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Visualizza versione completa : Il Giglio Verde


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Guisgard
14-09-2011, 06.27.09
Daniel, nel frattempo, era sto portato via da Jalem.
Questi, in precedenza, aveva avuto ordine da Guisgard di abbigliare come si conveniva il nuovo scudiero del nipote del duca.
Guisgard infatti aveva scelto il giovane Daniel come suo scudiero.
Così Daniel ora aveva un ruolo ed un lavoro in questa nostra avventura.
I poemi e i romanzi ci parlano spesso di giovani apprendisti di quella che è la grande scuola della vita.
Il nostro audace ladruncolo, anche se ora si è guadagnato il più onorevole titolo di scudiero di sir Guisgard, sembrava adatto, quasi predestinato, all’avventura.
Era coraggioso, abbiamo visto come aveva apostrofato il burbero lord Tudor, indomito, mai infatti si era abbandonato alla disperazione e allo sconforto, e leale.
Inoltre si era anche meritato, proprio grazie alla sua lealtà, la fiducia del nipote del duca e questa, amici miei, è spesso la chiave, dato che i Tudor erano i nobili più potenti del regno, per riuscire in tutte le cose.
“Ascolta, ragazzo.” Lo chiamò Jalem. “Prendi la carrozza e recati al villaggio. Lì troverai, presso la locanda delle Due Rose, sir Hagus ad attenderti. Prendilo e conducilo qui. E’ atteso da lord Tudor.”

elisabeth
14-09-2011, 12.29.44
Gia' non ero una nobile e neanche una suora, se mi avesse venduta potevo finire solo sul rogo, non sapeva invece quanto gli uomini mi facessero paura, avevo subito e questo mi aveva allontanata per anni ormai dal vivere accantoa giovani uomini, i maestri che frequentavo erano delle persone speciali, loro avevano un'energia universale erano figli del cosmo.......la comunita' in cui ero stata cresciuta, era fatta di donne......seguii il mio salvatore cercando di pulire la mia mente, entrai in casa, una casa piccola, un pasto caldo che aiuto' il mio stomaco a non borbottare piu'........" Perdonate il mio comportamento...non volevo mostrarmi ingrata, vi chiedo scusa se avete avuto questa impressione.....vi devo ringraziare, mi avete fatto entrare in casa vostra e avete diviso con me il vostro pasto......non avrei mai creduto che un uomo potesse avere un tale riguardo nei miei confronti. Sappiate che dal luogo da cui vengo, viviamo in piccole dimore e dormiamo sulla nuda terra......mangiamo cio' che la mnatura ci offre, la nostra giornata e' fatta di ritualita' e studio....il mio vestito e' una semplice clamide azzurra e alla vita ho una cintola in canapa......il mio mantello e' della stessa stoffa del vestito ....ed e' dei colori della natura...che sia estate o che sia inverno il mio abbigliamento non cambia.......L'obbedienza delle regole mi ha fatto lasciare il mio porto sicuro, perche' io potessi portare un dono.....e per conoscere i miei natali, mi e' stato detto che in quella casa avrei trovato una risposta.........se guardate le mie mani, sono mani che hanno lavorato tutti i giorni, se guardate il mio volto.....potrete vedere il calore del sole e la luce della luna...se guardate i miei occhi potrete vedere il solco delle miei lacrime...ma agli angoli delle mie labbra ci sono rughe di gioise risa......riconosco di essere stata messa alla prova, la mia sapienza e la mia conoscenza deve dare i suoi frutti...con questo principiuo sono stata cresciuta........Sono schiva neio confronti degli uomini, da loro so che posso avere solo del male.....ma a quanto pare voi siete un'eccezione...!! "........Mi alzai, presi il mio piatto e il cucchiaio...poi presi il suo e cercai di rendermi utile, volevo dargli il poco che potevo.....approifittando di questo, gli voltai volutamente le spalle, per me quella situazione era di grande imbarazzo, sola con un uomo non c'ero mai stata....le mani tremavano...

Chantal
14-09-2011, 15.13.54
Chantal rimase a lungo preda dello sgomento.
Leggeva incredula,interrogandosi se fosse un segno,o solo un gioco del destino che,in quel momento di attesa,la stesse riconducendo al mancato rientro di suo zio.
Ritrovò la ragione.
"E' solo una coincidenza",pensò,mentre continuava ad asciugarsi le lacrime con le mani.
Ma ella non credeva al caso ed alle coincidenze,non s'era mai sbagliata sulle sue sensazioni.E le sensazioni di quel momento erano inquietanti.
Ancora cercava di prosciugare il pianto quando udì un rumore proveniente dal giardino.
"Zio!"Si precipitò,attraversò la casa con la lettera in mano e si avviò alla porta.
L'aprì,ma non vide suo zio.
D'istinto e con scaltrezza,nonchè celerità richiuse la porta,la sprangò,e con tutto il peso della sua esile figura si pose con le spalle a bloccarla per ragionare,comprendere,decidere o, forse, per ritrovare le forze.
Non aveva cognizione di chi potesse esserci là fuori,che fosse un uomo o una bestia,non faceva differenza alcuna,ciò che le importava era che non aveva certo potuto cogliere il suono della voce di suo zio a confortarla o rassicurarla,o ad annunciarle il suo rientro.
E suo zio era solito invocarla per nome appena varcava il cancello d'accesso al viale del giardino.Sempre,senza eccezione alcuna.
E non l'avrebbe fatta in quella notte.
Questo la fece insospettire,come anche il non aver veduto una qualunque fonte di luce,quale viene diffusa da una lanterna o una candela,a rischiarare il viale e i cespugli.
Il cuore in gola le faceva mancare il fiato,era spaventata,ed ora anche sospettosa e turbata.
Era notte alta,sebbene fosse prossima l'alba.
Il sogno,la lettera,quei rumori,la finestra misteriosamente aperta.
Tutto la spaventava e tormentava i suoi sensi e la sua ragione.
Aveva comunque due scelte alle quali abbandonarsi;fidarsi ed aprire per invocare aiuto ed intraprendere le ricerche di suo zio nelle strade del borgo,o diffidare,e cercare un nascondiglio,poichè avvertiva pericolo ed inquietudine.
Non fu la ragione a suggerirle quale delle due strade imboccare,ma la paura.
Chantal era una figura molto esile,vestiva sempre in modo semplice e leggero,spesso indossava una veste scivolosa come una camicia da notte di lino o mussola leggera,o di impalpabile georgette,come quella sera.A differenze delle belle ragazze del paese,donne aristocratiche e raffinate,non amava quei pesanti gonnelloni a balze e corredati di numerosi strati di sottogonne che le impedissero di muoversi con leggerezza,nè indossava mai corsetti che la costringessero.Solo una veste camicia,per lo più bianca,che le avvolgeva la figura quasi come una carezza.
Ed era ancora estate.
E così anche quella notte.Ma ora le veniva utile poichè pensò che le avrebbe facilitato l'accesso ad un luogo angusto e ristretto che stava meditando di varcare.
Non esitò a trovare rifugio,infatti.Del resto,non aveva certezza che a suo zio fosse realmente accaduto qualcosa,così ragionò nel senso della tutela di se stessa.Era sola,era buio,fuori c'erano conflitti ed illegalità ed ella era la nipote di padre Adam,una delle poche figure ecclesiastiche,anche di notevole temperamento,che ancora sfuggiva ai Repubblicani.
Pensò,quindi,di nascondersi,solo così poteva venire più utile anche alle ricerche di suo zio che avrebbe intrapreso l'indomani.
Da piccola,infatti,giocando a rimestare il grande pentolone di rame che si calava dal camino,aveva scopeto tra il fondo e le colonnine di marmo del focolare localizzato sulla parete est della sala,un'apetura segreta,celata dietro la muratura di terracotta.Come una porticina che s'apriva con facilità a chi sapesse come accedervi.
Si indirizzò verso il camino,scostò appena gli alari ed il parascintille per attraversare quel passaggio che non sapeva dove l'avrebbe condotta,suo zio le aveva sempre impedito di attraversarlo,ma di sicuro le offriva sicurezza in quel momento.
Cercò con le mani su quella parete annerita dal fumo un chiavistello nascosto in alto,e ricoperto di fuliggine,nel buio muoveva le dita con scrupolosa meticolosità e,finalmente,riuscì a forzarlo,lasciando che uno scatto facesse aprire un varco.
Ma subito,come un lampo,ritornò alla lettera ed ai suoi contenuti,durante quell'operazione l'aveva tenuta stretta tra i denti,non l'aveva posata un solo istante per timore che rimanesse incustodita.Si rialzò,si precipitò nello studio,prese il vasetto di creta a cui si faceva riferimento,lo strinse al petto ed andò a nascondersi,richiudendo il varco alle sue spalle.
Quella lettera e il contenuto di quel vaso ora erano il filo emotivo ed affettivo che la tenevano legata al suo caro zio.
Erano come la speranza.
Non sapeva cosa l'attendesse,procedeva a tentoni attraverso quel passaggio,aveva sentito sotto i suoi piedi nudi dei gradini di umida pietra,iniziò a percorrerli lentamente,si aiutava rimanendo china,accovacciata,nel buio le mani erano l'unica fonte di conoscenza che le fecessero apprendere come fosse architettato quell'ambiente così angusto,umido e ammuffito.
Ad un tratto,però,si sentì smarrita,si lasciò cadere su quei gradini e si abbandonò di ad un nuovo pianto di disperazione.
Aveva paura.
Strinse,così,in seno la lettera ed il vasetto invocando la protezione di Dio e proferendo il nome di suo zio.

Daniel
14-09-2011, 15.17.48
“Ascolta, ragazzo.Prendi la carrozza e recati al villaggio. Lì troverai, presso la locanda delle Due Rose, sir Hagus ad attenderti. Prendilo e conducilo qui. E’ atteso da lord Tudor.”

Wow una specie di missione! Sono passato da adruncolo incatenato a scudiero del nipote di Lord Tudor.. Mi avevano dato abiti puliti che pur essendo semplici abiti da scudiero erano comunque molto meglio degli stracci che avevo addosso..
<<Grazie mille.. Vado subito..>>
Andai fuori le mura e vidi una carrozza semplice.. Trainata da due destrieri marroni.. Era nera.. Sembrava più un carro funebre.. Vidi che non c'era il cocchiere.. La devo guidare io?? Io non so guidare carrozze.. Salii al posto di comando e imitai quello che fanno i cocchieri.. Feci schioccare le briglie e urlai <<YA!>> i cavalli partirono velocissimi.. A momenti mi facevano cadere a terra.. Non riuscivo a frenarlli non so come si faceva.. Arrivai al villaggio correndo.. Stavo per schiantarmi quando tirai le briglie con tutte le mie forze.. I cavalli si fermarono a un palmo da una locanda.. Fuori c'era un uomo che guardava la scena divertito.. Sir Hagus?

brianna85
14-09-2011, 16.23.10
certamente che vi concedo l'onore.
brianna era molto agitata di andare a palazzo con l'uomo dei suoi sogni aveva pensato molte molte a quella scena e mai si sarebbe immaginata tanta agitazione .
salirono sulla carrozza e via a palazzo brianna fece un inchino a lord tudor

Melisendra
14-09-2011, 17.34.16
"Il giglio verde..." sussurrai sottovoce. Poi mi inserii nella conversazione. "Chiunque sia l'uomo dal volto coperto che ci ha salvati, gli sarò eternamente grata per quel nobile gesto."
Picchiettai pensierosamente le dita sulla mensa.
"Mi ha profondamente colpita la loro conoscenza della lingua di Animos... la parlava senza la benchè minima traccia di accento straniero, sebbene poi tra loro li abbia uditi parlare la vostra lingua. La sua conoscenza della lingua mi fa pensare che non fosse una persona comune, ma ben istruita."
Guardai i commensali.
"La leggenda che si creerà attorno a questi fatti presto farà nascere ballate e poesie su questo misterioso Giglio Verde." Sorrisi tra me e me.

Lady Gaynor
14-09-2011, 19.34.04
De Jeon saltò su.
“Proprio tu dici questo?” Fissando Gaynor. “Eri anche tu nel Cortile delle Statue all’università quando il maestro tenne il suo primo discorso! Ed eri presente anche nel Palazzo della Ginestra quando giurammo tutti sulla nuova bandiera della nazione! Ed ora vieni a parlarci di tolleranza e misericordia! Loro ne hanno avuto per noi? Forse i nobili hanno rinunciato ai loro diritti feudali quando trovavano i nostri contadini a rubare per fame nelle loro terre? E ne hanno avuto forse i chierici? Mentre affossavano il popolo nel corpo e nello spirito con i loro dogmi che incatenavano gli uomini alle catene della superstizione e dell’ignoranza? No, ora il popolo vuole giustizia! E tutti i tiranni saranno puniti!”


A queste parole di De Jeon, Gaynor rispose: "Ho giurato sulla bandiera perchè credevo e credo fermamente nella Repubblica e nel senso di quest'istituzione, ma ciononostante sono convinta del fatto che sangue non lava sangue... ci sono altri metodi per fare giustizia e riprenderci ciò che ci spetta..."


“Perdonami, repubblicana Gaynor…” intervenne Missan “… ma trovo molto più interessante ciò che hai detto riguardo a quel biglietto…” riprendendo fra le mani quel biglietto “… ciò che dici è giusto… molto giusto…”
“Hai dunque un piano, Missan?” Chiese De Jeon.
“Naturale…” rispose Missan “… riallacciandomi a quanto detto da Gaynor, possiamo facilmente supporre che i nostri nemici siano inglesi, visto che tutti gli esuli si trovano in quelle terre, e che parlino benissimo la nostra lingua. Solo così si può spiegare la facilità con cui eludono i nostri controlli e si confondono tra le nostre fila… probabilmente quindi hanno studiato sotto precettori francesi, magari proprio nelle nostre scuole… ciò vuol dire che appartengono tutti ad una classe sociale alta, aristocratica…”
“Ci sono dunque gli inglesi dietro questa sporca storia!” Esclamò De Jeon.
“Già, pare di si…” annuendo Missan “… il simbolo del Giglio Verde, come giustamente fatto notare da Gaynor, è stato impresso, con una leggera rotazione verso destra, ma non abbastanza forte da stropicciare la carta… credo dunque che il marchio sia stato fatto con un anello.”
“Se sono inglesi allora li staneremo nella loro maledetta isola!” Con impeto De Jeon. “E ti recherai tu lì, Missan!”
“In quello stato ci detestano e sicuramente ci ostacoleranno in tutti i modi…” mormorò Missan “… bisogna essere dunque scaltri…”
“Potrai avere tutto ciò che ti occorre per smascherare e catturare il Giglio Verde!”
“Non serve far molto rumore…” con un sorriso Missan “… occorre invece astuzia… in Inghilterra posso contare su una mia spia… qualcuno insospettabile e capace di introdurmi negli ambienti aristocratici… per il resto porterò con me solo due persone… la nostra Gaynor ed una mia vecchia conoscenza che ho già fatto chiamare.”
“Ottimo!” Disse entusiasta De Jeon. “E sono certo che Gaynor sarà all’altezza per affiancarti in questa missione!”


"Sei sicuro di voler portare proprio me nel centro dell'azione?" chiese Gaynor a Missan. "Mi ritieni davvero all'altezza?"

Guisgard
15-09-2011, 02.24.57
“Se fossi di qualche anno più giovane” disse lord Buttleford fissando Melisendra “sarei quasi geloso del modo in cui parlate di quel misterioso individuo. Chiunque sia davvero il Giglio Verde, sembra vi abbia profondamente affascinata, milady.”
“Che sciocchezze!” Intervenne lord Tudor. “Non sappiamo neanche cosa ci sia di vero in queste storie!”
“Qualcosa di vero esiste, milord.” Replicò la giovane Ymma. “Ed era rappresentato da quegli uomini che ci hanno tratti in salvo. Li ho visti e ho potuto parlare con loro, come adesso sto facendo con voi.”
“Sono sicuramente degli inglesi.” Disse lord Carrinton. “Solo il coraggio e l’audacia del nostro sangue possono spingere a tali atti di eroismo.”
“Devo dire che tutto ciò è deprimente, amici miei…” con aria seccata Guisgard “… trovo assurdo che qualcuno possa celare così la sua identità. Voglio dire… sei diventato celebre, dalle due sponde della Manica non si fa altro che parlare di te, sei ammirato dagli inglesi ed odiato da quelli di Animos… e tu cosa fai, mio caro Giglio Verde? Nascondi il tuo nome ed il tuo volto! Bah… lo trovo assurdo… forse poteva fare effetto qualche secolo fa, ma al giorno d’oggi questi atti di effimero romanticismo non vanno più di moda…”

Melisendra
15-09-2011, 03.03.37
Guardai Sir Guisgard con un'espressione di sorpresa.
"Oh, Sir... non potete pensarla veramente così... un'aura di effimero romanticismo, come dite voi, contribuisce ad aumentarne il fascino e a confondere i nemici... perciò direi che, chinque sia quell'uomo, è senz'altro astuto."
Mi voltai verso Lord Buttleford. "Noi donne, Milord, siamo molto sensibili all'audacia... e quando ci si presenta un raro esemplare di questa virtù... bè, non possiamo che riconoscerne il merito." Sorrisi. "Tanto più che questa persona è così reale che gli devo la vita... e di questo gli sarò eternamente riconoscente." Mi rivolsi a Lord Tudor "Come sarò sempre grata a voi, Milord, per la vostra ospitalità e il vostro aiuto."
Sospirai.
"Avrei voluto conoscere il nostro misterioso salvatore, ma i suoi uomini sono ben decisi a preservarne l'anonimato... e a ragione aggiungerei. E' stata ammirevole la grazia con cui il capitano italiano della nave che ci ha condotti in Inghilterra ha deviato ogni mia domanda in proposito!"

Guisgard
15-09-2011, 03.29.41
“Eh, la curiosità è femmina!” Esclamò Buttleford. “Ed immagino che quel capitano abbia dovuto penare molto per resistere alle vostre domande, milady.”
“Cosa posso dire, milady…” accomodandosi il colletto Guisgard e fissando Melisendra “… ormai ho sviluppato un forte cinismo, che detesto io per primo, riguardo alle azioni compiute dai miei simili… guardo il senso pratico delle cose… perché tanto mistero? Perché mascherarsi? E’ forse brutto questo Giglio Verde?” Sorrise. “Vi immaginate, amici miei? La nostra lady Melisendra è tanto affascinata da quell’individuo e magari lui è sfigurato, deforme!”
“Perché dovrebbe esserlo?” Chiese Ymma. “Magari ci sono buoni motivi che lo spingono a celare la sua identità.”
“E la bruttezza non vi sembra un motivo più che giusto?” Scherzò Guisgard. “Solo nei romanzi cavallereschi gli eroi sono bellissimi e coraggiosi. Entrambe le cose sembrano difficili da potersi avere.” E rise di gusto.
“Io mi accontenterei di avere un nipote coraggioso.” Sbuffò lord Tudor. “La bellezza, a quanto vedo, serve a poco. Forse è considerata una virtù dalle donne, ma non certo da me.”
“Grazie al Cielo madre Natura non la pensava come voi, caro zio, altrimenti a quest’ora anche io andrei in giro con una maschera e magari firmandomi con qualche pseudonimo… non so, del tipo Rosa Viola, Peonia Turchina o Orchidea Amaranto!”
“Siete sempre il solito, sir!” Ridendo Buttleford. “Con voi non si può mai essere seri! Scherzate su tutto!”
“Chi, sir? Io, sir? No, sir!” Scuotendo il capo Guisgard. “Non scherzerei mai sul mio aspetto.” Sorridendo.
“E neanche sul tuo coraggio potresti scherzare!” Fissandolo lord Tudor. “Visto che non ne hai!”

Guisgard
15-09-2011, 03.40.00
Il misterioso uomo fissò Elisabeth che, dandogli le spalle, sparecchiava dopo quella modesta cena.
Era una donna strana, pensava fra sé.
Si vedeva che ignorava le regole dell’alta società, quel vuoto apparire, quell’osteggiare fierezza e presunzione.
Era una donna molto semplice, a tratti candida, non diversa da quelle che aveva conosciuto nel Sud della Francia, tra la Linguadoca e il Rossiglione.
Quelle pastorelle che frequentavano le brulle conche tra l’entroterra e le pendici dei Pirenei orientali.
“Quindi appartenete ad una specie di congrega, giusto?” Domandò l’uomo. “Una congrega religiosa forse?”
Prese una bottiglia di vino.
“Spero che il vostro ordine, qualunque esso sia, non vi vieti di bere.” Mormorò. “Certe giornate è meglio bere e dimenticare… ci aiuterà a non avere incubi durante la notte.” Riempì due bicchieri. “Non abbiamo molto da bere, ma abbastanza per allietarci i pensieri. Oggi anche il vino è diventato un bene di lusso. Prendete.” Porgendole un bicchiere.

Melisendra
15-09-2011, 03.43.20
Ora ne avevo abbastanza di quell'atteggiamento. I miei occhi scintillarono di furore a sentire quelle sciocchezze pronunciate con tale naturalezza.
"Sir, penso che la bellezza, qualora sia accompagnata da un completo vuoto interiore, sia ben più grave di qualunque cicatrice possa sfigurare il volto di un uomo virtuoso..." dissi aspramente. Poi mi placai. "Sarei affascinata dal coraggio e dalla dedizione di quell'uomo alla causa che ha abbracciato anche se fosse orribilmente sfigurato." Poi mi feci più severa.
"Potete non avere coraggio o aspirazione alcuna per le imprese di cui udite parlare, ma non deridete chi mette in pericolo la propria vita per la salvezza di altri."

Guisgard
15-09-2011, 04.13.06
Per qualche istante un assoluto silenzio scese nella sala.
Le parole di Melisendra, così sentite e cariche di passionale slancio, avevano generato una specie di vuoto.
“Anche io la penso come voi, madame.” Rompendo quel silenzio Ymma. “La vera bellezza sta nell’anima, non in un bel volto.”
“Ma io non volevo in nessun modo screditare la vostra ammirazione verso quell’uomo, milady.” Disse Guisgard, assumendo un’aria di vivo stupore. “Assolutamente. Noi tutti gli siamo grati. Deve davvero essere un grand’uomo se il solo nominarlo riesce a far tingere il vostro bel volto di quel vivo rossore.” Sorridendo. “Sapete… trovo che i vostri bellissimi occhi si giovino, e non poco, di quel rossore… allora vorrà dire che saremo grati anche di questo al misterioso Giglio Verde.”
“Ma non avevate accennato a delle rime, sir?” Chiese Buttleford.
“Certo, milord.” Alzandosi in piedi Guisgard. “Rime che ho composto io stesso, pensate, mentre decidevo in che verso accomodarmi i capelli una mattina.”
“Sempre il solito!” Ridendo Buttleford.
“Queste rime dimostreranno che non ho nulla contro gli eroi romantici d’altri tempi.” Fece Guisgard. “E, se posso, le dedicherò alla nostra lady Melisendra ed al suo entusiasmo per il nostro misterioso salvatore… il titolo è Il Giglio Verde, di sir Guisgard Tudor…”
E cominciò a recitare:

“Chi mai sarà e da dove mai arriverà?
E Magnus, tutta inquieta, dov’è non sa.
E la repubblica dietro quel nome si perde.
Sarà Angelo o demonio, quel Giglio Verde?”

E terminate quelle rime, tornò a sedersi con un sorriso compiaciuto.
http://1.bp.blogspot.com/_2EPJUI5nVXk/SSxZ_JYuWiI/AAAAAAAAAhw/CJvpAPUViAM/s400/errol-flynn-1939-by-george-hurrell-the-private-lives-of-elizabeth-and-essex.jpg

Melisendra
15-09-2011, 04.35.03
Lo applaudii insieme agli altri commensali.
"Belle rime, Sir..." chinai il capo in segno di apprezzamento "Dovreste inviarle ai Repubblicani di Magnus..." suggerii maliziosamente "Chissà che non li distraggano da tutto l'affanno che egli dà loro."

Guisgard
15-09-2011, 04.49.29
Chantal aveva percorso quel passaggio segreto portando con sé la lettera ed il vaso di terracotta.
Sotto i suoi piedi sentiva il freddo marmo, sporco di terreno e sterpi.
Attraversò per un bel tratto quel passaggio, ma poi avvertì la disperazione e l’angoscia crescere in lei.
Si abbandonò ad un pianto disperato.
Sensazioni, ricordi e paure cominciarono ad animare i suoi pensieri.
Vedeva inquiete immagini che sembravano animarsi davanti ai suoi occhi.
E cominciò ad avvertire dei suoni.
I discorsi dei Ginestrini, le urla della folla, i canti dei giovani per le strade.
All’improvviso qualcosa sembrò scuoterla.
Dei rumori alle sue spalle.
Rumori di passi.
Forse la inseguivano.
“Chantal.” Immaginò di udire. “Chantal.”
Erano reali quelle voci?
Davvero qualcuno la stava inseguendo?
Oppure era tutto frutto della sua immaginazione?
Poi, ad un tratto, alzò lo sguardo e vide una lieve luce in lontananza.
Forse davvero quel passaggio conduceva da qualche parte.
Ma dove?

Guisgard
15-09-2011, 05.14.01
Tutti, tranne lord Tudor, applaudirono le rime di Guisgard.
“Sapete che non sono niente male?” Fece Buttleford. “Mi piacciono!”
“Niente male?” Ripeté Guisgard. “Un capolavoro dovreste dire, milord! Ve le copierò su un foglio e voi le imparerete a memoria! Voi, invece, dite che dovrei farle leggere ai governanti delle vostre terre?” Chiese a Malisendra. “Non so… dalle vostre parti… si perde la testa per un nonnulla!” E rise di gusto. “Non la trovate arguta, lord Buttleford?”
“Moltissimo, ragazzo mio!” Ridendo Buttleford.
“Milord, sir Arthos e sir Theo sono appena giunti.” Annunciò in quel momento un servitore.
“Fateli entrare.” Annuendo lord Tudor.
I due cavalieri allora furono ricevuti e lord Tudor li presentò ai suoi ospiti.
“Sir Arthos e sir Theo sono due dei miei più fidati cavalieri.” Disse il duca.
“Perdonatemi, milord…” un po’ imbarazzato Theo “…lei è lady Brianna…”
“Ah, bene, bene…” fece lord Tudor osservando con attenzione la ragazza “… vedo che hai saputo ben scegliere… i miei omaggi, milady.” Salutando Brianna con un lieve inchino. “Presto ci raggiungerà anche sir Hagus. L’ho incaricato per delle ricerche riguardo ad alcuni feudi appartenenti alla famiglia di lady Melisendra. Ora perdonatemi, amici miei, ma mi ritirerò in attesa di sir Hagus.” Rivolgendosi ai suoi ospiti. “Mio nipote e lady Gonzaga sapranno fare gli onori di casa meglio del sottoscritto. Col vostro permesso.” E si ritirò.
“Posso sperare nel vostro perdono, milady?” Chiese Guisgard avvicinandosi a Melisendra. “Devo pur rimediare al fatto di aver scherzato sul vostro misterioso eroe… se vi mostrassi il Belvedere dite che potrei meritare il vostro perdono?”

Guisgard
15-09-2011, 05.40.15
Daniel correva lungo la verde e umida campagna inglese col quel carretto affidatogli da Jalem.
Percorse rapido la stradina che conduceva al villaggio ai piedi del colle del Belvedere.
Giunto in paese non molti, in verità si accorsero di lui, ma il nostro giovane scudiero riuscì comunque ad attirarsi più di uno sguardo malizioso da parte di qualche giovane contadinella.
Ed infatti il nostro non era certo un brutto ragazzo.
Immaginatevi uno di quei giovani protagonisti che compaiono in qualche novella pastorale.
Ma figuratelo abbigliato con una giubba un po’ sbiadita, pantaloni marroni e stivali consumati ma di buona qualità.
Occhio vivo, espressione vispa, solare, che tradiva una genuinità d’animo tipica dei preferiti di madonna Avventura.
Daniel aveva anche un cappello, non troppo vecchio ed ornato con una piuma variopinta.
Il nostro simpatico novello Oreste aveva con sé anche un’arma, ben stretta in un cinturone di cuoio.
Non certo una spada, ma un coltello, non troppo grande e quindi incapace di spaventare un uomo d’arme esperto, ma sufficiente da permettere al nostro Daniel di difendersi da qualche balordo che frequentava il villaggio, o da uno di quei birboni che di tanto in tanto si spingevano nel bosco per qualche bravata.
Giunto nel villaggio, subito si ritrovò davanti alla locanda Delle due Rose.
Qui vide un uomo davanti alla porta.
“Hei, fa attenzione!” Esclamò questi. “Volevi entrare con tutto il tuo carretto nella locanda?”
L’uomo era un cliente di passaggio.
Ma dall’interno della locanda provenivano alcune voci.
Sicuramente sir Hagus si trovava dentro il locale.

Melisendra
15-09-2011, 05.53.46
Mi ero lasciata trascinare di nuovo dalle mie intemperanze, le stesse che la vigile sorveglianza di Giselle e l'esemplare contegno di mia madre avevano cercato di mitigare.
"Accetto con piacere, mio signore... quanto al perdono, penso che i vostri versi lo abbiano già conquistato... siete indubbiamente dotato del dono di servirvi delle parole con grazia e arguzia. Forse dovrei addirittura stare in guardia da tale abilità." Sorrisi.

Guisgard
15-09-2011, 06.29.40
Guisgard accennò un sorriso.
“Allora stasera, sebbene voi sogniate il misterioso e romantico Giglio Verde, avrò l’onore io di farvi da cavaliere.” Disse, porgendo la mano a Melisendra.
I due allora visitarono le ampie sale al pian terreno e la meravigliosa Parrocchia Ducale dedicata alla Divina Misericordia, adibita a cappella di palazzo.
Raggiunsero poi l’ampia terrazza che dominava sul panorama della collina.
Uno sciame di luci lontane sui fianchi della collina descriveva la forma del villaggio vicino, simile ad un vecchio addormentato.
La Luna illuminava quella sera col suo pallido alone, generando un chiaroscuro molto suggestivo nel bosco sottostante, dal quale, per questo magico effetto, sembravano formarsi ed animarsi strane ed irrequiete figure.
“Sono dunque bastati quei versi” disse Guisgard alla ragazza “per sciogliere il vostro disappunto, milady?” Sorrise. “Beh, allora venderò ogni bene, sempre se mio zio me ne lascerà, e diventerò poeta.” Accarezzò alcune rose che ornavano la terrazza. “Dite, vi va di salvare questi fiori, milady? Vedete, sin da piccolo ho la passione per i fiori, ma mio zio ha sempre visto questa cosa come una perdita di tempo, poco incline agli interessi di un futuro duca. E così ho sempre dovuto affidare la cura di questi miei fiori ai vari giardinieri che si sono susseguiti nel palazzo… ecco…” cogliendo alcune rose di vari colori “… ne faccio dono a voi… oh, non saranno il vostro fiore preferito, il Giglio Verde, ma un po’ mi ricordano voi… bellissime, dai petali delicati, ma protette da spine…” la fissò con la sua solita indefinita espressione ed accennò un sorriso.
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Guisgard
15-09-2011, 06.44.18
Uscito dalla sala lord Tudor, lord Carrinton si avvicinò a Gonzaga.
“Non trovate che sia una splendida sera, milady?” Fissandola. “Vostro zio vi ha imposto di fare gli onori di casa, ma la magica Luna di questa notte mi sospira audacia…” sorrise “… e se vi rapissi a tutti i vostri ospiti? Se facessi di voi l’eroina di uno di quei romanzi di picaresche avventure, dove l’incanto dei sogni si confonde con gli slanci del reale? Potreste dunque rifiutarmi un sogno? Questo vi offro… e all’albeggiare già non ci sarà più… non merito dunque almeno queste poche ore fino al sopraggiungere dell’Aurora?” I suoi occhi in quel momento sembrarono sul punto di unirsi a quelli di lei. “Ditemi di si e tramuterete questa notte nel più radioso giorno di Maggio.” E le sfiorò delicatamente la mano.

Guisgard
15-09-2011, 06.52.37
De Jeon fissò con sguardo indagatore Gaynor dopo le sue parole.
“Certo che ti ritengo all’altezza.” Disse Missan alla giovane. “Hai tutto per riuscire in questa impresa… astuzia, intelligenza, senso pratico e fascino… le donne come te, un tempo, o le si prendeva nelle proprie fila, oppure si eliminavano.” E un sorriso indefinito sorse sul suo volto.
“E sia.” Avvicinandosi alla porta De Jeon. “Tutto è deciso dunque. Partirete al più presto per l’Inghilterra. E’ tutto, repubblicani.”
Missan allora condusse Gaynor nel suo ufficio, dove stava ad attenderli un terzo personaggio.
“Sei qui da molto, repubblicano Marcien?” Domandò Missan.
“In verità si…” mormorò Marcien “… non che mi lagni di avervi atteso, ma, sapete, la mia povera Clementine, mia moglie, attende il mio ritorno perché da sola non riesce a portare avanti la nostra attività…”
“Hai un’attività?” Chiese Missan. “Pensavo vivessi in ristrettezze economiche.”
“In verità non è nulla di che…”
“Eccoti la somma pattuita per averci aiutato a catturare l’ex duchessa di Beuchamps.”
“Oh, grazie, repubblicano.” Sorridendo con avidità Marcien. “Ma ho solo fatto il mio dovere… del resto quegli sporchi aristocratici devono pagare per le loro colpe…”
“Dalla somma però va tolta la metà.”
“Come sarebbe?”
“L’ex duchessa Melisendra Du Blois è fuggita.” Rispose Missan. “E non ha pagato il suo debito alla giustizia ed al popolo.”
“Ma io vi ho consegnato quella donna!” Protestò Mercien. “Che colpa ne ho io se poi i vostri soldati non sono riusciti a sorvegliarla?”
“Oggi è il tuo giorno fortunato, Marcien…” sorridendo Missan “… voglio proporti un lavoretto che, se dovesse riuscire, risolverebbe ogni tuo problema…”
“Che lavoro?”
“Verrai con noi per raccogliere un fiore.”
“Un fiore?”
“Si, un fiore particolare, unico…” mormorò Missan “… tanto ambito, quanto letale… un fiore che cresce soltanto in Inghilterra…”
“In Inghilterra?” Ripeté Mercien. “Ma è troppo lontano. Dovrei poi lasciare da sola mia moglie.”
“Però al tuo ritorno non avresti più alcun pensiero…” fissandolo Missan “... nessun problema da affrontare, nessun sacrificio da sostenere… sono certo che tua moglie te ne sarà grata…”
“Di quale fiore state parlando?”
“Di un giglio… un giglio verde…”
“Allora sono vere le storie che si sentono in giro!”
“E’ deciso.” Sentenziò Missan. “Domani io, la repubblicana Gaynor e tu” guardando Mercien “partiremo per l’Inghilterra a caccia del misterioso Giglio Verde…”

ladyGonzaga
15-09-2011, 16.22.21
La conversazione a tavola era molto serena e tra i commensali regnavano i sorrisi.
Notai lord Carrinton quanto era affascinato da lady Melisendra, chi non lo era, una dama cosi fine nei modi di porsi e nella sua eleganza era difficile che passasse inosservata.
Lord Tudor aveva scelto bene i suoi ospiti, questo era stato sempre un suo pregio..ad ogni ricevimento riusciva sempre a creare la giusta atmosfera .
Per non parlare di ser Guiscard, il suoi argomenti erano sempre motivo di risata e gioia per tutti.
Seguivo con attenzione i loro discorsi, senza interrompere, ascoltavo dei loro viaggi, di questo famoso "Giglio verde" di cui per la prima volta avevo sentito parlare...non osavo chiedere spiegazioni per non sembrare inopportuna...
In fondo alla sala vidi Yalem che mi sorrideva , quasi avesse notato in me un certo senso di disagio .
Se stavo cosi bene a tavola con loro, perchè non vedevo l'ora che questo interminabile pranzo volgesse al termine?

elisabeth
15-09-2011, 17.09.07
Dopo aver sparecchiato la tavola, tolsi il mantello....misi le scodelle nell'acqua, e cominicia a lavarle.....Monsieur....aveva un dolcissimo accento provenzale, ricordava i prati fioriti della Provenza.....ma alla parola vino, feci cadere una scodella a terra.....interrompendo quel profumato pensiero.....il braccio comincio' a bruciarmi e istintivamente posi la mano su un segno che portavo sin dalla nascita....Era un Giglio !!....Sentii il mio patrigno urlare con la voce impastata dal vino, " Sarai la nostra sverntura con quel segno sul braccio, stupida bambina finirai sul rogo.....sei figlia del demonio....."...e con violenza mi strofinava il braccio finche' quel fiore si colorava di quel rosso rubino che e' il sangue e col passare dei giorni....i lividi lo facevano sembrare verde...Il Giglio verde.......con gli occhi lucidi mi voltai di scatto, osservavo il bicchiere che quell'uomo mi offriva per poter vivere meglio una notte di stanchezza e stenti......" La mia non e' una congreca.....siamo una piccola comunita', non seguiamo la religione che voi conoscete,per noi c'e' un unico Creatore dell'universo, rispettiamo tutto cio' che e' perfezione e giubilo, le regole che regolano l'universo sono il nostro motivo di vita, non abbiamo metalli ne' quelli esterni che adornano il nostro corpo ne' quelli dell'anima.......non abbiamo divieti se non quello che l'animo stesso.....parlando all'uomo di conoscenza vieta......il vino...il vino e' vita !!! Ma vi prego se potete, evitate di bere, quello che il vino puo' cancellare dalla vostra mente ora....ve lo riversera' sul cuore domani........vi ho parlato di me...perche' non mi dite qualcosa di voi.......se dobbiamo condividere lo stesso tetto, possiamo parlare sino a quando la stanchezza non si impossera' di noi e poi lasceremo che il sonno culli i nostri pensieri...la luce del giorno ci mostrera' la via da seguire !!.....Presi dalle sue mani la coppa e ne versai il contenuto all'interno della bottiglia, aveva ragione, in quel momento era un liquido prezioso....non doveva esser sprecato !!.....il Giglio mi dava un senso di enorme calore e mi resi conto che non avevo dato luce all'ape del libro.....andai alla mia sacca e uscii il libro..." Vi dispiace se accendo qualche candela ? c'e' poca luce qui....." Accesi cosi' tre candele e vi posi vicino il libro....cercavo di essere piu' normale possibile.....sino a quando il Giglio non bruciava piu' e potei udire lo sbattere delle ali dell' ape....aveva ripreso energia........ Raccolsi il mio vestito e mi sedetti su una panca difronte a Monsieur....." Bene......ve ne prego....non so nulla di voi...."

Daniel
15-09-2011, 19.38.38
Entrai nella Locanda "Le due Rose".. Era un postaccio.. Pieno di uomini armati fino ai denti.. Camminai a testa bassa fino al bancone.. Dietro di esso c'era una ragazza bellissima.. La figlia del proprietario credo.. Aveva lunghi capelli corvini.. Fisico snelo e slancitao.. Un paio di occhi nerissimi.. Mi misi a fissarla un pò troppo e se ne accorse..
<<Scusate sapete dirmi dov'è Sir Hagus?>> ma la ragzza fuggì.. L'avevo spaventata? Eppure non sono così brutto.. Chiesi a qualcun altro..Ma nessuno mi dava retta.. O erano indaffarati o erano ubriachi.. Scocciato e infastidito salii su un tavolo e urlai
<<SIR HAGUS é QUI?>> Tutti gli sguardi si concentrarono su di me.. Compresi quelli della ragazza.. Dopo pensai che non era stato prudente fare quella cavolata.. Ma ormai non si poteva tornare indietro.. Sir Hagus era lì o no?

Lady Gaynor
15-09-2011, 20.07.34
De Jeon fissò con sguardo indagatore Gaynor dopo le sue parole.
“Certo che ti ritengo all’altezza.” Disse Missan alla giovane. “Hai tutto per riuscire in questa impresa… astuzia, intelligenza, senso pratico e fascino… le donne come te, un tempo, o le si prendeva nelle proprie fila, oppure si eliminavano.” E un sorriso indefinito sorse sul suo volto.


Queste parole suscitarono in Gaynor un senso di inquietudine... suonavano come una velata minaccia e di questo non si capacitava, visto il forte legame di amicizia che li univa. Cercò di scacciare quei brutti pensieri dalla mente, mentre Missan si accordava con Mercien circa lo scopo del loro imminente viaggio in Inghilterra.
Sono convinta che da questa storia non trarremo niente di buono, la sensazione di disagio che provo è troppo forte, si disse Gaynor. D'improvviso si ricordò di una cosa che doveva mostrare a Missan e della quale si era dimenticata fino a quel momento. Aspettò che l'amico finisse di parlare con Mercien, poi lo condusse fuori dalla stanza. Aprì un involucro che teneva legato alla cintura e gliene mostrò il contenuto: "Durante l'ultima catalogazione dei beni che abbiamo confiscato, ho trovato questo e mi chiedevo se fosse possibile tenerlo per me... lo trovo meraviglioso...". Si trattava di un pugnale d'argento con zaffiri incastonati sull'elsa finemente lavorata, certamente opera di un abile artigiano.

Altea
16-09-2011, 00.17.40
"Piacere di conoscervi messer Lyo, vi ringrazio per la vostra gentilezza. Sapete, la nobildonna che mi ospita è solo presa in pettegolezzi di corte con le sue nobili amiche. Mi farebbe molto piacere vedere il Belvedere, anche se mio padre, che era un cavaliere reale, mi insegnò che non si entra in un palazzo senza invito del nobile che vi abita. Siete certo che Lord Tudor accolga con piacere questa visita? Voi lo conoscete di persona? Sono nelle vostre mani, ma vi avviso che non voglio incorrere in pasticci" risposi con la solita durezza, e subito pensai che ero davvero incorreggibile con questo carattere mentre il giovane Lyo dimostrava molta gentilezza.

Guisgard
16-09-2011, 01.57.55
Nella locanda tutti si voltarono a fissare Daniel.
“Forse quel ragazzo cerca voi, milord.” Disse un uomo che sedeva ad un tavolo insieme ad altre tre persone.
“Potevi far suonare le campane della chiesa del villaggio, ragazzo.” Sorridendo uno dei tre. “Così potevano sentirti fino a Camelot.”
E tutti risero.
“Tranquillo, non hai più bisogno di urlare…” continuò l’uomo, per poi terminare il suo boccale “… hai trovato colui che cercavi. Sono io sir Hagus.” Alzandosi in piedi. “Immagino ti abbiano mandato dal Belvedere. Avanti, possiamo andare. Signori, grazie per la compagnia.” Salutando i presenti. “Alla prossima, se Dio vorrà.”
Così Hagus e Daniel raggiunsero il carretto e ripartirono verso il Belvedere.
“Sai, ragazzo…” fissandolo Hagus durante il tragitto “… la tua faccia non mi è nuova… ma non ricordo dove… massi!” Esclamò all’improvviso. “Ora ricordo! Proprio al palazzo di lord Tudor! Nelle scuderie, per la precisione! Ma… eri in catene… ora invece sei vestito come un degno scudiero… hai forse trovato un cavaliere che ti ha preso al suo servizio, ragazzo?”

