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Visualizza versione completa : C'era una volta.....


ladyGonzaga
26-06-2012, 23.38.56
http://digiphotostatic.libero.it/LA_FENICE_68/med/2cdd2b9fe6_6059443_med.jpg


C'era una volta un pavone vanitosissimo. Si gloriava con tutti per le sue belle piume. Quando vedeva una pozzanghera, si fermava a guardare la sua immagine riflessa nell'acqua.
"Guardate la mia coda" gracchiava. "Ammirate che colori meravigliosi hanno le mie piume. Come sono bello! Sono senz'altro l'uccello più bello del mondo..."
Apriva la coda in un grande ventaglio e rimaneva immobile, in attesa che qualcuno arrivasse e lo ammirasse. Gli altri uccelli cominciarono a stancarsi di tutte queste vanterie e studiarono un modo per far abbassare la cresta all'orgoglioso pavone. L'idea venne alla gru.
"Lasciate fare a me" disse agli altri, "farò fare a quel vanitoso la figura dello sciocco.
Una bella mattina la gru andò a passeggio dov'era il pavone, che come al solito si stava lisciando le penne e si pavoneggiava.
"Guarda come sono bello! " esclamò. "Tu invece, cara gru, sei pallida, senza colori. Perché non cerchi di ravvivarti un po'?"
"Può darsi che le tue piume siano più belle delle mie" rispose con calma la gru, "ma mi sono accorta che tu non puoi volare. Le tue bellissime piume non sono forti abbastanza per permetterti di sollevarti in aria. Io sono senza colori, ma le mie ali mi portano in alto nel cielo!"


Esopo

elisabeth
26-06-2012, 23.51.47
C'era una volta............

Una cornacchia tumida di boria inconsistente colse le penne cadute a un pavone e se le pose in propria guarnitura; poi, disprezzando le compagne, andava in mezzo al gruppo dei pavoni belli. Ma quelli, con beccate che spennacchiano, discacciano la volatile impudente. Come, da scorbacchiata, piangendo, ritornava alle congeneri fu ripudiata con severo biasimo. E una di questa già da lei spregiate: «Se fra nostre nidiate fossi stata contenta - così disse - se comportato avessi tua natura, non saresti svergognata né da noi ripudiata in tua sciagura».

Fedro

Taliesin
27-06-2012, 09.06.55
In ogni sillaba scaturuita dalla mano sapiente di questo personaggio avvolto nella leggenda e nell'epica del tempo antico, è racchiusa una morale, una sottile e pungente ironia che, proprio in questo bizzarro passaggio temporale, sembra unirsi indissolubilmnete al tempo che stiamo affannosamente percorrendo e sprecando...

Grazie a Lady Gonzaga,
per avere portato con "C'era una volta..." quegli occhi bambini che sono la salvezza della nostra anima confusa e martoriata.

Taliesin, il bardo

Talia
27-06-2012, 13.19.41
Meraviglioso, meraviglioso spazio! Grazie! :smile_clap:
Sapete... amo le favole. Credo che vi sia sempre qualche cosa da imparare da esse.

Ebbene... ve ne racconterò anche io una.
Questa mi fu raccontata molto, molto tempo fa...


