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Visualizza versione completa : Il Giglio Verde


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Talia
03-11-2011, 13.03.54
Osservai bene le due guardie mentre parlavano...

“La parata partirà dalle mura vecchie di Ostyen, dove si tennero i primi combattimenti della rivoluzione, per attraversare la città e terminare poi alla Place des Martyrs.” Spiegò una di quelle. “E il repubblicano De Jeon parlerà al popolo proprio dal centro della piazza.”
[...]
“La parata ed il discorso si terranno domani.” Aggiunse la guardia. “E credo proprio che accorrerà tutta la città.”

C’era fervore nelle loro parole, e una sorta di vago orgoglio.
Sorrisi con aria compiacente...
“Si!” annuii “Ci saranno sicuramente tutti gli abitanti della città... probabilmente ci sarà gente da tutta Magnus!”
Li ringraziai per le informazioni, quindi, e mi allontanai in fretta.
Camminai ancora a lungo tra quelle stradine, mentre la folla che le aveva affollate durante il giorno si diradava sempre più al calar del sole... e fu proprio nel momento in cui il tramonto stava tingendo il cielo degli ultimi bagliori purpurei che mi ritrovai, per caso, nella Place des Martyrs...
Una lunga passerella di legno, un poco sopraelevata dal livello stradale era stata allestita lì. Essa collegava il Palazzo della Ginestra, che affacciava la sua imponente facciata candida proprio su quell’ampio spazio e nel quale era gestito il potere dei Ginestrini, ad una sorta di palco ligneo. Tale palco era stato appunto predisposto al centro della piazza, piuttosto in alto, in modo che chiunque da qualsiasi angolo potesse vederlo bene, ed era stato decorato da bandiere della Repubblica ad ogni angolo.
Per qualche momento passeggiai intorno a quel palco, i miei passi erano lenti e la punta delle mie dita sfiorava distrattamente l’impalcatura di legno...
Mi sentivo strana, mi sentivo quasi come colui che si appresta ad attraversare il baratro su di un esile e pericolante ponte sospeso... solo un passo falso ed è la fine, solo un’incertezza e tutto precipita...
All’improvviso sollevai gli occhi e li spinsi oltre la piazza a fissare la poderosa e marziale facciata del Palazzo della Ginestra... ero su quel fonte sospeso, forse, ma i miei passi erano sicuro, pensai... e un duro, freddo, implacabile sorriso mi increspò le labbra.

Daniel
03-11-2011, 19.25.33
Sentii il rumore del mare.. Dove mi hanno portato? Comunque non sapevo perchè ma quel ragazzo era l'unico di cui riuscivo a fidarmi..
<<Io sono Daniel..>> dissi sorridendo ma quando tentai di alzarmi una fitta di dolore acuto mi costrinse a stendermi per terra.. Guardai il ragazzo e poi sentii dei passi fuori dal carro.. E ora? Che mi toccherà ancora?

elisabeth
03-11-2011, 21.21.55
"Certo che ho cercato in ogni angolo di questa stanza, come se fosse Il Castello del Re......state tranquillo non andro' da nessuna parte......"....lo vidi andar via, sembrava infuriato, nonsapevo se per la perdita del libro o per il pericolo che correvo...o per quello che inconsciamente stava correndo lui standomi vicino.......incominciai a gironzolare per la stanza...stare ferma incominciava ad innnervosirmi....quando vidi il Libro dei Salmi...lo steso libro che mi fece vedere l'amico locandiere.......almeno avrei potuto leggere...mi mancavano le ore passate immersa nella lettura........seduta tra i rami degli alberi....soltanto il silenzio.....un silenzio che urlava.....le chiacchiere delle creature del bosco o delle altre sorelle ....che andavano a svolgere le loro opere.....mi mancava il mio mondo.....ma non potevo tornare indietro..e cosi' iniziai a sfogliare le pagine un po' ingiallite.....quando un foglietto......cadde a terra.....lo raccolsi e lo posai sul tavolo........ero incuriosita, ma sapevo che non era corretto leggere qualcosa che apparteneva intimamente ad Emile...senza che lui ne fosse a conoscenza......comincia quindi a leggere.......camminavo e leggevo....ogni tanto pero' gli occhi si posavano sul fogliettino.........la curiosita' incomincio' ad insinuarsi nella mia mente come un tarlo......infondo cosa poteva esserci scritto.....era un foglietto tra le pagine di un libro Sacro.........e cosi'...come Eva...colse e morse la mela...presi il biglietto e me lo rigirai tra le mani....non potevo e non dovevo........Chi era Emile ?...era racchiuso tra le righe di quel biglietto la verita' ?....che importava doveva aver fiducia in me era lui che doveva raccontarmelo...questo mi era stato insegnato.....cosi' presi il foglietto e lo riposi nel libro.......rimisi tutto al suo posto......e mi sedetti sul letto........attesi cosi' il ritorno di Emile..sapevo che la sua ricerca sarebbe stata infruttuosa..........e mi chiedevo chi potesse mai aver rubato quel libro..........chi......

Guisgard
03-11-2011, 22.08.15
“Io obbedisco solo a lord Carrinton..” Disse Angry ad Altea.
Il suo sguardo nascondeva dietro ad un sottile velo di indifferenza un forte disprezzo.
“Voi non siete la padrona qui.” Aggiunse la vecchia governante. “E non lo sarete mai.”
“Stai parlando con la donna che amo, Angry!” Intervenne Carrinton. “E presto diventerà mia moglie!”
Moglie…
A quella parola Angry ebbe un sussulto e fissò turbata il suo signore.
“Ma…” mormorò “… avete già dimenticato? Volete che muoia di nuovo?”
“Angry…” fissandola Carrinton “… lasciaci soli e dammi le chiavi di questa porta…”
“Non lo farò.”
Carrinton restò sorpreso.
“In tanti anni non vi ho mai disubbidito, mio signore…” continuò la governante “… ma oggi si…”
“Non sarà una porta chiusa ad impedire che mi liberi dai miei fantasmi!” Esclamò Carrinton, per poi sfondare con un calcio la porta chiusa.
La stanza.
Era profumata e pulita.
Appariva come un santuario dedicato alla memoria di Semanide.
E quel quadro era lì, proprio davanti a loro.
E sorrideva.
Sorrideva come il più compiaciuto degli spettri, tornato dal passato per tormentare il presente ed il futuro.

Guisgard
03-11-2011, 22.13.37
Lancelot tornò al palazzo dell’ambasciatore ed attese l’arrivo del suo padrone.
Missan era infatti ancora in compagnia di messer Rodolfo.
Ma proprio mentre attendeva di vedere Missan, Lancelot intravide il fedele Raos che si avvicinava.
“Dobbiamo avvertire subito il padrone…” disse a Lancelot “… il nostro uomo ha appena inviato un suo servitore con questa lettera…” e mostrò la missiva al cavaliere di Magnus.

Altea
03-11-2011, 22.21.39
Il cuore sussultò alla reazione di Lord Carrinton, quel forte tonfo e la porta che si apriva mentre Angry cercava di fermarlo. Quanto male possono avere fatto gli spettri del passato e del presente al milord?
Entrammo nella stanza, rimasi ancora in silenzio, sembrava come se ella dovesse tornare in dimora da un momento all'altro, ogni cosa a suo posto, l'aria odorava del suo profumo ancora, alcuni vestiti sontuosi appesi, ogni cosa a suo posto. Guardai quel quadro, vi lessi un sorriso, di mistero, di beffa, di gioia? O di vendetta?
Mi aggrappai alle forti spalle del milord "Vi prego, usciamo da qui, mi sento mancare l'aria.Parliamone altrove."

Guisgard
04-11-2011, 02.03.07
Quella stanza.
Tutto sembrava intatto.
I fiori freschi e profumati che ornavano i davanzali, i vestiti di Semanide che si vedevano dagli armadi, i suoi gioielli, le sue spazzole poste davanti allo specchio.
E poi quel ritratto.
Il suo sguardo, il suo sorriso.
“Erano anni che non mettevo piede in questa stanza…” mormorò lord Carrinton, mentre teneva fra le braccia una spaventata Altea “… tutto è come allora… tutto è come quel giorno…” i suoi occhi sembravano ruotare su ogni oggetto di quella stanza, per poi posarsi su quel ritratto “… il fantasma di quella donna mi perseguita…”
Carrinton allora fece qualche passo verso quel ritratto e restò a fissarlo.
“Altea…” sussurrò “… forse non merito il tuo amore… ci sono cose di me che ignori… se tu sapessi la verità, non potresti più amarmi…” e chinò il capo davanti a quel ritratto.

Guisgard
04-11-2011, 02.21.37
Hagus ascoltò con attenzione le parole di uno spaventato Cavaliere25.
“Il ragazzo sembra sincero…” disse la monaca a Hagus “… vi è lealtà nei suoi occhi…”
“E sia.” Disse Hagus. “Gli daremo una possibilità… una possibilità di redimersi…” si rivolse così a Cavaliere25 “… ascoltami bene, ragazzo… ora raggiungeremo alcuni miei compagni e da lì ci accompagnerai al palazzo del tuo signore, dove cercheremo di liberare quella poveretta. Ma bada bene di non fare scherzi, o sarà peggio per te.”
Così, Hagus, insieme a Cavaliere25, lasciò la chiesetta sotto gli occhi della monaca, la quale restò a pregare davanti all’altare.
I due, in sella a due cavalli, si diressero verso il porto.
Qui incontrarono alcuni zingari.
“Il capo non è ancora arrivato.” Disse uno degli zingari a Hagus.
“Non importa…” fece questi “… non abbiamo molto tempo… dobbiamo agire subito.”
“Senza di lui?” Domandò lo zingaro.
“Alcuni lo attenderanno qui…” rispose Hagus “… noi invece ci recheremo nel palazzo di Missan per liberare la donna.”
“Chi è questo ragazzo?” Chiese lo zingaro indicando Cavaliere25.
“Ci condurrà al palazzo dell’ambasciatore.”
“Missan è protetto da un cavaliere…” spiegò lo zingaro “… e sembra molto abile…”
“Lo affronteremo, se sarà necessario.”
“Anche noi abbiamo qualcuno nel carro.” Fece lo zingaro, per poi mostrare a Hagus e a Cavaliere25 il loro prigioniero.
Hagus, con suo stupore, riconobbe quel prigioniero: era Daniel.
“Cosa ci fa qui?” Domandò.
“Era ferito nel bosco” spiegò lo zingaro “e abbiamo deciso di portarlo via con noi. E’ stato medicato, ma è ancora debole.”
“Hai visto il mio volto in questa circostanza, ragazzo…” disse Hagus a Daniel “… e non ho molta scelta…” portando la mano ad accarezzare la sua spada.
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Guisgard
04-11-2011, 03.42.25
Nel Palazzo della Ginestra...

“Io partirei con un tono drammatico, ma solenne!” Esclamò il grasso ruffiano. “Qualcosa di molto teatrale… non so, Seneca. Si, Seneca andrà benissimo! Per Giove, perché non ci ho pensato prima!”
“Fedont, il grasso ti è arrivato al cervello!” Ridendo l’arguto Margutte. “Guarda che bisogna parlare al popolo, non agli studenti dell’Accademia! La maggior parte del tuo uditorio di domani neanche conosce il nome di Seneca!”
“Allora scrivilo tu un discorso decente!” Replicò risentito Fedont. “Io ci rinuncio! Sembra sia diventato complicato anche parlare alle gente comune! Al diavolo il popolo!”
“Non sei molto democratico, amico mio!”
“In malora anche tu, dannato!” Fissandolo Fedont.
“Non azzuffatevi per questo, amici miei.” Intervenne De Jeon, interrompendo così quel principio di zuffa tra i suoi due amici. “Non mi occorre alcun discorso scritto per domani. Per parlare al popolo i miei occhi dovranno essere puntati sui volti della gente, non su un foglio scritto.”
“Cosa intendi dire?” Chiese Fedont.
“Quel che ho detto, mio buon Demostene.” Rispose De Jeon asciugandosi dopo essere uscito dalla tinozza. “Devo rendermi conto dei loro stati d’animo, dei loro umori.”
“La fola è come una bestia feroce.” Mormorò Fedont. “E con le bestie non si ragiona.”
“Sentitelo, il filosofo!” Ridendo Margutte.
“Si, ma una bestia può essere domata.” Replicò De Jeon. “Ed è quello che farò… plasmerò i loro stati d’animo… li trascinerò col mio impeto e li sfinirò con la mia passione. Ruberò loro le anime e i cuori, se sarà necessario. Li catturerò adoperando i loro stessi desideri. Userò i loro sogni per attrarli a me e li svuoterò di ogni volere, così che il mio volere sarà il loro volere ed allora vedranno il mondo con i miei occhi. Ed io descriverò quel mondo a mio piacimento.”
“Potresti incantare e sedurre qualsiasi donna, amico mio.” Fissandolo Margutte.
“Vi è forse donna più affascinante e sensuale di una folla?” Sorridendo De Jeon.
“Neanche Cesare e Augusto possedevano una dialettica come la tua, Philip.” Quasi estasiato Fedont.
Philip De Jeon rise di gusto.
In quel momento entrò un funzionario.
“Ecco i documenti che attendevi, repubblicano De Jeon.”
De Jeon li guardò e poi congedò il funzionario.
“Cosa sono?” Chiese Margutte.
“Attendo da settimane la convalida delle liste di proscrizione da parte di Missan” rispose De Jeon “e visto l’inspiegabile ritardo, ho pensato bene di richiedere la convalida direttamente al Senato.”
“Capisco…” mormorò Fedont “… allora, immagino, questa fretta avrà di sicuro una giusta motivazione…”
“Si, amici miei.” Annuendo De Jeon. “Domani, dopo il mio discorso, ci sarà un’esecuzione davanti al popolo.”
“Forse qualche pezzo grosso?” Domandò Fedont.
“Si, un nemico della repubblica e del popolo.” Rispose De Jeon. “Domani, dopo il mio discorso, avremo definitivamente cancellato l’ultima toga nera da questo paese. E quello sarà il nostro trionfo!”
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Intanto, nella Place des Martyrs, Talia vagava in balia di indefiniti ed impenetrabili stati d’animo.
Almeno per noi, amici lettori.
Basta descrivere il volto di una donna per conoscere e comprendere ciò che ella prova?
Forse.
Dipende da come la si guarda.
Talia, sotto gli ultimi riflessi del Sole morente, sembrava offrire i suoi occhi ad una strana ed enigmatica luce.
Forse la stessa luce adagiata come un alone lontano perso lungo l’orizzonte, che come un immaginario tratto disegna i contorni di un mondo che appare infinito.
O forse come quella luce incerta che penetra da una finestra con l’approssimarsi dell’aurora, capace di rivestire ogni cosa senza però svelarne la forma e l’essenza.
Ma anche quella pallida luce che si abbandona sul mare, seguendo e disegnando la scia lasciata dalla Luna.
E mentre la ragazza camminava sotto quel palco, avvertì come una sensazione.
“Non è su questo palco che monteranno il balcone di Colombina.” Disse all’improvviso una voce alle sue spalle. “E poi Colombina non è mai malinconica… ella è innamorata e gli innamorati sono sempre felici.”
Aveva un cappuccio sotto il quale celava il suo capo ed il suo volto.
Ma quella voce e l’azzurro di quegli occhi svelarono subito a Talia il nome di quell’uomo.

cavaliere25
04-11-2011, 10.10.12
Non sapevo cosa dire pensavo se stavo facendo la cosa giusta oppure no ora mai avevo preso la mia decisione di liberare quella donna e non sarei tornato indietro allora guardai tutti quegli uomini e dissi voi siete pronti quando si parte? domandai poi guardai Hagus e dissi ma dopo che la avremo liberata io dovrò trovare un posto sicuro se no sarei un ragazzo morto continuai a dire Missan vorrà la mia testa e aspettai una risposta

Altea
04-11-2011, 10.56.51
Mi avvicinai al milord, ancora il bel volto di Semanide sembrava sconvolgere i suoi pensieri e il suo animo. Gli posi una mano sulla spalla "Milord, sono stata io la causa di tutto questo, ma volevo conoscere il vostro passato prima di esservi moglie. Mi spiace, ma non potevo evitarlo ma vi ho fatto del male. Come volete, sembra che purtroppo Semanide rimarrà per sempre nella vostra vita e io non voglio unirmi a un uomo che ancora ama ed è legato da altra donna. Ma sono qui per ascoltarvi come amica e persona che mi lega a voi da grande affetto". Guardai il volto compiaciuto di Angry.

Talia
04-11-2011, 11.37.34
Ero ancora totalmente immersa nei miei pensieri quando quella voce mi raggiunse. Sussultai, quasi mi avesse colta in fallo...

“Non è su questo palco che monteranno il balcone di Colombina.” Disse all’improvviso una voce alle sue spalle. “E poi Colombina non è mai malinconica… ella è innamorata e gli innamorati sono sempre felici.”

Mi voltai di scatto, quindi, e trovai quell’uomo immediatamente dietro di me. Indossava il mantello, come sempre faceva, e quel cappuccio calato sul volto, dal quale emergevano con sorprendente luminosità soltanto quei profondi occhi azzurri.
Gli sorrisi...
“Colombina...” risposi, con la voce bassa e sognante “Colombina possiede quella felicità serena, la felicità che le scaturisce dal cuore ogni volta che vede il volto del suo amato... una felicità semplice... e forse, proprio per questo, incrollabile! Ma noi...” soggiunsi sospirando “Noi siamo diversi! A noi è stato dato di vivere in tempi difficili, in tempi nei quali non è più possibile semplicemente crogiolarsi al calore dei sentimenti, in tempi nei quali il cuore e la ragione non sempre vanno d’accordo o in cui il cuore troppo spesso ci inganna, in tempi nei quali occorre prendere una posizione...”
Tacqui per qualche istante, mentre la mia mente volava lontano a percorrere quelle vie lungo le quali le mie parole sconsiderate e uscite di getto l’avevo spinta...
Ma subito la fermai.
La fermai e la costrinsi a tornare in quella piazza.
I miei occhi si indurirono appena, quindi, e il tono della mia voce si fece più pragmatico, mentre staccavo gli occhi dal mio interlocutore e il spostavo sul Palazzo della Ginestra...
“Domani ci sarà una parata...” dissi, quasi sussurrando “Al termine della quale, il repubblicano De Jeon terrà un discorso dall’alto di questo palco. Ebbene, io ho intenzione di esserci... e di essere molto vicina. Lui terrà gli occhi sicuramente piantati sulla platea durante quel discorso, scruterà i presenti ad uno ad uno, stregandoli e convincendoli che ciò che dice, qualsiasi cosa dica, sia l’unica Verità... farà così, lo so... farà così, perché la sua eloquenza e il suo carisma sono la sua forza... una forza ben più temibile di quella di un esercito!”
Di nuovo, tornai a guardare il mio interlocutore, puntando i miei occhi nei suoi...
“Io sarò proprio qui sotto e mi lascerò trascinare dall’impeto e dal fervore della folla... e...” esitai appena un istante, poi mormorai “E, se siamo fortunati, lui mi vedrà! Se siamo fortunati... beh, magari chissà che ben presto non avremo qualcosa di ben più interessante di cui parlare, noi due!”
I miei occhi rimasero nei suoi per un tempo indefinito... non sapevo cosa stesse pensando di me, non sapevo che cosa credesse o che cosa sospettasse... e non sapevo neanche che cosa si fosse aspettato da quel viaggio ad Ostyen... non lo sapevo, e forse fu solo la mia immaginazione che mi dette la percezione di averlo sorpreso... nonostante ciò, la cosa mi donò un curioso senso di soddisfazione.
“Ebbene, monsieur Tafferuille...” dissi, dopo appena un altro istante di silenzio, recuperando un tono melodico e leggero “Si sta facendo ben tarda ora e io credo che sarebbe bene per me tornare al carrozzone... E voi, monsieur? Non desiderate accompagnarmi, forse? Vi faccio notare, per altro, che non è affatto bene lasciare che una povera e indifesa giovane donna vaghi da sola per una così grande città... Non credete?”
Gli sorrisi, facendogli giocosamente l’occhiolino, e mi avviai per la via del ritorno... dopo appena qualche passo, poi, mi fermai e mi voltai a guardarlo, attendendo che si decidesse a seguirmi.

Rodolfo
04-11-2011, 16.20.02
Rodolfo ascoltò attentamente il discorso di Missan, mentre lo seguiva con gli occhi in ogni suo gesto e passo, gustando,nel frattempo, il liquore che gli era stato gentilmente offerto.
Al domandare sospettoso dell'ambasciatore,poggiato il calice sul desco, rispose con franchezza: " Nessuno me l'ha rivelato, l'intuito me lo fa agevolmente supporre.
Dato che nè io nè voi siamo inglesi e che non si tratta nè di una locanda nè di un bene immobile della Corona,almeno così penso non avendo scorto da nessuna parte le armi della real casa,
non resta che pensare che questo palazzo appartenga a un qualche,nobile o ricco commerciante, inglese."

Guisgard
04-11-2011, 21.26.35
Missan fissò Rodolfo con un enigmatico sguardo.
“Eh, devo dire che siete molto arguto” disse sorridendo “e sicuramente anche un notevole osservatore. Ebbene, dite il vero. Questo palazzo è stato, diciamo, preso in affitto dal mio paese per offrire a me ed ai miei collaboratori una degna dimora.”
Si alzò e si avvicinò ad una delle finestre.
La sera era ormai scesa e tutto taceva attorno al palazzo.
“Quanti grandi valori abbiamo descritto oggi, mio buon amico…” mormorò Missan “… decantiamo la libertà dell’uomo e tutti i suoi sogni. Sogni finalmente liberi dall’oppressione fisica dell’aristocrazia e da quella morale e spirituale della Chiesa. Ma per realizzare tutto ciò…” esitò “… bisogna schiacciare i nostri nemici. Ed è per questo che io sono stato inviato in questo paese che tanto mi odia… per schiacciare l’ultimo baluardo della Società di Antico Regime…” si voltò a fissare Rodolfo “… parlo dell’uomo che cela il suo volto ed il suo nome dietro il Giglio Verde.”

Guisgard
04-11-2011, 21.33.31
Lord Carrinton fece cenno ad Angry di andare via.
La vecchia donna fissò per un momento il suo signore, poi, senza tradire emozioni, lasciò la stanza.
“Amare quella donna?” Ripeté Carrionton ad Altea. “Io invece odio quella donna… si, odio come nessuno potrebbe mai… mi ha tormentato da vivo… e continua a farlo anche adesso che è morta…” fissò il ritratto “… amica? Vuoi essermi amica?” Sorrise malinconicamente. “Solo l’amore può salvare un uomo… e tu sei la mia unica salvezza… ma puoi esserlo solo amandomi, Altea… amandomi che io amo te…”
Respirò intensamente, quasi a voler trovare la forza per continuare.
“Si, è giusto che tu sappia tutto…” continuò “… ti racconterò ogni cosa…”

Guisgard
04-11-2011, 21.38.16
“Non temere per questo, ragazzo.” Disse Hagus a Cavaliere25. “Missan non vivrà a lungo. Tu invece farai bene ad essere leale con noi, altrimenti sarò io stesso a fartela pagare. Ricorda, noi non abbiamo pietà per i traditori.”
Diede allora alcune spiegazioni agli zingari lasciati a presidiare il porto e con il resto del gruppo, tra cui Cavaliere25, si preparò per la missione di liberazione.
“Avanti, ragazzo…” rivolgendosi a Cavaliere25 “… conducici al palazzo di Missan…”

cavaliere25
04-11-2011, 21.55.02
Certo dissi presi e mi incamminai verso la strada del castello dentro di me sapevo che sarei riuscito a salvare quella donna e sarebbe stata felice poi guardai Hagus e dissi non vi tradirò state tranquillo non sono un doppio giochista e rivolsi il mio sguardo sulla strada davanti a me

Altea
04-11-2011, 21.57.42
Con soddisfazione seguii con lo sguardo Angry mentre usciva dalla stanza e trassi un respiro profondo udendo le parole del bel milord. Iniziai a camminare per la stanza, evitando di fissare quel quadro. Guardavo invece gli oggetti della bella Semanide, come per carpire qualcosa di lei, della sua personalità, mentre aspettavo che Lord Carrinton si aprisse a quei segreti che rabbuiavano la sua mente.

Guisgard
04-11-2011, 22.10.27
Tafferuille affiancò Talia senza dire nulla e i due presero la via per ritornare al carrozzone.
Per un tratto di strada tra i due dominò un silenzio quasi irreale, rotto alla fine solo dai canti e dagli schiamazzi che un gruppo di giovani diffondeva per la strada.
“Come osate fermarmi?” Gridò uno di quelli ai suoi compagni.
Era abbigliato con un lungo lenzuolo color porpora.
“Sono l’arcivescovo e voi, miseri popolani, avete l’ardire di bloccare il mio passaggio!” Continuò.
“Ah, non fate arrabbiare sua eminenza” disse una ragazza scimmiottando una gran dama “o vi scomunicherà tutti!”
“Oh, vi chiedo perdono, monsignore!” Mostrando un grottesco inchino un altro di quei giovani, che sembrava impersonare un soldato.
“Ora va meglio!” Disse il giovane travestito da arcivescovo, per poi mostrare le spalle agli altri.
E subito fu preso scherzosamente a calci dai suoi compagni.
“Se questo è diventato il popolo di Animos…” mormorò Tafferuille a Talia “… allora il vostro De Jeon non avrà alcuna difficoltà a dominarne gli umori…”
In quelle parole dell’uomo mascherato c’era tutto il disprezzo che sentiva.
Soprattutto quel “vostro” echeggiò con un enigmatico suono.
Per tutto il cammino Tafferuille non aveva rivolto la parola a Talia.
Quasi come se le oscure parole della giovane non avessero suscitato nessuna sensazione nell’animo dell’uomo mascherato.
Da lontano cominciò a mostrarsi la sagoma del carrozzone.
“Trovo che siate un’ottima attrice…” disse poco prima di arrivare al carrozzone “… nel senso che siete abilissima a mascherare le vostre sensazioni e forse anche i vostri stati d’animo… per questo non comprendo il motivo di quelle vostre parole a Place des Martyrs…” finalmente, anche se solo per un breve istante, si voltò a fissare Talia “… l’avete detto voi stessa… viviamo in tempi difficili, dunque gradirei di non essere messo al corrente delle vostre simpatie politiche… meno sappiamo di chi ci circonda, meglio stiamo…”
Di nuovo quel tono di disprezzo.
Soprattutto la sua voce aveva calcato la parola “simpatie”.
Proprio in quel momento, riconoscendoli, Gobert li chiamò da lontano.
“Ehi, finalmente! Vi stavamo aspettando!” Gridò. “Essien vuole parlare a tutta la compagnia!”

Guisgard
04-11-2011, 22.16.42
Il gruppo capitanato da Hagus seguiva con attenzione Cavaliere25.
Attraversarono la campagna e da lontano cominciò, dopo un po’, a mostrarsi la sagoma del palazzo dell’ambasciatore.
“Meglio non avvicinarci troppo.” Disse Hagus al gruppo. “Raduciou…” chiamò all’improvviso e subito uno degli zingari lo affiancò “…noi resteremo qui… tu avvicinati al palazzo e controlla quante guardie ne presiedono l’ingresso.”
“Si, signore.” Annuì lo zingaro, per poi raggiungere il palazzo.
“Immagino tu ti stia domandando chi siamo noi, vero?” Rivolgendosi Hagus a Cavaliere25.

cavaliere25
04-11-2011, 22.19.57
si in un certo senso avevo la voglia di chiedervi chi siete veramente ma avevo paura di intromettermi troppo in affari che non mi riguardano ma se me lo vorrete dire sarò ben felice di ascoltarvi e rimasi in silenzio aspettando che tornasse lo zingaro e dasse notizia di quante guardie c'erano il cuore mi batteva a 1000 ero agitato nervoso non riuscivo a pensare altro che a quella donna

Guisgard
05-11-2011, 02.18.42
“Molte dame hanno tentato di conquistare il mio cuore…” disse Carrinton ad Altea “… qualcuna forse attratta dalle mie ricchezze, altre magari dalla mia nobiltà… qualcun’altra invece lasciandosi affascinare dal mio aspetto…” chinò lo sguardo e scosse il capo “… ma dietro questo volto si cela un dolore tanto forte da rendermi quasi folle… ma si può conservare il senno quando per anni un demone giunge ogni notte a tormentarmi?”
Si alzò e restò a fissare il ritratto.

Era una sera di Maggio e tutto appariva perfetto.
L’incanto del firmamento, il profumo della campagna in fiore, l’aria che cominciava ad addolcirsi.
Carrinton la stava riaccompagnando a casa.
“Anche stasera è stata una magnifica serata, milady.” Disse.
“Sembra quasi un addio, milord...” mormorò Semanide.
“No, ma forse solo un arrivederci.”
“Partite dunque?”
“Si, ho degli affari.”
“Siate leale con me, milord.”
“Lo sono sempre stato.”
“Allora perché mi avete illusa?”
“Milady, siate sincera…” turbato Carrinton “... mai vi ho fatto credere che...”
“Milord...” lo interruppe lei “... il vostro blasone vi impone di riparare e salvarmi dal disonore...”
“Cosa intendete dire?”
“Aspetto un figlio da voi.”
Quelle parole gelarono Carrinton.
“Ne siete certa?”
Lei lo fissò con occhi di fuoco che ammutolirono Carrinton.

“Non avevo modo di sconfessare quelle sue parole…” mormorò Carrinton, interrompendo il suo racconto “… e fui così costretto a sposarla… e da lì cominciò il mio Inferno...”
Si portò le mani prima sul volto, poi fra i capelli.
“Ho fatto di tutto per amarla, per innamorarmene…” continuò “… ma quella donna era il demonio… sperperava il mio denaro e mi denigrava continuamente… poi scoprii l’amara verità… aveva diversi amanti…”

“Confessa, mi hai tradito!” Gridò Carrinton.
Lei rise.
Carrinton fu sul punto di impazzire.
“Sciocco…” disse lei, quasi indifferente “... l’amore non esiste e ciò che siamo è in realtà solo il modo in cui appariamo agli altri. Non mi sono forse meritata tutto ciò? Non sono apparsa come moglie devota? La mia bellezza non è stata un degno specchio per il tuo casato? Beh, tutto ciò non è un dono, mio bel marito. No, tutto ciò ha un prezzo. E quel prezzo è il tuo denaro e la mia libertà.”
Carrinton, davanti a quelle parole, a quel suo sorriso compiaciuto e a quei suoi occhi di ghiaccio, perse definitivamente la ragione.
Si avventò su di lei e cominciò a stringerle la gola.
Più stringeva, più gli occhi di lei diventavano grandi.
Fu sul punto di ucciderla davvero, ma trovò la forza di fermarsi e fuggire via da quella stanza e da quella casa.
Trascorse la notte fuori, per ritornare a Carrinton Hall solo al mattino seguente.
E fu allora che trovò sua moglie distesa su quel letto, senza vita.

“Questo è quanto…” mormorò Carrinton “… questa è tutta la storia… quando lasciai Carrinton Hall Semanide era ancora viva. Tossiva ed ansimava per lo spavento, ma era viva. E mentre scappavo via udii la sua voce che mi malediva. Giurò di farmela pagare. Di rovinarmi la vita. E forse ci è riuscita davvero…” si voltò di nuovo verso Altea “… ecco, ora sai tutto, Altea… questa è la terribile verità su questa disgraziata storia…”

Guisgard
05-11-2011, 02.30.42
Passò un’ora, o forse poco più.
Elisabeth era seduta sul letto, in pena per il suo libro ed in attesa del ritorno di Emile.
L’uomo finalmente tornò.
“Non sono riuscito a trovarlo…” fissando Elisabeth sul letto “… sembra sia svanito nel nulla… per le strade si sentono canti e balli e tutto appare indifferente a ciò che sta accadendo…” portò le mani in un cratere di ceramica e si lavò la faccia, quasi a voler gettare via tutti i suoi pensieri “… forse dovrei interrogare il locandiere. Del resto, oltre lui, nessuno si è avvicinato alla stanza. Forse è stato qualcuno della sua famiglia…” scosse il capo “… siete stata sciocca a scendere giù e lasciare il libro incustodito. Vi avevo detto di dormire, ma voi siete testarda… testarda come tutte le donne… ed ora, come se non bastasse, abbiamo un problema in più… ritrovare il vostro libro…”
Restò diversi istanti a fissare il vuoto, angosciato da chissà quanti pensieri, fino a quando il suo sguardo cadde sul Libro dei Salmi.
Subito lo prese, accertandosi che all’interno vi fosse ancora il biglietto.
“Forse ora è davvero il caso di dormire un po’ per voi…” aggiunse “… io invece credo che andrò a fare due chiacchiere col locandiere…” la fissò “… o devo attendere di vedervi prima addormentata, per stare più tranquillo?”

Guisgard
05-11-2011, 02.53.20
La campagna era silenziosa e le tenebre rivestivano ogni cosa.
I volti di quegli zingari apparivano sfocati, dai tratti indefiniti e dalle espressioni enigmatiche agli occhi di Cavaliere25.
Hagus sembrava il più misterioso ed inquieto di tutti.
Il suo sguardo pareva non tradire emozioni.
“Siamo una banda, ragazzo.” Disse fissando Cavaliere25. “Qualcuno ci definisce setta, congrega. Altri si domandano da dove veniamo e cosa cerchiamo. Alcuni ci vedono come Angeli, altri addirittura come demoni. Se ciò fosse vero, ragazzo, allora tu stai facendo un patto col diavolo in questo momento.”
Alcuni di quegli zingari a quelle parole risero.
Hagus allora, senza togliere mai il suo sguardo da quello di Cavaliere25, mostrò al ragazzo un simbolo che aveva tatuato sul petto.
http://a2.twimg.com/profile_images/631079899/giglio-verde2_bigger.jpg

Lancelot
05-11-2011, 10.31.33
Avevo ricevuto da Lord Missan istruzioni di dare la massima priorità a qualsiasi notizia giungesse, diretta o indiretta, dall'uomo misterioso. Qualsiasi.
Non esitai un momento, e presa in mano la missiva che Raos mi porgeva, spalancai di colpo la porta dove il mio signore e messer Rodolfo stavano amabilmente conversando.

"Mio signore, messere. Perdonate questa brusca interruzione, richiedo con la massima urgenza la vostra attenzione, Lord Missan."

Sulla bocca semiaperta in un'espressione di furioso stupore leggo una frase mai pronunciata... Ci sarà tempo per le scuse. In seguito.
Con un plateale gesto della mano faccio strada a Lord Missan, offrendogli la precedenza ed invitandolo a seguirmi qualche decina di metri più in là, dove prima eravamo io e Raos.

Lì, gli mostrerò la missiva, affinché possa leggerne il contenuto lontano da occhi indiscreti.

cavaliere25
05-11-2011, 11.17.32
cosa vuol dire quel simbolo dissi guardando Hagus? io vi sto solo chiedendo un aiuto per salvare una donna innocente continuai a dire non vi chiedo altro anzi dopo che sarù libera sarò ben felice di ricambiare l'aiuto datomi e aspettai una sua risposta

Talia
05-11-2011, 17.03.35
Camminavamo in silenzio, tanto vicini che il mio braccio sfiorava il suo ad ogni passo... eppure eravamo lontani, ognuno immerso nei propri pensieri. Mi chiesi dove fosse la sua mente in quel momento, mi chiesi su quali lontane immagini i suoi occhi stessero indugiando... eppure non osai chiedere, non osai parlare, a fatica osavo respirare.
Poi, ad un angolo di strada, incrociammo quel gruppo di giovani intenti in quella sorta di macabra sceneggiata... li osservai per qualche istante mentre passavamo e non potei che provare disgusto... sì, disgusto per la bassezza e la povertà dell’animo umano.
Udire la voce del mio compagno, e proprio in quel momento, mi sorprese.

“Se questo è diventato il popolo di Animos…” mormorò Tafferuille a Talia “… allora il vostro De Jeon non avrà alcuna difficoltà a dominarne gli umori…”
In quelle parole dell’uomo mascherato c’era tutto il disprezzo che sentiva.
Soprattutto quel “vostro” echeggiò con un enigmatico suono.

La voce di Tafferuille mi giunse in un sussurro appena percepibile, eppure quel “vostro” risuonò tra noi come se lo avesse gridato.
Mi voltai di scatto, quindi, e lo fissai in silenzio per qualche momento...
‘vostro’...
Lui non sapeva, neanche immaginava, cosa significasse davvero quell’aggettivo in quel contesto... il male che mi faceva udirlo... la rabbia, il disagio, la sofferenza che portava in me quell’affermazione...
‘il vostro De Jeon’...
Mai affermazione era suonata alle mie orecchie più verosimile e, allo stesso tempo, più vuota e scellerata di quella... i miei occhi indugiarono sul suo volto nascosto dal cappuccio per qualche momento... poi tornarono a fissare la strada, senza una parola.
Il resto del cammino fu percorso nel più assoluto silenzio.
Soltanto quando giungemmo in prossimità del carrozzone, il mio misterioso amico parlò di nuovo...

