nel mio calice. Quel colore mi affascinava, specialmente il suo riflesso alla luce delle candele.
"Non dovreste odiare nessuno... l'odio è per l'animo ciò che il sale è per la terra. Me lo ripeto spesso, per non perdere me stessa." Mi schiarii la voce, come a voler cambiare argomento. "Forse avete ragione, questa sera sono particolarmente loquace... dovreste approfittarne!" accennai a un sorriso.
Guisgard
02-07-2011, 05.28.54
“Già, i nostri padri…” disse malinconicamente Guisgard, fissando quei riflessi delle candele nel vino “… eh, si, avete perfettamente ragione!” Esclamò sorridendo. “Stasera siete particolarmente loquace e sarei sciocco a non approfittarne! Anche perché, detto tra noi, se andassimo ora a letto saremmo gli unici a dormire in questo palazzo!” E rise di gusto. “Da piccolo una volta vidi un’incredibile figura… era completamente coperta da una corazza luccicante, con una tunica rossa sul petto… restai incantato… mia madre mi raccontava che nulla era più bello di un Angelo di Dio ed io, nel vederla, pensai subito di trovarmi davanti ad uno di quegli Angeli… vinta la paura gli chiesi chi fosse… e rispose con una parola che ancora oggi echeggia nella mia mente… cavaliere… sono un cavaliere, mi disse… e cosa cercate, gli domandai… il Santo Graal, rispose… gli chiesi cosa fosse… lui sorrise e si segnò tre volte… e quando l’avrete trovato, chiesi ancora… mi rifugerò nelle Isole Felice, mi rispose… si trovano al di là del mare e lì nessuno invecchia…” fissò Melisendra ed accennò un sorriso “… e voi?” Le chiese. “Voi credete nell’esistenza di quelle isole? Le avete mai cercate davvero?”
Melisendra
02-07-2011, 06.00.11
"Sarebbe bello trovare un posto come quello, un paradiso terrestre... tutti gli uomini cercano un luogo simile... Non ho mai cercato Paradisi, forse perché so che in un luogo di perfetta armonia mi sentirei come una nota stonata in un coro armonioso. Il caos governa tutta la mia vita e vi dirò... mi piace." Ero sincera. "Certo, i gravi imprevisti di questi giorni non mi rendono felice..."
Lo guardai e pensai che qualcosa in lui continuava a cercare di fuggire.
"Da cosa volete fuggire? Certe volte ho l'impressione che stiate cercando di eludere un destino che credete sia scritto dentro di voi." Mi morsi la lingua. "Scusate... vi assicuro che non stavo leggendo dentro di voi..."
Chinai il capo, cercando di nascondere l'imbarazzo per aver sfiorato un tasto che probabilmente avrei dovuto evitare.
"E' una bella storia quella del vostro incontro con un cavaliere... vorrei averne una altrettanto carina da raccontarvi, ma temo di non aver mai avuto una gran opinione dei cavalieri, almeno dacché posso ricordare."
Guisgard
02-07-2011, 06.17.17
“Non immaginavo che mi avevate osservato tanto” disse Guisgard “da poter capire che sono in fuga nientemeno che dal destino!” Rise, per poi farle l’occhiolino. “Non vi piacciono dunque i cavalieri? Vi dirò… c’è di peggio, fidatevi. Amate dunque il caos? Beh, allora immagino che difficilmente, se tutta questa storia dovesse finalmente risolversi, vi ritirereste a fare la brava mamma e donna di casa con vostro figlio. Dico bene?” Rise di nuovo. “Quanto alla storia da raccontare, devo dirvi che a me è piaciuta quella di Aifa… e se non avessi paura della risposta vi chiederei di parlarmi di lei… di che tipo di donna sia… Aifa…” la fissò e sorseggiò altro vino “… noto che stimolo la vostra curiosità. Immagino sia il singolare effetto che vi provoca questa curiosa notte… come il vostro essere particolarmente loquace… avanti, su… potete farmi qualsiasi domanda ed io vi risponderò… avanti, non vi rifiuterei nulla stanotte… nemmeno la verità su quell’epica sfida che mi vede impegnato col destino.”
Melisendra
02-07-2011, 06.57.05
"Temo di contraddirvi... ma non c'è nulla di peggio di uomini troppo sicuri di sè che sventolano una spada, convinti che con quella potranno avere qualunque cosa..." persi lo sguardo negli arabeschi di una stoffa preziosa.
"Aifa? Lei scatenò quel caos che ci nutre... ne voleva essere travolta, con tutta se stessa. Era schiava di un destino che la stava consumando e si è liberata... ma poi qualcuno ne ha pagato il prezzo..." Sorrisi, non potevo che essere ammirarla. "Mia madre era libera e morì come tale, cercando di impedire che lui mi prendesse. Quello che ricordo di lei non è l'immagine di una madre che sforna biscotti... negare la nostra natura è come ucciderci, questo vale per tutti credo. Se il mio destino è quello di seguire quello delle altre figlie di Aifa che mi hanno preceduto, sarò felice di compierlo nel modo migliore... ma basta uccidere... è la parte che amo di meno."
Tacqui un attimo, pensierosa, riflettendo sulle sue ultime parole.
"Ora che vi ho parlato del mio destino, non mi dispiacerebbe ascoltare cosa avete da dire sul vostro... e sulla ragione per cui avete deciso di sfidarlo, poiché, come avete detto voi, mi incuriosite davvero molto... cavaliere."
Sorrisi e finii il contenuto del mio calice.
Guisgard
02-07-2011, 07.10.26
“Vi incuriosisco? Che onore!” Disse Guisgard. "E sia, ve ne parlerò, anche se pronunciate con sarcasmo la parola cavaliere... chi è veramente Guisgard? Quale sarà la sua vera storia? Perché tutti ne hanno una.” Continuò sdraiandosi su quei cuscini. “E come ogni storia che si rispetti può avere più di un finale… a voi che tipo di finale piace, milady? Vediamo un pò… epico! Guisgard è alla ricerca di un uomo… un uomo malvagio che gli ha ucciso il miglior amico e lui non avrà pace fino a quando non l’avrà vendicato! Oppure possiamo avere un finale avventuroso… ecco, ce l’ho… Guisgard è alla ricerca di una reliquia dai grandi poteri per poter salvare il suo villaggio da un’imminente catastrofe… altrimenti abbiamo un bel finale poetico… Guisgard ha amato una donna sposata ed ora è in fuga dalla vendetta di suo marito…” sorrise “… sennò possiamo sempre avere un finale romantico, che, detto tra noi, sono i miei favoriti… allora, Guisgard ha amato veramente un’unica e sola donna… l’unica che non è riuscito a conquistare… ed ora corteggia e seduce tutte le altre per poterla dimenticare. Beh, questo potrebbe andare o lo trovate troppo melodrammatico?” Rise di gusto. “Va bene, va bene… torno serio… allora…”
In quel momento qualcuno entrò ed interruppe la loro conversazione.
“Salute a voi, piccioncini!”
Era un uomo di mezz’età, visibilmente brillo, con pochi abiti addosso ma di buona e raffinata fattura.
“Buonasera a voi!” Lo salutò Guisgard.
“Ma cosa fate ancora in piedi?” Chiese fissandoli incuriosito. “Siete nel nido di Afrodite, dove aleggiano i sospiri d’amore e siete ancora vestiti? E tu…” rivolgendosi a Guisgard “… cosa aspetti a farla tua? Forse che arrivi qualcuno e se la prenda per sé?”
“Dite che dovrei provarci?” Domandò divertito Guisgard.
“Ma dico… l’hai vista? E’ talmente bella da far rimpiangere la brevità della notte! Ah, avessi io la vostra età!”
“In verità io la sto corteggiando da quando l’ho incontrata” fece Guisgard con ironia “ma lei non sembra disposta a cedere. Avete qualche consiglio per me?”
“Io dall’altra stanza ti ho sentito blaterare tutta la sera…” tra un singhiozzo e l’altro “… vuoi stordirla con tutte le tue chiacchiere?”
“Ma se lei non mi guarda nemmeno!” Ridendo Guisgard e fissando sarcastico Melisendra. “Figuratevi che non si è nemmeno accorta del colore dei miei occhi… crede siano scuri, quando invece sono chiari.” Facendole l’occhiolino.
“Occhi? E Tu pensi agli occhi? Ah, che gioventù buttata al vento!”
In quel momento arrivarono due ragazze.
“Cosa ci fate qui, marchese?” Chiese una di loro.
“Sto dando consigli a questo mio amico!”
“Su, andiamo e lasciamoli da soli.” Disse l’altra ragazza.
“A presto e grazie di tutto!” Lo salutò sorridendo Guisgard. “Perdonate per queste pittoresche personalità.” Disse a Melisendra appena rimasti di nuovo soli. “Sono gli inconvenienti di posti come questo. Dove eravamo rimasti?”
Guisgard
02-07-2011, 07.27.03
Monteguard fissò quella strana monaca.
“Posso chiedervi” disse a Llamrei “lo scopo di questa vostra impresa? Forse non vi sarà giunta notizia mentre eravate nel vostro convento… Capomazda è sotto assedio. Ben due schieramenti nemici tengono sotto scacco le vie principali che ci uniscono al resto del regno... appena metterete piede fuori le mura di Capomazda troverete ad attendervi la morte…” fece una smorfia “… una prospettiva tutt’altro che esaltante, vero sorella?”
Melisendra
02-07-2011, 07.51.58
"Oh, ma voi non riuscite proprio mai ad essere serio!" Risi, mentre mi elencava tutte le possibili avventure che potevano coinvolgerlo. Lo guardai con una severità ben poco credibile, dal momento che stavo per scoppiare nuovamente in una risata.
Rise di gusto. “Va bene, va bene… torno serio… allora…”
Un bizzarro uomo semi svestito e intorpidito dal vino entrò nella saletta.
Assistetti in silenzio mentre Guisgard parlava con quell'uomo ubriaco e ciarliero. Quando uscì, accompagnato da due ragazze altrettanto discinte, scossi il capo e sorrisi.
"Delizioso, quando Bacco rende le persone così amichevolmente indolenti..."
Mi voltai verso Guisgard.
"Eravamo rimasti a voi che continuate a sviare la risposta..." gli lanciai un cuscino di sontuoso raso rosso e mi sdraiai di nuovo, tenendolo d'occhio.
"Ma prima vi darò un prezioso consiglio..." mi avvicinai a lui con aria misteriosa e quando fui abbastanza vicina gli dissi "Mai corteggiare un'incantatrice: ricordatevi di come si scontano i baci di Aifa... sarebbe come offrivi come se foste un calice di questo buon vino." Annuii con grande serietà e poi non riuscii a trattenere un sorriso un po' malizioso.
"Avanti, avevate promesso una risposta..."
Guisgard
02-07-2011, 08.16.22
Guisgard si ritrovò quel morbido cuscino di raso addosso e si lasciò andare ad una risata.
“Già, Bacco l’ha sistemato a dovere quel tipo.” Disse ridendo ancora. “E ora credo che quelle giovani Afroditi faranno il resto.” La fissò. “Però se venite così vicina a darmi quel consiglio e, soprattutto, mi guardate in quel modo, sortirete l’effetto opposto.” Assunse la sua solita aria irriverente. “E poi lasciate giudicare a me se i baci di Aifa valgano o meno quel rischio, milady.”
Sorrise nuovamente. “Chissà che non possa essere fortunato come Rinaldo, che di un’altra famosa figlia di Aifa non suscitò la collera, ma l’amore.” E le fece l’occhiolino.
“E va bene…” aggiunse “… quel che detto è detto… visto che il citare storie con altre donne non sortisce l’effetto sperato, ossia quello di farvi ingelosire, non mi resta che dirvi la verità…” un velo, per un attimo, sembrò coprire i suoi occhi “… in verità anche io dovrei odiare i cavalieri… perché uno di loro ha dato a mia madre un dolore immenso, portandole via tutto… perché allora anche io sono diventato cavaliere? Chi lo sa, milady… forse perché nei racconti che udivo da piccolo, i cavalieri mi apparivano invincibili e fortissimi… e nelle loro corazze sono arrivato a credere di essere al sicuro dal dolore che ha flagellato il cuore di mia madre…”
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llamrei
02-07-2011, 15.10.45
Monteguard fissò quella strana monaca.
“Posso chiedervi” disse a Llamrei “lo scopo di questa vostra impresa? Forse non vi sarà giunta notizia mentre eravate nel vostro convento… Capomazda è sotto assedio. Ben due schieramenti nemici tengono sotto scacco le vie principali che ci uniscono al resto del regno... appena metterete piede fuori le mura di Capomazda troverete ad attendervi la morte…” fece una smorfia “… una prospettiva tutt’altro che esaltante, vero sorella?”
