Visualizza versione completa : Camelot: La Favola Antica...
Taliesin
14-09-2012, 13.01.54
Camelot,
non è solo il sogno utopistico di un Mago sacerdote e del suo Principe guerriero, ma anche e soprattutto un luogo di fratellanza, le cui mura nessun vento ostinato e contrario potrà mai abbattere. Passeranno le Icone degli uomini con i loro fasti, le loro gesta e le loro grida, ma su
quella Tavola inpolverata rimarrà sempre e soltanto l'impronta indelebile dei puri di spirito, coloro che potranno contemplare la visione del Gradale, attraverso lo scambio di Emozioni reciproche, quelle che con le sue immortali parole, un Signore di duemila anni fà incastonò per noi tutti nell'eternita: "In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. 4 Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me..."
(tratto da: Il Vangelo di Matteo 18, vv3/5)
E non sono forse le Favole Antiche a riscaldare il grande salone del palazzo di Camelot dove troppo frequentemente dimorano i venti turbinosi e le nevi dell'abbandono..?
Chiunque di voi, Giovani Viandanti, abbia il desiderio di incidere una sua Favola Antica in questa virtuale pergamena, siederà ancora ai bordi di quella Tavola e quando verrà il tempo di lasciare il suo Seggio Periglioso, non dovrà temere di perdersi nei meandri dell'ignoto, dell'indifferenza e dell'oblio, poichè coloro che resteranno narreranno ancora una volta di lui e, per una sorta di ancestrale magia, lo faranno rivivere.
Taliesin, il bardo
LA LEGGENDA DEL SOLE E DELLA LUNA.
Winajoo, capo degli immortali, viveva sul fondo della laguna. Un giorno prese ladecisione di creare il mondo, cominciando dall'Isola di Rossel, dove decise diporre la sua dimora poi, scaldando l'aria e l'acqua, con un gran fuoco creò le nubi, creò poi le altre isole. Il dio serpente Mbasi, viaggiava nei dintorni dell'isola con la sua sposa, in una barca dove aveva collocato il
Sole, la Luna, un maiale, un cane e un albero secolare, con l'intento di
assegnare ad ognuno di loro un luogo su cui stabilirsi e prosperare. Mbasi portò il maiale a nord, e lì lo lasciò libero, poi portò il cane a sud e lo lasciò andare, cercò un fertile terreno per l'albero e ve lo depose, affidandogli la protezione di quella terra propizia.
Nel frattempo dal dio serpente e dalla sua sposa era nato un uovo, da cui
sarebbero nati gli esseri umani. Ma il sole e la luna si erano conosciuti e
sapevano che Mbasi voleva condurli in due luoghi opposti, per questo fuggirono. Mbasi e la sua sposa furono tramutati in pietre, forse per aver permesso la fuga del Sole e della Luna, o forse per aver provocato la loro infelicità. Un giorno il Sole andò a fare il bagno nell'acqua calda del mare, nel frattempo la Luna si era immersa nelle acque fredde di un vicino fiume. Winajoo era consapevole del loro amore e li fece ascendere al cielo entrambi: sarebbero stati insieme per l'eternità. Ma ormai il Sole era diventato troppo caldo e la Luna troppo fredda e la vicinanza dell'uno rendeva la vita insopportabile all'altra. Il paziente e saggio Winajoo decise allora che l'uno avrebbe percorso le vie del cielo di giorno e l'altra di notte: sempre vicini, non si sarebbero mai più incontrati.
tratto da: www.lunario.com (http://www.lunario.com/) (Una leggenda dell'Oceania).
Gli indiani piedi neri narrano di un povero indiano che viveva di caccia e di
bacche insieme alla moglie e ai due figli. L’uomo sospettava che la donna
andasse ad incontrare un amante. Deciso a scoprire chi fosse, si rese conto che era un serpente a sonagli. Brucio la tana dell’animale e corse a casa. La donna, furiosa, lo insegui minacciando di ucciderlo. Il marito le trancio il capo con un’ascia ma il corpo continuo a braccarlo. Il destino dell’indiano, il Sole, era di inseguito per sempre dalla moglie decapitata, la Luna, decisa a vendicarsi.
tratto da: un'antica leggenda del Popolo degli Uomin, gli indiani Piedi Neri d'America.
p.s. dedicata a tutti coloro che si sono persi e si sono ritrovati e a coloro che ritrovandosi, si sono abbracciati.
