Guisgard
29-08-2011, 03.20.53
Ques'articolo apparso su "Lastampa.it" sembra voler delineare dei nuovi e sensazionali scenari per i fautori delle leggende Arturiane.
Gli archeologi di Glasgow sono sicuri: «L'abbiamo individuata nel castello di Stirling»
MATTIA B. BAGNOLI
LONDRA
Alla fine, dopo tanto scrivere e cercare, dopo 16 secoli di leggende e cronache più o meno fantasiose, la tavola rotonda sembra essere comparsa davanti agli occhi degli archeologi. Niente mito, dunque, ma storia. Come d’altra parte sosteneva già il povero Nennius nella sua Historia Brittonum, compilata, dicono gli studiosi, intorno al nono secolo dopo Cristo. Ma a credergli, visto il guazzabuglio delle fonti, ci voleva un atto di fede e la filologia, si sa, al contrario è una scienza. Quindi dubbi a iosa. Poi, un millennio più tardi o giù di lì, arrivano gli esperti della Glasgow University con gli strumenti ultimo modello e danno una bella controllata ai giardini del Castello di Stirling. E tombola: ecco una struttura circolare più antica delle altre. Che sia proprio l’ufficio di re Artù?
L’ipotesi non è affatto stramba. Anzi, è stata avanzata più volte nel corso del tempo. Nel 1375 il poeta John Barbour fu il primo a rivelare che la tavola rotonda si trovava a
«Sud del Castello di Stirling». Un secolo dopo, nel 1478, William di Worchester fu ancora più esplicito: «re Artù teneva la tavola rotonda allo Stirling Castle». In Scozia dunque. Il che suona come una bestemmia: il più celebre dei re inglesi era in realtà scozzese? Può darsi. Sempre Ennius, il buon monaco gallese che tanto impreciso forse non era, ci dice infatti che Artù-personaggio storico, quello delle ballate e di Merlino è un altro paio di maniche, combatté ben 12 battaglie contro gli invasori anglosassoni prima di sconfiggerli. La maggior parte dei siti citati nelle cronache sono irriconoscibili. Ma alcuni sono invece abbastanza chiari: Mount Badon, nel centro dell’Inghilterra; la città della legione, ovvero Chester; Tribuit, vicino a Edimburgo. Nel nord insomma. Ovvero la direttrice delle invasioni.
Il Castello di Stirling si presta quindi bene: è antichissimo, forse risale all’età del ferro, forse divenne un forte romano, base per le legioni incaricate di tenere a bada la frontiera. Quindi palazzo reale di Carlo I. Che nel 17esimo secolo varò poderosi lavori nei giardini. Dando forma definitiva alla struttura conosciuta come «Nodo del Re». E cioè una serie di terrazzamenti a più livelli incastonati l’uno nell’altro. Al centro del complesso si troverebbe quel che resta della tavola rotonda. «Usando prospezioni geofisiche gli archeologi hanno individuato i resti di un fossato circolare e altre strutture sotto il Nodo del Re», racconta al Daily Telegraph John Harrison, presidente della Stirling Local History Society e padre dello studio. «I risultati mostrano che il cumulo attuale è stato costruito su un sito più antico e gettano nuova luce sulla tradizione scozzese della tavola rotonda».
Che la «scodella e il piatto» - nomignolo affibbiato dai locali al Nodo del Re - fosse una struttura più complessa di quanto creduto in precedenza s’era per la verità già capito nel 1980, quando il sito venne fotografato da un elicottero: le immagini avevano mostrato una stratificazione avvenuta nel corso del tempo. Ora la conferma. «È un mistero che i documenti da soli non riescono a spiegare», aggiunge Harrison. «Grazie alle prospezioni geofisiche adesso però ne sappiamo di più. Certo, non possiamo dire con certezza che re Artù abitasse qui; ma le strutture che circondano il cuore del Nodo possono spiegare l’origine delle credenze popolari». Lo studioso Stephen Digney aggiunge qualche informazione in più. «L’area del Castello di Stirling ospita alcune tra le strutture medioevali più importanti d’Europa. Questa ricerca rappresenta un primo emozionante passo per esplorarle, spiegarle, interpretarle. A settembre contiamo di poter raffinare i dettagli in nostro possesso». Ma c’è di più. «Questo progetto - dice invece il professor Kirsty Owen di Historic Scotland - ha le potenzialità di accrescere la nostra scarsa conoscenza del periodo preistorico e quindi medioevale del Castello. Non vediamo l’ora di vedere i risultati della prossima fase delle indagini», «Il prossimo mese sonderemo il terreno e condurremo un’analisi col radar in modo da saperne di più».