Questa è la storia di un ragazzo, Amjad, che vive con la sua famiglia nella città di Bagdad. La famiglia di Amjad è molto povera e la casa in cui vivono è poco più che una capanna sgangherata e pencolante. Tuttavia ad Amjad piace molto la sua casa perché essa ha una particolarità: possiede, di fronte, un grande giardino, e al centro del giardino c’è un grande albero, e sotto l’albero un pozzo.
Così Amjad passa molto del suo tempo libero in quel giardino, sotto l’albero, vicino al pozzo... gli piace stare lì anche solo ad ascoltare il vento, a guardare le nuvole che si rincorrono nel cielo e ad immaginare mondi lontani e misteriosi, pieni di mille avventure e di tesori da scoprire.
Una notte Amjad fa un sogno.
Nel sogno, il ragazzo sta attraversando il giardino a passo lento quando scorge una figura vicino al pozzo... si avvicina e vede un vecchio con la barba lunga e bianca. Amjad è intimorito, ma il vecchio gli fa segno di avvicinarsi... e quando il ragazzo finalmente lo raggiunge, il vecchio pone nelle sue mani una grossa e lucente moneta d’oro, dicendogli che deve partire al più presto per la città di Alessandria perché là troverà un tesoro immenso ed incredibile, un tesoro che va oltre ogni sua immaginazione.
Amjad si sveglia di soprassalto... è eccitato ed agitato per quel sogno che non sa spiegarsi. E così quel giorno passa molto tempo a pensarci su... si rifugia nel giardino, nascondendosi tra il grosso albero ed il pozzo, riflettendo incerto sul da farsi... eppure non sa risolversi.
La notte seguente, però, il sogno si ripete. Amjad vede di nuovo il vecchio e questi, dandogli quella moneta, gli riporta le stesse parole.
Alla terza mattina nella quale si sveglia sudato ed emozionato per quello stesso sogno, tuttavia, il ragazzo decide di seguire i consigli del vecchio: prepara dunque poche cose per il viaggio e parte.
La famiglia di Amjad non è felice di questa sua decisione... i genitori ed i fratelli del ragazzo sono molto preoccupati, perché il viaggio fino ad Alessandria è lungo ed Amjad è poco più che un bambino... ma lui è determinato: sente di dover andare, sente che è importante.
Il viaggio fino alla città di Alessandria è effettivamente lungo e molto faticoso... Amjad cammina per giorni e giorni, cammina per notti intere, cercando rifugio ai bordi della strada e chiedendo da mangiare nei pochi villaggi che trova lungo la via.
Così, quando finalmente arriva ad Alessandria, è stanco e provato, è sporco, ha i vestiti sciupati e le scarpe rotte... entra in città ed inizia a girovagare per le strade, è affamato ma non ha più denaro con sé e non può comprarsi neanche una mela...
E così, poco dopo, viene notato da alcuni soldati che, credendolo un ladro o un malintenzionato, lo arrestano all’istante.
Amjad passa tre lunghi giorni in cella, disperandosi e maledicendo il giorno in cui, credendo solo ad un sogno, è partito dalla sua casa.
Il quarto giorno Amjad viene poi condotto dal capo dei soldati, un uomo alto e robusto, dallo sguardo fermo ma giusto.
Questi chiede ad Amjad se è vero ciò che gli hanno detto i suoi uomini, se è davvero un ladro e un malintenzionato... Amjad risponde di no.
L’uomo allora gli chiede che cosa ci faccia ad Alessandria, come mai sia tanto sporco e visibilmente provato, gli chiede che cosa stesse cercando quando i soldati lo hanno sorpreso a girovagare senza meta per la città... e Amjad, che è un ragazzo semplice e che, ormai, è stanco e demoralizzato ed ha perduto fiducia nel suo intento, racconta tutto al capitano dei soldati: gli racconta di aver fatto un sogno che lo spingeva a raggiungere Alessandria con la promessa di un immenso tesoro, gli racconta di come sia partito entusiasta dalla sua povera casa per inseguirlo, gli racconta il viaggio e tutte le fatiche e le difficoltà che ha dovuto patire per giungere lì, gli racconta della fame e della sete patite solo in vista del premio promesso...
Quando Amjad, infine, termina il suo racconto, il capo dei soldati resta a fissarlo per un lunghissimo momento, lo osserva, lo scruta... infine scoppia a ridere.
“Mio giovane amico...” dice il capitano “Tu sei poco più che un bambino e sei molto distante dall’essere un uomo, ancora... perché soltanto un bambino, con la sua inesperienza e la sua ingenuità, poteva risolversi a lasciare tutto soltanto per seguire un sogno! Ma ciò che hai rincorso -adesso te ne accorgi!- è solo una chimera, priva di ogni logica e di ogni fondamento, e che non porta da nessuna parte! Guarda me, ad esempio... se io fossi stato come te, probabilmente ora non sarei qui e non sarei uno degli uomini più temuti di Alessandria. Anche io, infatti, da giovane ho fatto un sogno simile al tuo... un giorno, ti confesso, sognai la città di Bagdad, sognai che là c’era una casa molto povera ma che aveva di fronte un bellissimo giardino, ed in mezzo al giardino c’era un albero, e sotto l’albero un pozzo. Ed io sognai che scavando sotto quel pozzo avrei trovato un inestimabile tesoro!”
Il capitano rise di nuovo, e di gusto, a quella storia che a lui sembrava tanto sciocca ed inutile. Poi congedò Amjad, consigliandogli di tornare a casa.
L’epilogo di questa storia è, ormai, facile da indovinare: Amjad tornò a casa, corse in giardino e scavò sotto al pozzo... e lì trovò un tesoro inestimabile, un’enorme fortuna che mise fine alla sua povertà e a quella della sua famiglia.