“Trovo che siate un’ottima attrice…” disse poco prima di arrivare al carrozzone “… nel senso che siete abilissima a mascherare le vostre sensazioni e forse anche i vostri stati d’animo… per questo non comprendo il motivo di quelle vostre parole a Place des Martyrs…” finalmente, anche se solo per un breve istante, si voltò a fissare Talia “… l’avete detto voi stessa… viviamo in tempi difficili, dunque gradirei di non essere messo al corrente delle vostre simpatie politiche… meno sappiamo di chi ci circonda, meglio stiamo…”

C’era un profondo disprezzo nelle sue parole, lo percepii con chiarezza soprattutto dal modo in cui aveva calcato sulla parola ‘simpatie’... e mi stupii un po’ notando che, oltretutto, non aveva neanche fatto niente per celarlo.
In quell’istante, forse per la prima volta quella sera, avvertii il suo sguardo penetrante su di me.
“Un’ottima attrice?” dissi, lasciando che un leggero sorriso mi aleggiasse sulle labbra “Detto da voi, monsieur Tafferuille, ciò suona come se fosse il più meraviglioso dei complimenti...”
Per un istante rimasi in silenzio... e quando tornai a parlare ogni leggerezza e ogni orpello era scomparso dalla mia voce, tanto che il mio tono suonò basso e ruvido.
“Ma se è davvero questo ciò che pensate di me, allora non dovreste faticare nel comprendere ciò che vi ho detto alla Place... non vi era, infatti, espressa alcuna ‘simpatia’ in esse, né nessun giudizio di merito... vi ho semplicemente esposto ciò che avevo appreso circa ciò che avverrà domani, e quanto è mia intenzione fare in merito. Per il resto sono d’accordo con voi, monsieur: meno sappiamo dei traffici l’uno dell’altra e più al sicuro saremo tutti. Compresi i vostri amici!”
La mia voce si spense e tra noi rimase quel cupo silenzio... solo per qualche momento, però, poi Gobert ci vide e ci venne incontro, quasi gridando.
Io chinai la testa in fretta e chiusi gli occhi... solo un istante... e quando tornai ad alzarla e a guardare di fronte a me, l’espressione sul mio volto era di nuovo soltanto quella della sognante e frivola Colombina.

Altea
05-11-2011, 17.25.06
Ascoltai il racconto di Lord Carrinton, il suo volto era rosso di collera e il sudore bagnava la sua fronte. Mentre raccontava, fissavo il dipinto di Semanide e pensavo "Non eri perfetta, non mi fai paura, eri solo una donna piena di odio e rancore" e quasi volevo distruggere quella immagine.
Conoscevo già il mistero della sua morte, me ne raccontò Lady Kate rammentai, eppure quella era una morte misteriosa, pensai, come mai nessuno volle accertarsi di cosa ella veramente perì?
Il bel milord, finito di raccontare l'amara storia del suo passato, si lasciò scivolare su una poltrona, era distrutto, sembrava trattenere amare lacrime e mi avvicinai a lui e mi chinai "Milord, non pensavo voi abbiate dovuto subire questi dolori, sembrava la vostra vita fosse perfetta. Se mi permettete, Lady Kate raccontandomi la storia vi descriveva come la coppia più invidiata di Camelot in fatto di bellezza e amore, ma la vostra era solo una facciata, una maschera. Come le mille maschere che Semanide sembrava volesse indossare, voi non dovete rammaricarvi di nulla, voi non siete la colpa di nulla. Avete cercato di non disonorare il suo onore a discapito della vostra felicità e lei vi ha ricompensato prosciugando i vostri averi e prendendosi gioco di voi, addirittura tradendo il talamo nuziale. Forse il suo animo era già morto prima di trovare quella morte misteriosa. E non oserei pensare che ella si tolse la vita per recarvi un dolore addossandovi la colpa. Ma non avete mai indagato su ciò che la portò via alla vita?" Fissavo il milord e ad un tratto i miei occhi ebbero un bagliore "Un erede?" esclamai "milord, avete detto che Semanide vi confessò di aspettare un figlio, ma voi non avete menzionato a nessun erede in questa storia, nè tanto meno da quel che io sappia vi abita un bambino nella vostra dimora, spiegatevi meglio".
Notai un ombra fuori dalla porta, sapevo che apparteva ad Angry, e mi chiedevo come ella potesse ancora essere devota a una donna che, invece, aveva tradito il milord e la sua fiducia.

elisabeth
05-11-2011, 20.41.11
Mi ero letteralmente persa nei miei pensieri...ero visibilmente saltata per aria quando la porta della stanza fu aperta con una certa violenza da Emile.....non ero riuscita neanche ad aprire bocca..perche' mi erano stati riversati addosso.....una sfilza di rimproveri...ragionamenti....domande.....sembrava fosse stato morso da una serpe velenosa.......avevo incrociato le braccia sul petto ed attendevo la fine dello sproliloquio........quando sembro' avermi posto l'ultima domanda..decisi di alzarmi e di pormi difronte al suo bel faccino...." Emile prendete respiro mio caro, finirete col farvi venire il coccolone....sembrate mio padre, siete arrabbiato, indispettito e tutto perche' ?....perche' la vostra bambina ha disobbedito...Elisabeth non dovevate scendere, Elisabeth se non vi foste allontanata il libro era ancora qui...Elisabeth dovete andare a dormire...Elisabeth..Elisabeth...Elisabeth....che facciamo Emile passiamo alle sculacciate o a letto senza cena ?.......Ascoltami bene..io non prendo ordini da nessuno..sono un essere umano pensante e libero.....io non vado a dormire perche' non ho sonno, mi spiace se la perdita di questo libro ti ha causato come dire.....una piccola perdita di tempo sui tuoi progetti.......che non conosco ...perche' vedi Emile.....io ti seguo...ma non so chi seguo...tu bene o male sai come mi chiamo.....ma infondo sono solo una donna..perche' darmi tanta importanza....chiacchiero a vanvera..povero il mio Emile............Perdendo quel libro.......mon amour...io mi gioco la pelle..............perche' vedi..chi lo ha preso, certo non vuole leggere le favole ai propri figli prima di andare a letto.....quindi..se hai di meglio da fare, comprendendo che di me non te ne importa nulla....di la' c'e' la porta.........e puoi anche mandarmi al diavolo......e che il Signore ti accompagni".......Tale era la rabbia che ero a qualche centimetro dal suo volto...e le ultime parole le avevo dette talmente ad alta voce..che avevo la gola in fiamme, ottuso era un ottuso.............

Guisgard
07-11-2011, 02.11.26
“Quanta fretta, capitano…” disse Missan mentre seguiva Lancelot.
Prese allora la lettera dalle mani del militare repubblicano e cominciò a leggerla.
Un attimo dopo la sua espressione era mutata.
Un lampo, indefinito ed enigmatico agli occhi di Lancelot, attraversò lo sguardo dell’ambasciatore.
“Stavolta il nostro eroe si troverà in trappola…” mormorò questi richiudendo la lettera. “Capitano, date ordine che venga preparato tutto per il nostro viaggio.” Fissando Lancelot. “Fra un’ora voglio una nave pronta a salpare da Dover verso la Francia. Preparatevi, perché la fama e la gloria ci attendono.” Si voltò poi verso Rodolfo. “Perdonatemi, messere, ma temo che il nostro incontro debba interrompersi. Chissà che non lo riprenderemo in seguito.”
E diede ordine ad un servitore di accompagnare Rodolfo fuori dal palazzo.

Guisgard
07-11-2011, 02.17.57
Lord Carrinton guardò Altea.
“Il bambino che portava in grembo” disse “non vide mai la luce… ella lo perse dopo pochi mesi… e, per innaturale che possa sembrare, neanche una lacrima rigò il suo bel volto…” restò per qualche istante a fissare quel ritratto, poi, d’improvviso, come a volersi destare da un incubo, prese le mani di Altea fra le sue “… dimentichiamo tutto e tutti. Esistiamo solo io e te… saltiamo in sella al mio cavallo e raggiungiamo una chiesa che si trova verso la costa… e lì, se vorrai, diventerai mia moglie… dimmi di si, Altea…”

Guisgard
07-11-2011, 02.31.54
Gli occhi di Elisabeth erano in quelli di Emile.
La voce di lei sembrava voler schiaffeggiare il volto di lui, tanto era l’impeto con cui la donna parlava.
“Si, capisco perfettamente…” mormorò lui sorridendo “… eh, già… mai preso ordini da nessuno, immagino…” restò a fissarla ancora per qualche istante.
Poi, d’un tratto, prese in braccio la donna, portandosela poi sulle spalle e la sculacciò.
“Ecco, c’è sempre una prima volta per tutto!” Disse, per poi far cadere Elisabeth sul letto.
Prese allora la sua cintura e legò le mani di lei alla spalliera del letto.
“Vi consiglio di non dimenarvi troppo, madame.” Fissandola. “Vedete, sono bravo a fare nodi e non riuscirete di certo a liberarvi. Ora resterete qui buona buona, aspettando il ritorno del vostro amato maritino.”
Si diresse poi verso la porta e prima di uscire aggiunse:
“Ah, siete più bella quando vi arrabbiate, madame. Mi sa che vi farò arrabbiare più spesso. E mi raccomando, non struggetevi troppo per la mia assenza…perché, cara mogliettina, tornerò molto presto.” Le fece l’occhiolino ed uscì.

Guisgard
07-11-2011, 02.34.34
A quelle parole di Cavaliere25, gli zingari cominciarono a ridere.
“Non hai mai visto dunque quel simbolo, ragazzo’” Chiese Hagus. “Un fiore verde non dice nulla? Non hai ancora compreso chi siamo noi veramente?”

Guisgard
07-11-2011, 03.07.05
Tafferuille e Talia ritornarono così al carrozzone.
Gobert comunicò loro che il vecchio Essien aveva intenzione di parlare all’intera compagnia.
I due così seguirono Gobert che li condusse dal resto della compagnia.
Tafferuille si attardò, ricomparendo qualche istante dopo con indosso di nuovo la sua inseparabile maschera.
“Ci siamo tutti?” Chiese Essien a Gobert.
“Manca solo Renart.”
“Bah, quel ragazzo sembra incapace di prestare attenzione a qualsiasi cosa.” Borbottò il capo della compagnia. “E sia, tanto la sua presenza cambia poco… allora, amici miei…” assumendo un tono solenne “… pare che domani in città avverrà un importante avvenimento. Una parata con un discorso al popolo da parte di De Jeon.”
A quel nome pronunciato da Essien, Tafferuille fissò per un istante il volto di Talia.
“Ho incontrato un vecchio amico, evento davvero fortuito, che mi ha presentato uno dei funzionari addetti agli spettacoli.” Continuò Essien. “Da quando è caduta la monarchia non vi sono più Maestri di Cerimonia a curare questo genere di eventi. Ebbene, pagando una certa somma…” sbuffò “… dicevo, pagando una certa somma, sono riuscito ad ottenere il permesso di esibirci… al Theatre du People!”
Scese un religioso silenzio fra gli attori della compagnia.
“Allora?” Fissandoli Essien. “Non dite nulla?”
“Per me va bene.” Rompendo quel silenzio Tafferuille.
“Ma saremo all’altezza?” Chiese Gobert.
“Dobbiamo fare ciò che abbiamo fatto fino ad ora.” Rispose Tafferuille.
“Si, ma un conto è farlo davanti a dei contadini…” replicò Gobert “… tutt’altra cosa è invece farlo davanti al pubblico della capitale.”
“Tanto ormai è deciso!” Intervenne Essien. “Con quello che mi è costato poi… e comunque spero di rifarmi, altrimenti rinvigorirò le casse della compagnia dalle vostre paghe!”
“Quale spettacolo metteremo in scena?” Domandò Gobert.
“Ho pensato a Lo Spadaccino Innamorato.” Rispose Essien. “Il funzionario repubblicano mi ha fatto capire che abbiamo notevole libertà, fatta eccezione per alcune cose… del tipo non fare riferimenti religiosi e lodare, di tanto in tanto, il regime repubblicano… a quest’ultima cosa penserò io. Stanotte lavorerò ad alcune battute per il mio personaggio. E sia, amici, è tutto. Ora andate a letto che domani ci attende una lunga giornata. La mattina ci sarà la parata e poi il discorso. E la sera finalmente il nostro spettacolo.”
Tutti allora, chi brontolando, chi preoccupandosi, andarono a letto.
Giunto il mattino, gli schiamazzi cittadini, per l’imminente parata ed il successivo discorso, svegliarono i nostri attori dal loro sonno.

Guisgard
07-11-2011, 03.27.37
Nel castello di Trafford Bridge, Melisendra e Tyler erano con il Presbitero Tommaso.
Ad un tratto, dalla carrozza del chierico, scese un suo domestico.
“Sono spiacente, monsignore…” entrando nella stanza “… ma vi ricordo che siete atteso per quella funzione…”
“Si, rammento.” Alzandosi dalla sedia il chierico. “Perdonatemi, milady, ma i doveri del mio ministero mi attendono… sono certo, a Dio piacendo, che ci incontreremo presto.”
“Padre, vedete, la dama di compagnia di mademoiselle Melisendra è…” avvicinandosi al prete Tyler.
“Il Signore non abbandona mai nessuno dei Suoi figli, amico mio.” Rispose Tommaso. “Bisogna solo confidare in Lui.” Salutò ed andò via.
La carrozza così abbandonò il castello di Melisendra.
“E’ pronta la nave?” Chiese Tommaso al suo domestico che teneva in mano uno specchio in cui il chierico si specchiava per togliersi il trucco.
“Si, padrone.” Rispose il domestico. “Al porto vi attendono per partire.”
“Bene.” Annuì Tommaso, mentre si toglieva la parrucca e si puliva il viso dalla cera. “Passami il tutto per il prossimo travestimento.”
Poco dopo la carrozza giunse al porto.
E appena la videro, gli zingari lasciati lì da Hagus si avvicinarono al veicolo.
“Ti attendevamo, capo.” Disse uno di questi all’uomo che scese dalla carrozza.
Egli ora non era più il Presbitero Tommaso.
Non aveva più nulla in comune con quel chierico, se non i profondi occhi azzurri.
Occhi azzurri che brillavano sul suo volto da zingaro.
“Partiamo allora.” Rivolgendosi ai suoi uomini. “Altrimenti il nostro amico de Jeon avrà il cattivo gusto di far cominciare lo spettacolo senza di noi.”
http://img2.blogs.yahoo.co.jp/ybi/1/b3/76/sweetpea0609/folder/674420/img_674420_38863587_0?1160190066

Altea
07-11-2011, 09.16.59
"Non posso credere di quale freddezza quella donna era dotata, d'altronde lei aveva raggiunto il suo scopo ovvero sposare Lord Carrinton. Ma questa storia non mi convince del tutto." pensai tra me e me.
Udii senza sorpresa la proposta del bel milord "Certo che lo voglio, d'altronde non amo molto i sontuosi cerimoniali, il mio desiderio è solo diventare vostra moglie. Mi affido a voi, ma dovremmo avere dei testimoni, per me andrebbero bene pure i servitori del vostro palazzio" sorrisi.

cavaliere25
07-11-2011, 11.26.04
Dissi guardando Hagus a me quel simbolo mi sembra un giglio verde poi posso sbagliarmi no continuai a dire non ho ancora capito chi voi siete se gentilmente mi volete illuminare con la vostra grazia di presentirvi e aspettai

Lancelot
07-11-2011, 11.45.39
"Consideratelo fatto, mio signore."

Alle parole di Lord Missan, un vasto sorriso non potè fare a meno di affiorare sul mio volto. Tornavamo in patria!
Quanto a lungo avevo atteso questo momento... Dal tono del mio signore, poi, sembrava quasi evincersi una nota di positività, di giubilo, avrei osato dire di trionfo. E Lord Missan non era tipo dai facili entusiasmi, evidentemente doveva trattarsi di qualcosa di veramente lieto.
Con la gioia nel cuore, ma la determinazione affinché tutto venisse approntato nel più breve tempo possibile, distribuii ordini e commende.
Entro un quarto di clessidra eravamo pronti alla partenza, e un nostro uomo già ci precedeva alla volta di Dover, dove gli avevamo dato mandato di comprare il primo passaggio disponibile per la Francia, quale che fosse il prezzo.
Chissà come era cambiata la Repubblica, avevamo lasciato un Paese ancora in tumulto e impegnato nella ricostruzione dopo la bufera rivoluzionaria, come lo avremmo trovato ora? L'avrei riconosciuto?
Non importava, gli odori, i sapori di quella terra non sarebbero comunque mai mutati, così come il cuore degli uomini che la abitavano. Stavamo tornando a casa.

Talia
07-11-2011, 15.43.40
Quella notte dormii poco e male.
Probabilmente non ero la sola, nel carrozzone, ad avere problemi di insonnia quella notte... ma a me non era soltanto la tensione per lo spettacolo del giono dopo a tenermi sveglia...
Immagini confuse si accavallavano nella mia mente... Colaubain, il monastero, la mia vecchia stanza all’Istituto, Renart e la sua sconsiderata proposta, Philip, soeur Amélie, gli occhi blu cerulei di Tafferuille che avevo avvertito di nuovo su di me durante il discorso di Essien...
Mi svegliai spesso, continuando a girarmi e rigirarmi tra le lenzuola bianche e profumate, per poi cadere di nuovo in un sonno agitato...

Correvo...
Immagini confuse si confondevano nei miei occhi, immagini rese sfocate da quelle cocenti lacrime di rabbia che mi bagnavano gli occhi e mi solcavano le guance...
Non sapevo dove stavo correndo e forse neanche mi importava, non avevo minimamente badato alla suora che avevo quasi travolto nel cortile del monastero, non avevo badato alle sue grida e ai suoi richiami... probabilmente quella suora in quel momento era già corsa dalla Madre Superiora per informarla del mio insolito comportamento, ma a me non importava. Probabilmente mi avrebbero attesa cariche di domande e di rimproveri, ma a me non importava. Probabilmente avrebbero mandato qualcuno a cercarmi, ma a me non importava. A me, in quel momento, non importava più niente di niente.
Mi sentivo male... mille e più pensieri si confondevano nella mia mente... le parole che l’anziana Soeur Loanne mi aveva detto qualche minuto prima, appena prima di morire in pace con se stessa, mi risuonavano ancora forte nelle orecchie... cercai di non pensarci ma non ci riuscivo... altre lacrime roventi mi solcarono le guance... mi sentivo tradita e confusa, mi sentivo come se tutto il mio mondo fosse crollato in quell’istante.
E in quel momento, forse per la prima volta in vita mia, mi sentii sola.
Sola...
Ero sola... completamente sola al mondo.
Mi sentivo tradita dalle suore con cui ero cresciuta. Sentivo di non aver più avuto un amico da quando Philip, anni prima, aveva lasciato Colaubain per andare a vivere in città presso quel suo ricco zio.
Sola...
Quella parola, quel concetto continuavano a fischiarmi nelle orecchie...
E fu così, quasi senza sapere come, che mi ritrovai in quel prato ai bordi della cittadina nel quale, già da diversi giorni, era apparso quel carrozzone e quegli strani personaggi che con tanta forza avevano attratto la mia curiosità.
Non sapevo per quale motivo i passi mi avessero portata proprio lì... tuttavia, quasi senza pensarci, mi accoccolai dietro un albero poco distante e mi misi ad osservarli.
Personaggi curiosi... ridevano e piangevano, gridavano e sussurravano, si atteggiavano a gran signori o a buffi servitori un po’ goffi... abiti colorati... maschere variopinte...
Spesso, negli ultimi giorni, ero sgattaiolata fuori per spiarli... incuriosita e affascinata...
Quel giorno, tuttavia, c’era un’insolita immobilità nel gruppo.
Se ne stavano seduti, chi con la testa tra le mani e chi borbottando scontento, si muovevano con lentezza e rassegnazione...
Rimasi ad osservarli per qualche momento finché, per caso, uno di loro mi notò.
“E tu chi saresti?” domandò l’uomo, avvicinandosi a me e scrutandomi con curiosità.
“Talia!” risposi, asciugandomi in fretta gli occhi ancora pieni di lacrime.
“Talia... e poi?”
“Talia e basta, che vi stia bene o no!” sbottai risentita.
Lui mi scrutò per un attimo, poi un leggero sorriso gli increspò le labbra...
“Va bene, mademoiselle ‘Talia e basta’... che cosa ci fai qui? Non dovresti essere a casa? I tuoi genitori saranno in pensiero...”
“Non ho né genitori né una casa!” dissi, sentendo di nuovo quel dolore lancinante squarciarmi il petto “Sono sola!”
“Sola?” domandò lui, sollevando le sopracciglia con stupore “E posso domandarti dove vivi, dunque?”
“All’Istituto!”
Lui mi osservò...
“E ‘l’Istituto’ sarebbe come un orfanotrofio?”
“Si...” annuii “L’orfanotrofio annesso al monastero di Saint Germaine, là sulla collina, e amministrato dalle suore!”
“Capisco...” annuì lui “E quelle tue suore non saranno preoccupate ora?”
“No!” ringhiai, con più durezza di quanta non fosse necessaria.
L’uomo mi studiò per qualche momento... aveva occhi vigili e indagatori sotto quelle sopracciglia cespugliose...
“E voi, invece?” chiesi, tanto per distogliere da me la sua attenzione “Voi chi siete?”
“Oh, ma certo...” disse lui, come se si fosse appena accorto di aver fatto qualcosa di molto grave “Ma certo... perdonami, mademoiselle, per tanta scortesia... ebbene, il mio nome è Essien. Di professione attore. E questa che vedi è la mia compagnia: Gobert, Tissier e madame Fantine.”
Mossi gli occhi tra loro, poi tornai a posarli sull’uomo di nome Essien...
“Attori!” mormorai “E perché, allora, non state provando qualche spettacolo?”
Lui piegò impercettibilmente la testa prima di rispondere, quasi a cacciare un brutto pensiero...
“Domanda interessante!” disse, con appena una punta di sarcasmo “Ma vedi... purtroppo abbiamo avuto qualche piccolo problema... uno dei nostri attori ci ha lasciati il mese scorso per andare a lavorare presso un ricco signore e già la nostra compagnia era rimasta leggermente menomata... adesso, poi, anche la nostra giovane attrice, colei che era la nostra ‘dama innamorata’, ci ha piantati...”
“Perché?” chiesi.
“Oh...” mi rispose, quasi con noncuranza “Come in ogni copione che si rispetti, ha creduto di trovare l’Amore e la Felicità ed è fuggita con lui... solo che in questo caso l’eroe di turno è un mammalucco, tronfio e danaroso... Eh, che vuoi farci, mia giovane amica? Tra la vita ed il teatro, come vedi, non vi è poi molta differenza... e tutti noi chi siamo, se non maschere che giocano all’improvvisazione su questa sorta di grande palcoscenico a cielo aperto?”
Lo fissavo a bocca aperta... i miei occhi spalancati diventavano vieppiù grandi e lucidi mentre lo osservavo... quell’uomo era totalmente diverso da ciò che ero abituata a conoscere e quella sua diversità, la libertà che la sua vita sembrava promettere, quella sua bizzarra e irrefrenabile eloquenza avevano su di me, appena più che bambina e cresciuta all'ombra di un monastero, un fascino senza posa...
“Posso venire con voi?” domandai ad un tratto, interrompendolo.
Per un istante mi parve di averlo colto di sorpresa, sollevò le sopracciglia e mi squadrò perplesso: “Come?” chiese gentilmente.
“Potrei prendere io il posto dell’attrice che avete perduto!” dissi di getto, quasi senza pensare.
La sorpresa sul suo volto si intensificò per un istante, poi sorrise: “Mia giovane amica, io capisco che questa nostra vita possa sembrarti...”
“Monsieur...” dissi, prima che potesse continuare “Non ho mai recitato, lo confesso... ma sono sveglia e imparo in fretta! Vi prego!”
L’uomo mi scrutò per qualche momento...
“Piangevi quando sei giunta qui!” disse soltanto.
Io annuii, certa che sarebbe stato più che inutile mentire.
“Sei sicura che non sia solo per quello che ora vuoi venire con noi? Sei sicura che non te ne pentirai in fretta?”
Ignorai la prima domanda, ma concentrai i miei occhi nei suoi e dissi, con convinzione: “Non mi pentirò!”
Essien mi valutò per un lungo momento ancora, un momento infinito durante il quale io rimasi immobile di fronte a lui...
“Va bene, signorinella!” disse infine, con un piccolo cenno della mano “Vieni che ti presento il resto delle famiglia!”
Ed era quello che era stata la compagnia da quel giorno in avanti: la mia famiglia.

Mi svegliai di soprassalto...
Erano anni che non ripensavo più a quel giorno, il giorno nel quale avevo lasciato Colaubain e avevo iniziato una nuova vita... una nuova vita per tentare di sfuggire dai dolori di quella vecchia per poi scoprire, anni dopo, che ero scappata dalle cose sbagliate... scoprire che tutto ciò che facevamo presto o tardi ci si ritorce contro... scoprire che, per quanto ci si sforzi, non si può cancellare il passato e non lo si può cambiare...
E ora ero lì... come se ogni mia singola scelta, dal giorno in cui avevo lasciato Colaubain e le persone che mi erano state care fino a quel momento, avesse concorso a portarmi lì... ad Ostyen... con la coscienza macchiata dal senso di colpa ed il cuore pietrificato dalla rabbia e dal dolore.
Era giorno ormai, sentivo molte voci ed un gran viavai fuori dal carrozzone... in fretta, quindi, mi alzai e, dopo essermi preparata con cura, uscii all’aperto.

Parsifal25
07-11-2011, 17.06.12
Sentì parlare di divenire un cacciatore di taglie.....l'idea mi allettava molto ma tra me pensaì qualora scegliessi di seguire questo cavaliere o meglio cacciatore di taglie...avreì potuto continuare le mie ricerche sulle origini del mio ordine e sulla verità dei miei primi 10 anni di vita? Divenni scuro in volto, il ricordo delle parole del mio maestro riecheggiavano nella mia mente: "Sei un Longiniu, comportati come tale".... prima di fare questa scelta con fermezza posi una domanda al cavaliere: " Signore....io sono alla ricerca di una verità e di un manoscritto perduto che racconti la storia del mio ordine i Longiniu, vorreì sapere se unendomi alla vostra causa e al vostro gruppo potrò continuare le mie ricerche servendovi e da parte vostra aiutandomi nel mio arduo compito.... qualora trovassimo tale accordo.... mi unirò a voi, ma spero che nel rispetto del codice tra gentiluomini e cavalieri non vi sia alcun imbroglio." Attesi la risposta, sarebbe stata una scelta importante la mia e spero che non venga deluso.

Rodolfo
07-11-2011, 18.00.23
Alle parole " bisogna schiacciare i nostri nemici" Rodolfo provò una fitta allo stomaco e a stento si trattenne dallo storcere le labbra.

Si sciolse poi, incuriosito, in una domanda:

" Questo Giglio Verde deve starvi particolarmente a cuore,considerato come me lo descrivete, l'ultimo baluardo dell'Antico Regime. Di chi si tratterebbe? Un aristocratico o un ecclesiastico? Quali colpe gli imputate? Cosa starebbe facendo costui a danno della Repubblica?"

elisabeth
07-11-2011, 21.58.48
" Non vi azzardate mai piu' a mettermi le mani addosso perche' vi giuro che ve la faro' pagare cara......e adesso slegatemi.....non siete mio marito e non avete alcun diritto su di me.....".........appena il suo faccino oltrepasso' la porta......mi sistemai sul letto e incominciai a ridere....povero illuso pensa davvero che la sua cintura possa tenermi chiusa in questa stanza ?.....chiusi gli occhi e presi dei bei respiri......incomincia a pensare a spazi liberi e a corsi di acqua......." Madre delle acque offusca la mia mente e rendi fluide le mie ossa....possa il mio corpo divenire limpido e cristallino come ogni parte delle tuo essere....fluidifica le miei carni perche' possano danzare in sottili filamenti......che ti sia resa grazie Madre".........fu solo un attimo e i miei polsi furono liberi.....la cintura rimase vuota appesa alla spalliera del letto, non avevo nessuna intenzione di uscire da quella stanza, Emile mi avrebbe trovata li' ......il mio fondoschiena mi faceva molto male e questo per lui non era una buona notizia......mi alzai dal letto, mi sistemi il vestito e mi piazzai davanti alla finestra...perche' potessi controllare l'arrivo di sua soavita' sono un uomo tutto d'un pezzo..........e adesso vediamo quali notizie avrebbe portato in merito al libro..perche' avevo notato che c'erano delle tracce di cera d'api vicono alla finestra..........e se continuavamo a giocare...a moglie e marito....avremmo perso del tempo prezioso...

Guisgard
08-11-2011, 04.01.14
Lord Carrinton sorrise ed il suo sguardo s’illuminò a quelle parole di Altea.
“Si, ci sposeremo domani col sopraggiungere dell’aurora.” Disse alzandosi in piedi e tirando a sé Altea. “Prenderemo il mio cavallo e galopperemo per tutta la notte… attraverseremo le stelle e tu, mia amata, gareggerai con loro, fino a spegnerle una ad una… ma il firmamento neanche allora perderà la sua magia, perché resterai tu, la stella più bella, ad illuminare il cielo.”
La prese allora in braccio, stringendo il corpo di lei al suo.
Scese le scale ed uscì nel cortile.
Al suo fischio il destriero gli si avvicinò e, saliti in groppa i due innamorati, il cavallo si lanciò al galoppo nella campagna.
Carrinton ed Altea attraversarono così quel verdeggiante scenario che quella notte di Novembre aveva reso incantato.
Il sentiero che tagliava la campagna era segnato da ogni specie di fiori di campo conosciuti ed il loro profumo sembrava quasi tracciare il cammino dei due amanti verso la loro meta.
E quando i primi raggi dell’aurora cominciarono a schiarire il cielo, le alte scogliere presero forma dalle tenebre ormai morenti.
“Ecco, Altea…” indicò Carrinton alla sua amata “… su quella scogliera, la vedi? Quella chiesetta lassù? Sarà lì che ci sposeremo…”
E un raggio di Sole, sorgendo da Oriente, illuminò la chiesetta.
http://www.fotografieitalia.it/foto/1885/Ortezzano_1885-03-05-29-8973.jpg

Guisgard
08-11-2011, 04.24.01
La nave salpò da Dover.
L’aria era pulita, la notte silenziosa ed il mare calmo.
Missan restò sul ponte a fissare la costa inglese che si allontanava sempre di più, come se sprofondasse nella notte.
“Capitano…” rivolgendosi a Lancelot, senza però mai distogliere lo sguardo dalle bianche scogliere “… ad Ostyen ci sarà una parata ed un discorso del partito… ma soprattutto un’esecuzione. Ed a quello spettacolo accorreranno in molti.” Si volto finalmente verso Lancelot. “E secondo il nostro uomo… anche monsieur Giglio Verde!”
La nave sembrava come scivolare su quella piatta massa d’acqua, in un silenzio rotto solo dal canto di qualche marinaio.
Finalmente giunsero sul suolo francese.
Missan e Lancelot trovarono ad attenderli una carrozza.
Con questa raggiunsero Ostyen, al Palazzo della Ginestra.
Furono allora annunciati al grande leader carismatico dei Ginestrini.
Un attimo dopo Philip De Jeon si mostrò a loro.
“Attendevo Gaynor ed invece rivedo te, Missan.” Disse.
“Gaynor non è ancora giunta?” Sorpreso l’ambasciatore.
“No.”
Missan restò per qualche istante in silenzio.
“Spero che il tuo arrivo significhi qualcosa…” fece De Jeon “… mi auguro tu abbia portato la testa del Giglio Verde.”
Missan non disse nulla, ma si limitò a mostrare la lettera a De Jeon.
“E’ sicuro?” Chiese questi dopo averla letta.
“Si, il Giglio Verde cercherà di salvare il condannato.” Rispose Missan. “E noi lo prenderemo. Vero Capitano?” Rivolgendosi al fedele Lancelot.

Guisgard
08-11-2011, 04.45.39
Missan, mentre salutava Rodolfo, accennò qualcosa sul misterioso Giglio Verde.
“Non conosciamo il suo volto, né a quale classe sociale appartenga.” Disse. “Forse agisce per conto dell’aristocrazia, forse per volere del papato. Sappiamo solo che è a capo di una sorta di banda, forse di una congrega ed il suo scopo è quello di far fuggire i nemici della nostra repubblica, siano essi nobili o chierici, dalla giusta sorte che li attende. Ma, credetemi, ha ormai i giorni contati. Ora perdonatemi ma devo lasciarvi. Un compito urgente mi attende.”
E diede ordine ad un servo di accompagnare Rodolfo all’uscita.
E fuori dal palazzo, Rodolfo, rimasto solo, si accorse di un’ombra che si muoveva nella notte.
Era uno zingaro che girava intorno al palazzo dell’ambasciatore con fare sospetto.
Ad un tratto, lo zingaro, prese la via verso la campagna.
Chi era?
Cosa cercava?

Guisgard
08-11-2011, 04.53.05
Elisabeth restò salla finestra per un bel po’.
Il giochetto di magia con cui si era liberata dalla cintura di Emile l’aveva divertita non poco, ma sentiva la stanchezza che quella cosa le aveva procurato.
Usare la magia comportava una perdita, anche se temporanea, di energia e questo Elisabeth lo sapeva bene.
Ad un tratto però sentì la porta come aprirsi.
Una figura entrò così nella stanza.
Lei attendeva Emile, ma non era Emile.
Altre due figure seguirono la prima e un attimo dopo Elisabeth si ritrovò davanti tre uomini vestiti di nero.
“Il libro da solo non bastava…” mormorò il primo di loro “… ci servi anche tu…”
Fece cenno ai suoi due compagni e questi subito immobilizzarono Elisabeth per portarla via con loro.

Guisgard
08-11-2011, 04.59.32
Il Giglio Verde.
Appena Cavaliere25 pronunciò quel nome, tutti loro risero di gusto.
“E sai cosa fa il Giglio Verde ai servitori di Missan?” Fece uno di quegli zingari fissando Cavaliere25. “Li sgozza senza pietà!”
“Già, riscalda la lama di un coltello come questo” intervenendo un altro di quelli e mostrando un coltello al servitore dell’ambasciatore “e poi lo infila nella gola al malcapitato di turno… ed è come tagliare il burro caldo!”
E di nuovo risero tutti.
“E se ti dicessi che sono io il Giglio Verde, ragazzo?” Prendendo la parola Hagus e fissando Cavaliere25.

Guisgard
08-11-2011, 05.45.27
Il Sole illuminava quella mattina ad Ostyen.
Talia era davanti al carrozzone, dopo aver trascorso quella notte inquieta.
Il resto della compagnia era tutto impegnato in varie faccende: chi preparava i costumi, chi il trucco e le maschere.
Qualcuno, mentre faceva queste cose, ripeteva una parte che in verità conosceva fin troppo bene, ma che l’ansia aveva offuscata.
“Avanti, miei prodi!” Esclamò Essien, come a voler rinvigorire l’umore dei suoi. “La fama ci attende! E badate che se passa, poi non torna più in dietro!”
“Tra un po’ saremo pronti per la sfilata.” Disse Gobert al vecchio Pantalone.
Ad un tratto una mano afferrò il braccio di Talia e la tirò via da quel via vai.
“Allora, chi è?” Fece Renart fissandola negli occhi. “Chi è che ami? Tanto lo so, c’è qualcun altro. Per questo non mi vuoi. Avanti, dimmelo. Tanto lo scoprirò da solo.” I suoi occhi erano cupi. “Dì la verità… è quel buffone, vero? Quell’idiota che non mostra mai la sua faccia? Si, è Tafferuille. Non è difficile capirlo. Ma sappi che se non sarai mia, non sarai di nessun altro.”
“Ehi, voi due!” Interrompendoli Essien. “Cosa ci fate qui dietro? Provate qualche scena d’amore? Badate che lo spettacolo è stasera. Avanti, su, ora ci sarà la nostra entrata in scena. E sarà degna della celebre compagnia del Miles Gloriosus.”
La compagnia così, salita sul carrozzone, si diresse per le strade della città.
Tutti erano abbigliati col loro tipico costume da scena e nel vederli la gente cominciò a radunarsi lungo le vie cittadine.
Gobert percuoteva un grosso tamburo, mentre Tissier guidava il carrozzone e motteggiava tipiche espressioni derivate dalla celebre fabula Togata di tradizione latina.
Essien gli era accanto e lanciava coriandoli a coloro che seguivano da vicino il carro.
Talia e Fantine, all’interno del carrozzone, dalle finestrelle sorridevano e salutavano gli spettatori in strada.
Talia, l’innamorata e sognante Colombina, abbigliata con i colori della Primavera, appariva meravigliosa ed incantevole, capace di far perdere la testa a qualsiasi eroe o protagonista mai apparso sulla scena di un teatro.
Renart, invece, stava dietro, appoggiato sulla parte posteriore del carrozzone.
Indossava una divisa militare molto appariscente, spada che pendeva dal cinturone e cappello piumato.
Molti degli sguardi delle donne di Ostyen erano per lui e davanti a quel tributo della sua avvenenza, il giovane sembrava, almeno per il momento, dimenticare l’astio causatogli dal rifiuto di Talia.
Sul tetto del carrozzone, infine, c’era Tafferuille.
Col suo costume variopinto, la lunga spada d’Aragona, gli stivali da lanciere asburgico, il mantello gigliato di Francia, il basco piumato e l’immancabile maschera a celarne il viso.
La compagnia attraversò la città, attirando l’attenzione di tutti.
E finita quella processione, si ritrovarono nello spiazzo che avevano scelto per accamparsi.
“Abbiamo diverse ore prima dello spettacolo, Essien.” Disse Tafferuille. “E come pattuito andrò ad assistere alla parata.”
“E sia, ma non bere prima dello spettacolo.” Si raccomandò Essien. “Intensi?”
Tafferuille annuì e prese la strada verso la Place des Martyrs.

elisabeth
08-11-2011, 16.24.29
Stavo pensando al libro e alle forze che non mi stavano aiutando, e stavo pensando a quanto ero stata stupida a non aver raccontato quanto era importante quel libro per la mia vita ad Emile.....ripensi alle altre donne che erano cresciute con me nella foresta di Scissy, eravamo tutte ragazzine della stessa eta', ma eravamo accomunate da un unico destino, ad ognuna di noi era stato donato un libro e incastonato in questo libro c'era un' ampolla di ambra al cui interno vi era un'ape.....essa viveva e moriva con noi......se l'ape stava male io stavo male...se lei moriva io morivo ......la persona a cui io avrei dovuto donare quel libro ne era a conoscenza e dovevo essere molto legata a lui se il mio maestro mi aveva mandata a consegnare a lui la mia stessa vita.......quindi non riuscivo a capire chi poteva avere un beneficio dalla mia morte....se nessuno conosceva la mia esistenza.....presa dai miei pensieri mi accorsi troppo tardi dei passi fuori dalla porta e se ppur in allarme incominciavo a perdere le mie forze, sperai con tutto il cuore che Emile fosse di ritorno....stavo cercando di raggiungere la porta quando entro' un uomo che non riconobbi e dietro di lui altri due si materializzarono........feci qualche passo indietro andando a sbattere su una sedia........e pregai con tutte le forze che Emile riuscisse a staremi vicina....per una volta lo avevo ascoltato,non ero uscita da quella stanza.......mi raggiunse la voce di uno di loro.....e mi accorsi che erano gli stessi che avevano porato via il mio libro.....avevano bisogno di me.......perche'........mi sentii afferrare per le braccia....ironia della sorte.......il mio ultimo pensiero fu per Emile......e poi nulla piu'.....

