Visualizza versione completa : Personaggi Artù Pendragon
Hastatus77
25-03-2008, 14.40.12
Si è discusso e si continua a discutere tra gli storiografi sulla storicità o meno della figura di re Artù, che compare in moltissime leggende, poemi e racconti, conosciuti complessivamente col nome di Materia di Britannia, Ciclo bretone e Ciclo arturiano.
Base storica
C'è chi pensa che la figura di Artù sia basata su uno o più personaggi realmente esistiti e che egli fosse un capo romano-britannico che combatté contro gli anglosassoni tra la fine del V e gli inizi del VI secolo. Le evidenze archeologiche mostrano che nel periodo in cui si pensa che sia vissuto Artù, l'espansionismo degli anglosassoni subì una battuta d'arresto per un'intera generazione. Se effettivamente esisti*****, il centro del suo potere fu nelle aree celtiche del Galles, della Cornovaglia, dell'Inghilterra nord-occidentale e nella Scozia meridionale. E forse anche in Bretagna (in Francia). Quest'ultima è comunque un'altra questione molto controversa. Comunque, alcune teorie sostengono che Artù avesse origini romane o pre-romane.
Connessioni con i Sarmati
Nel 1978, C. Scott Littleton e Ann C. Thomas, riprendendo e ampliando le ipotesi di Joel Grisward e Kemp Malone, teorizzarono l'esistenza di una connessione tra i Sarmati da un lato e la storia e la successiva leggenda di Artù dall'altro.
Gli alano-sarmati erano una popolazione nomade delle steppe dell'odierna Ucraina che combatteva a cavallo con spada lunga, lancia, arco e scudo (su cui era inciso un simbolo indicante il diritto di portare le armi). Indossavano armature a scaglie ed elmi conici ed erano conosciuti nel II secolo d.C. per la loro abilità come cavalieri pesanti.
Nel 175, l'imperatore romano Marco Aurelio arruolò 8.000 sarmati nell'esercito romano, di cui 5.500 furono poi inviati lungo il confine settentrionale della Britannia romana (odierna Inghilterra). Là si unirono alla legione VI Vincitrice, in cui serviva un certo Lucio Artorio Casto. Invece di rimandare a casa questi guerrieri una volta terminati i loro 20 anni di servizio, le autorità romane li insediarono in una colonia militare nell'odierno Lancashire, dove i loro discendenti sono attestati dalle fonti ancora nel 428 come "truppa dei veterani sarmati".
Va detto che la cultura dei sarmati è rilevante per le tradizioni arturiane. Oltre alla loro abilità come cavalieri pesanti (e i guerrieri di Artù sono cavalieri), i sarmati avevano un enorme attaccamento, quasi religioso, per le spade (il loro culto tribale era rivolto a una spadaconficcata a terra, simile alla leggendaria Spada nella roccia. Portavano anche stendardi che avevano forma di draghi, un simbolo utilizzato anche da Artù e dal suo presunto padre, Uther Pendragon. Le loro cerimonie religiose erano celebrate da sciamani della loro terra natale, forse come Merlino, e comprendevano l'inalazione di vapori allucinogeni che esalavno da un calderone (cosa che richiama le leggende sulle visioni del Santo Graal). Infine, un precedente per il perduto luogo di sepoltura di Artù ad Avalon può essere trovato nella pratica dei sarmati di seppellire i propri capi accanto ai fiumi, dove i loro corpi e averi erano presto spazzati via.
I fautori della teoria di questa connessione guardano anche alle leggende dei discendenti dei sarmati come prova a sostegno. Gli osseti, un popolo iraniano che vive nelle regioni dell'Ossezia e della Georgia, parlano l'osseto, l'unica lingua sarmata ancora parlata. Le ossete saghe dei Nart, che celebrano le imprese di un'antica tribù di eroi, contengono un numero di interessanti parallelismi con le leggende arturiane. Anzitutto, il guerriero Nart Batraz è indissolubilmente legato alla sua spada, che alla sua morte deve essere rigettata in mare, e così quando gravemente ferito chiede ai suoi compagni superstiti di fare ciò, costoro scagliano l'arma in acqua solo dopo tre volte. Tutto ciò è molto simile alla storia di Artù che, ferito mortalmente dopo la battaglia di Camlann, ordina al suo unico cavaliere superstite, Bedivere, di riportare Excalibur alla Dama del Lago. Anche costui esita ad eseguire l'ordine e per due volte mente ad Artù prima di fare ciò che lui gli ha detto.
Inoltre, gli eroi Nart Soslan e Sosryko raccolgono le barbe dei nemici sconfitti per decorare i loro mantelli, proprio come Rience, nemico di Artù. E come a Rience, anche a Soslan manca un'ultima barba per completare il suo mantello. Un'altra similitudine si riscontra nella Coppa dei Nart, (la Nartyamonga), che compariva nei giorni di festa e portava a ciascuno la cosa che più desiderava mangiare e che era custodita dal più coraggioso dei Nart ("cavalieri") e dalla maga vestita di bianco e associata con l'acqua, che aiuta l'eroe a conquistare la sua spada (anche qui molte sono le similitudini con le storie arturiane)
Sebbene vissero almeno tre secoli prima dell'arrivo dei sassoni in Inghilterra, Lucio Artorio Casto e i suoi cavalieri sarmati potrebbero essere sopravvissuti nella memoria, contribuendo almeno in parte a formare le prime storie di Artù. Sebbene molti sostenitori della connessione sarmata leghino le origini della leggenda arturiana a Casto e ai suoi sarmati del II secolo, altri studiosi hanno invece suggerito che alcuni dettagli d'origine sarmata come la Spada nella roccia potrebbero invece essere stati aggiunti in seguito nei romanzi francesi, entrando forse nella tradizione come risultato dell'impatto provocato dall'arrivo degli alani nell'Europa del V secolo d.C.
Coloro che non accettano il collegamento coi sarmati, lo fanno sostenendo che l'oscurità che circonda la figura di Casto renderebbe quest'identificazione improbabile. Affermano anche quanto sia di poco peso come prova della connessione sarmata il fatto che Casto sia divenuto un'importante figura leggendaria. Del resto, nessuna fonte romana accenna a lui o a imprese da lui compiute in Britannia. E non esisterebbe neppure una qualche prova effettiva che Casto abbia comandato i sarmati. Inoltre, le connessioni sarmate emergerebbero da opere tarde come La morte di Artù di Thomas Malory (XV secolo), in cui si dice che Artù e i suoi uomini erano "cavalieri in armature scintillanti". Invece, non comparirebbero nelle tradizioni più antiche scritte in gallese come il Mabinogion. E ciò ha portato gli scettici a concludere che l'influenza sarmata fu in realtà molto limitata nello sviluppo dei racconti arturiani e che quindi non può essere stata base storica di queste leggende. In realtà, il tema della "spada nella roccia" compare già in uno dei primi poemi di Roberto de Boron, mentre elementi sarmatici sono identificabili anche nei racconti gallesi del "Mabinogion" anche se potrebbero appartenere a un comune sostrato indoeuropeo. La prova che Casto ha effettivamente comandato i sarmati in Britannia si evince dall'analisi dell'epigrafe 1919 del volume III del Corpus Inscriptionum latinarum di Theodor Mommsen, in cui si legge che, dopo il grado di praefectus (forse praefectus alae = comandante di truppe a cavallo), Casto fu "dux legionum cohortium alarum Britaniciniarum contra Armoricanos", cioè rivestì il ruolo di comandante supremo delle truppe della Britannia contro gli armoricani. Dato che l'epigrafe è datata alla fine del II secolo d.C. e che in quel periodo i sarmati costituivano buona parte della cavalleria romana in Britannia, è sufficientemente provato che essi furono guidati da Casto almeno nella campagna di Armorica, mentre resta probabile che egli li condusse anche in precedenza come praefectus alae e che abbia partecipato al loro trasferimento in Britannia dalle regioni danubiane, dove aveva servito come centurione e primo pilo della legione V Macedonica.