"Lo so benissimo signore. So a cosa andrò incontro. Se non avessi saputo che Capomazda si trovava in condizioni critiche non avrei di certo chiesto il vostro aiuto.Vi pare? Comunque sia. Devo giungere fino in quel luogo. Sono una monaca. NOn mi negheranno il passaggio. Devo portare preghiera alle genti assediate....e non solo" dissi amaraggiata. "Andrò da sola. NOn voglio mettere in rischio la vita dei vostri uomini. Non si meriterebbero tanto per una monaca che non ha mai saputo far la monaca...." sorrisi ironicamente. "Perché son così determinata? Perché l'uomo che amavo avrebbe fatto altrettanto per salvare più persone possibili. E io non accetto di starmene a guardare la gente soffrire protetta da alte mura a pregare. Lascio questo compito a chi teme. Io non temo nulla. Ho l'amore dell'uomo che ho amato a proteggermi"
Melisendra
02-07-2011, 21.08.53
Mi appoggiai ai cuscini e rimasi ad ascoltarlo. Il suo volto si era adombrato, mentre parlava di sua madre e di quel cavaliere, l'allegria e il suo tono scherzoso erano scomparsi.
"Posso solo immaginare cosa avete potuto provare, vedendo il dolore di vostra madre ogni giorno..." mormorai. "Mi spiace avervi fatto tornare alla mente quei momenti."
Lo guardai negli occhi, pensierosa.
"Dicono che i cavalieri difendano i deboli e gli indifesi, nelle ballate almeno è così, e sono invincibili e senza macchia... ogni bambino vorrebbe diventare un uomo simile... per proteggere coloro che ama."
Sorrisi.
"Anche Uriel sogna le stesse cose... e anche se io spero che un giorno i suoi sogni mutino, so che non potrò impedirgli di compiere il suo destino..." Un po' ero preoccupata.
Talia
03-07-2011, 16.49.41
Ero rimasta seduta e in silenzio in quella sala, mentre ai nostri ospiti veniva offerta frutta e ogni sorta di prelibatezza. Tenevo gli occhi bassi, alzandoli soltanto di tanto in tanto su lord Icarius... e per tutto il tempo avevo continuato ad avvertire gli occhi di lui su di me, percepivo il suo sguardo fisso su ogni mio pur minimo gesto e respiro, su ogni mia espressione... eppure ciò non era affatto spiacevole: al contrario, era come una carezza quello sguardo silenzioso e, stranamente, esso infuse un’estrema calma nella mia mente piena di incertezza.
Poi uscimmo sulla terrazza.
Seguii in silenzio lo scambio di battute tra Layla e gli altri...
Lord Icarius continuava a chiamarmi ‘Talia’... ‘Talia’ mi ripetevo mentalmente, nel disperato tentativo di rammentare qualcosa... Talia, sua moglie...
Un brivido mi corse lungo la schiena e qualcosa di potente si mosse dentro di me a quel pensiero, ma mi sforzai di non farmi travolgere.
Le loro parole si facevano sempre più aspre, intanto, e i loro atteggiamenti secchi e definitivi.
“Grazie, Shezan, ma resta al tuo posto.” Annuendo Layla. “Vi ricordo che siete ospiti qui, milord.” Rivolgendosi a Icarius. “E riterrò voi responsabile per ogni atto di scortesia da parte dei vostri compagni.”
A quelle parole mi feci appena avanti...
“E’ più che giusto ciò che dici...” dissi gentilmente, sorridendo a Layla “Tutti loro sono ospiti qui! E niente è più sacro e prezioso dell’ospite che giunge ad impreziosire la nostra casa. Che siano qui per scelta o per caso, sono i benvenuti. Sono certa che sarai d’accordo anche tu!”
Dissi quelle parole quasi senza pensarci, senza sapere da dove erano giunte...
Un’altra immagine indistinta si fece allora largo nella mia mente, tra quella nebbia...
“Ricordalo sempre, figlia mia, l’ospite è sacro, egli è ciò che rende preziosa la nostra casa. Offrirai sempre tutto ciò che di meglio possiedi a colui che giungerà a chiederti ospitalità, offrirai un tetto, un giaciglio, del cibo...”
“Si, padre!” annuii.
Socchiusi gli occhi un momento...
Mio padre... per un istante avevo visto il volto dell'uomo che doveva essere mio padre, ma poi la nebbia l’aveva subito portato via...
Misi da parte quell’idea per il momento e mi voltai verso il cavaliere che aveva chiesto di parlarmi...
“Vi prego, milord...” dissi a lord Icarius, sorridendogli e sollevando appena una mano verso di lui perché la prendesse “Sarò felice di seguirvi dove volete e di vedere ciò che desiderate mostrarmi!”
Guisgard
04-07-2011, 02.24.00
“Per certe donne” disse Guisgard a Melisendra “la bellezza può essere una maledizione… e così è stato per mia madre…” sorseggiò altro vino “… come può esserlo per certi uomini l’abilità con la spada…” la fissò anche lui negli occhi “… un cavaliere spesso non possiede casa, meno ancora affetti… i cavalieri erranti e romantici dei poemi e dei romanzi non esistono nella realtà… come molte altre cose racchiuse nei versi e nella prosa dei cantastorie…”
Restò un attimo in silenzio e poi si alzò.
“Uriel è un bambino fortunato perché è amato sopra ad ogni cosa… com’è giusto che sia…”
Sorrise all’improvviso, come era solito fare col suo sorriso che usava come arma, come se fosse una corazza o uno scudo “… beh, io non credo chiuderò occhio stanotte e forse voi dovreste dormire, milady… e siccome un cavaliere non può compromettere una dama, non potrò, credo, invitarvi con me a vedere la meravigliosa Luna di stanotte.” Le fece l’occhiolino.” Mi farò dunque un giretto in questo pittoresco luogo… col vostro permesso, s’intende…"
Melisendra
04-07-2011, 02.56.41
Risi.
"Sono già abbastanza compromessa! Avete forse dimenticato che mi avete portata in una casa di piacere? Questa formalità non è necessaria... inoltre la reputazione è una cosa di cui si preoccupano altre dame... non io." Sorrisi.
"Non temete, qui sarò al sicuro." Stropicciai i cuscini e li sistemai meglio.
"Tenterò di chiudere gli occhi, anche se temo che Orfeo si farà attendere... Buona passeggiata al chiaro di luna!"
Guisgard
04-07-2011, 03.31.38
Guisgard sorrise e mostrò un vistoso inchino a Melisendra.
Lasciò allora la ragazza a riposare e lui raggiunse uno dei balconi del palazzo.
“Sei l’unico a restare da solo, stanotte…” disse qualcuno alle sua spalle “… cosa insolita per questo luogo…” aggiunse Rachel.
“Anche tu lo sei…” sorrise Guisgard “… ma forse non lo siamo per gli stessi motivi.”
“Ah, no?” Sorrise anche lei. “Chissà, non si potrebbe mai dire…”
“E’ facile a dirsi…” fece Guisgard “… dimmi perché lo sei e vedremo.”
“Sono sola perchè posti come questi” rispose Rachel “sono i più insopportabili per chi è solo…”
Guisgard si voltò a fissare la luna.
“Stasera sei anche tu enigmatica come la Luna…”
“Credi? Eppure tu dovresti comprendermi meglio degli altri…”
“E perché mai?”
“Fino a quando resterai qui?” Chiese la donna, cambiando discorso.
“All’alba ripartiremo… dopo aver preso la spada…”
“Guis…” si voltò a fissarlo lei “… sta attento, ti prego… ho fatto un brutto sogno l’altra notte…”
“Schhhh…” posandole dolcemente la mano sopra le sue labbra “… sai che non amo le parole di cattivo auspicio…”
“Guis, la lascerai qui?”
“No, ovvio che no…”
“E dove la lascerai allora?”
“Spero in un mondo più sicuro…”
“Perché?”
“Ti ho già raccontato di come mia madre mi parlava sempre di Lancillotto, vero? Ecco, non posso fare a meno di aiutare i deboli.” Scherzò lui.
“Guis… ti prego… raccontami una delle tue storie… fa che sia bellissima… bellissima, tanto da illudermi che possa essere vera… almeno fino all’alba…”
“Conosci la storia di Aifa?” Domandò Lui.
Lei lo fissò.
“Già, immaginavo…” sussurrò rientrando dentro.
“Dove vai?” Gridò lei.
“A cercare gli spiriti…” sorrise “… ma non capiresti…”
Melisendra sentì la porta aprirsi e vide Gavron correre verso di lei.
Ad un tratto un grido e qualcuno afferrò il bambino.
“Dov’è la spada!” Chiese Gouf portando la spada al collo del piccolo. “Dimmelo e farà la stessa fine dell’altro bastardo!”
Ed indicò Uriel a terra in una pozza di sangue.
“Dimmi dove si trova la spada!” Urlava delirando Gouf. “Dimmelo!”
Melisendra si destò di colpo, gridando per la paura.
“Ehi, è solo un brutto sogno, su!” Disse Guisgard accanto a lei, attratto nella saletta dalle grida della ragazza.
Melisendra
04-07-2011, 04.16.22
Annaspai, cercando di riemergere da quell'incubo.
Aprii gli occhi e trovai Guisgard accanto a me, che mi fissava.
Mi tirai su e ripresi a respirare normalmente, ma ero ancora scossa.
"Come vorrei che fossero solo incubi, a volte temo che siano... messaggi. Mi dispiace avervi messo in allerta..."
Presi una coppa e mi versai dell'acqua. La bevvi lentamente.
"E' già l'alba?" chiesi. Mi diressi verso una tenda e la scostai. Si vedeva un chiarore lontano.
"Devo vedere la spada al più presto..." mormorai, persa nei miei pensieri, mentre cercavo di tenere a bada le paure che quel sogno aveva risvegliato.
Guisgard
04-07-2011, 04.28.47
Guisgard annuì.
Fece segno a Melisendra di seguirlo e raggiunsero una camera intrisa di fortissime essenze di gusto orientaleggiante.
Ad attenderli vi era una bellissima donna.
“Sembra dobbiamo dirci addio…” disse Rachel a Guisgard.
Spostò allora un pannello da una delle pareti e scoprì una sorta di piccolo vano, appena sufficiente per conservare una spada.
“Ecco…” porgendo la spada a Guisgard “… il mio compito è finito… fissò per un momento Melisendra.
Guisgard prese l’arma dei Taddei.
“Grazie, Rachel…” mormorò “… ti sono debitore…” e si avvicinò come per darle un bacio, ma la donna scostò il viso.
“Sai bene che questo mestiere richiede due semplici regole…” sussurrò lei “… mai un bacio…”
“Già…” sorridendo malinconico Guisgard “… e mai innamorarsi… spero di rivederti, un giorno…”
“Addio, Guisgard…” mormorò lei con voce ferma. “Ora andate via…” aggiunse fissando Melisendra, poi la spada ed infine di nuovo Melisendra.
Melisendra
04-07-2011, 05.31.16
Ero rimasta in disparte, fino a quando la spada non fu consegnata a Guisgard.
Poco prima di andarcene mi rivolsi alla donna che l'aveva custodita e che continuava a lanciarmi occhiate insistenti.
"Vi ringrazio per averla custodita... vi sono grata per tutto quello che avete fatto... questo luogo è stata un'insperata oasi di pace." Le rivolsi un cenno di saluto e ce ne andammo.
Mi trattenni a stento dal prendere la spada, soprattutto perché ne temevo gli effetti. Sempre che fosse ancora tenacemente decisa a respingermi.
"E ora dove andremo? I miei spiriti non sono ancora tornati, staranno seguendo quel mendicante... e ora dobbiamo aspettare che torni da noi per indicarci il luogo dello scambio."
Eravamo in strada e la luce del sole si rifletteva sulle pietre degli edifici. Guardai Guisgard, aspettando una risposta.
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Guisgard
04-07-2011, 05.38.48
“Torneremo da Gavron” disse Guisgard “perché lì è isolato e si sentono al sicuro… vedrete che in breve si mostreranno per lo scambio…” fissò nervosamente la strada “… è ovvio che non ci lasceranno in vita, né noi, né tanto meno Gavron… sappiamo che Parusia finirà in mano loro e quindi avranno già deciso di ucciderci…” strinse la spada.
“Sto vendendo Capomazda ai suoi carnefici…” pensò “… ma non ho altra scelta, per ora…”
“Ecco la casa di Gavron,.” Indicò. “Se davvero i vostri spiriti tengono a voi, allora che si mostrino ora.”
Melisendra
04-07-2011, 06.04.28
Durante tutto il tragitto tacqui.
Non mi rispondevano. Pensai che fossero semplicemente indaffarati col compito che avevo loro affidato. Ma, una volta vicini a casa di Gavron, li sentii. Qualcosa mi avvolse, come una coperta, un amorevole brezza estiva o un raggio di sole che illumina una stanza. Erano lì. Non erano nè inquieti, nè preoccupati. Ma non erano soli.
"Li sento... e non sono soli..." Mormorai, fermandomi.
"Non possiamo dargli la spada... dobbiamo tentare... io non posso usarla, ma voi sì!" Avvicinai la mano alla spada, ma la sentii respingermi. "Posso pensare io a proteggere Gavron, ma voi dovrete usarla, quando se ne presenterà l'occasione... e senza sbagliare il colpo..."
