Guisgard
16-07-2012, 19.53.30
"Può un edificio esprimere, per mezzo del suo aspetto, delle sue proporzioni, delle sue tecniche costruttive, la dottrina di un filosofo o di una scuola di pensiero?"
http://farm5.staticflickr.com/4137/4923308260_b7d45f8888_z.jpg
Si, a leggere gli scritti del misterioso Fulcanelli, l'ultimo alchimista del nostro tempo.
Le cosiddette “Dimore Filosofali” hanno dunque lo scopo ed il potere di ravvivare il ricordo e il pensiero di alcuni uomini particolarmente illuminati.
E ora ne visiteremo insieme qualcuna...
Il Teatro di Giulio Camillo
Di tanto in tanto compare nelle edicole qualche metodo per apprendere una o più lingue straniere, sfruttando alcuni processi associativi che collegano il suono delle parole straniere a parole italiane dal significato diverso ma dal suono simile e quindi facilmente memorizzabile.
Per ricordarsi, ad esempio, che in tedesco “bambini” di dice “kinder”, (suggerisce una famosa casa editrice) basta utilizzare la nota chiave mnemonica “I bambini mangiano il cioccolato Kinder”.
Al di là della bontà o meno di questo metodo, va ricordato che questa disciplina era molto in uso nel Rinascimento.
Essa derivava infatti dalla nota “Ars Memorativa”, praticata dalla filosofia Neoplatonica, la quale stabiliva le metodologie per fissare nella memoria concetti complessi, associando particolari immagini alla parole da ricordare.
Per facilitare l'apprendimento di queste tecniche e degli schemi mentali ad esse legati, vennero addirittura progettati degli edifici simbolici.
Di questa “Arte di Ricordare” si occuparono celebri filosofi come giordano Bruno e studiosi come Giulio Camillo Delminio (XV secolo), il quale passò alla storia per il suo “Teatro”.
http://misteriefenomeni.com/wp-content/uploads/2010/06/73353507-Giulio-Camillo-.gif
Esso rappresentava una sorta di sintesi delle teorie “Mnemoniche” note fino a quel momento, partendo dall'Ars Memorativa, fino all'opera di Pico della Mirandola, ricca di elementi cabalistici.
Il Teatro di Giulio Camillo era in legno e decorato da moltissime immagini, suddiviso in sette discipline separate da sette corsie, quanti i pianeti noti in quel tempo e capace di ospitare due persone per volta.
I corridoi erano chiusi da porte e cancelli riccamente decorati.
Gli spettatori, sistemati sulla scena, studiavano le tante immagini e sceglievano una delle sette discipline.
In ogni corridoio si trovavano cassetti e cassettini, riempiti di fogli, schizzi e carte di tutti i generi: I percorsi Mnemonici che permettevano di ricordare ogni parola della disciplina prescelta.
Se tutto questo vi appare un po' confuso, non è solo una vostra impressione.
Nessuno mai riuscì a strappare a Delminio il segreto del suo metodo.
Il Teatro stesso non venne mai completato e non venne mai pubblicato nemmeno un libro contenente i capisaldi di quel sapere.
Quel poco che conosciamo è tratto da alcuni documenti dell'epoca.
Dal punto di vista strettamente architettonico, pare che il Teatro fosse simile a quelli descritti da Vitruvio, l'autore romano del celebre “De Architettura”.
Si pensa che le idee di Giulio Camillo Delminio influenzarono Palladio, che nel 1580 progettò il Teatro Olimpico a Vicenza, arricchendolo con profusione e decorazioni.
Il Goetheanum: l'edificio vivente.
“All'interno di un corpo plastico e vivente.”
Così, secondo il filosofo austriaco Rudolf Steiner (1861-1925), dovevano sentirsi i visitatori del Goetheanum, un singolare edificio realizzato a Dornach, in Svizzera, intorno al 1920.
http://www.andreas-praefcke.de/carthalia/europe/images/ch_dornach_goetheanum.jpg
Il nome di questo edificio è un omaggio di Steiner allo scrittore tedesco Goethe, che lui tanto ammirava.
Non a caso l'opera di entrambi gli autori è infatti intrisa di forti elementi esoterici e il Goetheanum potrebbe a buon diritto entrare oltre che nella categoria delle “Dimori Filosofali”, in quella delle costruzioni esoteriche.
Steiner lo aveva progettato come sede in cui divulgare le proprie teorie filosofiche, che si rifacevano al pensiero indiano e alla teosofia.
La stessa struttura dell'edificio lo rendeva una sorta di “libro di testo”, in cui il pensiero del filosofo si materializzava attraverso elementi architettonici, anziché in parole scritte.
Il Goetheanum era costruito secondo i principi dell'Euritmia, cioè la combinazione armoniosa di suoni, di linee, di proporzioni.
La sua conformazione riprendeva simbolicamente quella del corpo umano, con spazi che rappresentavano cervello, cuore, polmoni.
Un'intima corrispondenza legava, come nel corpo umano, il tutto.
Entrando nell'edificio, le forme circolari avvolgenti ed il soffitto emisferico dovevano abbracciare lo spettatore come un corpo vivo, con cui questo si sarebbe immedesimato man mano che percorreva i vari locali.
Ogni parte del Goetheanum suggeriva che l'edificio nella sua globalità era in rapporto con il Macrocosmo universale, mentre gli spazi minori rappresentavano il Microcosmo della quotidianità.
Iniziato nel 1913, il primo Goetheanum fu distrutto da un incendio nel 1922.