Artù leader dell'età del Bronzo
John Darrah e Arthur Cummins hanno ipotizzato che Artù visse nell'età del bronzo, attorno al 2300 a.C. Loro sostengono che l'estrarre una spada da una roccia sia in realtà una metafora che richiama la forgiatura dell'arma dal metallo su un'incudine. Inoltre, il lanciare nell'acqua un'arma che aveva grande valore richiamerebbe una pratica funeraria britannica dell'età del ferro, attestata da molti ritrovamenti fatti nei fiumi e nei laghi. Quest'ipotesi è comunque molto controvera.
Fonte: Web
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Morris
25-03-2008, 17.14.52
Hastatus ..Prode Cavaliere...troppe sono le ipotesi sull'origine, (ho anche un documento filmato molto interessante) preferisco quello che più gli si addice, ma non lo rivelo, potrebbe essere in contrasto con il vostro e il parere degli altri cavalieri: lo terrò per me....col vostro permesso. E poi...lasciamo che sia lui a dirlo!
Hastatus77
25-03-2008, 18.50.55
POSSIBILI IDENTIFICAZIONI STORICHE DI ARTU' - PARTE PRIMA
Lucio Artorio Casto
Scrittori come Kemp Malone, C. Scott Littleton, Ann Thomas e Linda Malcor propongono che re Artù potrebbe essere identificato con un dux romano di II secolo, Lucio Artorio Casto, ufficiale (col rango di praefectus) della VI legione in Britannia e che con molta probabilità avrebbe guidato un'unità di cavalieri sarmati (provenienti dall’Ucraina meridionale), stanziati a Ribchester, che conducevano campagne militari a nord del vallo di Adriano. Le imprese militari di Casto in Britannia e Armorica (odierne Bretagna e Normandia) potrebbero essere state ricordate per i secoli successivi e aver contribuito a formare il nucleo della tradizione arturiana, così come (secondo l’originale teoria di Littleton, Thomas e Malcor) le tradizioni portate dagli alano-sarmati.
Nel periodo compreso tra il 183 e il 185, i caledoni oltrepassarono il vallo di Adriano, ragion per cui l’imperatore Commodo avrebbe inviato Casto in Britannia (181) al comando della cavalleria della VI legione Victrix e di altre truppe, comandate da Ulpio Marcello (probabilmente suo parente, dati gli stretti legami fra la famiglia Artoria e quella Ulpia) con il compito di controllare il Vallo con la sua legione personale e con un contingente di 5.500 cavalieri pesanti sarmati. I sarmati avevano come stendardo un drago, che fu poi adottato dalla cavalleria romana, i "draconari", dando origine anche al termine dragone per indicare truppe a cavallo.
Dopo che i caledoni irruppero oltre il Vallo di Adriano, uccidendo anche il comandante romano a Eboracum (York) Casto guidò le sue truppe a cavallo a nord, sconfiggendo i caledoni. Dalla Britannia l'imperatore lo inviò poi in Armonica al comando di più coorti di cavalleria per sedare una ribellione. Queste notizie sono desunte da due iscrizioni provenienti da Podstrana, città sulla costa della Dalmazia (regione della Croazia). In precedenza Casto aveva servito nella III legione Gallica e nella VI Ferrata in Palestina, nella V Macedonica sul Danubio, nella flotta imperiale di Miseno in Campania, terminando la sua carriera come governatore della Liburnia, in Dalmazia. Da numerose altre epigrafi e reperti archeologici si evince che Artorio Casto apparteneva ad una famiglia campana, ben attestata a Capua, Nola, Pompei e Pozzuoli, discendente dal medico di Augusto, Artorio Asclepiade. Un Artorio aveva partecipato alla repressione della rivolta giudaica (66-70 d.C.), quando fu distrutto il tempio di Salomone.
Collegamenti etimologici possono essere fatti tra i nomi di Artù e Artorio. È comunque vero che nessun’altra persona in Britannia, Irlanda o Scozia che recava un nome simile ad Artù è ricordata fino alla fine del suo periodo di servizio in Britannia. La prima citazione di un nome simile ad Artù è stato Arturius (Artuir mac Aedan, un altro personaggio proposto come possibile Artù storico) citato nella vita di san Colomba di sant'Adomnán, praticamente equivalente ad Artorius, dato il frequente passaggio da "o" a "u" e viceversa nel latino di ogni epoca. Lo stendardo di Artù sarebbe stato il Pendragone, un drago rosso simile alla moderna bandiera del Galles. Le più antiche fonti su Artù non si riferiscono a lui col titolo di re, ma con quello di dux bellorum, cioè di comandante delle guerre. E Casto aveva proprio il titolo di dux.
Nell’Historia Brittonum, scritta poco dopo l’820, sono elencate dodici battaglie vinte da Artù. Secondo Leslie Alcock, questa sezione dell’Historia Brittonum è stata tratta da un poema gallese (cimrico) che non indica esattamente il periodo degli eventi e non indica i sassoni come nemici di Artù. Questi ultimi elementi sono contenuti nelle sezioni precedenti e seguenti, derivanti evidentemente da fonti diverse. La differenza cronologica non inficia, quindi, l'identificazione di Artù con Artorio. Circa tre secoli dopo, nell’Historia Regum Britanniae di Goffredo di Monmouth viene detto che queste battaglie furono combattute nel nord contro i barbari. Sette di queste sono state associate a quelle combattute da Casto, anche se non si sa se il romano abbia effettivamente preso parte a ciascuna di queste. Goffredo dice anche che Artù combatté una guerra civile e che due volte portò le sue truppe al di là della Manica, in Armonica: una volta in aiuto dell’imperatore romano e la seconda per sedare una ribellione di suoi propri uomini. In effetti, ci fu un vasto ammutinamento di truppe in Gallia al tempo di Commodo, noto come "bellum desertorum", represso anche con truppe spostate dalla Britannia. La campagna di Casto in Armorica, nel nord-ovest della Gallia, è da identificarsi come una parte del "bellum desertorum".
Le fonti più antiche collocano il quartier generale di Artù non a Camelot, ma a Caerleon (cioè la "Fortezza delle legioni"). Ed Eboracum, a volte definita Urbe Legionum (cioè "Città delle legioni"), era proprio il quartier generale di Casto e delle legioni che davano supporto alle forze romane che sorvegliavano il Vallo di Adriano.
Fonte: Web
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Hastatus77
25-03-2008, 18.54.29
POSSIBILI IDENTIFICAZIONI STORICHE DI ARTU' - PARTE SECONDA
Magno Massimo e altri imperatori d’Occidente
Quando l’Impero Romano d'Occidente si disgregò nel IV e V secolo, alcuni ambiziosi generali che comandavano le legioni di stanza nelle province si ribellarono, autoproclamandosi imperatori. Nel 383 il generale delle truppe in Britannia, Magno Massimo (anche Massimiano o Macsen Wledig), si proclamò imperatore e attraversò la Manica con il suo esercito, giungendo in Gallia (odierna Francia), dove in breve sconfisse e uccise l'imperatore d'Occidente Graziano, di cui prese il posto per cinque anni, fino a quando, nel 383, fu sconfitto e giustiziato da Teodosio I.
Anche Artù, come dicono le fonti, avrebbe attraversato il mare e combattuto contro le truppe imperiali. Inoltre, nelle fonti medievali gallesi, è spesso definito ymerawdwr, parola gallese che significa imperatore. Massimo proveniva dalla Spagna e potrebbe essere nato da una famiglia d’origine celtibera. Secondo la semi-leggendaria Historia Regum Britanniae di Goffredo di Monmouth, Massimo viene menzionato nel Mabinogion, una raccolta di testi medievali gallesi che contengono una storia su Artù e una sul poeta Taliesin. Anche altri generali della Britannia divennero imperatori, seppur per breve tempo. Tra questi ci fu Costantino III, che regnò per quattro anni prima di essere giustiziato. Secondo Goffredo di Monmouth, Costantino III, che in questo autore diventa Costantio II, era nonno di Artù.