Presi un respiro profondo e mossi un passo in direzione della casetta.
L'uscio era accostato. Non ricordavo di averlo lasciato così.
Guisgard
04-07-2011, 06.15.04
Guisgard annuì a quelle parole di Melisendra.
Aveva Parusia che scendeva lungo il fianco sinistro.
“Perchè quella spada pende così? Tirala giù!” Disse il maestro.
“Perché?” Chiese Guisgard.
“Perché la spada deve scendere naturale, in modo che il braccio non si tenda del tutto per estrarla.” Rispose il maestro. “Questo è essenziale quando hai la possibilità di menare un solo fendente... da come porterai la spada dipende la tua sopravvivenza...”
Si avvicinarono alla casa.
L’uscio era aperto.
Guisgard fissò Melisendra ed entrò.
“Ottimi questo pane e questo miele!” Esclamò l’orrendo e deforme mendicante, che stava ad attenderli nella loro cucina. “A saperlo vi avrei raggiunto prima. Avete con voi la spada?” Chiese mentre masticava a bocca aperta il suo indegno pasto.
“Dov’è Gavron?” Domandò Guisgard. “Voglio prima vederlo!”
“Oh, non è molto lontano… datemi la spada!”
Melisendra
04-07-2011, 06.37.55
"Ti dirò... questa volta il tuo arrivo non è del tutto sgradito..."
Gli girai attorno. Non sentivo un briciolo di potere di lui. Era vuoto e inutile, come una marionetta. Era ora di tagliarne i fili.
"Ambasciator non porta pena... bè nel tuo caso faremo un'eccezione..." meditai su come eliminarlo. Presi il pugnale che portavo appeso alla cintola, ma ci ripensai. Non potevo pugnalarlo o semplicemente tagliargli la gola. Il sangue avrebbe sporcato ogni cosa, soprattutto i suoi vestiti. E quei vestiti mi servivano. Quindi lasciai cadere la mano dal pugnale al fianco.
Lui si voltò, guardingo.
"Ma forse potresti fare qualcosa..." e con un gesto rapido della mano gli ripulii la bocca sporca dal miele e dalle briciole. La sola idea era semplicemente nauseante, ma sarebbe bastato avvicinarmi a sufficienza da percepirne il respiro. Velocissima, come se stessi afferrando al volo una gallina nel pollaio, chiusi il suo volto tra le mie mani. "Sssh... silenzio!", ordinai.
Mi avvicinai e il suo respiro si congiunse col mio. Ci misi un po'. A un certo punto capii che era agli sgoccioli: il suo cuore, che prima batteva forte e rapido come un tamburo, batteva sempre più lentamente. Si stava quasi fermando.
Scacciai indietro ogni scrupolo e terminai.
Ricadde pesantemente sulla sedia.
Mi ricomposi.
"Ci servono i suoi vestiti, non potevamo semplicemente... infilzarlo..." biascicai, tentando di spiegarmi. Detestavo che qualcuno mi vedesse nutrirmi.
Guisgard
04-07-2011, 06.51.33
“Avrei potuto strozzarlo o rompergli l’osso del collo…” disse Guisgard “… perché avete fatto questo?” Fu sul punto di dire altro, ma tacque e si chinò a raccogliere i vestiti del grottesco mendicante.
“Hanno un odore nauseante…” mormorò “… ma forse poco fa ho visto di peggio… come faremo a sapere dove hanno nascosto Gavron?” Chiese senza alzare lo sguardo su di lei. Spero per voi che abbiate un piano serio…”
Indossò allora i panni del mendicante.
Guisgard
04-07-2011, 07.02.52
“Questa monaca è completamente pazza!” Disse Finiwel, che ancora si appoggiava a Cavaliere25 per via della ferita, indicando Llamrei. “Crede che il veleno di cui è intrisa la sua bocca basti a metterla al sicuro!”
“Sorella…” fece Monteguard, zittendo Finiwell con un cenno “… credete davvero che la vostra tonaca ed il Crocifisso che avete al collo possano rendervi immune dall’odio di quegli uomini? Quella è gente che i Crocifissi li sradica dalle chiese per oltraggiarli e bruciarli. Per loro i chierici sono il male del mondo, solo perché mettono limiti alla loro ambizione ed alla loro malvagità. Non starò qui a raccontarvi cosa fanno dei nostri monasteri una volta attaccati, né cosa riservano agli orfanelli che vi trovano dentro… ma delle monache si, voglio parlarvene… il Cavaliere del Gufo è solito usarle come premio per i suoi fedeli… vengono così violentate per giorni, forse settimane le più sfortunate… fino a quando non muoiono per sfinimento e per le torture… un testimone una volta rivelò di aver udito il Gufo in persona di vantarsi di aver strappato le donne destinate a Dio, per concederle ai suoi cavalieri… se Dio E’ un dio, affermò, allora lo sono anche io, visto che vado a rubarGli le donne fin dentro il Suo gineceo.”
Guisgard
04-07-2011, 07.04.18
Icarius prese la mano di Talia ed insieme scesero nel cortile prima e nelle scuderie poi.
Layla li seguiva qualche passo più indietro.
“Talia…” disse lui all’orecchio di lei “… possibile che tu non riesca a riconoscermi? Talia, guarda i miei occhi, tocca il mio volto, i miei capelli…” portando le mani di lei su di lui “… Talia, vita mia… le sere al Borgovecchio, al ballo in maschera! Ricordi il pane caldo e la frutta fresca? E i nostri vestiti per l’incoronazione? Non puoi non ricordare!”
Layla, infastidita dal comportamento di Icarius, fece qualche passo verso di loro.
Il Figlio del Vento allora riprese a camminare, conducendo Talia alle scuderie.
“La vedi?” Indicando un bellissimo cavallo. “E’ Matys! E tu sai cavalcarla come nessun altra! E’ incredibile, sai?” Fissandola con gli occhi lucidi. “Si è lasciata cavalcare da me fino a qua! Senza mai scalciare!”
Fissò di nuovo Talia.
Accarezzò i suoi capelli chiari come quando la Luna illumina i fiori di un verziere e sfiorò quel viso che, ai suoi occhi, rendeva anche la bellissima Layla una semplice dama di corte.
Ed in quel momento, allora, vinto dall’amore e dalla disperazione, la strinse a sé e la baciò con passione.
Melisendra
04-07-2011, 07.22.51
"Bè... loro lo sanno... ci guideranno da Gavron." Erano vivaci e pieni di brio. La simbiosi che si era sviluppata con loro faceva sì che le nostre rispettive forze si equilibrassero vicendevolmente.
"Quella... bè, qualcuno la chiama colazione... ma senza volere essere sarcastici, visto ciò che stiamo per fare, il fatto è che non posso permettermi di rinunciare nemmeno alla più piccola e immonda fonte di energie."
Lo osservai bardarsi con i panni di quell'uomo.
"Temo che siate troppo diverso per costituzione da quell'uomo... questo vi rende riconoscibile e farà saltare il piano... a meno che..."
Mi agitai, quasi impacciatamente.
"A meno che non mi permettiate di trasformarvi in lui... e prima che diciate qualunque cosa, l'illusione è reversibile, sarà sufficiente che vi leviate di dosso l'oggetto che incanterò e tornerete quello di sempre."
Guardai la spada.
"Così porterai me e la spada da lui... e mentre lui sarà impegnato a punire me per l'affronto, voi potrete tentare il vostro unico colpo."
Talia
04-07-2011, 16.05.58
Scendemmo nel cortile, Layla ci seguì...
“Talia…” disse lui all’orecchio di lei “… possibile che tu non riesca a riconoscermi? Talia, guarda i miei occhi, tocca il mio volto, i miei capelli…” portando le mani di lei su di lui “… Talia, vita mia… le sere al Borgovecchio, al ballo in maschera! Ricordi il pane caldo e la frutta fresca? E i nostri vestiti per l’incoronazione? Non puoi non ricordare!”
Sollevai lo sguardo su di lui, sorpresa, mentre le mie mani, guidate dalle sue, gli sfioravano i capelli e il volto...
“I vostri occhi...” iniziai, ma subito mi interruppi e, dopo una breve pausa, mi corressi “I tuoi occhi hanno qualcosa di speciale... io...”
Volevo spiegare quella sensazione che avevo provato fin dal primo momento nell’osservare i suoi occhi, quel senso di déja-vu, quell’emozione indistinta e inspiegabile... ma era difficile da esprimere ciò che non capivo bene nemmeno io.
Poi Layla si fece avanti, mostrando palese scontento per quell’atteggiamento.
Icarius le lanciò un’occhiata obliqua e subito riprese a camminare.
Così giungemmo alle scuderie...
“La vedi?” Indicando un bellissimo cavallo. “E’ Matys! E tu sai cavalcarla come nessun altra! E’ incredibile, sai?” Fissandola con gli occhi lucidi. “Si è lasciata cavalcare da me fino a qua! Senza mai scalciare!”
Fissò di nuovo Talia.
Accarezzò i suoi capelli chiari come quando la Luna illumina i fiori di un verziere e sfiorò quel viso che, ai suoi occhi, rendeva anche la bellissima Layla una semplice dama di corte.
Ed in quel momento, allora, vinto dall’amore e dalla disperazione, la strinse a sé e la baciò con passione.
Quel bacio... inatteso, improvviso, travolgente...
E in quell’istante per me non esisté nient’altro tranne noi, non importava dove eravamo, non importava chi eravamo...
Fu tornando, infine, a guardare i suoi occhi che qualcosa si mosse con tale forza dentro di me da stracciare e vincere quella densa nebbia che mi avvolgeva la mente...
E allora rammentai...
Ricordai Icarius e tutti i momenti trascorsi con lui, la sua partenza e il ritorno, il suo incidente e la nostra fuga, Capomazda e l’Incoronazione, Pascal e il draghetto Kodran, Matys e il Borgovecchio, gli abiti per la festa in maschera e quella sera nel giardino del palazzo, il pane caldo che lui aveva fatto preparare per me alla maniera di Sygma... ricordai la Pieve, il cavaliere con la tunica rossa, Layla, Gyaia, la maledizione... ricordai i profumi e i colori di Sygma, ricordai il sole e le stelle di Capomazda...
I miei occhi si allargarono spropositatamente mentre tutto questo e molto altro mi attraversava la mente il un lampo. La testa mi girò forte, le ginocchia mi cedettero e dovetti aggrapparmi alla sua camicia con entrambe le mani per non cadere...
“Icarius...” mormorai “L’incidente, la fuga, il Borgovecchio, il pane di Sygma...”
Ma fu un lampo fulmineo...
Avvertii quella nebbia farsi di nuovo avanti, tentai di concentrare la mia mente su quei ricordi, tentai di aggrapparmi a quelle immagini con tutta la forza che avevo... ma quell’incanto crudele era forte, molto più forte di me...
Chiusi gli occhi...
“Icarius...” mormorai “Icarius, aiutami!”
Presi qualche respiro profondo, sentivo che la mia mente si stava facendo sempre più fragile e quella nebbia premeva forte, sempre più forte... ed io divenivo sempre più stanca e debole...
Sollevai un’ultima volta lo sguardo su di lui e mi sforzai di sorridere...
“Oh, Icarius...” mormorai “Ti amo tanto, cuore mio!”
Opposi un’ultima strenua resistenza contro quella nebbia, finché quella stanchezza non divenne insostenibile e mi avvolse fino a sopraffarmi. Tutto divenne buio, allora, e io persi conoscenza, afflosciandomi tra le sue braccia.
Lady Dafne
04-07-2011, 19.05.08
Quando i miei occhi si abituarono alla luce mi guardai intorno, eravamo in uno strano ambiente circolare illuminato da numerose torce alimentate ad olio che emanavano un odore quasi insopportabile. Intorno a noi le pareti erano ricoperte di marmo bianchissimo. La stanza dava su di un corridoio ampio e rivestito anch'esso di marmo, ma non era completamente bianco, aveva alcune striature nere. Compresi che le urla provenivano da lì, avremmo duvuto percorrere quel corridoio. Presi la mano di Pasuan
"Vieni, c'è un corridoio davanti a noi, dobbiamo percorrerlo! E' ampio, puoi camminare al mio fianco se vuoi".
Ci incamminammo.
Dopo un primo tratto il corridoio iniziò ad avvolgersi su sè stesso, era una chiocciola, più avanzavamo più scendevamo. Tutto quel vorticare mi fece venire la nausea ma non ci badai, presi una delle torce che erano appese al muro e continuai ad avanzare. Arrivammo ad un cancello di ferro
"C'è un cancello qui Pasuan, non possiamo avanzare".
Mi voltai sentendo un gemito. Appese a dei grossi anelli c'erano delle enormi catene... e ad esse era legato un giovane uomo. Era ricoperto di sangue ed irriconoscibile, immaginai subito che fosse Ludovici. Non vidi Amelya invece...
"Pasuan, Ludovici è qui! Sta male, è grondante di sangue... non so nemmeno se sia ancora vivo..."