Altea
08-11-2011, 17.22.51
Giungemmo veloci con il vento, che sembrava volesse guidarci, verso quella chiesetta suggestiva sulle scogliere.
Scesi da cavallo, il vento sembrava essersi placato e un tiepido sole si stava affacciando...quel raggio di sole che avrebbe rischiarato la vita di Lord Carrinton dopo le tenebre del passato, mi augurai.
Il cuore mi batteva forte, mi voltai a guardare il mio futuro sposo mentre era intento a parlare con un chierico. Ad un tratto mille dubbi mi assalirono, mi stavo unendo a un uomo, lontana dalla mia terra natia, come sarebbe stata la mia vita futura? Scossi il capo per destarmi da quei pensieri, Altea non poteva aver paura di quel futuro.
Mi avvicinai al milord e al prete e vidi le porte della chiesetta aprirsi.

Lancelot
08-11-2011, 18.03.31
Finalmente sul patrio suolo, non so descrivere quanto mi sia mancato.
Vi sarà tempo per la contemplazione, tempo per la nostalgia.
Ora dobbiamo prepararci ad accogliere i nostri nemici, e tale è il senso della mia proposta a De Jeon e a Lord Missan.

"Miei signori," esordisco rispondendo all'invito all'azione del mio Lord "vi domando il privilegio di potermi celare dietro le sembianze del boia in occasione dell'esecuzione. Se il Giglio Verde riterrà di poter liberare il condannato, cerchiamo perlomeno di rendergli le cose difficili. I miei uomini in incognito si mescoleranno alla folla urlante, e il frate per l'estrema unzione sarà uno dei nostri balestrieri, di modo che, se necessario, dovessi io cadere saprà colpire anche a distanza con la dovuta rapidità. La tonaca monacale saprà ben nascondere poi le sue intenzioni e l'arma per attuarle."

Talia
08-11-2011, 18.45.26
C’era fermento ad Ostyen quella mattina, non c’era persona che non fosse per strada e che non stesse attendendo con trepidante attesta la parata e il successivo discorso di De Jeon... e io, in tutta sincerità, non potevo dire di far differenza.
Me ne stavo di fronte al carrozzone, scorrendo con lo sguardo il mare di volti che mi sfilava di fronte, quando inaspettatamente una mano mi afferrò saldamente il braccio e mi strattonò con forza sul retro...

“Allora, chi è?” Fece Renart fissandola negli
occhi. “Chi è che ami? Tanto lo so, c’è qualcun altro. Per questo non mi vuoi. Avanti, dimmelo. Tanto lo scoprirò da solo.” I suoi occhi erano cupi. “Dì la verità… è quel buffone, vero? Quell’idiota che non mostra mai la sua faccia? Si, è Tafferuille. Non è difficile capirlo. Ma sappi che se non sarai mia, non sarai di nessun altro.”

Per un istante rimasi senza parole, schiacciata tra il carrozzone e Renart che ancora mi stava stringendo il braccio con tanta forza da farmi male... lo fissai che qualche momento, sorpresa...
“Renart, tu sei pazzo!” dissi poi, dominando a stento la collera che quel suo tono duro e quell’atteggiamento autoritario mi stavano facendo salire “Tua o di nessun altro? Che cosa significa questo? Chi sei tu per dirmi questo? Io non sono tua, Renart... non lo sono mai stata! Ho cercato di dirtelo gentilmente, ho cercato di spiegarti... ma tu ti ostini a non voler capire! Ti ostini a vedermi come ‘la tua Colombina’... ma Colombina non esiste, hai capito? Non esiste e non esisterà mai, ficcatelo bene in testa!”
Tentai di divincolarmi dalla sua presa ma non ci riuscii...
“Mi stai facendo male...” mormorai.
E fu in quell’istante che Essien ci richiamò.
Con mio enorme sollievo, dunque, Renart lasciò il mio braccio, ormai intorpidito dalla sua stretta, e andò a prendere il suo posto sul carrozzone...
La sfilata fu un successo, la gente di Ostyen non era poi così diversa da quella che avevamo visto in ogni altra città o paese che avevamo visitato... anche nella capitale, infatti, correvano e si accalcavano al bordo della strada al nostro passaggio, carichi di euforia e curiosità.
Quando infine giungemmo al luogo preposto e fermammo il carrozzone al centro dell’ampio spazio, io mi avvicinai lentamente al capocomico...
Avevo riconosciuto in parte la strada che avevo percorso la sera precedente, ero dunque abbastanza certa di esser vicina a Place des Martyrs... e una sorta di vaga agitazione mi colse, allora...
“Essien...” dissi raggiungendolo, in tono vagamente implorante “Essien... posso andare a vedere la sfilata? Ti prego, ti assicuro che ricordo perfettamente la mia parte... e ti prometto che non tarderò e sarò qui in tempo per l’ultima prova! Guarderò solo la sfilata... magari sentirò il discorso di De Jeon...” soggiunsi con l’aria di chi non intende dare ad una cosa troppo peso “...e tornerò subito. Ti prego!”
E poi lì c’era Renart, pensai. E io volevo assolutamente stargli ancora un po’ lontana: il braccio mi faceva ancora male dove l’aveva stretto!

cavaliere25
08-11-2011, 21.44.45
a quelle parole rimasi in silenzio non sapevo cosa dire ero come pietrificato pensai dentro di me in che guaio mi sono messo e rimasi ammutolito

Guisgard
09-11-2011, 02.12.52
Un lieve chiarore, poi un incerto alone.
Una capanna illuminata da poche candele, alcune voci confuse ed immagini sbiadite.
Elisabeth cominciò a riprendere i sensi.
Pian piano rammentò ogni cosa: il libro smarrito, la lite con Emile, gli uomini entrati nella sua stanza.
“La donna si è svegliata…” disse uno degli uomini attorno ad un tavolo “… va a controllare.”
A quell’ordine, un altro si alzò e si avvicinò ad Elisabeth.
“Avete sete?” Chiese alla prigioniera.
Elisabeth era infatti legata con le mani dietro lo schienale di una sedia.
“Dalle da bere e torna a giocare.” Mormorò uno di quelli rimasti attorno al tavolo.
L’uomo allora avvicinò un mestolo d’acqua alla bocca di Elisabeth.
In quel momento la donna si accorse di una borsa sul tavolo, proprio in mezzo a quegli uomini.
Una borsa grande poco più del suo prezioso libro.

Guisgard
09-11-2011, 02.40.42
Il vecchio prete stava parlando con lord Carrinton, quando, voltandosi verso Altea, sorrise alla ragazza.
“E’ molto bella, milord.” Disse a Carrinton. “Non mi stupisco che l’abbiate scelta come compagna.”
“Ci occorrono anche dei testimoni.” Fece Carrinton. “Non abbiamo null’altro se non il nostro desiderio di amarci per sempre.”
“E solo quello, alla fine, conta veramente.” Ridendo il chierico.
Era questo un vecchio e minuto prete di provincia, che portava avanti quella chiesetta sulla scogliera da chissà quanto tempo.
Ad un tratto due persone uscirono dal retro del sacro edificio.
“Questi sono Walcott e sua moglie Yreen.” Sorridendo il chierico. “Lui è fabbro e lei è sarta. Mi aiutano da tempo a portare avanti la chiesa. Saranno i nostri testimoni.”
“Mi occorre però un anello da dare a mia moglie.” Disse Carrinton.
Fissò allora Walcott.
“Siete fabbro, vero?”
“Si, mio signore.”
“Bene, allora non avrete difficoltà a fondere questi” togliendosi i suoi due preziosi anelli d’oro “e a farne uno per la mia dama. Alla fine, vi incastrerete sopra questa.” E diede al fabbro anche un ciondolo che portava al collo, nel quale era incastonata una meravigliosa pietra preziosa rossa come il tramonto dopo una tempesta.
Walcott prese i tre oggetti preziosi e dopo un inchino si diresse nella sua fucina.
Nel frattempo il vecchio prete e Yreen addobbarono l’altare con alcuni lunghi veli bianchi, sistemando poi delle rose davanti alla statua della Vergine col Bambino.
Yreen, dopo aiutato il prete con questi preparativi, raccolse alcuni fiori nel campetto davanti alla chiesa e li preparò in un delicato mazzetto da dare ad Altea.
Poco dopo Walcott tornò con l’anello nuziale.
Era semplice nella sua forma, ma la meravigliosa pietra rossa incastonata rendeva i riflessi aurei di quel gioiello simile a quelli che lascia l’aurora boreale nei cieli del Nord.
“Tutto è pronto figlioli…” disse il prete ai due amanti.
Così, in quella piccola chiesa, tra le silenziose scogliere del Sud dell’Inghilterra, sotto gli occhi dei due testimoni e quelli della statua della Vergine col suo Bambino, il vecchio prete unì in matrimonio Carrinton ed Altea.
http://web.tiscali.it/lordofrings/arwen&aragorn.jpg

Guisgard
09-11-2011, 02.54.34
“Ottima idea, capitano.” Esclamò compiaciuto Missan a quelle parole di Lancelot. “Così terremo sotto controllo il patibolo. Cosa ne pensi?” Chiese voltandosi verso De Jeon.
“La sicurezza ed il successo dell’esecuzione spettano a voi.” Rispose questi. “Dunque mi affido completamente al vostro piano. Ovviamente mi attendo di veder rotolare, oltre alla testa del chierico, anche quella di quel maledetto inglese.”
“Non temere, non falliremo.” Fissandolo Missan. “Questa sarà l’ultima avventura del nostro Giglio Verde.”
“Ovviamente non ci sarà alcun monaco sul patibolo.” Fece De Jeon. “Anche volendo, non ci sono più chierici in attività in questo paese.”
E lui e Missan si abbandonarono ad una risata che sapeva di trionfo.
“Al suo posto ci sarà invece un notaio, pronto a convalidare l’avvenuta sentenza del Tribunale del Popolo.” Aggiunse De Jeon.
“Questo cambia poco il nostro piano.” Disse Missan. “Col saio o con la toga, poco importa. Sotto quegli abiti ci sarà comunque un nostro soldato. Capitano, andate pure verso la caserma, dove potrete radunare i soldati che vi sembreranno più adatti e pronti a seguire ogni vostra direttiva.” Aggiunse poi rivolgendosi a Lancelot. “Mi raccomando, occupatevi personalmente di ogni aspetto di questa operazione. Tutto deve essere perfetto.”

Guisgard
09-11-2011, 03.03.18
Un’ombra attraversò il volto di Cavaliere25.
La paura per quelle parole di Hagus sembrava averlo immobilizzato.
L’uomo teneva i suoi occhi in quelli di Cavaliere25.
Per un istante indefinito dominò il silenzio in mezzo a loro.
Poi la risata di uno quegli zingari scatenò le risate di tutti gli altri.
“Sei colpevole di aver servito un assassino come Missan e di aver partecipato al rapimento di una donna innocente.” Disse Hagus. “E per la legge inglese sarai appeso con un cappio al collo.”
Ed uno di quegli zingari scimmiottò il rumore di un collo che si spezza.
“Ma noi non ti consegneremo alla legge…” continuò Hagus “… no, noi ti giudicheremo senza tirare in ballo magistrati e giudici… e la tua condanna sarà infinitamente peggiore.”
Tutti gli zingari esultarono.
“A meno che…” fece Hagus fissando uno spaventato Cavaliere25 “… tu non decida di abbandonare Missan e ti aiutarci in questa missione… rinneghi dunque quell’assassino del tuo padrone?”
http://moiludi.com/wp-content/uploads/frodo2.jpg

Guisgard
09-11-2011, 03.39.48
Essien fissò vagamente incuriosito Talia.
“Non immaginavo ti interessasse questo genere di cose…”
“E’ per la parata, Essien.” Disse Fantine, ancora intenta a sistemare i costumi per lo spettacolo. “Soldati che sfilano in uniformi e in sella a bianchi cavalli. E poi la capitale in festa. E’ ovvio che la nostra Talia ne sia attratta. E’ una ragazza. Non è mica un rudere come noi due.”
“Oh, ma voi siete un fiore, madame.” Sorridendo Essien e mostrando un vistoso inchino verso Fantine.
“Farò finta di crederci, mio troppo cortese Pantalone.” Rispose la donna. “Su, lascia andare Talia a quella parata.”
“E sia, ma mi raccomando, signorina.” Fece Essien, fissando Talia con un atteggiamento che, dallo scherzoso di un attimo fa, era diventato paterno e severo. “Non dare confidenza a nessuno di quei soldati ed evita di assistere allo spettacolo da posti appartati e poco frequentati.”
“La piazza sarà stracolma, Essien!” Esclamò Fantine. “Non ci sarà un posto isolato o libero nemmeno a pagarlo!”
“La prudenza non è mai troppa.” Sbottò Essien. “Però non voglio che tu ci vada da sola… accidenti, Tafferuille è già lontano…” fissando la strada che conduceva al centro cittadino, proprio dove si trovava Place des Martyrs “… dov’è Renart? Renart!” Chiamò il capocomico.
“Non c’è.” Rispose Gobert. “Credo sia andato in città.”
“Che il diavolo lo porti, quel lavativo!” Inveì Essien. “A volte mi chiedo perché continuo a tenerlo nella compagnia! Bah…” scuotendo il capo “… d’accordo, va alla parata.” Disse a Talia. “Magari cerca di raggiungere Tafferuille, così che non sarai sola. Mi raccomando, eh!” Di nuovo con quel suo tono paterno, mentre fissava la ragazza.
http://img.webme.com/pic/f/fluchderkaribikworld/promo_pirate17.jpg

elisabeth
09-11-2011, 09.39.11
Riprendermi era sempre una gran fatica.....la testa era in piena confusione, ma piano piano incomincia a prendere coscienza........erano i tre uomini che etìrano entrati nella stanza, l'aria era fresca, il luogo sembrava una capanna di quelle che si trovano nei boschi per dare asilo ai viandanti, mi sentivo indolenzita le braccia mi dolevano i miei polsi erano legati....quando qualcuno si accorse che mi ero svegliata, mi porse dell'acqua.....aveva un modo piu' gentile nei miei confronti respetto a gli altri, ma questo non voleva dire che era megli di loro.....bevvi a piccoli sorsi dal mestolo....vicino al capannoc i doveva essere un ruscello...perche' l'acqua era fresca....e il rumore che proveniva da fuori era come di un torrente ben alimentato.....lo vidi tornare con gli altri al tavolo....e mi accordi della borsa....che era posta al centro tra di loro...non era la mia sacca...ma la grandezza era quella del libro.......potevo slegarmi o attivarmi in simbiosi con l'ape e aiutarmi con la magia.....ma questo mi avrebbe messa fuori gioco per qualche giorno, gli uomini erano in tre.....e non sapevo se in quel capanno sarebbero venuti altri compari oppure no.....se solo Emile fosse nei paraggi lui si sarebbe potuto prendere cura di me ......e il libro sarebbe stato al sicuro...ma i se non mi avrebbero aiutata....anche perche' ne' io ne' il libro servivamo a loro loro erano solo dei mandanti.......chi era la persona veramente interessata a noi.....sapeva che doveva mantenere in vita me e l'ape.....o il tutto non avrebbe piu' avuto effetto alcuno..........per una volta decisi di attendere...la magia mi avrebbe stancata.......e l'attesa per lo meno mi avrebbe chiarito l'arcano.......di sicuro mi volevano viva.......".....Scusate se interrompo il vostro diletto....ma vorrei sapere perche' sono qui e perche' sono qui da prigioniera.....e a quanto pare con qualcosa che mi appartiene.........e poi mi stanno facendo male le braccia vorrei essere slegata......tre uomini possono bastare a tebere d'occhio una sola donna...."...

Lancelot
09-11-2011, 13.31.24
Soddisfatto che il mio piano abbia riscosso un buon successo presso Lord Missan e De Jeon, assecondo le parole del mio signore accomiatandomi con il saluto marziale, e muovendo i miei passi verso la caserma.
Molti soldati erano degli della mia fiducia, ma solo pochi potevo chiamare "amici". Figli genuini della rivoluzione, ognuno di loro aveva patito perdite o soprusi per mano del clero o dell'aristocrazia, le due metastasi che per secoli hanno afflitto il ventre altrimenti florido della nostra nazione.
Il lodo odio nei confronti di tutto ciò che tali caste rappresentano è fiero e indomabile, e ciò vale più di qualunque promessa, di qualunque ideale, e di qualunque giuramento.
Tredici uomini, questo è il numero di cui abbisogno. Tre uomini per ogni lato del patibolo, nelle primissime file dinnanzi ad esso, sporchi e consunti, in abiti stracciati, mischiati in mezzo alla folla a urlare le peggiori e più turpi delle nefandezze. Perfettamente camuffati nei modi e nel vestiario del popolino infuriato.
Ognuno di loro, armato di spada sotto la lurida cappa infangata e di coltelli corti da mischia. Sul patibolo, il notaio sarà il tredicesimo, il miglior tiratore fra loro. La sua balestra celata sotto la sua toga saprà far giustizia della mia eventuale caduta, quale che sia la distanza.

"Uomini, compagni, rivoluzionari, amici miei. La giornata di domani non rappresenterà soltanto l'ennesima occasione di far giustizia di un torto subito, ma darà per una volta a noi la possibilità di essere gli artefici della definitiva sconfitta di tutto ciò che odiamo: il privilegio, la disuguaglianza, il sopruso, l'oligarchia. Ho scelto voi perché più di ogni altro avete sofferto, e più di ogni altro saprete quindi ricordare, e riuscire in quest'impresa. Ecco i vostri ruoli."

Così parlando, poso sul tavolo un foglio bianco riportante la mappa del patibolo, la distribuzione della folla e le vie di accesso e di uscita alla piazza.
Spiego a ognuno dei miei tredici uomini il suo ruolo, e come portarlo a termine.
La logica è impeccabile, il piano perfetto. La ragione trionfa sulla paura e sulla fede, e noi prevarremo.

Daniel
09-11-2011, 14.45.34
Non capivo più niente.. Sir Hagus che ci faceva lì? e chi era quel ragazzo.. Sir Hagus continuava a pizzicare l'elsa della sua spada.. Guardai il ragazzo con i capelli rossi in cerca di aiuto.. E adesso? che altro mi sarebbe capitato?

Guisgard
09-11-2011, 15.14.35
A quelle parole di Elisabeth, l’uomo col mestolo d’acqua si voltò verso gli altri due intenti a giocare ai dadi.
“Fate troppe domande, madame.” Disse senza smettere di agitare i dadi l’uomo che dei tre sembrava il capo. “Non possediamo nulla che vi appartenga. Sapete benissimo che quel libro non è il vostro.” Finalmente smise di giocare e si alzò dal tavolo. “Ora voi risponderete alle nostre domande.” Avvicinandosi alla donna. “Siete una donna e spero vivamente non mi obblighiate a costringervi… risponderete alle mie domande…” prese una sedia e si sedette davanti ad Elisabeth.
“Avanti, voglio conoscere ogni segreto di quel libro…” fissandola “… vi ascolto…”

Altea
09-11-2011, 15.36.42
Ero emozionata all'idea del passo che avrei compiuto e sapevo non mi avrebbe certo più portata indietro quel passo, provavo un senso di gioia immensa poichè nutrivo un forte amore per il bel milord e di inquietezza assieme, forse per i fantasmi del passato che poco prima avevo scoperto. Del resto, non conoscevo affatto nulla di lui, della sua famiglia. Però egli neppure era a conoscenza della mia vita, eppure era sicuro nel suo desiderio di prendermi in moglie e questo mi tolse quei cattivi pensieri. Mi sarei lasciata condurre dalla sua sicurezza.
Aspettavo dentro la piccola chiesetta, mentre il prete e Yreen con amore preparavano ogni cosa per rendere quel posto degno di un matrimonio, sebbene semplice e pensai che persone cosi semplici avevano tanto a cura il nostro futuro, amavo la genuinità di quei gesti.
Vidi arrivare la donna sorridente, con dei bellissimi fiori di campo e la ringraziai, dicendole che era il regalo più bello ricevuto ultimamente.
Quando arrivò il fabbro, l'anello nuziale era straordinario, quella pietre rubinea risplendeva come l'amore del milord nei miei confronti.
Ci avviammo all'altare ed ero cosi emozionata che poco seguii le parole del prete, solo che felicemente mi trovai subito sposata.
Uscimmo dalla chiesetta, il vento aveva preso a soffiare impetuoso e mi tenevo stretta al mio novello sposo, ma sicura "E ora milord? ma dovrò continuare a chiamare mio marito "milord"?" gli chiesi ridendo.

Guisgard
09-11-2011, 15.39.40
Tredici.
Il numero sacro alla Divina Misericordia di Nostro Signore.
Questi erano gli uomini scelti da Lancelot.
Il cavaliere aveva visto i loro sguardi e letto nei loro animi.
Come Scipione Africano aveva scelto i legionari tra quelli sconfitti nella battaglia del Metauro e di Canne, per sfruttare il loro odio verso Annibale, così Lancelot aveva formato quel corpo scelto di vendicatori.
Le passioni muovono il mondo e lui lo sapeva.
Amore e Odio.
Il suo discorso aveva solo destato i loro animi.
Erano pronti per una vendetta che attendevano da sempre.
“Siamo con voi, capitano!”
Avrebbero dato la vita per quell’impresa.
Lancelot mostrò loro il suo piano, fino ai minimi dettagli.
La piazza, i luoghi in cui si sarebbe radunata la folla, il palco d’onore ed il patibolo.
Tutto era sotto il loro controllo.
Ad un tratto il segnale.
La parata era pronta e con essa gli emblemi della rivoluzione.
“Capitano, la carrozza col prigioniero che sarà condannato pubblicamente è appena partita dallo Chàteau de la Mémoire Ancienne.” Disse uno dei soldati a Lancelot. “Tra mezz’ora circa giungerà al Palazzo della Ginestra.”

Guisgard
09-11-2011, 15.53.50
“Nell’antica Roma la gente si parava dandosi del tu…” sorridendo Carrinton “… devo forse tornare in quel lontano passato per avere la gioia di sentirti sussurrare il mio nome senza più alcun titolo?”
La prese fra le braccia e la baciò con passione.
Stringeva a sé il corpo di lei.
Altea era bellissima e sensuale in quel suo abito semplice, che sembrava renderla simile a quelle antiche sacerdotesse celtiche che dominarono in quei luoghi secoli prima.
“Mio signore…” avvicinandosi Walcott ai due novelli sposi.
“Spero che tu abbia un buon motivo per interrompermi mentre bacio mia moglie!” Fece con tono scherzoso Carrinton.
“Oh, perdonatemi, milord…” arrossendo il fabbro “… volevo solo dirvi che… beh, insomma, per una semplice ma romantica Luna di Miele… vedete, scendendo verso il mare vi è un piccolo borgo di pescatori… è un luogo tranquillo ma caratteristico e la gente laggiù possiede un forte senso di ospitalità…”
“Grazie, mio buon amico.” Disse Carrinton. “Sentito, mia signora?” Rivolgendosi ad Altea ancora fra le sue braccia. “Vogliamo andare laggiù?”

Guisgard
09-11-2011, 15.58.34
Ad un tratto, mentre Cavaliere25 appariva sempre più impaurito e confuso, Hagus si voltò verso l’altro “estraneo” del gruppo.
“Immagino ti stia facendo anche tu molte domande.” Fissando Daniel. “Oggi tu e questo ragazzo” indicando Cavaliere25 “avete avuto l’onore di conoscere la banda del Giglio Verde. Dipenderà da voi se questa circostanza si rivelerà funesta o se invece fortunata.”

Talia
09-11-2011, 15.59.40
“Va bene, va bene... starò attenta!” dissi, fermando il fiume di raccomandazioni del vecchio capocomico “E tu non preoccuparti... Fantine ha ragione, dopotutto: ci saranno centinaia di persone, che cosa mai potrebbe capitarmi?”
Sorrisi, quindi, e gli poggiai un leggero bacio sulla guancia...
“Grazie, Essien... a più tardi!”
Salutando con la mano gli altri, quindi, mi voltai in fretta e mi avviai a passo svelto verso la Place des Martyrs...
Camminando mi accorsi che la folla era ancora più numerosa di quanto non mi fosse sembrato da sopra il carrozzone e, oltretutto, la calca aumentava via via che mi avvicinavo alla Place... Tafferuille era scomparso, ormai, e anche di Renart non c’era traccia... non vedevo nessuno dei due e comunque sarebbe stato assurdo volerli cercare in quella mischia di gente, decisi quindi di non pensarci più, nonostante la preoccupazione di Essien di poco prima.
Preoccupazione non necessaria, pensai... dopotutto cosa poteva mai accadermi ad una parata cui era accorsa tutta la cittadinanza di Ostyen?
Ero arrivata alla Place, intanto... un mare di persone mi separava dal palco ligneo... tuttavia, intrufolandomi nei piccoli spazi, iniziai ad avvicinarmi sempre più.

Altea
09-11-2011, 16.01.58
"Vi seguirei ovunque mio caro sposo, anche nelle tenebre. Un paesino di pescatori, molto interessante, mi ricorda un pò quei posti da dove provengo, dove sovente amavo fermarmi a parlare coi marinai che mi raccontavano di storie di mare e di leggende..milord".

Guisgard
09-11-2011, 16.27.24
La Piazza dei Martiri.
Così chiamata in ricordo dei tanti martiri che avevano combattuto per la rivoluzione.
La piazza oggi era gremita come non mai.
Tutti erano in attesa della parata e poi del discorso di De Jeon al popolo.
In più si vociferava di una condanna e la gente amava quel genere di spettacolo.
Soprattutto i giovani.
Ad un tratto uno squillo di trombe e vari rulli di tamburi.
I soldati cominciarono a passare in rassegna tra l’entusiasmo della folla.
Con loro facevano bella mostra gli emblemi Ginestrini e quelli della rivoluzione.
Il tutto durò circa un’ora.
Poi finalmente i massimi vertici del partito si mostrarono alla folla.
E tra loro apparve una figura.
Sicura di sé, carismatica e dal fascino magnetico.
A vederla, il popolo cominciò ad esultare e ad invocarne a gran voce il nome.
De Jeon salutò la folla e poi cominciò a parlare.
Inveì contro l’aristocrazia ed i suoi privilegi.
Poi passò al suo bersaglio preferito: il Clero.
Aizzò allora la foga popolare contro la Religione e la superstizione.
Contro tutto ciò, insomma, che rendeva schiavo l’uomo.
“Fratelli, compagni!” Disse ad un certo punto, sempre attento a modulare la sua straordinaria dialettica. “Oggi un'altra tassello della giustizia invocata da secoli tornerà al suo posto… un altro di quei carnefici sarà oggi giustiziato davanti a voi…” si voltò verso il patibolo ed un uomo incappucciato fu condotto davanti al boia.
A quella scena ci fu il boato della folla.
E Talia osservava tutto ciò, nascosta proprio tra quella gente in delirio.

elisabeth
09-11-2011, 18.56.45
Ero una donna....e solo perche' ero una donna pensava che dovessi avere una paura folle.......certo non sapere mi intimoriva ......ma non potevo fare nulla......" Dite che non c'e'nulla che mi appartiene....eppure volete sapere ogni cosa di quel libro.....non so cosa dirvi sono una povera donna non so ne' leggere ne' scrivere........se mi avete portata qui..se mi avete legata e se avete poratato via dalla mia stanza quel libro.....forse voi sapete piu' di me....."......rimasi a fissare l'uomo, sapevo che il caldo delle candele e la mia presenz apoteva far prendere vita all'ape...e non era il momento.....doveva rimanere tutto a tacere......

Guisgard
09-11-2011, 19.08.42
“Sai cosa pensavo, mia bella sposa…” disse Carrinton alzando gli occhi al Cielo e continuando a stringere a sé Altea “… un poeta una volta scrisse che un bacio è capace di far perdere la memoria… allora ti bacerò e tu smarrirai ogni ricordo, perdendo anche queste odiose convinzioni con le quali mi parli…” sorrise e la baciò “… basta con questo voi e con i vari milord e mio signore…”
Prese allora il suo cavallo e con Altea galopparono verso il borgo dei pescatori.
Scesero lungo la scogliera, fino a quando scorsero le vivaci luci che si adagiavano sul calmo mare della sera.
Erano quelle del borgo dei pescatori.

Guisgard
09-11-2011, 19.17.31
“Cercate di non fare la furba con noi, madame!” Disse l’uomo ad Elisabeth. “Se hanno affidato a voi quel libro, allora significa che non siete una donna comune! Ci occorrono delle informazioni e voi risponderete ad ogni nostra domanda! Dunque niente scherzi! Avanti, raccontateci tutto ciò che riguarda quel libro… chi ha affidato a voi quel libro? E perché? E dove siete diretta?”

elisabeth
09-11-2011, 19.53.36
" Voi affidereste qualcosa di veramente importante ad una donna ?......andiamo...fate la persona seria.....una donna.........credetemi anche se fosse....non vi dierei nulla.......a voi non avrei nulla da dirvi......"......Incominciai ad avere freddo....e a cantare una nenia....una vecchia canzone che accompagnava le notti in cui avevo il forte senso dell' abbandono...e il mio maestro mi accarezzava il capo.......e mi addormentavo serena............Emile......chissa' che penserai di me...forse che sono scappata via.......e invece per la prima volta..ero li' ad attendere un uomo........" Lasciatemi andare....la mia morte non vi servira' a nulla"....

Altea
09-11-2011, 20.00.40
"ma...milord..iniziate già a impartirmi degli ordini? Non va bene cosi, e poi io non conosco il nome che vi ha dato i vostri natali, è incredibile." Per un momento quella perplessità ritornò, non conoscevo nemmeno il nome del mio consorte, ma non tralasciai apparire nel mio volto i miei pensieri.
Arrivammo al borgo del paesino dei marinari, l'aria profumava di sale e mare, quell'odore che cosi mi mancava. Attorno a noi c'era un gran fermento, pescatori al lavoro, dame che si affrettavano nelle vie del borgo, poi vidi una piccola locanda e dissi al mio amato di recarci in quel posto, volevo bere qualcosa di caldo. Le emozioni del giorno erano state troppo forti.

Guisgard
09-11-2011, 20.03.09
“Allora forse voi non siete la donna giusta…” mormorò quell’uomo mentre fissava Elisabeth “… forse ci siamo sbagliati e voi non sapete nulla di questa storia… liberatela.” Ordinò poi ai suoi due compagni.
“Dici sul serio?” Gli chiese uno dei due.
“Certo!” Annuì l’uomo. “Avanti, liberatela. Quanto a questo…” prendendo il libro dalla borsa “… è dunque un libro normale… un falso… posso anche bruciarlo…” e lo avvicinò alla fiamma del focolare.

Talia
09-11-2011, 20.08.21
Mi infilavo tra le persone e scivolavo sempre più avanti...
“Scusatemi, monsieur...” continuavo a ripetere “Chiedo perdono, madame... Monsieur, potrei passare? Perdonatemi...”
E così, lentamente, riuscii a raggiungere la transenna di legno che era stata montata per mantenere una via libera e consentire il passaggio della parata.
Per più di un’ora continuai a guardare quei bellimbusti che sfilavano rigidi e impettiti in quelle fiammanti divise... non avevo mai provato molta simpatia per chi marciava in rango e formazione, eseguendo gli ordini senza discutere... e tuttavia rimasi lì, continuando a veder passare bandiere, vessilli, stendardi... guardavo sfilare soldati e cavalieri, eppure i miei occhi non li vedevano davvero. I miei occhi continuavano ad intervalli regolari a correre più avanti, oltre la sfilata, dove si ergeva, proprio di fronte a me, il palco d’onore...
Non so quanti soldati passarono... mi parve che non finissero più... pensai che probabilmente stavano facendo sfilare tutta la cavalleria che la Repubblica aveva a disposizione... poi finalmente, al suono di trombe e di tamburi, i massimi vertici del partito comparvero sul palco...
Non saprei dire tutto ciò che passò nella mia mente nel vederlo avanzare in testa agli altri... lo sguardo fermo e sicuro, un sorriso compiaciuto sul volto... si fece avanti e la piazza esplose in grida ed acclamazioni... io tuttavia rimasi immobile, come pietrificata.
E improvvisamente, senza sapere da dove fosse uscito, un antico ricordo mi passò davanti agli occhi...

“...e poi, un giorno, il mulino che adesso è di mio padre, sarà tutto mio!” concluse orgogliosamente il ragazzino. Era biondo e minuto, e nella sua voce suonava quel candore che talvolta si incontra nelle anime semplici.
“Il mulino?” la bambina dai lucidi capelli neri lo squadrò con stupore “Beh... d’accordo, avrai il mulino... io invece desidero sposarmi e avere una casa con le pareti bianche ed il tetto rosso...”
“Tutte uguali voi donne! Tutte con queste sciocchezze!” la interruppe un ragazzo alto e robusto, con troppe lentiggini sul naso “Io invece partirò per mare... mi imbarcherò su una nave enorme, con vele grandi come la piazza di Colaubain...”
“Ah si?” lo zittì lei “ma se tu non l’hai neanche mai vista una nave così...”
La discussione andò avanti per un po’... sogni, desideri, speranze... di questo si parlava.
Soltanto due bambini erano rimasti in silenzio per tutto il tempo... Talia aveva troppe speranze e pochissime possibilità di realizzarle, data la sua condizione di orfana ospitata all’Istituto, mentre Philip aveva sogni troppo ambiziosi persino per venir espressi a parole...
All’improvviso lui si alzò.
“Hey Philip...” lo richiamò il ragazzino biondo e minuto, mentre l’altro era già sulla porta “Dove te ne vai?”
“A casa!” rispose, senza guardarlo.
“Perché? E’ presto, ancora...” obbiettò un altro, come se dalla partenza di Philip dipendesse la fine della riunione.
“Mi sono stancato di queste sciocchezze!” ribatté lui, secco come non era mai stato.
“Aspetta...” tentò una ragazza “Dicci almeno qual è il tuo sogno... Che cosa farai da grande? Tu non l’hai detto!”
Il ragazzo si bloccò sulla porta e per qualche istante rimase immobile e in silenzio, la testa china e la mano che stringeva convulsamente la maniglia...
Poi si voltò e fronteggiò i compagni, scrutandoli uno ad uno con quei suoi profondi occhi neri...
“Io diventerò qualcuno!” disse soltanto, con voce grave. Poi uscì.

Quel ricordo sfumò il un baleno e io mi ritrovai in quella piazza, in mezzo alla calca...
Sollevai gli occhi e li puntai su di lui... stava parlando... non era più il ragazzino ribelle e un po’ scontroso che avevo conosciuto, no, ora davanti a me c’era un uomo... eppure quella sua capacità di affabulare le persone, quel suo carisma non erano cambiati affatto... stava parlando, stava attraendo a sé tutta l’attenzione della folla con la stessa facilità con cui, anni prima, aveva diretto gli umori e le passioni di un gruppo di ragazzini che erano soliti incontrarsi in una vecchia capanna di pesca.

“Fratelli, compagni!” Disse ad un certo punto, sempre attento a modulare la sua straordinaria dialettica. “Oggi un'altra tassello della giustizia invocata da secoli tornerà al suo posto… un altro di quei carnefici sarà oggi giustiziato davanti a voi…” si voltò verso il patibolo

Quelle parole, all’improvviso, mi riscossero da tutti quei pensieri...
Sgranai gli occhi, mentre lo sguardo mi cadeva su una figura incappucciata che veniva condotta davanti al boia...
Un’esecuzione?
Qualcosa dentro di me iniziò a gridare con una forza inaudita... immagini si sovrapposero nella mia mente, altre immagini, immagini dolorose... e per qualche momento mi mancò l’aria, tanto che barcollai e dovetti aggrapparmi alla transenna con tutta la forza che avevo.

elisabeth
09-11-2011, 20.17.35
Mi furono slegati i polsi....tra gli sguardi increduli dei due uomoni....e mentre me li massaggiavo..osservavo ogni movimento......sembrava tutto a rallentatore......se il libro bruxìciava...io avrei vissuto la stessa sorte.....ma se avessi rivelato i segreti della vita.....avrei rotto un giuramento......e durante il rito avevo giurato che piuttosto la morte...ma nessun profano poteva avvicinarsi alla sapienza.........mi avvicinai all'uomo mentre aveva tra le mani il libro...le fiamme mi si dipinsero sul volto.....erano calde...e il calore si stavano imprimendo sulla mia pelle......" Bruciatelo...se e' questo....quello che vi e' stato ordinato.....che Dio abbia pieta' della vostra anima se ne avete una..."

Guisgard
09-11-2011, 20.42.18
A quelle parole di Elisabeth, l’uomo la colpì violentemente.
“Sei furba allora…” mormorò, mentre la donna era a terra “… tenetela ferma…” disse ai suoi, mentre prese dal fuoco un ferro incandescente “… ora ti sfigurerò le carni, fino a perforarti le ossa… vedremo se ti si scioglierà la lingua…”

Guisgard
09-11-2011, 20.58.25
“Hai ragione…” sorridendo Carrinton “… pensavo che qualcuno ti avesse rivelato il mio nome… ma è giusto che sia io a farlo… mi chiamo Orlando di Wessex, XV conte di Carrinton…” e mostrò un lieve inchino ad Altea.
I due sposi erano così giunti al borgo dei pescatori.
Questo luogo, dallo stile pittoresco e vagamente basco, era abitato dai discendenti di alcuni mercanti spagnoli giunti in quelle terre tramite i commerci delle Fiandre.
Raccolti in quell’angolo di promontorio, tra il profumo di salsedine ed il vento che soffiava da Sud, vivevano come uno stormo di uccelli venuti chissà da dove, conservando fra loro gli antichi usi e costumi della loro terra.
Altea, alla vista di quella caratteristica locanda, aveva chiesto a suo marito di fermarsi lì.
Così, i due sposi entrarono in quel posto e subito il locandiere si avvicinò loro.
“Portateci qualcosa di caldo, che ammansisca la fatica dello spirito.”
“Ah, lasciatemi indovinare…” sorridendo l’uomo “… novelli sposi, vero?”
“Già” Rispose Carrinton.
“Posso consigliarvi qualcosa di speciale?”
“Sentiamo.”
“Stanotte, al porto, ci sarà una tradizionale festa…” spiegò il locandiere “… è detta Pesca di San Martino ed alla fine si concluderà con falò e pesce arrostito davanti al mare. Ci saranno suoni, canti e balli. L’ideale per due colombi innamorati.”
“Allora affrettatevi a servirci qualcosa di caldo, amico mio!” Esclamò Carrinton. “Così da non fare attendere troppo la Pesca di San Martino!”