Fonte: Web
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Morris
25-03-2008, 20.45.19
Sire....perchè non vi fate avanti.....mi prostro davanti a voi e vi invito a pronunciar il vostro parere sulle vostre "mere" origini.
llamrei
25-03-2008, 20.52.49
Secondo il mio parere il nostro sire cerca di mantenere quell'alone di mistero che lo avvolge: così c'è motivo per parlare di lui ;-)
Morris
25-03-2008, 23.59.44
Credo che abbiate ragione.....milady .....ma son sicuro che lui sa che ho piena fiducia nelle sue grandi doti!
Hastatus77
26-03-2008, 14.48.20
POSSIBILI IDENTIFICAZIONI STORICHE DI ARTU' - PARTE TERZA
Riotamo
Riotamo (anche Rigotamo o Riotimo) è una figura storica che per le fonti antiche definiscono "Re dei Bretoni" (inteso però non come sovrano della Bretagna, regione dell'odierna Francia, ma della Britannia, cioè l'Inghilterra). Visse nel tardo V secolo e gran parte delle notizie su di lui vengono dal De origine actibusque Getarum dello storico bizantino Giordane, scritto nella metà del VI secolo, cioè circa 80 anni prima della presunta morte di Riotamo.
Attorno al 460, il vescovo e diplomatico romano Sidonio Apollinare mandò una lettera (ancora esistente) a Riotamo, chiedendogli di acquietare l’agitazione che serpeggiava tra i bretoni dell'Armorica (che erano coloni britanni stanziatisi in questa regione della Francia). Nel 470, l’imperatore d’Occidente Antemio cominciò una campagna militare contro re Eurico dei Visigoti (che aveva invaso la Gallia), chiedendo l’aiuto di Riotamo, che, secondo Giordane, attraversò la Manica con 12.000 guerrieri. L’ubicazione dell’esercito di Riotamo fu però rivelata dal prefetto del pretorio della Gallia, geloso di Riotamo, che fu quindi sconfitto in Burgundia. Riotamo fu visto per l’ultima volta mentre si ritirava presso una città di nome Avallon.
Goffredo Ashe fa notare che, secondo le fonti più antiche, Artù si recò due volte in Gallia, una per aiutare un imperatore romano e un’altra per porre fine a una rivolta. Proprio come Riotamo. Quest’ultimo sembrerebbe inoltre aver regnato sia in Britannia sia in Armorica, proprio come Artù. Artù sarebbe stato tradito da un suo consigliere, Riotamo da un suo presunto alleato. La tradizione dice anche che prima di morire, Artù fu portato ad Avalon (che Goffredo di Monmouth scriveva Avallon). Riotamo, sfuggito alla morte, fu visto per l’ultima volta vicino a una città di nome Avallon.
Non si sa se Riotamo sia stato re in Britannia, Irlanda o Armorica. Quest’ultima era comunque una colonia britannica, mentre Giordane scrive che Riotamo attraversò l’Oceano. Del resto, Riotamo significa "re supremo", e il suo nome potrebbe quindi essere un titolo più che un nome proprio e potrebbe essere stato portato da un Artorio o Artù. D’altra parte, le fonti irlandesi sostengono che Niall dei Nove Ostaggi (sovrano supremo d’Irlanda), Riotamo (re supremo) d’Irlanda, fece delle campagne in Gallia a quel tempo, forse morendo attorno al 455 in una campagna militare che si era spinta fino alle Alpi. "Tutte le tradizioni concordano sul fatto che morì lontano dall’Irlanda. Secondo la leggenda, i suoi seguaci riportarono il suo corpo in Irlanda, combattendo sette battaglie lungo la strada e ogni volta che trasportavano il corpo Niall davanti a loro, erano imbattibili." Il successivo sovrano supremo, Feradach Dathí, conosciuto anche come Nath Í, figlio di Fiachre, figlio di Eochaid Mugmedon, avrebbe anche fatto conquiste in Gallia proprio a quel tempo e sarebbe morto colpito da un fulmine sulle Alpi.
Fonte: Web
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Hastatus77
26-03-2008, 14.51.55
POSSIBILI IDENTIFICAZIONI STORICHE DI ARTU' - PARTE QUARTA
Ambrosio Aureliano
Ambrosius Aurelianus (anche Aurelius Ambrosius) fu un potente leader romano-britannico in Britannia (odierna Inghilterra), famoso per le sue campagne militari contro i Sassoni e c’è chi ipotizza che sarebbe stato proprio lui il comandante dei Britanni nella battaglia del Monte Badon. Comunque sia, la battaglia fu una chiara continuazione dei suoi sforzi.
Secondo il De Excidio Britanniae di san Gildas (uno dei primi storici britannici che sarebbe nato al tempo di Aureliano), Aureliano fu l’unico superstite scampato a un’invasione (mentre i suoi genitori e la maggior parte degli altri romani erano stati uccisi). Aureliano, secondo le fonti, assunse nel 479 la leadership dei britanni rimasti, organizzandoli e guidandoli nella loro prima vittoria contro i sassoni, anche se le successive battaglie ebbero esiti alterni. Gildas scrive anche che i genitori di Aureliano "portavano la porpora", espressione che lascerebbe intendere che discendevano da un qualche imperatore romano. Gli Aureli erano una famiglia senatoria romana e forse Ambrosio discendeva proprio da loro. A seconda delle diverse fonti ed evidenze archeologiche, la battaglia del Monte Badon fu combattuta tra il 491 e il 516 (Gildas, nato nel 494, dice che la battaglia ebbe luogo nell’anno della sua nascita). La maggior parte degli studiosi accettano una data attorno al 500. Sarebbe stata combattuta nel sud-est dell’Inghilterra, forse vicino a Bath (chiamata Badon dai Sassoni) o nei pressi della collina di Solsbury, dove esiste un’antica fortezza. Tuttavia, alcuni pensano che il luogo dello scontro vada ubicato da qualche parte vicino o nella moderna Scozia.
Questa battaglia fu combattuta tra i britanni e i sassoni (forse quelli del Sussex, guidati da Aelle (477-514), il loro Bretwalda), che furono pesantemente sconfitti (secondo alcuni lo stesso Aelle sarebbe morto). Per questa ragione non ebbero più la forza di attaccare i celti fino al 571. Le vittorie britanniche sui sassoni continuarono anche negli anni 90 del VI secolo, che fu l'utlima vera "età dell'oro" della civiltà celtica di Britannia.
Gildas non fa il nome del comandante britannico in questa battaglia, ma dice che era uno dei re contemporanei e che "portava un orso" (probabile riferimento al suo stendardo). Secondo il bardo Taliesin, che visse tra il 534 e il 599, il leader britannico a Badon era il "comandante supremo" (forse corrispondente al dux romano) Artù, a cui tutte le fonti successive attribuiscono la vittoria. È tuttavia possibile che Aureliano sia vissuto nella generazione precedente alla battaglia di Badon.
Nelll’Historia Regum Britanniae di Goffredo di Monmouth si dice che Artù guidò le truppe a Badon. Goffredo è però notoriamente poco credibile e molte delle cose che scrive sono palesemente false. Tuttavia, Goffredo definisce Aureliano re di Britannia e fratello più anziano di Uther Pendragon, padre di Artù, mettendo così in relazione Aureliano e Artù. Afferma che Aureliano era figlio dell'usurpatore Costantino III, ma ciò è difficilmente plausibile.
Fonte: Web
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KingArthur
26-03-2008, 15.25.24
L'argomento introdotto da Hastatus è della massima serietà e importanza e lo ringrazio per le preziosissime informazioni.