Guisgard
04-07-2011, 21.24.05
“E sia, trasformatemi in quel bozzolo fetido e deforme…” disse Guisgard a Melisendra “… quanto a ciò che avete fatto…” esitò un momento “… non è affar mio, ma…” la fissò “… mi chiedo quando vi deciderete a smettere con questo genere di cose… poco fa… poco fa avete dato a vita ad uno spettacolo, beh… lasciamo perdere, come detto non è affar mio…” scosse il capo contrariato “… avanti, trasformatemi in questo obbrobrio e finiamola il prima possibile questa storia… voglio solo liberare Gavron ed andare via da questo posto il più in fretta possibile…”
Guardò il corpo senza vita del mendicante e fissò di nuovo Melisendra.
“Però non mi sento sicuro a portarvi con me…” fece, quasi a voler parlar d’altro “… preferirei sapervi al sicuro, mentre io sistemo la faccenda…”
llamrei
04-07-2011, 21.32.17
"Bene capitano, allora che aspettate a mettere freno a tutta questa violenza? Credete che star qui a parlarne possa sortire un effetto positivo? Dite, signore, avete qualche idea migliore della mia o debbo raccontarvi anch'io cosa accade nei monasteri quando i cavalieri trovano ristoro dopo una lunga giornata di viaggio? Trovano rifugio e consolazione tra le braccia e le preghiere dei monaci. Se vi garba vi posso indicare qualche monastero in particolare"
Senza attendere risposta chiesi:
" Ho bisogno di ristorarmi. Un bagno caldo. E' possibile averlo o è un'operazione troppo difficile da espletare?"
Guisgard
04-07-2011, 21.34.45
“Cerchiamo di liberarlo, Dafne!” Disse Pasuan. “Portami vicino alle sue catene e cercherò di spezzarle con la mia spada! Ma fa attenzione.”
Ludovici alzò il capo e fissò i due amanti.
Sanguinava ed aveva ferite ovunque.
Cercò di parlare, ma non sembrava in grado di poterlo fare.
Allora cominciò ad indicare qualcosa alle sua destra ed alla sua sinistra.
Dafne voltò il capo e si accorse di un qualcosa di orribile.
Altri uomini erano incatenati alle pareti, nelle stesse condizioni di Ludovici.
Come tanti martiri, erano lasciati a morire dopo essere stati torturati a sangue.
“Cosa c’è, Dafne?” Chiese Pasuan. “Perché non parli più? Cosa sta succedendo?”
Guisgard
04-07-2011, 21.43.08
Monteguard fissò Llamrei e diede ordine ad uno dei suoi di condurla al palazzo.
“Questa è una caserma ed è frequentata da soli uomini, sorella.” Disse. “Nel palazzo ducale troverete il modo per sistemarvi e riposarvi. Seguite il mio cadetto ed egli vi condurrà da Izar e monsignor Ravus. Loro sapranno offrirvi degna accoglienza.”
Giunse il cadetto e pregò Llamrei di seguirlo.
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cavaliere25
04-07-2011, 21.50.01
Guardai Finiwell e dissi amico mio non è meglio se andate a riposare non siete ancora ripreso vi conviene mettervi a letto e cercare di guarire e rimasi fermo ad aspettare una sua risposta
Guisgard
04-07-2011, 22.06.15
“Si, il ragazzo dice bene, dovresti riposare un pò.” Disse Monteguard a Finiwell. “E vai a riposare anche tu, Cavaliere25. Presto bisognerà essere in forze.”
“Si, andiamo a stenderci un pò, amico mio." Fece Finiwell a Cavaliere25.
"E passa per l'infermeria a farti controllare quella ferita."
"Si, capitano." Rispose Finiwell.
cavaliere25
04-07-2011, 22.12.27
lo presi sotto braccio e lo condussi verso l'infermeria e dissi ora vediamo di sistemare la tua ferita e a rimetterti in piedi quando sarai in forze andremo a combattere spalla a spalla fianco a fianco nessuno ci potrà dividere
llamrei
04-07-2011, 22.20.49
"Izar dite? E' un nome che mi sembra di ricordare..." dissi pensierosa guardando MOnteguard.
E seguii il cadetto che mi precedeva di qualche passo.
Ad un tratto fui investita da una specie di premonizione: rimasi immobile per alcuni istanti finché non riuscii a riprendere la ragione. Mi voltai di scatto e come d'istinto mi misi a camminare velocemente verso Monteguard.
"Signore" dissi concitata "Vi devo consegnare questo" e gli porsi il plico che conservavo nascosto. "sono certa che voi ne farete buon uso. Devo venire con voi, assolutamente. "
Melisendra
05-07-2011, 01.16.28
"Quel genere di cose è il mio sostentamento. E' inevitabile... anche se cerco di non uccidere più del necessario. Direste a un lupo di non dilaniare la preda?" replicai con tono asciutto.
Scossi il capo, mentre mettevo sottosopra il contenuto di un cassetto, alla ricerca di una candela.
Posai la candela accesa davanti a me e presi un braciere, all'interno del quale posai delle erbe odorose che avevo trovato appese al soffitto.
Iniziai a bruciare le erbe secche, da cui scaturì un fumo grigio.
"Non rimarrò qui ad aspettare, lo sapete bene... da solo non ci riuscirete... con un po' di fortuna riuscirò a farlo irritare abbastanza da distrarlo il tempo sufficiente per farvi agire! Ho passato quasi tutta la mia vita con quell'uomo... penso che la mia presenza non vi sarà di intralcio."
Presi il pugnale e mi ferii la mano. Quando sgorgò il sangue, con attenzione a non sprecarne nemmeno una goccia, lo feci cadere sulle braci ardenti. Questo li avrebbe attirati. Infatti arrivarono. La stanza era piena e volteggiavano intorno a noi come lucenti pesciolini argentati in un laghetto.
Descrissi un cerchio intorno a noi, lasciando cadere al suolo qualche goccia di sangue.
Avevo pasteggiato due volte in poche ore e non mi sorprese vedere la ferita alla mano rimarginarsi in pochi istanti. La ripulii dal sangue e osservai la pelle liscia e compatta.
"Venite...", invitai gli spiriti ad avvicinarsi a noi. Sfiorai il corpo del morto e gli dipinsi il segno dell'illusione sul petto. Poi mi avvicinai a Guisgard e, con lo stesso carbone gli disegnai quel simbolo sul petto. Presi la veste del mendicante tra le mani e la posai in mezzo a loro. Mi punsi nuovamente col pugnale e la consacrai.
"E ora fate ciò che vi ho chiesto..." Il fumo delle erbe ci aveva avvolti del tutto. Presi quella veste tra le mani e feci segno a Guisgard di prepararsi a indossarla. Appena gliela misi li sentii avventarsi su di me e usarmi come un ponte per arrivare al cavaliere. Vidi le sue fattezze mutare, poco prima di sentire la mia testa esplodere in un abbagliante sfolgorio di luci.
Poi più nulla. Barcollai e caddi al suolo, ma rimasi tenacemente aggrappata alla realtà.
Quando tutti i miei sensi tornarono normali, sventolai via il fumo e gettai le braci. Appena l'aria fumosa intorno a noi si diradò, lo vidi. Di fronte a me c'era lo stesso orribile mendicante che giaceva al suolo.
"Perfetto..." dissi in un soffio. Mi sembrava di aver corso a perdifiato.
Andai in camera e presi uno specchio, quindi glielo porsi.
"Basterà che vi togliate quello straccio e tornerete voi stesso all'istante..." presi un respiro profondo e poi lo guardai con un mezzo sorriso.
Guisgard
05-07-2011, 01.53.06
Guisgard si guardò allo specchio e vide la sua immagine mutata nel grottesco e disgustoso mendicante.
Il cavaliere allora annuì, alle parole di Melisendra.
“Voi non siete un lupo, almeno per quanto mi riguarda…” disse mentre sistemava Parusia sotto le vesti “… ma una donna… continuerete a fare queste cose anche quando sarete con vostro figlio? O forse per quel tempo vi sarete specializzata nel trarre linfa vitale da animali come agnelli e capretti?” Sorrise amaramente. “Ma che sciocco, vero? Pretendere di farvi comprendere… del resto cosa ci si può aspettare dalla donna innamorata del Cavaliere del Gufo… forse dovreste tornare da lui, sapete? In fondo non siete poi così diversi… amate uccidere e non potete farne a meno… davvero una coppia perfetta. Da romanzo.”
Si avviò allora verso la porta.
“Si, sapevo che sarebbe stato inutile chiedervi di restare qui.” Aggiunse. “Fate come volete… ma vi avverto…” fissandola “… non intralciatemi. Non voglio mettere in pericolo Gavron solo per le vostre manie di protagonismo.” Aprì la porta.
Melisendra
05-07-2011, 02.24.31
"Non amo uccidere, ma questo è ciò che sono... se non mi nutro muoio. E questo è tutto." Ricordai una delle punizioni afflittemi dal mio antico padrone, quando mi aveva negato il nutrimento per farmi capire quanto fosse inutile combattere la mia natura. In un certo senso aveva avuto ragione.
Mi sentii meglio, anche se gli occhi e le tempie mi dolevano un po'.
"Continuate a confondermi con una dama, una delel tante dame che sono felici di indossare nastrini rosa e lanciare fazzolettini ai cavalieri, si occupano della casa e muoiono circondate dai figli e dai nipoti, invece io sono solo un'incantatrice: questa è la mia natura. Mia e della mia stirpe."
Mi alzai e uscii.
"E ora seguiremo loro." Due bizzarre luci azzurrine si materializzarono davanti a noi e subito iniziarono a correre, soffermandosi talvolta ad attenderci.
Li seguimmo.
Guisgard
05-07-2011, 02.45.25
Guisgard scosse il capo a quelle parole di Melisendra e sorrise sarcastico.
“Allora dovevate pensarci prima…” disse “… prima di mettere al mondo un figlio, per poi abbandonarlo in mano a degli estranei… ma voi tanto neanche le capite queste cose…”
Seguirono i segni lasciati dagli spiriti.
“Questa donna riesce continuamente ad irritarmi…” pensava “… nessuna ci riesce come lei… idiota io che continuo a darle spago… che vada al diavolo! Tanto, per quanto mi riguarda, tra un pò lei e questo posto saranno solo lontani ricordi!”
Ad un tratto gli spiriti imboccarono una stradina isolata ed avvolta nelle tenebre della notte.
Poco dopo, Guisgard e Melisendra, si ritrovarono nei pressi di un bivio dissestato che sembrava perdersi nell’incolto e desolato spiazzo circostante.
Lì vicino vi era una piccola cappellina nella quale si trovava il Cristo Redentore.
Ad un tratto, dal buio, emersero alcune figure avvolte in lunghi mantelli.
Dopo un momento comparve tra loro un uomo, che usciva gradualmente dall’ombra che avvolgeva quel luogo.
L’uomo fissò il mendicante e poi Melisendra.
“Perché hai condotto con te la donna?” Chiese al mendicante. “Non erano questi gli ordini del padrone… e cosa è accaduto al cavaliere che era con lei?”
Guisgard lanciò un’occhiata a Melisendra, cercando di trovare una degna risposta a quelle domande.
Melisendra
05-07-2011, 02.59.10
"Il cavaliere ha avuto ciò che meritava... una volta recuperata la spada ho lasciato il suo corpo senza vita in un vicolo..." Chinai il capo. "Credo di avere molte cose da farmi perdonare..."
Lanciai un'occhiata a Guisgard e poi mi rivolsi all'uomo che ci aveva fermati con tono deciso. "Ma credo anche che questi non siano affari che ti riguardano, desidero incontrare il mio signore."
Gli spiriti tornarono al mio fianco e svanirono nell'aria.
Guisgard
05-07-2011, 03.15.51
L’uomo fissò Melisendra per qualche istante, poi si avviò verso la penombra che racchiudeva quel luogo.
Toccò un punto preciso della cappellina e questa si spostò verso sinistra.
Apparve allora un cunicolo sotterraneo e l’uomo fece segno di seguirlo.
Così Guisgard e Melisendra si calarono in quell’oscuro luogo che sembrava assumere sempre più i tratti dell’anticamera degli inferi.
Uno di quegli uomini aveva con sé una torcia che a stento illuminava la loro discesa.
Quando l’aria si fece più densa e viziata, giunsero in un piccolo antro.
Era semibuio ed umido.
Davanti a loro si mostrò allora un corridoio.
Lo imboccarono.
All’improvviso apparve una leggera luce in lontananza.
Proveniva da una piccola cella.
Giunti, vi trovarono un uomo dal capo coperto, intento a scrivere qualcosa su un grosso volume.
Nel vederli si alzò e si avvicinò al mendicante.
Lo fissò per qualche istante, per poi spostare il suo sguardo su Melisendra.
“La spada” disse rivolgendosi al mendicante “dov’è?”
Guisgard spostò le vesti e la mostrò all’oscuro signore.
“Dammela.”
Guisgard allora obbedì.
“Non ho più bisogno di te.” Fece l’oscura figura.
Guisgard restò sorpreso e si mostrò titubante sul da farsi.
“Vieni via con noi.” Disse uno di quegli uomini al mendicante.
