Guisgard
20-03-2012, 17.54.40
Oggi si discute molto, spesso a sproposito, sulle origini e i valori della nostra cultura Occidentale.
Si tende a mettere in dubbio, in maniera del tutto antistorica e anacronistica, un'evoluzione indiscutibile che ha di fatto forgiato quelli che sono i pilastri sui quali si erge la civiltà Europea.
Fortunatamente, come affermava il grande Gian Battista Vico, la storia, se letta in modo non fazioso e basandosi sulle sole fonti documentate, è di per sé una scienza esatta, come lo è la matematica.
http://flaminiogualdoni.com/wp-content/uploads/2010/09/Goltzius-Allegoria-dellarte-della-pittura-1600-c.-bulino-243x18-Vienna-Albertina-L.jpg
E infatti solo in una lettura storica coerente, imparziale e aliena da interessi politici o economici è possibile riconoscere gli indubbi valori che hanno generato e nutrito la cultura Occidentale come la conosciamo noi oggi.
Il domenicano Guglielmo di Moerbeke affermava, a ragione, sebbene solo su un piano strettamente filologico, che per la Latinità (ossia l'Occidente Europeo) l'Iliade e l'Odissea equivalgono a quello che rappresentano i libri Biblici per i popoli semitici.
Questo rende chiaro quanto il nostro Occidente debba alla cultura classica Greco/Latina.
Ma non solo da quella cultura è nata la moderna Europa in cui noi oggi viviamo.
Il nostro Occidente ha trovato le sue basi nel Medioevo, quando si sono costituiti definitivamente i cardini della civiltà moderna (perchè anche il risveglio Umanistico prima e quello Rinascimentale poi sono reazioni di quanto inizia a concepirsi nell'ultimo periodo medioevale).
http://www.filosofico.net/medioevo782236.jpg
Così, accanto alla cultura classica Greco/Romana, fonte primaria della nostra civiltà, arriva l'elemento Germanico, portato dagli innumerevoli popoli barbarici che hanno poi fondato i cosiddetti Regni Romano/Barbarici, su molti dei quali sono poi nati gli embrioni delle future monarchie Europee.
E questi due momenti, incontratisi e congiuntisi proprio nel Medioevo, sono poi stati completamente assimilati e resi compatti dal pensiero Cristiano.
http://www.minerva.unito.it/Theatrum%20Chemicum/ImmaginiMedioevo/Creazione_TerzoGiorno.gif
Grandissimi intellettuali, quasi a cavallo tra cultura classica e medioevale, come Sant'Agostino, San Girolamo, Boezio, Cassiodoro, Sant'Isidoro di Siviglia, San Beda il Venerabile, hanno saputo raccogliere il sapere antico, fonderlo con il nuovo, rappresentato dal Germanesimo e renderlo totalmente Cristiano.
http://www.doncurzionitoglia.com/padri%20della%20chiesa.jpg
Questa unione, appunto, di classicità Greco/Romana, elemento Germanico e pensiero Cristiano è la vera genesi della nostra civiltà Occidentale.
E come spesso accade, l'arte e la letteratura sono uno specchio sensibile dei mutamenti più importanti e innovativi che avvengono in una società.
E noi proprio nella letteratura cercheremo il momento in cui si è presa definitivamente coscienza di questa osmosi finalmente compiuta tra mondo classico, elemento germanico e pensiero Cristiano.
Nel X secolo nasce la cosiddetta Epica Folklorica medioevale, l'equivalente cioè dell'Epica Mitologica Classica (Iliade e Odissea appartengono a questo genere, mentre La Farsalia di Lucano va posta nell'Epica Storica, tanto per citare esempi della suddivisione tradizionale della Letteratura Epica).
E proprio a questo periodo risale un poema epico, appartenente appunto al genere Folklorico, nel quale l'unione tra cultura classica, elemento germanico e pensiero Cristiano è finalmente compiuta: Il Waltharius.
http://49.img.v4.skyrock.net/49a/magie-celtique/pics/2946446125_1_5.jpg
Il Waltharius è il primo ed unico poema latino che si riallaccia alla tradizione di una saga, probabilmente orale, germanica.
La trama comincia con una scorribanda degli Unni in Gallia.
I tre regni in cui è divisa la regione, quello dei Burgundi, degli Aquitani e dei Franchi, decidono così di patteggiare e diventare tributari di Attila.
Così, i tre sovrani consegnato ciascuno un fanciullo al potente re degli Unni: i Burgundi e gli Aquitani i due eredi al trono, la principessa Hiltgunt e il principe Walther, promessi sposi; i Franchi, invece del neonato principe Gunther, il valoroso cavaliere Haghen.
I tre ragazzi crescono così presso la corte unna, divenendo potenti e rispettati.
Anni dopo, saputo che Gunther è salito sul trono franco, Haghen fugge dalla corte di Attila e torna nella sua terra.
Poco dopo anche Walther decide di fuggire, portando con sé la sua amata Hiltugunt e parte del tesoro degli Unni.