Affronterò aspetti legati al mio personaggio nelle sezioni riservate al RPG, mi dispiace deludere ancora una volta le aspettative di milady llamrei ;)
Condivido con voi Sir Morris l'idea che Arthur Pendragon rappresenta un ideale di valori più che un personaggio di valenza storica.
Morris
26-03-2008, 16.26.26
Non avevo dubbi sulla Vostra "Acutezza".. mio Sire...e Vi ringrazio di aver risposto al mio invito!
Hastatus77
27-03-2008, 14.13.19
POSSIBILI IDENTIFICAZIONI STORICHE DI ARTU' - PARTE QUINTA
Arthnou
Arthnou era un principe di Tintagel (in Cornovaglia), che visse nel VI secolo. È conosciuto soltanto da testimonianze archeologiche. Una parte d'iscrizione (probabilmente dedicatoria per la costruzione di un edificio) su ardesia con il suo nome è stata scoperta durante gli scavi dei sei strati di VI secolo presenti sotto il castello di Tintagel. L'iscrizione è stata tradotta da Charles Thomas: "Artognou, padre di un discedente di Coll, ha costruito ciò". Artognou è la primitiva forma brittonica di un nome che potrebbe essere pronunciato Arthnou, che dovrebbe significare più o meno "come un orso". Il prefisso lo connette con certezza alla famglia di nomi Artù. Oggetti dell'area mediterranea rinvenuti nella zona mostrano che questa era controllata nel VI secolo da un ricco e potente notabile che aveva connessioni con paesi lontani. Secondo Goffredo di Monmouth e altri scrittori medievali, re Artù nacque a Tintagel. Artù potrebbe essere un lontano discendente di re Coel Hen, il cui nome potrebbe essere scritto nella forma Coll.
Fonte: Web
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Hastatus77
27-03-2008, 14.40.44
POSSIBILI IDENTIFICAZIONI STORICHE DI ARTU' - PARTE SESTA
Athrwys ap Meurig
Secondo gli storici Baram Blackett e Alan Wilson, Artù anrdebbe identificato con Athrwys ap Meurig, re supremo del Morgannwg (odierno Glamorgan) e del Gwent (due aree del Galles). Le loro indagini hanno portato alla scoperta di quelli che loro pensano essere due manufatti arturiani di grande importanza, entrambi esaminati indipendentemente dagli esperti. Il primo, scoperto nel 1983, è la pietra sepolcrale di Athrwys ap Meurig, in cui si legge: "Re Artù figlio di Mavricio". L'altro, una croce di elettro che pesa due libbre e mezza, scoperta nel 1990, esaminata tre volte e contenente un 79% di argento, reca l'iscrizione "per l'anima di Artù". Gli storici Chris Barber e David Pykitt hanno identificato Artù con quest'uomo, anche se continuano a suggerire che emigrò in Bretagna, dove fu conosciuto col nome di sant'Armel.
Fonte: Web
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llamrei
27-03-2008, 15.00.32
A questo punto credo che al nostro carissimo King Arthur sorgano dei seri dubbi sulle sue origini....E' questo forse il motivo per cui ultimamente tende a latitare un pò troppo? Ci farebbe piacere se si presentasse a noi più spesso...
KingArthur
27-03-2008, 15.40.01
A questo punto credo che al nostro carissimo King Arthur sorgano dei seri dubbi sulle sue origini....E' questo forse il motivo per cui ultimamente tende a latitare un pò troppo? Ci farebbe piacere se si presentasse a noi più spesso...Mi domando quale uomo o cavaliere non cadrebbe in smarrimento dinnanzi a una dama incantevole come voi Milady. Per fortuna di qui a essere sopraffatto da dubbi esistenziali o conflitti di personalità sono ben lontano, nonostante le teorie più innovative come quelle che vorrebbero il principe william come discendente del Re di Camelot.
Credetemi quando dico che vorrei essere più presente a corte mia cara, ma i miei molti impegni (la giornata di un re è sempre troppo lunga) e recenti problemi di salute mi tengono lontano dalla vostra meravigliosa presenza, Vi prometto tuttavia che mi sforzerò di essere più presente.
Ora, con il vostro permesso, mi concedo nuovamente ai miei doveri
Morris
27-03-2008, 16.07.13
Sono del parere di chiudere qui la spasmodica ricerca.... Il mio Sire ha espresso la sua opinione... e ciò mi è bastato.
llamrei
27-03-2008, 18.43.59
nonostante le teorie più innovative come quelle che vorrebbero il principe william come discendente del Re di Camelot.
Questa, Sire, è solo l'ennesima trovata di un giullare di corte....io tralascerei la cav...erm scusate ..la notizia intendevo...
Credetemi quando dico che vorrei essere più presente a corte mia cara, ma i miei molti impegni (la giornata di un re è sempre troppo lunga) e recenti problemi di salute mi tengono lontano dalla vostra meravigliosa presenza, Vi prometto tuttavia che mi sforzerò di essere più presente.
Ora, con il vostro permesso, mi concedo nuovamente ai miei doveri
Avete mai pensato a delegare Sire?
Hastatus77
27-03-2008, 18.50.55
POSSIBILI IDENTIFICAZIONI STORICHE DI ARTU' - PARTE SETTIMA
Owain Ddantgwyn, l'Artù
Secondo il libro Re Artù: La vera storia di Graham Phillips e Martin Keatman, il nome Artù sarebbe in realtà un titolo e sarebbe stato portato da Owain Ddantgwyn, che sembrerebbe essere stato un re di Rhôs, che i due studiosi collocavano nel Powys. In passaggio del De Excidio Britanniae di Gildas il figlio di Owain, Cuneglas, viene indicato, secondo alcuni storici, come il successore nel "forte dell'orso", dove l'orso (in brittonico arth = quindi l'Artù) è il padre, cioè Owain.
Fonte: Web
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Hastatus77
27-03-2008, 18.53.07
POSSIBILI IDENTIFICAZIONI STORICHE DI ARTU' - PARTE OTTAVA
Áedán mac Gabráin
Áedán mac Gabráin regnò sulla Dalriada (odierna Scozia) dal 574 circa al 608 circa. Non era un britannico, ma la sua figura potrebbe aver comunque influenzato quella di Artù. Secondo alcune teorie, le leggende arturiane potrebbero infatti essere nate a nord per poi diffondersi nella parte meridionale dell'isola. Ed è anche stato ipotizzato che la battaglia del Monte Badon fu combattuta nel nord.
Áedán fu incoronato da san Colombano (il prete che portò il cristianesimo in Scozia) nell'isola di Iona, centro del cristianesimo scozzese e luogo dove fu costruita la prima chiesa di Scozia. Per questo motivo Iona e Colombano sono stati comparati nel sud ad Avalon e Giuseppe d'Arimatea, figure importantissime nella leggenda arturiana. Áedán cercò di rendere la Dál Riata indipendente dagli irlandesi, a cui questo regno si era rivolto in precedenza. Nel 603 si scontrò coi Sassoni della Northumbria nella battaglia di Degsastan, che come quella del Monte Badon non è ancora stata ubicata. Ciò ha fatto sorgere l'ipotesi che si tratti del medesimo scontro, anche se in realtà Áedán fu sconfitto dai sassoni.
Nel 608 Áedán morì e fu sepolto a Iona, così come Artù sarebbe stato sepolto ad Avalon. Uno dei suoi figli, Artuir, secondo alcuni sarebbe stato il modello per la figura leggendaria di Artù.