Taliesin, il bardo
ladyGonzaga
14-09-2012, 14.01.50
Mi è piace molto questo vostro argomento.
Le favole antiche spesso ci aiutano a capire ciò che noi, nella nostra ,chiamiamola modernità, non riusciamo a percepire.Solo perchè l'eterna rincorsa verso il tutto e il nulla ci distrae.
le favole indiane poi , sono vere lezioni di vita.
Ti dedico questa piccola leggenda africana..
Il Sole e la Luna
Tanti anni fa il sole e l’acqua erano grandi amici, entrambi vivevano insieme sulla terra. Il sole andava a trovare l’acqua molto spesso, ma l’acqua non gli contraccambiava mai la visita. Alla fine il sole domandò all’acqua come mai non andava mai a trovarlo a casa sua. L’acqua rispose che la casa del sole non era sufficientemente grande, e se lei ci andava con i suoi famigliari, avrebbe cacciato fuori il sole. Poi l’acqua aggiunse:
- Se vuoi che venga a trovarti, devi costruire una fattoria molto grande, ma bada che dovrà essere un posto sconfinato, perché la mia famiglia è molto numerosa e occupa un molto spazio.
Il sole promise di costruirsi una fattoria molto grande, e subito tornò a casa dalla moglie, la luna, che lo diede ospitalità con un ampio sorriso quando lui aprì la porta. Il sole disse alla luna ciò che aveva promesso all’acqua, il giorno dopo incominciò a costruirsi una fattoria sconfinata per ospitare la sua amica. Quando essa fu pronta, chiese all’acqua di venire a fargli visita il giorno seguente. Nel momento in cui l’acqua arrivò chiamò fuori il sole e gli domandò se poteva entrare senza pericolo, e il sole rispose:
- Sì, entra pure, amica mia.
Allora l’acqua cominciò a riversarsi, accompagnata dai pesci e da tutti gli animali acquatici. Poco dopo l’acqua arrivata al ginocchio domandò al sole se poteva ancora entrare senza pericolo, e il sole rispose:
- Sì
L’acqua seguitò a riversarsi dentro. Allorché l’acqua era al livello della testa di in uomo, l’acqua disse al sole:
- Vuoi che la mia gente continui ad entrare?
Il sole e la luna risposero:
- Sì.
Risposero così perché non sapevano che altro fare, l’acqua seguitò ad affluire, finchè il sole e la luna dovettero rannicchiarsi in cima al tetto. L’acqua si rivolse al sole con la stessa domanda, ma ricevette la medesima risposta, e la sua gente seguitava a riversarsi dentro, l’acqua in breve sommerse il tetto, e il sole e la luna furono obbligati a salire in cielo, dove da allora sono rimasti.
Taliesin
14-09-2012, 15.47.57
Lady Gonzaga,
grazie per la vostra puntuale e preziosa dedica, tratta da un altro spazio e da un ul altro tempo, ma con lo stesso gustoso sapore sulle labbra, un sapore d'antico...
Taliesin, il bardo
elisabeth
15-09-2012, 09.55.15
Questa non e' una favola e' una canzone, e molte volte le considero favole......favole raccontate dal profondo del cuore.....la dedico ad una persona che mi e' molto cara e' una favola da cantare..........e' di Louis Armstrong
Un giorno di settembre il
sole si sveglio'
coi suoi raggi d'oro
poi mi abbraccio'.
In silenzio pianse di nostalgia,
la sua luna era andata via.
E, adesso, dimmi, sole,
cosa posso fare
sono solo un uomo, non so volare
ma una grande forza mi spinse su
e all'improvviso mi trovai
nel blu.
Guardavo il mondo come e' rotondo,
il mare come e' bello e profondo
vedevo la mia casa senza lei.
Cosi' provai a gridare forte
fino a perdere la voce
ma la luna niente non c'era piu'.
Provai una grande nostalgia
la mia luna era andata via.
Mentre nel silenzio il sole scompariva
schiavo di un tramonto.
Poi una luce bianca sui miei pensieri,
era la grande luna dagli occhi neri:
Piccolo uomo, tu non sai
quanto ti ho amato
nelle notti d'estate, d'inverno.
Rabbia, amore, pieta', desiderio
tu correvi, correvi
dietro al tuo tramonto.