Guisgard
16-09-2011, 03.00.05
Il misterioso uomo fissò con attenzione e curiosità Elisabeth.
E allo stesso modo guardava quelle tre candele accese vicino a quel libro.
Restò perplesso davanti a quella scena, ma tuttavia non fece domande.
“E’ vero, quel vino è prezioso” disse alla donna “ma non è detto che domani saremo tanto fortunati da poterne bere ancora, madame. Nel paese domina il caos. Qualcosa di innaturale si è impossessato della sua popolazione. Chi aveva promesso di guidarlo fuori dalla miseria e dagli stenti si sta ora scontrando con una ferocia ed un odio senza precedenti.” Continuò quell’uomo. “I Ginestrini vogliono schiacciare i Pomerini per avere in mano il totale controllo della neonata repubblica. Tutti gli ordini sociali si sono battuti in questa lotta fratricida… il principe e i nobili nell’aristocrazia, i chierici nel Clero, i borghesi nei Pomerini, operai e contadini nei Ginestrini.” Scosse il capo. “Tutti contro tutti…” mormorò.
Chi era davvero quel flemmatico francese che aveva salvato e poi condotta con sé Elisabeth?
Robusto, tra il castano chiaro ed il biondo, dai lineamenti aristocratici e dalla pelle bianchissima, gli occhi, come detto in precedenza, grigi, attenti, le labbra beffarde e sottili.
Poteva essere qualsiasi cosa.
Un gentiluomo dai nobili principi e dai modi gentili, forse in fuga per qualche motivo dalla sua terra natia, oppure un avventuriero giunto in quei luoghi perché attratto dalla possibilità di facili guadagni in seguito allo scoppio della rivoluzione.
Magari era invece un chierico travestito da borghese per nascondersi tra la gente, o un aristocratico in procinto di scappare via da quelle turbolente terre.
I suoi abiti non erano sontuosi, ma i suoi modi tradivano una disinvolta eleganza.
Inoltre il suo parlare era saldo, sicuro, preciso e prudente, segno di una solida cultura.
Questa descrizione può non dirvi nulla, amici lettori, ma è molto più di quanto Elisabeth udì dalla sua voce.
“Volete sapere di me?” Fissandola. “E a che pro, madame? Viviamo in tempi tristi, dove tutto può essere usato contro di noi. La legge è sottoposta alla libertà. Una libertà senza freni, senza regole e quindi capace solo di generare caos. Il bene dell’individuo viene dopo quello della collettività. In questi controsensi, in queste assurdità si muovono le nostre figure, madame.” Mormorò, portandosi alla bocca un rametto di qualche insolita essenza. “Figure tragiche, spinte dagli umori degli eventi. Questo siamo. Vi dissi niente domande tra noi…” si alzò, avvicinandosi ad un’umile brandina. “Ecco, dormirete qui…” disse accomodando alla meglio quel giaciglio “… e non temete, madame… non ho toccato vino e dunque conservo intatte le mie facoltà… così non avrete nulla da temere…”
Raggiunse allora un angolo della stanza, dove sistemò due vecchie sedie, per poggiarvi poi sopra una coperta.
“Io dormirò qui, madame…” coricandosi come poteva su quell’improvvisata cuccetta “… cercate di riposare ora… domani, a Dio piacendo, ci attenderà una lunga giornata… buonanotte…” e si voltò dall’altra parte, dando le spalle, forse per pudore, forse per rispetto, ad Elisabeth e lasciandola perplessa nell'inquieto silenzio di quella notte.
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Guisgard
16-09-2011, 03.30.10
Lyo accennò un sorriso udendo quelle parole della misteriosa Altea.
“Fate bene, milady, ad essere cauta e prudente.” Disse il cavaliere. “Ma non dovete temere. Lord Tudor tiene molto ai suoi uomini e gli amici dei suoi amici sono sempre benaccetti nella sua dimora.” Scese da cavallo e tenendolo per le briglie si avvicinò alla ragazza. “Sapete che è quasi un delitto per chi vive in queste terre non conoscere il Palazzo del Belvedere? E’ forse la dimora più sontuosa che c’è da qui a Camelot. Inferiore solamente al Palazzo Reale. E’ adagiato su una verdeggiante collina che domina su un magnifico paesaggio. L’ideale per chi ama la bellezza della natura e la magia dei luoghi antichi. Allora avanti, su!” Esclamò. “Il Belvedere ci attende!”
Salì in groppa al suo cavallo ed aiutò la bella Altea a fare altrettanto.
“Reggetevi forte, milady.” Disse alla ragazza ben salda tra le sue braccia che, stringendo le redini del cavallo, le cingevano i fianchi.
Il cavallo allora si lanciò al galoppo verso il palazzo di Lord Tudor.
“Posso rivelarvi una cosa, milady?” Fece Lyo mentre cavalcavano. “Conosco benissimo dove si trova il Belvedere…” sorridendo “… ma ho finto di non saperlo, perché non avevo nessun’altra idea per avvicinarvi. Siete in collera?”
Ma proprio in quel momento una strana figura comparve sulla strada, quasi a bloccare la loro corsa.
Il cavallo per quell’improvvisa visione sembrò quasi volersi imbizzarrire.
“Ma sei pazza, donna?” Urlò Lyo. “Sei sbucata all’improvviso sulla strada e a momenti non ti facevi travolgere dal mio cavallo in corsa!”
“Vi chiedo perdono, nobile signore.” Mormorò la donna. “Sono solo una povera zingara… abbiate pietà e misericordia per questo mio povero e decadente corpo… lasciate che vi legga la mano… lo farò per una moneta, mio bel signore… così saprete cosa ha in serbo la sorte per voi e per la bella dama che vi accompagna… solo per una moneta, mio signore…”

Guisgard
16-09-2011, 04.45.58
La cena era terminata.
Gonzaga sentì una mano sfiorare il suo braccio.
“Milady…” stupito lord Carrinton “… avete completamente ignorato le mie parole e l’invito che vi ho fatto appena uscito lord Tudor dalla sala… ditemi, ho forse in qualche modo peccato ai vostri occhi? Vi ho offesa o contraddetta? Se così è stato vi chiedo mille volte perdono. La ragione ed il torto, per me, si annullano d’innanzi a voi. Ditemi quale pegno devo pagare e pagherò… ma non negatemi la vostra considerazione, milady, o sarei, nonostante il mio blasone e le mie ricchezze, l’ultimo dei miserabili di questo regno…” e mostrò un lieve inchino alla dama “… avevo chiesto la vostra compagnia, lontano da tutti e da tutto, perché mi ero permesso, forse scioccamente, di portarvi un dono…”

Guisgard
16-09-2011, 05.21.42
Missan fissò per alcuni istanti quel pugnale mostrato da Gaynor.
“Sai bene che il frutto delle confische appartiene al popolo e che deve essere custodito dal governo…” la guardò “… ma del resto la repubblica dovrà pur pagare questi nostri servigi… prendilo pure… ma bada che è un pegno per la nostra missione… se dovessimo fallire quel pugnale finirà nei beni dello stato…ma per ora quel pugnale è tuo.” E le sfiorò allora i bei capelli di quel rosso vivo e fissò i suoi occhi verdi e languidi.
Cominciarono allora i preparativi per la partenza.
L’indomani, al porto di Calais, ormai sorvegliato notte e giorno dalla Guardia Repubblicana, un battello attendeva Missan, Gaynor e Mercien per condurli a Dover, in Inghilterra.
Poco dopo il battello salpò e cominciò a navigare sulla Manica.
“Ci recheremo a Camelot.” Spiegò Missan ai suoi due compagni. “E’ lì che hanno trovato rifugio i nobili scappati da Magnus e gli ecclesiastici messi in salvo dai nostri nemici. E’ molto probabile dunque che in quel reame si trovi anche il Giglio Verde. Ovviamente muoverci in quegli ambienti per noi sarà tutt’altro che facile. Ci odiano per la nostra libertà e ci ostacoleranno in tutti i modi.”
“Allora non abbiamo possibilità!” Intervenne Mercien.
“Ma noi siamo scaltri.” Sorridendo Missan. “Ed abbiamo risorse che loro neanche sospettano… a Camelot possiamo contare su una nostra spia… una persona insospettabile… e ci darà tutto il suo appoggio per riuscire…”
E poco dopo il battello avvistò le bianche scogliere di Dover.
http://desdadoc.files.wordpress.com/2008/11/dover-cliffs.jpg?w=500&h=346

Daniel
16-09-2011, 15.50.33
<<Si mi ha preso il nipote di Lord Tudor come scudiero milord!>>
Feci salire l'uomo nella carrozza..
<<Ok adesso proviamo di nuovo..>> Feci schioccare le redini urlando <<YA!>> I cavalli partirono di nuovo impazziti.. Non riuscivo a sentire il Lord che gridava qualcosa dalla carrozza.. Bruciavamo chilometri su chilometri.. Fortunatamente avevo imparato come si frenava e un'attimo prima di spiaccicarci sulle mura del castello tirai le redini fermando i cavalli.. Scesi che ancora mi girava la testa.. Scese anche il Lord ma non so forse per il tragitto violento non riuscivo a capire se era arrabbiato o divertito..

ladyGonzaga
16-09-2011, 17.12.16
" scusatemi lord Carrinton , qualunque dama che non sia una sciocca resterebbe ammaliata dalle vostre parole.
Voi siete come un dolce vento che sfiorando il viso , regala dolci carezze .
Apprezzo ogni vostra parola e ogni vostro gesto , ma non riuscirò a contracambiare la vostra dolcezza , come forse voi vi aspettate da me".

Lasciai che la sua mano tenesse la mia...sentivo il suo calore attraversare la mia pelle per arrivare diritto al mio cuore . Forse mi stavo innamorando di lui?
O forse era solo il suo fascino ad occupare una parte dei miei pensieri...di certo non volevo che lui se ne accorgesse....

" La notte era fresca e sotto la grande veranda l'umidità della notte iniziava a farsi sentire.
Avvertì un piccolo brivido di fresco sulle mie nude spalle.

"..e poi un dono?...per me?...mi sorprendete ogni giorno di più..il più bel dono che mi avete offerto è stato l'altro ieri ..quella bellissima giornata trascorsa nella valle dei due amanti...

Di colpo sentì il suo respiro sempre più accanto al mio....ed ecco che le mie labbra trovarono le sue...
erano morbide..sapevano di tabacco ..un sapore dolcissimo..

" Volevate il vostro sogno?...eccolo...
ma ricordate domani mattina...tutto ciò vi verrà cancellato dalla mente...
un sogno esiste solo per una notte..

http://s11.allstarpics.net/images/orig/3/x/3xm4ojzxuo8nounj.jpg

elisabeth
16-09-2011, 19.03.43
Seguii ogni suo movimento, guardai la sua figura cosi' salda....fiera, non apparteneva al mio mondo, lo sentivo tra le sue parole, lo avvertivo da ogni movimento....era corretto, quelli erano i patti non dovevo chiedergli nulla e nulla mi avrebbe chiesto. Lo sentii spiegarmi l'andamento politico...di una strana rivoluzione, che ci avrebbe procurato da li a poco dei grossi problemi.......Lo seguii mentre mi indicava quello che era il suo rifugio durante le notti buie !!!!....Lo seguii mentre si accomodava alla bene e meglio su due vecchie sedie !!!....Mi sentii improvvisamente sola e triste.....mi mancava casa,rimasi seduta per qualche momento......mi alzai e spensi le candele, riposi il libro nella mia bisaccia, volevo uscire fuori a respirare aria pulita , guardai la schiena dell'uomo che divideva con me lo stesso tetto...e forse avrebbe condiviso parte della sua vita !!!....non uscii non volevo crearglli problemi, se li avrebbe avuti non sarebbe stato per causa mia.......Mi sedetti dinuovo sulla panca e poggiai il capo sul tavolo.........e mi sembro' di respirare profumi di erbe selvatiche.....odore di terra bagnata...e scivolai in un sonno appagante.....MNi svegliai alle prime luci dell'alba.......lo vidi dormire....c'era freddo..e gli poggiai il mio mantello sulle spalle !!....volevo preparare qualcosa di caldo, non c'era nulla........mi venne da ridere........Potevo solo fare del vino cotto.....!!!

Altea
17-09-2011, 01.16.10
Alle parole di Lyo ero pronta a sferrare un attacco con le parole, visto che il bel giovane mi aveva ingannata, quando mi sentii girare la testa e mi accorsi che il bel destriero del cavaliere era innervosito da qualcosa. Appena approdammo al suolo mi avvidi di una povera donna vestita di lerci stracci, e i miei occhi si spalancarono intimoriti, toccai lo smeraldo della spada di mio padre, che ben tenevo nascosta. Subito sentii quella donna celava qualche oscuro mistero e infatti appena udii le sue parole guardai Lyo sperando il giovane non si lasciasse attrarre dalla curiosità. Il fato lo creiamo noi, pensai, non è dettato dal destino. "Gentile signora, vi ringrazio molto, ma tenete questa moneta e proseguite.....". Mi affrettai a dare una moneta alla donna, sperando continuasse il suo cammino senza proferir parola.

Guisgard
17-09-2011, 03.35.33
Le labbra di Gonzaga prima sfiorarono, poi si unirono a quelle di Carrinton in un bacio.
Un bacio lungo quanto un istante.
Un istante intenso, travolgente.
Ed un istante altro non è che un bagliore d’eternità.
“Domani tutto questo dunque finirà?” Sussurrò lui, mentre i suoi occhi si perdevano in quelli di lei. “Durerà quanto un sogno, per poi svanire con l’albeggiare? E sia… ma almeno per questa notte sarete mia… ed io, da domani, vivrò di questi istanti rendendoli eterni e farne poi l’unica ragione della mia vita…”
Si tolse allora il mantello e lo posò delicatamente sulle nude e graziose spalle di Gonzaga.
“Così non sentirete l’umidità di questa notte, milady…”
Estrasse poi qualcosa da una tasca.
Era avvolta in un prezioso fazzoletto di seta bianca.
“Questo è il mio dono per voi, milady…” aprendo quel fazzoletto e mostrando a Gonzaga il contenuto.
Era una piccola chiave dorata con una catenina.
“Visto che quella vecchia torre diroccata, quella in cui vi è la leggenda dei due amanti, vi aveva tanto affascinata…” disse “… l’ho acquistata… era di un vecchio signorotto che vive a Londra… vi ho fatto costruire un cancello e questa ne è la chiave… ora ogni qualvolta desidererete vivere la triste storia dei due sfortunati amanti, questa chiave ve lo permetterà, aprendovi le porte di quella lontana leggenda…”
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Guisgard
17-09-2011, 04.00.01
Il gallo cantò e l’Oriente cominciò a schiarirsi.
L’aria del mattino era fresca, quasi pungente e la foschia cominciava a dissolversi man mano che il cielo si illuminava.
Tutto attorno a quella casa sembrava come ammutolito.
“Avete dormito bene, madame?” Disse l’uomo avvicinandosi ad Elisabeth. “Spero che quel lettino sia stato perlomeno accogliente… questo è vostro.” Porgendole il mantello con cui lei lo aveva coperto. “Vi ringrazio.” Sorridendo. “Ho visto che vi guardavate intorno… non abbiamo granché per una degna colazione, fatta eccezione per del pane nero ed un paio di mele forse un po’ troppo mature… ma non disperate, non vi lascerò digiuna.” Accennò una risata. “Del resto, come dice qualcuno, la colazione è il pasto più importante della giornata.”
Sistemò alcune cose in una vecchia borsa sbiadita, che poi richiuse con molta attenzione.
Ad un tratto si udirono dei passi provenienti dall’esterno.
Un attimo dopo qualcuno bussò con vigore alla porta.
“Latte!” Gridò quella voce da fuori.
L’uomo allora aprì la porta.
“Il solito mezzo litro?” Chiese colui che aveva bussato alla porta.
“No, un litro intero.” Rispose l’uomo.
I due si scambiarono una fugace occhiata.
Il lattaio allora si guardò prima intorno, per accertarsi che non ci fossero occhi indiscreti, e poi consegnò, insieme al latte, un biglietto ripiegato più volte a quell’uomo.
Un attimo dopo era già svanito nella strada.
“Ecco...” disse l’uomo richiudendo la porta “… ora abbiamo anche del latte fresco.”
Preparò allora la colazione.
“Latte, pane e mele.” Portando il tutto a tavola. “Fidatevi, madame, se vi dico che nessun nobile o chierico di questo paese stamani può permettersi qualcosa di meglio.” Rise di gusto, per poi invitare Elisabeth a prendere posto a tavola.
Ma la donna aveva notato che l’uomo, in maniera sospetta, si era affrettato a nascondere in una tasca il misterioso biglietto consegnatogli dal lattaio.

Guisgard
17-09-2011, 04.39.39
La vecchia zingara era apparsa come dal nulla, arrivando quasi a far imbizzarrire il cavallo sul quale si trovavano Lyo e Altea.
“Non siete dunque attratta dal futuro, milady?” Chiese Lyo ad Altea. “Perché allora pagare con una moneta questa donna?” Sorrise fissandola negli occhi. “Lascia stare quella moneta e prendi invece questa.” Rivolgendosi poi alla zingara e lanciandogli una sua moneta. “Avanti, dimmi cosa ha in serbo il destino per me…”
La donna si avvicinò e cominciò a leggere la mano del cavaliere.
“Audacia, coraggio e fortuna vedo attorno a voi…” mormorò.
“Si, devo dire che madonna Fortuna oggi sembra essermi amica.” Disse Lyo fissando la bella Altea.
“Non interrompetemi…” sibilò la vecchia.
Lyo fissò Altea e fece una smorfia in direzione della zingara.
“La fortuna è come la marea…” continuò questa “… va e viene, sale e scende… attento, cavaliere… un uomo vestito di rosso… sta per giungere… e vedo… vedo…”
“Cosa vedi?” Domandò Lyo.
La vecchia emise un gemito e scosse il capo, come a volersi destare da un pensiero.
“Nulla…” mormorò “… non vedo nulla…” lanciò un’occhiata poi ad Altea “… le forze del male, mia signora… sono ovunque… sono animate da oscuri demoni, che hanno come unico scopo quello di tormentarci…”
In quel momento il cavallo di Lyo lanciò un nitrito.
“Smettila con questi discorsi, vecchia!” La zittì Lyo. “Non ti ho dato quella moneta per udire oscuri presagi.”
Ad un tratto un verso stridulo si sentì nell’aria e un figura nera e velocissima sfiorò le loro teste.
Un attimo dopo un nibbio dalle piume scurissime si posò sul braccio della vecchia zingara, che cominciò a fissare Lyo ed Altea con un enigmatico sorriso, più simile ad un ghigno.
“Perdonatemi, signore…” disse “… non volevo spaventarvi… che il Cielo vi assista…”

Guisgard
17-09-2011, 04.46.32
Il carretto giunse rapido al Belvedere, per arrestarsi proprio davanti al portone del palazzo.
Un attimo dopo Daniel e Hagus furono fatti entrare.
“Sei un fulmine, ragazzo!” Esclamò divertito Hagus. “Abbiamo quasi gareggiato con il vento!”
“Bentornato, signore.” Disse Jalem avvicinandosi al carretto. “Lord Tudor vi sta attendendo nella biblioteca.”
“Lo raggiungerò subito.” Annuendo Hagus. “Grazie, Jalem. E grazie anche a te, ragazzo.” Voltandosi verso Daniel.
“Io accompagnerò sir Hagus dal duca, tu riporta il carretto nelle scuderie e poi pensa a dar da mangiare e bere al cavallo.” Disse Jalem a Daniel. “E quando avrai finito, recati da sir Guisgard.”

ladyGonzaga
17-09-2011, 13.39.16
La notte volò via insieme ai suoi sogni, il sole era già sorto e prometteva una bella giornata.
Mi preparai indossando abiti comodi , oggi avevo proprio voglia di una bella cavalcata con il mio Starlight...non c'era cosa più rilassante di questa.
Scesi nella grande sala con l'intenzione di fare colazione , ma passando davanti alle finestre delle cucine , mi tornarono in mente vecchie scene di vita familiare, quelle in cui io adoravo rifugiarmi nelle cucine e fare lunghe chiaccherate con il personale di servizio.
Mi trovavo a mio agio con loro riuscendo a scordarmi rigide regole protocollari e ad essere sotto certi aspetti me stessa.
Percorrendo il viale che mi portava all'ingresso riservato alla servitù notai quel giovane garzone..Daniel ..si chiamava cosi...era diverso rispetto all'ultima volta che lo vidi...abiti meno logori e una padronanza nel muoversi che mi colpì.
Pensai tra me " Forse il duca ha ascoltato le mie parole..speriamo...sarei rimasta delusa.

Chissà se mai un giorno avesse trovato il suo vero padre....

Chantal
17-09-2011, 16.11.56
"Chantal!Chantal!"
Cosa potesse rappresentare quella voce,il frutto della paura che le reggeva il cuore,forse,a generare quei suoni.
Lo ignorava Chantal,non poteva scindere quell'invocazione con lucidità,il petto le ansimava e quella voce si confondeva con i suoi affannosi respiri.
Si rialzò in fretta e percorse tutto il passaggio,lo faceva a singhiozzi,chinandosi,per tastare al buio il suolo freddo e umido e per riprendere fiato.
E solo quando scorse una fonte luminosa,riprese respiro.
Proveniva dai bagliori della Luna,una Luna folgorante che reclamava il suo posto nel cielo,inimicandosi Aurora che stava giungendo a confiscarle il regno nelle ore durante le quali avrebbe governato il Sole.La luce filtrava da un'apertura posta in alto.
Si ritrovò,infatti,in una cappella cinta di colonne di marmo polissandro blu nuvolato,e lastricata in beola bianca che appariva argentea sotto i riflessi della luce che proveniva dalla fessura posta al centro della cupola tutta ornata di tessere opaline,come una volta celeste artificiale.Era palese che la mano dell'uomo governasse quel luogo con devozione e cura,non ardeva alcun cero ma vi erano dei vasi adorni di rose bianche freschissime disposti su un altare retto da due colonnine rivestite di tessere ordinate in spirali alterne dorate e blu saturo.Chantal non intravedeva nulla che la riconducesse ad una figura tangibile,ma era certa che qualcuno avesse visitato la cappella quel giorno stesso,e quelle rose,appena raccolte,ne erano testimonianza.Si girò intorno con la stessa stereotipia di un animale in gabbia,ai suoi occhi si mostravano affreschi nei toni del turchese e dell'indaco che rappresentavano scene marine con una Madonna,affrescata proprio alla sommità dell'altare,mentre sorge dalle acque,e ai suoi lati marinai in barca remanti verso di lei.La luce bluette e perlacea che penetrava dall'alto sembrava conferire vita a quelle immagini,voce a quelle figure ,e movimento alla Vergine Beata.
Ma Chantal cercava una via d'accesso all'esterno,e non trovò altro che mura solide e impenetrabili,l'unica apertura palese ai suoi occhi era quella posta nella cupola,molto in alto.
Si domandava come fosse possibile che non l'avesse mai veduto prima quell'ambiente,come vi si giungesse per vie esterne e non attraverso il passaggio che aveva percorso,e da quale ala della sua casa sarebbe stato possibile raggiungerlo.
Ma le sue domande non trovarono risposta.Aveva percorso quel cunicolo tutta la notte,e di corsa,sebbene cedendo a tratti alla sua angoscia,quindi,forse,s'era portata molto lontano,chissà quanto lontano da casa sua.
Era smarrita.
E aveva freddo.
Le tremavano le mani che ancora reggevano la lettera,e le braccia che cingevano il vasetto erano irrigidite.
Si guardò intorno con sgomento e fu colta da un pensiero irrazionale,inquietante,ma l'unico che riuscisse a formulare nella mente in quegli attimi.Avrebbe dovuto rifare il percorso inverso e tornare nella sua casa,poichè da lì non sarebbe uscita altrimenti.
Sì voltò,allora,verso il vano che le permettesse di imboccare il cunicolo dal quale era giunta.
D'un tratto si irrigidì,il fiato si sospese,e le sue pupille si dilatarano.Muovendosi rapidamente s'era punta con qualcosa di acuminoso che aveva acuito in lei la paura che già la possedeva.Era una rosa sotto i suoi piedi.Ed era certa che al suo arrivo non vi fosse stata,essendo lei passata proprio di lì.
Sgomenta,rabbrividita e fremente,si chinò per raccoglierla,la piccola ferita stillava sangue e la rosa era bianca,come tutte le altre.Appena raccolta.
"Chantal!"Udì ancora.
Ma,questa volta,quella voce era reale ed impetuosa.
Alzò lo sguardo e rimase impietrita.
Intanto,prendeva ad albeggiava attraverso il foro in alto che lasciava intravedere uno scorcio di cielo che diceva addio alla Luna per quella notte.

Guisgard
17-09-2011, 18.51.13
L’odore che saliva dalla campagna addormentata, il profumo dei fiori, l’incanto del firmamento avvolgevano ogni cosa.
Quelle rose fra le mani di Melisendra sembravano gareggiare con la sua bellezza, scintillando sotto i delicati riflessi lasciati dalle torce che illuminavano l’ingresso del Belvedere.
Ad un tratto apparve in lontananza la sagoma di Hagus che si avvicinava ai due aristocratici.
“Perdonate se disturbo la vostra passeggiata, miei signori…” disse Hagus ai due “… i miei omaggi, milady. Lieto di rivedervi, sir Guisgard.”
“Ben ritrovato, amico mio.” Sorridendo il nipote del duca. “Sempre in viaggio, a quanto vedo.”
“Sempre per affari, milord.”
“Allora non vi invidio affatto, amico mio.” Fece Guisgard.
“In verità sono atteso da lord Tudor per discutere di alcune faccende che riguardano proprio lady Melisendra.” Spiegò il nuovo arrivato. “Ora dunque non vi ruberò altro tempo. Perdonate il disturbo.”
“Ma vi pare, mio buon amico.” Con sufficienza Guisgard. “In realtà è quanto mai opportuna questa vostra visita… vedete, milady…” rivolgendosi a Melisendra “… l’umidità della sera è assai noiosa per me… e domani temo mi ritroverò per questo dei capelli crespi ed impresentabili… ah, talvolta detesto questo clima… ma, ahimé, ancora l’uomo non ha potere sulle leggi naturali… ed io, fino ad allora, non potrò godermi tranquille sere come queste… vogliate scusarmi dunque se ora mi ritirerò… vi auguro una serena notte, milady… a presto, sir Hagus.” E andò via.
“Se ne avete piacere” disse Hagus a Melisendra “potete venire con me da lord Tudor, per discutere di quelle vostre proprietà in Inghilterra.”

Guisgard
17-09-2011, 19.03.44
Renart fissò Talia pensieroso.
“In verità non saprei dire dove si trovi ora quel tipo…” mormorò “… ho solo sentito che chiedeva al padrone di potersi allontanare dalla compagnia… ho visto che si dirigeva verso il centro cittadino, ma non so precisamente dove…” lanciò uno sguardo in aria “… quanto al biglietto che aveva con sé, come detto, è lo stesso di quelli che distribuivano nella taverna ieri notte… e guarda caso uno di quei biglietti è finito nella mia tasca…” accennò allora un sorriso “… ma forse stiamo andando troppo velocemente, mia cara… vuoi prima che risponda alle tue domande e poi fare pace? E sia, ci sto! Ma almeno prima voglio una prova… sai, ieri notte non sei stata molto dolce con me… anzi, a dirla tutta, devo dire che sei stata molto scortese… non credi che ora meriti un gesto, una manifestazione d’affetto? Qualcosa che faccia da preludio alla nostra riappacificazione… magari faremo la pace al chiaro di Luna… ma ora capirai che ho bisogno di un piccolo acconto per dimenticare ieri notte…”

Daniel
17-09-2011, 20.15.01
Presi il cavallo di Sir Guisgard e stavo per portarlo al fiume per farlo bere.. Da lontano notai Lady Gonzaga che mi fissava.. Aveva fatto tanto per me e non l'avevo neanche ringraziata.. Mi avvicinai e le dissi:
<<Milady su accompagnatemi a dar da bere al cavallo del mio padrone.. Se volete portate anche Starlight così parleremo un pò..>> Voevo ringraziarla di tutto..

Altea
18-09-2011, 00.45.28
Nell'ascoltare le parole della donna rimasi zitta a braccia conserte, sospirando, tenendo testa al suo sguardo, quando se ne stava per andare non esitai a parlarle "Signora, non so chi siete voi, se vi divertite a imbrogliare la gente arricchendovi con le loro monete però ricordate....le forze del male si impossessano solo delle anime deboli, quindi io non ho paura". Vidi la donna correre e sparì senza accorgermi che strada aveva preso e mi avvicinai a Lyo per rassicurarlo "Lyo,non dovete aver paura, non dovete farvi condizionare dalle parole di costei. La moneta....gliela volevo dare perchè se ne andasse dietro un piccolo compenso. Voi avete voluto andare oltre, però se volete, nelle mie lunghe camminate in queste zone, intravidi una piccola cascata e nelle vicinanze vi dimora un druido, forse possiamo chiedere a lui chiarimenti e se volete essere rassicurato sul vostro futuro che sono certa sarà brillante".

ladyGonzaga
18-09-2011, 12.08.37
" Buon giorno Daniel..
a quanto vedo la vostra condizione sociale pare essere cambiata?
Ne sono molto felice , non amo vedere le persone ridotte alla catena...mi spiace solo che dobbiate portare quel marchio a vita.
Ma chissà...forse non tutti i mali vengono per nuocere..si dice cosi non se non erro...forse un giorno potrà essere il vostro lasciapassare....chissà!"


Mi rivolsi a lui in quel modo cosi amichevole, senza pensare a nessuna regola di protocollo e anche non curante che forse lord Tudor mi avrebbe potuto sgridare , per aver fermato il mio passo e passato il mio tempo a colloquiare con il personale della servitù.
Ma lui conosceva bene questo mio lato del carattere...

la giornata prometteva bene...un bel sole era già alle nostre spalle...vidi il mio Starlght alla scuderia..impaziente ...


....la mia mano scivilò sul il regalo di lor Carrinton ....era al suo posto..esattamente dove lui lo posò la notte prima...
Un sospiro di sollievo uscì dal mio petto...solo un attimo...solo un momento...nella notte..l'alba si è portata via tutto..

la corte di un nobiluomo come lord Carrinton non è cosa facile da vivere ...troppe ombre nel suo passato...

" Scusatemi Daniel ..mi sono persa tra i miei pensieri...dicevate?...."

Daniel
18-09-2011, 14.58.12
Era distratta.. Pensosa.. Cosa le era accaduto? Notai una ciondolo a forma di chiave.. Sarà un regalo di quell'odioso Lord.. Il suo pensiero mi irritò.. Comunque le dissi:
<<Mi accompagneresti a dar da bere al cavallo di Sir Guisgard?>>
Oh no! Senza pensarci avevo dato del tu a una Dama così importante.. Spero non se ne sia accorta..

ladyGonzaga
18-09-2011, 17.36.02
Notai un leggero rossore prendere possesso del suo viso, un leggero sorriso attraversò il mio viso, era già troppo imbarazzato per conto suo..non era il caso che sottolineassi un azzardo simile..per sua fortuna eravamo soli , nessuno lo aveva sentito...se una cosa simile fosse successa alla presenza del duca o di qualsiasi altro nobile..non oso immaginare che fine avrebbe potuto fare .
Notai il suo sguardo sul mio medaglione.....

" vi piace Daniel? ...è un regalo di lord Carrinton, dissi tenendolo tra le mie dita..questo gioiello ha una storia molto bella alle sue spalle..è molto prezioso.
Da come lo guardate sembra che non sia la prima volta che lo vedete....per caso conoscete anche voi la storia ?".

Mi osservava come se avesse timore di rispondere alla mia domanda....forse gli mettevo soggezione ..
Mi voltai e vidi Sir Guiscard che avanzava verso di noi...e accanto al porticato la bellissima lady Melisendra ...non era il caso che stessi ancora là...

" Scusatemi Daniel ora è meglio che vada..il sole è già troppo alto e il mio cavallo attende impaziente..."
Avremo modo di proseguire la chiaccherata...Buona giornata"
Salì a cavallo e usci dalla tenuta del duca...
Sapevo bene dove la mia mente mi diceva di andare..


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Daniel
18-09-2011, 19.41.39
E la osservavo mentre andava via.. Col suo vestito bianco era bellissima.. Mi destati dia miei pensieri... Conoscevo benissimo quella chiave.. Era della vecchia torre di mio zio.. Quando morì mia zia per mandare avanti la famiglia dovette venderla.. Quei ricordi facevano male.. Avevo passato metà della sua vita in quella torre.. L'arrivo di Sir Guisgard mi destarono dai miei pensieri.. Vicino a lui una donna.. Chi era?

Guisgard
19-09-2011, 02.35.51
Lyo aveva ascoltato le parole della vecchia zingara, senza però badare troppo al loro significato.
Era un giovane cavaliere abituato ad affrontare situazioni reali, concrete ed era dunque piuttosto difficile che si lasciasse scuotere da quel genere di discorsi.
“Non temete, milady…” sorridendo ad Altea “… quella vecchia zingara non mi ha impressionato affatto con le sue chiacchiere.”
In verità i pensieri di Lyo erano occupati da tutt’altra cosa.
Il nostro giovane cavaliere infatti, sin dal primo momento, era rimasto affascinato dalla bella Altea.
La donna era una bellezza celtica, dai capelli rossi e gli occhi chiari.
La bella bianchissima e l’aspetto sognante, come se fosse giunta da uno di quei posti magici che tanti bardi e cantori bretoni immortalavano nei loro racconti.
Un mondo fatato, fatto di spiriti e folletti celati fra secolari alberi e incantati laghi intrisi di antichissimi miti, di tempi lontani, addormentati come la civiltà che li aveva partoriti.
L’invito allora di Altea gli sembrò un insperato dono della sorte.
Accettando avrebbe trascorso altro tempo solo con lei.
“Un druido presso una cascata…” fissandola incuriosito “… che cosa affascinante… io non ho mai conosciuto un druido… sinceramente credevo esistessero solo nei miti e nei racconti di qualche vecchio bardo bretone… e sia!” Esclamò. “Perché no! Indicatemi la strada per giungere a quella cascata e ci andremo subito, milady!”

Guisgard
19-09-2011, 03.04.07
Gonzaga galoppava nella verde campagna inglese.
Dietro di lei si allontanava sempre più la collina del Belvedere, mentre il profumo di campo sembrava tracciare una via invisibile in quel bucolico scenario.
Un raggio di Sole accarezzava la dama in sella al suo meraviglioso cavallo bianco, illuminando la preziosa chiave che aveva con sé.
Ad un tratto la vecchia torre diroccata apparve innanzi a lei.
Le murature erano vecchie e consumate dal tempo, dalla pioggia e dal vento.
Sterpi e rovi crescevano ovunque su quelle antiche pietre.

“C’è una strada scritta nelle stelle...
ascolta, loro sussurrano cose belle...
quale senso ha questa amara spina...
e l’ora del dolore sento ormai vicina...”

Sembrò sussurrare il lieve vento che si era alzato in quel luogo.
Ad un tratto il suono di una cornamusa destò Gonzaga da quel sogno ad occhi aperti.

Guisgard
19-09-2011, 03.24.56
Chantal aveva in mano quella rosa.
“Chantal!” Disse una voce proveniente dalla cappella. “Tu devi essere Chantal, vero?”
Era la voce di una donna.
Chantal si voltò e la vide.
Era una monaca.
Un attimo dopo alcune figure affiancarono la misteriosa donna.
Erano bambini.
Ma bambini particolari.
Angeli del Signore, anime candide e pure, imprigionate in corpi deformi.
“Non abbiate paura, bambini…” con dolcezza la monaca a quei bambini “... lei è Chantal.” E si avvicinò alle grate in legno per guardare meglio la giovane.
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Guisgard
19-09-2011, 04.00.53
Guisgard aveva in quel momento lasciato Melisendra e Hagus, per ritirarsi nel palazzo.
Daniel aveva visto il suo padrone, ma qualcuno si avvicinò al giovane scudiero.
"E così tu devi essere il nuovo scudiero di sir, Guisgard, vero?" Disse Arthos, uno dei cavalieri di lord Tudor da poco giunti al Belvedere. "Ho sentito dire che il tuo nobile padrone si fida a tal punto di te da affidarti i suoi preziosi cavalli. Io sono Arthos, suo vecchio amico. E incontrandolo proprio poco fa, mi ha incaricato di affidarti un compito molto delicato... si vede che godi della sua fiducia. Dicevo di quel delicato compito per te... vedi, nella dispensa, che si trova dall'altra parte del cortile, si è nascosto un villano... ecco, il tuo padrone vuole che tu gli dia una lezione, per poi cacciarlo via dal palazzo. Nelle scuderie troverai un bel bastone che ti sarà utile per cacciare quel parassita, ragazzo.”

Guisgard
19-09-2011, 05.15.41
La nave giunse senza troppi problemi a Dover, dove in breve sbarcò i suoi importanti passeggeri.
Il cielo inglese era velato ed in lontananza si udivano sordi boati.
Un temporale sembrava avvicinarsi.
Il mare era scuro ed inquieto e una pallida Luna veniva a fatica avvolta da sottili e spettrali nuvole.
L’odore della pioggia era già nell’aria e sul molo diversi marinai coprivano alcune imbarcazioni ormeggiate.
Missan, Gaynor e Mercien trovarono ad attenderli una carrozza che li condusse poi ad una sontuosa residenza posta alla periferia di Camelot.
“Siate i benvenuti, miei signori.” Accogliendoli un servitore dai chiari tratti moreschi. “Il mio padrone ha disposto questa dimora per il vostro soggiorno qui a Camelot. Egli vi prega di non cercarlo… sarà lui stesso a contattare voi. Io sono Raos… ai vostri ordini.”
“Molto bene, Raos.” Disse Missan. “Capiamo benissimo la prudenza del tuo padrone. Egli è il nostro unico amico in questa terra straniera ed è nostro interesse non tradire la sua fiducia.”
“Che nobile dimora!” Esclamò stupito Mercien. “Chissà se in patria sono al corrente di questo nostro sfarzo...”
“Tu sei abituato alla miseria, ai raggiri, alla corruzione, al tradimento.” Replicò con indifferenza Missan. “Ed anche una stalla ti sembrerebbe una reggia, mio ingenuo repubblicano.”
“Perdonatemi, ma sono capace di distinguere una stalla da una reggia, monsieur.”
“Forse allora sei più furbo di quanto dai a vedere…” fissandolo Missan “… e questo non è sempre un bene, amico mio...”
Mercien, che non ero uno sciocco, ben aveva compreso il sottile avvertimento di Missan.
“Ora basta perdere tempo…” mormorò il nuovo ambasciatore della repubblica di Magnus “… ti darò la possibilità di guadagnarti subito il compenso pattuito...”
“Vi ascolto, monsieur.”
“Ricordi la donna che ci aiutasti a catturare?”
“Certo.” Annuendo Mercien. “La duchessa Du Blois… cioè, voglio dire, l’ex duchessa Du Blois.”
“Già, proprio lei…” con un ghigno Missan “… voglio che tu ora raccolga tutte le informazioni possibili su di lei… dove si trova ora, se è protetta da qualcuno e se ha acquistato fondi, abitazioni o altro genere di beni.”
E congedato Mercien, Missan raggiunse in un’altra stanza Gaynor.
“Allora, repubblicana… questa dimora è di tuo gradimento?” Chiese alla ragazza, mentre Raos portava loro del vino. “Ti consiglio di goderti questa missione come se fosse una vacanza… del resto cogliere fiori è da sempre un passatempo assai gradevole…” sorseggiò un po’ di vino “… bisogna subito agire… un nostro fallimento non sarà perdonato a Magnus… da questi miei documenti “… aprendo una busta che aveva in tasca “… si può vedere come la maggior parte dei nobili e degli ecclesiastici fuggiti dal nostro paese abbiano trovato poi rifugio qui a Camelot… e come tutti loro siano stati aiutati da un aristocratico molto vicino al re… lord Tudor… forse dobbiamo cominciare ad indagare proprio da lui… ho fatto preparare una carrozza che ci condurrà da lui stasera… ecco il suo invito ufficiale… non poteva non invitare il nuovo ambasciatore della Repubblica di Magnus nella sua dimora… preparati alla maniera delle nobili dame di questo regno… useremo ogni arma per il nostro scopo… anche la tua bellezza, mia magnifica repubblicana.”
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elisabeth
19-09-2011, 10.03.28
Presi il mantello dalle sue mani e lo poggiai sul letto...come dirgli che avevo preferito dormire seduta su una panca.....a causa mia aveva dormito su due sedie.......Pane e mele...." Spero che il mantello vi abbia riscaldato, la notte e' fredda.....e comunque per il letto, grazie infinite ho dormito come un ghiro....ero veramente esausta.....mi spiace per voi, forse dovevate riposare in posto piu' comodo...sarete tutto rotto......per questo motivo stavo gironzolando cercando qualcosa per la colazione, la nottata sara' stata un inferno, ma avrei voluto farvi trovare qualcosa di buono......le mele andranno benissimo..permettetemi almeno di sbucciarle....poggero' le fettine sul pane e se saranno veramente cosi' mature....le spalmero' potremmo immaginare di mangiare pane e salsa di mele....."....certo ci sarebbe voluta la cannella, ma in quel momento sarebbe stata troppo preziosa, cosi' mi rimisi seduta sulla panca e incomincia a sbucciare le mele, quando qualcuno busso' alla porta e la scena che si presento' ai miei occhi, mi fece mettere all'erta tutti i miei sensi....un lattaio davvero particolare, tra movimenti veloci e frasi velate.....mise tra le mani del padrone di casa un litro di latte e un bigliettino .....che prontamente fu infilato nella tasca...Qualcosa prima di quell'avvenimento mi aveva resa nervosa, tanto che avevo parlato come se fossi stata rincorsa da un animale feroce e la vista di quel gesto conefrmo' il mio stata d'ansia......Mi fu insegnato che il silenzio e' d'oro....ma se dovevamo percorrere lo cammino....e se dovevo rischiare la pelle, sarebbe stato gradito almeno saperne i motivi......vidi il latte sul tavolo....." Una manna questo latte.......sono assetata, bene...e' il caso quindi di non indugiare oltre e fare colazione, avete detto bene la colazione e' la parte piu' importante della giornata, e poi avete detto che oggi avremmo cominciato il nostro cammino.........una cosa devo chiedervi Monsieur.......voi fate questo per me, perche' nella realta' non avete null'altro da fare nella vita...o perche' comunque mi sono trovata sul vostro cammino.....e insieme affronteremo i guia dell'uno e dell'altra ?..."

Altea
19-09-2011, 11.05.49
"Lyo, un giorno camminavo per queste verdi radure, lo vedete quel ciliegio laggìù vicino alla quercia secolare? Ne fui attratta dai colori dei suoi candidi fiori, segno dell'esplosione di una solare primavera, arrivata in quella zona notai una piccola stradina che scendeva in pendenza, vi avviso è molto sterrata, piena di ghiaia e soprattutto radici di alberi poichè costeggiata da una vasta varietà. Poi udii un rumore di acqua in movimento e vicino a un piccolo ruscello vi era un piccola cascata. Mi inginocchiai per assaporarne la freschezza delle acque e udii una voce possente che mi intimava di non muovermi. Mi si presentò innanzi un personaggio possente, dalla veste lunga e un bastone di legno di quercia. Subito sentii egli era una presenza magica, e un sorriso apparve nel volto del vecchio druido. Mi parlò dei suoi poteri, di molte sue avventure, però non mi fece accomodare nella sua decadente dimora di fango e paglia"

Melisendra
19-09-2011, 12.37.44
"Buona notte, Sir Guisgard..." lo salutai, inebriata del profumo delle rose che stringevo tra le mani. Era un profumo così dolce e così confortante che mi strappò un sorriso. Poi mi ricordai che c'erano altre questioni che richiamavano la mia attenzione.
Mi voltai verso sir Hagus.
"Ditemi pure, Sir Hagus, sono impaziente di udire quali novità ci portate..." ci incamminammo verso lo studio di Lord Tudor. "Avete trovato il feudo della mia famiglia? Ci sono state delle difficoltà?"

Chantal
19-09-2011, 13.09.32
Chantal si rincuorò quando vide che quella voce apparteneva ad una suora.
"Sorella!"La invocò impetrando compassione."Avete pronunciato il mio nome,dunque sapete chi sono.Siete stata voi a lanciare la rosa sul mio passaggio?"
La guardò con perplessità ma anche con un profondo senso di riconoscenza,come ad esserle grata della sua voce amica.
Poi vide i bambini che la accerchiavano incuriositi e spaventati.
"Vi prego,non abbiate timore di me."Disse rivolgendosi a quelle creature beffate dalla natura con tanta pena nel cuore.E si portò a protendere le braccia oltre la grata per poterli toccare,accarezzare,per rincuorarli e trasmettere loro che la sua persona non era venuta per far loro del male.
Ma il cuore le si oscurò improvvisamente.E la compassione,frammista alla disperazione,si impossessarono di lei.
"Sorella,vi prego,come posso uscire da qui,devo cercare mio zio.Conoscete padre Adam?Si è allontanato al crepuscolo per impartire i sacramenti ma non ha fatto più ritorno a casa.Temo per la sua vita.Abbiate pietà di me,conducetemi fuori da questo luogo,devo cercarlo.Se ritornassi da dove sono venuta potrei incorrere in qualche pericolo.C'era qualcuno nel giardino della casa,qualcuno che,forse,è venuto per fare del male a mio zio.Offritemi il vostro aiuto,vi supplico."Dosse con concitazione.
Poi guardò dritto negli occhi la suora,una giovanissima donna dai lineamenti molto dolci:"Chi siete?E queste creature,vivono qui con voi?Come vi si accede a questo luogo?"
Chantal si accostava sempre più alle sbarre con fare sconfortato ad impietosire la monaca,le stringeva con veemenza,vi poggiò la sua fronte con le membra calde e ancora frementi,vi si poggiò con abbandono mentre implorava aiuto,senza mai lasciare la lettera dalle mani che si aggrappavano strette alla grata.
Ma cercò la forza di sorridere a quelle creature che la scrutavano con incredulità.Comprendeva che tutte loro la temessero,e se ne rammaricava.

Daniel
19-09-2011, 16.15.15
Andai verso il luogo dove si trovava questo ladro.. Era nella dispensa.. Nascosto dietro un sacco di grano.. Mi avvicinai furtivamente con il bastone in mano.. Stovo già per colpire il ragazzo quando vidi mio fratello..
<<MARCO!Che ci fai qui?>> lo abbracciai forte! Erano minimo due anni che non lo vedevo dalla morte dei miei genitori..
<<Che ti è successo? Vieni ti porto in camera mia....>>

Talia
19-09-2011, 18.51.07
Sorrisi, lanciando a Renart uno sguardo enigmatico...
“Una prova?” domandai, modulando la voce in un sussurro dolce e suadente “E dici che sono stata scortese con te ieri sera, mio intrepido soldato? E’ questo che pensi davvero?”
E intanto, mentre parlavo, mi facevo sempre più vicino... i miei occhi erano allacciati a quelli di Renart e il tono della mia voce si faceva sempre più basso...
“Ebbene... se ciò è vero, allora forse meriti davvero un pegno... un acconto, come tu dici...”
Rimasi per un momento in silenzio, lasciando come la frase in sospeso... poi, d’improvviso, feci scivolare la mia mano dal suo braccio alla tasca della sua giacca e sfilai il biglietto, stringendolo nella mano, e sfuggendo subito alla sua presa sebbene egli, non appena resosi conto del mio gesto, avesse cercato di bloccarmi.
Risi, allontanandomi di qualche passo.
“Suvvia, Renart...” dissi, facendo l’occhiolino alla sua espressione corrucciata “Non sarai davvero arrabbiato con me, vero?”
Poggiai maliziosamente un bacio su due dita della mia mano e, con un leggero soffio, lo spedii simbolicamente verso di lui con un sorriso.
Poi spiegai il biglietto che gli avevo sottratto e rimasi a fissarlo per qualche istante.

Lady Gaynor
20-09-2011, 02.59.05
Gaynor si sentiva frastornata da quella serie di eventi. Tutto era accaduto troppo in fretta, ma soprattutto non riusciva a capacitarsi del cambiamento avvenuto in Missan. Non sembrava più lo stesso giovane che fino a pochi mesi prima era stato il suo più caro amico, il fratello che non aveva mai avuto, il confidente e compagno di innocenti scorribande. Oggi appariva soltanto assetato di potere e di sangue, nascosti sotto la parola di Repubblica, che pronunciata con questi sentimenti nel cuore usciva dalla bocca senza rumore, infrangendosi contro il suo stesso significato. Missan le stava chiedendo, anzi ordinando, di usare ogni arma a sua disposizione per versare altro sangue, e Gaynor non era sicura di volerlo fare. Non poteva essere quello il modo di governare un popolo, non era giusto assoggettarsi ad una tirannia che aveva soltanto il sapore dell'esaltazione e non della giustizia. Ecco che si trovava in terra straniera, a tramare contro delle persone che agivano per una giusta causa, accompagnata da quello che era ormai un pallido ricordo del suo amico e da un essere viscido, Mercien, che le aveva sempre fatto ribrezzo.
Nonostante questo stato d'animo, Gaynor rispose con fare spavaldo: "Bene, se devo godermela, tanto vale cominciare sin d'ora... mostratemi la mia stanza!"