Fonte: Web
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Hastatus77
27-03-2008, 19.00.07
POSSIBILI IDENTIFICAZIONI STORICHE DI ARTU' - PARTE NONA
Artuir mac Áedáin
Sebbene primogentio di Áedán mac Gabráin, Artuir non divenne mai re di Dál Riata, perché dopo la morte del padre sul trono salì il fratello Eochaid Buide. Quando Áedán rinunciò apparentemente al potere per ritirarsi in monastero, Artuir assunse il ruolo di condottiero militare, anche se ufficialmente il sovrano era ancora Áedán. Fu quindi Artuir a guidare gli Scoti di Dalriada in guerra contro i Pitti, campagna militare diversa da quella poi condotta dal padre contro la Northumbria. Secondo questa teoria, Artuir fu quindi attivo soprattutto nella regione compresa tra i due muri romani, conosciuta come Gododdin. David F. Caroll sostiene che Artuir guidò una libera coalizione di Celti cristiani contro gli invasori pagani (riuscendo così a tenerli lontani per circa un secolo). Alla fine fu ucciso in battaglia nel 582. Questa è l'ipotesi di Michael Wood. Tuttavia, Artuir è soltanto uno dei quattro capi che probabilmente furono così chiamati dopo l'Artù originale. Nei periodi moderni, il nome di Artur si scrive Artuir. Il suo nome è quindi quasi certamente collegato all'Arthnou britannico.
Molti aspetti del leggendario re Artù corrispondono alla vita di Artuir, che utilizzò una vecchia fortezza romana conosciuta col nome di Camelon (forse la successiva Camelot) e che morì in battaglia vicino al fiume Allan, conosciuto anche col nome di Camallan (forse Camlann). Come l'Artù della leggenda, anche Artuir ebbe una sorella di nome Morgana e fu un contemporaneo di Myrddin (poi chiamato Merlino). Nel mito Artù, ferito a morte, viene portato nell'isola di Avalon. E nel VI secolo in quell'area esisteva un'isola circondata da tre fiumi (Allan, Forth e Teith) e su cui c'era un insediamento di nome Invalone, che tra l'altro si trovava non lontano dal luogo della morte di Artuir. Quest'isola potrebbe quindi aver ispirato Avalon. Andrebbe anche sottolineato che le più antiche menzioni di Artù provengono da testi in lingua gallese, la stessa che al tempo di Artuir si parlava nell'area della Scozia in cui questo personaggio visse e combatté (Strathclyde).
Va però sottolineato che questo Artuir potrebbe essere vissuto troppo tardi per essere l'Artù della leggenda e inoltre che avrebbe combattuto i nemici sbagliati. Infatti nelle fonti più antiche Artù lotta contro i Sassoni e non contro i Pitti, mentre Áedán combatté contro i northumbriani solo dopo la morte di Artuir. Quest'ultimo apparteneva inoltre alla generazione successiva alla battaglia del Monte Badon, combattuta tra il 491 e il 516. Non fu inoltre l'unica persona a portare il nome di "Artur" o una qualche altra variante del tempo di questo nome. Esisteva infatti anche un Arthuis re dell'Elmet e un Artù nel Pembroke. Di contro, "Artur[us]" fu un nome raro e quasi mai attestato fino a dopo lo scontro a Badon (cosa che suggerisce che al leader britannico in quello scontro venisse dato il nome dall'originale Arthur, il cui nome potrebbe essere divenuto un nome di guerra o un titolo onorifico). Va anche detto che Artuir mac Áedán morì in battaglia contro i pitti, mentre Arthù morì combattendo contro Mordred di Lothian, che non era un pitto. Se dunque egli potrebbe non essere l'originale Artù, la sua storia, come quella di altri Artù, potrebbe aver comunque contribuito allo sviluppo della leggenda arturiana.
Fonte: Web
llamrei
27-03-2008, 19.10.57
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llamrei
27-03-2008, 19.15.36
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Hastatus77
28-03-2008, 14.55.30
BASE MITOLOGICA
Miti di tipo arturiano si ritrovano già nella antica Grecia. Arcade, re dell'Arcadia e figlio di Callisto, trasformata in orsa, fu trasformato nella stella Arcturus, cioè "guardiano dell'orsa", intesa come l'Orsa Maggiore, che non era altro che la sua stessa madre Callisto trasformata in costellazione. L'etimologia del nome latino "Artorius" potrebbe essere collegata ad "Arcturus", forse tramite il popolo italico dei Messapi, che si consideravano discendenti di Arcade e per i quali "Artas" era un nome di re. Graham Anderson ha trovato ulteriori analogie: Arcade governava su di una città nota come "la Tavola" e possedeva una arma magica denominata "Calabrops" (che richiama la "Caliburn" di Artù). Anderson, partendo dalla "connessione sarmata", trova anche numerosi altri paralleli con miti del Vicino Oriente che potrebbero aver influito sulla costruzione del mito arturiano. Molti gli elementi leggendari e le semi-dimenticate divinità celtiche confluite nei personaggi del mito arturiano.
La parola arth nell'odierna lingua gallese corrisponde a "orso", e tra i celti continentali (anche se non in Britannia) esistevano molte dinività-orso chiamate Artio o Artos. Inolte, artur (gallese) e arturus (latino) significano "uomo-orso". E Artù è chiamato l’Orso di Britannia da alcuni scrittori.
L’orso uno dei simboli con cui è identificato Artù, anche perché artur (in lingua gallese) e arturus (in latino) significano "uomo-orso". E sempre in gallese la parola arth corrisponde a "orso".È stato anche suggerito che Artù fosse in origine una semi-divinità celtica o preistorica, le cui leggende furono gradualmente trasformate in eventi storici per tramandare e conservare le tradizioni e le leggende celtiche dopo l'avvento del cristianesimo. Un esempio simile sarebbe quello del dio del mare Llyr, che divenne il leggendario re Lear.
C'è anche chi sostiene che la figura di Artù sia completamente inventata, un eroe dei bardi celtici di cui loro cantavano le gesta, simile ai racconti germaniche su Beowulf (che in alcune storie compare come Bodvar Biarki), la cui saga fu composta dai coloni sassoni in Britannia proprio attorno al periodo in cui cominciarono a emergere le prime leggende arturiane. E si può notare come Artù e Beowulf abbiano molti elementi in comune: sono coraggiosi capi militari che poi diventano re, hanno spade magiche, vengono traditi dai loro stessi uomini e muoiono senza un erede. I draghi sono inoltre figure importanti in entrambe le saghe. Infine, come quello di Artù anche il nome di Beowulf significa orso (mentre Bodvar Biarki significa "orso da combattimento").
Si può pensare che Beowulf abbia almeno in parte influenzato le emergenti leggende arturiane, e viceversa. Oppure si possono ipotizzare influenze reciproche. La vicenda di Beowulf è ambientata nel VI secolo, periodo delle prime leggende arturiane. E se anche le prime tradizioni orali anglosassoni su Beowulf non abbiano influenzato le più antiche tradizioni arturiane, la versione scritta, realizzata per la prima volta dai monaci (che cristianizzarono il mito di Beowulf, così come fecero con le tradizioni celtiche) nell'Inghilterra del X secolo, potrebbe aver influenzato autori tardi come Goffredo di Monmouth (che scrisse in Galles nel XII secolo).
Artù potrebbe anche essere stato influenzato dalla figura di Sigmund della Saga di Volsung. Entrambi avevano discendenze regali, per provare le quali dovettero però estrarre una spada (Artù da una roccia, Sigmund dalle radici di un albero). Inoltre, entrambi commisero incesto senza saperlo, generando figli bastardi.
llamrei
28-03-2008, 17.38.00
state facendo un'ottima ricerca messer Hastatus, complimenti!
Aspetti nuovi che non conoscevo
Hastatus77
31-03-2008, 14.43.50
NESSUNA BASE STORICA
Una scuola di pensiero, che è andata crescendo a partire dalle critiche mosse da David Dumville, sostiene che non ci sia alcuna base storica per la figura di Artù, che sarebbe dunque del tutto inventata. Del resto, come sostiene questa corrente di pensiero, non esiste nessuna fonte a lui contemporanea (e nessuna credibile).