Adesso sono stanca, voglio riposare
domani il mio sole potrebbe arrivare.
il sole e la luna non si incontrano mai
per una volta sola la vorrei sfiorare,
guardarlo negli occhi "Ciao, come stai",
dirgli "Ti amo" proprio come fate voi
che state insieme e poi non vi amate mai.
tu piccolo uomo corri, vai da lei.
tu piccolo uomo corri, vai da lei.
Taliesin
15-09-2012, 18.01.43
Lady Elisabeth,
quando la favola si sposa con la musica nasce un'arte suprema ed antica, quella che possedevano i Bardi, guerrieri cantori che accompagnavano le angoscie degli uomini marcianti a cui donavano coraggio con le storie degli antichi dei e degli spiriti dei boschi...
Grazie per avere ricordato Luis, un grande piccolo uomo dal cuore di bambino, dimenticato in vita dal suo tempo ipocrita e distratto, celebrato dai postui come icona immortale.
Dall'alto quella persona cara vi ringrazierà con il sorriso smagliante colorato di bianco e di nero.
Taliesin, il bardo
Taliesin
18-09-2012, 11.04.01
LA LEGGENDA DEL CASTAGNO DEI CENTO CAVALLI
"...un pedi di castagna
tantu grossu
ca ccu li rami so’ forma un paracqua
sutta di cui si riparò di l’acqua,
di fùrmini, e saitti
la riggina Giuvanna
ccu centu cavaleri,
quannu ppi visitari Mungibebbu
vinni surprisa di lu timpurali.
D’allura si chiamò
st’arvulu situatu ‘ntra ‘na valli
lu gran castagnu d’i centu cavalli..."
(Giuseppe Borrello, poeta dialettale catanese)
A S. Alfio, bellissimo paesino sulle pendici dell’Etna che prende il nome da uno dei tre santi fratelli martirizzati nel III secolo d.C. sotto l’imperatore Decio, si trova un gigantesco castagno chiamato il Castagno dei cento cavalli. Descritto da numerosi storici siciliani, cantato da diversi poeti della zona etnea e ammirato dai tanti visitatori stranieri illustri che nel tempo hanno visitato l’Isola, il Castagno dei cento cavalli deve il suo singolare nome ad una plurisecolare leggenda locale che si ricollega, seppure lontanamente, alle storie siciliane legate al Vespro.
Si narra, infatti, che il grande castagno di S. Alfio debba il suo nome all’avventurosa regina Giovanna I d'Angiò che divenne famosa per aver stipulato la pace di Catania del 1347 che pose fine alla seconda fase della sanguinosa guerra dei Novant’anni.
La leggenda - perché di leggenda si tratta dal momento che è provato che la sovrana angioina non mise mai piede in Sicilia – vuole che, durante una battuta di caccia sull’Etna, Giovanna I d’Angiò venne sorpresa da un tremendo temporale e che trovò rifugio, con tutto il suo numeroso seguito costituito da oltre cento dame e cavalieri, proprio sotto il gigantesco castagno.
Taliesin, il bardo
tratto da www.cuoreinsicilia.it (http://www.cuoreinsicilia.it/)
elisabeth
18-09-2012, 21.27.44
Il cuore di Sicilia mio amato Bardo e' pieno di leggende......ancor oggi quel meraviglioso castagno e' li' presente, protetto da una grande recinzione, per evitare che i vandali possano danneggiare l'antica creatura.......il tronco del castagno sembra animarsi di mille forme e sembra poter far entrare nelle sue incavature tutti i cavalieri che ad esso chiedono riparo......tra un po' un manto di castagne copira' i suoi antichi piedi.....e le caduche foglie parleranno dell'autunno....
Taliesin
18-09-2012, 22.01.56
Milady Elisabhet,
attendevo i vostri occhi per potere vedere il vostro prezioso castagno. Grazie per avermi mostrato tale celestiale visione, anche in questa realtà ovattata dove le nebbie ricoprono i manti celesti dei giusti. Grazie...
Taliesin, il bardo
Altea
18-09-2012, 22.33.01
Sir Taliesin, una persona a me cara solitamente ama narrarmi spesso questa leggenda, un albero di castagno cosi grande da poter riparare la Regina Giovanna e ben 100 cavalieri...una leggenda che non ci si stanca mai di ascoltare.