Guisgard
09-11-2011, 21.03.01
L’uomo incappucciato fu fatto avanzare a spintoni verso il boia.
La folla esultava ed incitava che si eseguisse quella condanna.
“Costui…” avvicinandosi De Jeon al condannato “… era tra i più pericolosi dei nostri nemici… egli possedeva il dono della conoscenza e sapeva come spargere il suo veleno. Fu anche mio maestro all’Accademia del Parnaso.”
A quelle parole, molti restarono in silenzio.
“Ma è per amore del giusto” continuò De Jeon con la sua dialettica sempre più accesa “che l’allievo sa riconoscere il male che dimora nel suo maestro. E se anche costui mi ha fatto conoscere il frutto che conduce alla conoscenza, oggi sono pronto a sentenziare i suoi crimini.”
Di nuovo la folla esultò.
Tutto era pronto.
Talia osservava quella scena in balia di inquiete sensazioni.
Un rullo di tamburi sembrò destarla.
Il boia si avvicinò al condannato ed afferrò il suo cappuccio.
“Aspetta…” lo fermò De Jeon “… prima il popolo deve conoscere il suo nome… il nome dell’ex abate Adam de la Merci!”
De Jeon fece un cenno al boia e questi tirò via il cappuccio.
Qualcuno, incurante del volto del condannato, esultò tra la folla, ma ben presto, guardando gli sguardi stravolti dei leader Ginestrini, un silenzio irreale scese sulla piazza.
Il condannato non era padre Adam, ma il direttore del terribile carcere conosciuto come lo Chàteau de la Mèmorie Ancienne.
Nel vedere quel viso, pestato a sangue e messo lì al posto di padre Adam, De Jeon lanciò un grido.
Missan, invece, pochi passi più indietro, dopo un attimo di turbamento misto a stupore, chiamò a gran voce le guardie sul patibolo.
“Tradimento!” Urlò.
“Come è stato possibile?” Fissandolo De Jeon.
“Ecco come!” Rispose Missan fuori di sé, mostrando il petto del direttore tatuato con il simbolo del Giglio Verde. “Presto, chiudete tutte le strade e voglio posti di blocco ovunque! Fermate qualsiasi sospetto! Anche donne e bambini!”
Un attimo dopo ci fu il caos tra la folla.
Talia restò quasi travolta da quella marea umana che si disperdeva.
Ad un tratto qualcuno, afferrandola per un braccio, la portò via.

cavaliere25
09-11-2011, 21.52.08
Si si dissi vi aiuterò basta che non mi ucciderete farò tutto ciò che volete risparmiatemi per favore sono solo colpevole del rapimento della donna ma posso sempre salvarla col vostro aiuto continuai a dire mentre guardavo tutti in faccia

Altea
09-11-2011, 21.57.37
"Orlando di Wessex...portate un nome veramente bello, è un peccato lo avete tenuto celato per così molto tempo."
Entrammo nella locanda, si avvicinò a noi il locandiere e rimasi stupita e meravigliata dalla proposta fatta, quando si allontanò dissi al bel milord "Sapete che dalle mie parti si usava festeggiare pure la ricorrenza di San Martino? e per tradizione spirava un vento caldo, che sembrava portasse come nella leggenda un'improvvisa estate.Ne sono entusiasta, ma dite sia luogo da fidarsi questo? Vi siete stato più volte, d'altronde non conosciamo nessuno qui".

Guisgard
10-11-2011, 02.33.09
“Allora stanotte, mia dolce sposa, assaporerai un po’ della magia delle tue terre con questa festa di San Martino.” Disse Orlando ad Altea.
I due sposi allora, appena usciti dalla locanda, si diressero verso il porto.
Qui c’era radunata buona parte degli abitanti del borgo, tutti in attesa dell’inizio dei festeggiamenti.
Il porto era in realtà un piccolo molo, con una stradina stretta ma caratteristica, che attraversava delle tipiche case da pescatore, rivestite da uno strato di calce bianca come si può vedere in molti villaggi delle isole sparse per il Mediterraneo.
Le case scendevano poi sul mare ed un faro lontano col suo fascio le attraversava, per poi abbandonare un attimo dopo il tutto di nuovo al manto della notte.
I primi falò erano già stati accesi e attorno a questi molti giovani del posto avevano cominciato a ballare e a cantare.
Orlando ed Altea così si unirono a quei giovani e alla loro gioia di vivere.
“Avanti, signori!” Gridò all’improvviso un ometto. “Chi di voi vuol dimostrare la sua forza contro Hursus?”
E alle spalle, quasi affondando i piedi nella sabbia per l’enorme peso, stava un gigante di quasi due metri.
“Su, non abbiate paura!” Continuò l’ometto. “Sono pronto ad accettare qualsiasi scommessa! Su, non è roba per molli aristocratici, ma solo per veri uomini!”
“Quell’ometto ed il suo fenomeno da baraccone” fece Orlando ad Altea “mi suggeriscono un’idea…” fissò sorridendo sua moglie “… sentito cosa ha detto? Una sfida non per molli aristocratici… chissà, ma forse se riuscissi a battere quel gigante, riuscirei a farti abbandonare quel tuo formale modo di rivolgerti a me… dandomi così finalmente del tu.”
“Ma cosa vedo, miei signori…” gridò l’ometto “… vi è forse un pretendente?”
“Se ne cercavate uno, l’avete appena trovato, amico mio!” Disse Orlando.
Si voltò poi di nuovo verso Altea e la baciò.
“Questo bacio mi porterà fortuna.” Sorridendo. “E vediamo se riuscirò a meritarmi un tono più confidenziale da parte tua.” Le fece l’occhiolino e raggiunse l’ometto ed il suo gigante.
“Però, ne ha di coraggio quel tipo!” Esclamò qualcuno dei presenti.
“Già, io non combatterei mai contro quel gigante.” Gli fece eco un altro.
“Nessuno vuole scommettere?” Chiese l’ometto alla folla.
“Io scommetto sul gigante!”
“Anche io!”
“Si, pure io!”
Si udì tra i presenti.
“Eh, non hanno fiducia in voi, amico mio.” Disse l’ometto ad Orlando.
“Magari smentirò i pronostici.” Sorridendo Orlando.
I due contendenti così raggiunsero la piccola spiaggia, mentre tutti i presenti si misero in cerchio attorno a loro.
“Che vinca il migliore!” Fece l’ometto, dando inizio all’incontro.
Orlando subito si lanciò su Hursus, ma questi lo afferrò e poi lo lanciò tra gli spettatori.
“Chiedo scusa.” Disse Orlando a quelli, per poi lanciarsi di nuovo sull’erculeo avversario.
“Eh, vostro marito possiede davvero un coraggio da leoni.” Uno degli spettatori ad Altea. “Io non sfiderei mai un colosso come quello.”
“Speriamo solo che non venga colpito sul volto…” fece una ragazza tra i presenti “… è così bello!”

Guisgard
10-11-2011, 02.43.41
“Volete che lo sgozzi qui, davanti ai vostri occhi, signore?” Chiese uno degli zingari a Hagus.
“No, voglio dargli fiducia…” rispose questi, senza togliere mai i suoi occhi da quelli di Cavaliere25 “… magari è davvero pentito…”
In quel momento si udirono dei passi: era lo zingaro che Hagus aveva mandato per controllare il palazzo dell’ambasciatore.
“Allora, cosa hai visto?” Domandò Hagus.
“La casa è ben sorvegliata.” Rispose lo zingaro. “Ci sono tre soldati all’ingresso e almeno una mezza dozzina nel cortile. Inoltre altri sorvegliano da finestre e camminamenti presso le due torri del palazzo.”
“Sembra quasi un fortino militare.” Mormorò un altro di quegli zingari.
“Già, occorre un piano per avvicinarci…” fece Hagus.
Poi fissò Cavaliere25.
“E sarai tu il nostro piano…” disse “… ascoltami bene, ragazzo… tu ora tornerai al palazzo di Missan. I soldati, riconoscendoti, ti faranno entrare. E una volta dentro, tu ci aprirai il portone d’ingresso. Non so in che modo, devi pensarci tu. Una volta aperto il portone, noi faremo il resto. Hai capito tutto?”

Guisgard
10-11-2011, 02.57.18
“Sarò sincero, ragazzo…” disse il cacciatore di taglie a Parsifal “… unendovi a noi imparerete molte cose sulle armi e sul loro utilizzo. Apprenderete varie tecniche di sopravvivenza e diversi metodi di combattimento. Daremo la caccia a rinnegati, criminali, briganti, eretici e tutti coloro sui quali sono state poste taglie da parte delle autorità. Questo è quello che posso promettervi, messere. Con noi diventerete sicuramente un abile cavaliere. Tuttavia, la strada che abbiamo intrapreso, almeno per il momento, non ci permetterà molti momenti di libertà, neanche per le vostre ricerche. Forse queste saranno possibili fra qualche tempo, ma non ora. Adesso, noi tre” indicando se stesso ed i suoi due compagni “abbiamo un importante compito… stiamo dando la caccia ad un pericoloso criminale. Sta a voi decidere cosa fare, messere.”

Parsifal25
10-11-2011, 03.15.29
Sentendo ciò e la schietezza con cui mi parlò il nobil cavaliere, la mia anima provò un senso di abbandono e di fallimento nei confronti del mio ordine e soprattutto del mio maestro che con tanto amore mi aveva allevato tra le nobili virtù dell' Antico Codice. Forse stavo per infrangere la promessa fatta al capezzale del mio maes.... anzi, di mio padre.... improvvisamente mi vennero le lacrime agli occhi pensando a quanta dedizione e amore quest'uomo aveva donato nel crescermi anche se non fossi suo figlio, ma sentì che qualcosa poteva essere trovato se avessi seguito questo cavaliere, vi era in gioco la serenità della popolazione, delle mamme, dei bambini che giocavano allegri nelle piazze senza conoscere veramente l'orco cattivo..... non potevo negare il mio aiuto a questa gente. Un vero cavaliere deve saper mettere da parte i propri egoismi dinanzi alla richiesta di aiuto e mantenimento della quiete. Presi un grande respiro e infine mi decisi: " D'accordo Signore aiuterò la vostra causa, difenderò questa gente e la loro serenità". Qualche lacrima ricopriva ancora il mio viso, spero che non se ne accorga. " Padre le prometto che la storia del nostro ordine e della mia vita riuscirò a recuperarla, non ho dimenticato la promessa che vi feci".

Guisgard
10-11-2011, 03.27.47
“Allora brindiamo al nostro nuovo compagno!” Esclamò il cacciatore di taglie. “Locandiere, portaci altro vino!”
E finito di bere, i tre raggiunsero le stalle della locanda.
Qui il cacciatore e i suoi compagni presero i loro cavalli ed insieme a Parsifal lasciarono quel posto.
“Ora ti parlerò della nostra missione, ragazzo.” Fece il cacciatore di taglie. “Noi vediamo dalla Francia. Precisamente dalla Repubblica di Magnus. Stiamo dando la caccia ad una banda di pericolosi criminali. per poi intascare la taglia promessa dal governo di Magnus. Quei fuorilegge si fanno chiamare Il Giglio Verde.”

Parsifal25
10-11-2011, 03.40.28
Un leggero sorriso trapelò il mio volto al vedere con quanta gentilezza codesti uomini mi accolsero tra loro, però il pensiero mi riportava ancora a quella promessa, ma non bisogna disperarsi io non demordo, adesso un nuovo orizzonte si dipana dinanzi al mio sguardo. Usciti dalla taverna sellaì il mio amico Belfagor e gli bisbigliaì: "Mio caro amico, una nuova missione ha incrociato la nostra via per il raggiungimento del vero.... non dimentichiamo ciò che siamo stati, anzi, che siamo tuttora.....forse, potremo imparare qualcosa di nuovo". Lasciati le stalle il mio nuovo maestro mi parlò del Giglio Verde, sinceramente, non avevo mai sentito parlare di questa banda nei miei viaggi e mi sentì un pò imbarazzato... tanto che risposi con fare goffo: "Signore, non credo di conoscere questa banda di criminali, anzi non li ho mai sentiti nominare. Cosa hanno fatto di così terribile da essere definiti "pericolosi"......". Detto ciò mi saltò alla mente un qualcosa che forse era troppo banale e stupido da dire, ma lo feci lo stesso: "Preferite essere chiamato Signore o Maestro?".

elisabeth
10-11-2011, 08.39.37
La sua mano colpi' il mio volto con una violenza tale....che persi l'equilibrio e finii a terra, il dolore fu' violento ma l'anima mi doleva di piu', vidi sussultare il libro tra le sue mani, ma fu lieve quasi impercettibile e la Bestia nella sua infinita crudelta' non se ne accorse.....mi pulii un rivolo di sangue all'altezza della bocca con il palmo della mano........." Io non so nulla di quel libro...nulla che voi non possiate leggere e comprendere......se fossi una maga se ci fosse magia....via avrei gia' distrutti..e invece sono qui a subire delle vostre angherie......pensate che sono uno donna fuori dal comune solo perche' porto con me un libro......al giorno d'oggi la cultura e' pagata come un'oltraggio a qualche forma di governo ?.......Non temo le vostre minacce......non implorero' la vostra pieta'....se avete deciso di uccidermi lo farete comunque......volete sfreggiarmi a vita ?....il dolore sara' tremendo...il battito del mio cuore sara' furioso sembrera' volermi esplodere in petto....poi si chetera' e tutto tornera' nell'ordine di come ogni cosa ebbe inizio........non so sa chi prendete ordini.......perche' siete voi che dovete aver paura........"......Mi alzai da terra...e mi piazzia davati a lui, la cosa che non riuscivo a comprendere e' che per la prima volta in quella brutta storia ebbi la sensazione che ogni cosa stesse abbandonando me e quella piccola parte di me che mi portavo dietro.........Avrei voluto chiedere al mio Maestro......cosa non ero riuscita a percepire durante questo tratto del mio cammino, ma forse comprendevo che quel piccolo lato umano che vive nelle piu' grandi menti illuminate....fa capolino quando pensiamo che qualcosa o qualcuno ci ha abbandonato.....l'abbandono e' la paura piu' grande che l'uomo ha in tutta la sua vita, ed io non ero un'eccezione....mi sentivo abbandonata......

Altea
10-11-2011, 09.56.41
Vidi Orlando avviarsi con quel enorme uomo verso la spiaggia, a ogni colpo che prendeva il mio cuore sussultava "Ma non cambia mai, in un modo o nell'altro deve dimostrare la sua forza" pensai. In realtà ero seriamente preoccupata, la folla mi spingeva, mi sentivo soffocare e sentii i commenti di una ragazza, voltandomi dissi "Mi auguro vivamente non sia cosi, mia cara milady, vorrei guardare il bel volto di mio marito per l'eternità". Sussultai, ebbi un fremito di gelosia??
Mi avvicinai..."Orlando ritirati, per favore fallo per me. Vedi ti sto dando del tu, non sfidare troppo la sorte e ricordati quando ti dissi nessuno è impeccabile".

Talia
10-11-2011, 13.17.08
Succedeva tutto in fretta, troppo in fretta per me...
I miei occhi spalancati erano fissi sul palco, le mie mani stringevano la transenna di legno tanto forte che alcune schegge mi si conficcarono nel palmo facendo uscire qualche goccia di sangue... non ci badai. Non me ne accorsi neanche. Mi mancava l’aria, respiravo a fatica. La folla intorno a me vociava e si agitava convulsamente, e questo contribuiva solo ad aumentare il doloroso frastuono nella mia testa...


La mia voce suonava in un modo quasi irreale nell’edificio deserto.
Una voce che quasi non sembrava più la mia, tanto era rauca e stridente per l’angoscia... la sentivo grattare nella gola ed ogni parola, ad ogni disperata invocazione.
Ricordavo i miei passi affrettati ed ansiosi risuonare per i lunghi corridoi... ricordavo la mia voce echeggiare per le ampie sale, facendosi via via più stridula e più agitata... Ricordavo le mie grida, le corse, le porte spalancate con veemenza...
Ma niente! Tutto per niente!
Tutto ciò che ricordavo dopo era il vuoto e il silenzio... quel silenzio opprimente, angosciante, terribile...
Il cortile, ampio e quadrato, era esattamente come lo ricordavo.
Eppure quel silenzio... quel silenzio assoluto, così pesante e irreale, quel silenzio opprimente, angosciante, quel silenzio di morte...
Poi la voce di Essien da qualche parte vicino a me... le sue braccia, che con paterna amorevolezza mi avevano presa quasi di peso e mi avevano condotta via...
E poi il buio... un buio cieco entro cui la mia anima era sprofondata... si dibatteva la mia anima in fondo a quel pozzo di disperazione, si dibatté con tutta la forza che possedeva... finché non ne ebbe più.


Ad un tratto un rullo di tamburi risvegliò la mia mente la trascinò di nuovo in quella piazza.
Si stavano apprestando all’esecuzione...
“Philip!” gridai d’istinto... ma la mia voce si perse in quella babele di urla e schiamazzi.
E poi, quando ormai credetti che tutto stesse per giungere alla fine...

Il boia si avvicinò al condannato ed afferrò il suo cappuccio.
“Aspetta…” lo fermò De Jeon “… prima il popolo deve conoscere il suo nome… il nome dell’ex abate Adam de la Merci!”
De Jeon fece un cenno al boia e questi tirò via il cappuccio.
Qualcuno, incurante del volto del condannato, esultò tra la folla, ma ben presto, guardando gli sguardi stravolti dei leader Ginestrini, un silenzio irreale scese sulla piazza.
Il condannato non era padre Adam, ma il direttore del terribile carcere conosciuto come lo Chàteau de la Mèmorie Ancienne.
Nel vedere quel viso, pestato a sangue e messo lì al posto di padre Adam, De Jeon lanciò un grido.
Missan, invece, pochi passi più indietro, dopo un attimo di turbamento misto a stupore, chiamò a gran voce le guardie sul patibolo.
“Tradimento!” Urlò.
“Come è stato possibile?” Fissandolo De Jeon.
“Ecco come!” Rispose Missan fuori di sé, mostrando il petto del direttore tatuato con il simbolo del Giglio Verde. “Presto, chiudete tutte le strade e voglio posti di blocco ovunque! Fermate qualsiasi sospetto! Anche donne e bambini!”
Un attimo dopo ci fu il caos tra la folla.

In un secondo, la folla si lasciò prendere dal panico...
Tutti iniziarono a gridare e a correre qua e là disordinatamente, come se il palco d’onore avesse preso fuoco... uomini e donne, giovani e vecchi... tutti correvano e sgomitavano, presi da una cieca follia, tentando di farsi strada verso l’uscita della piazza.
Io fui schiacciata contro la transenna dall’irruenza della folla, presi un paio di gomitate da non sapevo chi, barcollai e fui travolta, persi l’equilibrio. Ebbi paura.
Gridai e stavo per cadere a terra, dove sarei di certo stata calpestata da tutta quella gente impazzita, quando una mano si serrò intorno al mio braccio e mi tenne in piedi. Un attimo dopo, quella stessa mano serrò la mia e mi trascinò via.
Non sapevo chi fosse il mio salvatore: lo spavento mi aveva spezzato il respiro e offuscato gli occhi...
Eppure strinsi quella mano, quasi fosse la mia ancora di salvezza, chiusi gli occhi e mi lasciai condurre da lui tra la folla.

Guisgard
10-11-2011, 14.38.13
Elisabeth fissò quell’uomo con fierezza.
Il dolore per quello schiaffo sembrava ben poca cosa in confronto alla forte tensione che si era impossessata di lei.
“Questo libro ci occorre per rimettere le cose al loro posto.” Disse quell’uomo ad Elisabeth. “Noi siamo gli unici a poterlo fare. Senza di noi tutto andrà a rotoli ed il male, da questo lercio paese, si diffonderà pian piano in tutto il resto del mondo. Dunque, se davvero questo libro non potrà esserci di nessun aiuto, allora lo distruggeremo… e tu ne sarai la responsabile.”
Detto questo, l’uomo lasciò cadere il pesante libro sulla fiamma ardente del camino.
La fiamma, pian piano, cominciò ad avvolgere il grosso volume.

Guisgard
10-11-2011, 14.44.23
Il cacciatore di taglie fissò quasi con tenerezza il giovane Parsigal.
“Ragazzo mio, maestro è colui che nutre non solo l’abilità fisica, ma anche quella spirituale. Tu sei un giovane di alti principi ed io non posso insegnarti nulla che non riguardi l’arte della guerra e le tecniche di sopravvivenza in questo duro mondo. Signore poi!” Rise. “Non sono nobile ed il mio titolo di cavaliere me lo sono guadagnato servendo il Re Alfonso D’Aragona. Chiamami dunque come ti suggerisce il tuo cuore. Un cavaliere segue sempre il suo cuore.” Il suo volto perse poi quel sorriso e si fece serio di colpo. “Quanto al Giglio Verde… non conosco i suoi crimini. Non sono affar mio. Io devo solo catturarlo per intascare la taglia. E puoi starne certo che lo troveremo!”

Guisgard
10-11-2011, 14.57.44
A quelle parole, cariche di gelosia di Altea, la ragazza che aveva commentato la bellezza di Orlando si voltò stizzita.
Poi Altea si avvicinò di qualche passo verso la lotta dei due contendenti e gridò a suo marito:

"Orlando ritirati, per favore fallo per me. Vedi ti sto dando del tu, non sfidare troppo la sorte e ricordati quando ti dissi nessuno è impeccabile".

Orlando si voltò di scatto e guardandola, sorrise.
Ma quella distrazione permise a Hursus di prenderlo e lanciarlo di nuovo a terra con forza.
“E’ inutile, mio Ercole redivivo…” rialzandosi Orlando “… hai sentito la voce di quella bella ragazza? Era il dolce suono dell’amore che sussurra per me… per me questa contesa non ha più senso… ho avuto il mio premio!”
“Ed io ora voglio il mio di premio!” Esclamò ridendo Hursus.
Si lanciò allora su Orlando e afferrandolo lo scaraventò in mare.
“Allora, cosa ne dici?” Ridendo Hursus. “Sei bello quanto Narciso… ed io ti ho fatto fare la sua stessa fine!”
Ma Orlando non emerse dalle acque.
Tutti allora cominciarono a preoccuparsi.
Hursus, spaventato si tuffò in acqua per cercarlo.
Ad un tratto il gigante emerse ma si ritrovò avvolto in una grossa cima.
“Aiuto…” gridava “… sono bloccato e non riesco a nuotare!”
In quel momento Orlando emerse anch’egli.
“Forte ma tonto, mio buon gigante!” Ridendo il conte di Wessex. “Ti dichiari sconfitto?”
“Si, hai… vinto… ma slegami!”
Orlando allora liberò il gigantesco avversario dalla corda che lui stesso gli aveva messo addosso e lo trascinò a riva.
E qui tutti lo acclamarono come vincitore.

Guisgard
10-11-2011, 15.13.25
Quella mano tirò via Talia da quella marea impazzita.
La trascinò attraverso le onde confuse e gli schiamazzi di quella gente che ora si disperdeva come un gregge senza più il suo pastore.
Le parole di De Jeon erano state forti fino a quando tutto seguiva lo scorrere dei suoi piani.
Ma poi qualcosa era andato storto ed il grande Ginestrino aveva perso il controllo del suo gregge.
Era bastato l’ululato di un lupo per disperdere il suo pascolo.
Talia era trascinata da quella mano forte, fino a quando giunsero in un piccolo violetto laterale.
“Non capisco perché la gente si ecciti tanto per questo genere di spettacoli!” Disse Renart guardando la strada. “A me quel discorso ha quasi fatto venire sonno e mi sarei di certo addormentato, se ogni tanto qualche scossone della folla non mi avesse tenuto sveglio.” Si voltò poi verso Talia. “Come stai? Va tutto bene?”

Talia
10-11-2011, 15.53.49
Grida, urla, confusione... e io continuavo a correre, trascinata da quella mano cui mi ero aggrappata, pur senza sapere dove stessimo andando...
D’un tratto mi sentii trascinare in uno stretto vicolo laterale... non c’era caos qui, né gente che gridava impazzita... e il mio cuore smise di pulsare tanto forte da assordarmi...

“Non capisco perché la gente si ecciti tanto per questo genere di spettacoli!” Disse Renart guardando la strada. “A me quel discorso ha quasi fatto venire sonno e mi sarei di certo addormentato, se ogni tanto qualche scossone della folla non mi avesse tenuto sveglio.”

Renart!
Come chi si sveglia di soprassalto da un brutto sogno, sollevai gli occhi su di lui e lo fissai per qualche istante, ammutolita...
“Renart...” mormorai poi.
Non ero mai stata tanto felice di vederlo, non ero mai stata tanto felice di sentire la sua voce, qualsiasi cosa dicesse, né di avvertire il calore della sua mano intorno al mio polso...
“Oh, Renart... ho avuto così paura, per un momento...”
Feci mezzo passo indietro, quindi, accostandomi alla parete retrostante... appoggiai la testa al muro e chiusi gli occhi, come a cercare di rasserenare il mio animo da quel caos di emozioni...
Le parole di De Jeon...
Quei suoi occhi fiammeggianti mentre parlava, mentre inveiva...
L’uomo con il cappuccio, i suoi occhi terrorizzati sul viso pesto...
Il Giglio Verde...
Qui la mia mente ebbe un sussulto: il Giglio Verde... ancora lui... il Giglio Verde, che con tanta disinvoltura si era preso gioco del potere ginestrino proprio nella sua roccaforte... chi era il Giglio Verde? Dov’era? Sembrava essere ovunque e in nessun luogo, com’era possibile?
Poi Renart parlò di nuovo e interruppe il filo dei miei pensieri...

Si voltò poi verso Talia. “Come stai? Va tutto bene?”
Di nuovo aprii gli occhi e lo guardai... lo scrutai per un lungo momento, infine sorrisi...
“Si... si, sto bene!” risposi.
Lentamente sollevai una mano e gli carezzai delicatamente la guancia...
“Renart... grazie!” mormorai.

Lancelot
10-11-2011, 17.13.06
"No..."

La mia mente non riusciva a contemplare che quella parola.
Ci avevano giocati, e la cosa che più mi bruciava è che non mi era neanche stata una possibilità di vincerla, quella partita. Era stata persa in partenza, a diversi chilometri di distanza da noi.

"Che il Giglio Verde sia maledetto...", sibilai.

La piazza era nel caos. La gente sciamava a destra e a manca, e le guardie non potevano trattenere quella folla urlante per più di un istante.

"Compagni rivoluzionari! Fermatevi, non temete!" urlai, togliendomi il cappuccio. "Cospiratori si celano in mezzo a voi, aiutateci a fermarli!"

Ma le mie parole si perdevano nella confusione e nel rumore assordante di una moltitudine nel panico.

Rivolsi il mio sguardo a Lord Missan, cercando un cenno, una parola su cosa fare. Conscio in cuor mio, che questa battaglia era stata perduta.

Parsifal25
10-11-2011, 18.57.55
Queste parole mi ricordarono, molto quelle del mio Maestro tanto che lo sorrisi replicandogli:
"La chiamerò Maestro, avrò molto da imparare da lei e sono pronto a fare la mia parte, spero di poter essere un degno allievo e che al più presto potrò avere la fortuna di conoscere il vostro Sire". Soffermaì i miei pensieri sul Giglio Verde, purtroppo non conoscevo questo nome....-mi sentivo così impotente-, ma se codesti criminali impensierivano così tanto il mio nuovo Maestro tanto da farlo oscurare in volto significa che i loro crimini sono più neri degli occhi e le ali di un demonio. Decisi con fervore di abbracciare tale causa e rassicuraì il mio nuovo mentore dicendo tali parole: "Maestro state tranquillo, le mie conoscenze anche se inferiori e molto più giovani delle vostre la serviranno a dovere" mi caricaì di un sorriso così sicuro che lanciaì il mio amico Belfagor nel vento. Era in gioco la serenità di questa terra.

Daniel
10-11-2011, 19.25.53
Io non capivo niente.. Mi alzai in piedi di scatto procurandomi una fitta di dolore alla schiena ma senza darlo a vedere e dissi:
<<Chi è il Giglio verde? Che cosa volete da me? Io sono un semplice scudiero.. Non voglio tornare nella malavita.. Ditemi cosa volete da me!>>
Fissavo negli occhi Sir Hagus.. Se mi volevano uccidere bastava un'incantesimo per stenderli tutti e scappare abbastanza lontano..

Altea
10-11-2011, 19.34.48
Trassi un profondo sospiro quando il mio caro milord, cosi mi piaceva ricordarlo ancora, decise di sottrassi alla lotta. Alla fine aveva ottenuto ciò che voleva, non era possibile..per la prima volta avevo trovato qualcuno che riusciva a farmi accettare le sue volontà e io non sapevo ribellarmi.
Ad un tratto vidi Orlando tra le braccia di quel gigante che lo scaraventò in mare, la folla si gettò sul piccolo molo, io cercavo di farmi largo tra quella folla col cuore che sentivo fino in gola, ma tutti lo cercavano e di lui non vi era traccia. Diventai di ghiaccio, rimasi immobile a guardare le persone che urlavano preoccupate, quando vidi emergere quell'omone grosso e poco dopo il mio bel milord che vittorioso aveva usato la furbizia al posto della violenza. Iniziai a ridere assieme alla folla, mentre notavo le belle ragazze che lo aspettavano uscire dall'acqua cercando di asciugarlo e applaudendolo. "Dovrò imparare ad avere mille occhi" pensai!!!!

elisabeth
10-11-2011, 19.43.05
Ero confusa, perche' rapirmi e non dirmi a cosa serviva il libro...e poi chi erano per sapere a cosa servisse....una cosa era certa non conosceva il loegame tra me e il libro.......non ebbi il tempo di fermare gli eventi.....non ebbi neanche il tempo di rendermi conrìto se nelle sue parole ci fossero bugia o verita'.......quando il libro volo' tra le fiamme.......incominciai a sentire caldo.....e a sentire i polmoni riempirsi di fumo......la mia pelle sis tava arrossendo....." Tirate fuori quel libro dalle fiamme...ve ne prego...vi aiutero'...ma tiratelo fuori e voglia Dio che non state mentendo.......non avrete una seconda opportunita'..."......Mi accasciai al suolo....con la pelle arrossata edal forte calore...e i capelli in qualche parte bruciacchiati......respiravo male.....e gli occhi mi bruciavano da morire..non riuscivo a tenerli aperti......Dio mio fate che il libro...sia salvo....se il mio cuore batte ancora nel mio petto....forse....e' stato salvato dalle fiamme.......stavo soffrendo, le bruciature.....incominciavano a darmi fastidio.....fortunatamente solo piccole parti del corpo si erano ustionate ........dovevo strapparmi le maniche del vestito...o mi si sarebbero incollate alle ferite......ma avevo inspirato troppo fumo....e per la nause.....ebbi un capogiro.....che mi impedi'...di vedere il mio libro...

Guisgard
10-11-2011, 20.33.46
Il caos.
La paura regnava tra la gente che correva nella piazza, mentre la rabbia dominava tra i Ginestrini sul palco.
“Non ci hanno ancora sconfitti!” Urlò Missan. “Capitano, presto, sguinzagliate ogni soldato tra le strade e fate mettere posti di blocco ad ogni ingresso della città!” Ordinò poi a Lancelot.
“Forse è già tardi!” Intervenne De Jeon. “Se hanno sostituito il direttore del carcere col prigioniero, vuol dire che lo scambio è stato fatto nella prigione!”
“No… repubblicano…” mormorò all’improvviso il direttore del carcere.
“Siete in grado di parlare?” Avvicinandosi a lui Missan. “Rammentate cosa è accaduto?”
“Si… repubblicano…”
“Ebbene, parlate!”
“Ricordo…” raccontò il direttore “… che il carro col… prigioniero… aveva appena lasciato… il carcere… quando qualcuno… travestito… da soldato…” ansimando il direttore “… entrò nel mio… ufficio… e mi tramortì… e mi sono… risvegliato su questo… patibolo…”
“Allora hanno sostituito il prigioniero quando il carro era già giunto ad Ostyen!” Fece Missan. “Siamo dunque in tempo per bloccarli!”
“Si, forse si.” Annuì De Jeon.
“Capitano, attuate subito ogni disposizione per bloccare tutto e tutti in città!” Ordinò Missan a Lancelot. “Il Giglio Verde ed i suoi uomini sono ancora ad Ostyen in questo momento!”

Guisgard
10-11-2011, 20.44.37
Appena Elisabeth mormorò quelle parole, l’uomo tolse il libro dal fuoco ed avvolgendolo in un panno spense le prime fiamme che lo stavano consumando.
“Siete ragionevole…” fece l’uomo “… bene…”
Presero Elisabeth e la fecero stendere su un lettino.
Uno di loro le fece sorseggiare un liquore dal sapore fortissimo e questo ridò i sensi alla donna.
“Come mai ha reagito in questo modo?”
“Perché quel libro possiede oscuri poteri” rispose l’uomo al suo compagno “e questa donna ne è in profonda simbiosi.”
Si avvicinò allora ad Elisabeth. “Avanti, ora ditemi tutta la verità su quel libro… vi ascolto…”

Guisgard
10-11-2011, 20.57.26
Orlando uscì dall’acqua, trascinandosi dietro un esausto Hursus.
“Non mi dovete nulla?” Chiese il nobile all’ometto che aveva organizzato l’incontro.
Questi allora, sbuffando, lanciò un sacchetto di monete ad Orlando.
Il nobile però, indifferente al clamore della gente per la sua vittoria, cercò subito un volto tra la folla.
E quando i suoi occhi incontrarono quelli di Altea, allora la fatica per lo scontrò svanì in un istante.
Uno dei pescatori gli aveva dato un lungo mantello, che il nobile aveva indossato dopo essersi tolto la camicia bagnata.
Avvicinandosi così a sua moglie, avvolse entrambi in quel mantello e la baciò con passione.
Il suo corpo era ancora bagnato e inumidì i vestiti di lei.
Dall’abito di Altea allora Orlando sentì sulla sua pelle ogni tratto e forma della bella irlandese.
La sera era fredda ma limpida ed i bagliori dei falò illuminavano ogni cosa con una luce particolare.
Il volto di Altea, bellissimo, assumeva indefinite espressioni, che sembravano scendere su quei meravigliosi lineamenti come fanno i versi di un poeta nel descrivere la propria amata.
Nei suoi stupendi occhi danzavano agili e luminosi riflessi, frutto dei fuochi accesi sulla spiaggia e della passione che animava il suo cuore.
“Sei tutto il mio mondo, Altea…” sussurrò Orlando.
Un attimo dopo ripresero i canti e i balli e di nuovo la spiaggia si animò per la festa di San Martino.

Altea
10-11-2011, 21.28.04
Lord Carrinton fu subito messo all'asciutto da un premuroso pescatore, egli non aveva abiti sontuosi addosso, poichè disponevamo di poco, ma si capiva subito che egli era di alto rango e le persone vi portavano rispetto.
Ad un tratto i nostri sguardi si incrociarono e non bastò altro per farci trovare stretti l'un altro "Orlando, ho temuto di perderti per un attimo. Fu un secondo ma come durasse un eternità. Sei sempre il solito vuoi sempre mostrare di essere impavido." Sorrisi "E poi inizi ad avere una strana influenza su di me, sei l'unico che riesci a farmi fare ciò che desideri....per ora, avrai modo di conoscermi".
Si accesero i falò, emanavano il calore del fuoco che bruciava i ceppi accesi e le faville guizzavano maestose verso l'alto e la gente iniziò a ballare attorno a quel calore e quella luce che illuminava e riscaldava gli animi. Lasciai la stretta di Orlando e mi gettai tra quella gente, chi faceva una riverenza, chi ballava a braccetto, il tutto animato da una forte allegria. Notavo che il mio caro marito ci stava guardando divertito, certo egli non era consono a questi balli che più volte rallegravano la mia Terra. Ad un tratto, passando da dama a messere tenendomi la gonna di broccato rosso mi trovai a braccetto della ragazza che fece degli apprezzamenti a Orlando e a cui risposi per le rime. Ella già prima mi aveva lanciato delle occhiate furtive e mi parlò prima sottovoce, poi urlò, ma la sua voce fu celata dalle grida della gente. Improvvisamente mi strattonò e mi trovai senza l'anello nuziale e la ragazza scappò, accorsi da Orlando raccontandogli dell'accaduto "Orlando è successo una cosa tremenda, una ragazza dalle belle sembianza e scura di carnagione, ti aveva fatto numerosi complimenti sulla tua bellezza mentre gareggiavi col gigante, io le risposi a tono. Ora mentre ballavo, mi si avvicinò e mi disse che mi riteneva una persona altera solo per il fatto che avessi sposato un uomo ricco, bello e coraggioso come te e ne era invidiosa, perchè ti voleva conquistare e mi vedeva come un ostacolo....e per vendetta mi ha sottratto l'anello nuziale ed è scappata verso quella piccola spiaggia" indicai il luogo con la mano priva dell'anello con la bellissima rubinea pietra.

cavaliere25
10-11-2011, 21.43.23
si dissi ho capito tutto e iniziai a camminare per rientrare al palazo sperando che non mi vedesse nessuno tranne che le guardie dopo poco tempo arrivai al cancello e mi fermai

Rodolfo
10-11-2011, 22.18.48
Accomiatatosi dall'ambasciatore, Rodolfo seguì all'uscita il servo,felice di essere passato indenne all'incontro con i lupo nella sua tana,compiendo la sua missione, senza destare in lui alcun sospetto.