Hastatus77
31-03-2008, 14.46.29
Quest'ultima cosa non avrei voluta inserirla... però per correttezza l'ho citata, anche se io credo che Artù sia veramente esistito.
llamrei
31-03-2008, 16.06.01
Vi quoto Sir Hastatus: anche per il mio modesto pensiero, e per quello che può valere, credo che Artù sia realmente esistito
Morris
31-03-2008, 16.44.30
Il Regno è salvo!!! Sire.. grazie di esistere!
Hastatus77
01-04-2008, 14.33.26
LE DODICI BATTAGLIE
Elenco di seguito le battaglie associate alla figura di Artù, indicate nel Manoscritto di Harley 3859 del British Museum:
"ostium fluminis Glein"
"aliud flumen Dubglas in regione Linnuis"
"aliud flumen Dubglas in regione Linnuis"
"aliud flumen Dubglas in regione Linnuis"
"aliud flumen Dubglas in regione Linnuis"
"flumen Bassas"
"in silva Celidonis, Cat Coit Celidon"
"in castello Guinnion"
"in urbe Legionis"
"in litore fluminis Tribruti"
"in monte Agned"
"in monte Badonis"
Hastatus77
01-04-2008, 14.41.55
Le Triadi Gallesi sembrano avere in mente il Monte Badon quando definiscono rossa la furia di battaglia di Artù:
Tre Rossi Devastatori dell'isola di Britannia:Rhun figlio di Beli,
e Lle(u) Mano Esperta,
e Morgan(t) il Ricco.
Ma c'era uno che era un Rosso devastatore più grande di tutti e tre: Artù era il suo nome. Per un anno né erba né piante spuntarono dove uno dei tre aveva messo piede; ma dove passò Artù, non crebbe niente per sette anni.
Triade 20 (Trad. Rachel Bromwich)
llamrei
01-04-2008, 19.28.48
Bravissimo Sir Hastatus: non vi smentite mai!
Manca, ahime, è triste dirlo...la battaglia di Camlaan....
Morris
01-04-2008, 23.08.33
Opportuna!!!!!
Hastatus77
02-04-2008, 09.53.23
Quelle citate, sono le dodici battaglie che hanno portato al successo re Artù, e ad una pace duratura il suo regno.
Quindi la battaglia di Camlann è giusto che non sia stata citata.
llamrei
02-04-2008, 12.14.02
avete ragione...poi sarebbe anche di cattivo gusto,,....
Morris
02-04-2008, 14.56.09
Ben fatto Sir Hastatus!
sir-lancillotto
06-04-2008, 13.42.32
LA LEGGENDA DI ARTÙ
La leggenda di Re Artù è uno dei grandi misteri del medioevo. Chi di noi non ha mai sognato di poter far parte dei suoi mitici cavalieri e di intraprendere le loro eroiche imprese? Sognare è bello, eppure la realtà è un pò diversa da come potremmo immaginarla. Per prima cosa, c'è da chiarire che re Artù probabilmente non è mai esistito. Comunque, non come lo immaginiamo noi. Egli potrebbe essere solamente frutto della fantasia degli scrittori medievali, primo di tutti Chrétien de Troyes, a cui attribuiamo i primi romanzi arturiani e che visse nell'XI secolo. Compose le sue opere alla corte di Maria di Champagne e poi di Filippo di Fiandra tra il 1160 ed il 1185. A tale periodo quindi risale la genesi del "Chevalier de la Charrette", il primo romanzo in cui compare Artù e con lui, il prode Lancillotto, la bella Ginevra e l'oscuro mago Merlino. Chrétien non riuscì a terminare questo scritto, così il finale è opera di un altro scrittore del tempo, Geoffroy de Lagny. Ma Chrétien de Troyes però scrisse almeno un altro romanzo con protagonisti i cavalieri della tavola rotonda, "Perceval du le conte du graal", in cui si accentua la spiritualizzazione dell'etica cavalleresca. I cavalieri vanno qui alla ricerca del Graal, divino simbolo di rinascita, ma ancora non è la coppa che accolse il sangue di Cristo. Lo diventerà in seguito, con gli scrittori successivi che riprenderanno in mano le leggende arturiane, rimaneggiandole, riadattandole, reinterpretandole a loro piacimento. Misterioso e ancora profano con Chrétien, il Graal diventerà il sacro calice che noi tutti conosciamo nel XIII, con Robert de Baron.
http://www.francescosantoianni.it/images/tavolarotonda.gif
Lentamente, le avventure dei cavalieri della tavola rotonda assumono una dimensione escatologica e questi eroi diventano, non solo difensori di una terra di frontiera contro gli attacchi dei barbari infedeli, ma anche garanti di un ordine cosmico. Inoltre, la chiesa, sempre più preoccupata per via della diffusione nell'occidente di questi romanzi, in cui spiccava spesso il tema dell'amore cortese, che vedeva giovani cavalieri innamorarsi di belle dame già sposate, cercava di cristianizzare ulteriormente tali opere, secondo la sua filosofia. Per questo, ad esempio, si scrisse il "Perlesvaus", un rifacimento del romanzo arturiano, in cui Lancillotto confessa il proprio peccato, Ginevra muore e i cavalieri di re Artù si fanno crociati. Qui, Perlesvaus (Perceval) diventa una specie di Cristo-cavaliere. Ed una maggiore accentuazione di questo ideale si avrà con l'elaborazione del personaggio di Galaad, novello Cristo della cavalleria, figlio di una vergine, l'unico a cui sarà concesso di vedere il Graal, ma per questo muore. Dai primi romanzi di Chrétien de Troye, il romanzo cavalleresco ne farà di strada nei secoli successivi, ispirando molti scrittori del basso medioevo e dell'età moderna, fino ai giorni nostri. Per cui, si capisce, con tutti questi rifacimenti è difficile risalire all'originale storia arturiana, a ciò che era Artù inizialmente. Il re che conosciamo noi è il risultato di tutte queste reinterpretazioni elaborate nell'arco di quasi mille anni.