Gunther, però, venuto a conoscenza della fuga dei due innamorati, nonostante i consigli di Haghen, decide di mettersi sulle loro tracce per appropriarsi del tesoro, a suo dire proprietà dei Franchi.
Guhther parte allora con dodici cavalieri, tra cui Haghen.
Raggiungono cosi Walther e Hiltugunt, che fanno appena in tempo a ripararsi in una grotta.
La grotta si presenterà come un ottima difesa: i cavalieri Franchi, infatti, a causa della disposizione del terreno, sono costretti ad affrontare uno alla volta il valoroso Walther, che riesce grazie alla sua abilità nei duelli a vincerli tutti, uno dopo l'altro.
Allora, il folle Gunther convince Haghen a dargli una mano per affrontare l'Aquitano.
I due riescono ad attirare Walther fuori dalla grotta e lo assalgono contemporaneamente.
Lo scontro è terribile ed alla fine ognuno dei tre riporta una mutilazione grave: Walther perde la mano destra, Haghen un occhio e Gunther una gamba.
Alla fine, dopo aver ricomposto la pace con Haghen, Walther e Hiltgunt partono per la patria dell'eroe dove si sposano e vivono felicemente.
http://1.bp.blogspot.com/_5N-Z_oj4ld4/TUyfImZEfrI/AAAAAAAAAB4/drSTF8WxYsI/s1600/waltharius.jpg
L'autore di questo straordinario poema tradisce un'eccezionale maestria nell'uso della tradizione classica (Virgilio in modo particolare sembra ispirarlo), tardoantica e medioevale.
Essendo anonimo, molto complessa è risultata la questione che porta a delinearne l'identità dell'autore.
Oggi gli studiosi tendono ad attribuire la paternità dell'opera al monaco Eccheardo I di San Gallo (X secolo).
Al di la di questo, Il Waltharius resta un'opera di grande maestria tecnica e di una potente ed efficace qualità narrativa.
L'elemento classico, come detto di impronta Virgiliana, appare perfettamente inserito nei nuovi contenuti folclorici germanici e il tutto è legittimato dal sustrato culturale Cristiano.
L'epopea narrata dal Waltharius, oltre ai valori di fedeltà e amicizia che animano gli eroi, l'amore che lega il protagonista alla sua amata, gli slanci e le passioni che muovono queste figure dal piglio romantico e a tratti intriso di una primordiale e abbagliante violenza, investe e raggiunge una componente epica straordinaria, in cui giungono ai nostri occhi quegli elementi che rappresentano l'essenza delle tre anime del Medioevo, cultura classica, componente germanica e pensiero Cristiano, che sono indiscutibilmente le basi della civiltà Occidentale moderna.
Si tende a mettere in dubbio, in maniera del tutto antistorica e anacronistica, un'evoluzione indiscutibile che ha di fatto forgiato quelli che sono i pilastri sui quali si erge la civiltà Europea.
Fortunatamente, come affermava il grande Gian Battista Vico, la storia, se letta in modo non fazioso e basandosi sulle sole fonti documentate, è di per sé una scienza esatta, come lo è la matematica.
http://flaminiogualdoni.com/wp-content/uploads/2010/09/Goltzius-Allegoria-dellarte-della-pittura-1600-c.-bulino-243x18-Vienna-Albertina-L.jpg
E infatti solo in una lettura storica coerente, imparziale e aliena da interessi politici o economici è possibile riconoscere gli indubbi valori che hanno generato e nutrito la cultura Occidentale come la conosciamo noi oggi.
Il domenicano Guglielmo di Moerbeke affermava, a ragione, sebbene solo su un piano strettamente filologico, che per la Latinità (ossia l'Occidente Europeo) l'Iliade e l'Odissea equivalgono a quello che rappresentano i libri Biblici per i popoli semitici.
Questo rende chiaro quanto il nostro Occidente debba alla cultura classica Greco/Latina.
Ma non solo da quella cultura è nata la moderna Europa in cui noi oggi viviamo.
Il nostro Occidente ha trovato le sue basi nel Medioevo, quando si sono costituiti definitivamente i cardini della civiltà moderna (perchè anche il risveglio Umanistico prima e quello Rinascimentale poi sono reazioni di quanto inizia a concepirsi nell'ultimo periodo medioevale).
http://www.filosofico.net/medioevo782236.jpg
Così, accanto alla cultura classica Greco/Romana, fonte primaria della nostra civiltà, arriva l'elemento Germanico, portato dagli innumerevoli popoli barbarici che hanno poi fondato i cosiddetti Regni Romano/Barbarici, su molti dei quali sono poi nati gli embrioni delle future monarchie Europee.
E questi due momenti, incontratisi e congiuntisi proprio nel Medioevo, sono poi stati completamente assimilati e resi compatti dal pensiero Cristiano.
http://www.minerva.unito.it/Theatrum%20Chemicum/ImmaginiMedioevo/Creazione_TerzoGiorno.gif
Grandissimi intellettuali, quasi a cavallo tra cultura classica e medioevale, come Sant'Agostino, San Girolamo, Boezio, Cassiodoro, Sant'Isidoro di Siviglia, San Beda il Venerabile, hanno saputo raccogliere il sapere antico, fonderlo con il nuovo, rappresentato dal Germanesimo e renderlo totalmente Cristiano.
http://www.doncurzionitoglia.com/padri%20della%20chiesa.jpg
Questa unione, appunto, di classicità Greco/Romana, elemento Germanico e pensiero Cristiano è la vera genesi della nostra civiltà Occidentale.