Guisgard
21-09-2011, 02.32.42
Il misterioso uomo fissò Elisabeth ed accennò un sorriso.
“In verità, madame, ultimamente in questo paese non c’è poi molto da fare per nessuno…” disse “… il popolo è ancora alle prese con tutto ciò che i Ginestrini non hanno confiscato ai nobili ed alla Chiesa… quando poi il volgo avrà consumato quelle briciole lasciate dai suoi governanti, allora si accorgerà che non basta gridare libertà ed uguaglianza per sfamare i propri figli…”
Fecero allora colazione e subito dopo l’uomo cominciò a prepararsi.
“Avete detto bene…” mormorò “… oggi comincia il nostro cammino e chissà che almeno uno di noi due non possa vedere i propri guai risolversi.” Rise. “Ma prima, mi comporterò da perfetto cavaliere, madame… qualcuno mi ha insegnato che nella vita occorre anche svago… ebbene, ora vi porterò ad un bello spettacolo…”
I due uscirono allora di casa e raggiunsero una locanda, chiamata Del Frantoio.
La locanda era affollata da diverse persone, tutte intente a guardare alcuni giovani riuniti dall’altra parte della strada.
Questi suonavano, cantavano, ballavano e motteggiavano allegramente, attirando l’attenzione dei presenti.
“Guardate cosa ho trovato!” Fece una ragazza mostrando uno straccio trovato a terra. “Questa preziosa seta!”
“Io offro un milione per quello strascico!” Disse uno di quei giovani.
“Io ne offro dieci!”
“Cento milioni!” Ridendo un altro ancora.
“Fermi!” Prendendo quello straccio un’altra di loro. “Il vestito della sovrana non si vende… si strappa!” E lo strappò tra le risate dei suoi compagni.
Ad un tratto un altro di loro assumendo un’aria sostenuta e ponendosi sul capo un capello da contadino cominciò a recitare:

“In ginocchio innanzi a me, rozzi villani!
Anatre e fagiani imbandite per i sovrani!
Basta io che mangi e beva fino a sazietà,
poi dei mali del popolo nessun avrà pietà!”

E tutti in coro:

“Per il bene ed il privilegio della classe,
siamo contenti pur di pagare tante tasse!
Siam affamati, afflitti, derelitti, dissanguati,
ma felici di salvaguardar sovrani tanto amati!”

E le spensierate risate di tutti loro sancirono la fine di quella ballata, mentre quel pubblico improvvisato, in strada, nella locanda e dalle case vicine applaudiva il brio e la gioia di quei ragazzi.
E incitati dal consenso di quel popolare uditorio, i giovani ripresero a cantare la loro irriverente felicità.
Uno di loro cominciò a cantare:

“Saranno grassi e sazi i Ginestrini
e anche quelli magri e mingherlini!
E di certo finalmente mangeranno,
senza indugio e sosta tutto l’anno!
Allora pesce, formaggi e selvaggin,
insieme a frutta, a miele e focaccin!
E ciò senza inganno alcuno, credici,
come hanno fatto finora i chierici!”

E di nuovo risa, abbracci e baci sancirono quei giovani impulsi fatti di allegria e libertà.
Il misterioso uomo ed Elisabeth presero allora un tavolo nella locanda.
Ma la donna si accorse che il suo misterioso compagno era attento a celare quel suo biglietto in una tasca, guardandosi nervosamente intorno.

Guisgard
21-09-2011, 03.13.15
Lyo ascoltava incantato il racconto di Altea.
La magia di quelle atmosfere descritte dalla ragazza sembrava lasciarsi accompagnare dal dolce suono della sua voce.
Una voce che aveva un sapore antico, fatto di sensi, emozioni ed immagini lontane nel tempo.
Il cavaliere sentì, ascoltandola, una serenità nell’animo a lui quasi sconosciuta.
“Quella via è sterrata dite?” Sorridendo il cavaliere. “Qualcuno mi disse una volta che i più bei tesori del mondo sono custoditi in luoghi inaccessibili ai più… e poi con voi…” aggiunse fissandola “… arriverei in capo al mondo…”
Guardò allora in direzione del ciliegio.
“Raggiungiamo quel ciliegio” disse “e percorriamo la stradina di cui dite, milady… sono curioso di raggiungere quel luogo che mi avete descritto con tanta passione.”
Lyo allora spronò il cavallo e i due si diressero verso il ciliegio.
La stradina, come detto da Altea, era tutt’altro che facile da percorrere e solo alla fine di essa i due trovarono il ruscello con la cascata.
Lyo si avvicinò al ruscello e cominciò a bere un po’ di quell’acqua.
Il luogo però sembrava deserto e solo il vento lo attraversava animandolo col suo lieve e fresco soffio.
Lyo fissava Altea, accorgendosi che la ragazza si guardava intorno in cerca di un’apparizione, di un’immagine.
Forse una speranza effimera.
Ad un tratto qualcuno uscì dai cespugli.
Era un rozzo nano, sgradevole tanto nell’aspetto quanto nei modi.
“Forse possiamo chiedere a quel nano notizie sul druido…” fece Lyo rivolgendosi ad Altea.
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Guisgard
21-09-2011, 03.42.46
“Si, milady…” disse Hagus a Melisendra “… in effetti ci sono diverse notizie. Raggiungiamo lord Tudor, così da poter parlare liberamente.”
I due così si presentarono al duca e Hagus cominciò il suo resoconto.
“Milord, milady…” cominciò a dire “… ho visitato la baia di Trafford Bridge e ho visto il castello che la domina… dagli atti e dai documenti che sono riuscito a raccogliere risulta che quel feudo è divenuto proprietà del conte di Beauchamps, quando lo ebbe in dote dal matrimonio con vostra madre, milady.”
“Bene!” Esclamò lord Tudor. “Ottimo lavoro, sir Hagus!”
“In verità le cose non sono così semplici come sembrano, milord.”
“E perché mai?”
“Quel feudo, essendo proprietà del conte di Beauchamps, è ritenuto dal governo di Magnus come patrimonio della repubblica.”
“E’assurdo!” Urlò lord Tudor. “Quei maledetti non possono vantare diritti nelle nostre terre!”
“Infatti” replicò Hagus “la legge inglese non riconosce il nuovo governo di Magnus e dunque non ritiene quelle richieste tutelabili sul suolo britannico.”
“Allora lady Melisendra è la legittima proprietaria di Trafford Bridge, giusto?”
“Si, milord.” Annuì Hagus. “Anche se il nuovo ambasciatore della Repubblica di Magnus appena giunto in Inghilterra ha fatto esplicita richiesta di quelle terre. E dei gioielli della vostra famiglia, milady.” Aggiunse fissando Melisendra.
“Che vada al diavolo insieme a tutti quegli sporchi Ginestrini!” Adirato il duca. “Al mondo non vi è razza peggiore dei repubblicani! Comunque…” ricomponendosi “… lady Melisendra può allora prendere subito possesso delle sue terre, giusto?”
“Si, milord.” Rispose Hagus. “Anche se forse potrebbe essere un po’ rischioso per lei vivere da sola in quel castello… vi ricordo che il nuovo ambasciatore di Magnus si trova qui in Inghilterra.”
“Non oserà certo far qualcosa contro una nobile dama inglese!” Esclamò il duca. “A proposito, Hagus… lo conoscete? Che tipo è?”
“Non lo conosco personalmente… ma presto questa vostra curiosità sarà soddisfatta… in qualità di vostro curatore mi sono preso la libertà di invitarlo al Belvedere, milord.”
“Avete fatto bene…” pensieroso lord Tudor “… così capiremo subito con chi abbiamo a che fare…”

Guisgard
21-09-2011, 04.02.16
La monaca fissò Chantal con un sorriso.
“Noi tutti ti conosciamo molto bene…” disse “… vero bambini? E’ padre Adam che ci ha parlato di te… forse tu non conosci la nostra storia… io e queste anime di Dio” indicando i bambini “vivevamo nel convento di San Colombano poco fuori le mura di Camelot… ma allo scoppio della rivoluzione tutto cambiò… il nuovo governo repubblicano confiscò tutti i beni della Chiesa, sciogliendo poi ogni ordine religioso e condannando a morte tutti i chierici… saremmo tutti morti se padre Adam non ci avesse salvati e condotti qui… ci ha nascosti in questa cappella ed ogni giorno ci porta cibo, acqua e recita la Santa Messa per noi…” poi mutò espressione “… io però ignoro altre strade o passaggi per uscire da qui… padre Adam per venire da noi utilizza la stessa strada che hai fatto tu… ma perché dici che è in pericolo? Lo hanno forse scoperto? E chi credi sia giunto a casa tua?” Poi la monaca cercò di calmarsi. “Perdonami, ti prego… non ho paura per me, ma per questi bambini… forse è meglio anche per te restare qui… ti farebbero del male se ti trovassero in casa…”

Guisgard
21-09-2011, 04.14.12
La voce di Daniel echeggiò nella dispensa appena i suoi occhi riconobbero quel giovane.
Ma questi, vistosi scoperto, saltò su e si nascose dietro una grossa botte.
“Fermo là!” Intimò a Daniel. “Non avvicinarti, altrimenti ti spacco la testa! Non sto scherzando, giuro!”
Ma un attimo dopo, appena recuperata un po’ di lucidità, riconobbe quella voce.
“Daniel?” Mormorò Marco. “Sei… sei davvero tu? Fatti vedere… non mi fido… non mi fido più di nessuno…”
Mise allora la testa fuori da quel nascondiglio e guardò con attenzione il giovane scudiero di Guisgard.
“Daniel!” Esclamò. “Allora sei proprio tu!”
Uscì dal suo nascondiglio, per poi fermarsi un momento dopo.
“No… aspetta… se mi trovano sarò di nuovo frustrato a sangue…” mormorò “… no, non voglio più essere picchiato… no, non sono una bestia! Non lo sono!” Gridò sconvolto.

Guisgard
21-09-2011, 04.31.31
Missan fissò Raos ed annuì.
Il servitore allora mostrò alla bella Gaynor la sua stanza.
Qui la giovane Ginestrina trovò diversi abiti, tutti all’ultima moda delle corti inglesi.
“Milady, messer Missan vi attenderà giù.” Disse il servitore. “Appena sarete pronta vi prega di raggiungerlo.”
Tornato da Missan, Raos consegnò a questi una lettera del suo misterioso padrone.
“Ottimo…” mormorò Missan dopo aver letto la lettera “… sembra che anche il tuo padrone si recherà al palazzo di lord Tudor, stasera… del resto ci saranno i più nobili uomini del regno… fa preparare la carrozza.” Ordinò poi al servitore. “Appena Gaynor sarà pronta ci recheremo da lord Tudor.”
“Si, signore.” Annuì Raos.
Intanto, rimasta sola nella sua stanza, a Gaynor non restava altro che scegliere un abito per il ricevimento al palazzo di lord Tudor.
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Guisgard
21-09-2011, 05.03.01
Talia aprì quel misterioso biglietto e cominciò a leggere il testo:

“Stasera ritrovatevi tutti alla locanda Del Frantoio in attesa del segnale.
Assicuratevi che questo biglietto non cada in mani sbagliate o saremo tutti scoperti.
A stasera, fratelli.”

Il biglietto recava come firma il simbolo dei Pomerini.
Renart si avvicinò a Talia, destandola dai suoi pensieri.
“Sembra che il nostro misterioso Tafferuille si interessi di politica…” disse accarezzandole i capelli “… sinceramente non capisco in che modo possa riguardargli questa cosa… è un attore… mah… più passa il tempo, più quel tipo mi sembra del tutto fuori di testa… ma veniamo a noi, mia cara…” avvicinando il suo volto a quello di lei “… non so perché, ma sono pronto a scommettere che tu hai una gran voglia di seguire quel tipo… ed ovviamente non puoi andarci da sola, essendo una ragazza… e poi immagini il padrone se venisse a sapere di questa cosa? E, ti rivelerò, io non sono molto bravo a conservare un segreto… ma sono certo che tu possiedi i giusti argomenti per ottenere il mio silenzio, mia cara…”
Ma proprio in quel momento arrivò il vecchio Essien.
“Vi ho cercati dappertutto!” Esclamò. “Si può sapere dove eravate finiti? Domani abbiamo lo spettacolo! Avete preparato i vostri costumi? Cos’hai, Talia?” Avvicinandosi alla ragazza. “Ti vedo pensierosa.”
“Eh, padrone, sembra che la nostra Colombina sia un po’ distratta ultimamente.” Facendo il finto tonto Renart.
“Sta zitto, Renart!” Lanciandogli un’occhiataccia Essien. “Va tutto bene, ragazza mia?” Rivolgendosi di nuovo a Talia. “Sai bene che se c’è qualche problema puoi contare su di noi… siamo la tua famiglia, non dimenticarlo.”
http://www.cosplayisland.co.uk/files/costumes/4628/43385/pirates-of-the-caribbean-the-curse-of-the-black-pearl-5-geoffrey-rush-keira-knightley-elizabeth-swann-captain-hector-barbossa.jpg

Altea
21-09-2011, 10.02.54
Una leggera fresca brezza scompigliava i miei capelli, una strana quiete circondava il luogo dove incontrai il mago e mi guardavo attorno circospetta, quando Lyo mi destò dai miei pensieri. "Un nano?" pensai. Effettivamente dinnanzi ai miei occhi si presentò un essere non molto piacevole ma la bellezza, si sa, sta nell'animo delle persone. Con un leggero inchino di saluto mi rivolsi alla strana apparizione " i miei omaggi messere, scusate se vi disturbo. Alcune settimane fa arrivai in questa zona e feci la gentil conoscenza di un mago..un druido. La sua casa era da queste parti ma ora non vedo nemmeno quella. Voi potreste darci delle informazioni maggiori? Abbiamo cose urgenti e di grande importanza di cui parlargli" sorrisi al nano, cercando di accattivarmi la sua simpatia in quanto il suo sguardo non era alquanto gentile.

Guisgard
21-09-2011, 16.16.31
Il nano, sgradevole d’aspetto e villano negli atteggiamenti, fissò con sospetto Altea.
“Badate, mia signora, che questo luogo non è fatto per gli impulsi amorosi e le fughe sentimentali di voi amanti!” Disse severamente. “Questo luogo è da sempre ritenuto santo! Molto prima dell’avvento dell’unico Dio in queste antiche terre!”
“Ora sei scortese ed inopportuno, nano!” Adirato Lyo. “Questa gentile dama ti ha solo chiesto un’informazione e non ti consento di mancarle di rispetto! Sappi che ella è mobilissima e tu, storpio e grottesco sbaglio della natura, non sei neppure degno di trovarti davanti alla sua bellezza ed al suo lignaggio!”
“E sta bene, cavaliere…” con un ghigno il nano “… ma ditemi… cosa vi rende tanto superbo? La vostra bellezza? Il vostro valore? E sia! Perderete entrambe le cose prima che giunga il crepuscolo!”
In quel momento il vento si alzò con veemenza su quel luogo.
Un attimo dopo il nano sparì nella boscaglia ed un sinistro alito d’inquietudine si diffuse in Lyo ed Altea.

Daniel
21-09-2011, 16.27.35
Lo abbracciai fraternamente..
<<Che ti è successo? Sono due anni che non ti vedo più!>> Lo guardai meglio.. Era tutto sporco.. Pieno di sangue.. Smagrito.. Non sembrava più il giovane forte e fiero di un tempo..
<<Vieni Sono lo scuderio del nipote del Lord con me nessuno ti farà male..>>

Altea
21-09-2011, 16.28.12
Il cuore mi batteva forte, quella più che una predizione sembrava una maledizione. "Lyo" mi voltai adirata" voi siete sempre cosi impulsivo, con queste creature magiche e particolari si deve usare cautela e modi gentili, non avete i loro poteri che sono poteri più forti della vostra spada". Detto questo mi allontanai e iniziai a camminare sull'erba folta, cercando la casa del druido, qualche segnale. Credevo a ciò che era stato detto dal nano, Lyo aveva osato sfidare una forza, probabilmente maligna. Ritornai verso il ruscello e mi rinfrescai con la sua acqua cristallina quando da lontano vidi arrivare un cavaliere su un maestoso cavallo bianco, fiero nella sua armatura luccicante. Pensai tra me e me "e ora? chi sarà mai costui?il volto è celato".

Guisgard
21-09-2011, 16.45.34
Marco tremava.
Era impaurito ed affamato.
Tuttavia, pian piano, cominciò a rasserenarsi.
“Sei… sei davvero lo scudiero del nipote del duca?” Domandò timidamente a Daniel. “Allora ne hai fatta di strada!” Accennando un sorriso.
Un sorriso che però subito svanì.
“Odio i nobili…” aggiunse “… e di certo anche il tuo padrone, come tutti loro, sarà un uomo malvagio… mi accuserà di aver rubato e mi farà frustare… ed io non voglio… non voglio!”

Guisgard
21-09-2011, 16.48.06
Lyo era rimasto un po’ sorpreso dalle parole di Altea.
“Milady…” avvicinandosi a lei “… io non volevo offendervi o farvi spaventare… non impressionatevi riguardo a quel nano… era solo un rozzo e deforme villano… qui non siamo in Irlanda… l’Inghilterra è sbiadita come la sua nebbia e romantica come la sua campagna.” Sorridendo. “Qui non ci sono miti e leggende. Non lasciatevi spaventare da queste superstizioni.”
Ma, ad un tratto, qualcuno si avvicinò.
Era un cavaliere tutto bardato ed in sella ad un meraviglioso destriero.
“Salute a voi, amici miei.” Disse vedendo Lyo ed Altea. “Perdonate se vi importuno… avete per caso visto un ragazzo vestito di stracci scappare attraverso questi luoghi? E’ un ladro ed io e i miei compagni gli stiamo dando la caccia per conto del mio padrone.”

Daniel
21-09-2011, 16.49.53
Lo presi per le spalle.. Lo fissai negli occhi.. Aveva i miei stessi occhi verdi..
<<Ho detto che finchè ci sarò io nessuno ti farà del male..>>
Sentii dei passi dietro di me.. Tirai fuori il Pugnale che avevo in dotazione.. Era Sir Guisgard? Jalem? O qualche odiosa guardia? Chiunque era avrei difeso Mio fratello!

Altea
21-09-2011, 16.54.18
Fissai sbigottita Lyo, che avesse ragione? eppure era un essere strano, emanava qualcosa di negativo e magico. Decisi di prendere la parola poichè pensai che Lyo avesse parlato già troppo e rischiarandomi la voce risposi " i miei omaggi messere, non so di che ragazzo stiate parlando, noi abbiamo visto solo un nano deforme e vestito miseramente. Se questo può esservi di aiuto? Ora vorrei chiedervi se voi avete già passato varie volte questa zona, sto cercando un capanno fatto di fango e paglia". E feci un occhiolino a Lyo, sperando non fosse interpretato come cenno amoroso ma di intesa.

Talia
21-09-2011, 17.59.57
Lessi quelle poche righe tutte di un fiato. Mi rigirai il foglietto tra le mani per un istante, poi tornai a leggerle di nuovo con maggiore attenzione...
I pomerini...
Quella sera alla locanda... la mia testa lavorava freneticamente... che cosa sarebbe avvenuto alla locanda quella sera?
E che cosa c’entrava il misterioso Tafferuille con loro? Chi era davvero Tafferuille?
E poi c’era Essien... cosa sapeva Essien di quella storia?
Renart stava parlando ma la mia mente era lontana anni luce da lì, soltanto a fatica recepivo ciò che stava dicendo e comunque gli prestavo poca o nessuna attenzione...
Poi, all’improvviso, quella voce inattesa mi fece sussultare.

“Vi ho cercati dappertutto!” Esclamò. “Si può sapere dove eravate finiti? Domani abbiamo lo spettacolo! Avete preparato i vostri costumi? Cos’hai, Talia?” Avvicinandosi alla ragazza. “Ti vedo pensierosa.”
“Eh, padrone, sembra che la nostra Colombina sia un po’ distratta ultimamente.” Facendo il finto tonto Renart.
“Sta zitto, Renart!” Lanciandogli un’occhiataccia Essien. “Va tutto bene, ragazza mia?” Rivolgendosi di nuovo a Talia. “Sai bene che se c’è qualche problema puoi contare su di noi… siamo la tua famiglia, non dimenticarlo.”

Sollevai gli occhi sul volto rugoso di Essien, nascondendo istintivamente il foglietto nel palmo della mano, e sorrisi appena...
“Lo so, Essien!” risposi, con un tono che forse non suonò proprio spensierato come avevo cercato di modularlo “Ma certo che lo so! E, credimi, non c’è nessun problema...”
I miei occhi corsero per un istante dall’anziano capocomico al giovane attore e viceversa... poi, quasi senza pensare, mi sentii ridere leggermente...
“Al contrario, ho proprio bisogno di una piccola distrazione dopo tutte le prove di oggi...” distrattamente mi appoggiai al braccio di Renart e sospirai “Il nostro soldato, qui, mi aveva appena invitata a passeggiare in paese e io stavo per accettare, non è vero Renart? Oh...” soggiunsi, carezzando affettuosamente il braccio dell’uomo che ci stava di fronte “Non temere, Essien: faremo i bravi e domani saremo più che in forma per lo spettacolo!”
Con il sorriso più candido che mi riuscì di sfoderare, poggiai un piccolo bacio sulla guancia del vecchio Essien... poi tornai a rivolgermi a Renart, circondando il suo braccio con il mio.
“Andiamo!” gli dissi “Non mi avevi promesso una passeggiata indimenticabile?”
Ci voltammo per andare... e io mi chiesi silenziosamente perché mai avevo mentito ad Essien: gli volevo bene e non lo avevo mai fatto prima, ma questa volta era diversa! Per qualche ragione sentivo che era molto, molto diversa!

elisabeth
21-09-2011, 22.09.26
Un Cavaliere, il Cavaliere Misterioso.....era di poche parole, pratico e senza tante smancerie......ma era stato attento alle mie esigenze, misi la mia borsa a tracolla e mi coprii col mantello, la borsa non era di grandi dimensioni ma in quel periodo tutto faceva comodo.....una borsa era una vera ricchezza !!!.....lo seguii ogni mio passo erano due dei suoi cosi' sembrava una corsa piu' che una camminata e mi ritrovai davanti ad una locanda....... quando fui spettatore di una vera opera teatrale....molto popolana, ma verace.....Brandelli della Nobilta', scroscio di applausi provenienti da ogni angolo di strada....risa sguiate, e battute poco convenienti....Non sapevo come ringraziare il benefattore....quando seguendolo all'interno della locanda ci sedemmo ad un tavolo, sembrava attendese qualcuno, era nervoso e qualcosa mi fece sospettare che il biglietto facesse parte del suo nervosismo........il Giglio che avevo sul braccio incomincio'a bruciare e questo succedeva tutte levolte che intorno a me c'erano energie negative.......c'era una brocca dell' acqua sul tavolo.......bagnai un lembo di stoffa del mio mantello e me lo appoggiai sul braccio...c'era aria pesante in quel posto e improvvisamente non mi sentii al sicuro......" Monsieur......non avrei mai pensato che il nostro cammino fosse cominciato con l'oziare in una locanda, e se devo dirvela tutta, non credo ci sia bella gente da queste parti......che ne dite se usciamo di qui e proseguiamo......vorrei per lo meno tentare di arrivare a destinazione....."......non riuscii a dire piu' nulla il giglio era diventato da rosso a verde..e il dolore era insopportabile

Chantal
21-09-2011, 22.32.51
"Camelot".Ripetè Chantal.
All'udire quella parola,Camelot,fu percorsa da un brivido,impallidì e si ammutolì.
Camelot.Suscitava sempre in lei una reazione inaspettata,inspiegabile che le toglieva il fiato e la faceva tramare.

"Camelot mi attende.Ho fatto giuramento."
"Allora vai!"
"Vieni con me.Seguimi,Chantal!Le mie terre attendono da sempre te,attendono la loro principessa.Io attendo la mia principessa.Da sempre."
"Ho fatto voto.E non sai quanto mi costi non tradirlo.Sii mio alleato affinchè io serbi la forza di non scioglierlo fino a che sia compiuto."
"Io ti aspetterò.E quel voto sarà da preludio alla felicità eterna"
"Prometti."
"Lo prometto,Gioia mia,anch'io sono votato alla tua felicità."
"Prometti ancora."
"Prometto mille volte,e mille volte ancora.E mille baci mi renderai per questa attesa."

Quel ricordo,al solo udire la parola camelot,trafisse i pensieri di Chantal come una lama affilata s'affonda nella molle carne.
Si portò una mano tra i capelli in un gesto che ripeteva senza badarci,per accomodare una ciocca dietro l'orecchio.
Per un momento la paura l'aveva abbandonata e quel ricordo le aveva posato un purpureo alone sulle guance.
Ma,abbassati i suoi occhi,li ritrovò in quelli di uno dei bambini che s'era accostato di più alla suora,tenendosi aggrappato alla pesante e scura veste.
Allora Chantal si chinò,per poterlo guardare meglio.
La sua deformità non pregiudicava la grazia che sgorgava da un accattivante e ingenuo sorriso.La fanciulla prese a guardarli uno ad uno.Da certi sguardi trapelava tristezza,da altri speranza,ma tutti avevano la stessa luce dell'innocenza e della purezza.Creature tradite dalla natura,anime intrappolate in corpi deformi,e la loro mente..cosa celava la loro mente?Chi tra loro aveva piena coscienza del proprio essere?
Chantal,senza smettere di guardarli,disse:"Sorridono,sorella.Sanno sorridere...E la loro forza è straordinaria,più della natura matrigna che li ha generati".E,prese a sorridere anch' ella mentre la coglieva ancora una volta il pianto,ma di commozione e pietà per quanto stava realizzando.
Si levò in piedi e guardò la monaca:"Camelot è così lontana..la traversata..come,quando,e con chi siete giunti ad Animos?"
Scrutandole poi il volto:"Siete così giovane..davvero mio zio ha salvato voi e tutti loro?Perchè me lo ha taciuto?"
Ma comprese che non era il momento di tormentarla col suo incalzante domandare.
Si animò:"Temo che la guardia Repubblicana abbia tratto in inganno mio zio."E aggiunse.. "e che ora lui possa essere in pericolo." Fece ancora una pausa durante la quale il suo volto assunse tratti severi e rigidi. "Dite che non vi è altra uscita?Allora dovrò tornare nella casa da dove sono venuta,solo così potrò cercare mio zio e fare in modo che vi giungano le provviste durante la sua assenza,ed anche la mia,per la permanenza necessaria in questo luogo.Se io rimanessi.."Si interruppe un momento.."Se rimanessi..come ci procureremmo io e voi i viveri per queste creature?"
Poi Chantal si allontanò,dirigendosi verso l'altare adorno di rose."Le prendo tutte,sorella."E le raccolse in un solo fascio."Oramai è giorno,cercherò di confondermi nella folla come una venditrice di fiori,è necessario che io reperisca notizie sui movimenti dei Ginestrini.Solo così potrò comprendere le sorti di mio zio".Poi a tono blando,inudibile.."E le sorti di tutti noi.."
E nello stesso momento un lampante pensiero la costrinse a fredda lucidità.Il suo anello.Una fioraia del volgo non avrebbe mai potuto possederne uno simile.
Tornò ad interloquire con la sorella:
"Sorella,mio zio mi ha lasciato questa lettera,in essa vi troverete le motivazioni che mi spingono a ritenere prezioso il contenuto di questo vaso."E glielo mostrò."Ora,ascoltatemi,ed abbiate fiducia in me,io farò ritorno,lo prometto,ma voi dovrete custodire questo vasetto fino al mio ritorno.Qualunque cosa accada,nascondetelo insieme alla lettera,non dovrà cadere in mani alcune che non siano le mie.E' la voltontà di padre Adam.Ed io vi supplico di tenerlo riservato."Si tolse poi l'anello,smosse un po' di terriccio contenuto nel vaso,e ve lo nascose ricoprendolo interamente.Confidando in Dio per quanto stava meditando.
Ora,però,doveva separarsi da tutti loro.

Melisendra
22-09-2011, 00.51.42
"Vi sono grata del vostro impegno, Sir Hagus" ringraziai sinceramente. "Non intendo lasciare ai ribelli l'eredità lasciatami da mia madre, dopo che hanno fatto scempio di tutto ciò su cui sono riusciti a mettere le mani." Mormorai con gravità.
"Prenderò possesso appena possibile del feudo nella bai di Trafford Bridge... ogni vostro consiglio, Lord Tudor sarà ben accetto..." Ero incerta sul da farsi, ma non vedevo l'ora di visitare le terre che erano state di mia madre e le sale in cui era cresciuta, dove dimoravano i ritratti dei suoi avi.
"Inoltre... non vedo l'ora di conoscere l'ambasciatore della repubblica di Magnus. Se vuole discutere la questione, sono pronta a fargli intendere che non sono una delle spaventate nobildonne con cui sono abituati a trattare nelle prigioni di Magnus." Strinsi un pugno con determinazione.

Lady Gaynor
22-09-2011, 01.27.21
Davanti a quel nutrito guardaroba, Gaynor non sapeva decidersi sulla scelta dell'abito da indossare. Indovinando i piani di Missan, sapeva che lui avrebbe voluto vederla abbigliata in modo sfarzoso e provocante, ma lei era ben decisa a non interpretare il ruolo di seduttrice stabilito per lei dal suo compagno. A Magnus il tradimento era punito con la morte, ma Gaynor aveva bisogno di tempo per pensare alla nuova situazione in cui si era trovata suo malgrado. In lei erano saldamente radicati i princìpi di libertà e di uguaglianza tra le genti, ma capiva che quel modo sanguinario di rincorrerli era sbagliato. Forse quella sera, durante il ricevimento, avrebbe avuto qualche risposta alle mille domande che le affollavano la mente.
Dopo aver passato in rassegna tutti gli abiti, ne scelse uno dei più castigati, di un colore neutro che non faceva risaltare nè la sua carnagione chiara, nè il rame dei lunghi capelli, che mortificò in uno chignon. Raccolto tutto il suo coraggio, raggiunse Missan nel salone.
"Eccomi, sono pronta."

http://i116.photobucket.com/albums/o27/Candy_1977/angie.jpg

Guisgard
22-09-2011, 02.11.52
“Un nano, milady?” Stupito quel cavaliere dalle parole di Altea. “Non ho visto nessun nano. E quanto a quel capanno di cui dite, sono certo che non si trova nulla di simile da queste parti.”
Ad un tratto si udirono dei cavalli ed altri cavalieri raggiunsero quello che stava parlando con Lyo ed Altea.
“Chi sono costoro?” Chiese colui che sembrava essere il capo di quei cavalieri.
“Non so, milord.” Rispose il cavaliere vicino a Lyo e Altea.
“Potete chiederlo direttamente a noi, milord.” Intervenne Lyo. “Questo almeno comandano le regole della cortesia.”
Il capo dei cavalieri allora si tolse l’elmo e mostrò il suo volto: era lord Carrinton.
“Vedo che avete una lingua sicura e lesta…” disse a Lyo.
“Abbastanza per domandare il nome a coloro che mi stanno di fronte, senza chiedere ad altri di rivelarmelo.” Senza timore Lyo.
“Non solo sicura e lesta la vostra lingua, ma anche superba!” Esclamò Carrinton. “E visto che non avete timore di rispondere, ditemi allora cosa ci fate su questa terra.”
“Che io sappia questa terra non è di nessuno…” fece Lyo “… e quindi non devo certo risponderne a voi, milord.”
“Io sono il più potente dei signori che dimorano nei dintorni” replicò Carrinton “ed è dunque il mio blasone che vi impone di rispondermi.”
“Allora di certo voi siete lord Tudor…” fingendo un inchino Lyo “… l’uomo più potente a Camelot dopo sua maestà.”
Carrinton restò turbato.
“Conoscete lord Tudor?” Chiese.
“Sono uno dei suoi cavalieri, milord.” Sorridendo Lyo. “Sono sir Lyo Bahyle e questa gentile e bella dama” stringendo a sé Altea “è la mia dolce sposa lady Altea.” Aggiunse per poi voltarsi verso una sorpresa Altea e ricambiare il suo precedente occhiolino.
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Guisgard
22-09-2011, 02.29.57
Lasciata la lettera e il prezioso vaso nelle mani della monaca, Chantal ritornò indietro, verso casa.
Percorse tutto il tragitto dalla cappella fino al passaggio segreto che conduceva nella grande sala del suo palazzo.
Qui era tutto buio ed un gran silenzio sembrava dominare ogni angolo della casa.
Nel buio Chantal sembrava vedere le sue inquietudini e le sue paure prendere forma.
Dalle finestre una pallida luce penetrava e lambiva appena col suo alone quella stanza.
Ma ad un tratto la ragazza sembrò udire qualcosa.
Un rumore sordo.
Poi di nuovo silenzio.
Gli occhi della ragazza, abituatisi ormai al buio, sembravano scorgere qualcosa nell’oscurità.
Come un’ombra.
Poi, all’improvviso, una voce sorse da quelle tenebre:
“Vi stavo cercando…”

Guisgard
22-09-2011, 02.57.50
L’uomo si voltò a fissare Elisabeth.
“Non troverete compagnia migliore nelle strade, come nelle taverne, madame.” Disse tornando a fissare la porta della locanda. “Lo spettacolo a cui avete appena assistito in strada è, ahimé, molto più frequente di quanto si possa immaginare. I giovani oziano e non lavorano più… sono tutti improvvisamente uomini liberi in questo paese… troppo liberi per accettare che la vita richiede dei sacrifici…”
Ad un tratto il suo sguardo mutò.
Il locandiere portò due bicchieri di vino e mentre li stava servendo, l’uomo con un carboncino disegnò una “P” sul tavolo.
Il locandiere, senza fissarlo, fece finta di pulire il tavolo e cancellò quel misterioso segno, per poi andare via.
“Bevete pure, madame.” Disse l’uomo ad Elisabeth. “E’ un ottimo vino ed è stato appena offerto dalla casa.”
Dopo alcuni istanti il locandiere tornò per riscuotere il conto.
Ma l’uomo lo pagò col misterioso biglietto che aveva ricevuto dal lattaio.
“Ditemi…” fissando il locandiere “… potete indicarci dove si può affittare un buon cavallo?”
“Dovete risalire la strada dietro la locanda fino a raggiungere il luogo detto Delle Catacombe… ma quel luogo non è per tutti, lì dimorano i morti ed il loro sonno non va disturbato… proseguite sempre seguendo la strada e vi troverete ad una fattoria. Lì ci sarà il vostro cavallo.”
“Grazie, amico mio.” Sorridendo l’uomo.
“Ecco il vostro resto.” Disse il locandiere restituendogli il biglietto del lattaio.
“Grazie.” Annuendo l’uomo. “Andiamo, madame?” Fissando Elisabeth.
I due allora uscirono dalla locanda e seguirono le indicazioni del locandiere.
Risalirono così la strada fino a giungere in un luogo isolato.
Quello detto Delle Catacombe.

Guisgard
22-09-2011, 03.16.47
“Però!” Esclamò divertito lord Tudor davanti alla determinazione di Melisendra. “Le dame di Francia, a quanto vedo, non sono soltanto belle, ma anche decise!” E rise di gusto. “Ben detto, milady! Faremo capire al nostro ambasciatore come stanno le cose qui! Nessuno straniero può intimorire o mettere in soggezione un inglese! E voi, milady, siete per metà inglese! E forse, un giorno, lo sarete anche per l’altra metà!” Sorridendo alla ragazza. “Ora, vi prego, andate a prepararvi… il ricevimento comincerà tra pochissimo e stasera, permettetemi, siete ancora nostra ospite.”
“Se non avete altri ordini per me, milord, io col vostro permesso andrei.” Disse Hagus.
“Sarete anche voi dei nostri spero.”
“Vi ringrazio, milord.” Con un lieve inchino Hagus. “Ma ho un appuntamento molto importante. A più tardi, milord. I miei omaggi, milady.”
“Di certo affari di cuore, amico mio!” Ridendo il duca. “Andate pure. A stasera allora, a Dio piacendo.”
E salutati i due, Hagus andò via.
“Anche io vado a prepararmi per il ricevimento, milady. A dopo.” Disse lord Tudor a Melisendra, per poi ritirarsi nelle sue stanze.

Chantal
22-09-2011, 03.31.04
"Chi siete.Annunciatevi!"Gridò la ragazza alla sagoma che figurava nella semioscurità.
Certo,la paura aveva generato in lei suoni ed immagini che l'avevano tratta in inganno più volte nella notte e lungo il percorso da casa a quell'inaspettato incontro nella cappella.
"Chi mi cerca?"Riprese la ragazza imboccando tutto il suo coraggio.
Non c'era molto altro che potesse fare se non affrontare quella realtà.Dopo quanto aveva già veduto nei corpi e nei volti che aveva appena abbandonato era pronta a fronteggiare le sue sorti.E,prima o poi,le sarebbe accaduto di scontrarsi con qualcosa di minaccioso ed infelice. Sembrava essere giunto quel momento.

Guisgard
22-09-2011, 03.50.27
Gaynor si presentò a Missan pronta per il ricevimento di lord Tudor.
“Sei bellissima, Gaynor.” Andandole incontro Missan. “Sei il perfetto e più alto modello di bellezza di Magnus… calda, passionale, orgogliosa.” Sorrise. “Neanche quel lieve broncio che affiora dal tuo bellissimo volto è capace di affievolire la luminosità dei tuoi occhi.” Le offrì la mano, da perfetto accompagnatore. “Su, amica mia…” continuò “… devi essere radiosa e felice… come il Sole che sorge ed annulla la notte, come Galatea che si anima e rende finalmente uomo Pigmalione… e stasera non trovi che noi somigliamo a loro due? Tu sei bellissima, eppure fredda e distaccata, mentre io cerco di renderti viva con la mia arte… perché anche la diplomazia è un’arte, amica mia.” E sorrise nuovamente.
Una carrozza allora li condusse al Palazzo del Belvedere.
La nobile dimora dei Tudor era illuminata a festa, sia nei rigogliosi giardini, sia nelle sontuose stanze del palazzo.
Appena giunti, un servitore li accompagnò nella sala del ricevimento.
“Milord, l’ambasciatore non ufficiale della Repubblica di Magnus, messer Missan, insieme alla sua accompagnatrice, lady Gaynor.” Disse il servitore a lord Tudor.
“Messere, cercheremo di dimenticare, per stasera, il vostro governo ed i suoi crimini…” fece lord Tudor “… per potervi considerare ospite soltanto come un privato gentiluomo di Francia… così, siate il benvenuto, messere… i miei omaggi, milady…” mostrando un lieve inchino a Gaynor, per poi allontanarsi da loro.
“C’era da immaginarsi una simile accoglienza…” mormorò Missan a Gaynor “… ma non ci lasceremo certo scoraggiare… questa, mia cara, è la tana del lupo… qui ci sono i nostri veri nemici… guardati intorno e cerca di farti un’idea su chi sia veramente questa gente che tanto detesta il nostro governo…”

Guisgard
22-09-2011, 04.44.34
Renart sorrise e prese la mano di Talia nella sua.
“Certo, mia cara.” Disse. “Sarà una passeggiata indimenticabile.”
“Mi raccomando, voi due…” fece Essien “… ricordate che abbiamo lo spettacolo domani, perciò non fate troppo tardi. E tu cerca di non bere troppo, Renart… già quando sei lucido il tuo volto tende ad essere inespressivo, figuriamoci quando sei brillo!” Restò un attimo a fissarlo. “Pensandoci però… forse l’ebbrezza del vino potrebbe farti bene… chissà, anche donarti quell’espressione in più che tanto manca alla tua mimica facciale e senza la quale non c'è futuro sulla scena… e sia, andate ma badate di non far troppo tardi.”
Un attimo dopo Renart e Talia lasciarono il carrozzone della compagnia, per recarsi alla locanda Del Frantoio.
Qui presero un tavolo ed attesero.
“Non capisco perché sprecare una sera così bella per correre dietro a quel tipo mascherato…” mormorò Renart “… ad essere sincero mi sento anche un po’ stupido…”
“Ehi, sei tornato, bel soldato!” Disse una seducente ragazza avvicinandosi al tavolo. “Cosa posso portare a te e alla tua amica? Avete sete o fame?”
“Vedo che ti ricordi di me, bellezza!” Esclamò Renart.
“E come potrei dimenticarti…” sorridendo la ragazza con fare da civetta “… mi fai così svampita, bel soldato? E poi ieri notte è stata abbastanza movimentata, no?”
Renart sorrise.
“Allora?” Fece la ragazza.
“Facci servire da tuo padre, bellezza.”
“Cos’è questa novità?” Sorpresa lei. “Forse io non sono abbastanza brava? O forse a questa tua amica io non vado a genio?”
“Nulla di tutto questo, amica mia…” ridendo Renart “… è che ho un conto in sospeso con tuo padre e lui sa come trattarmi.”
“Al diavolo!” Esclamò la ragazza, per poi allontanarsi.
“Vedi?” Fece Renart a Talia. “Le altre mi mangiano con gli occhi! Dovresti sbrigarti a dirmi di si, altrimenti prima o poi qualcuna mi porterà via da te!” E rise di gusto.
In quel momento arrivò il locandiere.
“Avete chiesto di me, monsieur?”
“Non mi riconoscete?” Sorridendo Renart. “Ieri sera! E ho pure offerto da bere a tutti! Non mi riconoscete?”
“In verità no, monsieur…” fissandolo confuso il locandiere “… vedete, viene sempre tanta gente qui…”
“Ma come? Allora eravate anche voi sbronzo!” Con insistenza Renart. “Non ricordate neanche di avermi dato questo biglietto?” E lo sventolò sotto il naso del locandiere.
Questi allora prese il biglietto e cominciò a leggerlo.
“Per Giove!” Esclamò richiudendolo in tutta fretta e ridandolo a Renart. “Siete impazzito, oppure soltanto sciocco?” Avvicinandosi al soldato e parlando a bassa voce. “Se qualcuno scopre questo biglietto finiremo tutti davanti al boia!”
“E’ davvero così pericoloso quel foglietto?”
Il locandiere lo fissò scuotendo la testa.
“In verità a noi della politica importa poco…” continuò Renart “… ma siamo qui per attendere il segnale di cui parla quel biglietto.”
“Se volete visitare e conoscere un luogo fuori dal tempo ed inquietante…” cominciò a dire il locandiere, fingendo indifferenza “… allora vi consiglio di visitare il luogo detto Delle Catacombe… ma badate che molti clienti che conoscono quel luogo parlano di strane storie… fantasmi, spiriti… io non ci andrei…” e si allontanò dal tavolo.
“Che strano modo di parlare…” mormorò Renart a Talia “… cosa mai avrà voluto dire? Cosa c’entra ora il luogo Delle Catacombe? Il biglietto parlava di un segnale… tu ci hai capito qualcosa, Talia?”