Ma,salutato il servo, mentre,allontanandosi, prendeva il sentiero che conduceva sulla strada che portava in città, si accorse della presenza di un' ombra che,tra le tenebre della notte rischiarate da una pallida luna, si aggirava con passo furtivo nei pressi del palazzo per poi correre in direzione della vicina campagna.

"A quanto pare non ero l'unico in missione pericolosa da queste parti" pensò.
Certo è che non avrebbe dato al padrone di casa l'allarme ma nemmeno avrebbe insospettito il servo cambiando repentinamente direzione,seppur fosse curioso di scoprire chi si celasse tra le tenebre,potendo solo intuire,dalla sagoma sgangherata, che si trattava di un mendico,di uno zingaro.

Decise che avrebbe raggiunto il servo che lord Tudor gli aveva affidato e l'indomani sarebbe tornato da lui per riferirgli dell'incontro e chiedere se lui sapesse qualcosa circa quella strana presenza in quei paraggi.

Guisgard
11-11-2011, 02.09.20
“Non siamo criminali o briganti.” Disse uno di quegli zingari a Daniel.
“Calma.” Lo tranquillizzò Hagus. “Ragazzo, il Giglio Verde non è certo una banda di lestofanti.” Rivolgendosi a Daniel. “Se siamo qui è per salvare una donna innocente che è stata rapita dal quel viscido ambasciatore. Ora, se vuoi renderti utile, bene, altrimenti resta lì e non darci noie.”
“Signore…” mormorò uno zingaro fissando Hagus “… state tranquillo… appena ci darà noie, lo sistemerò io.” Ed estrasse un lungo coltello.
“E’ un ragazzo in gamba.” Replicò Hagus. “Sono certo che non ci darà problemi.”

Guisgard
11-11-2011, 02.11.42
Nel frattempo, Cavaliere25 era giunto al castello dell’ambasciatore.
E arrivato davanti al portone vide le guardie.
“Ah, sei tu.” Riconoscendolo una di loro. “Vedo che hai fatto tardi stanotte.” Fece cenno all’altra guardia e questa aprì il portone per farlo entrare.
Un attimo dopo Cavaliere25 era all’interno dell’edificio.

Guisgard
11-11-2011, 02.14.03
Rodolfo, lasciato il palazzo di Missan, si diresse verso la locanda dove aveva inviato il servitore di lord Tudor.
Giunto nel locale, il cavaliere di Roma vi trovò Iwane a bere ad un tavolo.
“Siete già di ritorno, signore?” Chiese il servo a Rodolfo. “Avete incontrato qualche difficoltà?”

Guisgard
11-11-2011, 02.21.48
Parsifal e i suoi nuovi compagni di viaggio avevano appena formato una squadra.
Fountaine de Acernou sorrise e ordinò subito ai suoi di mettersi in cammino.
“Cercheremo qualche indizio fra queste terre.” Disse mentre galoppava insieme a Parsifal e ai suoi due aiutanti. “Ho raccolto delle informazioni sul Giglio Verde… la banda è formata da inglesi e dunque è da questa terra che partono per le loro imprese in terra di Francia. Li cercheremo perciò qui a Camelot, dove hanno trovato rifugio molti profughi francesi.”
“Da dove cominceremo di preciso, signore?” Domandò uno dei due assistenti.
“Fra le campagne.” Rispose Fountaine.
Poco dopo, i quattro giunsero ad una locanda situata proprio sulla strada che tagliava in due la campagna.

Guisgard
11-11-2011, 02.41.40
Renart fissò la strada, ancora percorsa da quella marea agitata e spaventata.
Poi si voltò di nuovo verso Talia.
Era accigliato e non vi era traccia di sorriso sul suo volto.
“Si, è stato solo un forte spavento.” Disse. “Appena la situazione si sarà calmata torneremo al carrozzone, così potrai stenderti e prendere qualcosa per calmarti.”
Una ciocca di capelli scendeva ribelle sul volto di Talia e Renart la spostò con delicatezza, sfiorandole il volto ancora pallido per lo spavento.
Passarono diversi minuti, poi la situazione sembrò calmarsi.
La Guardia Repubblicana era già scesa nelle strade e, anche se faticosamente, era alla fine riuscita a riportare ordine sufficiente per poter circolare.
“Andiamo, si torna al carrozzone.” Fece Renart prendendola per mano e portandola fuori da quel vicoletto.
Poco dopo i due giunsero al carrozzone.
Qui, tutti erano intenti a provare per lo spettacolo della sera.
“Ah, eccovi di ritorno.” Disse Essien vedendo Talia e Renart. “Allora, Talia, ti è piaciuta la parata?”

Parsifal25
11-11-2011, 02.46.15
Giunti alla locanda scesi dal mio fidato Belfagor e insieme al mio Maestro entrammo, io per ripagarlo di ciò che aveva fatto per me decisi di offrire da bere alla mia nuova compagnia sperando di fare un buon gesto e annotaì sul mio diario di viaggio ciò che mi venne raccontato. Quindi tra me e me cercaì di pensare a come avremmo potuto comportarci, qualora saremo stati costretti ad estrapolare informazioni.... sicuramente il miglior approccio nei confronti di un contadino o signorotto di campagna doveva essere la più totale cordialità e capacità di farli sentire propri pari senza deriderli e nei casi più complicati concedere il proprio aiuto si sà non tutto è possibile ottenere usando solo il proprio carisma.

Lancelot
11-11-2011, 10.54.54
Le parole di Lord Missan mi smuovono dalla profonda amarezza nella quale ero caduto. Mi tolgo l'abito da boia, rivelando la divisa militare e la lunga spada.

"Li prenderemo, mio signore!"

Poi, rivolgendomi ai miei uomini tra la folla:

"Veloci, uomini! A gruppi di tre, montate a cavallo e correte come il vento presso ognuna delle quattro vie di accesso di Ostyens, ognuno seguendo la direzione della propria disposizione originaria. Non possiamo impedire alla gente di abbandonare questa piazza, ma possiamo bloccare ogni persona in entrata e in uscita dalla città! Correte immediatamente ad avvisare la Guardia cittadina ai varchi, e datele un primo rinforzo. Io ve ne invierò presto degli altri."

Detto ciò prendo anche io un cavallo, e corro verso la caserma. Entro nel piazzale d'addestramento come una furia, e comincio a gridare ordini:

"Allerta! Quattro squadroni di archibugieri, 8 pezzi di artiglieria, 80 cavalieri in gruppi di 20! Quindici minuti per presentarsi sul piazzale. Riterrò i sottufficiali direttamente responsabili dell'inadempimento. Muoversi!"

Nel giro di una decina di minuti il piazzale comincia a riempirsi di uomini.
Prima gli archibugieri, poi la cavalleria e per ultimi, più lenti, i pesanti pezzi d'artiglieria.

"Uomini, la questione è della massima priorità. Cospiratori contro la Repubblica hanno appena sventato l'esecuzione prevista per stamane. Sono ancora in città, e il nostro compito è impedire che la lascino. Ogni manipolo di Cavalleria cavalcherà come il vento e si unirà alla Guardia Cittadina nel fortificare le vie d'accesso e impedire che nessuno entri e nessuno esca. Non fatevi fermare da nessuno, dovete arrivare lì il prima possibile. Andate!"

Alle mie parole, gli squadroni partono al galoppo, ognuno in una diversa direzione del quadrangolo della caserma.

"Voi archibugieri, insieme a 2 pezzi d'artiglieria per ogni squadra, marcerete più lentamente seguendo le medesime direttive, e avrete un compito più oneroso: identificate ogni carrozza, ogni viaggiatore a cavallo, avete pieno mandato da Lord Missan e Lord De Jeon di chiedere i documenti e di fermare chiunque vi risulti un volto sconosciuto in questa città, se necessario impiegate la forza con chi dovesse fare resistenza. Chi non sarà in grado di qualificarsi debitamente, avete facoltà di prenderlo in custodia fino a nuovo ordine.
Una volta arrivati presso i varchi, schieratevi in assetto da battaglia. Gli archibugieri punteranno verso la città, pronti a far fuoco su chiunque tenti di forzare i blocchi. I cavalieri metteranno a disposizione della Guardia la loro versatilità e mobilità. L'artiglieria punterà verso le vie d'accesso alla città, per proteggere lo schieramento da eventuali traditori che dovessero venire a dare man forte ai Cospiratori ancora dentro il sedime cittadino. Io vi raggiungerò presto per coordinarvi, e fare con ognuna delle quattro postazioni il punto della situazione. Se non avete domande, andate, muoversi!"

Talia
11-11-2011, 12.39.55
Ero ancora un po’ scossa, ma ad ogni momento che passava la paura e la tensione scomparivano man mano e presto la mia mente iniziò di nuovo a lavorare frenetica...
I Ginestrini dovevano essere in subbuglio... subire un colpo tanto grave... un colpo per giunta infertogli davanti a tutta la popolazione della capitale... era un colpo alla loro credibilità più che altro...
E il fantomatico Giglio Verde? Era in città? Pensai che, se c’era, non poteva certo sperare di fuggire via... probabilmente i Ginestrini stavano già mettendo posti di blocco su tutte le strade in uscita dalla capitale... era dunque impensabile che un uomo, chiunque fosse, riuscisse ad uscire indisturbato...

“Andiamo, si torna al carrozzone.” Fece Renart prendendola per mano e portandola fuori da quel vicoletto.

Camminavo, tirata per la mano da Renart, ma non vedevo quasi dove andavamo...
Mi sorpresi a scrutare ogni volto che incrociavo, quasi mi attendessi di riconoscere il fantomatico Giglio... dove si poteva nascondere un uomo pluriricercato nella tana del suo nemico? Questa domanda mi assillava, mi arrovellava la mente...
E intanto giungemmo al carrozzone...

Qui, tutti erano intenti a provare per lo spettacolo della sera.
“Ah, eccovi di ritorno.” Disse Essien vedendo Talia e Renart. “Allora, Talia, ti è piaciuta la parata?”

Battei le palpebre e accantonai per un istante quei pensieri.
“Beh...” risposi “Direi che è stata... sì, direi che è stata interessante!”
Lanciai uno sguardo a Renart, poi tornai a guardare Essien e soggiunsi: “Per altro... devo dire che il nostro soldato, qui, è stato molto coraggioso!”
Con un vago sorriso sulle labbra, quindi, mi voltai e raggiunsi Fantine che stava sistemando gli abiti di scena...
E, sedendomi con lei, i miei occhi caddero di nuovo sulla strada principale, poco distante dallo spazio in cui ci eravamo sistemati: la via era bloccata da manipoli di soldati che continuavano a fermare e a chiedere informazione ad ogni singolo passante, gruppi di guardie a cavallo passavano al trotto verso ogni angolo della città...
I Ginestrini erano sul piede di guerra!

Guisgard
11-11-2011, 20.47.51
Orlando ascoltò con attenzione le parole di Altea e poi guardò in direzione della piccola spiaggia, dove la ragazza era fuggita con l’anello.
“Presto, inseguiamola!” Disse lui, prendendo per mano Altea e portandola con sé.
I due così corsero verso quella spiaggia.
Era un luogo isolato, racchiuso da poche vecchie capanne, sulle quali dominava il pallido alone della Luna.
“Sembra un luogo deserto…” mormorò Orlando guardandosi intorno “… sei sicura che quella ragazza è scappata da questa parte?” Domandò a sua moglie.

Guisgard
11-11-2011, 20.56.09
Giunti nella locanda, Fountaine, Parsifal e i due assistenti presero posto ad uno dei tavoli liberi.
Ad un tratto uno degli assistenti fece notare al cacciatore di taglie due individui che parlavano fra loro sottovoce.
Erano Rodolfo e Iwane.
“Si, hai ragione…” disse Fountaine al suo assistente “… hanno un qualcosa di sospetto quei due…”
“Cosa facciamo, capo?” Domandò l’altro assistente.
“Ecco, ragazzo.” Disse Fountaine fissando Parsifal. “Ora ti mostrerò come ci si comporta davanti ad individui sospetti.”
Il cacciatore di taglie allora si alzò e si avvicinò al tavolo di Rodolfo e Iwane.
“Salute a voi, messeri.” Sorridendo Fountaine. “Dai vostri abiti e dai modi che tradite, io e i miei compagni di viaggio abbiamo capito che appartenete di sicuro al rango dei cavalieri. Ebbene, col vostro permesso, volevo approfittare del vostro tempo per domandarvi una grazia…”

Altea
11-11-2011, 21.06.14
Orlando mi prese per mano e corremmo in direzione della spiaggia, era deserta e in lontananza si sentivano le urla e grida della gente.
Orlando era meravigliato dal posto silenzioso. "Orlando, ne sono certa, ella è venuta proprio in questo posto. Ho una idea, io andrò a cercarla lungo il riva e tu vedrai tra quegli scogli".
Così detto mi incamminai sulla riva, il mare era calmo, udivo solo il rumore delle onde, ma non era momento per fermarsi per ammirare quel mare rischiarato dalla luna. Della ragazza non si trovava traccia, mi voltai cercando la figura di Orlando ma non lo trovai più e pensai che doveva essere tra gli scogli.

Guisgard
11-11-2011, 21.08.54
Lancelot aveva preso la situazione di petto.
In quei momenti di confusione e rabbia, occorreva sangue freddo.
Il nemico numero uno del regime era giunto fin nel cuore del potere Ginestrino ed aveva lanciato un guanto di sfida che non poteva essere ignorato.
Tutti gli uomini, ricevuti gli ordini da Lancelot, corsero ai propri posti.
Nella stanza poi entrarono i tre leader del governo: De Jeon, Oxio e Missan.
“Capitano ci attendiamo il massimo da voi e dai vostri uomini.” Disse De Jeon a Lancelot. “Non deludeteci.”
“Non perdiamo la testa, signori.” Prendendo la parola Oxio. “La situazione non è poi così critica.”
“Cosa vuoi dire?” Domandò Missan.
“Quel che ho detto, amico mio.” Rispose Oxio. “Rilassati. Il nostro Giglio Verde è ancora in città. E questo lo sappiamo bene. Ma il difficile, paradossalmente, comincerà proprio ora per lui e per i suoi uomini.”
“Perché?” Chiese De Jeon.
“Immaginate… hanno con loro un chierico, dunque la velocità con cui possono muoversi è molto limitata. Si, sono armati, ma questo è più un peso, che non un vantaggio. Con le armi, infatti, attirerebbero l’attenzione degli uomini del nostro capitano Lancelot. Ovvio dunque immaginare che ne faranno tranquillamente a meno. Come vedete, amici miei, abbiamo un buon vantaggio sul Giglio Verde… un vantaggio che dobbiamo sfruttare al massimo.”

Rodolfo
11-11-2011, 21.49.02
Rodolfo, lasciato il palazzo di Missan, si diresse verso la locanda dove aveva inviato il servitore di lord Tudor.
Giunto nel locale, il cavaliere di Roma vi trovò Iwane a bere ad un tavolo.
“Siete già di ritorno, signore?” Chiese il servo a Rodolfo. “Avete incontrato qualche difficoltà?”

Prendendo posto di fronte al servo e ordinato un calice di vino bianco e un piatto di polpette, gli rispose francamente: " Nessuna difficoltà,grazie! Ho potuto vedere ed ascoltare i pensieri dell'ambasciatore e farmi un'idea più precisa sul suo conto e le sue intenzioni. Unico imprevisto,è stato, uscendo, la vista di un'ombra aggirarsi fugace nei paraggi del palazzo, per poi perdersi nella campagna vicina. L'unica cosa che sono riuscito a capire,dalla sagoma che la luna concedeva di discernere, è che si trattava di un vagabondo, uno zingaro. Chissà se il nostro comune amico potrà domani svelare l'arcano."

Nel frattempo li raggiunse un'ancella che porse a Rodolfo quanto da lui ordinato.

Guisgard
11-11-2011, 22.02.07
Altea, non vedendo più suo marito, guardò verso gli scogli.
Ad un tratto cominciò ad avvertire freddo.
E poi una sorta di lieve lamento nell’aria.
Un attimo dopo alcune ombre, dalle tenebre, presero forma.
“Cosa ci fai qui tutta sola, bella signora?” Disse una di quelle avvicinandosi ad Altea.
Un momento dopo la ragazza si ritrovò circondata da quattro uomini armati di bastoni.

Guisgard
11-11-2011, 22.05.10
“E sia!” Esclamò Essien, come a voler attirare l’attenzione di tutti su di lui. “Avanti, dobbiamo completare gli ultimi preparativi in vista dello spettacolo!”
Diede così le ultime indicazioni ad ognuno.
Talia e Fantine prepararono i costumi ed aiutarono poi Gobert a sistemare gli attrezzi da utilizzare in scena.
C’era fermento nella compagnia per lo spettacolo.
Si sarebbero esibiti davanti ad un pubblico diverso da quello che avevano visto fino ad oggi.
Il pubblico della capitale era probabilmente, non solo più colto, ma anche più esigente dei contadini che popolavano i villaggi e i borghi del Nord del paese.
E questo lo sapevano bene i nostri attori itineranti.
“Dov’è Tafferuille?” Domandò improvvisamente Essien.
“Eccolo!” Indicò Tissier.
L’uomo senza volto era appena tornato.
Appariva più silenzioso e pensieroso del solito.
“Tutto bene, amico mio?” Domandò Essien.
Ma Tafferuille non rispose nulla, limitandosi solo ad un enigmatico cenno col capo.
Raggiunse allora il retro del carro e, estratta una bottiglia di vino, cominciò a bere.
“Non prima dello spettacolo, Tafferuille.” Avvicinandosi a lui Essien.
“Va al diavolo, Essien…” mormorò Tafferuille “… lasciami in pace, oppure il tuo spettacolo andrà in scena senza la maschera di Tafferuille…”

Guisgard
11-11-2011, 22.06.50
Intanto, in uno dei vicoli di Ostyen, alcune ombre si muovevano col favore della sera.
“La città pullula di soldati.” Disse una di quelle ombre. “Ogni uscita è sorvegliata e ci sono posti di blocco ovunque.”
“Silenzio…” fece un’altra di quelle figure “… li sentite? Sono i soldati pesantemente armati… sarà impossibile uscire da questa città… come i Romani, braccati da Sanniti nelle Forche Caudine…”
“Abbandonatemi qui, amici…” mormorò l’uomo che era con loro “… sono vecchio e stanco… sarò solo di peso alla vostra fuga…”
A lui si avvicinò una di quelle figure che era stata in silenzio fino a quel momento.
Queste erano tutte col capo celato da un cappuccio.
“Siamo venuti per trarvi in salvo, padre” disse quella figura “e non lasceremo questo paese senza di voi.”
“Chi siete voi?” Domandò il chierico.
“Amici.” Rispose la figura, che nel frattempo l’alone della Luna, sfiorandone il volto, aveva illuminato i suoi occhi azzurri.
“Siete inglesi?” Chiese il chierico.
La figura non rispose nulla.
“Già, comprendo…” sorridendo il chierico “… conoscevo un ragazzo, tempo fa… un mio studente… giunse a studiare qui ad Ostyen proprio dall’Inghilterra…”
“Vedrete che riusciremo ad uscire da questa città, padre.” Disse la figura dagli occhi azzurri.
“Aveva i vostri occhi, quel ragazzo…” sorridendo il chierico.
La figura, a quelle parole, si coprì meglio il volto col cappuccio del mantello.
“Non possiamo restare oltre, capo.” Disse un’altra di quelle figure. “Ogni momento il rischio di essere presi aumenta.”
La figura dagli occhi azzurri annuì.
“Dobbiamo dividerci.” Fissando i suoi uomini. “Solo così avremo una possibilità di uscire da questa città.”
“E il chierico?”
“Viaggerà con te.” Rispose la figura dagli occhi azzurri. “Lo condurrai al luogo dell’appuntamento, dove ci sarà il nostro uomo. Penserà lui a farvi uscire dalla città. E ognuno di noi cercherà di fare altrettanto.”
“Dio protegge sempre i Suoi Angeli.” Fissandolo il chierico. “Ed io pregherò per voi.”
“Non abbiate paura, padre.” Disse la figura dagli occhi azzurri. “Ci sono ancora molte cose che voglio fare prima di morire…” sorrise “… non ho ancora visto le Indie, per esempio.”
Tutti loro sorrisero.
“E poi…” continuò la figura “… non ho ancora incontrato il grande amore.”
“Che Dio ci assista, amici miei.” Sussurrò il chierico.
“E’ ora di andare, amici miei.” Disse la figura dagli occhi azzurri.
Allora, come deciso, si separarono ed ognuno prese una strada diversa.
http://pad.mymovies.it/cinemanews/2010/37009/taylor.jpg

Altea
11-11-2011, 22.13.49
Mi diressi verso gli scogli, il vento iniziò a fischiare di nuovo impetuoso e freddo, mi sentii improvvisamente a disagio. Quando apparvero nel buio delle ombre, mi guardai attorno circospetta e davanti a me si presentarono quattro uomini armati di bastone. Cercai di mantenere la calma, già la situazione era preoccupante e risposi all'uomo che mi aveva rivolto la parola "No messere, non sono sola. Mi trovo qui con mio marito, avete qualche problema? Vedo siete armati, non sarete cosi vili da voler picchiare una donna?" Li guardai con sfida. Ero certa che Orlando sarebbe arrivato presto.

Parsifal25
12-11-2011, 00.59.04
Rimasi al tavolo insieme agli altri miei compagni, avreì voluto parteciparvi anche io dal vivo ma il mio Maestro mi chiese di attendere ed io gli obbediì; anche se credevo di essere ferrato per tali situazioni era sempre meglio imparare da chi avesse più esperienza di me. Osservaì la scena e presi appunti sul mio diario di viaggio.

Guisgard
12-11-2011, 01.55.34
“Non è raro incontrare zingari da queste parti, signore.” Disse Iwane a Rodolfo. “Si aggirano come ombre tra la campagna, traendo vantaggio dall’indecifrabilità delle tenebre.”
Un attimo dopo una cameriera servì a Rodolfo il vino e le polpette ordinate.
Ma proprio in quel momento, qualcuno si avvicinò al loro tavolo.



Giunti nella locanda, Fountaine, Parsifal e i due assistenti presero posto ad uno dei tavoli liberi.
Ad un tratto uno degli assistenti fece notare al cacciatore di taglie due individui che parlavano fra loro sottovoce.
Erano Rodolfo e Iwane.
“Si, hai ragione…” disse Fountaine al suo assistente “… hanno un qualcosa di sospetto quei due…”
“Cosa facciamo, capo?” Domandò l’altro assistente.
“Ecco, ragazzo.” Disse Fountaine fissando Parsifal. “Ora ti mostrerò come ci si comporta davanti ad individui sospetti.”
Il cacciatore di taglie allora si alzò e si avvicinò al tavolo di Rodolfo e Iwane.
“Salute a voi, messeri.” Sorridendo Fountaine. “Dai vostri abiti e dai modi che tradite, io e i miei compagni di viaggio abbiamo capito che appartenete di sicuro al rango dei cavalieri. Ebbene, col vostro permesso, volevo approfittare del vostro tempo per domandarvi una grazia…”

Parsifal25
12-11-2011, 02.05.28
Uno strano individuo si avvicinò al tavolo dove il mio Maestro conduceva la conversazione, non sapendo cosa fare ero indeciso dall'intervenire camuffando il mio intento o rispettare gli ordini del mio Maestro.

Guisgard
12-11-2011, 02.13.46
Quei quattro uomini avevano circondato Altea.
“Oh, milady, ma dipenderà da voi…” mormorò uno di quelli “… se sarete docile ed arrendevole, allora non ci sarà bisogno di questi bastoni…” e rise, subito imitato poi dai suoi compari.
“Avanti, bellezza, perché non ci fai vedere il tuo bel corpicino?” Fece un altro di quelli. “Su, spogliati, non essere timida… vedrai che ti faremo divertire…”
Ma proprio in quel momento, da dietro una cappellina dedicata alla Santa Vergine col Bambino, un’ombra si lanciò su uno dei quattro, colpendolo al volto e disarmandolo.
“E tu da dove salti fuori, bastardo?” Gridò uno dei tre uomini rimasti.
“Fate i gradassi perché siete in quattro contro una donna…” disse con disprezzo Orlando “... vediamo come ve la cavate contro un uomo, invece…”
I tre subito si lanciarono contro Orlando.
Questi, per istinto, portò la mano sulla cintura, ma non era armato.
Allora raccolse il bastone dell’uomo che aveva tramortito ed affrontò i tre rimasti.
In breve, il bel nobile, riuscì a far valere la sua abilità e mise fuorigioco i tre lestofanti.
“Come stai, Altea?” Avvicinandosi a sua moglie.
Accorgendosi poi che quegli uomini non erano arrivati a farle del male, si sentì liberato.
“Perdonami, non volevo lasciarti da sola…” continuò “… ma avevo notato una strana apertura tra quegli scogli. Mi sono avvicinato e ho scoperto una sorta di passaggio. Forse è lì che si è nascosta la ragazza col tuo anello.”

Guisgard
12-11-2011, 04.08.58
Intanto, per le strade di Ostyen, una bella e giovane contadinella canta alla pallida Luna di Novembre:

"Dove mai sarai e in che modo fuggir tenterai?
La Repubblica tutta senza sosta ti cercherà, lo sai!
Madonna Morte famelica a ogni angolo ormai ti attende!
Per Magnus è un ossessione catturarti, mio amato Giglio Verde!"
http://svenko.net/img/lit_gypsies/esmeralda/04-Maureen-O%27Hara-Hunchback-1939.jpg

Talia
12-11-2011, 14.32.24
Io, Fantine e Gobert stavamo ancora finendo di controllare gli attrezzi di scena quando Tafferuille fece di nuovo la sua comparsa nel gruppo...
Lo scrutai nascostamente per un istante... era teso, preoccupato... e ciò mi parve curioso: dopotutto lui e i suoi amici Pomerini non avevano che da guadagnare da ogni singolo colpo inferto al potere ginestrino... e se, oltretutto, il responsabile di questo era il Giglio, non avevano neanche niente da temere!
Eppure Tafferuille era scontroso quella sera... tanto che rispose male persino ad Essien, quando gli si fece incontro.
Continuai a fissarlo per qualche istante... poi spostai gli occhi di nuovo sulla strada, dove la Guardia Repubblicana continuava a controllare chiunque si trovasse a passare... non potevano sperare -pensai- di scoprire davvero il Giglio Verde e la sua banda in quel modo... ma allora come avrebbero proceduto dopo? Avrebbero iniziato con i rastrellamenti per tutta la città, probabilmente... e noi? Cosa ne sarebbe stato di noi, attori itineranti, categoria più che sospetta, in quel caso?
Un acuto senso di disagio si impossessò di me in quel momento... e, forse per la prima volta da quando mi ero imbarcata in quella impresa, mi sembrò che tutto fosse in dubbio... la meta mi pareva tanto lontana, ancora, e gli ostacoli sul cammino fin troppi...
Avevo bisogno di procedere, avevo bisogno di ritrovare una dimensione che mi permettesse di visualizzare di nuovo il fine...
E fu allora che mi miei occhi si posarono di nuovo su Tafferuille...
Tafferuille... lui poteva aiutarmi... perché non ci avevo pensato prima?
Ero stata sciocca e cieca... mi ero fossilizzata su un’idea senza valutare il quadro generale e le possibili vie alternative... avevo agito senza riflettere, avevo agito con trascuratezza...
Quasi con noncuranza, quindi, mi avvicinai al retro del carrozzone, dove erano ammassati gli oggetti utili allo spettacolo e qui mi fermai, fingendo di contarli per controllare se c’era tutto...
Essien si era allontanato ed ora stava discutendo animatamente con Tissier su non sapevo che cosa... Tafferuille invece si era appoggiato al carrozzone, aveva lo sguardo cupo e distante...
“Mattinata interessante... ricca di colpi di scena, direi!” sussurrai, senza tuttavia guardarlo e continuando a fingere di continuare il mio piccolo inventario “Sul palco c’erano De Jeon, Missan e Oxio... sono sempre loro che compaiono in pubblico, vero? Ed è a loro che ci si riferisce parlando dei Ginestrini... eppure pare che il vero capo sia qualcun altro... il Novizio Hordisfreyus... l’uomo conosciuto come ‘Il Maestro’...”
La mia voce, bassa e grave, si spense per un istante...
“Ma chi è il Maestro?” domandai, voltandomi finalmente a guardarlo “Perché si nasconde?”

Guisgard
12-11-2011, 15.05.11
Tafferuille smise finalmente di bere e si voltò di scatto verso Talia.
“Ma cosa sono tutte queste domande?” Disse palesando insofferenza. “Non sapete che ogni parola strana o misteriosa può portare all’arresto? Io non conosco niente di ciò che dite, intesi? Io sono solo un attorte ed il mondo è solo questo teatro. E non voglio correre alcun rischio. Non certo per la curiosità di una sciocca ragazza.”
“Avanti, è ora!” Gridò all’improvviso Essien a tutta la compagnia. “Fra tre ore al massimo tutto deve essere pronto per andare in scena. E dobbiamo ancora sistemare lo scenario. Forza, in marcia!”
“Pensi che il trambusto scoppiato in città” fece Tissier “possa darci problemi?”
“No, tranquillo.” Lo Tranquillizzò Essien. “Il funzionario mi ha spiegato che gli spettacoli sono ben visti dal governo, specialmente quando seguono le direttive scese dall’alto. Spettacoli come il nostro servono a tenere a bada le tensioni del popolo.”
Tafferuille, a quelle parole, lanciò la bottiglia vuota a terra, facendola rompere in diversi pezzi.
Poi si alzò e saltò sul carro.
“Non bere più, Tafferuille.” Fissandolo Essien.
Il resto della compagnia, così, raccolse le ultime cose e dopo un po’ lasciò quel posto per recarsi al Theatre Royal.

Guisgard
12-11-2011, 17.46.22
Le strade di Ostyen.
Alcune ombre le percorrevano, sperando di confondersi con le tenebre che si erano impossessate di quella città.
Tenebre ben più profonde di quelle della notte.
I soldati erano ovunque.
“Il permesso…” disse il tenente
“Eccolo, signore…”
“Mmm…” leggendo il militare repubblicano “… dunque venite dalla Linguadoca… e siete un poeta… vero?”
“Si, signore.” Rispose il giovane.
“Hai sentito, Gavron?” Voltandosi il tenente verso uno dei soldati che erano con lui al posto di blocco.
“Si, tenente.”
“Gavron, guarda caso, è proprio originario della Linguadoca…” disse il tenente al poeta “… e magari gradirà di ascoltare qualche poesia nel suo dialetto… avanti, recitaci qualcosa…”
In quel momento gli occhi azzurri del poeta fissarono i soldati che, avvicinandosi, cominciarono a circondarlo.
“Allora, signor poeta…” ridendo il tenente “… stiamo aspettando…”
“Mi occorre solo una pena, signore…” sorridendo il poeta “… perché, sapete, la penna è talvolta più potente di una spada…”
E con rapido gesto sfilò la spada di uno dei soldati e cominciò a duellare contro gli altri, che un attimo dopo, gli si erano lanciati tutti addosso.
“Catturatelo!” Gridò il tenente.
Il poeta allora, visto il numero troppo alto di soldati, si lanciò nella strada, cercando di mischiarsi alla folla impaurita.
“Inseguitelo!” Ordinò il tenente.

Talia
12-11-2011, 17.57.28
Tafferuille smise finalmente di bere e si voltò di scatto verso Talia.
“Ma cosa sono tutte queste domande?” Disse palesando insofferenza. “Non sapete che ogni parola strana o misteriosa può portare all’arresto? Io non conosco niente di ciò che dite, intesi? Io sono solo un attorte ed il mondo è solo questo teatro. E non voglio correre alcun rischio. Non certo per la curiosità di una sciocca ragazza.”

La risposta di Tafferuille mi sorprese... per un istante lo fissai in silenzio, socchiudendo appena gli occhi, mentre un’improvvisa rabbia si impadroniva di me...
“Certo!” sibilai, strappandogli malamente quella bottiglia di mano “Non mi sorprende affatto che tu e i tuoi amici siate stati costretti ad andare a nascondervi in buie ed umide catacombe, scappando e nascondendovi come topi! Non mi sorprende che le cose qui vadano come vanno, se gli uomini di questo paese hanno paura persino di parlare!”
C’era acredine nella mia voce e un dolore che non riuscivo a celare... immagini mi tornavano alla mente, immagini di morte e di dolore: il silenzioso cortile del convento di Saint Germaine, il patibolo che vi era stato montato e poi quel cumulo gettato lì alla rinfusa, quasi si trattasse di cose di nessun valore...
Quel ricordo improvviso e doloroso mi strinse il cuore... tentai di accantonarlo, di tornare a respirare... ma non ci riuscivo e fui travolta da un vago senso di nausea.
Chiusi gli occhi un istante, poi tornai a guardare Tafferuille con occhi fiammeggianti...
“Ecco, prendi!” sbottai, ficcandogli di nuovo tra le mani la sua bottiglia “Tanto siete tutti uguali: guardate al vostro orticello e vi accontentate così! Non fate niente, non avete un briciolo di coraggio! ...L’unico che abbia il fegato di alzare la testa in questo paese è il Giglio Verde! L'unico che dimostri un po' di orgoglio, di coraggio, di audacia... Dovreste prendere spunto da lui!”
Ero arrabbiata, troppo arrabbiata... così tanto che avevo parlato senza pensare, e probabilmente avevo parlato troppo.
Mi voltai di scatto, quindi, e senza aggiungere altro tornai verso Fantine.

“Avanti, è ora!” Gridò all’improvviso Essien a tutta la compagnia.
[...]
Tafferuille, a quelle parole, lanciò la bottiglia vuota a terra, facendola rompere in diversi pezzi.
Poi si alzò e saltò sul carro.
“Non bere più, Tafferuille.” Fissandolo Essien.
Il resto della compagnia, così, raccolse le ultime cose e dopo un po’ lasciò quel posto per recarsi al Theatre Royal.

Non dissi niente, limitandomi a lanciargli un'occhiata truce.
Raccolsi, quindi, le mie cose e mi apprestai a seguire gli altri verso il teatro.

Daniel
12-11-2011, 19.16.30
<<Di certo non ho paura di te.. Ho armi ben più peggiori di uno stupido coltello!>> dissi sprezzante allo zingaro poi rivolgendomi a Sir Hagus dissi:
<<Che tipo di impresa?>>

Guisgard
12-11-2011, 20.48.18
Tafferuille fissò Talia senza dire nulla. La reazione della ragazza aveva preso un po’ tutti di sorpresa.
Fantine restò meravigliata dall’impeto di Talia.
Così come Gobert e Tissier.
“Va tutto bene, Talia?” Chiese Essien.
“Va tutto bene, Essien!” Con disprezzo Tafferuille. “Tutti possono perdere la calma! O forse credevi che la tua Talia fosse davvero Colombina? Ingenua, cortese e solare? Può mettersi tutte le maschere del mondo e truccarsi come le più belle eroine dei romanzi e del teatro, ma finito lo spettacolo tornerà ad essere una ragazza comune, come tutte le altre!”
Prese allora la sua bottiglia e salì sul carro.
“Da oggi, tieni lontano i tuoi attori da me, Essien.” Continuò. “Altrimenti dovrai trovarti qualcun altro da far esibire al mio posto.” Si racchiuse nel suo mantello e continuò a bere, senza rivolgere più la parola ad alcuno.
“Non badarci, Talia…” mormorò Fantine “… ignoralo.”
Anche Tissier annuì alle parole della donna.
Essien invece si limitò a fissare Tafferuille, senza però dirgli nulla.
Guardò poi Talia e le sorrise.
Gli altri allora, raccogliendo maschere, costumi ed attrezzi, salirono poi anch’essi sul carro.
Poco dopo si ritrovarono tutti in teatro.
“Avanti, preparatevi, ragazzi!” Ordinò entusiasta Essien.
Mano a mano, intanto, il teatro andava riempiendosi.
“Quanta gente…” mormorò Gobert.
“Non pensare al loro numero, ma al denaro che porteranno nelle nostre casse.” Fece Essien.
Giunse così il momento dell’atteso spettacolo.
La scena fu aperta da Arlecchino che descrive il folle amore del suo padrone per la bella Colombina.
“E chi è il tuo padrone?” Chiese Ragonda.
“E’ il migliore spadaccino di Francia.” Rispose Arlecchino. “Ma è sfortunato… come Lancillotto, infatti, è il migliore con la spada, ma soffre per amore… Colombina non lo ama… ama il bel Renart, soldato di ventura…”
“E chi sarebbe il tuo padrone?”
“Monsieur Tafferuille!”
“Talia, tocca a te!” Disse Essien alla bella Colombina.

Guisgard
12-11-2011, 20.53.01
A quelle parole di Daniel, tutti gli zingari risero di gusto.
“Il ragazzo possiede un bel coraggio!” Esclamò Hagus. “Ebbene, mi piaci!” Fissando lo scudiero. “Oltre ad essere coraggioso, dimmi, sei anche leale? Il tuo padrone, sir Guisgard, giura di si… e noi lo proveremo subito… possiamo davvero fidarci di te, ragazzo?”

cavaliere25
12-11-2011, 21.48.45
eh si dissi rivolgendomi alla guardia e dopo un attimo entrai mi guardai intorno per capire se c'era un pericolo intorno e aspettai

Lady Gaynor
13-11-2011, 00.40.10
Gaynor era turbata. Era stata rapita e portata in una dimensione da favola, aveva uno stuolo di servitori al suo servizio, pronti a soddisfare ogni sua richiesta, e lei non ne capiva il senso. L'uomo mascherato la considerava una nemica, eppure l'aveva trattata da regina e le stava ora concedendo ogni lusso. Per quanti sforzi facesse, non riusciva a darsi una spiegazione. Ma la cosa che più turbava Gaynor era lui, l'uomo dagli occhi azzurri, la cui voce bassa e calda la soggiogava... quando le aveva sfiorato la pelle nuda, la sensazione che aveva provato era stata una sorpresa, perchè a lei sconosciuta fino ad allora. Lui era andato via da appena un paio di giorni e Gaynor ne sentiva la mancanza. Avrebbe voluto passare ancora un po' di tempo con lui, con quel misterioso personaggio che aveva rapito lei e la sua mente. Quella prigione dorata le piaceva, dovette ammettere suo malgrado.