L’oscuro signore cominciò ad esaminare Parusia.
“Si… è lei… è Parusia…” ammirando la perfezione del suo acciaio “… dov’è il cavaliere che era con te?” Chiese improvvisamente a Melisendra.
Melisendra
05-07-2011, 03.36.15
"Il cavaliere l'aveva nascosta... ho dovuto aspettare che l'andasse a prendere per liberarmi di lui."
Mi avvicinai a lui.
"Avevate ragione voi..." chinai il capo, "Non posso sopravvivere da sola... per questo ho insistito per riportarvi la spada. In fondo siete la cosa più simile a una famiglia che potrò mai avere..."
Lo guardai come se fossi stata realmente pentita di tutto ciò ce avevo fatto.
Mi concentrai per non lasciar filtrare nemmeno un po' delle emozioni che provavo. Non avrebbe sentito nè il mio odio nè la mia paura per la sorte di Gavron e di mio figlio.
Di sicuro il bambino si trovava lì sotto da qualche parte.
Guisgard
05-07-2011, 03.58.34
“Eppure avevi tentato di ingannarmi insieme a quello sciocco cavaliere…” disse tornando al libro su cui stava scrivendo prima del loro arrivo.
Riprese a scrivere.
“Queste formule che sto trascrivendo sono potentissime…” mormorò l’oscura figura “… possono invocare alcuni degli arcidiavoli più potenti… secondo una tradizione molto antica, attraverso questo testo gli abitanti di Nolya invocarono il terribile demone Lanzarath per difendere la loro città dagli afragognesi… altri rituali sono capaci invece di dominare la mente degli uomini, tanto da far ammettere loro anche i più intimi pensieri…” alzò gli occhi e la fissò “… potrei adoperarli per leggerti dentro e sapere se posso o meno fidarmi ancora di te…” un ghigno apparve sul suo viso “… ma fortunatamente abbiamo un’occasione che ci permetterà di svelare questa cosa, senza il bisogno di scomodare le forze degli inferi…”
Suonò il piccolo campanello di ottone che aveva sul tavolo e subito lo raggiunse uno dei suoi.
“Prepara quel piccolo bastardo…” ordinò al suo fedele, senza alzare mai gli occhi da Melisendra “… la nostra incantatrice ne farà il suo prossimo pasto…”
Melisendra
05-07-2011, 04.24.17
"Mi stavo giusto domandando cosa ne avreste fatto, ora che non vi è di alcuna utilità..." sospirai. "Bè, è un piccolo prezzo per tutto ciò che è avvenuto in questi anni..."
Mi rivolsi a Guisgard. "Portate qui il bambino."
Mi domandai cosa stesse pensando. Forse stava pensando che ero fin troppo a mio agio in quel mondo oscuro e contorto.
Mi sedetti sulla sedia di fronte al mio signore e posai una mano sui libri. Ne presi uno e lo sfogliai.
"Vedo che continuate a collezionare queste opere... vi serviranno per liberarvi di coloro che stanno assediando la città, una volta che avranno portato a termine il loro compito di distruzione..."
Guisgard
05-07-2011, 04.39.24
“Può darsi…” disse l’oscura e malvagia figura fissando Melisendra “… può darsi…”
Guisgard, intanto, era con gli altri per portare Gavron al loro signore.
“Dove si trova?” Chiese all’uomo che gli era a fianco.
“Dove l’abbiamo rinchiuso dopo averlo portato qui.”
Giunsero in una stanza semibuia, dove vi era una piccola figura che mangiava avidamente.
“Andiamo, forza!” Ordinò uno di quegli uomini.
Subito quella smise di magiare e uscendo dall’ombra si mostrò a loro.
Guisgard lo fissò con un impeto che gli scosse il cuore.
Era Gavron.
Appariva stanco ed affaticato.
Aveva le mani legate ed i vestiti sporchi e maleodoranti.
Poco dopo si presentarono all’oscuro signore.
Nel vedere la ragazza, Gavron sgranò gli occhi ed ebbe un sussulto.
Ma non disse nulla.
Forse era troppo stanco e fiaccato nello spirito per poter parlare.
“Bene, lasciateci soli.” Disse l’oscuro signore.
Melisendra restò così sola con Gavron ed il suo antico padrone.
Melisendra
05-07-2011, 05.14.26
Appena lo vidi barcollare verso di noi sentii una morsa al cuore.
"Fate rimanere il vostro servo... qualcuno dovrà portarlo via quando avrò finito..."
Mi avvicinai a Gavron e gli accarezzai il volto stanco e sporco.
Lanciai un'occhiata nervosa in direzione della spada.
Presi Gavron in braccio, era così debole. Posò la testa sulla mia spalla e poi guardai la figura incappucciata.
"Ricordate la storia di Aifa?"tergiversai, tornando ad accarezzare il piccolo Gavron, esausto "Fin dove può arrivare la fame d'amore e di libertà..."
Radunai gli spiriti. C'erano delle fiaccole appese ai muri e una candela sul tavolo. Ero quasi pronta.
Guardai Gavron e lo sentii esausto.
Guisgard
05-07-2011, 05.43.06
“Decido io cosa ne sarà del suo cadavere.” Disse l’oscuro signore a Melisendra.
Fece allora cenno agli altri di uscire, ma Guisgard restò perplesso ed immobile.
“Cosa fai?” Chiese uno degli uomini. “Andiamo, via!”
Ma Guisgard restò immobile.
L’oscuro signore lo fissò.
Il falso mendicante tradì allora nervosismo.
“Cosa fai ancora lì? Ti ho detto di andare via con gli altri!”
Guisgard fissò allora prima Melisendra e poi Gavron.
“Forse il tuo stesso fetido ti ha dato alla testa!” Prendendolo per un braccio uno di quegli uomini. “Lasciamoli soli!”
“Al diavolo!” Esclamò Guisgard, tirando a se quello che gli teneva il braccio e colpendolo forte.
Un attimo dopo tutti furono su di lui.
Il cavaliere allora cominciò a divincolarsi, tentando di avere la meglio sui suoi assalitori.
Ad un paio fracassò la testa, mentre ad altri due ruppe una sedia di legno sulla schiena.
Ma nel bel mezzo della rissa, uno di loro lo colpì alle spalle, facendogli perdere i sensi.
“Maledetto…” ansimò colui che l’aveva colpito, mentre gli dava un forte calcio nello stomaco, nonostante fosse ormai a terra senza conoscenza “… ma cosa gli è preso?”
L’oscura figura si chinò sul mendicante, ma l’incanto di Melisendra celò il suo vero volto.
“Un pezzente che si batte come un cavaliere…” mormorò un altro di loro “… che il diavolo lo porti!”
“Rinchiudetelo.” Ordinò il loro padrone. “Mi occuperò di lui dopo.”
Portarono allora via il falso mendicante.
L’ultimo però di quegli uomini, col volto coperto da tatuaggi e con indosso una lunga tunica chiara, avvolse Parusia in un velo, come gli era stato ordinato dal suo signore e la prese con sé.
“Molto strano…” mormorò l’oscuro signore fissando Melisendra “… mettevo in dubbio la tua fedeltà ed invece a tradirmi è stato uno dei miei più fedeli servitori…” di nuovo quel ghigno “… avanti, cibati di questo bambino e dimostrami la tua lealtà…” le disse.
Melisendra
05-07-2011, 06.13.40
Accarezzai il bambino e mi voltai, dando le spalle a quell'uomo malvagio.
"Dormi... " gli sussurrai. Sentii il suo corpo diventare molle tra le mie braccia e appesantirsi. Invece di sottrargli la vita guardai verso le ombre dei miei spiriti e gli chiesi aiuto. Soffiai dentro a Gavron un po' delle mie energie.
Il suo volto sereno ricadde all'indietro.
Se respirava era impercettibile. Non sapevo cosa avessero fatto, ma avrebbe potuto sembrare morto.
Lo posai sul pavimento e rimasi a guardarlo.
Guisgard
05-07-2011, 06.25.50
Il malvagio signore fissò Melisendra ed ogni suo piccolo gesto.
“Molto bene…” disse appena l’incantatrice lasciò a terra il corpo di Gavron “… ora ti sentirai sicuramente meglio… hai tratto la giusta energia da quell’insignificante essere… molto bene…” chiamò di nuovo i suoi servitori e diede ordine di condurre via quello che credeva essere il cadavere di Gavron.
“Cosa ne facciamo, signore?”
“Datelo in pasto ai ratti.” Rispose il signore. “E tu, mia cara, se vuoi, puoi andare via… come vedi io le mantengo sempre le mie promesse.”
Diede allora ordine ad un paio dei suoi di accompagnarla fuori da quel posto.
Melisendra
05-07-2011, 06.33.43
"Grazie, mio signore..." mi inchinai e poi presi in braccio il piccolo Gavron.
"Penserò io a lui... lo seppellirò lontano da qui."
Sembrava una bambola di pezza.
"Una volta sistemata questa faccenda tornerò e sarò ai vostri ordini..."
Pensai a Guisgard, rinchiuso chissà dove, e alla spada, che era stata avvolta in un drappo e portata via.
Ero concentrata sul mantenere la vita nel corpo di Gavron celata agli occhi di tutti. Mi incamminai lungo il corridoio, ma non dimenticai di guardarmi intorno. C'erano cunicoli e porte.
Dove diavolo era Guisgard?
Guisgard
05-07-2011, 06.45.12
“Vedo che ti sta molto a cuore la sepoltura di quel bambino.” Disse l’oscuro signore.
Fissò allora uno dei suoi ed annuì.
Il servitore fece segno a Melisendra di seguirlo e poco dopo la ragazza, con in braccio Gavron, si ritrovò di nuovo in superficie, accanto alla cappellina col Cristo Redentore.
Albeggiava su Capomazda e la natura cominciava a destarsi dagli incanti e dai misteri della notte.
Sulle torri della cittadella, quasi perse nella foschia del mattino, si intravedevano le fiaccole delle sentinelle, mentre sordi boati si udivano in lontananza, oltre la cinta muraria.
E di fronte all’angoscia di quel mattino, l’unico barlume di speranza, serenità e pace sembrava provenire dallo sguardo del Cristo della cappellina che brandiva, quasi come un’arma, la Sua Croce, unica difesa contro le forze del male che minacciavano quel turbolento mondo.
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Guisgard
05-07-2011, 06.47.24
Monteguard restò sorpreso.
“Sorella…” disse pensieroso a Llamrei “… cosa contiene questo plico? E perché lo consegnate proprio a me?”
Fissò ancora quel plico, cercando di comprendere cosa nascondesse al suo interno.
“E perché dite di dover venire assolutamente con me? Parola mia che non ho la minima idea di ciò che mi state dicendo…”
Guisgard
05-07-2011, 07.09.39
Quelle parole, racchiuse in un sospiro.
“Oh, Icarius… ti amo tanto cuore mio…” disse Talia, per poi perdere conoscenza fra le sue braccia.
Layla subito si avvicinò e fece cenno ad alcuni valletti di prendere Talia e portarla nel palazzo.
“No, che nessuno la tocchi!” Fece Icarius, tenendo la moglie fra le sue braccia.
Seguendo allora Layla, portò Talia nel palazzo, dove fu messa a letto a riposare.
“Avete già fatto abbastanza danni per oggi.” Disse Layla ad Icarius. “Lasciatela riposare tranquilla.”
“Allora aspetterò fuori da questa stanza.” Rispose il signore di Capomazda e di Sygma. “Aspetterò che riprenda conoscenza.”
“Vi ricordo che siete a casa mia, milord.”
“Le ho promesso di non lasciarla mai.” Replicò Icarius. “E né gli uomini, né la natura mi impediranno di restare accanto a mia moglie.”
“Siete uno sciocco…” con disprezzo Layla “… il fatto che Yelia abbia perso i sensi fra le vostre braccia non cambia nulla… è ancora molto debole e confusa a causa della malattia che l’ha costretta per lungo tempo a letto…”
“Io la porterò via con me…” fece Icarius.
Layla lo fissò senza dire nulla.
Il palazzo sembrava magico quella sera.
L’acqua delle fontane del verziere scorreva leggera e luminosa sotto la luce della Luna.
“Solo i migliori cavalieri possono partecipare al grande Palio di Sygma.” Disse Talia.
“Cosa sarebbe?” Chiese Icarius.
“Beh… una sorta di giostra, direste voi a Capomazda.” Rispose lei. “E vi partecipano tutte le contrade del regno. E’ uno spettacolo unico.”
“In tal caso andremo a vederlo.”
“Accorre gente da tutto il regno per poterlo vedere.” Entusiasta lei. “In quei giorni vi è ressa ovunque per le strade della capitale.”
“Si, ma io sono il signore di Sygma e mi daranno di certo un posto d’onore per assistere allo spettacolo!”
Talia rise.
“Beh, essere un pezzo grosso da i suoi vantaggi!” Esclamò lui.
“E’ per questo allora che tu ed i tuoi antenati avete conquistato Sygma!” Fece lei, fingendosi infastidita. “Ed io che pensavo ci fosse dietro un qualcosa di romantico e cavalleresco!”