Guisgard
22-09-2011, 05.02.52
Daniel era riuscito a tranquillizzare Marco.
“Sono felice di averti ritrovato, Daniel…” con gli occhi lucidi Marco “… sei tutto ciò che resta della mia famiglia… ti voglio bene, fratello mio…” si asciugò gli occhi e sorrise “… sai, vorrei fare una festa… una festa solo per noi due… tutta nostra… solo nostra…”
Ma ad un tratto udirono dei passi.
Marco per lo spavento corse subito a nascondersi dietro le botti.
“Una festa?” Ripeté un uomo sulla porta della dispensa. “Ecco, ci sono anche io!” Ed avanzò saltellando verso Daniel. “Oh, ragazzo!” Esclamò poi fissando il coltello di Daniel. “Metti via quell’affare, non sono mica un tuo nemico!” Scoppiò a ridere, per poi mostrare un vistoso inchino. “Sono Mercien, cercatore di ventura, attore comico di questo grande dramma che è la vita e in attesa di un impiego!”
E nel vedere quel buffo personaggio, Marco sorrise ed uscì dal suo nascondiglio.
“Chi siete voi?” Chiese a Mercien. “Davvero un attore comico?”
“Magari, ragazzo mio.” Sospirando Mercien. “In realtà sono al servizio dell’ambasciatore di Magnus… anche se, come detto, cambierei volentieri mestiere…”

Guisgard
22-09-2011, 15.00.45
Alcune ombre si muovevano in quella notte inquieta come sospinte dai lamenti del vento, mentre il mondo circostante, sotto l’alone lunare, sembrava assumere incerti e sbiaditi contorni.
Le ombre avanzarono fino a quando cominciò ad ergersi davanti a loro il tetro, primordiale e gigantesco spettro dell’anello di pietra.
Era una costruzione antica ed eretta in un’epoca ormai dimenticata dalla maestria e dalla devozione di un popolo che di certo, più di noi altri, era a suo agio in quello scenario spettrale ed insieme fiabesco.
Fra le brecce e le crepe di quell’opera di pietra i pallidi e lunghi raggi della Luna sembravano assumere l’immagine di tormentati fantasmi, a cui il vento pareva voler dar voce.
Quelle ombre allora, che sotto la luce della Luna ora si mostrarono nei loro tratti, raggiunsero una sorta di altare in pietra che scavalcarono con disinvolta agilità, per poi ritrovarsi davanti ad un Virgilio pronto a condurli in uno dei tanti aldilà che si nascondono intorno a noi.
Quella guida allora portò con se quelle ombre attraverso l’ancestrale scenario di pietre e spettri che dominava quel luogo.
Infatti, amici lettori, voi che vivete di riflesso il mondo in cui si muovono i nostri protagonisti, potete solo immaginare, attraverso chi vi parla, la solennità di quelle, un tempo sacre, rovine, le cui forme e proporzioni apparivano ancora più maestose e ciclopiche sotto lo splendore della Luna d’Occidente.
Ad un tratto, davanti a loro, comparve una figura che avanzava dall’ombra verso un primordiale arco fatto di rozzi pilastri ed una pesante trave di granito.
Quell’apparizione durò solo un istante, il tempo cioè che la Luna attraversasse col suo pallore quell’arco, prima di tornare a nascondersi tra le sottili nubi del cielo e facendo sprofondare poi quell’antica opera nella silenziosa oscurità della notte.
Il misterioso personaggio che aveva attirato col suo arrivo la loro attenzione, era avvolto in un lungo mantello scuro, un lembo del quale, avvolto sulla spalla destra, gli copriva buona parte del viso, mentre un largo capello, simile a quello dei briganti corsi, celava il resto.
Fece un lieve cenno col capo e gli altri lo seguirono.
Alla fine giunsero tutti in una grotta, probabilmente utilizzata come rifugio dagli antichi costruttori dell’anello di pietra.
Qui ad attenderli, in piedi davanti ad una torcia che illuminava quell’ambiente, stava un uomo avvolto in un mantello e dal volto coperto da una maschera dorata simile a una bauta veneziana.
“Allora?” Chiese l’uomo dalla maschera. “Quali novità ci sono?”
“A Magnus ormai hanno raddoppiato i controlli ad ogni angolo” rispose uno di loro “e la Guardia Repubblicana dispone di posti di blocco su ogni strada.”
“Le tue gesta li hanno gettati nella paura, capo.” Intervenne un altro di loro.
“Le nostre gesta…” precisò l’uomo dalla maschera “… le nostre.”
Gli altri sorrisero.
“Vedo che manca uno di voi.” Fissandoli.
“Capo…” rispondendo uno del gruppo “… ero con lui quando ritornammo a Camelot, poi sulla strada ha incontrato una ragazza e si è proposto di accompagnarla… gli avevo comunicato della nostra riunione, ma…”
“L’amore ha un richiamo, talvolta, più forte della giustizia…” disse l’uomo dalla maschera dorata “… ma non possiamo mai dimenticare il nostro impegno… ritrovatelo ed accertatevi che non commetta più leggerezze, anche perché i nostri nemici ormai ci tengono d’occhio… a proposito, avete saputo del nuovo ambasciatore?” Chiese ai suoi.
“Si, capo.” Annuendo il primo fra loro che aveva parlato. “E non è un uomo qualsiasi… è Missan, il numero tre del regime.”
“E’ giunto solo in Inghilterra?”
“No, è insieme ad una donna, anch’ella Ginestrina, ed un terzo individuo che però non sembra essere né un politico, né un militare.”
“Tenete d’occhio quell’uomo, mi raccomando…” fece l’uomo con la maschera “… quello è il nostro vero nemico… Missan…” mormorò “… il nostro vero nemico… voglio che sia sempre sotto controllo. Ovunque si trovi, sia in Inghilterra, sia in Francia, uno di voi deve sempre essergli alle calcagna.”
“Si, capo.”
“Altri ordini, capo?” Chiese un altro di loro.
“Si…” fissandoli l’uomo mascherato “… voglio che nessuno di voi si faccia catturare o uccidere. Intesi? Non voglio perdere nessuno di voi.”
Tutti loro, a quelle sue parole, lo fissarono con ancora più ammirazione.
“D’accordo, capo.”
“E’ tutto, amici miei.” Disse l’uomo dalla maschera. “E’ tutto. Potete andare.”
Un attimo dopo di loro non ci furono più tracce in quel desolato scenario, lasciando solo il vento ad ululare tra le pietre e i miti di quel luogo dimenticato dal tempo e dagli uomini.
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Melisendra
22-09-2011, 16.31.21
Mi ritirai nelle mie stanze e chiamai Giselle.
"Devi aiutarmi, cara Giselle... devi farmi diventare proprio come la mamma, quando la aiutavi a prepararsi per le cene politiche di mio padre. Questa sera dovrò essere affascinante come lei, ma anche sottile e volitiva come papà... l'ambasciatore della repubblica di Magnus dovrà capire a prima vista con chi ha a che fare."
Dopo aver visionato molti abiti ne indossai uno che racchiudeva in sè tutti i colori della famiglia dei Wendron. Giselle mi acconciò i capelli e li ornò con i preziosi gioielli di mia madre, come tante volte aveva aiutato lei a fare lo stesso. Mi vennero le lacrime agli occhi a quel pensiero.
Non avrei permesso a quell'ambasciatore di prendersi ciò che era mio per diritto di sangue. Quel sangue che loro avevano versato.
La sfumatura rossa dell'abito mi ricordava le fiamme che avevano avvolto l'ala est del castello di Beauchamps, all'arrivo dei ribelli. Quel fuoco aveva devastato i miei ricordi e fatto crollare tutte le speranze di salvezza di mio padre.
Per un attimo mi domandai se l'odio che provavo verso quegli uomini sarebbe mai cessato, ma appena vidi il riflesso dei miei occhi nello specchio mi resi conto che non mi sarei data pace finchè non avessero pagato per quello che avevano fatto alla mia famiglia.
Fino a che punto sarei arrivata pur di placarmi? Quella domanda rimase senza risposta.
Senza pronunciare una parola mi alzai dal tavolo da toeletta e varcai la porta della mia stanza. Scesi le scale, diretta alla sala dei ricevimenti.
In cuor mio pregai per avere la forza di celare i miei propositi di vendetta. Sollevai lo sguardo al cielo, ma ciò che vidi furono solo gli sfarzosi soffitti ricchi di stucchi dorati. Sospirai.
Poi sorrisi. Era il momento di conoscere il mio nemico, dunque entrai nella sala.

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ladyGonzaga
22-09-2011, 16.51.45
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Arrivai dove da qualche giorno desideravo tornare...gli antichi ruderi del castello erano là...immersi nel silenzio del luogo, come se fossero un altra parte del mondo..dove mai nessun uomo avrebbe mai osato mettervi piede.
I resti della vecchia torre erano illuminati dei raggi del sole che a stento riuscivano a penetrarvi...
Scesi da Starlight ..alcuni passi a piede e finalmente per la sua gioia un piccolo ruscello...se mi meritava un po di ristoro..devo ammettere di averlo tirato al galoppo un po troppo...
legai le sue briglie ad un tronco la accanto e mi addentrai nel vialeto che portava alla vecchia torre.
Ad un certo punto come per incanto...udi una dolce musica , provenire da lontano...era un suono a me familiare...un suono che adoravo tanto sin da bambina..


si!!! erano cornamuse...cercai attorno a me chi poteva suonare in quel modo cosi celestiale...ma non scorsi nulla...camminai ancora, lasciandomi trasportare da loro...

Talia
22-09-2011, 16.55.44
Non appena entrammo nella taverna il frastuono delle risa e il tintinnio dei bicchieri ci avvolse.
Non c’era che dire, pensai tra me, quello era il luogo ideale se si volevano incontrare persone senza dar troppo nell’occhio o scambiarsi messaggi più o meno segreti...
Ci sedemmo ad un tavolo in disparte e io iniziai a scorrere i volti degli avventori... non sapevo perché o in cerca di che cosa, ma avevo la sensazione che quando lo avessi trovato l’avrei capito.
Stavo ancora muovendo gli occhi per la sala quando una ragazza, poco aggraziata e dal tono di voce forse un po’ troppo alto, ci raggiunse.
Non le prestai molta attenzione, continuando a scrutare ogni singolo volto in quel luogo pur caotico e chiassoso, e lasciai che fosse Renart a vedersela con lei, certa di non far torto a nessuno dei due.

“Vedi?” Fece Renart a Talia. “Le altre mi mangiano con gli occhi! Dovresti sbrigarti a dirmi di si, altrimenti prima o poi qualcuna mi porterà via da te!” E rise di gusto.

“E che immane disgrazia sarebbe, questa...” mormorai con noncuranza, riservandogli un’occhiata fortemente ironica.
Tuttavia, proprio in quell’istante, vidi il locandiere avvicinarsi al nostro tavolo.
Tentai di fermare il flusso delle parole di Renart per un paio di volte, ma sempre con scarso successo...
Certo, non si poteva davvero dire che la diplomazia fosse il suo punto forte... pur tuttavia, anche se tutt’altro che prudentemente, Renart riuscì a farsi dire qualcosa dall’uomo.

“Che strano modo di parlare…” mormorò Renart a Talia “… cosa mai avrà voluto dire? Cosa c’entra ora il luogo Delle Catacombe? Il biglietto parlava di un segnale… tu ci hai capito qualcosa, Talia?”

Osservai il locandiere allontanarsi, poi spostai gli occhi sul soldato...
“Già, il biglietto parlava di un segnale...” risposi in un sussurro, aggrottando la fronte con aria pensosa “Mentre il locandiere vorrebbe mandarci alle Catacombe... perché? Qual è il legame?”
Riflettei ancora per un istante, ma c’era una sola cosa da fare e quell’unica soluzione mi si parò in un secondo davanti agli occhi con assoluta chiarezza...
“Dobbiamo dividerci, Renart!” dissi, alzandomi in piedi “E’ l’unico modo per risolvere la questione!”
Aggirai il tavolo e lo raggiunsi...
“Faremo così...” dissi, chinandomi appena e parlando vicinissima al suo orecchio “Tu resterai qui per vedere se accade qualcosa. Tieni gli occhi aperti e la bocca chiusa, mi raccomando... e cerca di non metterti nei guai! Quanto a me, farò una passeggiata al chiaro di luna... il giorno che siamo arrivati ho notato delle rovine sulla collina appena fuori città... forse non è niente, ma tanto vale andare a dare un’occhiata! Ci vediamo tra qualche ora, sulla via che porta al carrozzone, va bene?”
Gli sorrisi un momento poi gli posai un leggero bacio sulla guancia: “Sta attento... e vedi di non tardare all’appuntamento: non ti conviene farmi aspettare!”
Poi mi rialzai e mi avviai verso l’uscita.

elisabeth
22-09-2011, 20.41.24
Mi sentivo spettatrice di uno spettacolo di cui non avevo pagato il biglietto, ero partita per una missione ben precisa e mi si stava rivoltando il mondo contro...Ginestrini, Pomerini...ma chi diavolo erano......Seguii tutti movimenti, il locandiere...Monsieur e tutti quelli che ci stavano attorno, segretezza tutto in grande segretezza........sapevo cosa significava non portare fuori cio' che si diceva all'interno.....ma i luoghi erano diversi.....attesi che il locandiere ritornasse al suo " Normale" lavoro...." Monsieur, scusate se mi intrometto, giusto per sapere, ma voi...vi rendete conto che dovremmo passare un luogo sacro ai morti, per arrivare ad avere un cavallo. E' vero che bisogna avere paura dei vivi......ma mi hanno insegnato a non disturbare i morti per il gusto di farlo......" Il punto era che mentre cercavo di fargli capire cosa mi passava nella mente mi sentii trascinata fuori dalla locanda, non si accorgeva che il mio braccio era in suo possesso e nel seguirlo stavo urtando tutti quelli a cui passavo vicino. " Ma che cosa vi ha preso....avete il demonio alle calcagna ?...ascoltate bene, non so che posto sia il luogo delle catacombe, non so chi incontreremo.....non so cosa mi accadra' ........ ma per l'amor di Dio..volete dirmi che succede ?...."........Sapevo perfettamente cosa fossero le catacombe, la notte per imparare a dominare le paure e a vivere nel silenzio, venivamo mandate da sole dai nostri maestri in alcuni luoghi vicino al nostro villaggio...i primi tempi era un incubo.......poi piano paino si incominciavamo a dialogare con le anime trapassate, a sentirne l'energia......Sapevo perfettamente cosa lo aspettava....

Daniel
22-09-2011, 20.48.17
Fissai quell'uomo.. Era triste.. Dissi:
<<Vieni Marco andiamo alla vecchia torre dello zio magari adesso è libera.. Se volete venire anche voi così potrete narrarci la vostra storia..>> Presi il Cavallo di Sir Guisgard dove salimmo tutti e tre..
Ci lanciammo al Galoppo verso la vecchia torre di mio zio..
Arrivati scesi e la vidi.. Era rimasta uguale.. Delle cornamuse suonavano da qualche parte.. Mi avvicinai alla porta della torre e cercai di aprirla.. Era chiusa.. Misi la mano in tasca e presi una piccola chiave.. Marco mi guardava con sguardo interrogativo..
<<Tenni una copia della chiave quando ce ne andammo ma non l'avevo mai usata prima d'ora..>> Infilai la chiave! Si! La serratura era rimasta invariata.. Entrai.. Dentro era rimasto tutto identico a quando ce ne eravamo andati.. Le lacrime mi salirono agli occhi.. Mi avvicinai a un letto e mi stesi sopra..

Altea
23-09-2011, 00.23.50
Sentii abbracciarmi i fianchi e udii le parole folli di Lyo, certo non potevo negare in quel momento altrimenti il nobile signore avrebbe vendicato la presa in giro di Lyo, il quale ancora non aveva capito che la sua arroganza non l'avrebbe portato molto lontano. Mi staccai in modo brusco da Lyo, lanciando verso di lui una occhiata molto eloquente e con un inchino mi presentai "I miei omaggi milord, sono milady Altea Costance O' Kenninghton, sono approdata da poco in queste lande dalla lontana Irlanda. Vi porgiamo le nostre scuse se abbiamo osato entrare nelle vostre terre ma stavo cercando un vecchio capanno che vidi settimane fa, e che misteriosamente è scomparso. Cosi voi conoscete Lord Tudor? Io non ho avuto il piacere di fare la sua conoscenza ma Lyo me ne raccontò". Poi a bassa voce bisbigliai a Lyo "vi prometto ve la farò pagare, in qualche modo per aver detto una grossa bugia, ora dobbiamo fingere di essere sposi o il messere qui di fronte ci getta nel buio delle prigioni"

Guisgard
23-09-2011, 01.48.31
La verde campagna inglese.
Il crepuscolo la rendeva ancor più luminosa, mentre in lontananza le colline cominciavano ad accendersi in quei vecchi borghi addormentati ed adagiati lungo i loro pendii.
La torre incantata osservava quel mondo che pareva mutare con l’imbrunire, come se creature fiabesche e favolose si destassero con la sera.
Ad un tratto quel suono.
Una cornamusa scozzese riempì la malinconica e sognante aria della sera con la sua melodia.
Gonzaga allora si accorse di una figura che si avvicinava.
I capelli tra il castano ed il rosso, la barba curata, il viso disteso e gli occhi socchiusi come se quella melodia racchiudesse chissà quali immagini.
“I miei omaggi, milady…” disse Hagus una volta raggiunta Gonzaga “… anche voi qui, lasciandovi rapire dalla magia di questo posto?” Le sorrise dopo un cortese inchino. “Anche io vengo talvolta qui… ci venivo già da piccolo, con i miei fratelli… sapete, i miei genitori decisero di sposarsi qui, nella vecchia cappella di questa torre diroccata… mia madre espresse questo desiderio… era romanticamente innamorata dei romanzi cortesi e cavallereschi… sognava l’Amor Cortese, una vita da romanzo… e mio padre era incapace di dirle di no… il giorno del loro matrimonio, essendo mio padre scozzese, suonarono a festa decine di cornamusa… e spesso io torno qui a salutare questo luogo con la mia cornamusa…” restò un attimo ad ascoltare il silenzio di quel luogo magico “… ma come mai siete qui, milady? Al Belvedere lord Tudor ha organizzato un ricco ricevimento… si adirerà se non vedendovi.” Accennò una risata. “Ed io sono proprio diretto al suo palazzo. Se vi va, possiamo andarci insieme.”

Guisgard
23-09-2011, 02.07.51
La torre diroccata era immersa nel buio della sera e sembrava un naturale e sicuro rifugio per quei due ragazzi.
“Questa resterà sempre casa nostra, vero?” Chiese Marco a suo fratello. “Solo qui mi sono sempre sentito al sicuro…” e si adagiò accanto al letto sul quale era disteso Daniel. “Daniel… ora sei stimato… sei al servizio di un nobile signore…”
“Eh, già!” Esclamò Mercien che era fermo sulla porta. “Davvero una bella fortuna… così giovane, e già fedele scudiero di un lord inglese… eh, già…” grattandosi la testa “… ma com’è che voi due conoscete questo posto così bene? Questa torre, sebbene ormai vecchia e diroccata, è di sicuro stata eretta da nobili signori… e come mai uno scudiero come te” fissando Daniel “possiede la chiave per potervi accedere?”
Da fuori, intanto, si udiva il dolce e malinconico suono della cornamusa di Hagus, che si trovava insieme a Gonzaga davanti all’altro ingresso della torre.

Guisgard
23-09-2011, 02.57.42
“Allora recitiamo nel miglior modo possibile, mia cara e dolce sposa…” sussurrò Lyo avvicinatosi di nuovo ad Altea “… più saremo convincenti, più sarà facile che questo superbo aristocratico mangi la foglia…”
“I miei omaggi, milady.” Chinando lievemente il capo lord Carrinton. “E così giungete dalla verde e fiabesca Irlanda… spero allora che la nostra Inghilterra sia degno soggiorno per accogliervi.” Accennando un sorriso. “Un capanno dite? E perché tanto interesse per un misero capanno?”
“Vedete, milord…” prendendo la parola Lyo ed assumendo un’aria compiaciuta “… siamo, come detto, novelli sposi e capirete, mio signore, che messer Amore trilla nei giovani cuori… così, conoscendo quel capanno, l’avevamo scelto come giaciglio per le gioie del cuore.”
Carrinton fissò con astio quel cavaliere scaltro ed arrogante.
“Mi chiedevate di lord Tudor, milady…” tornando a fissare Altea “… stasera nel suo palazzo si terrà un ricevimento… ed io sono proprio diretto là… ho solo ritardato per colpa di quel ladruncolo, ma ci penseranno i miei uomini ad acciuffarlo.”
“Si, milord.” Rispose uno dei suoi.
“Cavalieri bardati ed armati di tutto punto.” Ironico Lyo. “Mi chiedo come sia fatto questo ladruncolo… forse è un gigante, o magari un orco…”
“Cavaliere, siete alquanto insolente!” Disse uno dei cavalieri di Carrinton.
“Calma, amici miei.” Fece questi ai suoi uomini. “Il nostro cavaliere, l’avete udito anche voi, è da poco sposato con questa deliziosa dama dal sangue bretone… volete forse già renderla vedova? Ci sarà tempo, ci sarà tempo…”
“Allora, visto che devo la vita alla mia bella moglie…” sorridendo Lyo “… ne approfitterò per ringraziarla…” e la baciò con passione davanti a Carrinton ed ai suoi uomini.
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Guisgard
23-09-2011, 03.18.09
Monsieur uscì dalla locanda, portandosi dietro Elisabeth.
“Madame…” una volta usciti fuori “… mio padre mi diceva sempre che solo due cose sono impossibili da fermare… le forze della natura e la lingua di una donna. Ecco, premesso che il Sole, la pioggia ed il vento non mi danno alcuna noia, vi dirò che trovo alquanto pedante il vostro chiacchierare a vuoto. Dite che abbiamo il diavolo alle calcagna? Vi sbagliate. Il diavolo è ovunque in questo paese. E forse quelle catacombe sono il luogo più sicuro… per restare vivi.” Aggiunse questo attento a non farsi udire. “Vi rivelerò un segreto…” avvicinandosi all’orecchio di Elisabeth “… non ci occorre alcun cavallo… almeno per ora… ora, di grazia, seguitemi.” E presala per mano la trascinò via.
Dopo un po’ giunsero ad un luogo deserto e desolato.
Solo il vento sembrava dimorare in quel gotico scenario, fino a quando apparve qualcuno.
Era un pastore che avanzava verso di loro accompagnato dal suo cane.
“I miei rispetti, buon uomo…” rivolgendosi a lui Monsieur “… sapreste indicarci la strada giusta?”
Il pastore lo fissò senza dire nulla.
“Sappiamo che dietro ci sono i Rossi, che forse da queste parti sono passati i Blu e che ormai non c’è più traccia dei Bianchi…”
Il pastore accennò un sorriso.
“Rifugiatevi tra i defunti, lì sarete al sicuro…” disse “… perché bisogna aver paura dei vivi, non dei morti…”
“E dove riposano?”
Il pastore si voltò verso degli spuntoni rocciosi ed indicò tra essi una piccola insenatura.
“Grazie, amico mio…” sorridendo Monsieur. “Seguitemi, mia novella Euridice…” rivolgendosi poi ad Elisabeth “… il vostro Orfeo vi condurrà nel regno dei morti… e, al contrario di Euridice, cercate di parlare il meno possibile!” E rise di gusto.

Guisgard
23-09-2011, 04.17.12
Chantal fissava nel buio, cercando di scorgere i tratti di quella sagoma che si confondeva tra l’oscurità e le paure della ragazza.
La sagoma restò immobile ed in silenzio davanti a Chantal per alcuni istanti che sembrarono eterni.
La Luna per un breve momento, squarciando le sottili nuvole che la coprivano, illuminò la vetrata davanti alla quale era ferma quella figura.
Chantal allora vide i suoi occhi ed i tratti del suo volto.
Era un ragazzo.
Un ragazzo che lei conosceva.
“Madame…” disse “… vi ho cercata per il giardino e al pianterreno… vostro zio, padre Adam… ecco… è accaduto qualcosa… io sono salvo per miracolo… sono riuscito a fuggire, ma non sapevo dove andare e con chi parlare…”
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Guisgard
23-09-2011, 05.00.16
“Mettermi nei guai?” Mormorò Renart mentre Talia si allontanava dal tavolo. “Si vede che non mi conosci per niente!”
Un attimo dopo la ragazza uscì dalla locanda e subito al tavolo di Renart tornò ad avvicinarsi la figlia del locandiere.
“Ti ha lasciato già da solo la tua amica, bel soldato?”
Renart rispose con una smorfia.
“Non badarci, si vede lontano un miglio che è di quelle con la puzza sotto il naso.” Continuò la ragazza.
“Ah, lasciami perdere!” Scuotendo il capo Renart. “Bah, le donne…” con aria insofferente “… correre dietro a quell’idiota mascherato! Giuro che questa è la cosa più stupida che io abbia mai fatto!”
“La più stupida è piangerti addosso per quella lì.” Ridendo la ragazza. “Avanti, vuoi davvero passare così la serata?”
“Hai un’idea migliore?”
“Chissà…” con malizia la figlia del locandiere “… ma questo dipende da te, bel soldato…”
Talia, intanto, era già in strada.
Qui vi erano ancora i balli e i canti di quei giovani contadini.
Allegria, musica e motteggi animavano quella caotica compagnia e tutti coloro che assistevano a quell’improvvisato ed irriverente spettacolo.
La ragazza si incamminò allora verso la collina vicina.
“Buonasera, madamigella!” Salutò all’improvviso qualcuno.
Un carro con diverse persone, aveva affiancato Talia.
“Dove te ne vai tutta sola?” Chiese uno di quelli sul carro.
Era uno dei carri tanti che attraversavano le strade, portando i giovani contadini da un lato all’altro della cittadina e della campagna a gozzovigliare.
“Unisciti a noi per cantare alla libertà e alla fratellanza ritrovata!” Continuò quel giovane contadino. “Siamo diretti sulla collina, dove balleremo e canteremo tutta la notte!”
“E faremo l’amore fino all’alba!” Ridendo una ragazza di quella compagnia.
“Piano, Esmeralda, o la spaventerai!” Disse una sua compagna.
“Spaventarla? E perché mai?” Stupita Esmeralda. “Non ci sono mica più i preti ad invocare i castighi del girone dei lussuriosi!”
“E quando mai tu ti sei lasciata intimorire dai proclami dei preti?” Replicò un altro di loro.
“Forse solo quando mia madre mi mandò a studiare dalle suore!”
“Oh, Cielo! Ti sto immaginando come una suora, Esmeralda!”
“Ma di clausura, mi raccomando!”
E tutti risero di gusto.
“Dai, forza!” Esmeralda a Talia. “Avanti, unisciti a noi!”
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Guisgard
23-09-2011, 05.36.15
La sala era illuminata a giorno ed i musici accompagnavano l’ingresso degli ospiti con la loro musica.
Nel centro della sala qualcuno si era già abbandonato alle danze, mentre servitori, paggi e valletti portavano sulle tavole vino, liquori ed ogni genere di leccornia.
Fatto il suo ingresso molti sguardi furono per Melisendra.
La ragazza era infatti un vero incanto ed il suo splendore sembrava non avere eguali, ammaliando i cavalieri ed oscurando le altre dame.
Il portamento era fiero, lo sguardo sicuro.
Ma nonostante ciò, dentro di lei vi era ansia e paura.
“Siete bellissima, madame…” nella sua mente echeggiavano le parole di Giselle “… se solo i vostri genitori potessero vedervi…”
“Mia cara, siete un incanto!” Andandole incontro lord Tudor. “Ma perché quel velo di tristezza sta attraversando il vostro meraviglioso sguardo?” Con stupore lord Tudor, avendo colto l’inquietudine della giovane. “La tristezza e la malinconia sono fatte per i mortali, non per una dea.” Sorridendole. “Venite, vi prego…” porgendole il braccio “… la mia pupilla, lady Gonzaga non è ancora giunta e quanto a mio nipote, beh, l’avete conosciuto anche voi e sarei uno sciocco se mi aspettassi qualcosa da lui… volete allora essere voi ad affiancarmi come padrona di casa, milady? Badate che un rifiuto mi addolorerebbe.”
La condusse allora a conoscere i vari ospiti, il meglio dell’aristocrazia inglese.
“Vedo che siete a vostro agio qui, madame…” disse all’improvviso qualcuno alle sue spalle “… le mie felicitazioni nel ritrovarvi sana e salva in questa nobile terra… fortunatamente non avete condiviso il triste destino della vostra famiglia…” sorridendo Missan “… almeno… per ora…”
“Ah, milady…” turbato lord Tudor “… vedo che avete appena fatto la conoscenza di messer Missan, privato gentiluomo di Francia.”
“Fortunatamente la fama della bellezza dell’ex duchessa Du Blois è nota a tutti a Magnus…” mostrando un lieve inchino Missan “… è un onore, madame…” ed un sottile ghigno sorse sul suo volto.
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Melisendra
23-09-2011, 09.54.48
Al braccio di Lord Tudor riacquistai tutta la mia sicurezza, mentre mi presentava ai suoi ospiti.
Improvvisamente una voce conosciuta si intromise tra le piacevoli chiacchiere e le presentazioni. Ancora prima di voltarmi sapevo esattamente chi mi sarei trovata davanti.
"Messere..." lo salutai come un vecchio amico, sorridendo. "Se sono nota a Magnus, come dite, è una vera fortuna che la bellezza non sia patrimoniabile, altrimenti dovrei rendervi conto perfino di questo", dissi con tono scherzoso e continuando a sorridere.
Poi mi voltai verso Lord Tudor.
"Milord, ho già avuto occasione di conoscere messer Missan ad Animos... pardon, Magnus... in circostanze, come dire... precipitose. Sì, credo si possa definire così il tempo che intercorre tra l'arresto e il processo... devo ammettere che non vi avevo subito riconosciuto, messere, il vostro aspetto è ingannevole... potreste passare quasi per un gentiluomo."
Il disprezzo trapelava dalle mie parole e dalla gentilezza affettata della mia voce.
"Vi auguro un piacevole soggiorno in Inghilterra." Sfiorai il braccio di Lord Tudor, il cui viso esprimeva ancora una certa ansia.

Chantal
23-09-2011, 12.02.30
"Mi hai spaventata!Dov'è mio zio,dimmi,dov'è?"Disse concitata Chantal appena riconobbbe nella sagoma il ragazzo che era venuto a chiamare suo zio su espressa richiesta di suo nonno.Esetien,ricordava si chiamasse,ma non trovò la forza di chiamarlo per nome.
"Rispondimi,te ne prego..sono in pena!Cosa è accaduto,come hai fatto a tornare da solo?"
Poi gli corse incontro e se lo strinse al grembo:"Hai avuto paura,piccolo?Vi hanno fatto del male?"
"Ora sei quì,è tutto passato"Cercava di rasserenarlo mentre lo stringeva accarezzandogli il capo.
"Adesso,ascolta,"chinandosi sulle vginocchia,"è importante che tu mi dica cosa è accaduto.Chi avete incontrato?E di mio zio,cosa sai dirmi?"Cercò di mostrasi calma perchè il ragazzo si acquietasse,ma nell'animo di Chantal si annidavano paura,angoscia,rabbia e frustrazione poichè si sentiva impotente in tutta quella vicenda,e affranta.Poi accarezzò il volto del ragazzo e gli posò un bacio tra i capelli,per poi stringerlo di nuovo a sè ad infondergli protezione.
"Sei al sicuro,ora,tranquillo."Gli ripeteva.
E ripensò a suo zio mentre le luci del giorno prendevano a schiarire gli ambienti della sala che apparivano sempre più viscerati di desolazione.

Daniel
23-09-2011, 16.14.41
Fissai un pò il soffito.. <<Quanti ricordi..>> guardai Marco con sguardo malinconico e poi iniziai a dire
<<Avevamo più o meno dieci anni.. Era una notte piovosa.. Vivevamo qui da quando eravamo nati insieme ai nostri genitori.. C'erano due uomini nel giardino fuori casa.. Erano Ginestrini e volevamo rubare tutto ciò che avevamo ci minacciarono con un coltello..>> Una lacrima solitaria solcò il mio viso.. <<Mio padre e mia madre per salvarci la vita ci fecero da scudo.. I due assasini rubarono tutto.. Andammo a vivere con nostra zia in paese che per mantenerci dovette vendere la torre.. Poi un paio d'anni fa le nostre strade si divisero fino a oggi.. Quando ce ne andammo tenni una copia della chiave di questa torre.. Mi ero ripromesso di tornare ma fino ad oggi non avevo mai avuto il tempo.. Comunque qui dentro è rimasto tutto come allora..>> Nella camera calò il silenzio.. Marco silenziosamente pianse qualche lacrima..

elisabeth
23-09-2011, 20.51.46
Io ero una gran seccatrice, una donna ovviamente....ma io non gli avevo imposto la mia presenza.....inatnto eravamo giunti in un luogo strano.....un pastore senza pecore.....e il bianco il rosso e il blu....il blu, se fosse stato il nero avrebbe avuto un significato logico, ma il blu fu qualcosa che mi suono' strana.....seguii con lo sguardo le indicazioni dell'uomo, e quello che riusciia vedere non erano soltantogli spuntoni rocciosi, ma la spelonca che a quanto pare era la catacomba indicata dal locandiere...fu breve il saluto tra i due....la mia mano era ormai un unica cosa con la sua....e mentre mi trscinava dette un'altra delle sue fantastiche battute....." Mi spiace se sto disturbando la vostra giornata con ciacole da femminuccia......forse vi siete accorto che sono una donna solo ora, ma forse non vi siete accorto che mi state trascinando da qualche giorno, senza esservi degnato di dirmi quali sono i vostri progetti.....ovviamente per voi sono solo cose da nulla, vi avverto....in quella spelonca, saremo al sicuro....ma potremmo anche essere in pericolo.......e siccome con il regno dei morti ho una certa esperienza......cosa farete, mi pregherete di parlare ?......Euridice....vi ricordo che quando orfeo non senti' piu' i passi della moglie ...voltandosi la rimando' nel regno dei morti........come faro' a farvi sapere che vi sto seguendo docilmente ?.......forse sarebbe meglio che continui a tirare fuori il fiato....non mi perderete di vista.....!!!..."...Smisi di parlare quando incominciammo a salire verso gli spuntoni rocciosi, alcuni erbusti si intrecciarono alla veste, procurando deipiccoli strappi e graffi alle caviglie.......il fatto che mi tenesse per mano mi aiutava a non perdere l'equilibrio.......finche' un varco si aprii..davanti ai nostri occhi e il buio ci si presento' come un velo invalicabile, avevo letto qulcosa di Platone.....la caverna, " Bene mio amato Orfeo.....la vostra Euridice e' pronta, ben venuto nel mondo della verita' ".....questa volta fui io a tyrascinarlo all'interno della caverna....un odore di terra umida....

cavaliere25
23-09-2011, 21.57.18
Stavo in mezzo a un piazzale davanti a una carrozza che era di propietà del ambasciatore Missan mi fu chiesto da lui in persona di non spostarmi dalla carrozza e cosi obbedi senza dire nulla rimasi fermo in mobile guardandomi intorno e scrutando ogni angolo di quella piazza

Guisgard
24-09-2011, 01.56.51
Esetien, grazie alle parole di Chantal, sembrò calmarsi.
Era giunto pallido e visibilmente spaventato.
E ripreso un filo di coraggio mormorò:
“Padre Adam ed io, dopo aver lasciato questo palazzo, giungemmo presso mio nonno… egli era in fin di vita e chiese a vostro zio di confessarsi e comunicarsi col Corpo di Nostro Signore… ma per consacrare il Corpo ed il Sangue di Cristo c’era bisogno di vino ed in casa noi non ne avevamo…”
Fissò Chantal e iniziò a raccontare…

“Bisogna procurarsi del vino, ragazzo…” disse padre Adam ad Esetien “…senza quello non posso comunicare tuo nonno…vi è una locanda nei dintorni?”
“Si, ma non so se ne hanno...” rispose Esetien “... il vino è un bene raro e prezioso da queste parti...”
I due allora si recarono verso la locanda.
Era questa un luogo malfamato, senza troppi clienti.
“Buonasera, buonuomo...” avvicinandosi al bancone padre Adam “... avete del vino?”
“Vino di questi tempi?” Seccato il locandiere. “Dite, ma da dove venite? Non sapete che negli ultimi giorni ci sono state razzie e assalti a case e botteghe? Solo ieri i soldati sono riusciti a riportare l’ordine in città! Tutta colpa di quei dannati Pomerini! Prima hanno affiancato i Ginestrini, poi, forse corrotti dai chierici e dagli aristocratici, hanno deciso di rivoltarsi contro la repubblica! Dannati traditori!”
“Vi chiedo scusa, ma abbiamo fretta...” fece padre Adam “... ci occorre del vino con una certa urgenza...”
“Io non posso aiutarvi, amico.” Scuotendo il capo il locandiere. “Vedete, l’ultima bottiglia l’ho appena data a quei due soldati...” indicando col capo due militari che bevevano ad un tavolo.
“Ehi, amico…” ad un tratto uno di quelli.
“Dite a me, signore?” Voltandosi padre Adam.
“Si, a voi... abbiamo sentito che volevate del vino... venite qui e ve ne offriremo un bicchiere...”
Padre Adam, che prudentemente celava la sua identità, fissò per un attimo Esetien.
Il ragazzo si accorse di un lampo che attraversò, per un attimo, l’azzurro degli occhi del chierico.
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“Perdonatemi, madame…” disse, interrompendo il suo racconto, Esetien a Chantal “... potrei avere un po’ d’acqua? Ho la gola secca...”

Guisgard
24-09-2011, 02.27.32
L’ingresso di quell’antro.
Dove conduceva?
Davvero nell’Aldilà?
Nel regno dei morti?
“Qui saremo al sicuro…” rompendo finalmente il suo lungo silenzio Monsieur “... meglio i morti che gli spettri… ed ormai questo paese è pieno di spettri…” scendendo in quell’Oltretomba ed aiutando Elisabeth a seguirlo “… spettri e demoni pronti a tormentarci e a rubarci l’anima…”
Giunsero così presso un lungo corridoio, un tempo utilizzato per seppellire i morti.
Il buio ed il mistero regnavano sovrani, come se non ci fosse altro lì sotto.
“Già, siete una donna…” voltandosi verso Elisabeth “… e se anche non me ne fossi accorto prima, ci avrebbero pensato le vostre parole a raffica a ricordarmelo.” Aggiunse sarcastico. “Volete sapere cosa sta succedendo, madame? Bene, sappiate che abbiamo raggiunto un luogo segreto ed inaccessibile ai più… un luogo celato da nomi in codice, segni e segnali… vedete, i Rossi sono i Ginestrini per via dei loro abiti e del sangue che hanno versato, i Blu sono chiamati i nobili per il loro sangue ed infine i Bianchi sono ovviamente i chierici.”
Ad un tratto, dalla profondità del corridoio, si accese una luce, probabilmente una torcia.
“Ecco, mia cara Euridice, il nostro Mercurio che ci indica la strada…” indicando quella luce Monsieur.
I due raggiunsero la torcia e si ritrovarono nel ventre di quella grotta sotterranea.
Era illuminata da diverse fiaccole ed ospitava un buon numero di persone.
E tutte quelle persone sembravano in attesa di qualcosa.
“Ecco…” sussurrò Monsieur ad Elisabeth “… sta per cominciare...”
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Guisgard
24-09-2011, 03.11.42
Daniel aveva evocato quei ricordi e la tristezza si era impossessata di lui e di suo fratello.
Quel luogo era intriso di immagini e voci per i due fratelli.
Ad un tratto però si udirono dei rumori.
Dalle scale si sentì qualcuno salire velocemente.
Mercien, preso dallo spavento fece in tempo a fuggire via.
Daniel e Marco invece, emotivamente scossi, non furono abbastanza lesti.
Un attimo dopo tre uomini armati di bastoni e pugnali entrarono nella stanza.
“Cosa ci fate qui, gaglioffi?” Gridò uno di loro a Daniel e a suo fratello.
“Sporchi ladri!” Gli fece eco un altro dei tre. “Ora vi aspetta una bella lezione per aver violato la proprietà altrui!”
I tre uomini allora, robusti e come detto ben armati, si lanciarono sui due fratelli e cominciarono a bastonarli con forza.
Marco, colpito alla testa, rotolò subito a terra sanguinante
Alcuni istanti dopo i due fratelli, feriti, furono legati con strette corde.

Guisgard
24-09-2011, 03.25.54
Intanto, al palazzo di lord Tudor, Cavaliere25, il giovane aiutante di Missan, stava davanti alla carrozza del suo signore.
Il ragazzo aveva seguito l’ambasciatore direttamente da Magnus ed ora era ai suoi ordini.
“Odio l’Inghilterra e gli inglesi…” mormorò il cocchiere fissando Cavaliere25 “… guarda questi maledetti in quali sontuose dimore vivono…” indicando il Belvedere “… per questo ci odiano… perché il nostro popolo ha ottenuto la libertà contro tutti i maledetti privilegi che per secoli hanno fatto arricchire ed ingrassare nobili e chierici… credimi, ragazzo, se ti dico che presto scoppierà la guerra tra la Repubblica di Magnus e questi porci inglesi… ed allora imporremo anche in questo paese la libertà e l’uguaglianza!” scosse il capo e sputò in terra. "Tu cosa ne pensi di tutto questo?" Chiese poi a Cavaliere25.

Guisgard
24-09-2011, 05.47.03
“In verità, madame…” disse Missan a Melisendra, come se volesse trattenerla col solo tono della sua voce “… in questi sfarzosi abiti non mi sento, come dire, a mio agio, essendo io un figlio del popolo… mi perdonerete dunque se non so ritrovarmi come si conviene in questa nobile compagnia… a differenza vostra, invece, che siete ben abituata a sfilare in simili palcoscenici… non vi siete fatta scrupoli quando il popolo moriva di fame, non ve ne farete ora, immagino…”
“Messere, vi prego.” Intervenne lord Tudor con tono deciso. “Stasera non si parla di politica. Godetevi la festa e l’ospitalità inglese. Non credo ci saranno altre occasioni in futuro. Grazie.”
“I miei rispetti, lord Tudor…” chinando lievemente il capo “… i miei omaggi, madame…” fissando poi Melisendra “… sono sicuro che ci ritroveremo presto… molto presto…”
“Quell’uomo è incredibile…” mormorò lord Tudor mentre si allontanava con Melisendra “… ha avuto l’impudenza di accettare il mio invito… non lasciatevi turbare da lui, vi prego, milady.” La fissò e con un sorriso tentò di scacciare il suo nervosismo. “Lo so, che preferireste altra compagnia, milady… magari un cavaliere più affascinante e giovane di me, ma in assenza di meglio, vi farò compagnia io.” E rise di gusto.
La musica sancì in quel momento l’inizio dei balli.
“Sir Guisgard Tudor.” Annunciò un servitore in quel momento.
“Finalmente!” Esclamò suo zio nel vederlo. “Il ricevimento è iniziato da un bel po’!”
“Perdonatemi, zio…” accomodandosi la camicia Guisgard “… ma è accaduto un increscioso imprevisto…”
“Davvero?”
“Eh, già…” accennando uno sbadiglio il nipote “… i miei servi hanno riscaldato l’acqua per il bagno troppo presto… facendola così risultare tiepida al mio arrivo… ed il riscaldarla di nuovo ha causato questo mio ritardo…”
Lord Tudor lo fissò scuotendo il capo.
“Ma siete incantevole stasera, milady!” Esclamò Guisgard rivolgendosi poi a Melisendra. “Davvero incantevole!” Con fare da damerino. “Come fate a non addolcirvi, caro zio, di fronte a tale bellezza? Non vorrei sembrarvi audace, milady, ma il vedervi mi fa quasi rimpiangere quel bagno freddo, a cui mi avevano destinato i miei goffi servitori!” E sorrise con una smorfia.
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cavaliere25
24-09-2011, 09.17.25
Guardai negli occhi il cocchiere e dissi non saprei signore io sono solo un aiutante non saprei cosa rispondervi io mi chiamo cavaliere25 e voi? domandai gentilmente e aspettai una sua risposta

Daniel
24-09-2011, 15.39.34
Era successo tutto così in fretta.. Dove eravamo? Mi alzai in piedi e vidi che eravamo in un carro.. Avevo le mani sciolte.. Marco era ancora stordito.. Guardai attraverso un buco tra le assi e vidi che ci stavano portando al castello.. D'un tratto sentii quell'odiosa voce.. Lord Carrinton..Che cosa c'entra lui ora?

Altea
24-09-2011, 19.31.35
Mi scostai in modo gentile al bacio di Lyo e lo fissai in modo indifferente, la sua insolenza ora stava diventando pericolosa. Con un sorriso guardai Lord Carrington "Si milord, un capanno, ma certamente il mio... gentil marito...stava scherzando come sempre poichè io sono di origini nobili e non abiterei certo in una catapecchia. I miei genitori sono conti e mio padre alto ufficiale alla corte reale. Un ricevimento avete detto? Mi piacerebbe presenziarvi, non conosco nessuno di queste parti ancora e sarei lieta di far la conoscenza di Lord Tudor". Poi bisbigliai di nuovo a Lyo "mio caro cavaliere vi ho detto che dobbiamo fingere, quindi queste smancerie in pubblico potreste evitarle? mille grazie...soprattutto se ci rechiamo presso questo ricevimento.Sono cosi emozionata"

elisabeth
24-09-2011, 19.51.48
Piano piano gli occhi si abituarono al buio ...e anche le mie orecchie dopo essere state nella quiete del silenzio..ripresero a sentire tutto cio' che Monsieur..aveva da dirmi.....sino a quando una luce illumino il cammino, i morti in genere non avevano bisogno di luce e le catacombe rimanevano al buio se non c'erano esseri umani nei dintorni.....l'aria era umida e quasi irrespirabile...sino a quando una sala iluminata si mostro' ai miei occhi......ascoltai Monsieur, mi stava preparando agli eventi...rimasi senza parole....erano dunque chierici...nobili....e studenti......rimasi imbambolata...vidi gruppetti di uomi che discutevano, chi animatamente chi con libri alla mano....c'erano alcune donne che parlavano tra loro......era un ambiente ben illuminato c'erano alcuni scranni illuminati da candele, ancora vuoti ma sembravano preparati ad accogliere persone importanti.....su un tavolo c'era del vino e dell'acqua, dei piatti di frutta....ma la gente non se ne curava troppo impegnata a discutere qualcosa di molto importante...seguivo Monsieur, come se fosse il mio scudo....detestavo ammetterlo, ma non ero abituata a quella gente..il mio mondo era semplice, poche cose.....e li' mi sentivo un pesce fuor d'acqua.....Monsieur, era atteso...molti lo fermavano e mi lanciavano strane occhiate........strane occhiate, " Monsieur, che ci faccio io qui, e' tutta genete che appartiene al vostro mondo.......non vorrei essere di intralcio ai vostri doveri.......io ho un compito da portare a termine, vi sembrera' banale......ma......ci sono anime qui..vedo i loro spettri.....voi non vi accorgete ma state condividendo questo momento con il regno dei morti......c'e' frate che vi benedice porta un saio con una croce al collo, ha occhi dolci ma le sue labbra sono dure.......Monsieur.......qual' e' il vostro nome......"....ero tentata di descrivergli altre scene, quando il rumore delle tante conversazioni cesso' di copo........

ladyGonzaga
24-09-2011, 21.02.20
La compagnia di sir Hagus era piacevole , cosi come lo era ascoltare quei suoi ricordi...
"Sapete , gli risposi, anche per me le cornamuse hanno un fascino particolare e rievocano in me dolci ricordi".
Quando lasciai la casa di lord Tudor per raggiungere la residenza francese di lady SaintPierre, la cosa che mi manco di più erano queste musiche.
Alla corte del duca ricordo che ci stava un ragazzo che passava ore e ore a suonarla, e io bambina , mi sedevo accanto a lui dimenticando tutti i miei giochi."
Rimanemmo là a parlare per ore , senza accorgerci del tempo che passava, il sole piano piano iniziava a calare...
" Forse è meglio rientrare a palazzo, non voglio contradire il duca...lui non ama aspettare ".
Salimmo sui nostri cavalli e vi avviammo sulla strada di ritorno.

La giornata trascorsa presso il rudere di quel vecchio castello, era stata piacevole e intensa..avevo ancora nella mente quel suono melodioso della cornamusa...non sapevo chi potesse suonarla cosi bene, ma di certo doveva essere qualche musicista dalle mani esperte.
Rientrai a palazzo del duca stanca a affaticata, ma non potevo non essere presente alla cena organizzata dal duca, so quanto lui ci tenga che tutti i suoi ospiti siano presenti.
Corsi in camera ..una rinfrescata , un cambio d'abito..e poi eccomi nel salone del ricevimento...ma qualcosa mi venne in mente...portai la mia mano al collo...
" Ohh no!!!! il medaglione ...il regalo di lord Carrinton....non posso averlo perso...ti prego Signore no!!!"
Come mi giustificherò con lui...di certo se ne accorgerà...era un regalo molto importante e di estremo valore..!"