E come spesso accade, l'arte e la letteratura sono uno specchio sensibile dei mutamenti più importanti e innovativi che avvengono in una società.
E noi proprio nella letteratura cercheremo il momento in cui si è presa definitivamente coscienza di questa osmosi finalmente compiuta tra mondo classico, elemento germanico e pensiero Cristiano.
Nel X secolo nasce la cosiddetta Epica Folklorica medioevale, l'equivalente cioè dell'Epica Mitologica Classica (Iliade e Odissea appartengono a questo genere, mentre La Farsalia di Lucano va posta nell'Epica Storica, tanto per citare esempi della suddivisione tradizionale della Letteratura Epica).
E proprio a questo periodo risale un poema epico, appartenente appunto al genere Folklorico, nel quale l'unione tra cultura classica, elemento germanico e pensiero Cristiano è finalmente compiuta: Il Waltharius.
http://49.img.v4.skyrock.net/49a/magie-celtique/pics/2946446125_1_5.jpg
Il Waltharius è il primo ed unico poema latino che si riallaccia alla tradizione di una saga, probabilmente orale, germanica.
La trama comincia con una scorribanda degli Unni in Gallia.
I tre regni in cui è divisa la regione, quello dei Burgundi, degli Aquitani e dei Franchi, decidono così di patteggiare e diventare tributari di Attila.
Così, i tre sovrani consegnato ciascuno un fanciullo al potente re degli Unni: i Burgundi e gli Aquitani i due eredi al trono, la principessa Hiltgunt e il principe Walther, promessi sposi; i Franchi, invece del neonato principe Gunther, il valoroso cavaliere Haghen.
I tre ragazzi crescono così presso la corte unna, divenendo potenti e rispettati.
Anni dopo, saputo che Gunther è salito sul trono franco, Haghen fugge dalla corte di Attila e torna nella sua terra.
Poco dopo anche Walther decide di fuggire, portando con sé la sua amata Hiltugunt e parte del tesoro degli Unni.
Gunther, però, venuto a conoscenza della fuga dei due innamorati, nonostante i consigli di Haghen, decide di mettersi sulle loro tracce per appropriarsi del tesoro, a suo dire proprietà dei Franchi.
Guhther parte allora con dodici cavalieri, tra cui Haghen.
Raggiungono cosi Walther e Hiltugunt, che fanno appena in tempo a ripararsi in una grotta.
La grotta si presenterà come un ottima difesa: i cavalieri Franchi, infatti, a causa della disposizione del terreno, sono costretti ad affrontare uno alla volta il valoroso Walther, che riesce grazie alla sua abilità nei duelli a vincerli tutti, uno dopo l'altro.
Allora, il folle Gunther convince Haghen a dargli una mano per affrontare l'Aquitano.
I due riescono ad attirare Walther fuori dalla grotta e lo assalgono contemporaneamente.
Lo scontro è terribile ed alla fine ognuno dei tre riporta una mutilazione grave: Walther perde la mano destra, Haghen un occhio e Gunther una gamba.
Alla fine, dopo aver ricomposto la pace con Haghen, Walther e Hiltgunt partono per la patria dell'eroe dove si sposano e vivono felicemente.
http://1.bp.blogspot.com/_5N-Z_oj4ld4/TUyfImZEfrI/AAAAAAAAAB4/drSTF8WxYsI/s1600/waltharius.jpg
L'autore di questo straordinario poema tradisce un'eccezionale maestria nell'uso della tradizione classica (Virgilio in modo particolare sembra ispirarlo), tardoantica e medioevale.
Essendo anonimo, molto complessa è risultata la questione che porta a delinearne l'identità dell'autore.
Oggi gli studiosi tendono ad attribuire la paternità dell'opera al monaco Eccheardo I di San Gallo (X secolo).
Al di la di questo, Il Waltharius resta un'opera di grande maestria tecnica e di una potente ed efficace qualità narrativa.
L'elemento classico, come detto di impronta Virgiliana, appare perfettamente inserito nei nuovi contenuti folclorici germanici e il tutto è legittimato dal sustrato culturale Cristiano.
L'epopea narrata dal Waltharius, oltre ai valori di fedeltà e amicizia che animano gli eroi, l'amore che lega il protagonista alla sua amata, gli slanci e le passioni che muovono queste figure dal piglio romantico e a tratti intriso di una primordiale e abbagliante violenza, investe e raggiunge una componente epica straordinaria, in cui giungono ai nostri occhi quegli elementi che rappresentano l'essenza delle tre anime del Medioevo, cultura classica, componente germanica e pensiero Cristiano, che sono indiscutibilmente le basi della civiltà Occidentale moderna.