Lancelot
13-11-2011, 12.14.45
Lord De Jeon aveva parlato con molta acutezza.
Stavano trasportando un chierico, anziano, probabilmente avrebbe nascosto il suo viso dietro una cappa, per non essere riconosciuto.

"Diramerò presso tutte le pattuglie un ritratto del nostro vecchio maestro, sono proprio curioso di sapere quanti anziani incappucciati e sotto scorta gireranno per Ostyens dopo i nostri recenti appelli alla collaborazione pubblica."

Avvicinandomi a Lord Missan, ma sempre fissando De Jeon, proseguii...

"Se noialtri volessimo sfuggire alle maglie della sorveglianza, cosa faremmo? Certamente come un granello di sabbia sfugge al setaccio meglio di una pietra, cercheremmo di muoverci da soli, o massimo in due. Da sempre aggregazione diviene sinonimo di sedizione, in un clima di guerra. Tuttavia..."

Mi portai alla finestra, mentre con la mano destra accarezzavo la morbida barba sul mio mento, come se trovassi gusto nella logica che stavo a poco a poco sciovinando.

"...stiamo parlando pur sempre di un vecchio prete, indifeso, solo, non avrebbe avuto senso salvarlo se poi decidessero di separarsi da lui. No, sono certo che gli lasceranno almeno un uomo del Giglio Verde di scorta. Quindi possiamo già restringere il campo della ricerca... Fermare ogni gruppo di persone dalle due in su, soprattutto se in tale gruppo è presente un anziano."

Nel dubbio, li arresteremo tutti. Meglio non rischiare, una giornata di fermo per accertamenti non ha mai fatto male a nessuno... E del resto, qui stiamo lavorando per il bene della Repubblica.

"Farò immediatamente partire dei dispacci per tutte le pattuglie e i posti di blocco, con le nuove istruzioni. Ora, se volete scusarmi, intendo seguire personalmente questa faccenda."

Con un rapido inchino, abbandono la stanza.

Daniel
13-11-2011, 12.46.41
<<Di me sicuramente potete fidarvi! In che modo dovrei dimostrarvelo?>> dissi fissando sir Hagus

Altea
13-11-2011, 19.34.59
D'un tratto una altra ombra apparve dietro i quattro uomini, mi accorsi era Orlando che con coraggio riuscì a colpirli.
Per fortuna anche stavolta ci eravamo salvati "Orlando, alla taverna ti dissi che questo luogo non mi rassicurava molto. In mezzo a questi marinai si celano anche persone disposte a tutte per fare soldi.Appena troveremo la ragazza, forse è meglio facciamo ritorno a Camelot". Mentre dissi questo Orlando mi prese per mano e mi parlò di un varco tra gli scogli, dove poteva nascondersi la ragazza, lo seguii..."Orlando, prova ad andare avanti tu, forse è meglio".

Guisgard
14-11-2011, 01.48.01
“Interessante ragionamento il vostro, capitano.” Disse Oxio dopo aver ascoltato attentamente le parole di Lancelot. “Sono totalmente d’accordo con voi.”
“Se riuscirete ad acciuffare quei dannati inglesi, il governo non lo dimenticherà, capitano.” Intervenne De Jeon.
Un attimo dopo Lancelot abbandonò la sala.
E proprio in quel momento si ritrovò uno dei suoi davanti.
“Capitano, presto…” visibilmente eccitato il soldato “… un dispaccio dalla caserma in rue Veslay afferma che è stato appena catturato un uomo… secondo l’ufficiale responsabile si tratterebbe di un membro della banda del Giglio Verde...”

Guisgard
14-11-2011, 01.54.29
La guardia fissò Cavaliere25.
“L’ambasciatore è partito con urgenza per la Francia.” Disse. “Ti stavamo aspettando… la prigioniera è sempre in cella e a fare la guardia è rimasto solo il repubblicano Mercien. Recati nelle segrete per dargli il cambio.”

Guisgard
14-11-2011, 02.02.23
Hagus scrutò con attenzione il volto e lo sguardo di Daniel.
“Si, voglio davvero fidarmi…” disse “… ma bada che se dovessi ingannarmi io poi ti ucciderei senza alcuna esitazione…” si avvicinò allo scudiero “… gli uomini che vedi” indicando gli zingari “sono membri della banda del Giglio Verde… lo siamo tutti qui. Il nostro compito ora è quello di liberare una donna innocente catturata da quel furfante di Missan, l’ambasciatore di Magnus. Abbiamo appena inviato uno dei suoi servitori, anch’egli unitosi alla nostra causa, col compito di farci entrare nel palazzo. Tra qualche minuto ci avvicineremo alla dimora di Missan, in attesa di un segnale da parte di quel servitore ora dalla nostra parte. Nel frattempo ecco il tuo compito… indossa questi abiti” mostrando a Daniel un costume tipico da zingaro “e poi andrai con alcuni dei miei uomini presso il palazzo… fingerete di accamparvi lì per la notte…”

Guisgard
14-11-2011, 02.26.28
Orlando ed Altea scesero così attraverso quel passaggio tra gli scogli.
Ben presto la poca penombra causata dalla Luna si annullò ed un buio profondo avvolse ogni cosa.
“Tienimi per mano e procedi lentamente dietro di me…” disse Orlando ad Altea.
I due continuarono allora la loro discesa in quel misterioso Ade.
Ad un tratto, nonostante le difficoltà dovute all’oscurità, si ritrovarono in una sorta di corridoio sotterraneo, in fondo al quale brillava una debole luce.
“Sembra ci sia una stanza laggiù…” indicò Orlando a sua moglie.
Cominciarono allora ad avvicinarsi.
Orlando, giunto presso la soglia, si affacciò lentamente al suo interno.
“Pare non ci sia nessuno…” mormorò.
I due sposi così entrarono nella misteriosa stanza.
Era un luogo molto particolare.
C’erano abiti di ogni terra conosciuta, armi appese alle pareti e pelli di animali selvatici a terra.
Erano accese due grosse lampade ad olio, di uno stile molto pittoresco, forse originario dell’estremo Oriente.
Nella stanza inoltre era diffuso un profumo molto particolare, di una qualche essenza esotica.
“Per Belzebù!” Esclamò Orlando. “Non avrei mai immaginato di trovare un posto simile sotto gli scogli!”

Guisgard
14-11-2011, 02.54.10
Gaynor era rimasta da sola in quella stanza che sembra uscita da una novella de Le mille e una notte.
Ovunque vi erano dipinti, anfore, pelli di animali e monili che ricordavano l’Estremo Oriente.
In ogni oggetto c’era un senso di ricchezza e nobiltà.
Come se la presenza del misterioso Anfitrione echeggiasse costantemente in quell’ambiente.
A tratti, Gaynor sembrava quasi ancora avvertire i suoi occhi azzurri su di lei, insieme al tocco, delicato e sensuale delle sue mani sulla morbida e vellutata pelle che ora era avvolta da quella preziosa clamide.
All’improvviso qualcosa sembrò destarla dai suoi pensieri.
Era uno dei dipinti appesi alla parete.
Raffigurava un insolito e bellissimo fiore.
Un fiore che nessuno aveva mai visto prima d’ora.
“Salute a voi, milady…” entrando in quel momento un servitore “… sono Jaym e sono ai vostri ordini…”
E restò a fissare Gaynor, mentre lei era ancora accanto al fiore del dipinto.
http://s009.radikal.ru/i309/1106/51/d999b959229dt.jpg

Altea
14-11-2011, 09.33.42
Orlando mi afferrò una mano e ci addentrammo verso lo sconosciuto, ero un pò spaventata, cosa ci avrebbe aspettato dietro quella oscurità?
Ad un tratto vedemmo una debole luce, entrammo in una stanza e vi trovammo un luogo assai particolare. Orlando era stupito alquanto me. "Orlando ma che posto è mai questo? dalle fattezze e da questi aromi che odo sembra siamo approdati in Estremo Oriente, il mio maestro me ne parlò molto, e dei suoi viaggi e mi mostrò i suoi ricordi che da laggiù portò. Ma chi può abitare in questo posto? Non un eremita, le fattezze degli oggetti sono troppo particolari. Guarda..." presi in mano una spazzola cesellata d'ambra, mi guardai allo specchio e iniziai a giocare e spazzolarmi i capelli, quando dallo specchio vidi apparire un'ombra.

elisabeth
14-11-2011, 10.31.04
Mi sentivo delirante...potevo percepire lo stesso dolore in quella parte di me che viveva in qeul libro......come potevo spiegare a quell'uomo come il regno umano, potesse intrecciarsi con il regno animale......voltai il mio volto verso di lui......." non so neanche chi siete, mi avete ridotta in fin di vita... e volete sapere la verita'..........siete sicuro che e' per un opera buona ?...chi vi ha parlato di me.......vi prego..solo questo.......e se mi farete comprendere la vostra buona fede.....vi aiutero'...senza di me....non potreste attuare nulla....."........rimasi in silenzio ed attesi.....

cavaliere25
14-11-2011, 12.11.43
Si si dissi ora vado a dare il cambio a Mercien dissi e mi avviai verso le celle dovevo trovare il modo di teere aperto il cancelo ma come???? dovevo trovare un modo mi misi in un angolo nascosto e guardai i movimenti delle guardie

Guisgard
14-11-2011, 15.08.18
Altea giocava a spazzolarsi i bei capelli rossi.
Ad un tratto però le sembrò di vedere un’ombra.
Si voltò, ma sulla porta non vi era nessuno.
Orlando non si era accorto di nulla e continuava ad osservare quel misterioso ambiente.
“E’ assurdo un posto simile in un piccolo borgo di pescatori come questo…” mormorò, mentre cercava di risolvere quel mistero.

Guisgard
14-11-2011, 15.11.09
“Madame, siamo nel giusto noi.” Disse l’uomo ad Elisabeth. “Se facciamo tutto questo, è perché odiamo il male che si è impossessato di queste terre. E pur di raggiungere il nostro scopo siamo disposti a tutto. Ora, se ci tenete a quel libro, raccontateci tutta la verità.”

Guisgard
14-11-2011, 15.14.47
Cavaliere25 si mise ad osservare le guardie.
Erano rimaste in due di guardia al portone: una restava ferma, mentre l’altra passeggiava per il cortile.
Ad un tratto la seconda disse qualcosa:
“Al diavolo!” Fa troppo freddo per stare qui senza far nulla. Vado a prendere qualcosa per scaldarci.”
“Si, ottimo.” Rispose l’altra. “Mi raccomando, un liquore che sia forte. Forte come il fuoco.”
L’altra guardia sorrise ed annuì.
Un attimo dopo si allontanò.

cavaliere25
14-11-2011, 15.18.34
Aspettai che la guardia si allontanasse poi aspettai il momento giusto per attaccare la guardia rimasta mi avvicinai furtivamente alla guardia e gli diedi una botta in testa e quando fu svenuta a terra la trascinai in un angolo nascosto dove non poteva vederlo nessuno e apri il cancello e feci un fiscio per richiamare l'attenzione degli altri che spettavano di entrare

Parsifal25
14-11-2011, 15.25.57
Rimasi ad osservare i movimenti di quell'uomo che si aggirava intorno alla figura del mio Maestro.... sembrava un tipo strano in quanto notavo che si limitava solo ad osservare. Senza dare troppo nell'occhio mi avvicinaì a costui e porsi i miei saluti, chiedendogli: "Saluti Nobile Signore, qual buonvento vi porta in queste terre?"

Altea
14-11-2011, 15.40.08
Mi voltai di scatto, ma di quell'ombra non vi rimase altro che quel vago presentimento. "Si hai ragione Orlando, questo posto cela degli strani misteri, mi stavo appena pettinando i capelli mentre...mi era sembrato di vedere un'ombra dietro di noi. Tu non ti sei accorto di nulla?" Mi avvicinai vicino delle bellissime tazze di porcellana, vicino vi era del thè dei paesi orientali, sfiorai la tazza e notai era calda.

Daniel
14-11-2011, 18.03.26
Misi gli abiti da zingaro in poco tempo... E assicurai il mio pugnale alla cintura.. <<Una dama eh? Tipico..>> dissi..
Poi rivolgendomi a Sir Hagus chiesi:
<<E dopo che ci saremmo accampati cosa dovremmo fare?<>>

Lancelot
14-11-2011, 18.22.44
Il vento freddo della sera strappa i miei capelli mentre galoppo di gran carriera verso rue Veslay.
Se davvero è un uomo del Giglio Verde potremmo trovarci a una svolta decisiva...
Giungo alla caserma, e le guardie di ronda mi conducono velocemente dal comandante della guarnigione.

"Dunque è vero, avete preso uno di quei pidocchi? Gran bel lavoro, comandante. Ora ascoltatemi bene. Quand'anche la persuasione o la tortura fallissero nel farci dare le informazioni di cui necessitiamo, potremmo pur sempre usarlo come merce di scambio. O ancora, usarlo per attirarli in una trappola... Qualora dovesse essere necessario, ci accorderemo per favorire una fuga del prigioniero. Tutto dovrà sembrare puramente casuale... Ho giù un piano per questo e in ogni caso ci inventeremo qualcosa, se necessario. Poi lo seguiremo, e ci porterà dritti al loro covo.
Per il momento comunque limitiamoci a interrogarlo, e cerchiamo di fargli abbastanza male da fargli credere che non abbiamo altri progetti per lui se non di mandarlo al Suo Creatore il prima possibile. Ed ora portatemi da lui."

Guisgard
14-11-2011, 20.19.52
L’uomo, nel vedersi davanti Parsifal, lo fissò incuriosito.
“Non mi sto occupando di voi, messere.” Disse con tono infastidito. “Dunque abbiate la compiacenza di non seccarmi.”
Nel vedere quella scena, i due fedeli di Fountaine raggiunsero Parsifal.
“Va tutto bene?” Chiese uno dei due al ragazzo.

Guisgard
14-11-2011, 20.25.20
Hagus fissò Daniel e sorrise.
“Attenderete un segnale.” Disse, per poi fare cenno a tutti loro di andare.
Così, gli zingari, tra i quali vi era anche Daniel, raggiunsero il palazzo dell’ambasciatore e si accamparono nella campagna circostante, in attesa che Cavaliere25 desse loro il modo di penetrare nella dimora di Missan.
Qualche istante dopo il portone si aprì, mostrando la sagoma di Cavaliere25.
Questi fece qualche passo in avanti e lanciò un fischio verso la campagna.
“Ecco, è il segnale.” Mormorò uno degli zingari. “Andiamo.”
Un attimo dopo furono tutti nel palazzo dell’ambasciatore.

Guisgard
14-11-2011, 20.30.59
A quelle parole di Altea, Orlando si insospettì.
Si affacciò allora sulla soglia di quella stanza, cercando di scorgere qualcosa.
Ma non vi era nulla.
Nel frattempo Altea guardava le bellissime tazze di porcellana.
La ceramica era quella tipica cinese, mentre il tè che stava accanto era scurissimo.
Le tazze erano ancora calde, come se qualcuno avesse preso il tè solo pochi minuti prima l’arrivo dei due sposi.
“Questo posto non mi piace…” mormorò Orlando “… mi sento osservato…”
Ad un tratto Altea, fissando il finissimo e prezioso mobilio, si accorse di un biglietto tra le tazze.

Guisgard
14-11-2011, 20.32.39
Lancelot fu così condotto in una cella della caserma, dove si trovava il prigioniero.
“E’ stato catturato mentre tentava di nascondersi tra alcuni mendicanti.” Spiegò uno dei soldati al capitano prima che questi entrasse dal prigioniero. “Era quasi giunto ad una delle porte della città, quando è stato catturato dalla guarnigione al posto di controllo. Abbiamo smascherato il suo travestimento grazie al Giglio Verde che aveva tatuato sulla schiena.”
Lancelot fu così fatto entrare.
Davanti a lui vi era un uomo legato su una sedia.
E appena questi vide i soldati repubblicani, sul suo volto si formò un sorriso di sfida.

Altea
14-11-2011, 20.59.12
Continuavo a fissare quegli strani oggetti ma cosi affascinanti "Orlando, è vero anche io sento una presenza in questo posto, ma ne sono cosi affascinata che non riesco a staccarmene." Trovai dei libri, guardavo con attenzione i titoli, la scrittura era estranea, ritornai vicino quelle tazze e ad un tratto notai un biglietto. "Orlando guarda questo biglietto, ma che significa tutto questo? tocca queste tazze, sono calde. Significa che poco tempo fa qualcuno stava bevendo un the in questa camera." Mostrai ad Orlando il misterioso biglietto

Parsifal25
15-11-2011, 01.41.55
Risposi di essere molto tranquillo, solo che non riuscivo a capire il perchè di tutto quel mistero, pensaì tra me non potrebbe raccontarlo? Chiesi ai miei nuovi compagni come avremo dovuto comportarci, intanto il Maestro rimaneva vicino a quel tavolo.

Guisgard
15-11-2011, 01.54.01
I due fedeli di Fountaine fecero capire a Parsifal di tornare al tavolo con loro.
Il cacciatore di taglie, intanto, notato il misterioso uomo accanto ai suoi tre compagni, lasciò il tavolo e lo raggiunse.
“Ancora mi segui, Mounth?” Domandò al misterioso uomo. “Ormai non c’è più contesa tra noi. Quindi non seguitare a starmi alle costole, o finirai male.”
Detto questo raggiunse Parsifal ed i suoi due fedeli.
“Andiamo via.” Disse lasciando delle monete sul tavolo. “Meglio riprendere la nostra caccia.”

Parsifal25
15-11-2011, 01.58.46
Prima di andar via, lanciaì un ultimo sguardo a quell' uomo che scambiò qualche parola fugace con il mio mentore. Chissà cosa si son detti,....non volevo entare troppo nell'intimo e nel passato del mio Maestro, non potevo permettermi ciò. Al momento giusto, però lo chiederò, ma non era maturato il tempo.

Guisgard
15-11-2011, 02.04.47
Orlando si avvicinò ad Altea e prese dalle sue mani quel biglietto.
Lo aprì e ne lesse il testo:

“Ormai è sicuro, amici… a Camelot vi è una spia.
Solo così si spiega la capacità di Missan di conoscere molti dei nostri movimenti.
Probabilmente si tratta di un uomo molto scaltro e in grado di poter muovere una temibile rete di informatori.
Siate dunque tutti prudenti e vigili.
Ci ritroveremo appena noi saremo ritornati dalla Francia.
E rammentate i miei ordini... che nessuno di voi si faccia catturare.”

E alla fine quel biglietto recava come firma l’immagine di un fiore stilizzato.
http://profile.ak.fbcdn.net/hprofile-ak-snc4/186812_100002236981666_7866171_n.jpg

Guisgard
15-11-2011, 02.12.12
Fountaine allora fece cenno ai suoi di andare.
Ma appena lui, Parsifal e i due collaboratori si ritrovarono nelle stalle della locanda, il misterioso uomo che Fontane aveva chiamato Mounth, accompagnato da quattro compagni armati, si mostrò loro.
“Non abbiamo risolto un bel nulla, Fountaine!” Gridò con tono di sfida. “Anzi, la questione tra noi è ancora aperta! E visto che non hai voluto affrontarmi da solo, ora lotteremo tutti contro tutti… compresi quei tre stolti che ti porti dietro!”
“Non voglio battermi con te.” Replicò Fountaine. “Ho di meglio da fare.” E voltò le spalle al bellicoso Mounth.
“Non osare darmi le spalle, cane!” Gridò questi, per lanciarsi poi contro il cacciatore di taglie.
“In guardia, ragazzi!” Urlò Fountaine ai suoi.
Un attimo dopo esplose il duro scontro.

Parsifal25
15-11-2011, 02.25.10
Soltanto un codardo poteva attaccare alle spalle, non si lotta così bisogna rispettare la prassi e l'onore sono alla base del codice. Un riflesso repentino mi fece avvicinare all'arco equipaggiato lungo la sella di Belfagor che era lì vicino e lo puntaì a pochi centimetri dalla testa del citato Mounth....
"Combatti con onore e rispetta i precetti, villano.... per il tuo bene non osare provocarmi non hai a che fare con un bambino. Due persone vivono in me...non conosci la mia storia"

Altea
15-11-2011, 10.21.02
La faccenda prendeva una piega più misteriosa, guardai quel biglietto con stampato un Giglio Verde. "Orlando, che simbolo è questo? mai ne ho visto uno uguale. E poi avete letto il messaggio? si parla di spie e di un certo messere di nome Missan. Ritengo sia meglio riporlo dove lo abbiamo trovato e di andarcene da qua, questo posto è troppo pericoloso."

cavaliere25
15-11-2011, 12.03.51
ora che si fa dissi guardando gli zingari c'è ancora una guardia in giro continuai a dire e aspettai una loro risposta mentre mi guardavo bene in giro

Lancelot
15-11-2011, 12.45.26
"Bene bene..." dico avvicinandomi alla sedia dove è seduto l'uomo.

"Quindi sarebbe questo il volto del famigerato Giglio Verde? Lasciati dire che non è nulla di impressionante... Vedo solo stupidità affiorare dalla tua espressione, la stupidità di chi si pensa talmente forte o furbo da non rivelare nulla ai suoi aguzzini..."

Estraggo il coltello dal piccolo fodero sul mio fianco sinistro, e comincio a giocherellare con la lama.

"Vedi, a noi le tue informazioni non servono. I tuoi compagni non hanno scampo. Le nostre maglie sono talmente strette che non riusciranno mai ad abbandonare la città, e il popolo vi odia al punto che vi ucciderebbero essi stessi se doveste chiedere aiuto a qualcuno, rinunciando persino alla ricompensa che avrebbero dalle mie guardie. Siete soli."

Mi avvicino all'uomo e con rapidi colpi di pugnale straccio la sua camicia, strappandogliela poi via con violenza.

"La domanda da farsi è dunque: cosa farne di te? Oh, non parlerai, so bene che non parlerai. Sei un uomo d'onore, un uomo tutto d'un pezzo. Questa tua fedeltà va premiata, non credi? Quindi non ti ucciderò... Tu vivrai ancora a lungo, molto a lungo. Desidererai la morte, la chiederai, la bramerai, ma essa non arriverà. Guardie!"

Gli uomini di guardia alla cella si mettono sugli attenti, in attesa del mio comando.

"Strappate al nostro prigioniero i denti, non vorrei che gli venisse in mente di uccidersi mordendosi la lingua. Divertitevi con lui come meglio credete, fategli assaggiare un po' d'Inferno, visto che lui sembra credere che esista. Deve soffrire, e sapere che questo sarà solo l'inizio. Dopodiché, lavatelo, curatelo e nutritelo. Con il meglio che abbiamo. Voglio che resti in forze, così domani ricominceremo."

Mi avvio a rapidi passi fuori dalla cella, lontano dalle orecchie del prigioniero e delle guardie, intercetto il Comandante della caserma e solo a lui confido le mie disposizioni.

"Torturatelo per tre giorni. Siate efferati, crudeli, se vi dirà che vuole parlare, non ascoltatelo. Ogni notte lo pulirete, lo nutrirete e lo riporterete nella sua cella. E ogni notte lascerete volutamente un possibile indizio di fuga. Ogni notte metterete del sonnifero nel vino delle guardie, così che egli possa pensare che i suoi carcerieri hanno l'abitudine di abbandonarsi al sonno durante il loro turno. Appenderete le chiavi della cella alla parete, in alto a sufficienza da non dar l'impressione che siano state messe lì apposta per esser rubate, ma d'altro canto non troppo difficili da prendere se, libero mani e piedi dalla sedia, il prigioniero dovesse usare le sbarre della cella come appoggio per un'arrampicata. La terza notte, userete una tortura diversa: conficcherete nel muro della cella dei chiodi arruginiti e vi spingerete contro la schiena del prigioniero procurandogli sofferenze atroci. Poi, come sempre, lo pulirete, lo nutrirete, e di nuovo lo legherete alla sedia mani e piedi, al centro della cella e lontano dai muri. Durante la notte, vedendo le guardie assopite, con piccoli balzi della seggiola si avvicinerà al muro con i chiodi, e userà quelli più bassi per liberarsi dei legacci. Una volta libero, certamente tenterà di prendere le chiavi appese al muro... E se dovesse farcela, come io credo e spero, sarà libero. Prenderà una delle spade al fianco delle guardie, e cercherà di uscire dalla caserma. Quella notte voi vi premurerete di drogare le poche guardie delle prigioni, così che i loro riflessi siano lenti e le reazioni inadeguate a contrastare la forza della disperazione del prigioniero. Qualcuna delle nostre guardie potrebbe morire, ma è un sacrificio che siamo disposti ad accettare, nel nome della Repubblica. E' essenziale dare al prigioniero l'impressione che la sua fuga sia reale. Quanto alle guardie nel perimetro esterno, confido che il nostro amico saprà evitarle, sono cospiratori, abituati a muoversi nell'ombra. E in ogni caso darete istruzioni alle sentinelle di far finta di non aver visto nulla, quand'anche dovessero scorgere un'ombra uscire dalla caserma. Solo io, voi, e un manipolo ristretto di soldati attenderemo nell'ombra, vigili, pronti a seguirlo a piedi dovunque la notte lo conduca. Non porteremo armature o altro che possa fare rumore. Solo pugnali e spade corte, dovremo muoverci con la massima discrezione e silenzio. Ed ora, se è tutto chiaro, procedete. E vedete di non deludermi."

Talia
15-11-2011, 16.34.59
Ricordo che da piccola, quando avevo appena pochi anni, mi capitava spesso di avere degli incubi.
“Ah!”
Quella volta mi svegliai nel cuore della notte, di soprassalto, gridando...
Passò qualche minuto... terribili attimi nei quali fluttuai in quel buio pesto, con il cuore che batteva forte per la paura, senza sapere dove fossi, senza sapere cosa c’era di vero in quel che avevo appena visto...
Poi, finalmente, una luce apparve vicino a me... una luce aranciata, calda e rassicurante... e alla luce tremolante di quella candela vidi un volto...
“Talia... Talia, che cosa succede?”
Guardai quel viso e calde lacrime iniziarono a rigarmi le guancie... faticavo a spiegare ciò che avevo visto e la paura che avevo provato...
“C’era un uomo cattivo...” iniziai a dire, singhiozzando “Lui arrivava qui e distruggeva tutto. Distruggeva Colaubain, bruciava il monastero e l’Istituto... e noi...”
“Sssshhh...” mormorò suor Amélie a quel punto.
Si sedette sul bordo del mio letto, appoggiò la candela e mi abbracciò teneramente.
“Calmati, Talia... calmati. E’ stato solo un brutto sogno!”
Io continuavo a singhiozzare forte, tanto forte che quasi mi mancava l’aria... avrei voluto spiegarle che non era stato un sogno come un altro, avrei voluto spiegarle quanto vero mi era sembrato quel sogno e il terrore che quell’incubo aveva insinuato nel mio cuore... e tuttavia non ci riuscii. Al contrario, più suor Amélie mi stringeva tra le braccia e più quell’indistinto senso di panico si allontanava...
“Va tutto bene...” mi disse dopo un momento, tornando a guardarmi “E’ stato solo un incubo... ma sei al sicuro, qui! Non accadrà niente, sta’ tranquilla...”
I suoi occhi si fecero più dolci del solito in quel momento, mi accarezzò piano i capelli, poi soggiunse: “E qualsiasi cosa accadrà, io ci sarò sempre! Ricordatelo, Talia... io ci sarò sempre!”

Quel ricordo scivolò via dalla mia mente in un attimo, ma le parole di Soeur Amélie continuarono ad echeggiare tra i miei pensieri...
Io ci sarò sempre...
Sempre...
E un cocente senso di disagio mi pervase di nuovo, perché la verità era che io invece non c’ero stata... io ero venuta meno a quella sorta di tacito patto, e proprio nel momento del bisogno... io, nel momento più buio e terribile, mi ero trovata lontana. Io non c’ero stata. Io ero tornata troppo tardi!
Fissai con disprezzo Tafferuille balzare sul carrozzone...
Ero arrabbiata. Ero arrabbiata con lui, ma più ancora ero arrabbiata con me stessa... io che avevo lasciato penetrare in me le sue parole... io che avevo lasciato che la collera prendesse il sopravvento e lacerasse, seppur per un momento, quella inossidabile maschera che con tanta cura e con determinazione mi ero costruita...
Per un attimo quelle sue parole provocatorie e cocenti fecero vibrare ogni singola corda in me... per un istante una velenosa risposta mi bruciò sulle labbra... ma fu solo per un attimo, poi di nuovo il volto dolce di suor Amélie fluttuò verso di me...
Sempre...
E tacqui!
No, non glielo avrei permesso. Non avrei permesso né a Tafferuille né a nessun altro di rovinare tutto. Il mio piano, il mio meraviglioso piano di... da qualche parte nella mia mente risuonò la parola ‘vendetta’, ma la zittii immediatamente... il mio meraviglioso piano ‘di giustizia’ -mi ingiunsi di pensare- stava procedendo a gonfie vele... Tafferuille non me lo avrebbe rovinato, nessuno lo avrebbe fatto!
Inspirai e, sfoderando il più gentile dei sorrisi, mi voltai verso gli altri...

“Non badarci, Talia…” mormorò Fantine “… ignoralo.”
Anche Tissier annuì alle parole della donna.

“Oh, non preoccuparti, Fantine...” dissi, sforzandomi di modulare la voce in un tono leggero e sorridente “Il nostro buon Essien, qui, non fa che ripeterci quanto le critiche siano più costruttive e utili dei complimenti... e io non sono certo tanto presuntuosa da credere che quei saggi precetti non valgano anche per me!”
Risi appena, come se trovassi ciò deliziosamente divertente... quindi lasciai che Tissier mi aiutasse a salire sul carro e soggiunsi, più piano come se mi rivolgessi agli altri ma in tono perfettamente udibile anche da dove si trovava l’uomo mascherato: “E comunque... può dire quello che vuole di me, ma lui è e resterà un attore da quattro soldi che non ha neanche il coraggio di mostrare la faccia!”
Il viaggio verso il teatro fu breve... o forse parve breve a me, che avevo la mente totalmente da un’altra parte...
Poi finalmente lo spettacolo!

La scena fu aperta da Arlecchino che descrive il folle amore del suo padrone per la bella Colombina.
“E chi è il tuo padrone?” Chiese Ragonda.
“E’ il migliore spadaccino di Francia.” Rispose Arlecchino. “Ma è sfortunato… come Lancillotto, infatti, è il migliore con la spada, ma soffre per amore… Colombina non lo ama… ama il bel Renart, soldato di ventura…”
“E chi sarebbe il tuo padrone?”
“Monsieur Tafferuille!”
“Talia, tocca a te!” Disse Essien alla bella Colombina.

Entrai in scena a passo lento, le mani intrecciate dietro la schiena e lo sguardo sognante rivolto poco al di sopra delle teste degli spettatori...
Gli spettatori... per un attimo mi mancò il fiato a vedere la platea piena e il luccicare di tutti quegli occhi puntati su di me... una platea vera, un teatro vero... per un attimo il mio sguardo corse tra quei visi, poi salì più in alto verso i palchi... per un attimo.
Sospirai, come se ogni mia gioia fosse negli occhi di qualcuno che non era lì...
“Oh, Renart...” mormorai allora, in un languido sussurro perfettamente udibile anche dalle ultime file “Oh, Renat, che ingrata vita è questa... tu, mio adorato, costretto a partire con la tua compagnia di ventura... ed io? Che cosa ne sarà di me, costretta a starti lontana? Cosa ne sarà di me, quando non potrò vedere il tuo caro volto, quando non potrò udire la tua voce...” ancora un sospiro “Oh, Renart... Renart... non lo sapevo, io, prima di incontrare te, che si può vivere anche a due dita da terra... non lo sapevo. Ed ora, ora che lo so, ora che mi sono sufficienti i tuoi occhi per sognare e la tua sola presenza per esser felice, ora tu parti, vita mia... Che cosa ne sarà di me? Da che cosa, domani, potrà trarre vita il mio povero cuore?”

Daniel
15-11-2011, 18.44.33
Il palazzo era buio e freddo.. Stringevo forte il mio pugnale.. Mi avvicinai al ragazzo dai capelli rossi che era con noi e gli chiesi sussurrando:
<<Dove dobbiamo andare? e che dobbiamo fare?>>
Ero tesissimo..

elisabeth
15-11-2011, 20.14.10
Chiusi gli occhi e riuscii ad avvertire il live fremito delle ali dell' ape....era viva e stava bene.......potevo pensare rimettermi in piedi...e cosi' ad occhi chiusi.......pensai allora alla mia terra.......all'odore della pioggia quando bagna le foiglie cadute dagli alberi....il rumore dell'acqua che scorre nei fiumi.....un alito di vento investi' il mio corpo e come ad ogni rinascita ogni parte del mio corpo corperto dalle bruciature divenne vivo e integro come sempre........il dolore scomparve.....riaprii gli occhi per vedere tre volti sbigottiti......sentii le mie labbra stirarsi come in un debole sorriso......e mi alzai, mi misi in piedi con un po' di fatica....ogni volta, l'energia sembrava abbandonarmi....ma questa volta non mi feci abbattere da questa mia debolezza.....mossi alcuni incerti passi nella stanza.....avevo bisogno di riprendere coscienza e di riunirmi al mondo animale......mi voltai verso di loro....." Mi state guardando, come si guarda un morto che riprende vita....volete sapere la verita', ve ne ho dimostrato il potere......posso trasformare le ossa in acqua, perche' cosi' ogni passaggio divanta possibile al corpo umano....posso chiedere al vento di gelare l'animo umano.......posso chiedere alla mia parte animale...di unirsi a me.......ma devo essere consapevole di cio' che faccio.......non potr' mai..agire nelle tenebre dell'ignoranza.......ora, ve lo chiedo per un ultima volta...chi siete e come avete saputo di me......."..........ero stanca, Emile era sparito nel nulla,infondo era meglio cosi'..non sapevo neanche io fossi vissuta solo un'altra giornata......speravo almeno che con lui la vita fosse piu' clemente....

Guisgard
16-11-2011, 02.41.42
Orlando restò turbato da quel biglietto e per qualche istante sembrò quasi incapace di destarsi da quella sensazione.
“Dunque…” mormorò fissando quel misterioso biglietto “… questo è il covo del Giglio verde…”
Cominciò allora a guardarsi intorno, come a voler trovare segni e indizi del misterioso padrone di quel luogo.
Ad un tratto qualcosa gelò il sangue dei due novelli sposi.
Un grosso lupo bianco apparve sulla soglia della porta.
Li fissava con il suo sguardo di ghiaccio.
“Non…” disse Orlando ad Altea “… non fare gesti bruschi… e non fissarlo negli occhi… per loro è come sfidarli…”
http://data.whicdn.com/images/4176770/the-siberian-husky-dog-1600-1_large.jpg

Guisgard
16-11-2011, 02.48.13
Mounth restò sorpreso dal repentino gesto di Parsifal.
L’arco del ragazzo era a pochi centimetri dal suo volto e da quella distanza non avrebbe avuto scampo.
Intanto, Fountaine ed i suoi due assistenti erano riusciti ad avere la meglio sui compagni di Mounth e a metterli in fuga.
“Ottimo lavoro, ragazzo.” Disse il cacciatore di taglie avvicinandosi a Parsifal. “Allora, cosa mi dici, Mounth?” Rivolgendosi poi al suo rivale.
“E sia…” mormorò questi “… avete vinto…”
“E vorresti cavartela così?” Ridendo Fountaine. “Hai dimenticato le regole del codice cavalleresco? Ora sei alla mercè di messer Parsifal… e sta a lui decidere sulla tua vita…” rise “… è tutto tuo, ragazzo.” Fissando Parsifal. “Decidi tu quale sia la sua sorte.”

Guisgard
16-11-2011, 02.53.55
Cavaliere25 era riuscito a tramortire una delle due guardie e a fare entrare poi gli zingari nel palazzo.
“Ora devi solamente attirare qui l’altra guardia…” gli disse uno zingaro “… raggiungila e con uno stratagemma falla avvicinare al portone. Noi ci nasconderemo dietro il porticato ed attenderemo il suo arrivo.”
Detto questo, gli zingari si nascosero dietro il porticato.
Con loro vi era, travestito, anche Daniel.
“Ora bisogna mettere fuorigioco l’altra guardia.” Spiegò il ragazzo dai capelli rossi allo scudiero di Guisgard. “Fatto ciò, entreremo in azione per liberare la donna che tengono segregata.”

Guisgard
16-11-2011, 03.08.18
Il prigioniero, a quelle parole di Lancelot, rise.
Era una risata beffarda, di chi conosce la morte e non la teme.
“Ti senti forte, vero, capitano?” Disse fissando Lancelot negli occhi. “Non credo che tu sia tanto stolto da sperare di farmi parlare… ma sappi che se anche mi uccidessi, mille altri Gigli Verdi fiorirebbero da questa terra resa lercia dai vostri vuoti valori di libertà ed uguaglianza.” Rise di nuovo. “Sai, capitano… c’eri quasi riuscito… si, davvero… eri quasi riuscito a farmi rinnegare la mia Fede… ama il prossimo tuo, dicono i Vangeli… ma fissando te e tuoi uomini mi viene soltanto il voltastomaco…” il suo sguardo fu attraversato da un lampo “… i miei compagni verranno a cercarmi… ed allora, capitano, rotolerai all’Inferno con un tonfo tanto rumoroso da svegliare anche il più addormentato dei diavoli… ed allora capirai che l’Oltretomba esiste… e laggiù è già stata scritta la tua condanna…”
“Taci, cane!” Colpendolo con forza uno dei soldati.
Uscito dalla stanza, Lancelot spiegò il suo piano al Comandante della Caserma.
“Geniale, capitano!” Esclamò l’ufficiale. “Il vostro piano è semplicemente perfetto! Così sarà quel bastardo a condurci dai suoi compagni!” E sul suo volto si formò un’espressione compiaciuta. “Solo una domanda, capitano… credete che quell’uomo sia proprio il Giglio Verde? Il capo della banda?”