Eccolo...era là che dialogova con Sir Guiscard e qualche altro ospite che ancora non conoscevo...catturai il suo sguardo...i suoi occhi erano su di me...

e adesso???

http://static.blogo.it/tvblog/the-tudors-3/tudors44.jpg

Lady Gaynor
24-09-2011, 23.15.42
Con la scusa di raccogliere informazioni, Gaynor si staccò ben presto da Missan. Come aveva previsto, la sua insipida mise la faceva passare quasi inosservata tra gli invitati, permettendole di curiosare in giro senza dare troppo nell'occhio. Dopotutto, l'attenzione dei più era per il suo compagno, era lui l'ambasciatore di Magnus, l'odiato portavoce di una repubblica di sangue. Gaynor aveva riflettuto parecchio sulla rivoluzione in atto e non riusciva a capacitarsi di trovarsene nel bel mezzo. A quel punto, capite le vere intenzioni di De Jeon e Missan, avrebbe voluto tirarsene fuori, ma era in gioco la sua testa... nonostante la lunga amicizia, nessuno dei due avrebbe esitato un solo attimo a metterla nelle mani del boia sotto l'accusa di alto tradimento. Ma del resto, non poteva e non voleva sporcarsi le mani con il sangue di persone innocenti che avevano avuto la sola colpa di nascere titolati, per cui prese la decisione di tramare di nascosto affinchè la loro missione fallisse. Guardandosi intorno, capì che la prima mossa da fare sarebbe stata quella di parlare con la duchessa Melisendra Du Blois, l'unica che avrebbe potuto avvicinare senza destare sospetti in Missan. Aveva sentito il loro scambio di battute e così, se lui le avesse viste parlare, Gaynor avrebbe potuto rispondergli che si era sentita in dovere di rincarare la dose. Armandosi di coraggio, si avvicinò alla dama che in quel momento era in compagnia di colui che era stato annunciato come Guisgard Tudor, il nipote del padrone di casa.
"Permettete madame, scusate l'intromissione, ma è di vitale importanza che io vi parli in privato." Poi, quasi sussurrandole all'orecchio, le disse: "So che il mio ruolo non vi ispira alcuna fiducia, ma vi prego di credermi sulla parola se vi dico che le mie intenzioni sono del tutto volte alla vostra salvaguardia... sto rischiando la mia testa in questo momento, ma il mio senso di giustizia è troppo forte affinchè io possa agire diversamente. Vi prego, allontaniamoci di qualche passo..."

Melisendra
25-09-2011, 23.49.55
L'irriverenza di Sir Guisgard mi fece sorridere sinceramente.
"Siete davvero incorreggibile, Sir Guisgard!" Risi. "Ma il vostro spirito ha allentato la sgradevole tensione che la presenza di quell'individuo crea durante questa bella serata." Allusi all'ambasciatore di Magnus.
"Non vorrei sembrarvi eccentrica o crudele, ma la presenza di quell'uomo mi fa rimpiangere di essere una donna... se fossi stata l'erede maschio che mio padre desiderava... a quest'ora potrei vendicare gli affronti e i soprusi subiti dalla mia casata col filo della mia spada." I miei occhi brillarono famelici, mentre accarezzavo con lo sguardo il profilo di Missan e il mio cuore ardeva di desiderio di vendetta. Subito abbassai modestamente lo sguardo.
"Non desidero annoiarvi, Sir Guisgard, sono sicura che questi discorsi non vi siano congeniali, quindi cambiamo pure argomento..."
In quel momento una donna, che avevo già notato in quanto accompagnatrice di Missan, si avvicinò e mi carpì la mia attenzione. Era giovane e bella, ma la sua bellezza era un po' mortificata da un vestito quasi austero. Non furono le sue parole a convincermi, ma la luce che brillava nei suoi occhi.
La osservai con distacco e diffidenza.
"Vi ascolto... ma non vedo per quale ragione dovrei fidarmi delle vostre parole... lady? Qual è il vostro nome?" seguii la donna, spostandomi di qualche passo, mentre la musica copriva le nostre parole e le celava a orecchie indiscrete.

Guisgard
26-09-2011, 01.54.22
“Per carità!” Esclamò Guisgard a quelle parole di Melisendra. “Rimpiangete di essere una donna, milady? Io non potrei immaginarvi diversamente!” Assumendo un’aria di vivace stupore. “Si, decisamente.”
Poi, il nipote del duca, si voltò lentamente nella direzione in cui sembravano fissarsi gli occhi di Melisendra.
“Un uomo che vi causa tanto turbamento…” mormorò con sufficienza “… beh, sarà senza dubbio un uomo straordinario…”
In quel momento ai due si avvicinò Gaynor.
La Ginestrina disse alcune parole a Melisendra, attenta a non farsi udire da altri.
Un attimo dopo le due dame si allontanarono di qualche passo da Guisgard.
Il tutto però avvenne sotto gli occhi attenti e vigili di Missan.
“Lasciatemi indovinare, vi prego…” disse Guisgard avvicinandosi all’ambasciatore “… no, non ditemelo… il rappresentante di qualche corporazione, a cui mio zio ha causato noie! Ho indovinato?”
“Oh, spiacente di deludervi, monsieur…”
“Monsieur?” Ripeté Guisgard. “Ah, ma allora siete francese!”
“Missan, ambasciatore della Repubblica di Magnus.” Con un lieve inchino.
“Felice, onorato, fortunato.” Rispondendo a quell’inchino Guisgard. “Che popolo affascinante il vostro. Adoro tutto di voi, sapete? Dalla letteratura, ai formaggi. E senza parlare del vino poi. Si, decisamente un gran popolo quello francese, sebbene abbiate un dolente punto debole, specialmente voi di Magnus… il collo, amico mio.” E rise.
“Il collo?” Ripeté Missan.
“Beh, non sapete annodarvi i nastri alle camice!” Esclamò Guisgard. “Guardate qui!” E gli sciolse il nodo che ornava la sua camicia. “Ma, non temete, vi darò io delle lezioni. Alla moda di Barcellona, promesso.”
“Siete gentile, monsieur.”
“Cosa vi ha spinto qui, nell’umida Inghilterra?”
“Beh, bisogna pur curare i rapporti con i nostri vicini.” Rispose Missan. “E poi, devo dire, sono attratto dalla flora di Camelot, monsieur.”
“Davvero?” Stupito Guisgard. “Eppure, da quanto sento, è da voi che i fiori destano meraviglia. Come quella famosa banda di misteriosi individui… il Giglio Verde…”
Missan lo fissò.
“Sapete che quegli individui, sebbene così fuori moda e dai dubbi gusti, mi hanno ispirato dei versi? Volete ascoltarli?”
“Con piacere, monsieur.”
“Ecco… s’intitolano il Giglio Verde, di sir Guisgard Tudor…”
Sorrise e cominciò a recitare:

“Chi mai sarà e da dove mai arriverà?
E Magnus, tutta inquieta, dov’è non sa.
E la repubblica dietro quel nome si perde.
Sarà Angelo o demonio, quel Giglio Verde?”

“Deliziosi.”
“Vi ringrazio.”
“Specialmente i versi… E la repubblica dietro quel nome si perde...”
“Ah, si, piacciono tanto anche a me!” Esclamò Guisgard. “Perché vedete… tutti lo cercano e questo da ai versi un certo… non so… come dire… massi, mi avete capito, no!”
“Perfettamente.” Sorridendo Missan. “Ora perdonatemi, ma sono atteso. Arrivederci, caro sir Guisgard.”
“Arrivederci, signor ambasciatore.”
Un attimo dopo Missan, lasciato Guisgard, si avvicinò a Melisendra e a Gaynor.

Guisgard
26-09-2011, 02.30.19
“Allora siete di alto lignaggio, milady.” Disse Carrinton fissando Altea. “Già, il ricevimento al palazzo di lord Tudor…” continuò “… sembra che la metà degli abitanti di Camelot siano diretti là… come detto sono atteso proprio dal duca e non intendo farlo attendere oltre… i miei omaggi, lady Altea… cavaliere…” fissando poi Lyo con uno strano sguardo.
Un attimo dopo il nobile si allontanò con i suoi uomini.
“Che grand’uomo!” Esclamò Lyo. “Sembrava non volersene andare più! I tipi come lui rendono l’aristocrazia invisa al popolo!” Si voltò poi verso Altea. “Siete in collera con me, milady? Ho dovuto fare ciò che ho fatto. Vedete, quel Carrinton è uomo furbo e se avesse anche solo sospettato di noi due, ci avrebbe causato diversi problemi.” Si avvicinò alla ragazza sorridendole. “Avanti, cosa devo fare per meritare il vostro perdono? Volete che uccida un drago qui, su due piedi per voi? Però in giro non ne vedo… forse in Irlanda, ma qui ultimamente scarseggiano…” guardandosi intorno “… un orco? Andrebbe bene lo stesso? Altrimenti posso iscrivermi al primo torneo che trovo. Così, vincendo, vi farei incoronare come Madrina della Giostra. Cosa ne dite?” E rise di gusto. “Su, milady, sorridetemi. E’ stato così brutto baciarmi? Per me è stata la cosa più bella che mi sia mai capitata.” Le fece l’occhiolino. “E sia, sarò un degno cavaliere. Per farmi perdonare vi porterò con me al ricevimento di lord Tudor. E vi prometto che sarete la dama più invidiata.” La fissò con attenzione. “Avete un abito da festa? Altrimenti ci penserò io. Conosco un ottimo sarto e sono certo che nella sua bottega troveremo un abito degno per l’occasione. Allora, accettate il mio invito, milady?”

Guisgard
26-09-2011, 03.22.26
Daniel e Marco era stati bastonati e legati da alcuni uomini che li avevano sorpresi nella torre diroccata.
Ad un tratto però qualcun altro giunse nella torre.
“Milord, abbiamo trovato questi due gaglioffi qui…” disse uno di quegli uomini al nuovo arrivato.
“Questa faccia non mi è nuova…” mormorò Carrinton fissando il volto di Daniel “… massi, ora rammento… tu sei quel gaglioffo che presta servizio come scudiero presso il nipote di lord Tudor… sapevo che prima o poi avresti commesso qualche altro reato, canaglia… beh, ora metteremo fine alla tua carriera di ladruncolo…”
“Lo portiamo al vostro castello, milord?” Domandò uno dei suoi.
“No, non ho tempo di passare al castello…” rispose Carrinton “… sono atteso al ricevimento di lord Tudor… ma non voglio per questo perdermi lo spettacolo… portateli giù…”
Gli uomini di Carrinton allora portarono i due fratelli nello spiazzo davanti alla torre, dove prepararono due corde per impiccarli.
“Fate presto che ho fretta.” Disse Carrinton. “Voglio vederli penzolare dall’albero più alto.”
“Cosa succede qui?” Urlò all’improvviso qualcuno.
“Come osate interrompere questa giusta esecuzione?” Con rabbia Carrinton.
“Con quale autorità giustiziate questi due giovani?” Chiese Hagus.
“Li abbiamo sorpresi in questa torre.” Rispose Carrinton. “Erano giunti sicuramente per rubare.”
“Quel ragazzo” dissi Hagus indicando Daniel “è lo scudiero di sir Guisgard Tudor e impiccandolo ne risponderete direttamente a lui!”
“Sir Guisgard dovrebbe essere più attendo ai suoi servi.” Fece Carrinton. “Li abbiamo sorpresi in questa proprietà privata e ora applicheremo la legge!”
“Questa torre è di proprietà di lady Gonzaga!” Disse Hagus. “E solo lei può decidere su questa sentenza! Voi, lord Carrinton, non avete diritto su queste terre!”
Carrinton fissò con astio Hagus, mentre i suoi uomini tenevano stretto in una morsa il giovane Daniel, in attesa di un ordine del loro padrone.
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Guisgard
26-09-2011, 03.38.17
Monsieur fissò Elisabeth.
La donna era visibilmente in ansia, come se percepisse qualcosa in quell’ambiente.
I morti…
Vi sono forse dei luoghi dove il tempo e lo spazio si annullano a vicenda, collassando su loro stessi.
Luoghi simili a portali, valichi, passaggi tra noi e l’Oltretomba.
Era quello uno di quei luoghi?
Elisabeth non era una donna comune.
E questo Monsieur l’aveva compreso quasi fin da subito.
Ed ora, fissando i suoi occhi, l’uomo aveva percepito la sua agitazione.
“State tranquilla, madame…” le sussurrò “… qui non abbiamo nulla da temere… restate calma e vi renderete conto di essere tra amici… e poi ci sono io qui con voi…” e prese la mano di lei nella sua per rassicurarla.
Un attimo dopo attorno a loro calò il silenzio.
Un silenzio assoluto, religioso.
Tutti fissarono la parete più lontana di quel luogo, dove nella roccia era stato scavato un rudimentale altare.
Ad un tratto tre uomini apparvero su quell’altare, suscitando devozione in tutti i presenti.
Come i tre Angeli inviati ad Abramo, quei tre uomini sembravano portavoce di un messaggio di fede e speranza.
Un messaggio atteso da tempo.
Da troppo tempo.

Guisgard
26-09-2011, 03.51.47
Il cocchiere fissò Cavaliere25.
“Mi chiamo Ramon…” mormorò “… Ramon de Gardareff…”
Ad un tratto si udirono dei passi.
“Ehi, cosa avete?” Domandò Ramon al nuovo arrivato. “Avete forse il diavolo alle calcagna?”
“No, ma diciamo che ho scampato un bel pericolo…” ansimando per aver corso Mercien “… meglio evitare le ire di un nobile… ora però non vorrei essere nei panni di quei due sciocchi fratelli…”
“Ma di cosa parlate?” Chiese Ramon.
“Nulla, non badateci…” riprendendo fiato Mercien “… ah, il clima di questa maledetta isola mi ucciderà prima o poi… in malora l’Inghilterra, i suoi nobili e soprattutto quel dannato Giglio Verde!”
Fissò poi Cavaliere25.
“Abbiamo un compito io e te, ragazzo…” mormorò “… un compito affidatoci da monsieur Missan in persona… seguimi… voi aspettateci qui e tenetevi pronto a partire…” voltandosi verso Ramon.

Altea
26-09-2011, 10.03.52
Spazientita risposi a Lyo "A me sembrava un uomo molto nobile e rispettoso, mentre voi messer Lyo siete stato impudente ed arrogante. Siete cavaliere di Lord Tudor? allora dovete conoscere le buone maniere di un cavaliere a servigio di un aristocratico di tale lignaggio, almeno queste sono le regole a cui mio padre era abituato seguire, uno dei migliori cavalieri dei reali in Bretagna.Si, per sdebitarvi portatemi subito a casa di milady Sophia Elisabeth Wenstley, la quale gentilmente mi ospita, lì dispongo dei miei abiti e gioielli". Detto fatto senza aspettare Lyo salii in groppa al destriero sorridendo "Presto Lyo devo prepararmi per il ballo e voi mi accompagnerete, ma mi raccomando tenendo le dovute distanze, ma sapete ho uno strano presentimento, non capisco". Ad un tratto sentii delle voci portate dal vento, quasi un lamento o un pianto ma preferii starmene zitta, come disse il nano quello era un luogo sacro. "Presto Lyo, i festeggiamenti a corte devono essere già pronti, che dite un abito color smeraldo di seta con una bella collana di smeraldo, dono di mia madre per il mio ultimo genetriaco dovrebbero essere adatti per il ballo. E poi raccoglierò i capelli con una spilla in oro lasciando però una parte dei capelli sciolti. E naturalmente...porterò con me e sempre la spada di mio padre che mi regalò" e con la sinistra sfoderai dal fodero nero la spada luccicante e gliela mostrai. "O pensate che non si addica portarla a un ballo di corte, forse la lascerò a casa, non me ne sono mai staccata". Lo guardai pensando che forse aveva ben capito che essendo dama di alto rango possedevo sia una buona dote di vestiti e gioielli e che ero stata addestrata da mio padre, come sua unica erede anche con l'arte della cavalleria, nonostante fossi una donna mio padre riconosceva uguali diritti. Poi mi sovvenne che il viso di Lord Carrinton non mi era nuovo e ricordai di averlo visto in compagnia di una bellissima dama la quale possedeva un bellissimo cavallo bianco.

cavaliere25
26-09-2011, 11.38.25
guardai Ramon e poi il nuovo arrivato e dissi di che si tratta signore? che compito abbiamo da fare? domandai tutto titubante e lo segui mentre aspettavo che mi aggiornasse sul nuovo compito da seguire

Daniel
26-09-2011, 15.24.06
Fiuuuu Dio grazie! Per un attimo mi ero già visto appeso all'albero.. Fortunatamente era arrivato Sir Hagus.. Mi riscossi dai miei pensieri.. Era tra le braccia di due possenti guardie con la spada puntata alla gola.. Davanti a ma Carrinton e Sir Hagus litigavano.. La torre allora era di lady Gonzaga.. Sperai tanto che la dama non mi avesse fatto uccidere.. E allora mi fermai e aspettai che la sorte della mia vita ancora una volta venisse decisa da qualcun altro...

Guisgard
26-09-2011, 15.55.49
Lyo ascoltò Altea raccontare dei suoi vestiti e dei suoi gioielli.
Se fosse dipeso da lui, il cavaliere avrebbe trascorso l’intera giornata a sentirla parlare, ma era ora di andare.
“Oh, ai vostri ordini, milady.” Mostrando un vistoso inchino Lyo. “I vostri desideri sono per me ordini.”
Con un balzo salì allora in sella al destriero e partirono verso la dimora di lady Sophia Elisabeth Wenstley.
“Tenetevi forte, mi raccomando!” Esclamò Lyo ad Altea. “Altrimenti potreste cadere.” E le fece l’occhiolino. “E comunque, milady, quel lord Carrinton è solo un pallone gonfiato!”
Attraversarono buona parte della foresta, percorrendo uno stretto sentiero che tagliava proprio nel mezzo quella verdeggiante selva.
“Milady, siete così bella che indosso a voi tutto perde valore e splendore.” Disse Lyo. “Per quel che mi riguarda, o indossando un abito all’ultima moda, o una serie di stracci cambierebbe poco. Siete voi a rendere bello un vestito e preziosi dei gioielli.”
Ad un tratto qualcosa apparve davanti a loro.
Era un carretto malconcio e poco distante vi era un uomo disteso a terra.
Lyo fermò di colpo il cavallo e scese per sincerarsi delle condizioni di quell’uomo.
Ma in quello stesso istante l’uomo si alzò di scatto ed altri due individui uscirono dalla boscaglia.
Uno di questi spaventò il cavallo e fece cadere in terra Altea.
Un attimo dopo immobilizzò la ragazza minacciandola con un coltello alla gola.
Gli altri due invece circondarono Lyo.
“Fa una sola mossa, cavaliere, e giuro che sgozzerò questa balla dama sotto i tuoi occhi!” Minacciò l’uomo col coltello.
“Sporchi vigliacchi…” con rabbia Lyo “… vi sentite forti, vero? Minacciate una donna e mi affrontate in tre… codardi… provate solo a toccarla e me la pagherete…”
“Sta zitto, grande eroe!” Urlò uno degli altri due colpendolo allo stomaco.
“Male… de.. tti...” ansimò Lyo.

Altea
26-09-2011, 16.05.09
Mi ritrovai a terra, non capendo cosa stesse succedendo, la testa iniziò a girarmi per la caduta ma subito mi rinsavii trovandomi un coltello alla gola e un uomo accanto che minacciava Lyo di uccidermi e assistendo alla scena del pestaggio di Lyo. Pensai perchè tutto questo, forse dei ladri, non riuscivo a proferire parola ma dall'alto vidi ad un tratto volare un uccello, lo riconobbi era quel maledetto uccello visto prima assieme alla zingara. Che fare? Toccai con la sinistra l'impugnatura della spada, che avrebbe detto in quel momento mio padre? Uccidere per salvarmi la vita e quella di Lyo? O morire...ma da codardi? Speravo nell'arrivo di qualcuno che potesse aiutarci, augurandomi che Lyo stesse bene, nonostante tutto era un buon ragazzo.

Guisgard
26-09-2011, 16.50.35
Carrinton fissò per alcuni interminabili istanti Hagus.
“Liberate questi gaglioffi!” Ordinò poi ai suoi uomini. “E riferite al nobile sir Guisgard che la prossima volta che non saprà tenere a bada i suoi cani, non sarò così misericordioso!”
Daniel e Marco furono così liberi.
I due allora, insieme a Hagus tornarono al Belvedere, dove furono medicati.
“Riferirò l’accaduto a sir Guisgard appena il ricevimento sarà finito.” Disse Hagus ai due ragazzi. “Nel frattempo fatevi un giro qui intorno e controllate la situazione… i tirapiedi di lord Carrinton potrebbero tornare in cerca di vendetta… meglio stare con gli occhi aperti.” E si allontanò.
“La nostra buona stella ci ha protetto, vero, fratellino?” Sorridendo Marco a Daniel.
Ma, in quello stesso istante qualcosa attirò lo sguardo di Marco.
“Ehi, Daniel… hai visto quella carrozza?” Indicando la carrozza di Missan. “E’ vuota, eppure il conducente sembra pronto a partire da un momento all’altro… non è strano?”

Guisgard
26-09-2011, 16.59.21
Mercien fece cenno a Cavaliere25 di seguirlo.
“Conosci il Ratto delle Sabine, ragazzo?” Chiese al giovane. “Bene, il nostro compito sarà molto più semplice… visto che riguarderà una sola donna… seguimi…”
I due così, confusi fra le ombre della notte, raggiunsero l’entrata laterale dei giardini del palazzo di lord Tudor, attenti sempre a non farsi scoprire.
Da qui scivolarono verso le cucine, dove tutti erano intenti a preparare le pietanze da servire durante il ricevimento.
Mercien prese di nascosto due camici e ne passò uno a Cavaliere25.
“Mettilo, così ci scambieranno per dei normali valletti…”

cavaliere25
26-09-2011, 17.05.34
no signore il ratto delle Sabine mai sentito nominare presi il camice e lo indossai e aspettai la prossima mossa mentre pensavo chissà che dovremmo fare qui e chi dovremmo controllare

Talia
26-09-2011, 17.14.42
Ero uscita dalla locanda e avevo preso la stradina che, costeggiando la costruzione e aggirandola da dietro, attraversava il paese e proseguiva verso quella collina che avevo notato al nostro arrivo in città...
Camminavo rapida, con le braccia stringevo il mantello intorno al corpo e gli occhi erano persi in pensieri e congetture...
All’improvviso un carro si fermò davanti a me e alcune voci sconosciute mi destarono dalle molte idee che mi frullavano per la testa...

“Buonasera, madamigella!” Salutò all’improvviso qualcuno.
Un carro con diverse persone, aveva affiancato Talia.
“Dove te ne vai tutta sola?” Chiese uno di quelli sul carro.
Era uno dei carri tanti che attraversavano le strade, portando i giovani contadini da un lato all’altro della cittadina e della campagna a gozzovigliare.
“Unisciti a noi per cantare alla libertà e alla fratellanza ritrovata!” Continuò quel giovane contadino. “Siamo diretti sulla collina, dove balleremo e canteremo tutta la notte!”
“E faremo l’amore fino all’alba!” Ridendo una ragazza di quella compagnia.
“Piano, Esmeralda, o la spaventerai!” Disse una sua compagna.
“Spaventarla? E perché mai?” Stupita Esmeralda. “Non ci sono mica più i preti ad invocare i castighi del girone dei lussuriosi!”
“E quando mai tu ti sei lasciata intimorire dai proclami dei preti?” Replicò un altro di loro.
“Forse solo quando mia madre mi mandò a studiare dalle suore!”
“Oh, Cielo! Ti sto immaginando come una suora, Esmeralda!”
“Ma di clausura, mi raccomando!”
E tutti risero di gusto.
“Dai, forza!” Esmeralda a Talia. “Avanti, unisciti a noi!”

Li osservai in silenzio per qualche momento...
Libertà!
Quei poveri disgraziati si riempivano la bocca di grandi parole... libertà, uguaglianza... ma era libertà, quella?
L’ozio, la baldoria... era libertà di facciata o libertà di fatto, la loro?
Sogghignai e mi voltai per andarmene, quando qualcosa nelle loro parole mi bloccò.
“Sulla collina?” dissi, tornando di scatto a guardarli “Siete diretti sulla collina?”
I miei occhi scorsero le loro facce, un po’ ingenue, ancora per un istante, solo un istante... poi presi la mia decisione.
“La collina!” dissi, tendendo la mano per farmi issare sul carro “Certo, ma... Insomma, chiunque ormai può andare sulla collina e fare quel che vuole... giusto? Che razza di impresa sarebbe, dunque?”
Sorrisi e mi accostai con aria cospiratoria a loro: “Io, invece, ho un’idea migliore! Ho sentito dire che c’è un posto fantastico... un luogo, detto delle Catacombe, dove accadono cose misteriose e affascinanti, un luogo dove solo i veri uomini hanno il coraggio di portare le loro ragazze e che lì le notti sono indimenticabili... Pare che fosse proibito andare lì, una volta... ma ora! Ora noi facciamo quello che vogliamo, giusto? Andiamo dove vogliamo e quando lo vogliamo! Andiamo al luogo delle Catacombe, se ci va... senza render conto a nessuno! Niente più obblighi, niente più doveri! Ora noi siamo liberi!!”
La mia voce, che si era fatta via via più alta e fervente, si spense all’improvviso.
Languidamente scivolai e mi sedetti sul bordo del carro...
“Eh... farei qualsiasi cosa per un uomo che avesse il coraggio di portarmi lì...” sospirai platealmente “Qualsiasi!”
Mantenendo quell’espressione languida e un po’ maliziosa che Essien amava farmi inserire nella mie parti, azzardai un’occhiata di sottecchi alle loro espressioni... forse li avevo convinti. Forse!
Di nascosto, incrociai le dita.

Daniel
26-09-2011, 19.27.04
<<Già è vero chi è?>> C'era una carrozza giù nel cortile..
<<Andiamo a vedere..>> Scendemmo giù nel cortile e alla guida della carrozza c'era un uomo abbastanza nervoso.. <<Scusate chi siete?>>

elisabeth
26-09-2011, 20.21.12
Ero tra amici...tra i vivi e tra i morti ero tra amici....c'era un tempo nell'arco dell'anno legato aiu solstizi che creava dei passaggi....e i vivi conosapevoli danzavano con le anime generose....mi resi conto che era il mio complanno ed un pizzico di malinconia mi ricordo' che lo avremmo festeggiato per il solstizio d'autunno, si danzava sino a sera guardando la luna e il suo spettacolo..........Percepii il calore della mano di Monsieur e mi parve in quel momento di avere solo lui......non ero smarrita, ma avevo vissuto per troppo tempo lontana dal mondo ....ero stata protetta !!....Ora ero li' vivevo una scena a cui non avevo mai creduto poter partecipare un giorno...infondo cosa potevo immaginare se non sapevo neanche cosa stesse succedendo......Tre uomini, tre chierici....non avevo mai assistito ad una Messa, forse da piccola..mi veniva in mente qualcosa, ma cosa...abiti suntuosi...risate...ma solo ricordi che si sovrapponevano !!!...Incenso.....luci soffuse....e un canto lieve...quasi un sussurro......" Monsieur, dovete sapere che il frate e' con loro sull'altare.....oggi non so se mi state facendo un regalo oppure...no....ma dovete sapere che e' il mio compleanno......ed e' per questo che oggi e' piu' forte la mia capacita' di vedere i morti.......so che siete un uomo forte....ma loro hanno qualcosa che noi non abbiamo.....loro vivono nelmondo della verita'..".....strinsi la sua mano nella mia.....

Guisgard
26-09-2011, 21.14.39
Gonzaga era tornata al Belvedere, dove si preparò per comparire al ricevimento di lord Tudor.
Al suo ingresso molti le resero omaggio, per la sua grazia e la sua bellezza.
Lord Tudor fu lieto di vederla.
“Finalmente, mia cara.” Andandole incontro. “Ti stavo attendendo. Ma immagino sia normale attendere una dama, soprattutto se è bella come te.”
“Eh, caro zio…” avvicinandosi ai due Guisgard “… avete ragione… un matematico che conobbi a Napoli, durante uno dei miei viaggi, soleva dire che l’unica virtù di un matrimonio è racchiusa nel sottile piacere che si prova ad attendere la propria moglie…” sorrise “… naturalmente questo vale se la dama in questione merita.”
“Mi chiedo spesso quale sia il vero scopo dei tuoi viaggi…” fissandolo lord Tudor “… a parte sperperare il mio patrimonio…”
“Ah, dolce zio…” accomodandosi il nastro della camicia “… è così triste finire sempre a parlare di denaro… io credo, cara Gonzaga…” rivolgendosi alla ragazza “… che alla fin fine il denaro è importante solo per chi ne è sprovvisto.”
“Che assurdità!” Esclamò lord Tudor.
“I miei omaggi, milady.” Sussurrò Carrinton, avvicinandosi a Gonzaga. “Stasera siete più incantevole del solito… credo che sia quasi peccato essere così bella…”
“Milord, credetemi, il vero peccato sta nella stupidità e nella banalità, non nella bellezza.” Fece Guisgard.
“Cosa intendete dire, sir?”
“Quel che ho detto, milord…” stupito Guisgard “… non era forse chiaro?”
In quel momento cominciò un nuovo ballo.
“Posso avere l’onore di questo ballo, milady?” Chiese Carrinton a Gonzaga.

Guisgard
26-09-2011, 21.37.55
Mercien e Cavaliere25 indossarono subito i loro camici e si mischiarono ai valletti che entravano ed uscivano dalle cucine.
“E voi due?” Li bloccò uno dei servitori. “Cosa fate con le mani in mano?”
“Ecco…” balbettò Mercien “… noi veramente… attendevamo ordini…”
“Bah… i soliti tiratardi... voi, presto!” Chiamando uno dei cuochi. “Portate qui quei fagiani e quelle verdure! Anche quelle mele cotte con miele e cannella! Ecco…” dando i vassoi a Mercien e Cavaliere25 “… portate questi nella sala del ricevimento. E fate presto o lord Tudor andrà su tutte le furie!”
I due uscirono subito dalle cucine e appena furono lontani da occhi indiscreti, Mercien entrò in un vestibolo laterale e fece segno al suo compagno di seguirlo.
“Ecco…” fece Mercien fissando Cavaliere25 “… ora io e te ci faremo una grande scorpacciata di queste delizie! E dopo penseremo al nostro Ratto delle Sabine! Buon appetito ragazzo!”

cavaliere25
26-09-2011, 21.41.48
guardai Mercien e dissi anche a voi buon appetito ma mi spiegate che cosa è questo ratto? e che compito abbiamo da portare a termine e mentre mangiavo con tranquillità lo guardai e cercai di capire che uomo era ma cercai di non farmi capire che lo guardavo distolgendo lo sguardo ogni tanto

Guisgard
26-09-2011, 22.06.55
Appena Altea sfiorò l’elsa della sua spada, l’uomo che la minacciava col coltello la schiaffeggiò con violenza.
“Dannata donna!” Ringhiò. “Riprovaci e ti torcerò il collo!”
“Se ci riprova, uccidila!” Gridò uno dei suoi compari.
“No, prima dobbiamo divertirci con lei!” Replicò il terzo di loro.
Ma nel vedere Altea schiaffeggiata, Lyo perse definitivamente la testa.
Si scosse, approfittando della loro distrazione, e riuscì ad afferrare uno dei due, usandolo poi come scudo per l’attacco del secondo uomo.
Ferì allora a morte questi e minacciò con un pugnale quello che teneva in pugno Altea.
“Fai un’altra mossa e giuro che le taglio il collo, bastardo!” Minacciò quello.
Ma Lyo, senza tradire emozioni, lanciò con un rapido gesto il suo pugnale, colpendo nel mezzo della fronte quell’uomo, che cadde pesantemente al suolo senza vita.
“Come state, milady?” Chiese Lyo preoccupato. “State bene? Coraggio, è tutto passato.”
Ma uno dei tre, ancora in vita, prese un pugnale e lo lanciò verso Lyo.
Questi non fece in tempo ad evitarlo e restò ferito ad un occhio.
Raccolse allora le forze e colpì a morte l’uomo ferito.
Si voltò poi verso Altea, tentando di dire qualcosa, ma un attimo dopo cadde a terra senza sensi, con l’occhio sanguinante.

Altea
26-09-2011, 22.51.37
Lyo dimostrò nella colluttazione tutta la sua arte da cavaliere e anche un coraggio che mi sbalordì. Rimasi in piedi, sgomenta, mi avvicinai cauta a quei gaglioffi e mi resi conto che erano morti, e cosi cercai di rinsavire Lyo il quale esanime giaceva a terra. Il suo occhio era sanguinante e non parlava. Non era il momento per piangere, presi Lyo per i piedi e lo trascinai fino al suo cavallo, era abbastanza pesante ma mai come allora trovai una forza straordinaria, gli dovevo la vita e ora io dovevo salvare la sua, riuscii a farlo salire sul suo destriero e con un balzo veloce diedo ordine al bianco cavallo di proseguire verso la strada che Lyo aveva preso, la strada era buio e rischiarata solo dalla luce della Luna. Il Belvedere, dovevo trovare assolutamente quel Belvedere situato in una collina alta e verde. Ad un tratto vidi da lontano delle luci, spronai il cavallo a correre veloce ed eccolo in tutta la sua maestosità il palazzo. "Coraggio Lyo resisti, resisti" mentre mi voltai per assicurarmi che nessuno mi seguisse. Arrivai a un grande cancello e trovai delle guardie "Gentili cavalieri, sono milady Altea Costance O' Kenninghton, chiedo il vostro aiuto, questo ragazzo fa parte del reggimento di Lord Tudor, siamo stati vittime di un agguato e lui è stato ferito a morte. Ci stavamo dirigendo proprio qui a Palazzo poichè Lord Carrinton ci aveva invitati. Vi prego, se non mi credete fatemi parlare con lui, ci riconoscerà". Sperai che le guardie credettero a ciò che stavo dicendo, le profezie o le maledizioni lanciate oggi a Lyo erano veritiere, ma si parlava di un cavaliere vestito di rosso e mi persi nei miei pensieri aspettando ancora cosa potesse succedere in quella strana giornata.

Lady Gaynor
26-09-2011, 23.36.08
"Vi ascolto... ma non vedo per quale ragione dovrei fidarmi delle vostre parole... lady? Qual è il vostro nome?" seguii la donna, spostandomi di qualche passo, mentre la musica copriva le nostre parole e le celava a orecchie indiscrete.

"Madame, il mio nome è Gaynor de Saint-Just... credo profondamente nei princìpi della Repubblica, ma nella mia coscienza non vi è posto nè per la tirannia e nè tantomeno per la crudeltà, motivo per cui sto per tradire quelli che finora sono stati i miei più cari amici in nome di un ideale ancora più alto, che si chiama giustizia. Io e Missan siamo venuti qui con l'intento di scoprire qualcosa circa la banda del Giglio Verde ma, cosa che non mi hanno detto e che io sospetto fortemente, lui e il suo viscido servitore Mercien hanno intenzione di riportarvi a Magnus. Per favore, assumete un'aria indignata perchè Missan ci guarda... Dicevo, sono convinta che riacciuffare voi sia il principale scopo di questo viaggio, per cui mi sento in dovere di mettervi in guardia e di pregarvi di camminare sempre sotto scorta. Avvisate pure Lord Tudor, se vuole parlarmi troverà sicuramente il modo di farlo senza mettere in allarme Missan. Capirete, Madame, che se il mio compagno dovesse venire a conoscenza di quanto vi ho detto, la mia testa non varrebbe più di un soldo bucato... Andate ora, e allontanatevi da me con lo sguardo più sprezzante che riuscite a rivolgermi..."

Melisendra
27-09-2011, 02.11.52
Rimasi sorpresa da quello che poteva sembrare un generoso avvertimento. Quella donna sembrava sincera. Decisi di fidarmi di lei, in fondo non avevo nulla da perdere nel prestar fede a ciò che aveva appena detto.
"Dite pure a Missan che non troverà altri occhi trasparenti quanto i miei nel riflettere l'odio che provo per lui e per gli assassini della mia famiglia... è stato un piacere, Lady Gaynor", dissi con tono piccato, mentre le passavo accanto.
Raggiunsi la tavola e mi servii un calice di vino. Lo sorseggiai, stringendo tra le dita il prezioso cristallo e scrutandone i riflessi.
Intorno a me la sala risplendeva e la serata sembrava non raggiungere mai l'apice della propria magnificenza. Scrutai i partecipanti al ricevimento e capii che, nonostante quel delizioso cicaleccio, ero sola e potevo fidarmi solo del mio istinto e della benevolenza di Lord Tudor, ma quella un giorno sarebbe finita. Non potevo rimanere un ospite per sempre. Dovevo prendere le redini del governo del feudo di mia madre e al più presto, in modo da far cessare ogni dubbio sulla validità delle mie pretese su quelle terre. Lì, al sicuro nel castello dei Wendron, mi sarei posta fuori dalla portata dei miei nemici e avrei potuto iniziare a pensare a una contro offensiva. Avrei dovuto cercare alleati...
"Cosa farebbe mio padre?", mi domandai. Quello che mi risposi non mi piacque. Non ero ansiosa di risposarmi, ma forse presto sarebbe stato necessario, visto che non avevo parenti maschi sotto la cui tutela trovare conforto e sicurezza.
Sospirai e vuotai il calice.

Guisgard
27-09-2011, 02.14.35
Altea, disperata e preoccupata, parlava alle guardie, mentre il corpo di Lyo era sulla sella del destriero.
Un attimo dopo il cancello fu aperto e le guardie presero Lyo.
“Si, è sir Lyo…” disse una di quelle all’altra “… ha una brutta ferita all’occhio e ha perso molto sangue… aiutami a portarlo dentro…”
In quello stesso momento qualcuno arrivò dall’interno del palazzo.
“Cosa succede qui?” Chiese Arhos alle due guardie.
“E’ sir Lyo, signore…” rispose una di queste “… è ferito, credo sia grave…”
Arthos allora corse a sincerarsi della salute del suo amico.
“Presto, portatelo dentro!” Ordinò Arhos. “E fate subito chiamare il medico personale del duca.”
Si voltò poi verso Altea.
“Mi ricordo di voi, milady…” disse “… eravamo di ritorno dalla Francia io e Lyo, quando vi incontrammo presso un grosso albero… cosa è accaduto? Chi ha ridotto in questo stato Lyo?” Cercò allora di calmarsi. “Perdonate… non volevo tempestarvi con queste domande, ma per me Lyo è come un fratello… vi prego, milady… entriamo dentro, così mi racconterete cosa vi è successo…”
E così Altea fu condotta in una stanza al pian terreno, lontano dalla musica e dalla spensieratezza del ricevimento che si stava svolgendo al secondo piano del palazzo.
“Qui saremo tranquilli…” fece Arthos ad Altea “… raccontatemi pure tutta la vostra disavventura, milady…”

Guisgard
27-09-2011, 02.21.25
Quelle strane parole di Gaynor a Melisendra.
Erano reali o una trappola?
Fra i Ginestrini vi era dunque malcontento?
Gaynor però non aggiunse altro.
Appena accortasi che Missan si stava avvicinando, si allontanò.
“Vedo che avete fatto la conoscenza con la repubblicana Gaynor, madame…” disse l’ambasciatore avvicinandosi a Melisendra “… eh, già… siamo pur sempre in terra straniera ed immagino che una voce amica è sempre ben accetta, vero?” Sorrise e mostrò un lieve inchino ad alcune dame che, passando, salutarono con un cenno del capo. “Volete allora fare compagnia ad un vostro compatriota, madame? Qui sono tutti così freddi e distaccati… l’unico che mi ha rivolto la parola è stato il simpatico sir Guisgard, peccato che non abbiamo gli stessi gusti, diciamo così… stasera l’aria è limpida, invitante ed il cielo è chiaro di stelle… vi va di appartarci per parlare… dei vostri interessi economici? Del resto siete pur sempre una cittadina di Magnus e dunque i vostri interessi sono quelli della repubblica… venite con me sotto le stelle, madame… dopotutto, qui, non avete nulla da temere…”

Melisendra
27-09-2011, 02.49.15
Posai il cristallo e scostai con un movimento delle dita alcune ciocche di capelli che mi sfioravano la guancia, quindi mi voltai verso Missan e lo guardai con aria interrogativa.
"Messere, dubito che possiamo dirci compatrioti, dal momento che io sono una dama di Animos e voi un cittadino di Magnus." Feci una riverenza secondo il costume della corte di Animos e aggiunsi: "Non abbiamo altro da dirci... come avete sottolineato voi: siamo ospiti qui. Dunque le vostre leggi non appartengono a queste terre." Sorrisi e chinai il capo. "Con permesso..."
Mi diressi verso il balcone. Su una cosa aveva ragione: l'aria della sera era magnifica, sebbene si levasse una lieve brezza che faceva rabbrividire appena la pelle delle mie spalle nude.
Le stelle brillavano sopra di me.
Alle mie spalle la musica riempiva il salone e le risate spensierate delle dame tintinnavano nell'aria.

Guisgard
27-09-2011, 02.54.01
Nel frattempo, Mercien e Cavaliere25 avevano consumato il loro pasto.
L’uomo allora si ripulì ben bene e rimise piatti e posate sul vassoio, ricoprendo il tutto come se il cibo fosse ancora tutto lì.
“Il Ratto delle Sabine?” Fissando Cavaliere25. “Oh, è una storia vecchia come il modo, una di quelle che nascondono una qualche morale o metafora sulla vita. Roba da maestri e dotti, amico mio.” Sentenziò Mercien, che della cultura non faceva certo il suo cavallo di battaglia. “Ora seguimi e cerca di fare meno rumore possibile…”
I due allora, attenti a non farsi scoprire, salirono al piano superiore e si diressero verso gli alloggi.
“Ho veduto dal giardino quale delle finestre era illuminata…” spiegò Mercien “… l’unica con qualcuno al suo interno, visto che tutti gli altri sono al ricevimento… è la quarta da destra…”
Il furbo manigoldo allora contò le stanze fino a trovarsi davanti a quella che stava cercando.
Fece un cenno a Cavaliere25 e poi bussò a quella porta.
“Chi è?” Chiese una voce dall’interno.
“Perdonate, madame… lord Tudor e madamoiselle Melisendra hanno ordinato che vi venisse portato del cibo in camera…”
La porta si aprì e i due entrarono nella stanza.
“Posate pure su quel tavolino.” Disse la donna.
Ma appena posato il vassoio, Mercien aggredì la donna e la tramortì.
“Presto, aiutami a portarla fuori…” fece a Cavaliere25 “… scendiamo senza farci vedere da nessuno… il cocchiere ci starà già aspettando…”
Un attimo dopo i due aiutanti di Missan, lasciato un biglietto sul letto, uscirono dalla stanza.



Intanto, Daniel e Marco, insospettiti da quella carrozza, si avvicinarono al cocchiere.
“E tu cosa vuoi, ragazzo?” Voltandosi questi verso Daniel. “Non seccarmi e va al diavolo!”
“Ma che razza di modi!” Gridò Marco. “State parlando con lo scudiero di sir Guisgard! Badate dunque a ciò che dite!”
Il cocchiere allora lanciò un colpo di frusta verso i due ragazzi.
“Il primo che si avvicina si ritroverà un graffio permanente su muso, razza di ficcanasi!”
In quel momento però si udirono dei rumori.
Mercien, con una donna sulle spalle, e Cavaliere25 correvano come due assatanati verso la carrozza.
“Togliti di mezzo, idiota!” Urlò Mercien spingendo a terra Marco. “Presto, ragazzo, nella carrozza!” Gridò poi a Cavaliere25.
E saliti i due con la donna sulla carrozza, il cocchiere Ramon cominciò a frustare i cavalli.
La carrozza partì così come un fulmine, per svanire, un attimo dopo, nell’oscurità che avvolgeva la campagna.

Guisgard
27-09-2011, 03.08.30
“Animos è solo un romantico ricordo, madame…” disse Missan, mentre Melisendra si allontanava “… proprio come la vostra epopea… non esistono più i vostri fiabeschi castelli e nemmeno le monumentali cattedrali gotiche… tutto appartiene al passato, madame… un passato simile ad un oblio senza fondo, dove sono precipitati tutti i privilegi, le rendite ed il blasone di quelli come voi…” sorseggiò dal suo calice ed un ghigno sorse sul suo volto “… come sta madame Giselle? Vi prego di portarle i miei saluti…” ed un lampo attraversò i suoi enigmatici occhi scuri.
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Melisendra
27-09-2011, 03.26.20
Insieme con la brezza della notte, mi sovvenne un terribile sospetto.
Mi precipitai nella sala a cercare Lord Tudor e quando lo trovai gli rivelai: "Mio signore, devo parlarvi assolutamente..." ci allontanammo di qualche passo dagli ospiti "Temo che la mia dama di compagnia sia in pericolo... e temo di esserlo io stessa... vedete, quella dama, Lady Gaynor, mi ha avvertita poco fa di un piano per riportarmi a Magnus con la forza! Non avrebbe motivo di avvertirmi di tale pericolo e così facendo ha comprometterebbe anche la sua posizione, ragione per cui fingeremo di chiacchierare amabilmente..." gli versai da bere "Poco fa, il signor Missan ha minacciato Lady Giselle... vi prego di inviare i vostri uomini a vegliare sulla sua incolumità, giacchè non mi fido di quell'uomo!"
Mi guardai attorno e sorrisi a un gruppo di gentiluomini.
"Mi spiace darvi queste brutte notizie, credetemi."

Guisgard
27-09-2011, 03.47.17
Lord Tudor restò turbato dalle parole di Melisendra.
E senza rispondere nulla, chiamò a sé il fedele Jalem.
“Recati negli alloggi di lady Melisendra ed accertati che tutto sia in ordine.” Ordinò al servitore. “Poi fa sorvegliare la stanza di milady da una guardia. Va, presto.”
“Si, milord.”
“Non temete, milady…” rivolgendosi poi a Melisendra “… lo terremo d’occhio. E’ impensabile che quell’uomo possa osare tanto in casa mia. Si trova in una terra per lui straniera ed ostile e non potrebbe mai minacciare voi o la vostra dama di compagnia. Ora, vi prego, di restare al mio fianco ed evitare quell’uomo per il resto della sera. Abbiamo dovuto invitarlo, per via della sua nomina, ma non accadrà più.”
Ma in quello stesso momento Missan si avvicinò al duca.
Questi avanzò di qualche passo, per evitare che l’ambasciatore si avvicinasse troppo a Melisendra.
“Vogliate perdonarmi, monsieur…” con un sorriso Missan “… ma io non sono abituato alla mondanità delle vostre feste e oltretutto domani mi attende una dura giornata… vi auguro una buonanotte, mio signore… i miei omaggi, madame…” rivolgendosi poi a Melisendra “… sono certo che ci rivedremo presto… molto presto…”
“Stando così le cose, non è nostra intenzione trattenervi oltre.” Con tono spiccio lord Tudor. “Buonanotte.”
Alcuni istanti dopo Jalem tornò nella sala.
Il suo sguardo tradiva preoccupazione ed ansia.
“Milord…” parlando a lord Tudor “… la signora Giselle non è nella sua stanza… abbiamo trovato segni di colluttazione… e questo biglietto sul letto…”
Il biglietto recava una scritta: A Madame Melisendra.
Lord Tudor allora lo consegnò alla ragazza e ordinò ai suoi di cercare Giselle in tutto il palazzo.

