Guisgard
23-12-2011, 03.13.10
E’ notte alta e vago tra rilievi topografici di mappe archeologiche, rapporti in scala, chine, squadrette e qualche immagine che raffigura cocci di ceramica…
Il fumo della mia tazza di tè caldo sembra generare singolari figure ed io quasi gioco coi riflessi della lampada nell’ambrata bevanda…
Camelot a quest’ora è deserta e tutto tace…
Sono fortunato, alla tv, su una piccola rete privata, stanno dando un vecchio film degli anni’ 30…
Ma mentre cerco di scorgere i due protagonisti, mi accorgo, deluso, che questo film è stato colorato: quell’originale era girato in uno splendido bianco e nero.
Perché poi colorano questi vecchi film?
Non ha senso… quel bianco e nero d’altri tempi basta da solo a colorare le emozioni e le sensazioni di chi guarda…
La stazione…
Forse quando siamo lì non riusciamo ad accorgercene, ma la stazione è uno dei posti più magici che ci siano... partire, tornare, conoscersi, incontrarsi, andare via, ricominciare...
Sono fermo davanti alla tabella che indica i prossimi treni: Napoli, Roma, Firenze, le destinazioni.
O forse gli arrivi.
E’ buffo, tre città così diverse, eppure legate da un unico binario, un’unica strada...
“Scusa, sai l’ora?”
“Si, sono le diciotto precise.” Meccanicamente io.
Poi mi volto e mi accorgo che lei mi fissa sorridendomi.
Rispondo con uno sguardo d’incertezza.
“Non ti ricordi più?” Ridendo lei. “Non mi hai riconosciuta?”
“Ma…” prima stupito, poi vagamente imbarazzato io “… che sciocco! Cosa ci fai qui?”
“Beh, aspetto il treno per ritornare a casa. E tu?”
“Già, tu vivi a…” la voce che annuncia un ritardo mi interrompe.
“Il mio treno parte dal binario 11.” Fa lei. “Mi accompagni?”
“Certo, andiamo.” Prendendo la sua valigia io.
“Non mi hai detto cosa ci fai qui…” con un mezzo sorriso lei “… aspetti la fidanzata che viene a trovarti?”
“Io?” Stupito io. “No, in verità…”
“Dai, scherzavo!” Sorridendo e guardando in alto lei. “Non sono così pettegola!”
“Veramente non c’è motivo per pensare questo...” guardando gli orari dei treni io “… in verità, come stavo dicendo, non ho appuntamento con nessuno.”
“E perché sei qui allora?” Guardandomi. “E non dirmi che aspettavi me... conosco ormai sin troppo bene la tua galanteria, cavaliere.” Ridendo lei.
“Dico solo ciò che penso, lo sai.”
“Si, messer Lancillotto!” Ridendo di nuovo lei.
Continuo a guardarla, è davvero bellissima.
“Sii sincero…” fissandomi lei “… non mi hai riconosciuta, vero?”
“Una bella ragazza come te non si dimentica…”
“Eppure tu non riesci a ricordarti di me, cavaliere.”
Mi fissa con quei suoi occhi grandi e chiari, mentre un leggero alito d’aria accarezza i suoi biondi capelli.
“Aspetta!” Destandomi quasi da un sogno io. “Tu sei...”
“Non dire il mio nome.” Accarezzando la mia bocca con un dito.
“Non credi che ti abbia riconosciuta?”
“Certo, anche se infondo non è importante...” diventando malinconica lei.
“I treni sono sempre in ritardo…” faccio io, forse per destarla da quello stato d’animo “…abbiamo tempo per bere qualcosa?”
“E se tu non ricordi la mia bibita preferita?” Ridendo lei. “Scherzavo… ma comunque non potrei... il mio treno è ormai in partenza...”
“Di già?” Guardando il binario io. “Tornerai? Ci rivedremo?” Tornando a fissarla.
“No…” con un sussurro e scuotendo il capo, per poi sorridermi.
Prende la sua valigia e s’incammina verso il binario del treno in partenza.
“Io so perché ti sei ritrovato qui oggi…” voltandosi lei “... aspetti che da uno di questi treni scenda la regina Ginevra. Vero, cavaliere?”
Poi il fischio del treno e la voce che annuncia la partenza.
Un attimo dopo lei svanisce nel bianco e nero che avvolge quello scenario.
Già, solo in quel momento mi accorgo di essere come in una scena di un vecchio film in bianco e nero...
I titoli di coda di quel vecchio film alla tv…
Il mio tè ormai freddo ed un vago senso di malinconia nel vedere la scritta “Fine” di quel film…
Ho sognato.