Guisgard
16-11-2011, 03.15.45
I tre uomini fissarono turbati Elisabeth.
Ma proprio in quel momento qualcuno bussò alla porta.
I tre si scambiarono rapide occhiate che tradivano incertezza e timore.
“Chi è?” Avvicinandosi uno dei tre alla porta.
“Soldati.” Rispose la voce da fuori. “Stiamo controllando tutta la zona. Nei paraggi potrebbero esserci dei criminali in fuga. Aprite, in nome della Repubblica.”
“Mi raccomando, madame…” disse l’uomo ad Elisabeth “… non fate scherzi… ai soldati diremo che siamo dei cantastorie e che vaghiamo di città in città. Niente scherzi o vi pianto il pugnale nella schiena.”
L’uomo stava infatti dietro ad Elisabeth, pronto a colpirla a morte al minimo errore da parte della donna.
Fissò poi il suo compagno ed annuì.
Quello allora aprì la porta per fare entrare i soldati.

Guisgard
16-11-2011, 04.40.07
Per le vie di Ostyen.
La volpe correva in quella foresta di pietre lastricate e ciottoli levigati, mentre i segugi, fiutando le sue tracce, la inseguivano senza sosta.
Ad un tratto un piccolo ponticello, sotto il quale scorreva un corso d’acqua.
Con un agile balzo il fuggitivo lo scavalcò, per poi aggrapparsi alle travi in ferro che sostenevano la muratura inferiore, posta al disotto del piano della strada.
I soldati passarono oltre, dando così al fuggitivo un breve ma decisivo vantaggio.
Tornò sulla strada e proseguì in un piccolo vicolo laterale.
E giunto ad una porta vi entrò, ritrovandosi in una sorta di magazzino sotterraneo.
“Benvenuto a te, amico mio!” Esclamò all’improvviso una voce. “Mille volte benvenuto!”
“Abbassa la voce!” Voltandosi il fuggitivo, mentre era impegnato a serrare bene la porta di quel magazzino.
“Come ti chiami?” Domandò l’uomo del magazzino, avvicinandosi barcollando al fuggitivo.
“Non urlare!” Intimò questi.
“Ah, capisco…” mormorò l’altro “… sei un Ulisse senza nome… beh, io ne ho uno invece… di nome intendo…” mentre beveva dalla sua bottiglia. Era visibilmente ubriaco. “E sai qual è il mio nome? Avanti, chiedimelo! Dai, coraggio, chiedimelo!”
Il fuggitivo gli fece cenno di star zitto.
“Allora mi presenterò lo stesso… ah, ma vedo che sei uno spadaccino, amico mio…” fissando la spada del fuggitivo “… allora faremo un patto… io ti insegnerò a recitare… e tu invece insegnerai me a tirare di spada… ma prima voglio presentarmi… sono Tafferuille… si, il grande Tafferuille… mi ha detto che sono un attore da quattro soldi, sai... senza neanche avere il coraggio di mostrare la faccia, mi ha detto… e sai perché porto questa maschera?”
Il fuggitivo fece di non con la testa.
“Allora ti faccio vedere io perché porto questa maschera…” disse Tafferuille, per poi togliersi la maschera e mostrare il suo volto.
Fissava il fuggitivo con quei suoi occhi azzurri, imprigionati in un volto sfigurato e deforme.
Il fuggitivo chinò lo sguardo e scosse il capo.
“Sono Tafferuille…” barcollando per il magazzino “… Tafferuille… lo senti il pubblico? Tafferuille…” un attimo dopo, ubriaco fradicio, crollò al suolo.
“Ehi, tirati su, amico!” Avvicinandosi a lui il fuggitivo.
Ma in quel preciso momento si udirono dei passi provenire dalla strada.
“I soldati…” mormorò il fuggitivo.
Intanto, sulla scena, Talia era apparsa al pubblico.
La sua bellezza e freschezza animarono subito l’attenzione di quel pubblico troppo incline ad annoiarsi e a protestare subito.
E a quei tempi, amici lettori, bastava un nonnulla per far fallire una commedia e trasformarla in un concerto di frizzi e lazzi, con conseguente rovina per la compagnia di attori in questione.
L’ingresso di Colombina, come detto, era bastato ad attirare l’attenzione di tutto il pubblico in sala.
La meravigliosa musa comica aveva sospirato per il suo amato ed attirato lo scaltro Arlecchino.
Questi era fermo presso la leva di una botola destinata a Renart, permettendo così poi al suo padrone di corteggiare indisturbato la bella Colombina.
“Ma dov’è Tafferuille?” Agitato Essien dietro le quinte. “Tocca a lui! Che il diavolo se lo porti!”
Disperato allora si voltò in cerca del suo attore.
E lo vide proprio mentre si aggirava dietro l’impalcatura.
“Vuoi rovinarmi?” Avvicinandosi a lui Essien. “Dov’eri? Ad ubriacarti, vero? Avanti, vai in scena!”
E afferrandolo lo lanciò poi dall’altra parte del sipario.
Così, senza essersene quasi reso conto, Tafferuille si ritrovò davanti al pubblico.
Rimase così, quasi sconcertato a fissare la platea.
Nel vederlo così, scombussolato ed incerto, il pubblico lo accolse con chiassose risate.
Tafferuille allora restò ancora più sorpreso di fronte a quell’ovazione per la sua giullaresca assurdità.
“La battuta!” Disperato Essien da dietro il sipario. “Perché non pronuncia la sua battuta d’ingresso?”
Tafferuille allora si voltò verso Talia.
La ragazza appariva dotata di una bellezza ed una raffinatezza non comuni.
I lunghi capelli chiari e castani, a cui le luci del teatro donavano riflessi dorati, scendendo come grappoli biondi e maturi, incorniciavano a dovere una testa ed un collo assai vicini alla perfezione.
Il viso ovale racchiudeva a sua volta uno sguardo vispo, illuminato da vivaci occhi che Tafferuille, stando qualche passo distante, immaginò azzurri o verdi.
“La battuta, dannato ubriacone!” Mordendosi la lingua Essien e quasi tirando giù il sipario per la disperazione. “Se non comincia saremo tutti rovinati!”
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Altea
16-11-2011, 09.16.26
Sembrava Orlando conoscesse l'origine di quel simbolo e di cosa ci stesse dietro, quando udii la sua voca farsi roca dalla emozione, davanti a noi apparve un magnifico esemplare di lupo bianco.
"Orlando, temi un lupo? perchè mai dovrebbe prenderla per una sfida, ricordati che loro attaccano solo se affamati, non sono malvagi di natura. Comunque tu gli fai sentire che hai paura di lui, e per lui questa è una sfida. Sediamoci a terra, su queste pellicce e aspettiamo l'animale esca, e non tentare di ucciderlo".

Lancelot
16-11-2011, 12.26.14
"Se io credo che quel poveretto sia il capo?"

Ripeto ad alta voce la domanda formulatami dal comandante, come per concedermi il tempo di decidere la risposta...
In realtà i miei pensieri erano occupati dalle parole del prigioniero, e dalle sue promesse... Per vane che fossero, valeva la pena dar loro credito.

"Non importa se sia il capo o no, certamente tenterà di raggiungere il suo gruppo, o quantomeno di uscire dalla città. La sua fuga dovrà avere uno sbocco naturale, quale che sia. E noi lo seguiremo, fosse anche in capo al mondo. Vedete, Comandante, quando si ha a che fare con un'organizzazione come il Giglio Verde, non vale il principio del tagliare la testa per abbattere il corpo. Sono fanatici, il Credo è il loro capo e la Fede la loro testa. Per gente come questa un capo non è altro che un coordinatore sul campo, morto il quale ci sarà subito qualcun'altro pronto ad assumerne le funzioni. Immaginate di avere a che fare con un'immonda Idra, più tagliate le teste, più ricresceranno."

Il Comandante mi osservò, frustrato dal mio ragionamento...
Senza esitare né attendere la domanda che sembra affiorargli sulle labbra, do al Comandante della guarnigione una risposta secca.

"Potremo fermarli solo dimostrando loro quanto si sbagliano. Ma ci sarà tempo per questo. Un'ultima cosa prima di lasciarvi ai vostri compiti: il prigioniero ha minacciato un'incursione dei suoi amici presso la nostra caserma. Non credo sia una minaccia realistica, ad ogni modo tenete gli occhi aperti. Il mio piano prevede di mettere fuori gioco alcuni dei soldati della nostra guarnigione, ma non temete, già da stasera e per i prossimi giorni raddoppierò la presenza di soldati in incognito, infiltrati nelle taverne, negli esercizi e nelle case limitrofe alla caserma. Saranno pronti a precipitarsi in nostro aiuto al primo colpo di schioppo."

Con un rapido scatto, mi volto e faccio come per allontanarmi... Poi mi fermo, destinando al mio interlocutore un ultimo pensiero.

"Comandante... Non lasciate mai che il dubbio vi colga. Ricordatevi sempre per cosa lottate. Faremo cose terribili, cose brutali, cose che probabilmente ci condannerebbero all'inferno, se davvero esistesse. Ma non dimenticate mai quante vite state proteggendo con queste vostre azioni, quali Ideali Magnus rappresenti, quanta sofferenza è stata estirpata grazie alla Rivoluzione. Coloro di cui oggi noi sembriamo i carnefici, sono la causa di un dolore lungo secoli. Quel dolore riecheggia nell'eternità, e minaccia di ritornare, se noi falliremo. Io non credo in nessun dio, ma credo nella Santità di questa nostra missione. La nostra fede non è in qualcosa di impalpabile o di etereo, è nell'Uomo, e nel suo diritto alla felicità, alla libertà, e all'uguaglianza. Non dimenticatevelo mai, Comandante."

Parsifal25
16-11-2011, 12.27.22
Gli occhi della preda e del suo cacciatore erano l'uno di fronte all'altro, la lotta era stata vinta dai miei compagni ma tra me e loro e come se fosse stato creato un mondo parallelo, che come unici segni di vita aveva soltanto il battito concitato dei due cuori che erano in lotta. Riuscivo ad avvertire la tensione del mio arco e quella della sua vittima, ero pronto a scagliare il colpo di grazia a codesta miserimma vita...... lasciaì la presa è la freccia andò a conficcarsi a piedi di Mounth scavando un buco profondo tanto della potenza con cui era stata caricata e risposi:
"Ti lascio vivere, non voglio sporcarmi le mani con te....ma sappi una cosa la prossima volta potrebbe andare diversamente...., sono certo che incroceremo nuovamente le nostre strade, messere". Non sapreì spiegare il motivo per cui l'ho lasciato vivere, forse pensaì...."quel gesto potrebbe farlo cambiare o qualcos'altro."

cavaliere25
16-11-2011, 15.57.57
andai nella dispensa e cercai la seconda guardia la vidi e dissi venite vi prego il vostro compagno non si sente bene e aspettai una sua risposta mentre sapevo la sua fine che faceva e grignai i denti

Daniel
16-11-2011, 16.52.54
<<Non bisogna usare la forza per tramortire un paio di guardie se vi fidate di me faremo un lavoro pulito senza destare tropp attenzione..>> Guardai tutti gli zingari che mi fissavano

Talia
16-11-2011, 17.44.58
Tafferuille, gettatovi da Essien, piombò in scena come un uragano. Si fermò al centro del palco, restando a fissare il pubblico per lunghi attimi... sembrava quasi sorpreso di trovarsi di fronte tutta quella gente, che ricambiava il suo sguardo dapprima con vivo interesse poi con sempre crescente ilarità.
Anche io rimasi sorpresa per un istante... molte cose si potevano dire di Tafferuille, infatti, ma non certo che avesse mai mostrato una qualche incertezza sul palcoscenico.
Per un attimo vi fu immobilità sulla scena... io guardavo Tafferuille, Tafferuille guardava il pubblico, il pubblico rideva... poi l’uomo mascherato si voltò e fissò me per qualche momento... con la coda dell’occhio vedevo Essien dietro la quinta che si sbracciava e faceva segno di procedere, ma Tafferuille non sembrava intenzionato a proseguire... al contrario, avrei quasi detto che non avesse la pur minima idea di che cosa doveva fare o dire...
Dapprima, dunque, ricambiai il suo sguardo, allargai appena gli occhi e gli feci nascostamente segno di avvicinarsi. Poi, vedendolo decisamente in difficoltà, decisi che un piccolo cambio di copione sarebbe forse stato opportuno...
Feci qualche leggero passo verso la platea, dunque, mostrando sorpresa nel vedere per il nuovo arrivato.
“Oh, fatalità!” sospirai, rivolta al pubblico, quasi parlassi alla luna “Invocare il mio Renart, attenderlo... e mai vederlo arrivare... Oh...”
Mi voltai, quindi, osservai Tafferuille per un istante, poi tornai a parlare al pubblico...
“Ma costui... l’uomo appena giunto... io non lo conosco... che sia stato mandato qui dal mio amato? Magari con un messaggio, con una parola...”
Tornai a guardare Tafferuille e, quasi cercando il coraggio da qualche parte, feci qualche passo verso di lui...
“Ditemi, mio buon signore, è per conto del mio amato Renart che giungete qui? Ditemi, vi prego... vi ha egli inviato da me con qualche parola? Non esitate, mio buon signore, vi imploro...”
Era il suo momento, non potevo fornirgli un ‘la’ migliore per la sua battuta...
Lo fissai, in attesa.

elisabeth
16-11-2011, 17.54.48
Sembrava assurdo alle mie orecchie sentire bussare alla porta, avevo idea che ci fossimo solo io e loro in tutto il circondario........avevo avuto l'impeto di staccarmi dai miei carcerieri....ma una mano forte e sicura mi afferro' il braccio e non ebbi piu' modo di pensare di andare oltre......me lo ritrovai alle spalle.....avevo una sua mano sulla spalla in segno di confidenza e con l'altra mi fece sentire la durezza di una lama....solo un respiro e mi avrebbe uccisa, avevo un rivolo di sudore che mi scendeva lungo la schiena.......avevo paura.....avevo la necessita' di sentirmi al sicuro......." Vorrei tanto potervi aiutare e sapervi tra le braccia della verita'....mi state minacciando, perche' avete paura che vi tradisco, se vi sentite nella ragione".....ma la porta si spalanco' e mi sentii........in balia di due correnti....dovevo dar fede al mio intuito.....qualcuno stava mentendo...

Guisgard
16-11-2011, 18.32.32
La porta si aprì e l’uomo strinse a sé Elisabeth.
Un attimo dopo una figura si lanciò nella stanza, colpendo con forza l’uomo che aveva aperto la porta.
Dopo toccò all’altro crollare a terra con la testa rotta.
“Chi sei?” Gridò l’uomo che teneva bloccata Elisabeth.
“La morte che corre…” rispose Emile, armato di un lungo bastone.
“Se ti avvicini, giuro che spezzo il collo di questa donna!” Minacciò l’uomo. “Avanti, butta a terra quel bastone e poi avvicinati al focolare!”
Emile obbedì.
“Così siete insieme voi due, eh!” Disse l’uomo.
Lanciò allora via Elisabeth e si chinò a raccogliere il bastone.
Ma, in quello stesso momento, Emile, con rapido gesto, raccolse un ceppo ardente nel camino e lo tirò sul volto di quell’uomo.
Questi allora lanciò un grido disumano e cominciò ad agitarsi.
Emile lo colpì, facendolo cadere a terra, per poi immobilizzarlo.
“Parla… chi siete tu e i tuoi compari?”
“Brucio, aiuto!”
“Parla, o ti darò davvero fuoco!” Minacciò Emile.
“Apparteniamo…” farfugliò l’uomo “… alla setta degli Ottonari Paolisti… al servizio della Curia Romana…”
“E perché volevate quel libro?”
“Per comprenderne i segreti…”
“Perché?” Chiese con rabbia Emile.
“In questo paese la Chiesa è in pericolo… e noi dobbiamo riferire tutto a Roma…”
Poi, vinto dal dolore, si liberò della morsa di Emile e corse in strada.
Ma avendo gli occhi bruciati, cadde poco dopo in un corso d’acqua e morì annegato.
“Come state?” Avvicinandosi Emile ad Elisabeth. “Cosa vi hanno fatto quegli uomini’”

elisabeth
16-11-2011, 18.45.10
Quando si dice che la mente di un uomo ci mette qualche secondo per mettere a fuoco un attacco di sorpresa........tutte le guardie del mondo...non valevano la furia di Emile......mi setii prima strigere con violenza e poi scansare con un impeto tale che persi l'equilibrio.......sentii quell'uomo dire finalmente la verita'....la Chiesa......avevo rischiato le fiamme e non quelle del camino......lo vidi correre fuori dal capanno in preda a dolori lancinanti........mi alzai da terra....e mi gettai tra le braccia di Emile ".....Ero convinta che mi aveste abbandonata....mio Dio Emile....sono arrivata a toccare la morte, e la cosa peggiore era la solitudine immensa che ho provato.....mi hanno minacciata, ma la mia magia mi avrebbe distrutta sapete che dopo ogni atto la mia energia mi lascia inerme....."...Mi staccai da lui e in lacrime gli dissi "....Non vi azzardate piu' ad andare in giro senza di me.....la prossima volta vi trasformero' in qualcosa di ripugnante"....ma detto questo....mi appesi al suo collo, avevo bisogno di sentirlo vicino

Guisgard
16-11-2011, 20.21.00
“Non pensavo certo di ricevere quest’accoglienza da parte vostra…” sorridendo Emile “… soprattutto dopo la nostra ultima discussione alla locanda.” La fissò. “Ehi, cosa sono questi lacrimoni, madame?” Asciugando le sue lacrime. “Una vecchia zingara, al mio paese, diceva sempre che le lacrime sono il preludio alla gioia. Su, è tutto passato.” La strinse nel suo abbraccio caldo e rassicurante.
I due restarono così per diversi istanti che ad Elisabeth apparvero indefiniti.
“Forza, lasciamo questo posto…” disse poi accarezzandole i capelli “…useremo i cavalli di questi balordi…”
Prese allora il libro e lo rimise nella borsa.
“Questa è vostra, madame.” Passandole la borsa.
Raggiunsero poi il retro della casa, dove trovarono tre cavalli legati.
“Li prenderemo tutti e tre.” Fece Emile. “Così da poter dar loro il cambio.”
E saliti in sella a quei cavalli, Emile ed Elisabeth si allontanarono da quel posto.
“Siamo attesi ad un appuntamento, madame.” Disse poi Emile ad Elisabeth.
http://www.thefilmyap.com/wp-content/uploads/2010/09/Robin-Hood.jpg

Guisgard
16-11-2011, 20.27.42
La guardia, a quelle parole di Cavaliere25 mollò tutto e fece segno al ragazzo di andare insieme verso il portone d'ingresso.
"Forza, facciamo presto!" Spronando Cavaliere25 a seguirlo.
Giunsero così al portone, ma dell'altra guardia non c'era traccia.
"Ehi, ma dove è finito il mio amico?" Rivolgendosi la guardia a Cavaliere25. "Hai detto che non si sentiva bene... ma dove diavolo è andato allora?"

Intanto, nascosti nel portico, Daniel e gli altri zingari attendevano il momento giusto per entrare in azione.

<<Non bisogna usare la forza per tramortire un paio di guardie se vi fidate di me faremo un lavoro pulito senza destare tropp attenzione..>> Guardai tutti gli zingari che mi fissavano

"Davvero?" Fece lo zingaro a quelle parole di Daniel. "E sia, ragazzo... la guardia è la fuori... facci vedere cosa sai fare... ma bada di non far fallire il nostro piano."

Guisgard
16-11-2011, 20.44.36
Appena la freccia dell’arco di Parsifal si fermò nel terreno davanti a Mounth, l’uomo cadde in ginocchio per lo spavento.
E a quella scena Fountaine ed i suoi due compagni scoppiarono a ridere.
“E’ ufficiale, ragazzo…” disse il cacciatore di taglie prendendo sotto braccio Parsifal “… sei dei nostri!”
I quattro allora si buttarono nella prima cantina che trovarono ed ordinarono da bere quasi per un plotone.
“Al mio amico Parsifal!” Alzando al cielo il suo boccale Fountaine. “Forte come un Ercole, ma generoso come un frate mendicante! Alla sua salute!”
E dopo quella colossale bevuta, i quattro lasciarono la cantina.
Il loro obiettivo era ora il misterioso Giglio Verde.

Guisgard
16-11-2011, 20.52.35
Orlando allora fece esattamente come detto da Altea.
I due, così, si sedettero a terra ed attesero.
Il lupo restò a fissarli, senza mai lasciare i loro sguardi.
“Forse il vostro amico, milady, fa bene a temere Blender…” disse una figura apparsa quasi magicamente “… visto che vi trovate a curiosare nella dimora del suo padrone…” aggiunse, mentre con una mano accarezzava il magnifico lupo bianco.
Il lupo sembrava solo aspettare l’ordine per aggredirli.

elisabeth
16-11-2011, 20.55.46
Quell'abbraccio mi diede la sensazione del ritorno a casa.....mi lasciai asciugare le lacrime ed accarezzare i capelli.....era un semplice gesto d'affetto.......alle volte basta veramente poco, per poter tornare ad avere fiducia.....negli eventi " Si ...e' vero l'ultimo nostro incontro e' stato un po'...infuocato.....ma avervi rivisto.....mi ha dato la forza di pensare che anche quando tutto sembra andare per il peggio....puo' esserci qualcuno che ti tira fuori dai guai.....possiamo andare Emile.....e in fretta, questo posto mi angoscia e ho bisogno di aria"...presi la borsa, e me l'appoggiai sul petto.....la mia vita era salva.....gli dovevo la vita, e la vita da' sempre il modo di sdebitarsi.........uscii da casa e salii sul cavallo...l'aria fresca riempii i miei polmoni, si apprezza la vita quando sai che la stai perdendo.....e anche se amavo tutto cio' che per gli altri esseri umani era impossibile amare....." Grazie Emile.....ti devo la vita.....e adesso sono pronta a seguirti in capo al mondo....."...mi affiancai a lui...e in silenzio percorsi l'ignoto cammino

Altea
16-11-2011, 21.06.31
Fissavo quel meraviglioso esemplare di lupo bianco, ma sempre attenta a ogni suo movimento, notavo che Orlando stava in silenzio, quali pensieri passavano per la sua mente?
Improvvisamente apparve un uomo, si sedette vicino al lupo e lo accarezza, quasi la penombra celava il suo viso.
"Blender?" risposi "vi sbagliate messere, noi non siamo giunti a curiosare quaggiù vi siamo capitati per caso cercando una gentil donna che ha appena rubato il mio anello nuziale. Infatti ciò che abbiamo trovato lo abbiamo lasciato...dove e come era. Voi invece avete il timore di mostrare il vostro volto?"

Guisgard
16-11-2011, 21.22.31
Il misterioso uomo restò nella penombra, continuando però ad accarezzare Blender, il bellissimo lupo bianco.
“Una donna vi ha rubato l’anello nuziale?” Ripeté fissando Altea. “Dovevate essere più accorta, milady… esso è il simbolo del vostro amore… e l’amore è, insieme alla Fede, il tesoro più prezioso.”
“Questo è il covo del Giglio Verde?” Chiese all’improvviso Orlando.
Al nome del Giglio Verde, Blender fece quasi un impercettibile scatto.
“Questo è il covo del diavolo…” rispose l’uomo, ammansendo con una carezza il lupo bianco “… o forse di un Angelo. Dipende da voi.”

Altea
16-11-2011, 22.05.42
"Chi siete voi per potermi darmi degli insegnamenti di vita? Io sono stata attenta a quell'anello, ma in giro ci sono persone malfidate. Comunque non sarà certo un anello nuziale a dimostrare l'amore che mio marito prova per me".
Udii Orlando nominare un gruppo che portava il nome del biglietto trovato tra quelle tazze da the.
"Ognuno di noi può apparire Diavolo o Angelo, dipende da come ci vedono gli altri, non trovate? Potrei sapere, se non sono innopportuna cos'è il Giglio Verde?". Notavo Orlando era molto teso e nervoso...mi avvicinai a lui e lo fissavo negli occhi tenebrosi ed egli mi guardava preoccupato.

Parsifal25
17-11-2011, 01.13.07
Spero che codesta lezione gli abbia aperto gli occhi al povero Mounth, rimasi a riflettere su quel giorno che andava passando e l'evento che si è presentato dinanzi a me. Serenamente alzaì il boccale e mi uniì al brindisi della mia nuova squadra; a quelle parole mi vergognaì....in fondo non avevo fatto nulla di che.....avevo ascoltato i miei valori ed il cuore.....adesso era giunto il tempo di concentrarsi sulla nuova missione: svelare il mistero del Giglio Verde.

Guisgard
17-11-2011, 02.25.26
Finita quella bevuta, che in qualche modo aveva rappresentato il battesimo di Parsifal nella squadra dei cacciatori di taglie, i quattro lasciarono la cantina e poi il piccolo paesino.
Attraversarono le ridente campagna inglese, giungendo poi nel verdeggiante bosco che avvolgeva i confini di Camelot.
La fatica del viaggio e l’arrivo della notte spinsero i quattro a chiedere ospitalità presso un monastero che videro lungo la strada.
“Chi è che in questa notte bussa al nostro monastero?”
“Siamo dei viaggiatori” rispose Fountaine “e chiediamo ospitalità per la notte.”
“Entrate, fratelli…” fece il monaco aprendo la porta “… ma sappiate che il nostro monastero non offre ospitalità degna forse delle vostre aspettative.”
“Non datevi pena…” rispose Fountaine “… non abbiamo grandi pretese. Un umile giaciglio basterà per il nostro riposo.”
Il monaco offrì così due celle: in una dormirono i due assistenti di Fountaine, mentre nell’altra lo stesso cacciatore di taglie e Persifal.

Guisgard
17-11-2011, 02.34.26
“Sembra la promessa di un’innamorata, madame.” Sorridendo Emile. “Non mi dovete nulla invece. Siamo compagni di viaggio e darci una mano nelle difficoltà è la cosa più naturale.” Fissò di nuovo Elisabeth e le fece un cenno col capo, come a volerle chiedere di dimenticare la brutta avventura appena conclusa.
I due cavalcarono così fino ad un piccolo mulino abbandonato.
“Questo posto era molto amato dai bambini di una volta.” Disse Emile scendendo da cavallo. “Quando era piccolo, infatti, venivo spesso con altri ragazzini… ci attirava l’odore del pane caldo, delle focacce e dei biscotti appena sfornati.” Aggiunse per poi aiutare Elisabeth a scendere da cavallo.
Nascose i tre cavalli in un piccolo magazzino laterale al vecchio mulino.
“Non sarà forse la reggia del re…” sorridendo ad Elisabeth “… ma ci permetterà di attendere i nostri amici nella massima tranquillità. “Prego, mia adorata mogliettina…” con un vistoso inchino verso Elisabeth “… possiamo prendere possesso dei nostri alloggi.”

Guisgard
17-11-2011, 03.00.56
Il Giglio Verde.
A quella domanda di Altea, Orlando tradì un eccessivo nervosismo.
“Milady…” disse il misterioso uomo, sempre celato nella penombra “… il Giglio Verde è il nome del fiore più puro ed immacolato, tinto di quel colore straordinario che è simbolo della speranza. E dalla speranza nascono i desideri, i sogni e la forza per realizzarli.” Continuando ad accarezzare il superbo Blender. “Mi chiedete del Giglio Verde, milady… ebbene vi dirò egli è l’eroe che, se fossi un ragazzino, vorrei emulare sopra ad ogni altro. L’uomo che, se fossi donna, non potrei fare a meno di innamorarmene perdutamente.”
“Il Giglio Verde è solo un criminale, Altea.” Intervenne con disprezzo Orlando. “Un uomo che si fa beffe delle leggi e delle norme civili!”
A quelle parole di Orlando, Blender si alzò e cominciò a ringhiare.
“Buono, amico mio…” calmandolo quell’uomo “… messere, il Giglio Verde rispetta solo le leggi naturali e divine, quelle celate nell’animo e nel cuore dell’uomo.” Rivolgendosi ad Orlando. “Tutto ciò che va contro questo codice è suo nemico. E voi, vi rammento, insieme alla vostra bella moglie siete ospiti qui…”
“Siete dunque voi il Giglio Verde?” Domandò sempre più turbato Orlando.
“Io sono solo un umile servitore del mio padrone.” Rispose l’uomo. “La mia vita, come la vostra e quella di vostra moglie in questo momento, dipende dalla volontà del mio signore.” E detto ciò, fece un passo in avanti, mostrando finalmente il suo volto.
Era un moro d’Africa, col capo avvolto da un vistoso turbante bianco ed il corpo stretto in una lunga tunica dello stesso colore.

Guisgard
17-11-2011, 04.43.17
Dal pubblico, visto i modi incerti e restii di Tafferuille, cominciarono ad arrivare i primi mormorii.
L’uomo dalla maschera variopinta sembrava inchiodato su quel palcoscenico, assolutamente incapace di prendere qualsiasi decisione.
Poi, finalmente, la bella musa comica, accortasi dell’insolito imbarazzo di Tafferuille, recitò alcune battute improvvisate, volte a sollecitarne una qualche reazione.
E nel recitare quel fuori copione, Talia si avvicinò a lui.
Alle loro spalle, con la testa che sbucava dal sipario, Essien inveiva contro Tafferuille, contro se stesso e contro l’intera tradizione teatrale, da Aristofane e Menandro, fino a Plauto e Terenzio.
Il pubblico cominciò a rumoreggiare per quell’inspiegabile attesa.
“Ecco, lo sapevo…” mormorò Essien ritirando dentro il sipario il suo testone truccato e mascherato per l’occorrenza. “… è finita… non reciteremo mai più…”
Tafferuille continuò a guardarsi intorno, stravolto e quasi intontito, fino a quando il suo sguardo non raggiunse di nuovo la bella Colombina.
La nostra graziosa musa comica lo fissava a sua volta, sorridendo e sospirando.
E più sospirava, più appariva deliziosa, facendo ondeggiare i suoi bellissimi capelli chiari, mentre gesticolava per il suo sentimento amoroso.
Tafferuilla ora poteva vederla molto meglio e si accorse che i suoi occhi non erano né azzurri, né verdi, ma di un intenso color nocciola.
Ma mai, amici lettori, degli occhi nocciola parvero tanto infinitamente più luminosi e belli di mille e più scintillanti occhi chiari.
Talia era lì, che sospirava per l’amato.
Ma Tafferuille ora doveva dire e fare qualcosa.
Tutti ormai pendevano da una sua reazione.
Fece allora l’unica cosa che sentì di poter fare.
“Si… porto un messaggio…” disse a Talia.
E, senza aggiungere altro, abbracciò la ragazza, per poi baciarla con una passione che Renart, e forse nessun altro, mai avrebbe potuto eguagliare.
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Altea
17-11-2011, 09.29.33
Ascoltai con interesse il racconto di quell'uomo, il Giglio Verde sembrava un eroe pronto a sacrificarsi per i diritti della giustizia, quando Orlando con un impeto di rabbia distrusse quelle mie intuizioni.
Non approvai il suo comportamento, gli lanciai una occhiata di rimprovero e lui capì, come poteva giudicare senza conoscere i fatti?
Poco dopo l'uomo mascherato si fece avanti, ed ecco apparve un uomo dal volto scuro, sembrava un eunuco.
Rimasi esterefatta, i miei dubbi aumentavano ancor di più.
"I miei omaggi messere, dunque siamo tutti nelle mani del vostro padrone. E chi è egli per poter decidere del nostro destino? Vi prometto che se ci lascerete non faremmo cenno di quanto abbiamo visto."
Orlando si alzò di scatto, trasalii, egli era imprevedibile.

Talia
17-11-2011, 11.08.06
C’era qualcosa di diverso in Tafferuille... ora che eravamo più vicini e potevo vederlo meglio, mi resi conto che il suo sguardo era diverso, così come i movimenti delle sue mani...
Lo osservai stupita ancora per un attimo... non riuscivo a capire che cosa mai gli potesse esser successo in quei pochi minuti dietro le quinte.
Poi accadde qualcosa di assolutamente inatteso... inatteso e tanto rapido che mi colse di sorpresa, così mi ritrovai tra le sue braccia quasi senza rendermene conto.

Fece allora l’unica cosa che sentì di poter fare.
“Si… porto un messaggio…” disse a Talia.
E, senza aggiungere altro, abbracciò la ragazza, per poi baciarla con una passione che Renart, e forse nessun altro, mai avrebbe potuto eguagliare.

Ogni spettacolo terminava con Renart che raggiungeva il mio balcone, mi stringeva tra le braccia e mi baciava... tuttavia mai nessuno di quei baci era stato simile a quello. La mia mano si posò, mio malgrado, sulla sua spalla e per qualche minuto fui assolutamente incapace di reagire.
Poi le braccia dell’uomo mascherato allentarono la presa e i miei occhi tornarono ad incrociare i suoi... ero confusa, sorpresa... e nonostante ciò non potei non pensare che c’era qualcosa di diverso in quegli occhi: mi sembravano ora più chiari e forse persino più luminosi, mi sembravano privi di quella malcelata acredine che mi pareva di scorgere nello sguardo di Tafferuille ogni volta che mi guardava.
Per qualche momento rimasi immobile, abbandonata tra le sue braccia...
Poi d’un tratto udii la voce di Essien da qualche parte dietro la quinta che sibilava qualcosa circa il proseguimento... sbraitava, si sbracciava, si muoveva convulsamente...
Battei le palpebre, quindi, e mi sforzai di tornare in me...
“Monsieur!” dissi, ostentando -e forse senza neanche che fosse necessario fingere troppo- sorpresa e un fremito di eccessivo turbamento. Contemporaneamente frapposi le mani tra me e lui e lo allontanai da me, scostandomi di vari passi... il palcoscenico intero ci separava ora, io sul proscenio dalla parte sinistra e lui, un po’ più arretrato, dalla parte destra...
“Chi siete voi, monsieur?” mormorai, quasi tremando “Voi che vi spacciate per un messaggero di Amore... Qual è il vostro nome?”
I miei occhi per un attimo corsero alle spalle di Tafferuille, dove Essien continuava a strepitare silenziosamente... sospirai, quindi, e portai una mano alla bocca “Non posso credere che davvero sia stato il mio amato a mandarvi... Volete forse prendevi gioco di me, monsieur?”

Daniel
17-11-2011, 11.56.14
<<Pff bazzecole..>> schioccai le dita e dissi: <<dormiens lobortis.>> Una leggera luce rossa brillò nei miei occhi e la guardia cadde a terra in un sonno profondo.. Mi girai verso gli zingari e dissi:
<<Dopo di voi..>>

Parsifal25
17-11-2011, 12.31.43
Il viaggio iniziò a farsi sentire, la stanchezza avanzava ed era giunto il momento di meritarsi un pò di riposo. Appena avemmo la cella assegnata, subito mi stesi sul letto e nemmeno pochi secondi caddi in un sonno profondo. La luna andava calando quando mi svegliaì, il mio mentore dormiva come un ghiro ed io onde evitare di disturbarlo con molta accortezza cercaì di non fare alcun rumore. Uscito dalla cella, dinanzi a me si apriva un lungo dormitorio, ed io con il mio fidato diario decisi di appuntare il tutto, tracciaì alcuni bozzetti e ne feci una piccola analisi.....

Guisgard
17-11-2011, 15.52.22
Sulla platea scese un silenzio assoluto, come se quel bacio avesse rapito tutti.
Tafferuille non guardava più il pubblico, ma solo il volto della bella Colombina.
Attraverso quella maschera variopinta i suoi occhi azzurri cercavano di leggere nello sguardo di lei.
Gli altri della compagnia, come il pubblico, erano ammutoliti.
“Ma…” balbettò Essien a Tissier, che era con lui dietro il sipario, “… non è la sua battuta… non doveva baciarla…”
“Si, fu lui a mandarmi qui…” disse Tafferuille a Colombina “… e mi affidò un messaggio per voi…” fissò Talia “… ma era talmente bello, talmente meraviglioso… ed io, che non sono un poeta, ma solo uno spadaccino, non ho trovato altro modo che riportarlo sulle vostre labbra, mademoiselle…”
Il pubblico seguiva il loro dialogo con un’attenzione ed un trasporto che andava oltre i più sfrenati sogni di Essien.
“Ditemi, mademoiselle…” continuò Tafferuille, quasi incoraggiato dalla reazione del pubblico “… qual è dunque la vostra risposta?”
Ad un tratto, dal fondo della sala, apparvero delle figure.
Erano dei soldati.
“Fermi tutti, in nome della Repubblica!” Gridò il sergente. “Voi tre, controllate fra il pubblico in sala!” Ordinò ad alcuni dei suoi. “Voi altri invece con me! Controlleremo gli attori!”
E si avvicinarono al palcoscenico.
“Avanti, toglietevi tutti le maschere e rivelate i vostri veri nomi!” Disse il sergente a quelli sulla scena.

Guisgard
17-11-2011, 16.02.01
Il comandante della caserma annuì alle parole di Lancelot.
I suoi uomini avevano in lui una fiducia incrollabile.
Come Cesare nelle Gallie convinse i suoi legionari a seguirlo fino a Roma per prendere il potere, così Lancelot sarebbe riuscito, se avesse voluto, a farsi seguire dai suoi fino anche all’Inferno.
“Eppure vi sbagliate, capitano…” disse all’improvviso una voce alle loro spalle “… l’Idra aveva una testa vera, fra tutte le altre… e senza quella testa…”
“Chi sei tu?” Chiese il comandante.
“Cabuan de Jussac, per servirvi.”
“Chi vi ha fatto entrare?”
“Sono qui per aiutarvi…” sorridendo “… per aiutarvi a riprendere quel chierico… e forse anche il Giglio Verde…”

Talia
17-11-2011, 16.24.05
“Si, fu lui a mandarmi qui…” disse Tafferuille a Colombina “… e mi affidò un messaggio per voi…” fissò Talia “… ma era talmente bello, talmente meraviglioso… ed io, che non sono un poeta, ma solo uno spadaccino, non ho trovato altro modo che riportarlo sulle vostre labbra, mademoiselle…”
Il pubblico seguiva il loro dialogo con un’attenzione ed un trasporto che andava oltre i più sfrenati sogni di Essien.
“Ditemi, mademoiselle…” continuò Tafferuille, quasi incoraggiato dalla reazione del pubblico “… qual è dunque la vostra risposta?”