“Dei miei nobili antenati non so...” avvicinandosi a lei “…ma io conquisterei Sygma solo per averti tutta per me…”
“Una guerra per conquistare una donna!” Esclamò Talia divertita. “Sei un megalomane o solo poco sicuro di te, milord?”
“Sono solo disposto a tutto pur di aver te, milady.” Facendole l’occhiolino Icarius.
Si alzò allora in piedi e si avvicinò ad uno degli alberi del verziere.
“Cosa fai?” Chiese lei.
“Incido sulla corteccia i nostri nomi.” Rispose lui.
“Vuoi solo farti perdonare perché hai preferito il Palio a me!”
“No, solo per buon auspicio. A Medoro ed Angelica ha portato fortuna.”
Talia rise.
“Però, pensandoci...” pensieroso lui “… per te Angelica va bene, essendo lei bellissima... ma lui era proprio insulso! No, dico... come si fa a scegliere lui quando invece puoi avere i migliori paladini di Francia!”
Talia lo ascoltava divertita.
“No, meglio un’altra coppia… Lancillotto e Ginevra?” Chiese Icarius.
“Non mi ci vedo nei panni di lei...”
“Erec ed Enide?”
“Lei è già più simile a me...”
“Tristano e Isotta?”
“E il filtro?” Domandò lei divertita.
“Non ho certo bisogno di un filtro per innamorarmi della mia bellissima moglie...”
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In quel momento Talia riprese conoscenza.
“E’ stato solo un attimo di debolezza.” Era Layla che parlava con Shezan, senza essersi accorta del risveglio di Talia. “Il Pegno del Cuore è una morsa e nessuno può uscirne. Appena sveglia continuerà a non ricordare nulla del suo passato.”
In quel momento Shezan, accorgendosi del risveglio della ragazza, fece un cenno a Layla.
“Ben svegliata, sorella.” Avvicinandosi Layla al letto. “Ti senti meglio ora? E’ stato solo un capogiro, niente di che. Vedrai che presto ti sentirai meglio, Yelia.”
Guisgard
05-07-2011, 07.13.15
Giunti in infermeria Finiwell e Cavaliere25, subito i medici si occuparono della ferita del cavaliere.
Raggiunsero poi i loro alloggi nella caserma e finalmente poterono riposarsi dopo la brutta storia che li aveva visti protagonisti con Morrigan e Llamrei.
cavaliere25
05-07-2011, 10.45.20
mi distesi sul letto e cercai di dormire ma i pensieri mi avvolgevano pensai se ero pronto per quella battaglia se ero al altezza poi pensavo a Finiwell sperando che guarisse infretta i pensieri mi avvolgevano in quel momento cercai di chiudere gli occhi e dormire
Talia
05-07-2011, 16.13.13
Aprii lentamente gli occhi. Quel sogno era stato tanto reale che per un istante faticai a capire dove mi trovassi e a chi appartenessero le voci che udivo provenire da qualche parte lì vicino...
“E’ stato solo un attimo di debolezza.” Era Layla che parlava con Shezan, senza essersi accorta del risveglio di Talia. “Il Pegno del Cuore è una morsa e nessuno può uscirne. Appena sveglia continuerà a non ricordare nulla del suo passato.”
In quel momento Shezan, accorgendosi del risveglio della ragazza, fece un cenno a Layla.
“Ben svegliata, sorella.” Avvicinandosi Layla al letto. “Ti senti meglio ora? E’ stato solo un capogiro, niente di che. Vedrai che presto ti sentirai meglio, Yelia.”
Ruotai lo sguardo e lo posai sulla donna, in piedi accanto al letto in cui ero distesa...
Yelia...
Sorella...
Il Pegno del Cuore...
Soppesai quelle parole, ma non dissi niente.
Appena sveglia continuerà a non ricordare nulla del suo passato... aveva detto.
Il mio passato...
Altrettanto lentamente e continuando a restare in silenzio, riportai gli occhi al soffitto decorato e li richiusi. Riflettevo.
Ricordavo perfettamente la passeggiata con lord Icarius, le sue parole, il suo bacio... ma per il resto la mia mente era di nuovo avvolta da quella nebbia densa che non mi permetteva di guardare più lontano.
E tuttavia qualcosa adesso affiorava da quella nebbia, qualcosa che prima del bacio di Icarius non c’era... non erano precisamente ricordi, era qualcosa di più indistinto e impalpabile, ma ugualmente potente: erano emozioni, sensazioni, l’eco di stati d’animo...
Ripercorsi per un istante il sogno che avevo appena fatto...
Icarius...
La gioia e l’amore...
Quella luce azzurrina e il silenzio ovattato di quel giardino...
Il Palio di Sygma...
I miei pensieri si soffermarono su quest’ultima cosa...
Sygma...
Cos’era Sygma?
Uno strano moto mi percorse l’anima a quell’idea e immagini convulse presero a sovrapporsi, mio malgrado, nella mia testa... Sygma... Sygma era affetto e gioia, Sygma era verde e marrone... Sygma e il Palio... l’allegria, la festa, la corsa, le grida, la felicità più viva o la delusione più nera... Sygma era l’infanzia e la spensieratezza...
Poi, improvvisamente, le parole di Layla mi attraversarono di nuovo la mente...
Yelia...
Sorella...
Sospirai.
Che cosa era vero, dunque?
Mi sentivo come chi, svegliandosi di soprassalto nel cuore della notte, ha difficoltà a riconoscere la realtà dal sogno e resta lì, immobile nel buio, cercando indizi che lo aiutino a capire.
Così ero io: immobile nel buio della mia mente, tentando disperatamente di riconoscere la verità tra le emozioni che mi generava Icarius e le parole che Layla infondeva nella mia testa con sorprendente mordente.
Riaprii gli occhi, infine, e tornai a guardare le due figure che stavano ancora ritte ai piedi del mio letto.
Ero ben decisa, ma quando parlai la mia voce suonò tanto fragile, remissiva e gentile da non offrire nessuno spunto per alcuna obbiezione.
“Dici bene, sorella mia...” mormorai, scostando leggermente le coperte e mettendomi seduta “Non è stato che un piccolo capogiro, dopotutto... tu dici che non c’è da preoccuparsi e così lo credo anche io. Ma desidererei prendere un po’ di aria fresca, adesso... sono certa mi farà bene! Così, con il tuo permesso, vorrei uscire in giardino.”
Mi alzai piano e, con un piccolo inchino, mi avviai verso la porta.
Magari, pensai tra me, Icarius era ancora lì... dovevo vederlo... desideravo vederlo.
Lady Dafne
05-07-2011, 19.44.57
“Cosa c’è, Dafne?” Chiese Pasuan. “Perché non parli più? Cosa sta succedendo?”
Riuscii a stento a trattenere un forte conato di vomito alla vista di tanto sangue, di tanta carne viva e di tanto orrore.
"Oddio Pasuan, ci sono uomini ovunque ridotti in fin di vita, feriti come Ludovici. Alcuni credo che siano già morti. Dio, Pasuan... non ho mai visto tanta crudeltà..."
Mi aggrappai al suo braccio mentre un nodo mi serrava la gola.
"Dobbiamo liberarli, non so quanti siano i vivi e quanti i morti ma... dobbiamo portarli tutti fuori di qui... e dobbiamo andarcene velocemente anche noi. C'è troppo odore si sangue qui. Ti aiuto a liberarli e poi dammi la sacca d'acqua che c'eravamo portati, credo che questi uomini non bevano da giorni!"
Appena liberammo Ludovici cercai di parlargli, sperai che avesse la forza di parlarmi dopo essersi dissetato
"Ludovici, Amelya ci ha portato da te, come mai vi hanno rinchiuso qui? Chi è stato? Da quanto tempo siete qui e soprattutto, dov'è Amelya ora??"
Melisendra
05-07-2011, 20.46.22
Passai sotto lo sguardo severamente indulgente del Cristo Redentore e disperai per mantenere il controllo.
Fuori di lì mi sentii al sicuro, ma presto sarei dovuto tornarci.
A stento raggiunsi casa. Mi chiusi dentro, cercando di tenere chiuse tutte le imposte. Appoggiai Gavron su un letto e iniziai ad armeggiare con dei vecchi stracci e qualche corda.
Avvolisi il corpo del mendicante in un macabro involto e uscii nel retro a scavare una buca. Dovevo farlo sparire.
Ero sfinita. Mi doleva ogni parte del corpo.
Avevo scavato accanto a una catasta di legno da ardere.
Quando la buca fu sufficientemente grande, trascinai l'involto contenente il cadavere per tutto l'orto e lo gettai dentro. Avevo le mani piene di fiacche.
Con un ultimo sforzo evocai gli spiriti e soffiarono a tal punto che la catasta crollò sul lato, andando a coprire la terra smossa. Nessuno avrebbe sprecato tempo a togliere di lì tutta quella legna e scavare.
Ma ora dovevo pensare a Gavron. Era debole e io non avevo abbastanza forze. Dove portarlo? Temevo di essere stata seguita.
Dovevo tornare là... chissà cos'era successo a Guisgard. Chissà cosa sarebbe potuto succedere.
Preparai una zuppa e cercai di far mangiare Gavron, che se ne stava sospeso in un preoccupante dormiveglia. Non sarei riuscita a portarlo molto lontano.
Me lo legai sulla schiena con una grande sacca da mercato e mi coprii con un grande mantello nero, trovato in un baule, che forse apparteneva a sua madre. Mi incamminai per strada, incappucciata e ben nascosta. Sembravo una vecchia donna con la schiena ricurva. Sperai che nessuno mi stesse seguendo.
Non c'era molta scelta. Bussai alla porta della casa di piacere e insistetti finché non mi aprirono. La strada era vuota. Il sole non era ancora tramontato, ma iniziava a scendere verso occidente, troppo presto perché quelle donne ricevessero i primi clienti.
Guisgard
05-07-2011, 20.49.09
Il grande corridoio dei ritratti, dove erano esposti i dipinti degli Arciduchi, delle Granduchesse e dei loro figli.
Uno sfoggio di bellezza, nobiltà e potenza che poche altre aristocratiche dimore potevano vantare in Europa.
Se i Capetingi di Francia sono i più antichi regnanti europei, i Taddei sono di sicuro i più nobili.
Sull’ala destra, accanto ad un’alta vetrata, non vi era che un solo ritratto.
Raffigurava una giovane donna, di carnagione chiarissima come porcellana, capelli di un rosso pallidissimo ed un biondo solo appena accennato, con lo sguardo vivissimo di chi ha tanti sogni e non teme di viverli fino in fondo.
Gli occhi erano di un verde limpido e mutevole, i lineamenti perfetti ed aggraziati.
Aveva i colori e le forme delle donne del sud, quindi morbide ed armoniose, intrise di quella sensualità che in Linguadoca i bardi non avrebbero esitato a definire “falso bretone”.
Aveva gli abiti tipici della nobiltà del regno e fissava, con lo sguardo, qualcosa che sembrava perdersi nell’orizzonte in lontananza.
La donna ritratta era lady Rasile ed il quadro fu voluto da lord Ardross.
Inizialmente lord Rauger rifiutò di farlo entrare nel palazzo, ma dopo la tragica e misteriosa morte del suo nipote prediletto, la vecchia quercia taddeide volle che quel quadro comparisse assieme a tutti gli altri, forse per pietà, o forse solo per tentare di preservare un ricordo lontano.
Accanto a quel ritratto vi era una figura altera e silenziosa, avvolta nel silenzio del palazzo e negli ultimi colori del Sole morente.
Con una mano sfiorava quella tela, quasi temendo di destare quella donna dal suo sonno secolare.
“Signore…” disse all’improvviso qualcuno alle sue spalle.
“Cosa vuoi?” Voltandosi quasi con rabbia Izar, come se fosse stato destato da un antico tormento.
“Signore, volevo riferirvi che i vostri ordini sono stati eseguiti” rispose il servitore “e le liste con il consumo delle scorte sono state inviate al capitano Monteguard. Presto avremo una stima esatta di quanto tempo possiamo ancora resistere all’assedio.”
“Bene, puoi andare…” mormorò il filosofo, con un tono di voce ora più pacato ed ammansito.
http://www.ilpaesedeibambinichesorridono.it/images/cavalieri/tavola/Ettard.jpg
Guisgard
05-07-2011, 21.00.44
Ludovici, appena fu libero, cadde come morto ai piedi di Pasuan e Dafne.
“Cosa succede? Dafne!” Disse Pasuan.
Allora strinse a sé l’amata ragazza, tenendola stretta come a volerla proteggere dall’angoscia che sentiva provenire dal buio che lo circondava.
“Ah…” ansimò Ludovici ormai in fin di vita “… ah… non… non indugiate o… oltre… in questo luogo…” raccogliendo le sue ultime forze “… salvatevi… pr… prima c… che… sia troppo… tardi… anche per voi…”
“Ma cosa significa tutto questo?” Gridò Pasuan. “Chi vi ha ridotto in questo stato?”