Sognato un ricordo, o forse più ricordi lontani…
Ricordi che sembrano andare via insieme ai titoli di coda di quel vecchio film…
Un vecchio film un tempo in bianco e nero e che ora invece è a colori…
http://suonalancorasam.files.wordpress.com/2011/11/cs2.jpg
Il fumo della mia tazza di tè caldo sembra generare singolari figure ed io quasi gioco coi riflessi della lampada nell’ambrata bevanda…
Camelot a quest’ora è deserta e tutto tace…
Sono fortunato, alla tv, su una piccola rete privata, stanno dando un vecchio film degli anni’ 30…
Ma mentre cerco di scorgere i due protagonisti, mi accorgo, deluso, che questo film è stato colorato: quell’originale era girato in uno splendido bianco e nero.
Perché poi colorano questi vecchi film?
Non ha senso… quel bianco e nero d’altri tempi basta da solo a colorare le emozioni e le sensazioni di chi guarda…
La stazione…
Forse quando siamo lì non riusciamo ad accorgercene, ma la stazione è uno dei posti più magici che ci siano... partire, tornare, conoscersi, incontrarsi, andare via, ricominciare...
Sono fermo davanti alla tabella che indica i prossimi treni: Napoli, Roma, Firenze, le destinazioni.
O forse gli arrivi.
E’ buffo, tre città così diverse, eppure legate da un unico binario, un’unica strada...
“Scusa, sai l’ora?”
“Si, sono le diciotto precise.” Meccanicamente io.
Poi mi volto e mi accorgo che lei mi fissa sorridendomi.
Rispondo con uno sguardo d’incertezza.
“Non ti ricordi più?” Ridendo lei. “Non mi hai riconosciuta?”
“Ma…” prima stupito, poi vagamente imbarazzato io “… che sciocco! Cosa ci fai qui?”
“Beh, aspetto il treno per ritornare a casa. E tu?”
“Già, tu vivi a…” la voce che annuncia un ritardo mi interrompe.
“Il mio treno parte dal binario 11.” Fa lei. “Mi accompagni?”
“Certo, andiamo.” Prendendo la sua valigia io.
“Non mi hai detto cosa ci fai qui…” con un mezzo sorriso lei “… aspetti la fidanzata che viene a trovarti?”
“Io?” Stupito io. “No, in verità…”
“Dai, scherzavo!” Sorridendo e guardando in alto lei. “Non sono così pettegola!”
“Veramente non c’è motivo per pensare questo...” guardando gli orari dei treni io “… in verità, come stavo dicendo, non ho appuntamento con nessuno.”
“E perché sei qui allora?” Guardandomi. “E non dirmi che aspettavi me... conosco ormai sin troppo bene la tua galanteria, cavaliere.” Ridendo lei.
“Dico solo ciò che penso, lo sai.”
“Si, messer Lancillotto!” Ridendo di nuovo lei.
Continuo a guardarla, è davvero bellissima.
“Sii sincero…” fissandomi lei “… non mi hai riconosciuta, vero?”
“Una bella ragazza come te non si dimentica…”
“Eppure tu non riesci a ricordarti di me, cavaliere.”
Mi fissa con quei suoi occhi grandi e chiari, mentre un leggero alito d’aria accarezza i suoi biondi capelli.
“Aspetta!” Destandomi quasi da un sogno io. “Tu sei...”
“Non dire il mio nome.” Accarezzando la mia bocca con un dito.
“Non credi che ti abbia riconosciuta?”
“Certo, anche se infondo non è importante...” diventando malinconica lei.
“I treni sono sempre in ritardo…” faccio io, forse per destarla da quello stato d’animo “…abbiamo tempo per bere qualcosa?”
“E se tu non ricordi la mia bibita preferita?” Ridendo lei. “Scherzavo… ma comunque non potrei... il mio treno è ormai in partenza...”
“Di già?” Guardando il binario io. “Tornerai? Ci rivedremo?” Tornando a fissarla.
“No…” con un sussurro e scuotendo il capo, per poi sorridermi.
Prende la sua valigia e s’incammina verso il binario del treno in partenza.
“Io so perché ti sei ritrovato qui oggi…” voltandosi lei “... aspetti che da uno di questi treni scenda la regina Ginevra. Vero, cavaliere?”
Poi il fischio del treno e la voce che annuncia la partenza.
Un attimo dopo lei svanisce nel bianco e nero che avvolge quello scenario.
Già, solo in quel momento mi accorgo di essere come in una scena di un vecchio film in bianco e nero...
I titoli di coda di quel vecchio film alla tv…
Il mio tè ormai freddo ed un vago senso di malinconia nel vedere la scritta “Fine” di quel film…
Ho sognato.
Sognato un ricordo, o forse più ricordi lontani…
Ricordi che sembrano andare via insieme ai titoli di coda di quel vecchio film…
Un vecchio film un tempo in bianco e nero e che ora invece è a colori…
http://suonalancorasam.files.wordpress.com/2011/11/cs2.jpg