“La mia risposta?” mormorai.
Tafferuille era giunto di nuovo di fronte a me, era molto vicino ed io, stranamente e in modo del tutto inatteso, mi sentii a disagio... come colta da un sentimento nuovo...
“La mia risposta...” ripetei e contemporaneamente, quasi senza accorgermene, feci mezzo passo verso di lui...

“Fermi tutti, in nome della Repubblica!” Gridò il sergente. “Voi tre, controllate fra il pubblico in sala!” Ordinò ad alcuni dei suoi. “Voi altri invece con me! Controlleremo gli attori!”
E si avvicinarono al palcoscenico.
“Avanti, toglietevi tutti le maschere e rivelate i vostri veri nomi!” Disse il sergente a quelli sulla scena.

Quella voce, dal fondo della sala, mi riportò bruscamente su quel palcoscenico.
Mi voltai di scatto e vidi un manipolo di soldati venire verso di noi, mentre gli altri si sparpagliavano tra il pubblico controllando tutti i presenti.
Soldati?
Doveva avere davvero molta fretta la Guardia Repubblicana se piombava lì in quel modo... me ne chiesi il motivo...
Tuttavia sollevai il mento e accolsi con un sorriso l’uomo che, in testa agli altri, giunse di fronte a noi...
“Bonjour, mon capitaine...” dissi, esibendomi in un delicato e cortese inchino.

Guisgard
17-11-2011, 16.30.53
Il moro sorrise.
Blender, allo scatto di Orlando, ringhiò ed il nobile conte di Carrinton tornò a sedersi.
“Il mio padrone è anche il vostro, milady.” Disse il moro ad Altea. “Visto che siete giunti nel suo covo.”
“Se dovete ucciderci, allora fatelo subito!” Urlò Orlando.
“Deciderà il mio padrone…” rispose il moro “… potrebbe uccidervi entrambi… che morte romantica, non trovate? O forse, vedendo la bellezza di vostra moglie, potrebbe addirittura decidere di uccider solo voi, amico mio, per tenere poi per sé la nostra signora…”
“Maledetti criminali!” Con rabbia Orlando.
Il moro rise di gusto.

cavaliere25
17-11-2011, 17.27.24
era qui il vostro amico non so dove sia andato dissi eppure non riusciva a muoversi e mi spostai dalla guardia sapendo che stava per essere attaccata

Altea
17-11-2011, 20.02.46
Allo scatto repentino di Orlando il lupo si avvicino in modo aggressivo.
Ascoltai le parole del neunuco, capii che ci eravamo invischiati in una situazione pericolosa, e Orlando ne conosceva il motivo. Non vi era modo di poter fuggire da lì, forse era meglio non essere frettolosi per il momento.
Ascoltai le parole del servitore e rimasi sbigottita "Perchè mai dovreste uccidere il mio consorte? Egli non ha fatto nulla. E va bene, aspetteremo il vostro...padrone. Non il mio certamente, io sono libera.Mi auguro non tarderà ad arrivare, non ho intenzione di rimanere rinchiusa qui per molto."
Feci un cenno di intesa a Orlando, facendogli capire di non reagire.

elisabeth
17-11-2011, 21.57.41
Eravamo compagni di viaggio, un viaggio che aveva avuto un inizio ed un preciso disegno e che con il passare dei giorni prendeva forme diverse...mai avrei pensato di avere come compagno di viaggio un uomo....un uomo come Emile, alle volte sembrava freddo e scostante altre poteva riempire il cuore con enormi quantita' di tenerezza......mi feci aiutare a scendere da cavallo......e al suo inchino cosi' galante.....mi sistemai quel vestito che non aveva nulla di gran dama...e con fare altezzoso....." Caro Emile....vi ringrazio come consorte mi avete destinato una reggia di immensa grandezza....."...risi di gusto, la tempesta sembrava passata, quando entrai....era tutto polveroso, sembrava non fosse abitato da tempo, ma la mia immaginazione ebbe un sussulto.....alla vista di quei luighi che dovevano essere stati intimi....dove l'odore del pane e dei biscotti, aveva invaso....quelle stanze ora cosi' fredde......eppure mi vedevo ad impastare farina e a sfornare pagnotte, a rincorrere bambini che rubavano i biscotti odoranti di latte.............".....E' meglio di una Reggia Emile.......e poi....non volevo farvi una promessa da innamorata, forse non so neanche cosa sia l'amore.....volevo solo che tu sapessi che potevi fidarti di me come iomi fido di te........non so chi stai aspettando, ma non credo mi possano fare alcun male.....so che sei qui e questo basta.......vorrei preparare qualcosa da mangiare, sinceramente ho una fame da lupi...il mio stomaco sta borbottando sonoramente...".........

Guisgard
18-11-2011, 01.59.08
“Già.” Annuì Emile. “Capisco il viaggio, i pericoli ed il vostro libro, ma, dopotutto, anche lo stomaco ha facoltà di farsi sentire. Del resto siamo nella libera Repubblica Ginestrina di Magnus.” Il suo tono era chiaramente sarcastico. “Però non siamo più tra i boschi…” continuò “… dunque il cibo bisogna acquistarlo e non più cacciarlo.” Sorrise ad Elisabeth. “Allora, moglie mia, sistema un po’ la nostra dimora, magari accendendo quegli sterpi laggiù… stanotte farà freddo, temo. Quanto a me, andrò in cerca di qualcosa da mangiare.” Prese allora, da una tasca, il permesso e lo consegnò alla donna. “Se arrivano i soldati, basterà mostrare questo e se ne andranno senza darci problemi. Io cercherò di fare il più presto possibile.”
Emile, così, si recò verso il centro della città, in cerca di cibo, lasciando Elisabeth a preparare il fuoco per la notte.

Guisgard
18-11-2011, 02.02.50
“Che temperamento, milady!” Sorridendo il moro a quelle parole di Altea. “Il mio signore e padrone adora le donne come voi. Viaggia in lungo e in largo per il Mediterraneo in cerca di schiave, ancelle e odalische. Una volta arrivò a sfidare il campione del Califfo Ommaide, un guerriero cipriota abile come nessun altro con la sciabola… e tutto questo solo per avere le grazie di una magnifica schiava siriana.”
“Canaglie!” A denti stretti Orlando.
Blester ringhiò di nuovo.
“La prossima volta, amico mio, non terrò fermo Blester dall’azzannarvi.” Fece il moro. “Ora perdonatemi, amici miei, ma devo andare… resterà Blester a… farvi compagnia. Badate che al minimo passo falso il lupo vi sbranerà.” Ed andò via.
“Siamo intrappolati qui dentro…” mormorò Orlando, che sembrava sempre più agitato.

Guisgard
18-11-2011, 02.56.07
I soldati saltarono sul palcoscenico.
“Salute a voi, bella mademoiselle…” sorridendo il capitano a Talia “… davvero incantevole…” baciandole goffamente la mano.
“Perché avete fermato lo spettacolo?” Domandò intimorito Essien.
“Cerchiamo un fuggiasco.” Rispose il capitano. “Crediamo si sia nascosto in questo teatro.”
A quelle parole, Tafferuille cercò di mettersi quasi da parte, ma i soldati ormai bloccavano ogni passaggio.
“Ora toglietevi tutte le maschere e fateci controllare…” ordinò il capitano.
“Io sono Essien de Gougnac, padrone e capo della compagnia del Milos Gloriosus!” Esordì Essien.
“Va bene, ora piantala!” Lo zittì il capitano.
“Io sono Gobert!”
“Io Tissier!”
“Io Fantine, capitano.”
“Io sono Renart.”
E tutti loro si tolsero le maschere.
“E tu?” Domandò il capitano a Tafferuille.
“Io?” Fece Tafferuille. “Io sono… Tafferuille!” Saltando e mostrando un vistoso inchino.
“Si, ma togliti la maschera.”
Tafferuille restò come turbato.
Poi si destò, saltellando verso il capitano.
“Ah, non posso!” Disse. “Non posso togliermi la maschera… perché se lo facessi sarei poi costretto a vedere il mio cuore… e se fosse brutto quanto il vostro?”
“Ah, smettila, buffone!” Contrariato il capitano. “Avanti, togliti quella maschera!” Ordinò.
“No, non posso!” Scuotendo il capo Tafferuille e mettendosi, involontariamente, proprio sulla botola che si usava per gli spettacoli. “E sapete perché? Colombina sa… e lo dirà… può darsi…”
E restò a fissare con i suoi occhi azzurri il volto di Talia.
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Guisgard
18-11-2011, 04.11.04
Daniel, così, utilizzando la magia riuscì a stendere l’altra guardia.
Gli zingari allora nascosero anche il secondo corpo.
“Ottima lavoro.” Disse uno degli zingari, rivolgendosi a Cavaliere25 e a Daniel.
Quest’ultimo però cominciò ad accusare un leggero capogiro.
Non era molto forte e dunque sopportabile, ma era comunque un segnale di cui tener conto.
Usare la magia, anche se per stendere quella guardia Daniel non ne aveva utilizzata poi molta, comportava un dispendio di energia.
Intanto, due di quegli zingari, vista l’assenza di guardie, fecero segno a Hagus di entrare nel palazzo.
“Bene, ora conducici nelle prigioni, ragazzo.” Rivolgendosi a Cavaliere25. “Ma teniamo gli occhi aperti… ci saranno delle sentinelle laggiù…”

Guisgard
18-11-2011, 04.15.29
Parsifal cominciò a vagare per il monastero, mentre tutti dormivano.
C’era una pace ed un silenzio che sembravano rendere quel santo luogo fuori dal mondo.
Ad un tratto però Parsifal cominciò a sentire dei rumori.
Come dei passi.
Eppure era solo.
Nessuno altro era sveglio.
Seguirono attimi di silenzio, poi di nuovo quei passi.
Stavolta erano stati molto più vicini.
E proprio in quel momento Parsiflal notò come un’ombra.
Un’ombra che si muoveva sicura in quell’austera oscurità.
Un’ombra simile ad uno spettro.

Altea
18-11-2011, 10.08.20
Come osava rivolgersi a me come una schiava? Quell'eunuco doveva dimostrare l'irriverenza del suo padrone.
Per fortuna il neunuco se ne andò presto e cercai di rassicurare Orlando "Non temere, ne usciremo da qua. Purtroppo vi è quel lupo che ci blocca l'uscita, dovremmo sopprimerlo...ma perchè? e poi potrebbe avere una reazione inaspettata. Sembra per noi non ci sia pace, mi sento quasi in colpa."

Lancelot
18-11-2011, 10.58.14
"Cabuan de Jussac..."

Scruto il mio interlocutore dalla testa ai piedi, cercando di leggere i suoi sentimenti oltre quel velo di benevolenza.

"Siete qui per aiutarci, dite? Lo apprezziamo molto. Comprenderete però come i buoni propositi non possano bastare come passepartout per ogni situazione, quindi vi ripeto: chi vi ha fatto entrare? E chi vi ha mandato qui?"

Parsifal25
18-11-2011, 12.30.51
Durante il mio esplorare, le meraviglie che vidi furono tante: altarini, vetrate, quadri etc... si vedeva il tocco della storia che aleggiava fra queste mura; mentre osservavo il tutto qualcosa distolse la mia attenzione sentì dei passi provenire dal camminatoio, mi voltaì e dissi:
"Chi va là? C'è nessuno? Siete voi Maestro?" a codeste parole non sentì più nulla.... continuaì ad attender risposte, rimanendo vigile ma non arrivarono. Subito dopo sentì nuovamente quei passi stavolta erano passati proprio vicino a me. Un brivido percorse la mia schiena.... un'ombra andava muovendosi con destrezza e sicurezza in codesto corridoio.
"Dio mio" risposi "non mi dire che quello è proprio....."
Uno spettro avanzava solitario, chissà cosa andasse cercando, tra un misto di paura e curiosità decisi di seguire quell'ombra. Non sapevo dove essa potesse condurmi, ma mi lasciaì trasportare.

Daniel
18-11-2011, 15.49.34
Mi girava la testa.. Usare la magia comportava un dispendio di energie.. e le avrei divute conservato se dopo ci fosse stato un combattimento.. Sentii dei fruscii dietro di me..
<<Sbrigatevi..>> sussurrai <<Ho un brutto presentimento..>>

cavaliere25
18-11-2011, 17.26.07
va bene dissi guiardando gli zingari e mi avviai verso le prigioni dove c'era la povera donna dentro di me dissi fra poco sarà salva e sorrisi

elisabeth
18-11-2011, 17.32.12
Presi il permesso che mi porgeva Emile...e lo misi nella tasca del vestito, il libro a quanto pare non era cosi' al sicuro....." Andate e tornate presto Emile, si sta facendo buio e non vorrei ritrovarmi da sola......."...diedi una pacca al suo cavallo e mi voltai verso il mulino.....incomincia a raccogliere tutti i rametti secchi che trovai fuori dalla porta......stando attenta al cambiamento dei suoni,entrai quindi nel mulino con le braccia cariche di legnetti che posai all'interno del forno......mi guardai intorno e a dir la verita' era tutto in ordine....due panche un tavolo...al centro della grande stanza la macina......addossato al muro c'era un'altro lungo tavolo in legno dove probabilmente impastavano...il pane e preparavano i biscotti....il tutto era ricoperto da ragnatele e polvere....ma dove c'era un mulino c'era dell'acqua e cosi'....uscii fuori portando con me due secchi sgangherati.......c'era un corso d'acqua e prima di ogni cosa immersi le mani in quel liquido freddo e cristallino.....Madre Acquacos'e' l'uomo senza di te.....nulla, mi lavai le braccia ed il viso e mi sentii rinascere...........riempii ii secchi ed entrai per togliere un po' di imbarazzanti animaletti....incomincia a darmi da fare...accesi il fuoco e diedi una sistemata...troppo immersa dai miei pensieri......non mi ero accorta delcalar del sole...e del rumore di cavalli.....Emile doveva essere di ritorno.....e lui aveva un solo cavallo.......pensai che gli altri due sul retro della casa si fossero sciolti e mentre mi affacciavo all'uscio....mi accorsi.......che i nostri cavalli erano ancora li'....e che ......non poteva essere Emile almeno cosi' sembrava, misi la mano in tasca e toccai il lascia passare......istintivamente feci un passo indietro, come a volermi proteggere tra quelle mura...ed attesi l'arrivo degli ospiti.....

Guisgard
19-11-2011, 16.51.27
Cabuan fissò Lancelot e sorrise.
“Sono la vostra fortuna, capitano…” disse “… la vostra salvezza… perché alla fine di questa storia dovrà per forza cadere una testa… o la vostra, o quella di Missan… o quella del Giglio Verde…”
“Parlate dunque.” Fece il comandante della caserma.
“Ero nella fortezza dell’Antica Memoria, quando è partito il carro col prigioniero…” raccontò Cabuan “… e non so perché, ma il comandante Rebout mi incaricò di seguire, da debita distanza, il carro… e ho visto tutto…”
“Tutto cosa?” Domandò impaziente il comandante della caserma.
“L’arrivo del Giglio Verde e la sostituzione del prigioniero…” rispose Cabuan, mentre un lampo gli attraversò lo sguardo “… e ho visto anche il capo della banda…”
“Avete visto il suo volto?” Chiese il comandante della caserma.
“Aveva un cappuccio…” spiegò Cabuan “… duellò con due soldati, ferendoli a morte… non ho mai visto nessuno maneggiare così la spada… io ero tra i cespugli… uccisi tutti i soldati, si avvicinò per lanciare un qualche segnale ai suoi… ed un raggio di Sole illuminò il suo sguardo… solo i suoi occhi vidi, ma non li dimenticherò mai… freddi come il ghiaccio e azzurri come il cielo…”

Guisgard
19-11-2011, 16.59.54
Elisabeth attese così l’avvicinarsi di quei cavalli.
Erano due ed in sella conducevano due figure: un uomo ed una donna.
“Credi che lo troveranno qui?”
“Beh… non abbiamo altra scelta…” rispose l’uomo “… le chiese non esistono più in questo lercio paese…”
Prese allora un fagottino dalle mani della donna e lo posò sulla porta del mulino.
“Dio ci punirà…” piangendo la donna.
“Non possiamo fare altrimenti…” fece l’uomo, risalendo poi a cavallo “… sia fatta la Sua Volontà…”
Ed andarono via, sparendo in quel malinconico pomeriggio di Novembre.

Guisgard
19-11-2011, 17.03.09
Gli zingari, insieme a Daniel, seguirono così Cavaliere25 fin nel cuore delle segrete del palazzo.
Qui, davanti alla cella della prigioniera, c’era di guardia il furbo Mercien.
“Alla buon’ora!” Esclamò nel vedere arrivare Cavaliere25. “Dove diavolo eri finito? Detesto restare qui troppo a lungo! Questa dannata non fa che frignare e piagnucolare tutto il giorno! Bene, prendi il mio posto… io andrò a farmi una partita ai dadi con le guardie che sorvegliano il portone.”

cavaliere25
19-11-2011, 17.07.54
mi ero perso perdonatemi signore dissi andate pure senza problemi resterò io di guardia fino al vostro ritorno e mi avvicinai alla cella aspettai che Mercien fu abbastanza lontano e dissi mylady fra poco sarete libera da questa prigione e aspettai

Guisgard
19-11-2011, 17.08.51
Parsifal cominciò a seguire quell’ombra, che con movenze spettrali si aggirava nel monastero.
Era difficile non perderla di vista, dato che il buio dominava ad ogni passo.
E ad un tratto, infatti, l’ombra svanì.
Parsifal si ritrovò così senza più tracce da seguire.
All’improvviso avvertì qualcosa.
Era la porta della cappella.
Era socchiusa, come se qualcuno fosse appena entrato.
Eppure, tutti dormivano a quell’ora nel monastero.

Guisgard
19-11-2011, 17.10.16
“Perchè ti senti in colpa?” Chiese Orlando ad Altea. “Non è colpa nostra. Non potevamo sapere che questi furfanti si nascondevano qui sotto… ma vedrai, riusciremo a fuggire… ed allora pagheranno ogni loro crimine!”
Il lupo intanto li fissava con aria minacciosa, quasi come se comprendesse i loro propositi.
“Dobbiamo trovare il modo di liberarci di questo lupo…” mormorò a voce bassa Orlando.
Allora si guardò intorno e vide una bellissima sciabola damascata appesa al muro.
“Altea, dobbiamo raggiungere quell’arma…” disse “… è la nostra unica salvezza… facciamo così… io tenterò di distrarre il lupo, mentre tu prenderai quella sciabola… poi la lancerai a terra verso di me… sei pronta? Conto fino a tre, poi corri verso la sciabola!”
E al tre, Orlando si lanciò verso il lupo.
Iniziò una lotta corpo a corpo tra lui e l’animale.

Talia
19-11-2011, 20.01.12
Un fuggiasco?
Osservai i soldati, stupita e turbata... cercavano un fuggiasco? ...E lo cercavano in teatro?
Poi i miei occhi caddero su Tafferuille... su Tafferuille che stava discretamente arretrando verso il fondo del palco, dove però erano già arrivati i soldati a chiudere le uscite...
Lo fissai per un istante... Tafferuille... quegli occhi più chiari del solito... quella esitazione all’ingresso in scena... la voce bassa, quasi a volerla celare... il bacio...
I miei occhi si allargarono impercettibilmente... era un’idea folle, pazzesca... per un istante mi mancò l’aria...

“Ah, smettila, buffone!” Contrariato il capitano. “Avanti, togliti quella maschera!” Ordinò.
“No, non posso!” Scuotendo il capo Tafferuille e mettendosi, involontariamente, proprio sulla botola che si usava per gli spettacoli. “E sapete perché? Colombina sa… e lo dirà… può darsi…”
E restò a fissare con i suoi occhi azzurri il volto di Talia.

Sollevai di scatto gli occhi su di lui, allarmata... il mio sguardo incrociò il suo, allora, e per un attimo ci guardammo...
Solo per un attimo... poi sorrisi e tornai ad osservare i soldati che, nel frattempo, si erano voltati verso di me...
“Voi chiedete chi sia Tafferuille, mon capitaine?” domandai, facendo qualche passo verso di lui “Oh, ma Tafferuille è molte cose... guardate i suoi occhi, ascoltate la sua voce... Tafferuille può essere il più sincero degli uomini e il più mentitore, Tafferuille può essere uno spadaccino o un innamorato, può essere comicità o dramma, più essere ciò che voi stesso desiderereste essere o ciò che più temete...”
Sospirai, quasi avessi una terribile confessione da fare...
“Sapete, mon capitaine, ciò che si dice? Si dice che togliere la maschera a Tafferuille sia rischioso per un uomo, poiché egli stesso vedrà calare la propria in quel momento... pochi sono gli uomini che non temono di veder calare il velo che cela la propria anima...”
La mia voce si era fatta bassa e cadenzata, sentivo i loro occhi su di me...
“Tuttavia, monsieur...” conclusi, arretrando dal centro del palco fin quasi al fondo della quinta “Se voi volete davvero sapere chi si cela dietro la maschera di Tafferuille... ebbene, toglietegliela allora. E lo scoprirete!”
Ci fu un attimo di immobilità... un attimo soltanto, poi gli occhi di tutti si spostarono sull’uomo mascherato, immobile al centro di quel piccolo cerchio...
Io percepivo ogni movimento come ad una velocità rallentata... attesi che i soldati facessero mezzo passo verso di lui, che stessero per acciuffarlo e fossero tanto presi da ciò da non notare nient’altro... quindi infilai una mano dietro il sipario, afferrai la leva che di solito Gobert manovrava e la tirai con forza: la botola sotto i piedi di Tafferuille si aprì all’istante e lui scomparve alla vista di tutti, proprio un istante prima che la Guardia Repubblicana gli mettesse le mani addosso.
Un leggero sorriso mi increspò le labbra, subito però mi scostai di qualche passo dal sipario e mostrai enorme sorpresa, proprio come tutti gli altri.

Daniel
19-11-2011, 20.22.40
Mi avvicinai alla cella per fissare la ragazza.. piano oiano le chiesi..
<<Chi sei?>>

Altea
19-11-2011, 20.50.47
Prima che potessi rispondere Orlando era già contro quel meraviglioso lupo, non era il momento di avere paura, come mi insegnò mio padre, valoroso guerriero, e non era il momento per i sentimentalismi per la vita di quel meraviglioso animale. Mi lanciai verso il muro, usai uno sgabello di velluto e presi la sciabola lasciandola correre a raso terra "Orlando, ecco è vicino a te. E che il Signore ti assista, ma basta tu lo ferisca solo per salvargli la vita, ti prego".

Lady Gaynor
19-11-2011, 21.36.44
All’improvviso qualcosa sembrò destarla dai suoi pensieri.
Era uno dei dipinti appesi alla parete.
Raffigurava un insolito e bellissimo fiore.
Un fiore che nessuno aveva mai visto prima d’ora.
“Salute a voi, milady…” entrando in quel momento un servitore “… sono Jaym e sono ai vostri ordini…”
E restò a fissare Gaynor, mentre lei era ancora accanto al fiore del dipinto.
http://s009.radikal.ru/i309/1106/51/d999b959229dt.jpg

Quel dipinto... quando era stato messo lì? Gaynor era sicura che prima non ci fosse... un bellissimo giglio verde... il simbolo della purezza e il colore della speranza...
"Jaym, quando tornerà il tuo padrone? Mi sento così sola... ed anche inutile, qui senza far nulla. Per favore, portami dei fogli, dell'inchiostro ed una penna d'oca, ho voglia di scrivere un po'..."
Scrivere... si, si sentiva ispirata... e tutto d'un tratto le venne il desiderio di leggere della sua storia d'amore preferita, quella che fin da giovinetta le faceva battere il cuore... "Jaym, vorresti trovare per me una copia di Lancelot ou le Chevalier à la charrette? Te ne sarei grata..."

Parsifal25
20-11-2011, 15.17.44
La sagoma era scomparsa nell'ombra....forse si trattava veramente di uno spettro, l'indomani lo avreì chiesto ai frati per capirne qualcosa. Continuaì il mio cammino e la mia attenzione fu attratta da una porta mezza socchiusa che dava alla cappella..., sinceramente ero un poco intimorito, ma oramai giunto a quel punto non potevo tornare indietro. Attraversaì la porta e....

Guisgard
21-11-2011, 16.54.27
La donna in cella, a quelle parole di Cavaliere25 fu colta da un impeto di stupore misto a gioia.
“Sono…” mormorò poi fissando Daniel “… sono la dama di compagnia della signora di Du Blois…”
“Un momento!” Esclamò all’improvviso Hagus al resto del gruppo. “Se quell’uomo raggiungerà il portone, si accorgerà dell’assenza delle due guardie e darà l’allarme! Bisogna fermarlo!”

Daniel
21-11-2011, 16.59.27
<<Salve io sono Sir Daniel siamo venuti ad aiutarvi milady>> e dissi sorridendo poi sentendo Sir Hagus gridare rischiai e urlai verso la guardia <<AVADA KEDAVRA!>> un lampò verde attraversò il corridoio e la guardia morì all'istante.. Un capogiro fortissimo mi costrinse a sedermi a terra.. Vidi il ragazzo dai capelli rossi avvicinarsi a me.. <<Non.. dovevo.. usare.. la.. magia..>> Riuscii solo a sentire gli altri uomini avvicinarsi verso di me poi la tenebra mi avvolse nel suo caldo abbraccio..

cavaliere25
21-11-2011, 17.01.32
guardai la signora e dissi ora siete salva e sorrisi poi mi avvicinai a Daniel e dissi hei va tutto bene? domandai tutto preoccupato dobbiamo andarcene di qui prima che arrivi qualcuno dissi mentre guardavo il resto del gruppo

Guisgard
21-11-2011, 17.21.29
Altea aveva lanciato giusto in tempo la sciabola ad Orlando.
Il lupo, infatti, era riuscito a ferirlo ad una spalla e senza un’arma quello scontro non sarebbe durato molto per il bel nobile.
Ma, impugnata la sciabola, Orlando riuscì a bloccare la bocca del lupo: infatti l’animale afferrò la sciabola fra i denti.
“Lo tengo fermo, Altea…” ansimò Orlando a sua moglie “… preso… fuggi da questa stanza… presto!”

Guisgard
21-11-2011, 17.28.31
Parsifal, attratto dalla porta socchiusa, entrò nella cappella.
La penombra dominava ovunque.
La poca e debole luce proveniva da due candele accese davanti all’altare.
La cappella sembra vuota ed un’austera atmosfera dominava fra i suoi pilastri.
Ad un tratto suonò la campana del monastero: era l’ora delle prime preghiere del nuovo giorno.
Poco dopo i monaci uscirono dalle proprie celle.

Guisgard
21-11-2011, 17.52.50
Tutto durò un attimo che sembrò infinito.
Quelle parole di Talia, poi i soldati che quasi arrivarono a toccare Tafferuille.
Poi il vuoto sotto i suoi piedi e l’uomo mascherato svanì in quella botola.
Prima lo stupore, poi l’allarme fra i soldati.
“Presto!” Ordinò il capitano. “Bloccate tutte le uscite! Voglio qualcuno anche in strada attorno al teatro!” Si voltò poi verso Essien. “Voi, dite… dove da questa botola?”
“Ecco…” farfugliò Essien “… veramente…”
“Avanti, ditemelo!” Urlò il militare. “O darò fuoco all’intero teatro!”
“Sotto c’è il magazzino dei costumi e degli attrezzi!” Impaurito Essien. “Nessuno può accedervi! Sono il solo vero tesoro di questa compagnia!”
“Al diavolo!” Spingendolo via il capitano. “Presto, tutti di sotto!”
E corsero verso il magazzino, nonostante le grida disperate di Essien.
Giunti di sotto, i soldati misero tutto a soqquadro, fino a quando notarono una sagoma distesa a terra.
Si avvicinarono e videro Tafferuille ancora senza conoscenza.
“Strappategli la maschera!” Ordinò il capitano.
Un attimo dopo il volto sfigurato si mostrò a quei soldati.
“Lasciatelo stare…” mormorò Essien che li aveva seguiti “… è un miserabile… non ha più un volto per andare in giro… il teatro è tutto ciò che gli è rimasto…”
I soldati allora, davanti a quella scena, si decisero ad andare via.
Essien, rimasto solo con Tafferuille, gli rimise la maschera e, caricandoselo in spalla, lo riportò su.

elisabeth
21-11-2011, 18.14.31
Rimasi nascosta dietro l'uscio della porta....era il rumore di piu' cavalli ed Emile non poteva essere, rimasi all'ascolto...e sintii parlare due uomini e una donna.....la voce della donna sembrava accorata quasi disperata...mi sporsi solo il tanto per vedere cosa succedeva fuori.......e vidi un uomo che lasciava un fagotto proprio davanti alla porta...........aspettai allora che il rumore dei cavalli fosse ormai lontano.....aprii la porta e osservai quello strano fagottino che sembrava respirare......mi chinai...e lo presi in mano......Era un bambino.....un tenero e caldo fagottino, aveva la boccuccia ancora sporca di latte, forse la madre lo aveva allattato prima di lasciarlo.....lo portai con me all'interno del mulino dove l'ambiente era piu' caldo.....andai vicino al camino e mi sedetti su uno sgangherato sgabello...misi il bimbo sulle mie ginocchia ed apriila fasce.....era una bimba, sembrava ben nutrita e doveva avere il pancino pieno prcche' dormiva beatamente.......le rimisi apposto le fasce perche' non prendesse freddo....d istintivamente la strinsi al petto...... "come ti hanno chiamata ?.......sei bellissima........ti chiamero' Maria.....il nome della Madonna ti proteggera'........chissa' come stara' soffrendo tua madre......spero che possa sentire in cuor suo che stai bene...e che nessuno ti fara' del male..."........ero cosi' assorta con la piccola che persi la cognizione del tempo...quando mi chiesi cosa ne avrebbe pensato Emile trovando un'altra bocca da sfamere ed un'altra donna a cui fare da cavaliere....

Guisgard
21-11-2011, 18.22.12
Jaym mostrò un inchino a Gaynor ed uscì dalla stanza.
La ragazza attese così il ritorno del servitore in quell’esotico e sognante ambiente.
Poco dopo il servitore ritornò.
Aveva con sé una preziosissima copia del libro che la ragazza aveva chiesto.
Sulla copertina c’era una bellissima raffigurazione dei due amanti di Camelot.
“Ecco il libro che avete richiesto, milady.” Fece Jaym. “E qui ci sono carta, penna e calamaio.”
L’immagine di Lancillotto…
L’aiuto di Galeotto…
Il sorriso di Ginevra…
Il tradimento di Mordred…
I fumi delle essenze che ardevano nelle ciotoline davanti a Gaynor…
Un attimo dopo la ragazza cadde in un sonno profondo…

“Lancillotto ha tradito...” disse De Jeon.
“Cadrà in trappola stavolta!” Esclamò entusiasta Missan.
“Bisogna attirarlo qui con una Ginevra…” mormorò Oxio.
“Il Giglio Verde non ama nessuna donna.” Entrando Gaynor.
“E’ pur sempre un uomo!” Replicò Missan. “E come Lancillotto, il cuore sarà il suo punto debole!”
Ad un tratto entrarono dei soldati e mostrarono ai leader Ginestrini una maschera insanguinata.
“Il Giglio Verde è morto...” annunciò il capitano di quei soldati.
Gaynor che aveva fra le mani il libro Della Carretta, vide, in quel momento, il volto di Lancillotto sulla copertina perdere sangue...
http://imgc.allpostersimages.com/images/P-473-488-90/17/1734/UTC3D00Z/posters/eleanor-fortescue-brickdale-lancelot-and-guinevere-together-for-the-last-time.jpg

Un attimo dopo, la giovane si svegliò di colpo.

Guisgard
21-11-2011, 18.25.14
Mentre Elisabeth stringeva quella piccola creatura, si sentì un cavallo.
Era Emile.
L’uomo entrò nel mulino canticchiando.
“Pane bianco ancora caldo, latte per voi e vino per me.” Disse. “E un po’ di frutta per addolcire questo lauto pranzo, madame.”
Un attimo dopo si accorse della bambina.
“E quella come ci è arrivata qui?”

elisabeth
21-11-2011, 18.33.05
Mi voltai di scatto..." Parlate piano Emile....sveglierete la piccola, certo non l'ho trovata rimettendo a posto l'interno di del mulino.....ho sentito alcuni cavalli avvicinarsi due uomini e una donna.....la donna sembrava disperata, ma a quanto pare non ci sono piu' chiese da queste parti e hanno lasciato la bimba sul gradino davanti alla porta del mulino.......non ho fatto altro che prenderla....e mettermi con lei vicino al fuoco, si gela li' fuori......il problema sara' darle da mangiare, certo non possiamo darle pane e frutta.....e per quanto riguarda il latte, dovremmo trovare il modo di farglielo scchiare...per non pensare al cambio...tra un po' sara' abbastanza umida....".......Guardai il volto di Emile che esprimeva una serie di emozioni......." Dimenticavo si chiama Maria..."..

Talia
21-11-2011, 18.39.31
Quando il capitano delle guardie spinse via Essien, facendolo quasi finire a terra, fui colta da un impeto di collera...
“Come vi permettete?” sbottai, facendomi appena avanti a sorreggere l’anziano capocomico “E’ una compagnia onesta la nostra e voi non avete nessun diritto di...”
Ma nessuno di loro badò a me.
Presero di corsa la scala che conduceva nel magazzino e un attimo dopo scomparvero, subito seguiti da un preoccupatissimo Essien.
Sul palco il silenzio era totale... i soldati se n’erano andati ma la tensione tra noi era rimasta tale e quale...
Durò qualche minuto quell’irreale immobilità... minuti tesi e pesanti... non sapevo che cosa stesse passando nelle menti di Tissier, Gobert, Fantine o Renart... non sapevo cosa stesse succedendo di sotto... ero agitata, preoccupata e non me ne spiegavo bene la ragione.
D’un tratto i soldati ricomparvero sul palco... avevano facce avvilite e un po’ contrariate, non capii... passarono in mezzo a noi senza una parola, scesero in platea e lasciarono la sala...
Un attimo dopo anche Essien fu di ritorno, portando in spalla Tafferuille.
Seguirono momenti concitati...
Ora che la Guardia Repubblicana non era più lì tutti avevano da dir la propria, c’era chi gridava e chi scuoteva la testa, chi si preoccupava per Tafferuille e chi per lo spettacolo...
Io però avevo la mente da un’altra parte... mi sentivo agitata e quella storia non mi quadrava affatto...
Fissai Tafferuille per un istante... Essien lo aveva adagiato sul palco... sembrava soltanto addormentato...
Mi voltai e lanciai una rapida occhiata alla porta che conduceva al magazzino, poi tornai a guardare gli altri... nessuno stava badando a me... arretrai di mezzo passo... pensai che forse era una sciocchezza... arretrai di un altro passo... non sarei dovuta scendere... altri due passi indietro... era una follia, un’idea assurda... in fretta, prima che qualcuno potesse accorgersi di me, mi voltai e infilai la porta.
La scala era stretta e ripida, la percorsi fino in fondo e feci qualche passo nella stanza immersa nella penombra.

Guisgard
21-11-2011, 18.50.21
“Una bambina?” Meravigliato Emile. “Ma… non possiamo tenerla con noi… no, non esiste… assolutamente!” Scuotendo la testa, senza smettere di fissare Elisabeth. “Voi non capite… stiamo aspettando qualcuno… poi, da quel momento, saremo costantemente in pericolo… no, quella bambina non può venire con noi…”

elisabeth
21-11-2011, 18.58.11
Non mi scomposi...tolsi il libro dalla mia sacca...e ci infilai la bambina...c'era un trave che sporgeva nei pressii del camino, sembrava solida....e misi la tracolla a cavallo della trove, dolcezza dondolata dal suo respiro.......fatto questo, mi rivolsi ad Emile.."....Cosa volete che faccia, la facciamo morire di stenti qui dentro ?....oppure preferisci che la porto al ruscello e l'anneghi, aspettiamo persone, bene....troveranno una bella famiglia........ci saranno pericoli....se il destino di questa bimba sara' quello di soccombere.....lo fara' iniseme a noi.......la madre l'ha abbandonata...e io mi sono ripromessa che non le accadra' nulla.......e sono sicura Emile...che l'amerete come se fosse vostra...".......un vaggito mi fece volare di scatto verso Maria.......e si.....era bagnata..." Avanti Emile...ho bisogno di una parte della vostra camicia....."...

Guisgard
21-11-2011, 19.04.30
Talia entrò nel magazzino.
Era ancora tutto in disordine ed ovunque giungeva una mesta e silenziosa penombra.
Le maschere, in quell’atmosfera, sembravano assumere grottesche e irriverenti sembianze.
Talia si aggirava fra costumi sfavillanti e attrezzi da deciso effetto scenografico, in cerca di chissà cosa.
Ad un tratto, dalla penombra, qualcosa prese forma.
“Non immaginavo che un bacio” disse qualcuno “potesse avere lo stesso effetto del filtro di Tristano e Isotta… beh, deve essere per forza così, visto che è riuscito a far dimenticare alla bella Colombina il suo amato soldato…”

Guisgard
21-11-2011, 19.15.45
Emile fissò incredulo quella scena.
“Forse voi non avete ben capito la situazione…” disse ad Elisabeth “… presto ci ritroveremo alle costole l’intera Guardia Repubblicana! Da un momento all’altro arriverà qualcuno e a noi spetterà il compito di metterlo su una nave per l’Inghilterra!”
Scosse il capo.
Ma, all’improvviso, il pianto della piccola Maria attirò la sua attenzione.
“Al diavolo!” Sbuffò, per poi strapparsi una parte della sua camicia. “Vuol dire che lasceremo a qualcuno questa bambina.” Aggiunse. “Magari appena fuori da questa città.”