“Q… questo posto… è… è il covo di una… terribile stre… strega…” tossendo Ludovici “… essa ade… adesca gli… innamorati… e li conduce qui… per… per cibarsene… fuggite… via… in Nome… del Cielo…”
E spirò.
Pasuan impallidì e strinse con ancora più forza Dafne a sé.
“Era una trappola…” mormorò “… una maledetta trappola… Dafne… dobbiamo uscire di qui…”
Ad un tratto, alle loro spalle, dalla direzione in cui erano arrivati, cominciarono ad udire dei passi.
“Sento qualcosa…” disse il cavaliere “… qualcuno sta giungendo dalla stessa strada che ci ha condotti qui… Dafne, dimmi se vedi altre direzioni o passaggi davanti a noi…”
E l’unico passaggio, opposto a quello che li aveva condotti all’interno della tomba, era proprio davanti a loro
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Guisgard
05-07-2011, 21.32.15
La strada era deserta.
La gente ormai stava poco fuori e la maggior parte del tempo lo trascorreva in casa.
Si spendevano meno energie e non c’era il pericolo di consumare più del previsto le provviste della cittadella.
Questa era diventata Capomazda.
E questa situazione favorevole aiutò Melisendra ad uscire di casa indisturbata, con Gavron sulle spalle.
Con prudenza la ragazza percorse le stradine che conducevano lontano dal centro abitato.
“Mamma…” disse all’improvviso Gavron stringendo con una manina una ciocca dei capelli di Melisendra.
Era semiaddormentato ed aveva il viso su una spalla della ragazza.
“Mamma…” mormorò “… ti voglio bene…”
Finalmente Melisendra giunse davanti alla casa di piacere.
Bussò e poco dopo qualcuno aprì.
“Cosa cercate qui?” Chiese la ragazza che aveva aperto la porta.
“Cosa succede, Daydala?” Giungendo un’altra ragazza.
“Questa donna…” disse Daydala all’amica, indicando Melisendra “… ma cos’ha? Ma è un bambino?”
Le due ragazze si abbandonarono ad una sonora risata.
“Oh, milady…” fece Daydala divertita “… credo sia ancora troppo giovane quel bambino per poter apprezzare ciò che offre questo luogo! Riportatelo qui tra qualche anno!”
“Ma forse, per allora, ci verrà con le sue gambe!” Aggiunse l’altra.
E di nuovo scoppiarono a ridere.
Guisgard
05-07-2011, 22.04.35
Cavaliere25 non riusciva a chiudere occhio.
L’ansia e la preoccupazione erano troppo forti.
“Neanche tu riesci a chiudere occhio…” disse all’improvviso Finiwell, anche lui ancora sveglio “… eh, già… ci siamo quasi ormai… presto dovremo concedere battaglia a quei maledetti… Capomazda non può resistere per sempre a questo assedio…”
Si sistemò meglio nel letto, piegando in due il cuscino per stare più in alto con la testa.
“Dai, tanto è inutile cercare di dormire…” tirando fuori dei dadi “… facciamoci una partitina. Sei pronto, ragazzo?”
Melisendra
05-07-2011, 22.07.21
Varcai la soglia e mi tolsi faticosamente il mantello e liberai Gavron dall'imbragatura che avevo improvvisato. Lo posai delicatamente su un divanetto dell'anticamera.
"No, vi prego! Lasciate che parli con Lady Rachel..."
Appesa al fianco, vicino al pugnale portavo la piccola sacca in cui avevo stipato ciò di cui non potevo fare a meno. C'erano dentro una collana con le pietre a goccia, da cui non mi ero mai separata, un pettine e qualche moneta. Ma non solo.
Ne tirai fuori alcune collane e altri gioielli, gli stessi che avevo indossato al castello di Lord Cimarow. Li avevo presi, con l'intenzione di venderli per ricavarne denaro sufficiente per viaggiare e badare a me stessa. Mostrai alcune collane d'oro alle ragazze. Erano gioielli pesanti, d'oro lucente.
"Questo bambino non sta bene... ho bisogno che qualcuno si prenda cura di lui, fino a quando non starà meglio. Non tarderò a tornare a prenderlo... e posso pagare il vostro disturbo."
Mi chinai su Gavron, che aveva iniziato a delirare, perso in qualche ricordo lontano. Lo abbracciai e lo coprii con la coperta in cui lo avevo avvolto.
Mi raddrizzai. Non indossavo mai quei gioielli, li avrei venduti comunque per altre necessità e in quel momento non c'era necessità più importante del benessere di quel bambino.
Non amavo indossare preziosi. Era tutto ciò che avevo. Tutto ciò che avevo posseduto era andato perso e avevo imparato a non affezionarmi più a niente.
Guardai le ragazze, attendendo una risposta.
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Guisgard
06-07-2011, 02.11.11
Le ragazze furono colpite dalla bellezza di quei gioielli e cominciarono a fissarli, toccarli e ad indossarli.
Così, quei preziosi andavano ad ornare i loro vivaci e variopinti vestiti, mentre si pavoneggiavano a vicenda, con atteggiamenti ingenui e fanciulleschi.
“Avete visto che meraviglia? Dite la verità, sono uno splendore!” Disse una di loro alle altre.
“Non pensavo esistessero pietre così grandi!” Esclamò un’altra.
All’improvviso una di loro si voltò verso Melisendra e la fissò meglio.
“Un momento…” disse “… ora vi riconosco… voi siete la ragazza che accompagnò qui Guisgard l’altro giorno!”
“Guisgard?” Ripeté un’altra.
“Si, hai ragione! Ora anche io la riconosco!”
“E questo bambino?”
In quel momento nella sala giunse Rachel, che era stata chiamata come aveva chiesto Melisendra.
“Cosa fate qui?” Fissando tutte loro. “Andate a prepararvi che tra un pò cominceranno ad arrivare i clienti. Presto.” Batté le mani e le ragazze corsero via, portando con loro i preziosi gioielli di Melisendra.
Rachel allora, rimasta sola con l’incantatrice, fissò prima lei e poi il bambino.
“Perché siete ritornata qui, milady?” Chiese quasi senza tradire emozioni. “E questo bambino?” Avvicinandosi al piccolo Gavron che dormiva. “Dov’è Guisgard?”
Guisgard
06-07-2011, 04.29.39
“Yelia, aspetta.” Disse Layla a Talia. “Vorrei parlarti un attimo, poi potrai passeggiare tranquillamente per il cortile ed il verziere.”
Fece un cenno a Shezan e l’eunuco le lasciò sole.
“Solo qualche istante, ti prego.” Fece Layla.
Aprì allora le vetrate che davano su di un piccolo balcone.
Il Cielo era velato ed un vento appena fresco, debole ma continuo, soffiava sul palazzo.
“Yelia, sai bene che io ti amo sopra ad ogni cosa…” cominciò a dire Layla fissando il paesaggio circostante “…il tuo benessere e la tua felicità vengono prima di tutto per me… ed è per questo che voglio proteggerti dalle cose brutte che ci circondano… questo palazzo con le sue terre è un rifugio dai mali del mondo… tu sei ancora troppo fragile e confusa, anche ingenua, per riconoscere il male… quell’uomo, lord Icarius… proviene da una stirpe di uomini prepotenti ed egoisti… uomini ai quali tutto è indifferente, tutto tranne i loro interessi ed i loro piaceri…” si voltò a fissarla “… io ti sto proteggendo, Yelia… sai quante donne ha amato quell’uomo? E molte altre ne amerà ancora… non so perché voglia averti a tutti i costi… forse per capriccio, forse per una qualche scommessa, o magari perché gli ricordi vagamente qualcuna… Yelia, è un uomo malvagio, come tutti quelli che hanno il suo stesso sangue… non farti ingannare dal suo aspetto, dal suo portamento e dalle sue parole… egli mente. Mente spudoratamente. Io conosco cosa celano quegli occhi… ascoltami, ti prego…” e abbracciò teneramente Talia.
Fuori dalla stanza, intanto, Icarius attendeva di sapere notizie su Talia.
“Chi sei?” Gli chiese un bambino avvicinandosi. “Sei un re?”
Icarius si voltò a fissarlo.
“No, non sono un re.”
“Cosa stai facendo qui tutto solo?” Chiese il piccolo.
“Sto aspettando mia moglie.”
“Ti ha lasciato da solo?”
“No, sta riposando.” Sorridendo Icarius.
“E tu non riposi?”
“No, non ho sonno.” Rispose Icarius. “Tu come ti chiami?”
“Morgan. E tu?”
“Icarius.”
“Forse tua moglie riposa perché non sta bene?”
“E’ solo un pò stanca.”
“E perché sei triste?” Chiese Morgan.
“Non sono triste.”
“Io sono malato, sai?”
Icarius lo fissò.
“Si, molto malato.” Continuò il bambino. “Vivrò fino a quando durerà l’Estate.”
“Chi ti ha detto una cosa simile?”
“Lady Layla.”
“Quella donna deve essere anche sadica, oltre che malvagia!” Disse fra sé.
“Lady Layla dice sempre che la verità è la cosa più importante…” aggiunse Morgan “… chi non conosce la verità soffrirà sempre.”
Icarius gli sorrise e lo accarezzò sulla testa.
“Sai che somigli all’uomo del quadro?”
“L’uomo del quadro?” Ripeté sorpreso Icarius.
“Si, gli somigli tantissimo.” Annuendo Morgan. “Soprattutto gli occhi.”
“Quale quadro?”
“Quello che lady Layla conserva nella sua camera.” Rispose il piccolo. “Non permette a nessuno di avvicinarsi a guardarlo. Solo noi bambini possiamo vederlo, ma solo quando è lei ad accompagnarci.”
Ad un tratto Shezan uscì dalla stanza di Talia.
“Come sta mia moglie?” Domandò Icarius andandogli incontro.
Shezan lo fissò.
“Lady Yelia sta meglio.” Rispose l’eunuco. “Ora però sta riposando e lady Layla ha dato ordine che nessuno disturbi il suo sonno.”
“Voglio vederla.” Disse Icarius. “Non la sveglierò, ma voglio almeno vederla.”
“Ora non potete.”
“Nessuno può impedirmi di vederla.”
“Questi sono gli ordini di lady Layla” con sguardo deciso Shezan “e saranno rispettati.”
“Togliti davanti.” Con tono altrettanto deciso Icarius. “Togliti e fammi passare.”
“Non costringetemi a farvi del male, milord.”
In quel momento però qualcosa interruppe quello che sembrava un sempre più probabile scontro tra loro due.
Dal cortile giungevano voci, risate e grida di sfida.
“Sono qui per vincere la Dolorosa Costumanza!” Gridò qualcuno.
Talia
06-07-2011, 18.36.47
Avevo quasi raggiunto la porta quando le parole di Layla mi bloccarono. Mi voltai a guardarla, esitai per un istante, poi mi decisi a tornare sui miei passi e con lei uscii sul balcone.
“Yelia, sai bene che io ti amo sopra ad ogni cosa…” cominciò a dire Layla fissando il paesaggio circostante “…il tuo benessere e la tua felicità vengono prima di tutto per me… ed è per questo che voglio proteggerti dalle cose brutte che ci circondano… questo palazzo con le sue terre è un rifugio dai mali del mondo… tu sei ancora troppo fragile e confusa, anche ingenua, per riconoscere il male… quell’uomo, lord Icarius… proviene da una stirpe di uomini prepotenti ed egoisti… uomini ai quali tutto è indifferente, tutto tranne i loro interessi ed i loro piaceri…” si voltò a fissarla “… io ti sto proteggendo, Yelia… sai quante donne ha amato quell’uomo? E molte altre ne amerà ancora… non so perché voglia averti a tutti i costi… forse per capriccio, forse per una qualche scommessa, o magari perché gli ricordi vagamente qualcuna… Yelia, è un uomo malvagio, come tutti quelli che hanno il suo stesso sangue… non farti ingannare dal suo aspetto, dal suo portamento e dalle sue parole… egli mente. Mente spudoratamente. Io conosco cosa celano quegli occhi… ascoltami, ti prego…” e abbracciò teneramente Talia.
Rimasi in silenzio mentre parlava, gli occhi fissi sul giardino sottostante e le mani che giocherellavano nervosamente con il bordo di una delle ampie maniche del mio abito.
Poi mi abbracciò.
Ricambiai quell’abbraccio per un istante, poi mi scostai e rimasi ad osservarla per un lungo momento...
“Sono così confusa, sorella...” dissi lentamente “Eppure è curioso che tu parli dei suoi occhi... perché sono stati proprio i suoi occhi a colpirmi fin da subito! Oh, Layla... dimmi, hai mai visto occhi tanto belli? Occhi così chiari, trasparenti luminosi... io credo che nessun altro possieda occhi come i suoi! Le sue parole, il suo volto, il suo atteggiamento... tutto di lui mi coinvolge e mi travolge...”
Sospirai, guardando l’orizzonte lontano per un istante... poi mi incupii appena e quando tornai a parlare la mia voce era bassa e carica di rammarico.