Nell'ammettere l'esistenza storica di re Artù, dovremmo fare un piccolo sforzo d'immaginazione, in quanto dovremmo togliergli la brillante armatura cavalleresca e trasportarlo in un altro ambiente storico-culturale, quello dell'Inghilterra del V/VI secolo d.C. Quindi, ben cinquecento anni prima del tempo che immagineremmo noi leggendo i romanzi di Chrétien de Troyes. Non nel vero e proprio medioevo cavalleresco, ma negli ultimi attimi di vita dell'Impero Romano. Nel 476 d.C. termina il grande impero che aveva unito tutta l'Europa, sommerso dalle invasioni dei barbari, per l'esattezza Goti e popolazioni germaniche. L'imperatore Adriano, aveva esteso l'Impero fino all'estremo nord, fino alla Gran Bretagna, costruendovi il famoso Vallo proprio per arginare il pericolo costituito dagli invasori, popolazioni locali pagane. Nel V secolo ormai l'Impero non aveva più la forza di resistere e venne lentamente divorato dall'esterno, ma anche dall'interno (in quanto già da molti anni i germanici facevano parte dello stesso esercito romano, ed alcuni riuscirono anche a diventare generali). Ciò fu inevitabile. Ma alcuni soldati e generali, anche dopo il 476, non deposero le armi, continuando per qualche decennio a combattere con l'idea di ricostituire l'Impero e di proteggere la religione cristiana (che era diventata religione ufficiale dell'impero con Teodosio, nel 391). Uno di questi potrebbe essere stato proprio il nostro Artù, che resis***** alle invasioni dei Sassoni e degli altri barbari, che nel V secolo stavano invadendo l'Inghilterra, divenendo così un eroe, una leggenda. In effetti, già Nennio, monaco gallese dell'800 d.C., aveva menzionato un certo re guerriero di nome Artù nella sua Historia Britonum. E secondo gli annali della Cambria, opera di anonimi del X secolo, l'anno di morte di Artù sarebbe il 537 d.C. Per questo, molti storici ritengono che alla base della leggenda ci sia un fondo di verità storica e la mitica Camelot potrebbe essere ora Cadbury Castle, dove gli archeologi scoprirono negli anni '60 le rovine di una fortezza capace di poter ospitare un migliaio di persone. Avalon, l'isola sulla quale dovrebbe ancora trovarsi il corpo del grande re, invece potrebbe essere il colle di Glastonbury Tor, nel Somerset, che in tempi antichi era quasi interamente circondato d'acqua. Il nome Artù, inoltre, potrebbe solo essere un appellativo. In passato era usuale dare ai valorosi degli appellativi per caratterizzarli ed esaltarne le qualità fisiche o guerriere. Infatti, il nome Artù potrebbe derivare da "Artorius", che nella lingua celtica voleva dire "orso". In tal senso, un guerriero così chiamato, aveva l'orso come suo "animale guida" e ne acquistava le qualità, come la forza e la grandezza. Conosciamo un signore della guerra gallese del V secolo, Owain Ddantgwyn, che veniva proprio chiamato "orso" e che fu ucciso in battaglia dal nipote, proprio quasi come nei romanzi arturiani. Oppure, potremmo anche identificare il mitico re con un certo personaggio di nome Riotamo (in celtico: "re supremo"), che nel 468 guidò le sue truppe in Gallia, ma fu tradito e sconfitto in battaglia. Ma dietro al personaggio di re Artù non c'è solo un re ed un eroe. Artù è anche un simbolo di rinascita e di vita eterna. I Normanni nell'XI secolo sconfissero i Sassoni che dominavano in Inghilterra. La corte anglo-normanna poté così attrarsi la simpatia delle popolazioni bretoni diffondendo le loro leggende, ma col rischio di risvegliare in queste il sogno di restaurazione del potere celtico, proprio fondato sul mito della "scomparsa" di Artù. Nei romanzi infatti è scritto che un giorno il grande condottiero ritornerà ancora a regnare alla testa delle sue genti. E probabilmente per sedare queste speranze, nel 1191 venne sparsa la voce del ritrovamento della sua tomba. Ciò mise infatti fine ad ogni speranza di un ritorno del re, ma nello stesso tempo, rese il personaggio ancor più popolare in Bretagna, spingendo la corte anglo-normanna a identificarsi con la corte di re Artù.
Giorgio Pastore
Ninive Shyal
06-04-2008, 17.50.09
ehm, Sir Lancillotto, siete un pozzo di informazioni. Stampo il tutto e lo leggo con calma! :-)
Morgen
07-04-2008, 22.50.37
avete ragione...poi sarebbe anche di cattivo gusto,,....
Direi di si... :p
Morris
07-04-2008, 23.18.23
Ben Bene Milady!
zaffiro
17-10-2009, 16.33.25
Mi trovate in accordo con voi,sir Morris,anche a m piace credere che sia realmente esistito.
Trovai con una ricerca in rete informazioni che avvallavano l'ipotesi dell'esistenza di Re Artù,ne riporto un estratto e cito il link alla fine.
Artù è esistito veramente?
Geoffrey Ashe , storico britannico,ci risponde " Sarebbe sbagliato rispondere con un si o con un no(...) primi documenti trovati collocano Artù tra il 5° e il 6° secolo D.C. , alla conclusione della dominazione romana in Britannia , agli lbori del Medioevo. La più antica menzione avviene dal monaco Nennio , nel 9°secolo, che non cita mai la parola re, ma di un valoroso comandante militare chiamato Artù impegnato a difendere la Britannia dagli invasori Sassoni in 12 battaglie.
Ma il personaggio Artù circolava anche in Irlanda, Normandia e persino in Italia. A Modena la "Porta della Peschiera" del Duomo , datato 1099 e 1120, raffigura il re e i suoi cavalieri che salvano Ginevra da alcuni malfattori. E' la prima rappresentazione esistente di Artù.
Fu però con il monaco gallese ,Goffredo di Monmouth, a delinearsi le figure del re Artù e il mago Merlino, ma non si riesca a distinguere il reale dalla fantasia.
(...)La Tavola Rotonda a Winchester è conservata nel suo castello, ma era quella di Artù e i suoi cavalieri?
Da fonti storiche ,forse, quella Tavola è stata costruita per Enrico III , per far ravvivare lo spirito eroico dell'epopea arturiana. Fu poi ridipinta con in mezzo la rosa (simbolo dei Tudor) per Enrico VIII. Nel 1976 furono effettuati esami con il carbonio 14 per datare la Tavola , proveniva da alberi tagliati del 13° secolo.
Avalon , l'isola dove fu portato a curare le ferite, sarebbe Glastonbury , la sua collina circondata dalle acque delle paludi sembrava un'isola.
(...)Nel 1191 dei monaci ebbero una rivelazione in un sogno : la tomba di Artù era lì. Scavarono nel vicino cimitero e trovarono un'enorme bara ricavata da un tronco di quercia, con dentro le ossa di un uomo molto alto e di una donna. Sotto il sarcofago nascondeva una lastra di pietra con scritto in latino "Qui giace sepolto il famoso re Artù nell'isola di Avalon" . La donna fu identificata come Ginevra.(...)Ma è veramente la bara di Artù?
Almeno 6 principi britannici furono battezzati Artù , nell'epoca della leggenda , dicono gli studiosi Peter James e Nick Thorpe.(...)Geoffrey Ashe scoprì nelle cronache dell'epoca tra il 468 e 470 vi fu un solo re britannico a compiere un'impresa del genere.
Esiste una lettera spedita a lui dal vescovo romano Sidonio . Questa lettera è rivolta a Riothamus , che secondo Ashe non è un nome ma un titolo, in lingua celtica infatti vuol dire "sua maestà suprema".
Ashe ha fatto ricerche e ha trovato coincidenze suggestive. il re andò in Francia per una campagna militare ma fu sconfitto dai Goti. Unì le forze con le truppe romane ma fu battuto nel 470 a Bourges. Colpa del prefetto di Gallia , Arvando, che aveva tradito incoraggiando i Goti ad attaccare.
Ritirandosi si persero le tracce mentre era diretto ad una città della regione che si chiama Avallon..
Il tradimento di Arvando ricorda quello di Mordred, e la scomparsa di Riothamus ad Avallon rievoca quella di Artù .
Labili somiglianze? Ashe ci ha preparato un interrogativo " Non dobbiamo verificare se Artù è esistito, ma se Riothamus fu la figura dove fu creta la leggenda ".
http://pensierimadyur.blogspot.com/2007/12/la-leggenda-di-re-artu-verita-o.html
Morris
17-10-2009, 19.00.05
Grazie, amica mia, nel nome dell'intuito e della mera sapienza!
Qualcuno scrisse: "Essere o non essere..questo è il dilemma!
Ebbene, io affermo e scrivo: "Esistere o non esistere..sta tutto nel cervello!
Molto prezioso il suo contributo, mi inchino al suo emozionante finale!
Sir Morris
MorganPendragon
06-11-2009, 19.20.42
L'argomento introdotto da Hastatus è della massima serietà e importanza e lo ringrazio per le preziosissime informazioni.
Affronterò aspetti legati al mio personaggio nelle sezioni riservate al RPG, mi dispiace deludere ancora una volta le aspettative di milady llamrei ;)
Condivido con voi Sir Morris l'idea che Arthur Pendragon rappresenta un ideale di valori più che un personaggio di valenza storica.
credo mio Sire che la Vostra persona possa essere identificata come la figura del Riothamus, che avendo sangue romano (discendenza dalla famiglia Britannico, della quale Merlino fa parte)(e discendenza dalla famiglia Varro) oltre che una discendenza cambriana (Pendragon) e una parentela con i McAthol di Ibernia, potesse essere l'unico in grado di assumere tale ruolo e rappresentare un baluardo contro le invasioni sassoni e danesi (Horsa e Hengist) e le scorrerie interne (Ironhair, Carardoc e Lot di Cornovaglia, estinto però al tempo di Vostro padre Uther).