Ora... a mio parere, questa storia possiede due morali.
La prima, forse la più evidente, ci insegna a seguire i nostri sogni, perché solo chi ha grandi sogni, e vi crede tanto fermamente da essere disposto a rischiare tutto pur di seguirli, potrà poi un giorno riuscire a realizzarli.
La seconda, invece, ci mostra che talvolta non occorre camminare fino ad Alessandria per trovare un inestimabile tesoro poiché esso, probabilmente, giace proprio sotto i nostri occhi. Tuttavia, forse, è necessario compiere un lungo viaggio e superare molte prove per riuscire, infine, a scorgerlo.

Hastatus77
27-06-2012, 14.01.44
Il magico mondo del "C'era una volta...".
Complimenti a tutti. :smile_clap:

Altea
27-06-2012, 14.21.32
Davvero belle le favole...io ci vivo ancora dentro per fortuna :smile:

ladyGonzaga
12-07-2012, 09.53.31
http://commenti.kataweb.it/commenti/multimedia/99725/2008/07/07/image/156129.jpg

C'era una volta una gara di ranocchi dove l'obiettivo era di scalare una gran torre.
Quando iniziò la gara si radunò molta gente per vedere e fare il tifo per loro.
In realtà, la gente probabilmente non credeva possibile che i ranocchi raggiungessero
la cima, e tutto quello che si ascoltava erano frasi tipo:
"Che pena! Non ce la faranno mai!"

I ranocchi cominciarono a desistere, tranne uno che continuava a cercare di raggiungere
la cima. La gente continuava:
"Che imbranati, che pena! Non ce la faranno mai!..."

I ranocchi si stavano dando per vinti tranne uno testardo che continuava ad insistere.
Alla fine, tutti desistettero tranne quel ranocchio che, solo e con grande sforzo,
raggiunse alla fine la cima.

Gli altri volevano sapere come avesse fatto, così un ranocchio si avvicinò e glielo chiese.
Si scoprì che il nostro amico.. era sordo!



Non ascoltare le persone con la pessima abitudine di essere negative...
DERUBANO LE MIGLIORI SPERANZE DEL TUO CUORE!

Ricorda sempre il potere che hanno le parole che ascolti o leggi.
Per cui, preoccupati di essere sempre POSITIVO qualunque cosa dicano gli altri!

(web)

Taliesin
12-07-2012, 10.19.11
Lady Gonzaga,
bellissima favola avete riportato a Camelot la moderna, specialmente in quest'epoca nefasta ed allineata alle Tecnologie dell'Etere, dell'Essere e dell'Apparire, dove tutto quello che vogliono far credere è che solo in quel Sistema di Cose, che presto avrà il suo estremo e sublime tracollo, esiste la Perfetta " Perfezione" della Suprema Letizia...

Un caro saluto al vostro rospetto sordo...

Taliesin, il bardo

Altea
12-07-2012, 12.26.58
Bellissima favola e soprattutto con una morale veritiera, e ricordandoci che a volte la gente parla per sviarci pure dai nostri più alti sogni o desideri..grazie Gonzaga.