Melisendra
27-09-2011, 04.02.20
Quando Missan mi salutò, con quel ghigno che tanto detestavo, lo ricambiai con un'occhiata di disprezzo malcelato.
L'arrivo di Jalem e le sue parole mi fecero venire una vertigine, come se un brutto presentimento si fosse fatto strada dentro di me. Mi porse il biglietto.
Era inequivocabile.
Un brivido mi percorse la schiena.
Mi congedai: "Milord, vogliate scusarmi, mi troverete nella biblioteca... ho bisogno di riprendere fiato e temo di non essere nell'animo giusto per continuare a partecipare al vostro ricevimento... perdonate..." Mi inchinai e mi diressi attraverso la sala, salutando i convitati con un cenno del capo o una riverenza, ma senza vederli veramente. Mi sentivo lontana da tutto. Raggiunsi la biblioteca, dove mi lasciai andare su uno scranno e strinsi il biglietto tra le dita tremanti.
Non avevo il coraggio di aprirlo.
Poi mi decisi e lo lessi.

Guisgard
27-09-2011, 04.16.06
Monsieur si voltò di scatto a fissare Elisabeth.
Ma proprio in quel momento uno dei tre uomini sull’altare prese la parola.
Come un Pericle, un Demostene, un Cicerone cominciò a modulare gli umori e i sentimenti di tutti loro col solo suono della sua voce.
Come Cicerone parlava a quell’improvvisato Senato.
E proprio come un Cicerone indicava i nemici del popolo e della repubblica.
I suoi Cesare, Catilina e Marco Antonio avevano i nomi e i volti di De Jeon, di Oxio e di Missan.
“Fratelli…” cominciò a dire “… non vi è libertà se non vi è ordine… e la libertà senza limiti è solo la sua negazione… gli antichi asserivano che non esistono forme di governo buone o cattive… ogni governo ha il suo lato perverso e malvagio… la monarchia sfocia nella tirannide quando il governo legittimo del prescelto dal Cielo viene sostituito da un despota che s’impone con la forza e con la violenza… l’aristocrazia, il potere dato dal sangue, conosce la sua negazione nell’oligarchia, il potere dato dal possesso e dalla ricchezza… infine la democrazia, il governo del popolo, vede nell’oclocrazia il potere della massa e del caos… ebbene, fratelli, questa oggi domina nel nostro paese… Magnus è in mano agli umori della massa incolta ed informe… per volontà dei Ginestrini… danno il caos sotto forma di libertà al popolo, per poter così raggiungere i propri scopi… per saziare il loro odio verso la nobiltà ed il Clero… ma che libertà è questa se si impone anche all’uomo in cosa credere o non credere?” Il brusio dei presenti assunse la forma di un assenso a quelle parole. “La peggiore tirannide non è quella che opprime solo fisicamente il popolo, ma anche emotivamente e spiritualmente. Iddio Onnipotente ha creato l’uomo per essere da lui glorificato… e un governo che non solo nega, ma perseguita la religiosità è quanto di più innaturale possa esserci. Non difendiamo il credo Cattolico, quello mussulmano, quello ebraico o qualcuno dei tanti diffusi in Oriente. No, noi difendiamo il naturale diritto, anzi il bisogno, che l’uomo, di qualsiasi razza, cultura e civiltà possiede di volgere gli occhi al Cielo e pregare il proprio Dio.”
Quell’uomo aveva parlato ai loro cuori ed alle loro anime.
“Allora, fratelli, alziamo gli occhi al Cielo e difendiamo il nostro diritto alla vita ed alla spiritualità!”
Ed un applauso sancì la fine di quel sentito discorso.
“Voi vedete spettri e fantasmi, madame…” disse Monsieur a bassa voce ad Elisabeth “… ma qui vi sono gli unici uomini ancora vivi di questo paese… i Pomerini. Vivi perché hanno ideali e valori da difendere.” Poi sorrise. "Il vostro compleanno? Allora vi ho portato davvero in un bel posto per festeggiarlo, non credete?"
“Questo trattato, fratelli…” prendendo la parola un altro dei tre sull'altare e mostrando un libricino “… intitolato Sulla Ragione… è la causa di tutto… diffuso negli ambienti accademici, quest’opera contiene il veleno che poi i Ginestrini hanno sparso in tutto il paese… il suo autore si firma probabilmente con uno pseudonimo, Novizio Hordisfreyus… colui che i Ginestrini chiamano maestro… ignoriamo chi sia veramente… ma è lui l’anima del movimento ginestrino… De Jeon e gli altri sono solo le prime vittime delle sue illusioni…”

Guisgard
27-09-2011, 04.57.52
Melisendra, in preda all’ansia ed alla paura, aprì quel biglietto:

“Madame, la vostra dama di compagnia è molto più fortunata di voi; ella infatti si trova in questo momento in compagnia di cittadini di Magnus e non, come voi, insieme a dei nemici della patria.
Non temete per lei, non provo alcun odio verso la povera Giselle. Lei non è una nobile, né tanto meno una religiosa. E comunque il suo destino è nelle vostre mani, non nelle mie.
Ci troveremo domani alla chiesa sconsacrata sulla scogliera.
E’ un luogo appartato dove nessuno ci disturberà.
Ovviamente dovete venirci da sola.
Vi avverto che una sola mossa falsa da parte vostra porterà all’uccisione di Giselle.
Evitate dunque di far parola ad altri di questo biglietto e del suo contenuto.
Il mio nome deve restare fuori da questa storia.
Ricordate, è in ballo la vita della vostra amata Giselle.

Missan”

Melisendra era da sola nella biblioteca.
Ma non era questo che la faceva sentire così profondamente sola.
Giselle, la fedele servitrice, la compagna devota, l’ultimo legame con la sua famiglia, col suo passato e con il suo mondo non era con lei.
Per la prima volta da quando aveva memoria, Giselle non era con lei.
E questo fece precipitare Melisendra in un abisso di disperazione e solitudine.
http://ia.media-imdb.com/images/M/MV5BMTUyMDY5MjAyNF5BMl5BanBnXkFtZTYwMTI3ODU3._V1._ SX485_SY703_.jpg

Guisgard
27-09-2011, 05.06.51
Nello stesso momento, Missan e Gaynor lasciarono il palazzo.
Una seconda carrozza era giunta a prenderli, visto che la prima aveva portato via in tutta fretta Mercien e Cavaliere25 dopo il rapimento di Giselle.
“Cara Gaynor…” compiaciuto Missan “… tutto va secondo i piani… e a casa troveremo compagnia… abbiamo in mano una pedina fondamentale per questa nostra partita… in passato abbiamo già fatto scacco al re… ora ci resta il suo alfiere… il Giglio Verde... sai che la vita è davvero buffa?” Sorrise. “Domattina mi attende un appuntamento in un luogo speciale… una chiesa… ma tranquilla, è di quelle che piacciono a me… non quelle di gusto bizantino, ricche di mosaici e icone, no assolutamente… e neppure di quelle romaniche o gotiche… per carità… no, le mie preferite sono quelle sconsacrate… mi fanno sentire a casa…” e rise di gusto, mentre la carrozza attraversava la silenziosa ed inquieta campagna inglese.

Guisgard
27-09-2011, 05.16.41
Talia era riuscita a salire sul carro di quell’allegra compagnia.
“Ehi, questa qui ha tutta l’aria di volersi divertire stanotte!” Esclamò Esmeralda, facendo segno a Talia. “Hai capito? Sembrava tanto una santarellina ed invece ha l’argento vivo addosso!”
“Ah, ma allora è un vero uomo quello che vuoi, eh!” Avvicinandosi uno di loro alla nostra audace e scaltra Colombina. “Beh, ti assicuro che non resterai delusa.”
“Ehi, Armand, hai già trovato compagnia a quanto pare!”
“Veramente è la nostra amica che ha trovato lui e non viceversa!” Disse ridendo Esmeralda.
“Che importa chi ha trovato chi!” Esclamò Armand. “L’importante è divertirsi! Ehi, bellissima, sei fortunata sai? Volevi un vero uomo ed eccoti accontentata! Alle catacombe, stanotte, faremo resuscitare anche i morti!” Fissando Talia e facendo gesti tutt’altro che cortesi.
“Ma perché” fece sarcastica Esmeralda “per far resuscitare i morti non bisogna prima crocifiggerli?”
E tutti risero di gusto.
“Sei terribile!” Replicò una di loro. “Non temi di finire all’Inferno?”
“Speriamo!” Rispose Esmeralda. “Sai che noia in Paradiso! Gli Angeli non mi ispirano molto… i diavoli invece hanno di certo molta più voglia di divertirsi!”
E di nuovo le sue parole firono seguite da sonore risate.
L’allegra Brigata giunse così, poco dopo, al luogo detto Delle Catacombe.
“Ed ora?” Chiese uno di loro.
“C’è qualcuno laggiù.” Indicò Esmeralda. “Sembra uno zingaro… chiederemo a lui.”
“Dove si trova il luogo conosciuto come Delle Catacombe?” Domandarono a quello zingaro.
“E’ tra quegli spuntoni rocciosi…” indicò lo zingaro “… c’è una crepa… bisogna scendere da lì… ma state attenti, è un luogo abbandonato… corre voce che lì dentro si aggirino spiriti e fantasmi…”
“Mamma mia!” Esclamò Esmeralda, fingendo di svenire. “Sai che paura!”
Allora la scanzonata compagnia si apprestò a scendere in quell’oltretomba.
Seguirono così quel percorso obbligato tra le rocce e l’oscurità.
Avanzavano cantando e motteggiando allegramente.
Dall’interno intanto, dove erano riuniti i Pomerini, i rumori della brigata furono avvertiti da tutti.
“Cosa accade?” Chiese qualcuno.
“Arriva qualcuno!” Rispose un altro dopo aver controllato. “Sono dei giovinastri!”
“Presto, le armi!” Si sentì gridare in quell’ambiente.
Un attimo dopo, la brigata condotta lì da Talia, fece il suo rumoroso ingresso tra i Pomerini.
“Sono dei traditori della patria!” Gridò Armand. “Sono i Pomerini che tramano contro il popolo!”
Ma non riuscì a dire altro.
Scoppiò infatti un ferocissimo scontro fra quei giovani e i Pomerini.
Monsieur allora spinse Elisabeth in uno spazio scavato nella parete, per metterla al sicuro, e si lanciò anch’egli nella mischia.
Ma nella confusione, qualcuno riuscì a farsi da parte.
“Corri fuori, Esmerlada!” Gridò Armand. “Corri e chiama i soldati! Presto, questi maledetti non devono uscire da qui!”
Ed Esmeralda, vinta la paura, si avviò verso l’uscita.

cavaliere25
27-09-2011, 11.50.44
dissi guardando Mercien ma stiamo facedo un rapimento amico mio speriamo di non farci beccare come due ladruncoli alla prima esperienza e lo aiutai a portre il corpo della donna nella carrozza sempre stando attento a dove andavo

Lady Gaynor
27-09-2011, 13.30.00
Gaynor guardò Missan, non avendo compreso appieno le sue parole. "Cosa vuoi dire? Troveremo la compagnia di chi? E poi semmai potresti dire che tutto va secondo i tuoi, di piani, visto che non dimostri nemmeno la decenza di mettermene a parte prima di agire... mi chiedo cosa mai sia venuta a fare qui, in terra nemica, invece di starmene tranquilla a casa mia, dal momento che a quanto pare te la cavi benissimo da solo..." Queste furono le parole che Gaynor rivolse al suo compagno, insieme ad uno sguardo che tentò di rendere il più offeso possibile.

elisabeth
27-09-2011, 15.45.49
Ascolatai ogni parola che venne detta, ogni singola parola veniva rafforzata per imprimere nella gente che ascoltava la veridicità dell' argomento !!....un parlottare sommesso , teste che ondeggiavano su e giu' per manifestare un assenso.....Liberta'..di questo stava parlando...pregare un unico Dio o perlomeno...il Dio professato da ogni individuo, sciocchi uomini......pensare che la liberta' sia la mancanza di regole...e' questo che stava dicendo ?.....Si, era questo quello che diceva, la libertà era un concetto di vita difficile da spiegare e assai più difficile era vivere l'essenza stessa della libertà.......sogno di ogni individuo....pensiero di guerra dei popoli che nel loro gridare giustizia usurpavano terre e rendevano in fame povera gente........il libro che si poggiava al mio fianco prese a fremere,l'ape aveva preso a battere le sue ali..aveva bisogno di luce, non avevo acceso le mie candele......cercai di poggiare la mano sulla "Sorella"..... e cominciai a convogliare la mia energia in modo che potesse fluire dallamia mano a lei....forza..bellezza..armonia.......solo qualche attimo etutto torno alla normalita.......dovevo consegnare quel libro, stava passando troppo tempo......" Devo dire che essere qui e' come avere una festa a sorpresa.....mi dite che dovrei gioire ?.....Vi dipiace se ci penso ?.....Il trattato Sulla Ragione.....la ragione umana e' la bussola della volonta'....Credete a cio'che quest'uomo ha predicato ?....Liberta', uguaglianza, Fratellanza..........sapete sulla vostra pelle cosa significa ?....Monsieur......l'uomo dovrebbe utilizzare alcuni termini col cuore e con la ragione.......Mi avete chiesto se vedo i morti ....non solo li vedo Monsieur parlo con loro......e mi aiutano a vedere oltre....".....nel parlargli gli presi istintivamente le mani ebbi cosi' l'opportunita' di guardarlo negli occhi.......

Talia
27-09-2011, 15.53.38
Lanciai al giovane di nome Armand un’occhiata obliqua e sorrisi... un sorriso che avrebbe potuto voler dire mille cose e nessuna allo stesso tempo.
Poi giungemmo al luogo delle Catacombe e scendemmo per quella stretta crepa tra le rocce.
Io sgusciai rapida tra di loro, insinuandomi tra le pieghe e le ombre delle pareti... attratta verso il basso da una sorta di forza incontrollata... il cuore mi batteva forte e flash di ricordi passati mi balenavano in mente...
Infine giungemmo in una sala mediamente grande, illuminata da molte candele e piena di persone...

“Sono dei traditori della patria!” Gridò Armand. “Sono i Pomerini che tramano contro il popolo!”

I Pomerini!
Qualcosa rimbombò da qualche parte nella mia mente e fece vibrare ogni singola corda del mio corpo...

Ricordavo i miei passi affrettati ed ansiosi risuonare per i lunghi corridoi... ricordavo la mia voce echeggiare per le ampie sale, facendosi via via più stridula e più agitata... Ricordavo le mie grida, le corse, le porte spalancate con veemenza...
Ma niente! Tutto per niente!
Tutto ciò che ricordavo dopo era il vuoto e il silenzio... quel silenzio opprimente, angosciante, terribile...

Mi riscossi appena in tempo per schivare un colpo... non sapevo chi lo avesse tirato, ma di riflesso mi spostai e mi insinuai in una di quelle insenature di cui le pareti erano piene...
‘I Pomerini...’ continuavo a ripetermi ‘I Pomerini...’
Quella era un’opportunità... non riuscivo a togliermi dalla testa quell’idea... forse era l’unica vera opportunità che mi sarebbe mai capitata!
Ero giunta lì seguendo segni volatili come l’aria, ma ora tutto mi sembrava avere un senso... anche se un senso altrettanto volatile, forse. E di nuovo nel mio cuore tornò ad incendiarsi quella fiamma che credevo ormai di aver imparato a domare.

Ma nella confusione, qualcuno riuscì a farsi da parte.
“Corri fuori, Esmerlada!” Gridò Armand. “Corri e chiama i soldati! Presto, questi maledetti non devono uscire da qui!”
Ed Esmeralda, vinta la paura, si avviò verso l’uscita.

Vidi i due giovani poco lontani da me...
Vidi Armand spedire la sua amica verso l’uscita e poi gettarsi di nuovo nella mischia...
Mi mossi all’istante, in preda a quel fuoco che mi bruciava dentro.
“Hey, Esmeralda!” sussurrai, afferrandola per un braccio “Di qua, presto... c’è un altro passaggio! E’ più sicuro! Vieni!”
Negli occhi della giovane c’era paura e confusione, vidi subito che tutta la sua esuberanza di poco prima era sparita...
La vidi piegare verso di me, tendendo le braccia come a volersi far condurre.
“Vieni...” le dissi, con voce confortante “Vieni, tra poco sarai al sicuro!”
Le indicai il fondo di quella piccola insenatura, come se vi fosse davvero una seconda uscita lì... poi, non appena lei mi ebbe oltrepassata, le girai un braccio intorno al collo e le premetti su naso e bocca il mio fazzoletto, intriso con quel trito di erbe macerate che Essien ci faceva sempre tenera a portata di mano per lo spettacolo...
La sentii dibattersi per un istante, poi lentamente si afflosciò tra le mie braccia.
“Perdonami, Esmeralda...” mormorai tra me, adagiandola a terra.
Quindi subito le voltai le spalle e mi protesi per vedere cosa stesse accadendo nella sala.

Altea
27-09-2011, 17.44.33
Seguii Athos con passo silenzioso per non destare attenzioni sulla mia presenza, il palazzo era veramente sfarzoso e udivo in lontananza delle note, entrati nella stanza mi sedetti su una poltrona di velluto rosso, avevo bisogno di un pò di riposo ma trovai le forze per raccontare al fedele amico di Lyo ciò che era successo. "messere avrei molte cose da raccontarvi poichè strani personaggi incontrammo oggi ma penso questo non sia di vostro interesse. Vi dico solo che ci trovavamo in una landa dove si trova una cascata e un ruscello, portai io Lyo laggiù perchè dovevamo cercare una persona......e lì poi ci raggiunse un nobile signore con la sua cavalleria, Lord Carrinton. Lyo non aveva a buon cuore tale signore, anzi si comportò molto sgarbatamente, ma il Lord ci invitò qui alla festa di Lord Tudor. Appena se ne andò io e Lyo salimmo a cavallo e doveva portarmi alla abitazione della milady che mi offre alloggio per prepararmi al ballo e strada facendo trovammo un uomo a terra, Lyo da buon gentiluomo si fermò per soccorrerlo ma egli si alzò e altri due compagni sbucarono. Non so che volessero da noi, io mi trovai un pugnale puntato alla gola, mentre malmenavano il povero Lyo e uno di quegli uomini cercò di abusare di me, e qui Lyo si dimostrò coraggioso e riuscì a reagire per salvarmi la vita, uccise quei tre uomini ma fu ferito all'occhio" sospirai e continuai "Sono riuscita a portarlo fin qui col suo cavallo, perchè sapevo che era cavaliere di Lord Tudor, ora lo affido a voi sperando si possa salvare. Ora non ho più motivo di rimanere qui, non c'è festa a cui partecipare visto lo spirito in cui mi trovo. Per favore portatemi all'uscita, vorrei recarmi a casa per riposare, troppi eventi mi hanno scossa oggi. Non disturbatevi, riesco a trovare la strada da sola. Forse è meglio voi restiate qui vicino a Lyo"

Melisendra
28-09-2011, 01.56.34
Non indugiai oltre e mi ritirai nelle mie stanze.
Quasi mi strappai di dosso il vestito indossato per il ricevimento e mi avvolsi in una coperta.
Quella notte non riuscii a chiudere occhio, adagiata su un divanetto accanto alla finestra, aspettai il sorgere del sole. L'aurora.
Avevo trascorso una notte altalenando tra la veglia e il sonno, piena di rimorso per la sorte di Giselle e paura per quello che mi aspettava.
Mi vestii in fretta e indossai un abito che potevo allacciarmi da sola e una robusta sopravveste verde bosco, fatta per le battute di caccia.
MI sedetti allo scrittoio e impugnai penna e calamaio. Cosa potevo scrivere che non fosse troppo pericoloso per Giselle e per me?

Caro Lord Tudor,
perdonate la mia improvvisa partenza, ma temo che non ci sia altro che possiamo fare. Non posso lasciare Giselle da sola, sapendo che le farebbero del male per causa mia. Credo possiate immaginare chi ha rapito Giselle e quali siano le sue richieste.
Non cercate di seguire le mie tracce, temo che i rapitori non esiterebbero a uccidere se si sentissero braccati.
Vi sarò per sempre grata per avermi accolta nella vostra casa.
Addio...
Vostra,
Melisendra Du Blois


Presi quel foglio e lo ripiegai con cura, intestandolo a Lord Tudor.
Le stalle erano quasi deserte a quell'ora del mattino. Ordinai che mi fosse preparato un cavallo e nessuno mi fermò. Quando mi portarono un morello dalle lunghe zampe e dalla muscolatura scattante, presi la mano dello scudiero e vi riposi il foglio, con la raccomandazione di attendere il risveglio del lord per consegnarglielo.
Galoppai rapidamente fuori dal palazzo, diretta al luogo in cui ero attesa. Ogni attimo di quella lunga cavalcata era un passo verso una misera fine, ma non mi sarei arresa senza lottare.

Guisgard
28-09-2011, 02.16.43
Melisendra cavalcava attraverso quella selva, mentre le prime luci del mattino cominciavano a schiarire il Cielo.
Una leggera nebbia si alzava delicatamente dagli arbusti, simile ad un manto spettrale, mentre gli ultimi canti degli animali notturni salutavano la notte ormai morente.
E quei versi, mischiandosi alle inquietudini della ragazza, apparivano come lamenti lontani.
Lamenti dei suoi familiari, dei suoi amici e di tutti coloro che aveva conosciuto quando Animos era ancora una terra felice.
Ma Animos oggi non esisteva più.
Era scomparso e con esso l’intero mondo di Melisendra.
E come una novella Angelica in fuga, la ragazza galoppava in quella selva, inseguita da demoni e fantasmi.
Demoni e fantasmi giunti dal doloroso passato, intenti a tormentarla ancora.
Ed il peggiore di quei demoni, forse perché reale, apparve all’improvviso davanti a lei.
Una figura austera, immobile, avvolta in un lungo mantello rosso, stava davanti al portico della chiesa sconsacrata.
Uno dei primi raggi di Sole illuminò ciò che restava di una vecchia vetrata, riflettendosi, per un momento, sul volto di quella figura.
E Melisendra riconobbe quel volto.
Il volto del demone giunto dagli inferi per perseguitarla.

Melisendra
28-09-2011, 02.38.45
Strinsi così improvvisamente le redini del morello che faticai a tenerne il controllo. Raggelai.
La nebbia si diradò e il colore del suo mantello spiccò in mezzo a quell'atmosfera lugubre. Temetti di essere impazzita.
Mi feci il segno della croce, temendo di essere vittima di spiriti o inganni dell'oscurità.
"Lasciatemi...." Sussurrai. "Lasciatemi stare! Chi siete? Siete uno spirito che annuncia la rovina? Siete la Morte che è venuta a prendermi?" Gridai, mentre grosse lacrime mi scendevano lungo le guance. "Che cosa vuoi da me?" domandai esasperata e ormai esausta.
La scogliera era vicina, riuscivo a sentire il rumore del mare infrangersi lungo la costa.

Guisgard
28-09-2011, 02.53.31
Il rumore delle onde contro la scogliera.
Spruzzi di schiuma venivano lanciati nell’aria vivace del mattino.
In lontananza la sagoma di una nave si muoveva verso Occidente, mentre vasti banchi nuvolosi si stagliavano contro l’orizzonte sconfinato, simile ad un invalicabile confine tra il nostro mondo ed uno diverso, che la paura di Melisendra immaginava fiabesco, meraviglioso e differente dalla triste ed angosciante realtà.
Per un attimo il rumore del mare si confuse con la voce della sua paura.
Allora le sembrò di sentire le voci dei suoi cari.
La chiamavano, la invocavano.
Erano lì, poco lontani da lei, forse ai piedi di quella scogliera.
Per un attimo allora avvertì l’insensato istinto di lanciarsi verso quelle voci.
Se le avesse raggiunte, i suoi dolori sarebbero finiti.
Melisendra allora guardò verso la scogliera.
Il vento le gonfiava il vestito, quasi a sospingerla verso quel salto che le avrebbe reso la gioia e l’amore dei suoi cari.
Bastava poco, un salto, addolcito da vento e dalle onde del mare sottostante.
Ad un tratto sentì qualcuno afferrarle il polso.
“Volete morire, madame?” Chiese la voce di Missan. “Non ancora, madame… non ancora!” Ed il suo rosso mantello avvolse entrambi in un inquietante abbraccio.

Melisendra
28-09-2011, 03.40.07
Le voci dei miei cari sembravano ululare nel vento.
Furono quei lamenti a farmi battere forte il cuore di desiderio di vita e a guidare la mia mano.
Mentre Missan mi avvolgeva nel mantello, fragile figura quale apparivo, la mano corse all'elaborato fermaglio che chiudeva la mia acconciatura. Era un lungo spillone che tratteneva i capelli in un composto chignon, estratto dal suo fodero, che lo faceva apparire un innocente ornamento, poteva essere letale. Quell'ornamento aveva accompagnato le donne dei Du Blois attraverso le intricate e perigliose reti degli intrighi di palazzo. Lo indossavo dal giorno in cui mi era stato donato, come un'iniziazione a una vita di politica e pericoli. Mai avrei creduto di poterlo usare e lo avevo accettato come un omaggio alle mie antenate, non con l'animo disposto a farne uso.
"State fermo!" premetti l'arma contro la sua gola. Ero più piccola e debole di quell'uomo, ma per sua sfortuna sapevo dove il mio pungiglione avrebbe fatto più male. Ricordai i libri di medicina e le spaventose tavole di anatomia dell'Accademia. Potevo vedere il punto esatto in cui la sua gola pulsava.
Premetti l'arma sulla pelle dell'uomo.
"Non dubitate del fatto che potrei uccidervi senza battere ciglio... e ora dite ai vostri uomini di lasciare avvicinare Giselle... quando la mia dama sarà a cavallo e lontana da questo luogo... io mi consegnerò a voi."
Ogni suo movimento poteva aumentare la pressione dello stiletto sulla sua gola. Tastai la cintura con la mano libera e mi impossessai del suo pugnale. Ero certa che avesse con sè un'arma. Puntai il pugnale all'inguine, sapendo che in quel modo non avrebbe azzardato alcun movimento improvviso e allentai la presa alla sua gola di pochi millimetri, per permettergli di parlare.
"Vi avverto, se voi vi prenderete ciò che ho di più caro, anch'io farò altrettanto..." lo guardai con determinazione.

Guisgard
28-09-2011, 03.55.39
Missan fissò per alcuni istanti il volto di Melisendra.
Gli occhi della ragazza erano decisi e l’ambasciatore sapeva che la disperazione era un potente impulso per qualsiasi genere di azione.
E, dopo qualche istante, il silenzio sceso tra loro fu interrotto dalla risata di Missan.
“Volete davvero uccidermi, madame?” Chiese divertito. “No, non siete così sciocca… la vostra Giselle è ben lontana da qui e se io non dovessi ritornare i miei uomini ucciderebbero senza troppi scrupoli la vostra dama di compagnia… suvvia, siamo fra amici… e gli amici trovano sempre il modo d’intendersi… avanti, su, mettete via questo spillone… sono qui per proporvi un patto molto favorevole…” sorrise compiaciuto “… io vi renderò, sana e salva, la vostra Giselle… ed in più vi lascerò libera qui, in questa che avete scelto ormai come vostra nuova patria… non temete, nessuno vi rimpiangerà a Magnus… dunque io vi renderò la vostra amica e la vostra libertà… e voi in cambio mi rivelerete un nome, madame… voglio che scopriate chi si nasconde sotto il nome di Giglio Verde!”

Melisendra
28-09-2011, 04.04.37
"Come dite?" ero sconcertata da quella richiesta. "E come dovrei trovarlo? Rovistando in tutte le taverne di briganti e contrabbandieri di questo regno?"
Lo guardai con odio. Abbassai le armi e arretrai di qualche passo.
Avrei voluto ucciderlo, ma Giselle mi stava più a cuore di qualunque desiderio di vendetta.
"Cosa vi fa credere che potrei trovare quell'uomo?"

Guisgard
28-09-2011, 04.23.45
Missan accennò un sorriso.
“Oh, ma io non vi manderei mai a cercare nelle taverne e nelle locande, madame.” Disse a Melisendra. “E neanche tra ladri, briganti e contrabbandieri. So per certo che il nostro misterioso salvatore di nobili e chierici appartiene al vostro stesso rango. Che si nasconde tra l’alta nobiltà inglese e probabilmente frequenta il palazzo di lord Tudor. Voi avete accesso a quegli ambienti, madame. Godete della fiducia di lord Tudor e siete al di sopra di ogni sospetto. Nessuno può dunque muoversi liberamente in quel mondo meglio di voi. E per una donna bellissima, scaltra ed intelligente come voi, che vuole salvare la sua fedele servitrice, nulla è impossibile.” Ed un ghigno comparve sul suo volto. “Come vedete, il vostro destino e quello della povera Giselle sono nelle vostre mani. Allora, qual'è la vostra risposta, madame?”

Guisgard
28-09-2011, 04.45.19
Arthos ascoltò con attenzione il racconto di Altea.
“Capisco, milady…” pensieroso il cavaliere “… probabilmente quegli uomini erano dei briganti… fortunatamente a voi non è accaduto nulla, grazie a Lyo. Speriamo ora che anche per lui ci siano buone notizie…” accennò allora un sorriso alla ragazza “… comprendo che per voi è stata una giornata tutt’altro che piacevole, milady… darò subito ordine di farvi accompagnare a casa… e non temete, resterò io accanto a Lyo.”
Ma proprio in quel momento il medico uscì dalla stanza in cui si trovava Lyo.
“Dottore, allora?” Chiese preoccupato Arthos.
“La ferita non è molto profonda ed il cavaliere non è in pericolo di vita.”
“Grazie al Cielo!”
“Però il suo occhio mi preoccupa…”
“Lo perderà, dottore?”
“Non lo so ancora…” rispose il medico “… per ora è fasciato. Però è importante che non tolga via la benda. L’occhio deve riposare nella maniera più assoluta e se dovesse subire sforzi o affaticamento, lo perderebbe senz’altro.”
“Capisco.”
“Chi è lady Altea?” Domandò il medico.
“E’ lei.” Rispose Arthos, indicando Altea. “Perché?”
“Sir Lyo non ha fatto altro che chiamarla durante il delirio causato dalla febbre alta.”
“Ora è sveglio?”
“Si, ha ripreso conoscenza.” Disse il medico. “Se milady vuole, può vederlo. Ma solo per pochi minuti, mi raccomando.”
“Volete salutarlo, milady?” Chiese Arthos ad Altea. “Forse il rivedervi lo aiuterà a riprendersi più in fretta.”

Guisgard
28-09-2011, 05.02.38
“Mia cara… Lisandro, il grande navarca spartano, colui che sconfisse Atene e la Lega Delio attico nella Guerra del Peloponneso, affermava che in battaglia né la forza, né il numero fanno la differenza, ma la sorpresa. Ho agito così perché dobbiamo anticipare ogni decisione, ogni mossa per superare i nostri nemici… tranquilla, sei al centro dei miei piani per smascherare il Giglio Verde... quanto alla compagnia di cui ti accennavo, si tratta della dama di compagnia dell’ex duchessa Du Blois... una pedina fondamentale per il nostro scacco matto…”
Queste parole di Missan risuonarono nella mente di Gaynor.
Questo aveva detto alla ragazza, tornando dal palazzo di lord Tudor, per poi uscire poco prima dell’alba.
Dove era andato?
Anche questa misteriosa uscita faceva parte dei suoi piani?
E mentre Gaynor si tormentava tra dubbi ed inquietudini, il servitore Raos giunse nella sala.
“Milady, ho eseguito tutti gli ordini dell’ambasciatore.” Fece il servitore. “La prigioniera è ben custodita e le ho fatto capire che non è saggio per lei darci noie… ora mi ritiro… se vi occorre qualcosa non esitate a chiamarmi, milady…”

Guisgard
28-09-2011, 05.16.17
Mercien e Cavaliere25 avevano portato Giselle al palazzo dove alloggiavano Missan e Gaynor.
Qui avevano poi affidato il prezioso ostaggio alle cure del servo Raos.
“Hey, non meritiamo un premio?” Chiese Mercien al servitore.
“Appena messer Missan tornerà vi darà quanto pattuito.”
“E nel frattempo non possiamo avere del buon vino?”
“No, bisogna essere lucidi.” Rispose Raos. “E visto che avete del tempo da impegnare, vi aiuterò io a non annoiarvi troppo.” Fece un cenno per farsi seguire.
“Ecco, in questa cella è racchiusa la donna che avete rapito.” Disse Raos ai due. “Restate qui di guardia e non permettete a nessuno di avvicinarsi. A nessuno.” Ed andò via.
“E sia, c’è sempre da lavorare qui…” fece Mercien “… faremo allora dei turni di guardia…” lasciandosi cadere su una sedia “… fra un’ora svegliami ragazzo…” mormorò a Cavaliere25 “… e mi raccomando, tieni gli occhi aperti... la donna non deve uscire da questa cella…” e un attimo dopo si addormentò.

Guisgard
28-09-2011, 05.26.33
Nella grotta vi era il caos.
L’allegra brigata aveva scoperto quella riunione segreta e riconosciuti i suoi adepti: i Pomerini.
Questi erano stati messi fuorilegge da un decreto del parlamento della repubblica ed il popolo ormai li vedeva come traditori e dunque nemici della patria.
La scontro scoppiato fra quelle pareti rocciose era senza esclusione di colpi.
Tutti contro tutti.
“Traditori!” Gridavano i giovani. “Vi siete venduti ai chierici ed ai nobili!”
“Uccideteli tutti!” Urlavano invece coloro che avevano partecipato a quella riunione segreta. “Che nessuno di loro esca vivo da qui! Queste catacombe di antichi martiri saranno anche le loro tombe!”
Armand era uno dei più indomiti.
Aveva fracassato un paio di teste con una pesante pietra e con uno sgabello era riuscito a mettere fuori combattimento almeno altri tre di quegli uomini.
Ma ad un tratto si ritrovò davanti Monsieur.
“Carogna di un Pomerino…” ringhiò il giovane fissandolo negli occhi.
Monsieur non tradì alcuna emozione.
Armand allora gli si lanciò contro, ma l’uomo, tradendo un’abilità ed una forza ben celate fino a quel momento, disarmò il giovane e lo immobilizzò.
Per un attimo i loro sguardi si fissarono l’uno nell’altro.
Armand cercò di dire qualcosa in un confuso gemito, ma Monsieur non mutò l’espressione del suo volto.
E con gesto improvviso e deciso gli spezzò l’osso del collo, lasciando poi cadere al suolo il corpo senza vita del giovane.
Poco dopo, quella belligerante confusione terminò.
Tutti i giovani erano morti.
Tutti tranne Esmeralda, ben nascosta da Talia in un’insenatura della parete.
“Presto, racchiudete in dei sacchi i corpi di questi miserabili e nascondeteli tra queste rocce…” disse uno dei vincitori “… nessuno saprà più nulla di loro…”
Talia aveva assistito a tutto quello spettacolo.
Uno spettacolo ben diverso da quelli che lei ed i suoi compagni amavano mettere in scena.
Ma, all’improvviso, la ragazza si sentì afferrare.
“Ehi, qui vi è un’altra di quei dannati!” Gridò agli altri suoi compagni l’uomo che aveva scoperto Talia. “Si era nascosta ben bene, ma ora farà la fine dei suoi degni compagni!” Aggiunse l’uomo, che teneva bloccata la ragazza in una morsa d’acciaio.
“Spezziamole il collo!” Propose qualcuno. “Così non lasceremo tracce!”
“No, facciamo prima a strangolarla!” Fece qualcun altro. “Bastano dita forti ed il suo bianco collo si stringerà come cartapezza!”

Guisgard
28-09-2011, 05.32.35
Cessato finalmente quello scontro, Monsieur tornò da Elisabeth.
La donna era stata nascosta dall’uomo in una delle insenature della parete rocciosa.
“E’ tutto finito, madame…” le disse “… ora usciremo da qui… e voi potrete riprendere il vostro viaggio…”
Ma le parole di Elisabeth turbarono quell’uomo.
“Non pensate a queste cose…” mormorò accennando un lieve sorriso “… lo dicono anche i Vangeli… Lasciate che i morti seppelliscano i loro morti... questo luogo è particolare ed esercita un fascino strano, a tratti occulto… e voi vi siete fatta suggestionare, madame…”
Monsieur non credeva ovviamente in quella speciale sensibilità di Elisabeth.
Le ombre che lei aveva visto appartenevano ad un mondo lontano dalle conoscenze e dalle credenze del misterioso uomo.
“Ora lasceremo questo luogo…” continuò Monsieur “… e, per festeggiare degnamente il vostro compleanno, ve ne mostrerò un altro… un luogo molto più tranquillo e piacevole di questo, madame.”
I due allora si avvicinarono ad alcuni uomini, con i quali Monsieur scambiò qualche parola, per poi dirigersi verso l’uscita delle catacombe.

elisabeth
28-09-2011, 08.47.09
Fui spostata quasi di peso in una delle tante fenditure che si aprivano nella grotta......Monsieur ai primi tafferugli si prese cura della mia incolumita', ma da li' potei osservare l'abilita' di quell'uomo che con cortesia e gentilezza mi aveva accompagnato in quel luogo...rimasi di ghiaccio...quando vidi la sua freddezza nel spezzare il collo di quell'uomo........tutto fini' cosi' com'era cominciato.......qualcuno improvvisamente aveva trovato una donna o una ragazza...e prtendevano di giustiziarla....era questa la liberta' di cui parlavano ?......vero era che se non avessero reagito all'assalto, a terra ci sarebbero stati i nostri corpi.....morti su morti.....anime, uomini morti prematuramente..morti violente........Presi la mano di Monsieur e uscii dal mio nascondiglio, guardai il suo volto e mi parve diverso........" Siete capace di uccidere Monsieur.......io non ho mai visto uomini uccidere uomini.....vedo i morti e non e' il luogo......non vivo di sugestione, voi non sapete nulla di me, come io non so nulla di voi......Vi seguiro' e' questo quello che era scritto, ma dovete salvare la vita a quella donna...la uccideranno, non sara' molto ma fate in modo che ci sia una morte in meno sulle coscenze di quegli uomini.....".......lascia la sua mano per appoggiarmi al suo braccio.....vedevo solo anime staccarsi da quei corpi stesi sulla nuda terra....

cavaliere25
28-09-2011, 09.38.31
Rimasi fermo a guardare quella donna era bellissima ma ancora non capivo il suo rapimento cercavo di capire che ruolo avevo io in tutta quella faccenda ma non riuscivo a darmi una risposta allora restai li immobile e aspettavo di dare il cambio a Mercien

Altea
28-09-2011, 11.58.20
Sospirai sorridendo ad Arthos, almeno Lyo non era in pericolo di vita e con un cenno acconsentii a vedere Lyo, dovevo ringraziarlo per avermi difeso da quei delinquenti. La stanza era buia, rischiarata da una debole candela, Lyo era steso sul letto e mi avvicinai lentamente. Egli era sveglio ma debole e mi fissava "Lyo, mi spiace per quel che è successo. Non capisco cosa possa essere successo oggi, perchè esseri strani si siano accaniti su di voi." Presi la mano del cavaliere e la strinsi forte "Ora dovete promettermi di stare tranquillo, il dottore ha detto non vuole vi affaticate, è un ordine di milady Altea" sorridendo "quando il vostro occhio sarà guarito e vi sentirete meglio allora ci rivedremo, ora il vostro amico Arthos manderà qualcuno per portarmi a casa, è stata una lunga giornata. Non temete per me, e soprattutto...non pensate troppo a me, io non voglio promettervi nulla ma vi sono amica e debitrice". Una morsa dentro al cuore, non volevo essere cosi diretta col cavaliere proprio in quel momento ma non volevo nemmeno che si facesse delle lusinghe, in quanto capii dalle parole del medico che egli ambiva a qualcosa di più.

Guisgard
28-09-2011, 15.18.20
Quella stanza fatta di pietre e sangue.
Uomini intenti a nascondere i cadaveri dei loro simili e strane ombre che si aggiravano inquiete, mischiandosi a sagome più sfocate che sembravano alitare lamenti e pianti.
Questo vedeva Elisabeth.
Poi lo sguardo di una figura.
Era pallida e stravolta e nei suoi occhi, che la morte aveva resi grigi e muti, dimorava una profonda paura.
Paura dell’ignoto.
Dagli abiti probabilmente era stata una dell’allegra brigata di giovani, che avevano poi trovato la morte in quelle catacombe.
Fu un momento, un attimo, poi quella ragazza svanì per sempre in quello ignoto che tanto sembrava spaventarla.
“Uccidere per non essere uccisi…” la voce di Monsieur destò Elisabeth da quella visione “… il morbo che ha contagiato molti di queste terra, purtroppo, non può essere guarito, madame… se non avessimo ucciso quei giovani, loro avrebbero ucciso noi… questo paese per tornare alla civiltà, quella che contempla l’ordine e la verità, perché solo attraverso esse c’è la vera libertà, deve essere rivoltato come un guanto…” la fissò “… io non sono nessuno e non ho nome… per voi, come per tutti gli altri… e non ho il potere di donare o togliere la vita ad alcuno… saranno loro” indicando con lo sguardo i Pomerini attorno a loro “che decideranno sulla vita di quella ragazza…”
Prese allora la mano di Elisabeth nella sua e la strinse forte “… ed ora, mia bella Euridice, ritorniamo nel regno dei vivi… abbiamo un compleanno da festeggiare…” accennò un sorriso e condusse Elisabeth fuori da quelle catacombe.

Talia
28-09-2011, 15.34.54
La confusione, le grida, lo sferragliare delle armi che cozzavano le une contro le altre... poi il silenzio, un silenzio pesante.
Mi portai una mano alla bocca e distolsi lo sguardo, non avevo mai visto uccidere nessuno prima di quel momento... le gambe mi tremavano, mi girava la testa, ma cercai di tornare in me: ‘il fine...’ continuavo a ripetermi mentalmente ‘concentrati sul fine... è la sola cosa che conta.’
Poi all’improvviso una mano mi afferrò per un braccio e mi fece voltare con forza, trascinandomi poi in mezzo alla sala.
Quando vi giungemmo, in molti ci accerchiarono... per un attimo i miei occhi incrociarono quelli di una donna, ci fissammo e a me parve leggere orrore nella sua espressione... ma fu solo un attimo, poi la voce dell'uomo che mi serrava il braccio attirò la mia attenzione...

“Ehi, qui vi è un’altra di quei dannati!” Gridò agli altri suoi compagni l’uomo che aveva scoperto Talia. “Si era nascosta ben bene, ma ora farà la fine dei suoi degni compagni!” Aggiunse l’uomo, che teneva bloccata la ragazza in una morsa d’acciaio.
“Spezziamole il collo!” Propose qualcuno. “Così non lasceremo tracce!”
“No, facciamo prima a strangolarla!” Fece qualcun altro. “Bastano dita forti ed il suo bianco collo si stringerà come cartapezza!”

Mossi lo sguardo tra loro... forse ero spaventata e forse no, o forse ero solo troppo sconvolta per rendermene conto...
Qualsiasi cosa fosse, non avrei perso l’occasione di parlare!
“Uccidermi?” dissi, con il tono più fermo e più duro che mi riuscì di tirare fuori e addirizzando la schiena quanto più me lo permetteva la mano di quell’uomo che mi serrava il braccio “E’ questo che vorreste fare? Volete uccidermi? Allora sono tutte menzogne quelle che si dicono su di voi... La libertà che promettete, il ripristino della giustizia e della legalità... si dice che voi siate i soli in grado di fermare questo caos e questa barbarie per poter dare finalmente a questo paese un volto nuovo, vero, giusto...”
Inspirai e sollevai il mento, in gesto di sfida.
“E invece voi, i Pomerini, gli uomini in cui si ripone tanta fiducia e speranza, ve ne state qui a disquisire sul modo migliore per uccidere una ragazza sola e indifesa? Ditemi... in che cosa siete diversi dai Ginestrini, allora? Ho sbagliato così grossolanamente nel mio giudizio, dunque?”

Guisgard
28-09-2011, 15.40.49
Lyo fissò Altea e le sorrise.
Annuì leggermente, guardandola con l’occhio libero dalla benda.
Il cavaliere al solo vederla sentiva una gran gioia dentro e come spesso accade ai cuori innamorati, comprendeva solo ciò che allietava i suoi sentimenti.
Perciò il cavaliere quasi non si curò delle ultime parole della ragazza.
Uscita poi dalla stanza, Arthos fece chiamare un servitore per riaccompagnarla alla sua dimora.
Ma proprio in quel momento, davanti ai cancelli, apparve la carrozza di lord Carrinton.
“Posso avere io l’onore di accompagnare madonna Altea alla sua dimora, o in qualsiasi altro luogo che ella vorrà?”
“Non saprei, milord…” fece Arthos “… bisognerebbe chiederlo a lei…”
“Ovvio che la compagnia di un nobile è sempre migliore di quella di un servo, non vi pare?”
Allora diede ordine ai suoi servitori di far salire la dama nella sfarzosa carrozza.

Chantal
28-09-2011, 15.42.35
“Bisogna procurarsi del vino, ragazzo…” disse padre Adam ad Esetien “…senza quello non posso comunicare tuo nonno…vi è una locanda nei dintorni?”
“Si, ma non so se ne hanno...” rispose Esetien “... il vino è un bene raro e prezioso da queste parti...”
I due allora si recarono verso la locanda.
Era questa un luogo malfamato, senza troppi clienti.
“Buonasera, buonuomo...” avvicinandosi al bancone padre Adam “... avete del vino?”
“Vino di questi tempi?” Seccato il locandiere. “Dite, ma da dove venite? Non sapete che negli ultimi giorni ci sono state razzie e assalti a case e botteghe? Solo ieri i soldati sono riusciti a riportare l’ordine in città! Tutta colpa di quei dannati Pomerini! Prima hanno affiancato i Ginestrini, poi, forse corrotti dai chierici e dagli aristocratici, hanno deciso di rivoltarsi contro la repubblica! Dannati traditori!”
“Vi chiedo scusa, ma abbiamo fretta...” fece padre Adam “... ci occorre del vino con una certa urgenza...”
“Io non posso aiutarvi, amico.” Scuotendo il capo il locandiere. “Vedete, l’ultima bottiglia l’ho appena data a quei due soldati...” indicando col capo due militari che bevevano ad un tavolo.
“Ehi, amico…” ad un tratto uno di quelli.
“Dite a me, signore?” Voltandosi padre Adam.
“Si, a voi... abbiamo sentito che volevate del vino... venite qui e ve ne offriremo un bicchiere...”
Padre Adam, che prudentemente celava la sua identità, fissò per un attimo Esetien.
Il ragazzo si accorse di un lampo che attraversò, per un attimo, l’azzurro degli occhi del chierico.