http://www3.lastampa.it/fileadmin/media/esteri/rovineglasow06eg.jpg
La rovina circolare, chiamata «Il Nodo del Re», risale al diciassettesimo secolo
Gli archeologi di Glasgow sono sicuri: «L'abbiamo individuata nel castello di Stirling»
MATTIA B. BAGNOLI
LONDRA
Alla fine, dopo tanto scrivere e cercare, dopo 16 secoli di leggende e cronache più o meno fantasiose, la tavola rotonda sembra essere comparsa davanti agli occhi degli archeologi. Niente mito, dunque, ma storia. Come d’altra parte sosteneva già il povero Nennius nella sua Historia Brittonum, compilata, dicono gli studiosi, intorno al nono secolo dopo Cristo. Ma a credergli, visto il guazzabuglio delle fonti, ci voleva un atto di fede e la filologia, si sa, al contrario è una scienza. Quindi dubbi a iosa. Poi, un millennio più tardi o giù di lì, arrivano gli esperti della Glasgow University con gli strumenti ultimo modello e danno una bella controllata ai giardini del Castello di Stirling. E tombola: ecco una struttura circolare più antica delle altre. Che sia proprio l’ufficio di re Artù?
L’ipotesi non è affatto stramba. Anzi, è stata avanzata più volte nel corso del tempo. Nel 1375 il poeta John Barbour fu il primo a rivelare che la tavola rotonda si trovava a
«Sud del Castello di Stirling». Un secolo dopo, nel 1478, William di Worchester fu ancora più esplicito: «re Artù teneva la tavola rotonda allo Stirling Castle». In Scozia dunque. Il che suona come una bestemmia: il più celebre dei re inglesi era in realtà scozzese? Può darsi. Sempre Ennius, il buon monaco gallese che tanto impreciso forse non era, ci dice infatti che Artù-personaggio storico, quello delle ballate e di Merlino è un altro paio di maniche, combatté ben 12 battaglie contro gli invasori anglosassoni prima di sconfiggerli. La maggior parte dei siti citati nelle cronache sono irriconoscibili. Ma alcuni sono invece abbastanza chiari: Mount Badon, nel centro dell’Inghilterra; la città della legione, ovvero Chester; Tribuit, vicino a Edimburgo. Nel nord insomma. Ovvero la direttrice delle invasioni.
Il Castello di Stirling si presta quindi bene: è antichissimo, forse risale all’età del ferro, forse divenne un forte romano, base per le legioni incaricate di tenere a bada la frontiera. Quindi palazzo reale di Carlo I. Che nel 17esimo secolo varò poderosi lavori nei giardini. Dando forma definitiva alla struttura conosciuta come «Nodo del Re». E cioè una serie di terrazzamenti a più livelli incastonati l’uno nell’altro. Al centro del complesso si troverebbe quel che resta della tavola rotonda. «Usando prospezioni geofisiche gli archeologi hanno individuato i resti di un fossato circolare e altre strutture sotto il Nodo del Re», racconta al Daily Telegraph John Harrison, presidente della Stirling Local History Society e padre dello studio. «I risultati mostrano che il cumulo attuale è stato costruito su un sito più antico e gettano nuova luce sulla tradizione scozzese della tavola rotonda».
Che la «scodella e il piatto» - nomignolo affibbiato dai locali al Nodo del Re - fosse una struttura più complessa di quanto creduto in precedenza s’era per la verità già capito nel 1980, quando il sito venne fotografato da un elicottero: le immagini avevano mostrato una stratificazione avvenuta nel corso del tempo. Ora la conferma. «È un mistero che i documenti da soli non riescono a spiegare», aggiunge Harrison. «Grazie alle prospezioni geofisiche adesso però ne sappiamo di più. Certo, non possiamo dire con certezza che re Artù abitasse qui; ma le strutture che circondano il cuore del Nodo possono spiegare l’origine delle credenze popolari». Lo studioso Stephen Digney aggiunge qualche informazione in più. «L’area del Castello di Stirling ospita alcune tra le strutture medioevali più importanti d’Europa. Questa ricerca rappresenta un primo emozionante passo per esplorarle, spiegarle, interpretarle. A settembre contiamo di poter raffinare i dettagli in nostro possesso». Ma c’è di più. «Questo progetto - dice invece il professor Kirsty Owen di Historic Scotland - ha le potenzialità di accrescere la nostra scarsa conoscenza del periodo preistorico e quindi medioevale del Castello. Non vediamo l’ora di vedere i risultati della prossima fase delle indagini», «Il prossimo mese sonderemo il terreno e condurremo un’analisi col radar in modo da saperne di più».
http://www3.lastampa.it/fileadmin/media/esteri/rovineglasow06eg.jpg
La rovina circolare, chiamata «Il Nodo del Re», risale al diciassettesimo secolo