Nota per gli utenti:
La genealogia di Artù, citata da MorganPendragon, è tratta dai romanzi di Jack Whyte. Non si basa su ricerche storiche.
Hastatus77
Mordred Inlè
06-11-2009, 20.13.22
Oggi ho guardato davvero un interessantissimo documentario di HistoryChannel in cui si spiegavano le possibilità che Artù fosse tre figure: Artoriu, Ambrosius e Riotamus.
llamrei
06-11-2009, 22.18.40
@Mordred: credo sia lo stesso che ho visto io tempo fa. Interessante visione delle cose...chissà se mai un giorno arriveremo a decretare una conclusione..
Guisgard
06-11-2009, 22.52.59
Oggi ho guardato davvero un interessantissimo documentario di HistoryChannel in cui si spiegavano le possibilità che Artù fosse tre figure: Artoriu, Ambrosius e Riotamus.
Anche io ho visto quel ducumentario.
Devo dire che è molto intrigante ed attendibile.
Cercare però di sbiadire le nebbie del tempo e delle leggende è cosa assai ardua.
Soprattutto quando manca totalmente la documentazione storica.
E per l'Inghilterra, almeno fino all'anno mille, è così.
MorganPendragon
06-11-2009, 22.58.03
Il nome Arthu, che come antroponimo risulta storicamente attestato nella Pietra di Artù, in lingua celtica continentale significa orso, simbolo di forza, stabilità e protezione, caratteri anche questi ben presenti in tutta la leggenda[3]. Nella civiltà celtica gli uomini avevano come nome proprio quello di un animale che sceglievano per sottolineare un tratto fisico o caratteriale, e l'orso è l'animale simbolo per eccellenza della regalità. Anche sulla base del suo nome, una scuola di pensiero ritiene che la figura di Artù non abbia nessuna consistenza storica e che si tratterebbe di una semi-dimenticata divinitàceltica poi trasformata dalla tradizione orale in un personaggio realmente esistito, come sarebbe accaduto per Lir, dio del mare, divenuto poi re Lear[4]. In gallese la parola arth significa "orso" e tra i celti continentali (anche se non in Britannia) esistevano molte divinità-orso chiamate Artos o Artio. È probabile che queste divinità sarebbero state portate dai Celti in Britannia. Va anche notato che la parola gallese arth, quella latina arctus e quella greca arctos significano "orso". Inoltre, Artù è chiamato l'"Orso di Britannia" da alcuni scrittori. "Arktouros" ("Arcturus" per i Romani), ovvero "guardiano dell'orsa", e "Arturo" in italiano) era il nome che i Greci davano alla stella in cui era stato trasformato Arkas, o Arcade, re dell'Arcadia e figlio di Callisto, che invece era stata trasformata nella costellazione dell'Orsa Maggiore ("Arctus" per i Romani). Altre grafie esistenti del suo nome sono Arzur, Arthus o Artus. L'epiteto di "Pendragon" gli viene invece dal padre, Uther Pendragon.
(www.wikipedia.it (http://www.wikipedia.it))
Artù appare per la prima volta nella letteratura gallese: in un antico poema in questa lingua, Y Gododdin (circa 594), il poeta Aneirin (535-600) scrive di uno dei suoi sudditi che lui "nutriva i corvi neri sui baluardi, pur non essendo Artù". Ad ogni modo, questo poema è ricco di inserimenti posteriori e non è possibile sapere se questo passaggio sia parte della versione originale o meno. Possiamo però fare riferimento ad alcuni poemi di Taliesin, che sono presumibilmente dello stesso periodo: The Chair of the Sovereign, che ricorda un Artù ferito; Preiddeu Annwn ("I Tesori di Annwn"), cita "il valore di Artù" e afferma che "noi partimmo con Artù nei suoi splendidi labours"; poi il poema Viaggio a Deganwy, che contiene il passaggio "come alla battaglia di Badon con Artù, il capo che organizza banchetti/conviti, con le sue grandi lame rosse dalla battaglia che tutti gli uomini possono ricordare".
Un'altra citazione è nell'Historia Brittonum, attribuita al monaco galleseNennio, che forse scrisse questo compendio dell'antica storia del suo paese nell'anno 830 circa. Nuovamente, quest'opera ci descrive Artù come un "comandante di battaglie", piuttosto che come un re. Due fonti distinte all'interno di questo scritto ricordano almeno 12 battaglie in cui avrebbe combattuto, culminando con la battaglia del Monte Badon, dove si dice abbia ucciso, da solo/con una sola mano, addirittura 960 avversari.
Secondo gli Annales Cambriae, Artù sarebbe stato ucciso durante la battaglia di Camlann nel 537.
Appare inoltre in numerose vitae di santi del VI secolo, ad esempio la vita di san Illtud, che alla lettura sembra essere scritta verso il 1140, dove si dice che Artù fosse un cugino di quell'uomo di chiesa. Molte di queste opere dipingono Artù come un fiero guerriero, e non necessariamente moralmente impeccabile come nei successivi romanzi. Secondo la Vita di San Gildas (morto intorno all'anno 570), opera scritta nel XI secolo da Caradoc di Llancarfan, Artù uccise Hueil, fratello di Gildas, un pirata dell'isola di Man.
Attorno al 1100Lifris di Llancarfan asserisce nella sua Vita di san Cadoc che Artù è stato migliorato da Cadoc. Cadoc diede protezione ad un uomo che aveva ucciso tre dei soldati di Artù, che ricevé del bestiame da Cadoc come contropartita per i suoi uomini. Cadoc glielo portò come richiesto, ma quando Artù prese possesso degli animali, questi furono trasformati in felci. Il probabile scopo originale di questa storia sarebbe quello di promuovere l'accettazione popolare della nuova fede cristiana "dimostrando" che Cadoc aveva poteri magici attribuiti tradizionalmente ai druidi e così intensi da "battere" Artù. Avvenimenti simili sono descritti nelle tarde biografie medioevali di Carannog, di Padern e Goeznovius.
Artù compare anche nel racconto in lingua gallese Culhwch e Olwen, solitamente associata con il Mabinogion: Culhwch visita la corte di Artù per cercare il suo aiuto per conquistare la mano di Olwen. Artù, che è definito suo parente, acconsente alla richiesta e compie le richieste del padre di Olwen, il gigante Ysbaddaden (tra cui la caccia al grande cinghiale Twrch Trwyth). Questo può essere riportato alla leggenda dove Artù è dipinto come il capo della caccia selvaggia, un tema popolare che è ricordato anche in Bretagna, Francia e Germania.
Roger S. Loomis ha elencato questi esempi (Loomis 1972). Gervasio di Tilbury nel XIII secolo e due scrittori XV secolo assegnano questo ruolo ad Artù. Gervasio afferma che Artù e i suoi cavalieri cacciavano regolarmente lungo un antico tratto tra Cadbury e Glastonbury (che è ancora conosciuta come King Arthur's Causeway[2]), e si pensa che lui e la sua compagnia di cavalieri possa essere vista a mezzanotte nella foresta di Brittany o Savoy in Gran Bretagna. Loomis allude a un cenno scozzese nel XVI secolo, e afferma che molte di queste credenze fossero ancora ricorrenti nel XIX secolo al Castello di Cadbury e in diverse parti della Francia. Più tardi parti del Trioedd Ynys Prydein, o Welsh Triads, menzionano Artù e collocano la sua corte a Celliwig in Cornovaglia. Celliwig è stata identificata con la città di Callington dagli anziani antiquari Celtici, ma Rachel Bromwich, l'ultimo editore delle Welsh Triads, afferma che sia in realtà Kelly Rounds, una fortezza nei pressi della parrocchia celtica di Egloshayle.
(http://nonsolocinema.forumcommunity.net/?t=19628176)