Nel 1925, l'anno della morte di Steiner, ne fu edificato un altro, di forma però molto diversa dall'originale.
http://farm5.staticflickr.com/4137/4923308260_b7d45f8888_z.jpg
Si, a leggere gli scritti del misterioso Fulcanelli, l'ultimo alchimista del nostro tempo.
Le cosiddette “Dimore Filosofali” hanno dunque lo scopo ed il potere di ravvivare il ricordo e il pensiero di alcuni uomini particolarmente illuminati.
E ora ne visiteremo insieme qualcuna...
Il Teatro di Giulio Camillo
Di tanto in tanto compare nelle edicole qualche metodo per apprendere una o più lingue straniere, sfruttando alcuni processi associativi che collegano il suono delle parole straniere a parole italiane dal significato diverso ma dal suono simile e quindi facilmente memorizzabile.
Per ricordarsi, ad esempio, che in tedesco “bambini” di dice “kinder”, (suggerisce una famosa casa editrice) basta utilizzare la nota chiave mnemonica “I bambini mangiano il cioccolato Kinder”.
Al di là della bontà o meno di questo metodo, va ricordato che questa disciplina era molto in uso nel Rinascimento.
Essa derivava infatti dalla nota “Ars Memorativa”, praticata dalla filosofia Neoplatonica, la quale stabiliva le metodologie per fissare nella memoria concetti complessi, associando particolari immagini alla parole da ricordare.
Per facilitare l'apprendimento di queste tecniche e degli schemi mentali ad esse legati, vennero addirittura progettati degli edifici simbolici.
Di questa “Arte di Ricordare” si occuparono celebri filosofi come giordano Bruno e studiosi come Giulio Camillo Delminio (XV secolo), il quale passò alla storia per il suo “Teatro”.
http://misteriefenomeni.com/wp-content/uploads/2010/06/73353507-Giulio-Camillo-.gif
Esso rappresentava una sorta di sintesi delle teorie “Mnemoniche” note fino a quel momento, partendo dall'Ars Memorativa, fino all'opera di Pico della Mirandola, ricca di elementi cabalistici.
Il Teatro di Giulio Camillo era in legno e decorato da moltissime immagini, suddiviso in sette discipline separate da sette corsie, quanti i pianeti noti in quel tempo e capace di ospitare due persone per volta.
I corridoi erano chiusi da porte e cancelli riccamente decorati.
Gli spettatori, sistemati sulla scena, studiavano le tante immagini e sceglievano una delle sette discipline.
In ogni corridoio si trovavano cassetti e cassettini, riempiti di fogli, schizzi e carte di tutti i generi: I percorsi Mnemonici che permettevano di ricordare ogni parola della disciplina prescelta.
Se tutto questo vi appare un po' confuso, non è solo una vostra impressione.
Nessuno mai riuscì a strappare a Delminio il segreto del suo metodo.
Il Teatro stesso non venne mai completato e non venne mai pubblicato nemmeno un libro contenente i capisaldi di quel sapere.
Quel poco che conosciamo è tratto da alcuni documenti dell'epoca.
Dal punto di vista strettamente architettonico, pare che il Teatro fosse simile a quelli descritti da Vitruvio, l'autore romano del celebre “De Architettura”.
Si pensa che le idee di Giulio Camillo Delminio influenzarono Palladio, che nel 1580 progettò il Teatro Olimpico a Vicenza, arricchendolo con profusione e decorazioni.
Il Goetheanum: l'edificio vivente.
“All'interno di un corpo plastico e vivente.”
Così, secondo il filosofo austriaco Rudolf Steiner (1861-1925), dovevano sentirsi i visitatori del Goetheanum, un singolare edificio realizzato a Dornach, in Svizzera, intorno al 1920.
http://www.andreas-praefcke.de/carthalia/europe/images/ch_dornach_goetheanum.jpg
Il nome di questo edificio è un omaggio di Steiner allo scrittore tedesco Goethe, che lui tanto ammirava.
Non a caso l'opera di entrambi gli autori è infatti intrisa di forti elementi esoterici e il Goetheanum potrebbe a buon diritto entrare oltre che nella categoria delle “Dimori Filosofali”, in quella delle costruzioni esoteriche.
Steiner lo aveva progettato come sede in cui divulgare le proprie teorie filosofiche, che si rifacevano al pensiero indiano e alla teosofia.
La stessa struttura dell'edificio lo rendeva una sorta di “libro di testo”, in cui il pensiero del filosofo si materializzava attraverso elementi architettonici, anziché in parole scritte.
Il Goetheanum era costruito secondo i principi dell'Euritmia, cioè la combinazione armoniosa di suoni, di linee, di proporzioni.
La sua conformazione riprendeva simbolicamente quella del corpo umano, con spazi che rappresentavano cervello, cuore, polmoni.
Un'intima corrispondenza legava, come nel corpo umano, il tutto.
Entrando nell'edificio, le forme circolari avvolgenti ed il soffitto emisferico dovevano abbracciare lo spettatore come un corpo vivo, con cui questo si sarebbe immedesimato man mano che percorreva i vari locali.
Ogni parte del Goetheanum suggeriva che l'edificio nella sua globalità era in rapporto con il Macrocosmo universale, mentre gli spazi minori rappresentavano il Microcosmo della quotidianità.
Iniziato nel 1913, il primo Goetheanum fu distrutto da un incendio nel 1922.
Nel 1925, l'anno della morte di Steiner, ne fu edificato un altro, di forma però molto diversa dall'originale.