“Perché, dunque, tu dici cose tanto crudeli di lui? Io non so ciò di cui tu parli... il suo sangue, dici... ma è il sangue di un uomo che ne determina l’indole? E il suo cuore non ha nessuna voce in questo? ...E poi proprio i suoi occhi... ti sembrano occhi di un mentitore? Quegli occhi meravigliosi possono nascondere la menzogna?”
Ogni mia determinazione veniva via via meno, lo sentivo...
Avevo paura e le parole di Layla avevano instillato in me mille dubbi. Desiderai non crederle, desiderai non averla mai ascoltata... ma la nebbia in cui la mia mente si dibatteva non aiutava certo il mio cuore a capire la direzione da prendere...
Oh, Icarius... sospirai tra me ...Icarius... chi sei veramente? Icarius, come vorrei che Layla avesse torto!
Ma qualcosa, all’improvviso, mi distrasse dai miei pensieri.
Dal cortile giungevano voci, risate e grida di sfida.
“Sono qui per vincere la Dolorosa Costumanza!” Gridò qualcuno.
Dal balcone in cui ci trovavamo potevamo dominare gran parte del giardino, ma il cortile non era visibile...
Eppure quella voce e quelle parole mi turbarono e, per un istante, parvero risvegliare in me cupe reminescenze.
“Cosa sono queste grida?” domandai quindi, voltandomi allarmata verso Layla.
Lady Dafne
06-07-2011, 19.27.33
"C'è un altro corridoio da questa parte, è più spoglio e più stretto, dobbiamo passare uno dietro l'altro. Vado io per prima così potro guidarti. Lasciami usare il tuo pugnale, in qualche modo, se ne avrà bisogno, lo userò! Vieni Pasuan, non obiettare, vieni via!"
Iniziammo a scendere lungo quel corridoio. Non era più a chiocciola, era diritto e buio, riuscivo a vedere solo grazie alla fiamma della torcia che avevo in mano. Sentivo il cuore pulsare come se fosse impazzito, avevo le orecchie tese verso quei passi che ci avevano allarmati. A tratti sembravano vicini, a tratti lontani...
"Pasuan, non so dove potrebbe condurci questo cunicolo, non credo che alla fine ci sia un'uscita, forse dovremmo affrontare la strega!" rabbrividii dicendo quelle parole... sperai che Pasuan avesse una soluzione "Non voglio morire ora, Pasuan, e non voglio morire qui sotto come una talpa!"
Guisgard
06-07-2011, 21.30.41
Pasuan lasciò che Dafne prendesse con sé il pugnale.
“Si, ma sta attenta…” disse il cavaliere “… usalo al minimo segnale di pericolo… e sii decisa nel farlo. Ora proseguiamo uno per volta come hai detto tu, ma restami vicina…”
Fecero alcuni passi e Pasuan tornò a parlare:
“Stiamo scendendo… l’aria è più umida… ma di questo passo non troveremo di certo l’uscita… anche se tornare indietro credo sia pericoloso… le streghe non sono come quelle delle favole, Dafne… una volta, quando ero cadetto ad Acerrogne, un distretto del Nord, ho assistito ad una pubblica esecuzione di una donna accusata di stregoneria… lei gridava e si definiva innocente, tanto da muovere a compassione molte persone che assistevano… me compreso… ma quando il fuoco l’avvolse tutti noi vedemmo qualcosa di incredibile, di mostruoso… quella donna, la strega… mutò aspetto e voce… e cominciò a vomitare folgori e fiamme… e più si inceneriva più gridava, maledicendoci tutti…”
Ad un tratto Dafne vide una luce infondo al passaggio che stavano attraversando.
Proveniva da una piccola stanzetta laterale.
Melisendra
06-07-2011, 21.46.53
Sentii qualcosa di simile a una gelida ostilità nel tono della sua voce. Non mi lasciai intimorire da quella impressione.
"Temo che Guisgard in questo momento si trovi nei guai. Siamo riusciti a salvare il bambino, ma non sta bene... e io non so cosa fare, questo è l'unico luogo sicuro che conosco e, so di chiedervi molto, ma se poteste prendervi cura di lui finchè non starà meglio..." accennai al borsello "potrei certamente sdebitarmi...non voglio che la cosa vi crei danno. Tornerò presto a prenderlo."
La guardai negli occhi, cercando di valutare che genere di persona fosse e capire per quale motivo sembrava tanto sulle difensive.
"La situazione è complicata... Guisgard in questo momento è rimasto intrappolato in questa ragnatela. Non posso badare a Gavron, devo andare a sistemare le cose."
Accarezzai il volto di Gavron. Si stava agitando nel sonno.
"So di chiedervi molto, ma potete aiutarci?"
Guisgard
07-07-2011, 01.30.53
“Guisgard…” disse Rachel facendo qualche passo verso Melisendra “… nei guai?” La fissò per alcuni istanti. “Non era difficile prevederlo…” continuò, accennando un enigmatico sorriso “… è sempre stato una testa calda… però, devo dire, mi incuriosisce non poco il fatto che possiate essere voi a tirarlo fuori dagli impicci…” sorrise stavolta chiaramente in modo beffardo “… siete una donna e lui è uno dei migliori spadaccini che io abbia mai incontrato… e badate che ho incontrato molti uomini… cosa succederà se non tornerete più a riprendere il bambino?” Chiese senza tradire emozioni o debolezze. “Siete così certa di riuscire? Lo spero per il bambino. Lo terrò qui al massimo fino a domani.” Sentenziò con freddezza. “E mettete via quella borsa… nulla di ciò che possedete potrebbe interessarmi…”
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Melisendra
07-07-2011, 02.01.10
"Mi sorprendete... voi più di altri dovreste sapere che ciascuno combatte con le armi che ha... che gli uomini si tengano pure le loro spade..." Sorrisi.
"Molto bene allora... domani al tramonto tornerò a prenderlo, non dubitatene."
Mi chinai a controllare un'ultima volta le condizioni di Gavron e gli posai un bacio sulla guancia. Volevo accertarmi che non fosse troppo debole. Forse una notte di sonno e un buon pasto lo avrebbero rimesso in sesto.
Presi il mantello e mi coprii nuovamente, ma prima di accomiatarmi decisi di porre una domanda a quella donna.
"Magari domani mi direte per qual è il motivo dell'astio che sento nella vostra voce... ciò nonostante vi ringrazio nuovamente. Non vi ruberò un istante di più. A presto, Lady Rachel."
Sorrisi mentre mi calavo il cappuccio sulla testa e infilavo la porta.
Guisgard
07-07-2011, 02.14.35
“Astio, rancore…” disse Rachel “… come odio e amore sono cose che ho deciso di abbandonare quando ho intrapreso questa vita… non posso permettermele, milady… e poi…” aggiunse “… io non mi occupo di voi, quindi non potrei né provare astio, né altro nei vostri confronti… ciò che sto facendo, come detto, non lo faccio per voi... né tanto meno, è bene dirlo, per Guisgard… semplicemente provo compassione per questo bambino solo al mondo… ed io conosco bene che cos’è la solitudine… non credo ci sia altro da dire fra di noi… vi auguro di riuscire nel vostro scopo…” la fissò senza che nessuna emozione e sensazione sfiorasse il suo bellissimo volto.
Ma nei suoi occhi intensi bagliori ne illuminavano il colore, come se una tempesta stesse attraversando il suo animo.
Melisendra
07-07-2011, 02.36.44
Ormai stava tramontando e qualcuno accendeva le fiaccole agli angoli delle strade.
Mi persi nel reticolo di stradine e vicoli, stringendomi nel mantello e camminando con il volto celato. Intanto pensavo a Guisgard, alla spada e alle parole di quella donna orgogliosa.
Mi trovai finalmente davanti alla cappellina e palesai la mia presenza, schiarendomi rumorosamente la voce.
Guisgard
07-07-2011, 02.52.50
Passarono diversi momenti senza che accadesse nulla.
Melisendra era davanti alla cappellina del Cristo Redentore.
Il crepuscolo svanì nell’oscurità della sera e timide luci cominciarono ad illuminare Capomazda.
Anche una semplice candela diventava un bene inestimabile in quella situazione d’assedio.
Ad un tratto, quando ormai le tenebre avevano avvolto tutto, Melisendra cominciò a sentire qualcuno che si avvicinava.
E una grottesca figura emerse da quelll’incerto buio.
Era un nano, vestito con panni di pelle e cuoio, con grossi stivali.
“Buonasera, bella signora…” disse sorridendo “… preghi per la salvezza della città?”
Melisendra
07-07-2011, 03.08.52
Mi voltai verso quella voce e non mi sorpresi di vedere quel nano avvicinarsi a me. Ero abituata agli strani gusti del mio signore in fatto di servetti e faccendieri, dunque quella strana figura poteva essere solo uno di loro.
Feci scivolare il cappuccio sulle spalle e sorrisi al bizzarro omino. Indubbiamente non passava inosservato con quell'abbigliamento.
Sorrisi e gli chiesi: "E tu chi saresti?"
Guardai verso il passaggio e poi dissi: "Credo mi stiano aspettando, laggiù..."
Guisgard
07-07-2011, 03.18.25
Il nano sorrise.
“Io non sono diverso da voi, milady…” disse “… siamo entrambi legati ad un giogo… un giogo ben stretto, che al minimo movimento sbagliato può strozzarci, o spezzarci il collo.”
Si abbandonò ad una sgraziata risata.
Si avvicinò allora alla cappellina e liberò quel passaggio sotterraneo.
Fissò poi Melisendra e con il capo fece cenno di seguirlo.
Scesero così nel ventre segreto e maledetto di Capomazda.
“Cosa cercate qui?” Chiese uno degli uomini dell’oscuro signore a Melisendra. “E’ rischioso ciò che avete fatto. Qualcuno avrebbe potuto seguirvi e scoprire questo luogo.”
Melisendra
07-07-2011, 03.31.37
Lo guardai con freddezza e un mezzo sorriso sul volto.
"Bè, è per questo che ha voluto porre delle sentinelle a protezione di questo luogo..." commentai soavemente.
"Lui sapeva che sarei tornata, dovevo solo liberarmi di un certo corpo... farlo trovare troppo vicino a questo luogo avrebbe destato sospetti."
Avanzammo negli stretti cunicoli e mi augurai di riuscire a trovare Guisgard. Non poteva essergli successo niente di male. Non doveva.
"Magnifico labirinto... ora ditemi, dove posso trovare il nostro padrone?", domandai, cercando di rimanere calma di fronte a quel mondo oscuro.
Guisgard
07-07-2011, 03.49.29
“Il padrone sapeva, dite? Eppure a noi non ha detto niente.” Disse il guardiano.
Fissò allora un altro di loro, come a chiedergli consiglio.
“Il padrone ora non è qui…” intervenne l’altro “… dovrete attendere il suo ritorno… conducila nella stanza del padrone.” Ordinò al nano. “Aspetterà là.”
Quei sotterranei erano racchiusi in un’angosciante penombra ed avvolti da un insopportabile silenzio.
L’unico rumore proveniva dalle poche torce alle pareti che si consumavano mentre bruciavano.
Melisendra
07-07-2011, 03.59.03
"Molto bene... è sempre bello tornare a casa..." mi guardai attorno nascondendo i brividi che mi percorrevano la schiena. Mi mancava l'aria lì dentro e non potevo fare a meno di pensare a tutti quei luoghi che erano stati la mia prigione.
"Sapreste dirmi dove è stato condotto quello sciocco mendicante? Forse potrei rendermi utile ammansendolo, per evitare ulteriori guai come quelli di oggi... incredibile il modo in cui ha reagito, addirittura contro i guardiani..."
Cercai di sembrare più annoiata che altro. Mi augurai che non avessero già provveduto a punirlo.
Guisgard
07-07-2011, 04.18.26
“Il mendicante? E’ stato messo al fresco per la sciocchezza che ha fatto.” Disse il guardiano. “Sarebbe già morto se il padrone non avesse dato ordine di attendere. Vuole interrogarlo per capire cosa diamine gli sia saltato in testa.”
“Quello si sarà venduto ai Taddei.” Intervenne il nano. “Gli avranno offerto qualche moneta e lui ci si è rivoltato contro.”
“Lo penso anche io.” Annuì il guardiano. “Anche se però è strano… lui era al servizio del padrone molto prima di noi.”
“E cosa vuol dire questo? Il tradimento è celato nell’uomo sin dalla sua nascita.” Fece il nano, che gettò uno sguardo ambiguo a Melisendra. “Prendi lei…” indicando proprio la donna “… ha tradito prima i Taddei e poi il Cavaliere del gufo!” E si abbandonò ad una grossa risata.
“Però non so se posso condurvi nella sua cella…” mormorò il guardiano a Melisendra “… il padrone non vuole che qualcuno si avvicini…”
“Massì, fagli vedere quel verme!” Esclamò il nano. “Magari è stata proprio la bellezza di questa donna la causa della sua pazzia!” E di nuovo scoppiò a ridere.
“E sia, ma solo per pochi istanti…” fece il guardiano.
E fece segno a Melisendra di seguirlo.