Chantal seguì il ragazzo in quel racconto,ma nella sua mente si affollavano immagini e parole,volti e voci che non le permettevano di comprenderne ogni singolo passaggio.Esetien narrava a fatica,scosso com'era dall'accaduto,mentre Chantal chinava la testa nell'ascoltarlo,e si cingeva nelle braccia,come a ricercare in quel racconto il principio e la fine di quella giornata.E quando alzava gli occhi e si ritrovava in quelli sgranati del ragazzo,nutriva una gran pena e non smetteva di accarezzarlo.Ma i suoi pensieri si discostavano,talvolta,da quella narrazione.
Suo zio.Perchè mai le aveva celato di quella monaca e delle creature a lei affidate?E davvero era stato spinto in quella taverna per cercare vino al fine di impartire i sacramenti?Non lo aveva visto indispensabile la ragazza che aveva assistito all'estrema unzione molte volte,perchè questa volta era tutto diverso?Perchè la ricerca di quel vino da parte di padre Adam,esponendosi ad un pericolo così lampante in quei giorni di rivolta?
Quante cose non comprendeva,non riusciva a collegare tra loro gli aventi.Nè le figure.
Poi,Esetien chiese da bere..

"Perdonatemi, madame…” disse, interrompendo il suo racconto, Esetien a Chantal “... potrei avere un po’ d’acqua? Ho la gola secca...”

Chantal si portò nelle cucine,la tavola ancora imbandita dalla sera prima la investì nella sua innaturalezza da farle avvertire un vuoto devastante.Prese la brocca ed iniziò a versare dell'acqua,ma tremava,le sue mani non riuscivano a tenere fermo il calice,lei stessa si sorprendeva di non riuscire a controllare quella sua agitazione.L'acqua traboccò,finendo sulla tovaglia e da lì qualche goccia le scivolò sul grembo,essendosi ella appoggiata al tavolo.L'acqua..D'un tratto poggiò violentemente la brocca,e nervosamente lasciò cadere il calice ricolmo versandone tutto il contenuoto.Non riusciva a frenare quei movimenti convulsi che governavano quell'azione così semplice ed elementare,non ci riusciva.L'acqua scivolò dalla tavola alla sua veste,fino ai piedi,inumidendone la pelle sporca di polvere impastata al viscoso sangue versatosi dalla piccola ferita causatale dallo stelo spinoso della rosa calpestata nella cappella.Rabbrividì,non solo perchè i suoi piedi nudi la rendevano ancor più vulnerabile e infreddolita,ma percepì la sua misera figura,inerme e incapace di fronteggiare quella vicenda inquietante.
Tremava.Tremava ancora Chantal.
E non riusciva a controllarsi.
Avvertì come d'essere osservata.
Impugnò la brocca di nuovo mentre si abbandonava ad un sospiro liberatorio e riempì finalmente una coppa per porgerla al ragazzo.
Ma quel tratto percorso ancora con le mani tremanti dalle cucine alla sala,ove Esetien l'attendeva,le parve interminabile ed insostenibile,sentiva venir meno le forze nei suoi muscoli,si forzava in quel cammino con la prostrazione di chi ha camminato infaticabilmente fino ad essere esausto.Avvertiva le mesenteriche pulsarle convulsamente nel ventre,il cuore sembrava voler investire i suoi organi con le pulsazioni amplificate nei grandi vasi che le percorrevano le viscere.Si portò una mano al petto,come a voler contenere quell'oppressivo pulsare delle arterie che la soffocava.Era la paura che ancora governava la sua mente ed il suo corpo.
La paura di chi sta perdendo qualcuno e avverte l'incapacità di strapparlo al pericolo della morte.
Suo zio.Lei lo amava.Come rivederlo,adesso?
I Ginestrini.
Loro che non avevano avuto pietà di alcuno,quale sorte avrebbero riservato a suo zio?
Si sentiva di impazzire Chantal per la sua impotenza.
Con inquietudine nella voce poi si espresse:"Esetien,qualunque cosa accada,tu non dovrai abbandonare la casa.Non ora.Non fino al mio ritorno.Ma devi dirmi con esattezza chi hai visto,e cosa hanno fatto a mio zio,perchè io possa cercarlo sin da ora.Tu,intanto,mi attenderai qui.Sbarra porte e finestre.Ieri avevo già disposto per la cena,vai in cucina,mangia qualcosa e rimani vigile fino al mio ritorno."
In attesa che Esetien finisse il suo racconto,inumidì un telo di mussola in un catino posto all'ingresso sempre pieno d'acqua fresca per permettere a suo zio di lavarsi le mani appena rientrasse,e prese a rinfrescarsi.Si sciacquò il viso tamponandolo in fretta,nelle mani che accoglievano l'acqua avvertiva la mancanza del suo anello.E ripercorse la sua separazione da esso,il volto della suora,e i corpicini e i visi di quelle creature segregate nella cappella:Signore Iddio,cosa sarà di loro?Cosa possa fare io? Pensò stringendosi il volto nelle mani.Poi si chinò a pulirsi rapidamente i piedi dalla polvere e dal sangue oramai raggrumato per indossare le calzature.Le ciocche dei suo lunghi capelli bagnatesi grondavano gocce sul collo e sul viso,confondendosi con le lacrime che la ragazza non riuscva a trattrenere per la rabbia.
Passarono alcuni istanti prima che si facesse coraggio,e ritrovata un po' della sua lucidità,si rivolse al ragazzo:
"Allora,Esetien,cosa devi dirmi che possa essere importante per ricondurmi a mio zio?Giungeste fino a casa tua?"
E,mentre parlava,si portò dietro un paravento per togliersi la sua leggera veste bianca,oramai insulsa.Aprì il guardaroba nell'ingresso e indossò una gonna pesante di emiane di lino che usava indossare per le passeggiate in campagna e una chemise di garza di cotone sopra il corsetto di pizzo bianco.Questa biancheria..troppo fine per una fioraia..sarà bene cercare indumenti più modesti al mercato..Pensò mentre si cambiava..Raccolse in fretta i capelli tenendoli fermi con un nastro doi gros-grain che cinto il capo si annodava alla nuca fermando una lunga coda di cavallo che le scivolava sulla schiena fino ad accarezzarle il sacro.E fremeva,mentre ultimava le sue operazioni fremeva che Esetien le fornisse qualche indizio utile per potersi avviare nella sua ricerca.

Guisgard
28-09-2011, 15.52.37
Cavaliere25 aveva gettato uno sguardo nella cella.
Giselle era seduta su un mucchio di paglia ed aveva la schiena contro la parete della cella.
Il suo viso era pallido per la paura ed i suoi occhi rossi per il pianto.
Tremava e si massaggiava nervosamente le mani.
Ad un tratto il russare di Mercien si interruppe per un attimo.
“Bada che nessuno si avvicini alla cella…” mormorò a Cavaliere25, per poi tornare a dormire.

Altea
28-09-2011, 15.54.25
Feci un cenno con la mano ad Arthos per fermarlo, poichè all'udire quelle parole dimostrava la stessa esuberanza dell'amico, non volevo certo un altro combattimento davanti ai miei occhi. "Vi ringrazio Lord Carrinton, accetto il vostro invito, gradirei se mi accompagnaste a casa, è stata una giornata pesante, sono stata pure vittima di un agguato assieme a messer Lyo che mi accompagnava proprio mentre stavamo raggiungendo il Belvedere per il ricevimento e il cavaliere fu pure ferito a un occhio seriamente. Io abito presso milady Sophia Elisabeth Wenstley". Salii sulla carrozza di Lord Carrinton, dentro di me nascondevo una strana inquietudine, ma cercai di calmarmi. Certo, non era consono per una milady essere sola con un uomo, anche se un gentiluomo, ma temevo di offenderlo e ricordai le parole di Lyo.

cavaliere25
28-09-2011, 15.57.06
Si state tranquillo la sto sorvegliando la prigioniera poi guardando la donna dissi mylady come vi chiamate? cercai di istaurare un dialogo con lei per non farla sentire impaurita e per capire chi ella fosse

Guisgard
28-09-2011, 16.06.56
Talia era nelle mani dei Pomerini.
Quegli uomini avevano dimostrato che nulla li avrebbe fermati dal seguire la loro missione.
“Sentitela come parla!” Gridò uno di loro. “Si vede che le fa paura la morte, se in un momento, con ancora caldo il sangue dei suoi compagni, rinnega se stessa e loro!”
“Già, hai ragione!” Gli fece eco un altro. “Era con loro ed ora invece finge di avere simpatie per noi! Uccidiamola!”
“Si, anche io lo credo!”
“Uccidiamola o ci denuncerà alla Guardia Repubblicana!”
“Si, a morte i giovani parassiti!”
“A morte!”
Ed uno di loro preparò un robusto cappio.
“Avanti, dolcezza… infila qui dentro il tuo bel collo e vedrai che non sentirai alcun dolore…”

Guisgard
28-09-2011, 16.21.22
Altea allora salì sulla carrozza di Carrinton ed i cancelli del Belvedere si aprirono.
La campagna inglese era di un intenso verde, reso così luminoso dal cielo grigio e dal forte vento che si era alzato su quelle terre.
Un vento che schiariva l'aria, ma diffondeva nel cuore una lenta malinconia.
“Un agguato?” Sorpreso il nobile. “Eh, aggirarsi da sola in queste terre è sempre pericoloso, milady… farsi accompagnare poi da un povero cavaliere come quello che era con voi, beh, permettetemi, ma non garantisce certo per la vostra sicurezza…” sorrise “… se mi concederete la grazia di occuparmi di voi, milady, lascerò presso la vostra dimora alcuni miei uomini come vostra scorta… così sarò molto più tranquillo.”

Guisgard
28-09-2011, 16.28.48
Giselle in un primo momento non rispose nulla a Cavaliere25.
Poi, fissandolo, mormorò:
“Cosa volete ancora da me? Perché non mi uccidete direttamente? Perché prolungare il mio calvario? Io non ho fatto niente di male a nessuno!”
E scoppiò a piangere.
Quel pianto svegliò Mercien.
“Ma cosa accade?” Chiese a Cavaliere25. “Dille di smetterla di piangere, o arriveranno le guardie dell’ambasciatore e la frusteranno a sangue!” E tornò a dormire.

cavaliere25
28-09-2011, 16.31.55
Milady io non so nulla credetemi io eseguo solo gli ordini su non piangete per favore ho rischiate che le guardie vi puniscano e mi avvicinai lentamente a lei io mi chiamo cavaliere25 e cercai di farla calmare

Altea
28-09-2011, 16.36.49
Riflettevo tra me e me e trasalii, Lord Carrinton sembrava essersi dimenticato che Lyo mentì dicendo ero sua consorte, al solo pensiero sbiancai "Scusate milord, ma la stanchezza ha avuto un momento il soppravvento. Delle vostre guardie nella mia dimora? Oh non preoccupatevi, non corro nessun pericolo presso la dimora di milady Sophia, ella è donna tranquilla e assorta nei suoi pettegolezzi e inviti a the e pasticcini con le sue amiche. Penso sia stato l'agguato di qualche ladruncolo, e Lyo mi ha difesa valorosamente. E poi temo milady Sophia non vedrebbe di buon occhio il fatto di avere estranei in casa propria, non pensate?". Fissai il nobile, non capivo cosa inquietasse i miei pensieri, certo di uomini belli ed affascinanti come lui ne vidi molti a corte di Bretagna, aveva qualcosa di misterioso. Il vento si faceva più impetuoso, passammo di fronte al luogo della cascata e continuai "questo posto mi affascina" indicandola "amo venire qui, come dite Voi non dovrei farlo sola ma qualcosa mi porta qua. E' un posto misterioso, oggi udii pure delle voci portate dal vento, ma erano dei sussurri di disperazione. Oh, scusatemi forse vi sto tediando con le mie parole" e sviaii il suo sguardo pensando tra me e me perchè il nobile voleva tenermi sotto controllo dalle sue guardie, non si fidava della mia persona?

Guisgard
28-09-2011, 16.56.00
“Sei davvero crudele, amico mio!” Disse scherzando Mercien a Cavaliere25. “Loro la possono torturare e violentare, e non dubito che tutto ciò avverrà molto presto, ma tu stai facendo di peggio…” sbadigliò “… le stai dando una speranza… e invece non vi è speranza che ella possa uscire viva da qui… anzi, se conosco un po’ Missan, il nostro ambasciatore sa già come farla morire…” e scoppiò a ridere.
E quella sua risata, mischiandosi al pianto disperato di Giselle, echeggiò in tutte le segrete del palazzo.

cavaliere25
28-09-2011, 17.00.46
Ma perchè cosa a fatto questa donna di cosi brutto? non mi sembra cattiva voglio sapere tutta la storia dissi guardandolo poi guardai quella donna che neanche conoscevo ma mi faceva tenerezza e volevo aiutarla ma come dissi dentro di me non so nulla di lei e rimasi fermo ad aspettare

Talia
28-09-2011, 17.06.18
Strinsi i pugni e serrai i denti... ero offesa, infuriata perfino! Come potevano insinuare quelle cose? Come? Io che... io...

“Vieni via, Talia!” le voce di Essien risuonò nella mie orecchie.
“No, lasciami!” ringhiai.
“Talia, vieni! Non c’è più niente qui! Nessuno! E’ pericoloso restare!”
“Al diavolo!”
“Sii ragionevole... ti prego!”
Sollevai gli occhi sul manifesto di fronte a me e lo lessi per l’ennesima volta, mentre calde lacrime mi rigavano le guance... lacrime amare, arrabbiate...
Non avevo più pianto dopo quel giorno!

Sollevai gli occhi su quello che aveva parlato per primo, il sangue mi bolliva.
“Io non ho compari!” sibilai “Né amici! Non ne ho mai avuti! Ricordatelo!”
D’impeto assestai un violento calcio a quello che mi teneva ferma e probabilmente lo colsi di sorpresa perché sentii la sua presa sul mio braccio allentarsi un po’... colsi così l’occasione e mi svicolai... afferrai allora un bastone abbandonato a terra da qualcuno e lo usai per colpire un paio di quegli uomini che si erano fatti sotto per riacciuffarmi, facendoli finire a terra sanguinanti...
Durò appena un attimo e subito mi ritrovai con le spalle al muro.
Sorrisi tuttavia... sollevai il braccio e frapposi il bastone tra me e loro, come a volerli tenere a distanza.
“Ecco!” dissi “Adesso, se non altro, avete un vero motivo per farmi fuori!”
Li scrutai tutti per un attimo, poi lasciai cadere il bastone e sollevai le mani: “Il fatto che io sia giunta qui con quei giovani sciocchi, non significa affatto che fossero miei amici... Al contrario, disprezzo ciò che fanno e il modo in cui lo fanno...”
Feci una piccola pausa, poi ripresi: “Io non ho alcuna intenzione di denunciarvi alla Guardia Repubblicana... e d’altra parte ciascuno di voi potrebbe fare lo stesso con me, no? Non occorre certo che vi dica quanto poco basta per venir arrestati, di questi tempi... basta un piccolo sospetto, un dubbio... basterebbe che qualcuno di voi mettesse in giro un piccolo sospetto su di me che finirei davanti al boia in un istante!”
Sorrisi, come a voler sminuire la cosa...
“Ma sarebbe uno spreco, credetemi! Sarebbe uno spreco enorme... quando invece potremo addivenire ad un accordo, voi ed io... un accordo molto interessante e vantaggioso per tutti noi! Allora... che cosa ne dite?”
Li fissai ancora per un secondo, poi incrociai le braccia: “Allora... non credete che mi sia guadagnata almeno il diritto di parlarne con il Capo?”

Guisgard
28-09-2011, 17.20.51
Carrinton sorrise lievemente e fissò la campagna dalla carrozza.
“Conosco anche io lady Sophia” disse ad Altea “e concordo con voi… ella detesta gli estranei… ma i miei uomini sono fidati, visto che garantisco io…” la fissò “… quanto a quel cavaliere, beh, il fatto che sia vostro marito non lo rende un novello Tristano… può essere un buon marito, ma non per questo anche un degno cavaliere… ah, si intravede la residenza di lady Sophia… è tanto che non passo a salutarla… ne approfitterò ora, così potrò ringraziarla di aver dato ospitalità a voi e a vostro marito, milady…”

Altea
28-09-2011, 17.32.49
"Ah, che sorpresa, non immaginavo foste amico di milady Sophia, mi chiedo come mai non fosse al ballo oggi di corte dunque." Il cuore mi batteva forte, milady Sophia non era donna molto cortese, certo mi aveva ospitata ma solo per convenienza, anzi dovevo anche darle una piccola retta in modo tale da poterle permettere di comprarsi abiti e uscire con le sue amiche, non mi avrebbe difesa. E forse era meglio dire la verità da me prima che Lord Carrinton lo sapesse da lei, altrimenti sarei passata pure io nei guai per aver taciuto la verità e certo non volevo dormire in una strada. "Lord Carrinton" mi rischiarai la voce e sfoderai il mio miglior sorriso " vedete, c'è una cosa che dovete sapere. Messer Lyo, si è perdutamente invaghito di me penso che....mi vede pure come sua moglie. Non era una presa in giro nei vostri confronti" lo fissai intensamente e seriamente per far capire le mie ragioni "egli forse trovò una scusa banale per...baciarmi. Infatti spiegai poi al cavaliere che fu gesto sbagliato, anche nei miei confronti. Se accetto la vostra protezione e delle vostre guardie promettetemi di non prendervela con un ragazzo che ha solo sbagliato per essere innamorato".

Guisgard
28-09-2011, 17.35.40
Talia aveva colto tutti loro di sorpresa.
Si era prima liberata da quella morsa, poi, raccogliendo un bastone, aveva addirittura ferito un paio di loro.
Poi quelle sue parole.
“Sta mentendo!” Gridò uno di loro.
“Si, anche io lo penso!” Aggiunse un altro. “E’ furba! Molto furba!”
“Sa bene che non possiamo denunciarla alla Guarda Repubblicana! Visto che siamo pedinati e spiati!”
“Si, uccidiamola!”
“Un momento…” disse colui che aveva parlato prima durante la riunione “… lasciatela parlare… vediamo cosa vuol dirci… per ucciderla ci sarà sempre tempo…”
http://www.freewebs.com/lizzie_swann/Elizabeth_5.jpeg

elisabeth
28-09-2011, 17.55.59
Vivevo tra la luce e le tenebre e quella donna cosi' eterea con occhi che non avevano fine....un nodo strinse la mia gola, avevo l'odore delola morte che penetrava la mia mente...sino a quando la figura svani' e rimase solo l'immagine di quella giovane fanciulla tra le mani di gente che aveva paura...aveva ragione Monsieur vivere o morire...non c'era via di uscita..." venni trascinata via , la sua mano era salda e stringeva la mia, non era dolore cio' che provavo, era un ancora...." Monsieur......coem fate a ricordare il mio compleanno in questo momento, perche' non avete aiutato quella ragazza, siete un senza nome, ma siete rispettato.....ne sono sicura.....ho visto come si rivolgevano a voi, e non avete modi rudi, conoscete le buone maniere......."........mi aveva condotta fuori dalla grotta, ma eravamo usciti dalla parte opposta....c'era un bosco, fitto e freddo...e si udiva il rumore di una cascata....." Mi sembra di essere passata in un altra terra....dove ci troviamo.."...

Daniel
28-09-2011, 20.05.18
L'uomo mi ignorò.. Si vedeva che aveva molta fretta.. Io e mio fratello ci nscondemmo dietro un cespuglio e dopo poco tempo vidi salire una dama su quella carrozza che partì a tutta velocità.. Decisi di andare insieme a mio fratello a chiedere a Sir Guisgard di chi era quella carrozza e chi era quella dama..

Melisendra
28-09-2011, 22.22.22
Lo guardai con diffidenza.
"Farò ciò che chiedete, ma non dovrete torcere un capello a Giselle e dovrete rispettare i patti."
Riflettei un attimo.
"Se mi ingannate farò ciò che è necessario... il Giglio Verde si prenderà la vostra testa... e sarò io a porgergli il coltello con cui ve la staccherà dal collo."
Buttai il pugnale giù dalla scogliera e rinfoderai lo stiletto.
Il vento soffiava prepotentemente, gonfiandomi la gonna. L'aria era densa di odori marini e salsedine.
Arretrai e salii nuovamente a cavallo.

Guisgard
29-09-2011, 02.22.49
Missan fissò Melisendra.
“Ma certo, madame…” avvicinandosi al cavallo della ragazza “… avete la mia parola che alla vostra Giselle nessuno torcerà un capello… ed in più, con un mio salvacondotto, potrete ritornare a Magnus per recuperare ciò che avete lasciato laggiù… come vedete so essere generoso…” sorrise “… ci terremo in contatto, madame… buona fortuna, dunque… per voi e per me…” gridò e frustò il cavallo della ragazza, che partì al galoppo.
E restò a fissarla mentre svaniva tra il sibilo del vento ed il ruggito delle onde che si infrangevano sulle scogliere sottostanti.

Melisendra
29-09-2011, 02.47.33
Stavo galoppando a perdifiato verso la residenza di Lord Tudor, quando il cavallo si imbizzarrì e non riuscii a tenerlo oltre. Caddi.
Rimasi a terra.
Non sapevo più che fare della mia vita. Ero in un vicolo cieco.
Il cavallo scalpitò e si allontanò di corsa, seguendo la strada che giungeva al palazzo.
Mi alzai e spolverai i vestiti.
Mi doleva un braccio, ma sicuramente non era nulla di grave.
Mi incamminai dolorante verso il palazzo, che già potevo scorgere.

Guisgard
29-09-2011, 03.04.11
Il Belvedere apparve davanti a Melisendra.
La ragazza, con l’abito sporco ed il viso stanco e stravolto, raggiunse poco dopo il grande cancello che dava l’accesso alla sontuosa residenza del duca.
Nel vederla alcune guardie le si avvicinarono.
E riconosciutala chiamarono subito sir Hagus.
“Milady!” Esclamò con sorpresa nel vederla. “I vostri abiti… cosa è accaduto? Venite, vi condurrò subito da lord Tudor. E’ stato tutto il giorno in pena per voi, dopo che siete svanita senza dare molte spiegazioni.”
La condusse così dal duca.
Questi era visibilmente inquieto e teneva ancora con sé il biglietto che proprio la ragazza aveva lasciato prima di andare via.
“Milady, finalmente!” Nel vederla arrivare. “Dove siete stata? E cosa voleva significare quel biglietto?”
Fece chiamare poi Jalem, ordinandogli di portare qualcosa di forte da bere.
“Bevete, milady…” disse il duca alla ragazza “… questo vi farà bene…”

Melisendra
29-09-2011, 03.13.23
Ero esausta.
Bevvi avidamente ciò che mi veniva offerto e trasalii quando mi bruciò la gola, ma fui lieta di sentire nuovamente il calore diffondersi dentro di me.
Cosa dire loro?
"Io... avevano detto che avrebbero liberato Giselle se mi fossi recata all'appuntamento sulla scogliera... ma Giselle... non c'era." Abbassai lo sguardo. "Sono scampata per miracolo alla cattura, ma in prossimità del palazzo sono caduta da cavallo."
Piansi e diedi voce ai miei più terrificanti pensieri: "Temo non ci sia più niente da fare per Giselle!"
Crollai. La disperazione era troppa per contenerla, così calde lacrime scendevano sulle mie guance, come una pioggia fittissima.
Poi mi calmai. Avevo ancora una carta da giocare.
"Potreste portarmi carta, penna e calamaio?" Chiesi a Jalem. "Devo assolutamente scrivere a una persona... che forse potrà aiutarmi."

Guisgard
29-09-2011, 03.26.26
“Siete stata imprudente ad andare da sola a quell’appuntamento!” Fece lord Tudor, visibilmente nervoso. “Era una trappola, mi sembra chiaro! Perché non avete chiesto il mio aiuto? Avrei mandato i miei uomini a quell’appuntamento! O almeno vi avrei fatta scortare!”
“Milord, vi prego…” intervenne Hagus “… credo che lady Melisendra sia già abbastanza scossa… piangere sul latte versato ora è inutile.”
“Avete ragione…” mormorò il duca “… avete scritto, nel biglietto, che dovevamo immaginare l’autore del rapimento…” rivolgendosi di nuovo a Melisendra “… parlavate di quel dannato ambasciatore, vero? Di quel Missan… è così?”
In quel momento Jalem portò alla ragazza carta, penna e calamaio, come lei aveva chiesto.

Melisendra
29-09-2011, 04.04.30
"Temo... temo che ormai non ci sia più niente da fare... e Missan non ammetterà mai il suo coinvolgimento in questi fatti, dunque far scoppiare uno scandalo servirebbe solo ad ampliare la distanza e la diffidenza tra Inghilterra e Magnus. Invece avete bisogno di tenerli vicini e tranquilli... tieni vicini gli amici e ancor più vicini i tuoi nemici, diceva papà..." Mi asciugai le lacrime.
Quelle parole mi erano sgorgate dalle labbra come se stessi recitando una vecchia filastrocca d'infanzia. Nelle mie giornate liete trascorse a corte, trastullandomi con i suoi piaceri... che cosa mai avevo imparato senza accorgermene? Era come se stesse venendo alla luce qualcosa che non sapevo far parte di me.
Presi la carta e intinsi la penna nel calamaio.
"Vi ricordate di quel giovane... quel Tyler del Kent? L'avrete certamente visto insieme a mio padre, visto che lo accompagnava ovunque..."
Tyler. Nel menzionare quel nome mi tornò alla mente il suo sorriso.
Affascinante per essere un semplice capitano di ventura che aveva fatto la sua fortuna entrando nelle grazie di mio padre. Un parvenù, dicevano a corte, ma Tyler era ben più di quello. E mio padre lo aveva scovato durante uno dei suoi viaggi in Inghilterra. Aveva notato la sua abilità con la spada e un'efficienza fuori dal comune, quindi lo aveva ripulito e portato con sè, un po' come quando si adotta un cucciolo.
Il cucciolo era cresciuto. Ed era pure mordace.
C'era stato un periodo in cui mi ero infatuata di quel giovane uomo tanto differente dal resto della mia nobile compagnia. Ma, consapevole del mio dovere verso la mia famiglia, avevo arginato la tentazione e avevo abbandonato la residenza di Beauchamps, andando ad affogare ogni mia debolezza nella vivace corte della capitale. Era servito a poco, comunque, visto che papà, sospettoso, aveva a malincuore deciso di separarsi dal suo uomo di fiducia e lo aveva mandato in Inghilterra a prendersi cura dei nostri affari laggiù. Promosso e allontanato.
Non lo vedevo da molti mesi.
A quel punto era la mia unica speranza.
Sapevo del genere di lavori che svolgeva per mio padre. Adesso ero io ad avere bisogno dei suoi servigi.
Scrissi poche parole:
"Sono Melisendra Yolande Demetra Du Blois, dopo molte peripezie e vicessitudini ho trovato rifugio dai disastri che ci hanno travolti ad Animos, certamente avrete udito la triste notizia della morte di Alexandre Du Blois. Ora ho bisogno del vostro aiuto... e oso sperare che non me lo negherete.
Il latore della presente può condurvi nel luogo in cui ho riparato.
Vi saluto con l'affetto che si deve a un amico.
Vostra,
Melisendra."

Sospirai, speranzosa.
"Ecco, penso che lo troverete nella città del porto... so che amava frequentare... bè, i bassifondi... Spero che sia ancora così, altrimenti non saprei dove cercarlo." Esitai, poi mi tolsi la catenina con la foglia d'edera dei Du Blois e la consegnai a Jalem. "Mostrategli questo... potrebbe diffidare del messaggero altrimenti... e il Cielo sa quanto sia suscettibile quell'uomo..."

Guisgard
29-09-2011, 04.32.17
Jalem prese la lettera dalle mani di Melisendra e dopo un cenno del duca uscì dalla stanza.
“Si, vagamente lo ricordo...ma in che modo potrà aiutarvi quell’uomo, milady?” Chiese lord Tudor alla ragazza. “Avete detto che è abile con la spada… ma buoni cavalieri qui non mancano. Spero davvero che tutto possa risolversi per il meglio.” Aggiunse preoccupato.
E mentre loro discutevano, una servitrice portò via il liquore che Jalem aveva servito loro.
“Suscettibile?” Entrando Guisgard nella stanza. “Di chi parlate? Vi è forse qualcuno di suscettibile qui? In verità dovrei esserlo io con i miei servitori…” il nipote del duca era in compagnia di alcune dame “… già, decisamente…”
“E perché mai, sir Guisgard?” Chiese una di quelle.
“Perché? Vi prendete gioco di me, milady?” Stupito il nobile rampollo. “Guardate qui i miei stivali… sono opachi, quando invece dovrebbero essere lucidi… ah, nulla è peggio che avere servi incapaci… queste cose mi fanno quasi invidiare i nostri vicini di Magnus… uguaglianza, fratellanza e niente più servitori!”
“Ma neanche più teste sul collo, milord!” Rispose lesta la dama.
“Si, ma almeno la gente va al patibolo con degli stivali decenti!”
“Siete sempre il solito, sir!” Ridendo le dame. “Amate scherzare su tutto!”
“Oh, lady Melisendra…” mostrando un cortese inchino Guisgard “… sempre vostro umile servitore…”
“Non è il momento per le tue fisse da damerino.” Lo riprese il duca.
“Damerino?” Fissando lo zio. “Dite invece la mia disperazione per la perdita del buongusto, caro zio.”
“Bah, che idiota!” Tornando alla sua scrivania il duca.

Melisendra
29-09-2011, 04.49.20
Ero arruffata e piuttosto nervosa, non ero decisamente dell'umore adatto a scherzare con quell'uomo tanto singolare.
"Sir Guisgard... come al solito molto arguto..." dissi sarcastica, richiamando la cameriera per avere un altro bicchierino di liquore. Mia madre mi avrebbe rimproverata aspramente: una dama non beve liquore, tanto meno prima dell'ora di pranzo. Una dama no, ma ero pur sempre figlia di Alexandre Du Blois... non una sciocchina appesa al braccio del primo cavaliere che le era passato davanti.
"Attendo un vecchio amico i cuoi servigi mi saranno preziosi, in queste oscure circostanze... ma so che non vi occupate di politica, dunque non voglio annoiarvi..." Chinai il capo con modestia.
"Lord Tudor, non temete, agisco semplicemente augurandomi che un uomo che era fedele a mio padre sappia anche essere fedele a me... inoltre avrò bisogno di qualcuno che si occupi della mia sicurezza quando visiterò le terre dei Wendron... lui saprà organizzare un'ottima scorta... è stato il miglior uomo di mio padre, che confidava ciecamente nelle sue capacità... Sono una sciocca a non averci pensato prima..." Deposi carta e calamaio. Sorseggiai il liquore e mi scaldai.

Guisgard
29-09-2011, 05.06.02
La servitrice diede a Melisendra altro liquore.
“Se quell’uomo riesce a farvi sentire più sicura, beh, che ben venga.” Disse lord Tudor alla ragazza. “Ovviamente, per qualsiasi cosa, io sono sempre a vostra disposizione, milady.”
“Oh, per l’Amor del Cielo!” Esclamò Guisgard. “Esistono davvero ancora uomini che risolvono le loro contese con una spada?”
“Fortunatamente si, milord.” Rispose una delle dame accanto a lui.
“Ma per carità, milady!” Scuotendo il capo Guisgard. “Lo trovo così fuori moda…”
“Io invece lo trovo romantico, sir.” Intervenne un’altra di quelle dame.
“E cosa ci sarebbe di romantico in un uomo che maneggia uno spillone?”
“Beh, immaginate, sir… magari si batte in un duello per una donna.”
“So che l’amore rende folli…” con sufficienza Guisgard “… ma non credevo anche sciocchi… io sono totalmente contrario alle armi… anzi, vi dirò, qualsiasi cosa che sia tagliente o contundente mi mette ansia… figuratevi che voglio insegnare al mio barbiere a radermi mentre dormo…”
“Oh, sir!” Esclamarono divertite le dame. “Con voi non si può mai essere seri!”
“Parlo di un uomo che ogni mattina mi passa una lama affilata sul viso” annoiato Guisgard “e voi dite che non sono serio?”
E tutte loro risero.
“Non scherzerei mai sul mio bel viso!” Esclamò il nobile nipote del duca. “E voi, invece, milady…” voltandosi verso Melisendra “… come trovate un uomo che ancora oggi maneggia la spada per risolvere i suoi problemi?”

Guisgard
29-09-2011, 05.15.00
“Eh, questa donna” spiegò Mercien a Cavaliere25 “è una nemica del popolo. Una traditrice, amico mio. Ecco perché l’ambasciatore Missan ci ha ordinato di rapirla. Lei e la sua padrona, l’ex duchessa Melisendra Du Blois, hanno tramato contro la repubblica. E vedrai che presto anche lei finirà nelle nostre prigioni.” Si alzò sgranchendosi le gambe. “Non farti dunque impietosire da lei.”
Si voltò allora verso le sbarre della cella. “Non abbiate paura, madame…” rivolgendosi a Giselle “… vedrete che non sarà poi così spiacevole questo vostro soggiorno qui… non siete una brutta donna e i soldati dell’ambasciatore si stanno già giocando la vostra gonna!” E scoppiò a ridere, mentre Giselle si lasciò cadere quasi senza sensi. “Bada che nessuno si avvicini, ragazzo.” Voltandosi verso Cavaliere25. “Io vado a fare un giretto e poi verrò a darti il cambio.”

Melisendra
29-09-2011, 05.23.41
"Oh, Sir Guisgard..." buttai giù l'ultimo sorso e mi strinsi nella coperta che mi avvolgeva. "Ammiro molto gli abili spadaccini... rapidi ed efficienti. E' il modo più rapido per eliminare le seccature! Tuttavia credo che la sola abilità non basti, ci vuole anche astuzia e ingegno..." Posai il bicchierino sul vassoio che mi veniva porto. "Il Giglio verde, ad esempio, dev'essere un uomo di tal fatta, viste le sue continue imprese." Sorrisi, persa tra i vaghi ricordi che avevo di quell'uomo. No, non sarei riuscita a tradirlo, ma dovevo assolutamente scovarlo. Nel contempo pensare a Tyler mi fece sobbalzare il cuore nel petto. Chissà se sarebbe venuto in mio aiuto. C'erano tante cose che non ci eravamo detti... ero partita così precipitosamente...

Guisgard
29-09-2011, 05.30.16
Carrinton, ad udire quelle parole di Altea, restò visibilmente turbato.
“E’ arrivato a tanto quel gaglioffo!” Esclamò. “E voi avete permesso una cosa simile a quel dannato?” Cercò di calmarsi. “Ditemi… ha approfittato di voi? Ha usato quella meschina bugia per disonorarvi?” Tirò un pugno contro lo sportello della carrozza. “Che sciocco che sono! Avrei dovuto comprendere che era una farsa la sua! Avrei dovuto leggere la perplessità sul vostro volto! E sia… per compiacervi accetterò di non punire la sua insolenza, milady… ma se si avvicinerà ancora a voi… giuro che lo infilzerò io stesso!”
Un lampo in quel momento attraversò lo sguardo di Carrinton.
Il volto, gradevole e gentile, mutò per un attimo espressione ed una smorfia di rabbia ed astio alterò i suoi bei lineamenti.
Carrinton aveva pronunciato quelle sue ultime parole non come una minaccia, ma come una promessa.
Egli era infatti considerato da tutti il miglior spadaccino di Camelot.
Ad un tratto la carrozza imboccò un viale alberato, per giungere poi davanti ad una sontuosa residenza.
“Eccoci arrivati al palazzo di lady Sophia.” Disse Carrinton ad Altea.

Guisgard
29-09-2011, 05.52.03
“Il Giglio Verde!” Esclamò visibilmente eccitata una di quelle dame. “Ma allora esiste davvero!”
“Oh, certo che si!” Rispose un’altra. “E’ un uomo d’altri tempi!”
“Il Giglio Verde, il Giglio Verde!” Sbuffò Guisgard. “Sembra che non si parli d’altro in tutta Camelot! Sono stato al circolo e ne parlavano! Persino il mio cocchiere! Ed ora anche qui! Basta, non se ne può più! Protesto vivamente!”
“Siete un po’ geloso, caro sir Guisgard?” Domandò maliziosa una dama.
“Geloso?” Ripeté lui. “Di un uomo di cui non si conosce nemmeno il viso? Magari è brutto come la peste!”
“E’ tanto affascinante quanto misterioso!” Esclamò un’altra dama.
“Vi prego, milady.” Annoiato Guisgard. “Controllatevi.”
“Mah… secondo me stiamo idealizzando quell’uomo…” mormorò lord Tudor.
“Ben detto, zio!” Sorridendo Guisgard. “E poi, detto tra noi, non credo neanche sia inglese… decisamente. Vedendone l’indole, direi italiano, o al massimo spagnolo. Si, credo appartenga ai popoli latini.” Si voltò poi di nuovo verso Melisendra. “Voi donne francesi, milady, avete una normale predisposizione verso gli animi turbolenti e romantici… questo è ciò che vi differenzia dalle donne inglesi… voi amate più una sera a teatro, mentre invece loro un piovoso pomeriggio immerse nella lettura di qualche vecchio romanzo…”
In quel momento la servitrice entrò nella sala.
“Milord…” guardando Guisgard “… il vostro scudiero desidera parlarvi.”
“Perdonatemi, mie signore.” Con un lieve inchino Guisgard. “Vi lascio ai vostri affari, caro zio… ed ai vostri sogni da romanzo, milady…” sorridendo a Melisendra.
Uscito poi dalla stanza, incontrò Daniel e suo fratello Marco.

Guisgard
29-09-2011, 05.59.59
“Allora, campione?” Chiese Guisgard a Daniel. “Ti piace il tuo nuovo lavoro?”
Ascoltò poi il racconto di Daniel, sulla carrozza e la dama portata via.
“Una carrozza e una dama…” pensieroso Guisgard “… non c’è che dire, sei un ragazzo sveglio…” abbandonando quell’espressione pensierosa e tornando ad assumere la sua normale aria di sufficienza “… ecco, queste sono per voi due.” Dando loro alcune monete. “Vi concedo una mattinata di libertà. Potete andare al villaggio a godervi questo permesso speciale… e, magari, scoprire qualche informazione su quella carrozza e quella sua misteriosa passeggera…” sorrise e li salutò “… ah…” voltandosi “… mi avete incuriosito con quella storia della carrozza… se scoprite qualche altra cosa, mi piacerebbe saperlo.” Fece loro l’occhiolino e andò via.
“Ehi, Daniel!” Felice Marco. “Ora ci divertiremo alla grande con queste monete al villaggio!”

Guisgard
29-09-2011, 06.14.46
Esetien annuì a quelle parole di Chantal e continuò il suo racconto.

Padre Adam allora si avvicinò ai due soldati repubblicani.
“Volevate bere, no? Avanti, fateci compagnia. Oste, un altro bicchiere!” Gridò uno dei due soldati.
La bottiglia era piena solo a metà e i due soldati sembravano intenzionati a finirla tutta.
“Veramente non è per me il vino…” fece padre Adam.
“Ah no?” Stupito il soldato. “E per chi?”
“In verità è ospite a casa un mio vecchio compagno d’arme…” rispose il chierico “... e volevo offrirgli del buon vino...”
“Bah, questo vino non è poi tutto questo granché!”
“Meglio di niente, però.”
“Non pensateci e bevete voi piuttosto.” Disse l’altro soldato.
Padre Adam osservava la bottiglia svuotarsi sempre di più.
E i due soldati erano sempre più sbronzi.
Il chierico comprese allora che doveva agire.
“Stamani ho assistito all’esecuzione di un monaco...” mormorò padre Adam “… alla fine hanno lanciato al popolo che assisteva ciò che quel monaco aveva con sé…”
Mise allora sul tavolo tre immaginette sante.
“Stant’Antonio Abate e San Cristoforo perdono, la Vergine invece vince.”
Mischiò sotto i loro occhi le tre immaginette.
“Allora, dov’è la Vergine?” Chiese.
“Questa a sinistra!”
“Per me è questa al centro!”
“No, questa a destra!” Esclamò il chierico, girando le immaginette.
“Voglio riprovarci.” Disse uno dei due soldati.
“E sia.” Annuì il chierico. “Ci giochiamo quanto resta di quella bottiglia?”
“La bottiglia è la nostra.” Replicò uno dei due. “Voi invece cosa scommettete?”
“Una moneta d’argento.” Rispose il chierico.
Il gioco allora riprese e tutte le volte il chierico vinse.
“C’è qualcosa che non va…” insospettito uno dei due soldati “… voglio fare un altro giro...”
“E sia, ma solo un altro.” Annuì il chierico, per poi mescolare di nuovo le immaginette.
“Mescolate più lentamente...”
“Il gioco sta nell’abilità di chi mescola, amico mio.”
“Vi ho detto di farlo più lentamente…”
“Va bene…” mormorò padre Adam.
“Io dico questa al centro!” Esclamò il soldato, bloccando l’immaginetta con una mano.
“I miei complimenti, avete indovinato!” Sorridendo il chierico. “E come pattuito ecco la vostra moneta."
Ma mentre prendeva la moneta d’argento, dalla tasca cadde un rosario.
“E questo?”
“Era anche questo del monaco giustiziato.” Rispose padre Adam.
Ma i soldati si erano ormai insospettiti.
Ed uno di loro si avvicinò al chierico e gli strappò il lungo mantello.
“E tutta questa roba?” Mostrandogli gli oggetti per la funzione che gli avevano trovato addosso. “Quanti monaci hai visto giustiziare, eh?”
“E’ uno sporco chierico…” disse l’altro, per poi colpire al volto padre Adam.
Un attimo dopo i due soldati portarono via il chierico.

“Ecco…” in lacrime Esetien “… questo è ciò che è accaduto… io ho seguito per un po’ i due soldati… li ho seguiti fino a quando sono giunti al palazzo del procuratore della repubblica… poi, disperato, sono corso qui…”

Guisgard
29-09-2011, 06.18.01
Monsieur camminava tenendo per mano Elisabeth, quasi a trascinarla via con sé.
“Non potevo fare nulla per quella ragazza, madame…” disse “… lei aveva fatto la sua scelta, quella di seguire quei giovani… sono le scelte che ci differenziano dagli altri… ogni uomo è ciò che sceglie di essere…”
Uscirono allora da quelle catacombe, ritrovandosi in un bosco.
Seguirono le sponde di un fiumiciattolo, per ritrovarsi poi presso una cascata.
Poco vicino vi era una tavernella, chiamata Dei Ponti, perché sorgeva a poca distanza dai resti di un vecchio acquedotto romano.
“Ci hanno detto che qui è possibile assaggiare le migliori focacce di noci e miele della zona…” entrando in quella tavernella Monsieur.
“Siete in errore, signore.” Risentito il taverniere. “Qui si possono assaggiare le migliori focacce della nazione. Anzi, della Francia intera.”
“Tonto Vincel!” Esclamò divertito Monsieur. “Non riconosci più i vecchi amici?”
“Per la barba del demonio!” Stupito il taverniere. “Sei proprio tu!” E corse ad abbracciarlo. “Come stai, vecchio mio?”
“Bene, amico mio!” Rispose Monsieur.
“E questa bella signora?” Fissando poi Elisabeth. “E’ forse tua moglie? Come ha fatto un brutto muso come te a farsi sposare da una donna tanto bella?”
“No, non è mia moglie.” Rispose Monsieur. “Ma di che t’impicci poi! Avanti, portaci qualcuna delle tue famose focacce, del formaggio e dei salumi. E non dimenticare di innaffiare il tutto con del buon vino della casa!”
“Tranquilli, vi servirò un pranzetto con i fiocchi.” Ridendo il Taverniere. “Su, prendete posto ad uno dei tavoli, amici miei!”

Altea
29-09-2011, 09.44.05
"Milord, non arrabbiatevi per carità. Messer Lyo è cavaliere d'onore", sbigotitta da quella collera improvvisa ma rasserenata pensando che Lyo fosse almeno in salvo dalle mani di Carrinton.
Scesi dalla carrozza e seguii in silenzi il milord, era meglio non contraddirlo, ma dubbiosa dal suo interessamento. Entrammo in casa e subito la serva di Lady Sophia arrivò e si inchinò davanti a Lord Carrinton mentre mi lanciava il solito sguardo astioso. "Jolie, potrebbe annunciare a Lady Sophia l'arrivo di Lord Carrinton" mi rivolsi a lei in tono scorbutico.

elisabeth
29-09-2011, 10.03.59
Si la vita era una scelta, a volte forzata, ma pur sempre una scelta.....mi sentii trascinata tra le foreste che avevano accoto la mia adolescenza, odore di terra bagnata e scroscio di acqua......i miei piedi volavano sulla terra umida.....Monsieur forse non sie ra accorto che mi stava trascinando via, erano due giorni che vivevo in balia delle sue necessità, avevo imparato molte cose.....come un uomo potesse vivere guardandosi alle spalle......ed avere la prontezza di reagire per salvare la sua vita e quella di chi gli stava accanto. L'orrore della morte mi aveva lasciato uno strano odore addosso.....di foglie marce.......ma ero trascinata da lui e la mia vita non era piu' una scelta sugli eventi.....ma in balia degli eventi........La Taverna era piccola ma molto accogliente e quel vecchio ponte faceva di quel posto un paesaggio da favola...quanto le cose potessero cambiare da un momento all'altro era quasi impossibile solo immaginarlo........All'interno poche persone,ma l'atmosfera sembrava serena....L'oste un omone dal viso rubicondo ci venne incontro....qualche scambio sulla bonta' della sua cucina e poi......e poi un abbraccio di vera amicizia.....Monsieur conesca tutti, non c'era luogo dove non fosse riconosciuto....forse in quel momento non doveva essere proprio un bene. Ci sedemmo ad un tavolo da cui potevamo vedere la porta d'entrata......."....Monsieur se continuate a trascinarmi con voi vi rovinero' la piazza.....e' un bel posto qui mi rircorda il posto da cui provengo, la foresta di Scissy sul Mont Saint Michel, eppure ho un senso di smarrimento, la mia vita e' cambiata nel giro di qualche settimana e la cosa mi disorienta . Pensate che riusciro' a consegnare al piu' presto il mio libro ?.......!!...Incomincia a sentire un senso di torpore, fu istintivo togliere il mio mantello e poggiarlo insieme alla borsa accanto alla sedia posta vicino a Monsieur......il Giglio che avevo sul braccio incomincio' a farsi sentire.....lo avevo sempre tenuto nascosto agli occhi degli altri...ma ora non mi importava, la mia vista si annebbio' e cominciai a sentire rintocchi di campane.......e voci di uomini e donne.....suoni di lacrime Celtiche......ritornai in me ....qualcuno cercava di riportarmi alla realta'.....istintivamente mi riparai il volto...

cavaliere25
29-09-2011, 10.57.31
Va bene dissi andate pure qui controllero io la situazione e mi sedetti sulla sedia e continuavo a guardare la donna che brutta fine che vi aspetta dissi guardandola e rimasi fermo a guardare il suo viso

Daniel
29-09-2011, 17.25.33
<<No Marco.. Dbbiamo scoprire qualcosa di più su quella carrozza.. andiamo alle scuderie...>>
Andammo nelle scuderie e vidi che c'erano soltanto due cavalli.. Starlight di Gonzaga e il cavallo di Sir Guisgard.. Guardai Marco e dissi
<<Facciamo finta di portarli a abbeverarli al fiume ahah!>> Sellammo i cavalli e andammo verso i villaggio.. Ma nella foresta trovammo un carro...
Appartieneva ad alcuni zingari che stavano bevendo e giocando ai dadi...
<<Chi saranno?>> Decisi di tornare subito da Sir Guisgard a riferire tutto..

Melisendra
29-09-2011, 20.55.35
Salutai Sir Guisgard con un cenno del capo e poi mi ritirai nelle mie stanze.
Mi sembrarono vuote e ancora più estranee senza la presenza della mia cara governante, della mia confidente e unica amica.
Colta dal nervosismo liquidai le cameriere con un gesto imperioso e rimasi da sola a immergermi nella tinozza.
Il braccio mi doleva ancora, ma non c'era ragione per soffermarsi sulle sofferenze del corpo, quando il mio cuore era in pena per Giselle.
Uscii dalla vasca e mi asciugai, quindi cercai un abito e indossai il primo che mi capitò sotto mano.
Nel sole pomeridiano ogni cosa splendeva con grazia. Gli stucchi dorati riflettevano una luce gradevole e rassicurante.
Scesi in giardino a passeggiare, rimanendovi fino al tramonto del sole.
Mi augurai che Jalem potesse completare la sua missione e portare con sè Tyler.
Sdraiata sotto un noce rimasi a osservare l'orizzonte. L'aria iniziava a soffiare e in lontananza una lieve foschia saliva dal terreno. Ricaddi all'indietro, esausta, ad ammirare il cielo che si rannuvolava sopra di me.

Guisgard
30-09-2011, 02.00.44
Il giardino era immerso nel sognante e rasserenante incanto di quel pomeriggio di fine Settembre.
Le nuvole, sospese sopra il Belvedere, assumevano tonalità di vivo vermiglio, man mano che il Sole, scendendo verso Occidente, le investiva col suo alone.
Melisendra si lasciava quasi baciare da quella fresca e riposante brezza che soffiava da Nord, mentre l’ultimo canto degli uccellini annunciava l’imminente crepuscolo.
Ad un tratto la ragazza udì un rumore di cavalli.
Una carrozza era giunta al palazzo.
Da essa scese Jalem che fu subito raggiunto da Hagus.
I due parlottarono tra loro e poi Hagus corse a riferire al duca.
Pochi istanti dopo un servo raggiunse Melisendra.
“Milady, sua signoria vi prega di raggiungerlo nella biblioteca…” riferì alla ragazza.

Melisendra
30-09-2011, 02.08.32
Mi voltai verso quella voce che aveva infranto l'incanto della sera e i miei pensieri. Sollevai un sopracciglio, preoccupata, poi mi alzai e seguii il servitore.
Entrai come un turbine nella biblioteca, capelli sciolti e guance arrossate dall'aria fresca.
"Milord," mi inchinai "mi avete fatta chiamare?"

Guisgard
30-09-2011, 02.31.29
Nella biblioteca c’erano lord Tudor, Hagus e Jalem.
Appena Melisendra entrò nella sala, subito calamitò gli sguardi dei tre.
“Jalem è appena tornato dal porto, milady.” Disse il duca, per poi fare un cenno al suo servitore.
“Milady, sono stato al porto e ho cercato l’uomo di cui ci avete accennato.” Fece questi. “Non è stato facile, ma alla fine sono riuscito a trovarlo grazie ad alcuni marinai che avevano prestato servizio sotto lord Tudor. Ed incontrato quell’uomo gli ho subito consegnato la vostra lettera…”
“Non credo sia un soggetto facile, milady.” Intervenne Hagus. “Da ciò che ci ha riferito Jalem, sembra si tratti di un individuo assai singolare.”
“Ha preso con sé la lettera e la catenina con la foglia d’edera…” riprese a raccontare Jalem “… ma non mi ha voluto seguire al palazzo… ha detto che dovete essere voi a raggiungerlo… vi attende alla locanda delle Due Rose, milady.”
“E’ inaudito!” Tuonò lord Tudor. “Un misero marinaio pretende che una dama lo raggiunga in una locanda! Come osa?”
“In effetti sembra un tipo molto particolare.” Annuendo Hagus. “Probabilmente non si fida.”
“Ma se ha ricevuto la lettera e la collanina come prova!” Esclamò lord Tudor.
“Non saprei…” pensieroso Hagus “… come vi comporterete, milady?” Fissando Melisendra.

Melisendra
30-09-2011, 02.45.30
Ero sulle spine, ma quando udii con le mie orecchie che quegli uomini erano riusciti nella loro impresa, finalmente presi fiato. Risposi quasi di getto.
"Acconsento, naturalmente..." guardai Lord Tudor "So bene, milord, quanto possa sembrarvi singolare, ma è stato uno degli uomini più fedeli a mio padre e non ho nulla da temere da lui..." Parlai con sicurezza e tranquillità. Una nuova quiete era scesa nel mio cuore e tacitava ogni timore.
"Non c'è tempo per preparare una carrozza, posso benissimo cavalcare..." supplicai Lord Tudor con lo sguardo. Ero testarda e le circostanze richiedevano tempestività.

Guisgard
30-09-2011, 02.57.31
Lord Tudor si alzò dalla sedia e cominciò a passeggiare nervosamente nella stanza.
“Spero che sia vero ciò che dite e non soltanto frutto del vostro entusiasmo ed ottimismo, milady…” fissando Melisendra.
I suoi occhi erano gli stessi di quelli di sua madre e lui mai era stato capace di negarle qualcosa.
“E sia…” mormorò “… andate alla locanda delle Due Rose… si trova nel villaggio. Però Hagus vi seguirà. Non sono tranquillo a sapervi da sola in quel luogo. Jalem, conduci lady Melisendra nelle scuderie. Mi raccomando, messere.” Fissando poi Hagus, come a volergli affidare la sicurezza della ragazza.
"State tranquillo, milord." Rispose Hagus.
Pochi istanti dopo i cavalli erano pronti.

Melisendra
30-09-2011, 03.16.45
"Vi ringrazio, Milord..." sorrisi.
Non ero mai stata entusiasta dei lunghi viaggi in carrozza e neppure del modo aggraziato, ma tutt'altro che pratico, di cavalcare all'amazzone. Montai a cavallo coperta di un mantello scuro che celava il mio volto e spronai il cavallo.
La strada sembrava non finire mai e quando scorsi in lontananza le luci di una cittadina, strinsi ancora più saldamente le redini e lanciai il cavallo al galoppo. Il mio accompagnatore non mi perdeva di vista e non cedeva di una distanza.
Una volta giunti nei pressi delle prime case, cedetti il passo a Sir Hagus e mi lasciai guidare fino alla locanda.
Mi domandai se avrei rivisto negli occhi di Tyler ancora lo stesso ragazzo che avevo conosciuto quando era giunto tra noi a Beauchamps. Dietro i modi sbrigativi dell'avventuriero c'era ancora quel giovane che non riusciva a incrociare il mio sguardo? Era stata quella singolare timidezza, nascosta sotto una dura scorza a farmi avvicinare pericolosamente a lui.
Varcai la soglia della locanda.

Guisgard
30-09-2011, 03.48.46
La locanda delle Due Rose era gremita di gente.
Giocatori di dadi e bari, zingare e prostitute, parassiti e mendicanti.
E questa svariata umanità, tra vizi e miserie, animava quella scena fatta di volti, voci, sguardi, risate.
Melisendra cominciò a cercare fra quei volti, quelle voci, quegli sguardi e quelle risate.
Hagus restò in disparte al bancone, senza però perdere mai di vista la ragazza.
“Hey, bel marinaio, per quella collanina posso leggerti la mano e svelarti il presente ed il futuro!” Disse all’improvviso la voce di una zingara. “E se come sembra è anche di valore…” aggiunse la zingara “… posso darti anche qualche altra cosa, bel marinaio…”
“Il presente ed il futuro?” Mormorò Tyler alla zingara, senza però distogliere lo sguardo da Melisendra. “Invece è solo il passato ad aver valore per questa collanina…” e mostrò la mano con quel gioiello intrecciato tra le sue dita “… ben ritrovata, madame…” disse poi a Melisendra.
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Melisendra
30-09-2011, 04.04.21
Lo guardai con sorpresa. Era lì, davanti a me. Non avrei mai creduto di rivederlo.
"Tyler..." mormorai, sgranando gli occhi e scostando il cappuccio. La massa di boccoli rossi mi scivolò sulle spalle, rilucendo della luce soffusa delle candele.
"Il passato..." abbassai gli occhi. Il suo sguardo. C'era qualcosa di nuovo nel suo sguardo che non riuscivo a cogliere. "E' tutto un cumulo di macerie... tra tutti io sono l'unica che si è salvata." Sollevai lo sguardo e questa volta fissai gli occhi nei suoi. "Ho... ho bisogno di te."

Guisgard
30-09-2011, 04.06.41
“Mont Saint Michel…” ripeté Monsieur, mentre il taverniere servì loro quanto ordinato “… ci sono stato anni fa… credo sia un posto unico, dove davvero il Cielo sembra congiungersi con la terra… quella marea pare voler ricoprire ogni cosa e mutare ciò che vediamo… allora la terra scompare e le acque dominano… davanti a quello spettacolo si arriva a rimpiangere di non essere un poeta…” restò un attimo pensieroso “… ieri era il giorno di San Michele… al mio paese è festa grande… ci manco da così tanto tempo che quasi mi sembra di non esserci mai stato…” sorseggiò del vino “... voi rovinarmi la piazza?” Sorridendo ad Elisabeth. “Ed in che modo? Nessuna donna potrebbe essere gelosa di voi, visto che non manifestate alcun interesse verso di me.”
Il taverniere portò le focacce col miele in tavola.
“Un ottimo dolce per festeggiare il vostro compleanno, madame.” Disse Monsieur. “Fulgenzio scriveva che per acquietare i latrati di Cerbero occorrono proprio focacce e miele.”
“Eh, il nostro amico è un gran filosofo, madame.” Sorridendo il taverniere. “Non lasciatevi ingannare dalle sue parole… egli è un dotto col cuore di un filibustiere!” E rise di gusto.
“E tu un cuoco con la lingua troppo lunga!” Replicò Monsieur. “Ti vedrei bene in una commedia di Menandro o di Aristofane!”
“Ah, eccolo!” Scuotendo il capo. “Quando dico il vero e non sa come smentirmi, ecco che cerca di confondermi con le sue lettere!”
Ed entrambi risero.
“Ma voi siete stanca, madame…” fece Monsieur fissando Elisabeth “… forse vi ho davvero fatto affaticare troppo…”
“Ma dove siete stati?” Domandò il taverniere.
“Nell’Oltretomba…” mormorò Monsieur “… come Orfeo ed Euridice…”
“E chi sarebbero?”
“Mostraci una stanza per far riposare madame…”
“Si, subito.” Annuendo il taverniere. “Seguitemi, prego.”
Un attimo dopo il taverniere mostrò la stanza ad Elisabeth.
“Ora riposatevi, madame…” disse Monsieur “… io attenderò il vostro risveglio… e dopo potrete riprendere la vostra missione.”

Guisgard
30-09-2011, 04.30.03
Tyler fissò Melisendra per alcuni istanti.
I suoi occhi scivolavano sulla pelle d’alabastro di lei e tra quei boccoli rossi.
Gli occhi di lei.
Tyler li fissava, come se vi vedesse altro dentro.
Un mondo, tanto rimpianto, quanto lontano.

“La barca che deve condurmi dall’altra parte della baia è pronta?” Chiese Melisendra.
Tyler era sulla prua e la fissò senza rispondere nulla.
“Allora? Hai sentito ciò che ti ho detto?”
“Le nuvole si stanno gonfiando troppo velocemente…” mormorò lui “... ed il vento ha cambiato direzione... non mi piace il mare oggi…”
“A me non interessa cosa ti piace o meno…” seccata lei “... devi portarmi dall’altra parte della baia! O vuoi che vada a riferire questo tuo comportamento a mio padre?”
“Vostro padre mi ha affidato la sua barca...” saltando giù da essa lui “... e non posso salpare con questo tempo... i vostri amici aspetteranno il sereno…”
“Come osi?” Adirata lei. “Cosa ne sai tu di una festa dell’alta società? Sei solo un povero marinaio grezzo ed ignorante!”
“Cosa accade qui?” Correndo un altro marinaio.
“Philip, vi prego, portatemi voi dall’altra parte della baia!” Alterata Melisendra. “Al mio ritorno poi riferirò l’accaduto a mio padre!”
Ad un tratto Tyler saltò sulla barca e mollò la cima, per prendere il largo ed allontanarsi.
“Dove diamine vai?” Gridò Philip. “Torna indietro!” Scuotendo il capo. “Quello è tutto matto!”

Anche quel ricordo lontano sembrò attraversare il mondo che Tyler vedeva negli occhi di Melisendra.
“Già…” mormorò “… non è rimasto più niente di quel passato… ho saputo della sorte toccata alla vostra famiglia, madame… ma dubito che io possa aiutarvi ora… sono solo un povero marinaio grezzo ed ignorante…” e fissò la catenina che aveva in mano.

Guisgard
30-09-2011, 05.03.33
Jolie condusse Altea e Carrinton nella sala degli Arazzi, dove lady Sophia si rifugiava per dedicarsi alle sue amate letture.
Era questa una donna di vecchio stampo, legata alle antiche consuetudini dell’aristocrazia inglese.
Severa ed austera, lady Sophia non amava troppo quegli slanci e quegli impeti che invece animano spesso i comportamenti dei giovani.
Legata alle sua abitudini, amava apparire sempre ben vestita e del tutto conforme ai canoni della vecchia nobiltà inglese.
Aveva accettato di accogliere in casa sua la bella Altea in cambio di una cospicua rendita, che il padre della giovane le aveva assicurato.
“Siete tornata, finalmente.” Fissando Altea. “Ormai vi davo per dispersa. Non sta bene che una dama vada in giro da sola per la campagna. Se lo sapesse vostro padre, si adirerebbe molto. Tanto con voi, quanto con me.” Riponendo sul tavolino il libro che stava leggendo. “Oh, ma vedo che non siete giunta sola…” alzandosi in piedi “… lord Carrinton, ma che piacere!”
“Il piacere, come sempre, è il mio, milady.” Con un lieve inchino. “Vi prego, non adiratevi con lady Altea… ci siamo conosciuti mentre ci recavamo entrambi al ricevimento di lord Tudor e non ho saputo rinunciare alla sua cortese compagnia… se c’è qualcuno da punire, milady, temo di essere io…”
“Come potrei punirvi, milord?” Sorridendo lady Sophia. “Siete un campione di cortesia e cavalleria… e sinceramente non comprendo cosa vi abbia attratto della nostra Altea… i suoi modi ed i suoi costumi” continuò la nobildonna “sono così diversi dai nostri… l’Irlanda è tanto bella, ma temo che potrei passarci solo le mie vacanze di Primavera… anzi, non credo che un aristocratico possa vivere in un luogo tanto selvaggio.”
“Milady…” replicò con garbo Carrinton “… eppure anche in luoghi tanto selvaggi sanno sbocciare fiori dai rari colori e dagli straordinari profumi…” fissando poi Altea “… per questo, perdonatemi, sarei quasi tentato di vendere ogni mio bene per recarmi in quei luoghi…”
“Siete il solito galante, milord!” Esclamò lady Sophia. “Se non vi conoscessi, sarei quasi disposta a prendervi sul serio!”

Melisendra
30-09-2011, 05.10.46
Sorrisi un po' malinconicamente.
"E io... come dicevi? Ah sì... una pupattola dorata..." alzai gli occhi al cielo a quel ricordo. Eravamo poco più che ragazzini e litigavamo spesso. "Ti detestavo, Tyler... eri il figlio maschio che mio padre aveva sempre voluto... E se lo fossi stata, forse, non sarebbe finita così."
Ordinai da bere un bicchiere di vino per me e uno per lui. Glielo offrii.
"Ringrazio il Cielo che almeno tu ti sia salvato... la sorte ha voluto che non ti trovassi a Beauchamps durante la rivolta..."

"Padre! Papà! Che lungo viaggio dalla capitale... lungo e polveroso!" sorrisi scendendo dalla carrozza e trovando mio padre ad attendermi a Beauchamps. Insieme a lui, a darmi il bentornato c'erano i suoi uomini e le dame di mia madre. Mi guardai intorno, istintivamente, alla ricerca di un volto familiare che non scorgevo. Ma celai quell'ansia dietro a un sorriso.
"Bambina... il tuo ritorno ci ha sorpresi... eri così ansiosa di tornare alla vita di corte che non pensavamo di vederti tornare così presto. Il tuo biglietto, però, è giunto tempestivamente." Mia madre parlava con quel lieve accento straniero che rendeva affascinante ogni sua parola, come se scivolasse su un tappeto di velluto.
Abbracciai mio padre, ma il suo sguardo era indecifrabile. Inarcai un sopracciglio.
"Vuoi scusarci, mia cara? Vorrei parlare da solo con nostra figlia..." A un suo cenno il cortile si svuotò. Ero quanto meno stupita.
"Padre..." riuscii a dire con aria interrogativa.
"No, Melisendra... non dire una sola parola..." i suoi occhi erano freddi. Non era mai stato così freddo con me. "Lui non c'è. Due giorni fa abbiamo ricevuto il biglietto che annunciava il tuo ritorno e io... io l'ho allontanato. Si trova in Inghilterra adesso. Ed è meglio che te ne dimentichi."
Sgranai gli occhi. Mi si seccò la gola.
"Ma..." cercai di spiegarmi.
"Ma niente! Non sono vecchio tanto da non accorgermi di certe cose!" I suoi occhi fiammeggiarono. "Non voglio sapere nulla di quel che è o non è successo! Anche perchè è un uomo d'onore e in quanto tale sono certo che non sia accaduto nulla di irreparabile, ma questo non giustifica la tua leggerezza! Se fosse stato chiunque altro... lo avrei fatto fustigare, giustiziare e gettare a mare il suo corpo!" Lo guardai talmente esterrefatta che si addolcì un pochino. "Non ne parleremo più... anche perchè ho deciso! Ti ho tenuta fin troppo con me... devi sposarti e ti sto combinando un buon matrimonio."
Mi sentii raggelare.
"Ti sposerai e sarà bene che il tuo futuro marito non rimanga insoddisfatto di te... ci siamo capiti?" Mi accarezzò dolcemente il capo. "Non fare così... è per il tuo bene e per quello del nostro casato. Sarai felice... lo prometto..."
Non ne parlammo mai più.

Una cameriera ci portò una candela e io potei osservare meglio il suo viso. Sorrisi. Posi la mia mano sulla sua che stringeva la catenina e racchiusi le mie dita attorno alle sue, che stringevano la foglia d'edera.
"Suvvia, Tyler... il passato è andato come doveva andare, lo sai anche tu... ma ne conserviamo anche dei bei ricordi, no?" Era strano rivederlo senza l'uniforme nera bordata di cremisi che indossava al servizio di mio padre. E dov'era finita la sua spada? "Cosa fai qui? Credevo fossi tornato nel Kent... temevo non ti avrei più trovato..."

Guisgard
30-09-2011, 05.37.14
La mano di Melisendra sulla sua.
Quasi istintivamente Tyler lasciò scivolare tra le dita la catenina.
“Non dovreste separarvene…” disse “… questa catenina avrà pure un valore…” sorseggiò del vino “…mi sono salvato non a causa della Bontà del Cielo, ma solo perché nelle mie vene non scorre sangue blu… come il vostro…” aggiunse “… siamo diversi, madame… anche davanti all’odio degli uomini… anche davanti alla morte stessa…”
Teneva gli occhi bassi.
Era sempre stato un cavallo selvaggio, indomito ed indomabile.
Un ragazzo tutto cuore, impulsi, istinti, passioni.
E lei non era mai riuscita a capire fino in fondo cosa celasse quel suo sguardo tormentato ed inquieto, protetto com’era da quell’impenetrabile velo di malinconia.
“Non sono mai stato il figlio maschio che vostro padre tanto desiderava…” tirando via la sua mano da quella di lei “… un figlio non si caccia via…” i suoi occhi fissarono, per un attimo, quelli di lei “… ci sono stato poco nel Kent… il mare… il mare è il mio mondo, il mio sogno… l’unico che il passato non si sia portato via… qui arruolavano marinai per ogni genere di traffico… e non facevano troppe domande… per questo sono ritornato qui... una volta una zingara mi predisse che sarei morto in mare… ed anche io lo credo…”

Guisgard
30-09-2011, 05.44.02
Giselle, dopo un po’, si riprese.
Si rannicchiò allora in un angolo della cella, con le braccia attorno alle ginocchia piegate e lo sguardo basso.
Aveva smesso di piangere e ora i suoi occhi sembravano celare rabbia.
Restò così per diversi, lunghi istanti.
Poi, ad un tratto, alzò il volto verso Cavaliere25.
Sembrava quasi sul punto di voler dire qualcosa al ragazzo, ma il ritorno di Mercien la fece piombare di nuovo in quell’apparente indifferenza.
“Ecco, ora tocca a me.” Disse Mercien a Cavaliere25. “Faccio io la guardia al nostro prezioso ostaggio, tu vai pure a farti un giretto per il palazzo.”

Melisendra
30-09-2011, 05.59.45
"Non parlare della morte... la vedo dappertutto... l'ho vista così da vicino negli ultimi tempi..." sospirai. "Papà... l'ho visto prima che lo conducessero al patibolo... mi ha detto che era felice di sapere che eri salvo da qualche parte, perchè sapeva che se fossi stato con noi ti saresti battuto fino alla fine pur di difenderci... ha anche detto..." ma mi fermai. Non potevo dirgli che Thierry aveva pianto sapendo di abbandonarmi orfana nelle mani di un pomerino. Abbassai lo sguardo sulla foglia d'edera.
"Tyler... sono venuta qui perchè sono in pericolo e speravo che tenessi a me quanto tenevi alla stima di Thierry Du Blois... forse è stato un errore pensare che avremmo potuto parlare come due adulti." Mi alzai. "Non riesci nemmeno a pronunciare il mio nome... non mi guardi neppure negli occhi..." Esitai. "Ora capisco come fece mio padre ad accorgersi di tutto... deve avercelo letto in faccia..."

Altea
30-09-2011, 10.38.36
Con impeto risposi alla milady, mi sentii umiliata davanti a Lord Carrinton "Milady si ricordi che nel mio sangue scorre sangue nobile, mentre voi avete sposato un ricco duca a cui avete prosciugato gli averi, eravate solo una dama di corte. Non avete ricevuto l'educazione reale chemi è stata impartita severamente dai miei genitori. Quindi palesi le parole, gentilmente, oppure preparo i bagagli e andrò dall'oste qui vicino piuttosto di dare a voi i soldi degli O' Kenninghton". Subito chiamai la cameriera "Jolie, aiutatemi a prepare i miei bagagli, mi trasferirò alla locanda di fronte" e presi dritto il corridoio per raggiungere le mie stanze, il mio orgoglio irlandese era stato ferito.

cavaliere25
30-09-2011, 10.52.36
Va bene dissi presi e mi alzai dalla sedia e mi avvia per andare a sgranchirmi le gambe mi guardai in torno cercai le cucine per andare a dissetarmi ma non volevo allontanarmi troppo essendo che non conoscevo bene quel palazzo

Guisgard
30-09-2011, 21.25.17
“Melisendra…” disse all’improvviso Tyler, prendendo la mano della ragazza “… non andare via…”

“Perché l’hai fatto?” Con rabbia Melisendra.
“Fatto cosa?” Fingendo di non capire Tyler.
“Lo sai benissimo!” Esclamò la ragazza. “Non avevi il diritto di colpire il figlio di monsieur De la Toure!”
“Ah, parli di quell’idiota…” sbuffando Tyler “... mi dava sui nervi... crede di essere qualcuno solo perché suo padre è un facoltoso possidente terriero.”
“Certo che lo è!” Avvicinandosi a lui Melisendra. “E’ un ragazzo cortese, affabile e non si comporta come un animale!”
“Allora vuol dire che accetterete il suo invito al ballo di Saint Michel?”
“Stanne fuori!” Rispose stizzita lei. “Non devo dar conto a te di ciò che faccio!” E si voltò verso l’uscita.
“Melisendra…” disse Tyler afferrandole all’improvviso il polso.
“Come osi? Lasciami subito!”
“Mi ha sfidato…” mormorò lui “… credo in una sorta di duello...”
“Come sarebbe?”
“Forse mi ritiene davvero poco più di una bestia ignorante…” accarezzando un cavallo Tyler “... ha scelto come arma la spada... buon per me che mi ritiene incapace di impugnarne una...” ebbe un gesto d’ira, tirando un pugno contro la porta in legno “… mi ritiene un animale indegno di stare in mezzo alla gente civile... ma del resto anche per voi sono un animale da tenere a distanza...”

Quel ricordo attraversò come un lampo il suo cuore, mentre ancora stringeva la mano di lei nella sua.
“Non andare via, ti prego…” ripeté “… raccontami ogni cosa… dimmi quale pericolo corri…”

Guisgard
30-09-2011, 21.40.19
“Come osate rivolgervi a me con questo tono?” Con voce alterata lady Sophia. “Lady Altea, vi rammento che ho accettato di ospitarvi in casa mia solo per compassione e Carità Cristiana! Comunque, statene certa, vostro padre sarà messo a conoscenza di questo vostro comportamento! Forse non avete ancora capito che qui non siamo in Irlanda, ma in una nazione civile!”
“Milady…” prendendo la parola lord Carrinton “… perdonatemi, ma credo che lady Altea si sia risentita non poco di tutto ciò.”
“E’ solo una sciocca ragazza!” Con astio lady Sophia.
“Lasciate pure i bagagli di lady Altea qui…” fece Carrinton rivolgendosi a Jolie “… verranno a prenderli alcuni miei servitori… milady…” voltandosi poi verso Altea “… spero accetterete di prendere possesso della mia residenza di caccia… è una dimora confortevole e poco distante da Camelot… io naturalmente resterò nel mio palazzo di Camelot, così che nessuno metterà in discussione il vostro onore… prego, vi accompagnerò adesso nella vostra nuova dimora…”
“Dite sul serio, milord?” Stupita lady Sophia.
“Certo, milady…” sorridendo Carrinton “… non possiamo certo permettere che lady Altea vada a vivere in una locanda. Prego, milady…” rivolgendosi poi ad Altea “… la vostra nuova casa vi attende… naturalmente non accetterò alcun rifiuto riguardo a questa storia.” E mostrò un cortese inchino.

Guisgard
30-09-2011, 21.55.40
Cavaliere25 girovagava per il palazzo, quando all’improvviso vide una figura avanzare verso di lui.
Aveva una lunga tunica nera ed un mantellino sulle spalle.
Era chiaramente un chierico.
“Dite, ragazzo…” fissando Cavaliere25 “… ho necessità di parlare col vostro padrone, il signore di questo palazzo… dove posso incontrarlo?”
“Cosa succede qui, Cavaliere25?” Avvicinandosi Raos, il servitore di Missan.

cavaliere25
30-09-2011, 22.23.46
questo signore vorrebbe parlare con il Missan dissi tutto intimorito io stavo cercado le cucine per andare a bere un gocio d'acqua e lo incontrato ora non so chi sia lo conducete voi dal nostro signore? domandai gentilmente

Altea
30-09-2011, 22.25.12
Le parole di Lord Carrinton risuonarono per me quasi di libertà, finalmente non dovevo dipendere da Lady Sophia, avrei potuto essere libera in una dimora mia e senza rendere conto delle mie gesta. "Vi ringrazio Lord Carrinton, accetto volentieri e vi ringrazio per aver difeso il mio onore" con un lieve sorriso fissai Lady Sophia che era probabilmente più stupita dal fatto di non occuparsi più della mia rendita che della proposta del nobile. "Milady Sophia, sono una dama di grande nobiltà per cui vi ringrazio della vostra ospitalità" e le lanciai un piccolo sacchetto con delle monete "e non preoccupatevi, informerò personalmente i miei genitori della mia nuova situazione in modo tale che la mia rendita venga gestita da oggi in modo diverso e personalmente da me stessa". Detto questo salutai Lady Sophia e Jolie, e vidi i miei bagagli già pronti. Jolie, si era data molto da fare, la cameriera personale di Lady Sophia ambiva alla eredità della nobile e temeva la mia presenza. Ancora ero perplessa da questo interesse da parte di Lord Carrinton, ma non era momento di porsi delle domande.

Guisgard
01-10-2011, 02.07.59
La carrozza di lord Carrinton lasciò la dimora di lady Sophia.
“Lady Sophia” disse il nobile ad Altea durante il tragitto “è una dama dai pregiudizi molto radicati… e, detto tra noi, credo che soffra di gelosia nei vostri confronti, milady…” sorrise “… del resto la cosa non dovrebbe destare stupore… siete molto bella ed il vostro portamento è quasi principesco…”
La carrozza attraversava lentamente la verdeggiante campagna, mentre un piacevole e fresco vento rendeva l’aria asciutta e limpida.
Poco dopo la carrozza giunse finalmente a Carrinton Hall, la residenza di caccia di lord Carrinton.
Il cancello d’ingresso si aprì e la carrozza attraversò il lungo viale ingentilito da alberi e cespugli fioriti.
Ad attendere il loro signore stavano davanti all’ingresso tutti i servitori: Jones il fattore, Roowey lo stalliere e la vecchia governante Angry.
Subito i due uomini andarono incontro al loro padrone, inchinandosi e rendendogli omaggio.
La vecchia Anfry, invece, restò quasi indifferente.
“Non mi tratterrò.” Fece Carrinton ai suoi servi. “Da oggi qui dimorerà lady Altea e voi le sarete devoti come fosse la vostra padrona.” Fissò poi la vecchia governante. “Tu ti occuperai di ogni suo bisogno personale.”
Guardò poi il suo stalliere.
“Recati subito al palazzo di lady Sophia” ordinò “per ritirare i bagagli di lady Altea.” Si rivolse poi ad Altea. “Ora devo andare, milady…” sorridendo e cambiando tono di voce. Da autoritario e sprezzante, divenne dolce e gentile. “Devo sistemare alcuni affari. Vi prego, comportatevi come a casa vostra… questa dimora ed i miei servitori sono a vostra disposizione… ora vi lascerò riposare… Angry penserà ad ogni vostro bisogno… domani passerò a prendervi per condurvi in un luogo… ora vi saluto, mia signora…” e le baciò delicatamente la mano.
“Prego, milady…” disse la vecchia Angry ad Altea appena Carrinton andò via “… seguitemi. Vi mostrerò il palazzo e i vostri alloggi…”

Melisendra
01-10-2011, 02.10.17
Mi mordicchiai le labbra dubbiosamente, mentre cercavo di decifrare i suoi pensieri.
"Oh, ma cosa pensavo di fare? Non c'è soluzione... e forse nemmeno tutta la tua abilità può salvare Giselle... forse sono venuta qui solo per guardarmi indietro, perchè ho paura di andare avanti." Sospirai.
"Gli uomini di Magnus sono qui. Li guida Missan... sia maledetto quell'uomo e con lui tutti i suoi compagni! Stanno cercando di espropriare le terre di mia madre, ma secondo le leggi inglesi quel feudo mi appartiene... ma quello che stanno cercando in realtà non è l'eredità dei Du Blois, ma il Giglio Verde... hanno rapito Giselle e la uccideranno se non li aiuterò a scovare quell'uomo!"
Mi sedetti.
"E' un'impresa impossibile e non escludo che uccideranno comunque la povera Giselle e mi riporteranno a Magnus con la forza."
Lo guardai e non riuscii più a tratteneremi: "Perchè non vieni con me? Conoscerai certamente il feudo di Trafford Bridge, ci sarai stato con mio padre... e sai che lì c'è un porto da cui partono i mercantili... ti troveresti bene e..." deglutii "mi sentirei meglio con te al mio fianco..." abbassai gli occhi sulle venature del legno.

Guisgard
01-10-2011, 02.31.00
Tyler ascoltò ogni parola ed avvertì quasi ogni emozione di Melisendra.
“Una volta, quando ero ancora ad Animos…” sorridendo amaramente “… ma dovrei dire Magnus… ascoltai uno dei tanti comizi in piazza… era uno studente che parlava al popolo… disse molte cose, ma io ne ricordo solo una… da oggi le cose cambieranno, i vostri padroni saranno costretti a trattarvi come loro pari... e sapete perché? Perché hanno paura...” cercò gli occhi di lei con i suoi “… e forse quello studente fanatico aveva ragione… anche tu oggi hai paura… non ti ho mai visto temere nulla… né un cavallo selvaggio da domare, né un richiamo di tua madre e neppure l’autorità di tuo padre… ma le cose cambiano, immagino…” di nuovo quel sorriso amaro “… poco fa hai sospirato... ricordi? Mi dicevi che odiavi quelle dame di corte, svampite, con gli occhi languidi e i capelli incipriati… sospirano perché non hanno nulla di intelligente da dire... dicevi sempre…” finì la sua coppa di vino “… vuoi che venga con te a Trafford Bridge… e in che veste? Il tuo stalliere? Il tuo valletto? O forse come la tua guardia del corpo? Immagino che per te non sarò mai più di un rozzo ed ignorante servitore, vero?”

Melisendra
01-10-2011, 03.00.35
Lo guardai negli occhi, turbata dalle sue parole.
"Sai che non è così... quello che è successo... Tu vali al di là di quello che possono vedere gli altri, per questo voglio che tu mi sia di nuovo accanto." Le luci delle candele facevano danzare luci e ombre intorno a noi. "Comunque hai ragione... le cose cambiano... e io non so nulla di Trafford Bridge e di come amministrarlo, tu invece eri sempre accanto a papà... conoscerai di certo le persone che abitano il feudo e non avranno difficoltà a fidarsi di te..." lo guardai un po' di sbieco, non ero sicura che avrei trovato le parole giuste per dirlo e temevo la sua reazione. "Te lo chiedo perchè non intendo lasciare che un estraneo si occupi degli affari di famiglia a causa della mia ignoranza in merito... risposarmi è quanto di più distante ci sia dai miei pensieri."

Guisgard
01-10-2011, 03.31.14
Le candele sembravano davvero voler animare le loro ombre.
Nella locanda gente di tutti i tipi entrava ed usciva, ma in realtà non c’era nessuno accanto a loro.
E’ una strana sensazione quando sia ha la possibilità di rivivere il passato.
Allora qualcosa di indecifrabile sembra riscaldare il cuore.

“Come hai fatto a domare quel cavallo?” Chiese incredula Melisendra. “Nessuno degli uomini di mio padre ci era riuscito! Anzi, lui aveva deciso di farlo abbattere. Poi tu...”
Tyler fissava i suoi occhi mentre parlava.
Una luce intensissima li attraversava.
“Con gli animali si dovrebbe parlare...” disse lui “... loro sanno comprendere... e questa serve raramente…” buttando a terra il frustino “... e poi gli animali sono fedelissimi, non tradiscono mai… i cavalieri dei romanzi, per esempio, sono sempre accompagnati da due cose... una spada fatata ed un cavallo fedele.”
“E tu cosa ne sai di queste cose?” Ironica Melisendra. “Non ti ho mai visto leggere un libro.”
Tyler mutò di colpo espressione.
“Scusami, non volevo dire che...”
“E’ vero...” la interruppe lui “... non so né leggere, né scrivere... ma so guardare ed ascoltare...” fissandola e sorridendo “... da piccolo mi nascondevo sotto le panche durante qualche spettacolo teatrale... ed allora potevo entrare in un mondo magico... la corte di Carlo Magno e dei suoi Paladini, o quella di re Artù e dei suoi invincibili cavalieri... una volta restai incantato... ero piccolo, ma ricordo quella sera come se fosse ieri... un attore impersonava un formidabile spadaccino... tanto temuto, quanto malinconico... la sua spada raccoglieva consensi, ma il suo cuore solo dolore... non riuscii a distogliere lo sguardo da quell’attore per tutto lo spettacolo... Tafferuille, si chiamava quello spadaccino... e fu in quel momento che giurai a me stesso di voler diventare abile con la spada... la spada mi avrebbe difeso dai dolori del cuore...”
“Allora, monsieur spadaccino…” avvicinandosi Melisendra “... io come dama indifesa potrò contare sulla vostra infallibile spada?”
“Tu non sei indifesa...” sussurrò lui “... no, tu sei forte e nulla potrà mai spezzarti...”
“Credi?” Fissandolo lei, mentre il vento aveva cominciato ad accarezzare i suoi capelli rossi. “C’è sempre qualcosa, nella vita di ognuno, che può far paura... promettimi che mi proteggerai...”
“Lo prometto…” ed il sibilo del vento accompagnò quelle sue parole.

“Verrò con te a Trafford Bridge.” Disse Tyler a Melisendra. “Sono in debito con tuo padre... e solo così potrò ricambiare ciò che lui fece per me.”

Melisendra
01-10-2011, 04.47.44
C'erano un sacco di ricordi che si sovrapponevano e mi confondevano. Per un attimo ne fui sopraffatta.
Aveva ragione quando diceva che in passato lo avevo disprezzato. Non faceva parte del mio mondo, eppure era riuscito ad avere l'affetto incondizionato di mio padre, sempre orgoglioso delle sue imprese. Più crescevamo e più eravamo diffidenti l'uno verso l'altro.
Fino a quel giorno, quando era cambiato tutto.

Ero seduta sotto un salice, vicino a un laghetto e osservavo le foglie dell'albero sfiorare l'acqua. Ero triste e nascosta tra quelle fronde speravo di poter dare sfogo ai miei crucci.
Avevo programmato accuratamente la mia fuga ed eluso la sorveglianza di Giselle, quella delle dame di mia madre e delle guardie. Mi ero infilata nel passaggio segreto della biblioteca, che papà credeva che ancora ignorassi, ed ero corsa via. Quel luogo, celato dagli alberi, era il mio rifugio.
Decisi che ne avevo abbastanza dell'etichetta e delle costrizioni a cui noi dame eravamo sottoposte. Iniziai a slacciare i lacci del corpetto e a litigare con tutti quegli indumenti. Avevo bisogno di togliermeli o sarei soffocata.
Dopo molto brigare riuscii a sfilarmeli e mi gettai nelle acque del laghetto.
Rimasi a galleggiare in quelle acque e a osservare le cime degli alberi ondeggiare sotto la brezza.
Il silenzio fu interrotto dal nitrito di un cavallo.
Mi acquattai dietro alcune canne e cercai di aprirmi una visuale.
Repressi un gridolino di rabbia. Che ci faceva lì? Quel posto era mio! Non avevo intenzione di condividerlo con nessuno. Che diavolo stava combinando?
Lo guardai sguazzare nell'acqua.
No, non mi stava cercando.
Arretrai, smuovendo le canne e iniziai a nuotare verso la mia riva.
Una voce alle mie spalle mi fece sobbalzare.
"Ehi! Chi c'è lì?" Nuotai il più velocemente possibile e mi nascosi tra le canne e le felci della riva. "Chi sei? Esci fuori!"
Poi sentii il fruscio di una spada estratta dal fodero e il rumore di fendenti e canne che cadevano sotto di essi.
"Ma sei impazzito?!" gridai, uscendo dal mio nascondiglio. "Metti subito via quell'arnese!" Feci capolino dalla vegetazione, furibonda e sgocciolante.
"Cosa stavi cercando di fare? Di spiarmi, forse?!" lo assalii. Ero impresentabile. La sottile sottoveste di mussola candida mi aderiva al corpo e i miei capelli sgocciolavano acqua dappertutto, ma non aveva importanza.
"Spiarti?" Domandò incredulo. "Io? Tu, piuttosto! Che ci fai qui? E perchè non sei con la tua balia!"
"Balia?! Non ho bisogno di nessuna balia! Ed esigo che tu te ne vada!", in piedi, sulla riva, ci fronteggiavamo.
"Hai ragione, non hai bisogno della balia... ma di un domatore! Evidentemente Giselle dovrebbe imparare a schioccare la frusta!" mi prese in giro.
"Eeeh!!" Ero sorpresa da tanta impudenza. "Come osi? Sparisci subito di qui! Vai a sgrufolare nella foresta! O magari torna da mio padre... vedrai che non ti negherà una bella manciata di ghiande! E ora lasciami nuotare!" gli voltai le spalle.
"Se è questo che vuoi... ti accontento subito!" Non feci in tempo a sentirgli concludere la frase che mi trovai sott'acqua. Mi aveva spinta. Ero scioccata.
Intanto fuori dall'acqua Tyler chiamava il mio nome.
"Melisendra?" iniziava a preoccuparsi. "Dai! Basta... esci fuori!" la sua voce si fece esitante, mentre si chinava dalla riva per scrutare tra le acque del lago. "Melisendra!"
Vendicativa, emersi rapidamente dall'acqua e gli gettai le braccia al collo, quindi lo trascinai con me. Tutto finì con un grido di sorpresa e molti schiamazzi. Quando riemergemmo gli stringevo ancora le braccia intorno al collo e lui mi stava abbracciando. Stranamente non sentii l'impulso di sciogliermi da quell'abbraccio. Lo guardai in silenzio.
CI conoscevamo da tempo, ma quel giorno ci vedemmo per la prima volta.

"Sono contenta di potermi ancora fidare di te..."
Mi alzai.
"Domattina partiremo per la residenza di Lord Tudor, dove al momento sono ospite... e poi..." un sorriso mi illuminò gli occhi "sono ansiosa di visitare le terre di mia madre... sarà un nuovo inizio."
Mi avvicinai a lui.
"Ma abbiamo un altro compito delicato e importante... Giselle. Devo trovare un modo per indurli a liberarla... e trovare il Giglio verde è un'impresa talmente ardua..." sospirai nuovamente. Dovevo elaborare un piano.

Guisgard
01-10-2011, 04.52.25
Raos fissò prima Cavaliere25, poi il misterioso chierico che si era presentato a Palazzo.
“Posso sapere il vostro nome?” Chiese al chierico.
“Certamente… sono il Presbitero Tommaso…” con un gradevole ma vistoso accento straniero il chierico.
“Siete forestiero… forse greco?”
“No, Armeno.” Rispose Tommaso. “Ho esercitato il mio ministero prima a Tessalonica, poi a Costantinopoli… e fui fortunato a viverci poco prima della sua caduta sotto le armi turche.”
“A Tesallonica, dunque in Grecia.” Fissandolo Raos. “Avevo visto giusto nel riconoscere nel vostro accento una cadenza greca.”
“Si, siete un accorto ascoltatore.” Sorridendo Tommaso.
“E posso chiedervi il motivo della vostra visita?”
“Dovrei vedere l’ambasciatore Missan.”
“Perdonatemi, ma l’ambasciatore non riceve i religiosi.”
“Non preoccupatevi, annunciatemi pure.” Disse il chierico. “Sono qui per svolgere il mio lavoro e non per occuparmi di politica. E, da quanto leggo, i lavoratori a Magnus rappresentano, oggi, lo zoccolo duro della popolazione.”
Raos lo fissò con occhi indagatori per alcuni istanti.
“Accompagna monsignore dall’ambasciatore, ragazzo.” Ordinò poi a Cavaliere25. “Lo troverai nel suo studio. Dopo potrai andare in cucina per bere e mangiare.”
"Vi ringrazio, signore." Sorridendo il Presbitero Tommaso e portando al petto una mano, sulla quale sfoggiava un prezioso anello, in segno di gratitudine.
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Guisgard
01-10-2011, 05.18.22
“Beh, bisognerà vedere il tuo lord Tudor con che faccia mi riceverà nel suo palazzo…” disse Tyler a Melisendra “… magari lui immagina che tu sia andata a cercare un cavaliere dagli abiti sfarzosi e dai modi raffinati… un momento…” fissandola “… hai detto domattina? E dove hai intenzione di passare la notte? Qui?” Rise. “No, non ci credo! Una dama capricciosa e viziata come te non riuscirebbe a chiudere occhio in un posto come questo!”
In quel momento qualcuno si avvicinò ai due.
“Milady, tutto bene?” Chiese Hagus. “Vi occorre qualcosa?”
Ormai si era fatto tardi e solo facce poco raccomandabili affollavano ancora la locanda.
“Forse questo luogo comincia a non essere più tanto adatto ad una dama del vostro rango.” Continuò Hagus.
“Come volevasi dimostrare…” mormorò sarcastico Tyler, per poi cominciare a fischiettare.

Melisendra
01-10-2011, 05.34.11
"Questa locanda andrà benissimo, d'altronde non possiamo pensare di viaggiare di notte... il palazzo è lontano." Mi guardai attorno e non mi feci intimorire dalla variegata umanità che riempiva quella sala.
"Lord Tudor è una persona gentile e ti accoglierà in quanto uomo di fiducia di mio padre, sono certa che non ci saranno inutili complicazioni."
Feci un cenno a una cameriera e le chiesi di preparare una camera per me e una per Sir Hagus, poi mi voltai verso Tyler.
"Hai sempre confuso la testardaggine per capricci... e comunque... negli ultimi mesi ho visto luoghi più spaventosi di questo. Perfino il castello di Beauchamps era diventato un incubo."

cavaliere25
01-10-2011, 11.17.35
Venite con me dissi Guardando quel uomo vi conducerò dal nostro signore e mi avviai verso lo studio mentre lo guardavo interessato gli dissi io sono cavaliere25 sono agli ordini di Missan e continuai a camminare aspettando che mi rispondesse qualcosa