Taliesin
19-09-2012, 09.55.05
Milady Altea,
quella persona a voi molto cara è sicuramente un'anima fragile e gentile che, nei suoi sogni fanciulleschi, si è spesso riparato alle fronde ristoratrici di quel primevo castagno, fuggendo ad un mondo troppo distratto...
Salutatelo da parte di un vecchio amico.
Taliesin, il bardo
Taliesin
20-09-2012, 11.32.15
LA LEGGENDA DEL CERVO BIANCO
"The Wedding of Sir Gawain and Dame Ragnell"
(XIV-XV secolo d.C.)
Sulle pagine di questo antico testo leggiamo che Artù, durante una battuta di caccia, si imbatte in un favoloso cervo bianco, che nelle leggende celtiche è spesso preludio di fantastiche avventure nell’Altromondo.
Affascinato dalla sua bellezza, egli lo insegue a lungo e quando finalmente riesce a raggiungerlo, lo uccide.
In quell’istante, però, un cavaliere dalla sfarzosa armatura gli appare dinnanzi e, rivolgendosi a lui in maniera aggressiva, lo rimprovera aspramente per aver concesso a Gawain alcune terre che invece erano di sua proprietà. Il misterioso uomo, che dice di chiamarsi Gromer Somer Jour, minaccia di morte il Re per questo oltraggio, ma poco prima di mozzargli la testa decide di offrirgli la possibilità di riscattarsi.
Se infatti Artù, trascorso un anno esatto, si presenterà nello stesso luogo dell’incontro con la risposta ad una misteriosa domanda postagli dal suo avversario, potrà avere salva la vita.
La domanda del cavaliere è “Qual è la cosa che la Donna desidera di più?”
Il Re accetta il compromesso e, terminata la caccia, torna al suo castello. Nonostante cerchi di non far trapelare i suoi pensieri, Gawain si accorge della sua preoccupazione e gli chiede quale mai possa esserne il motivo.
Artù risponde raccontandogli la sua avventura nella foresta e il timore di non riuscire a trovare la vera soluzione all’enigma, così il nipote decide di aiutarlo.
Insieme partono all’alba, prendendo direzioni diverse per porre la domanda a più donne possibili. Queste, però, rispondono dicendo che desiderano abiti lussuosi, un uomo valoroso che le sposi, oppure denaro e piccole soddisfazioni materiali; tutte cose che non convincono i due cavalieri.
Intanto l’anno trascorre velocemente e il Re, seppur abbia riempito due grossi libri con le risposte di tutte donne del regno, non ne ha ancora trovata una che sia veramente soddisfacente.
Sulla via che conduce al luogo dell’incontro, in cui Gromer Somer Jour lo attende, egli incontra una Dama che cavalca un mulo, con un liuto appeso in spalla.
La donna, di nome Ragnell, è davvero terrificante, indescrivibilmente brutta, con la faccia tutta rossa, i denti gialli e storti, le guance enormi, gli occhi simili a quelli di un gufo e il corpo completamente deformato.
Ella dichiara che nessuna delle risposte che egli porta con sé è quella giusta, perché l’unica che conosce quella esatta è lei. Tuttavia gliela comunicherà volentieri, a patto che egli le prometta di recarla in moglie al suo caro Gawain, in cambio del qual gesto potrà avere salva la vita.
Indeciso sul da farsi, data la tremenda bruttezza della Dama, Artù torna di corsa al castello per confidare a Gawain l’accaduto.
Il giovane e splendido combattente accetta senza esitazione di sposare Ragnell, nonostante il suo lubrico aspetto; così il Re, ripresa la strada per il bosco, raggiunge la Dama per riferirle la decisione e ricevere la risposta.
Ragnell, allora, gli rivela che la cosa che la Donna desidera di più è la Sovranità. Il riconoscimento completo della sua sacra ed innata Libertà.
Recatosi da Gromer Somer Jour, Artù risponde alla sua domanda, così l’uomo lo risparmia.
Di ritorno al castello vengono subito messi in atto i preparativi per le nozze, che la Sposa desidera ricchi di cerimonie e festeggiamenti, perché tutti possano conoscere e vedere con i propri occhi qual è stata la scelta di Gawain.
Dopo il matrimonio i due sposi si ritirano nelle loro stanze e Ragnell chiede gentilmente a Gawain di darle un bacio.
Il giovane non esita un momento e, anzi, dice alla sua sposa che non farà solo questo, ma adempierà pienamente al suo dovere di marito, giacendo amorevolmente con lei. Ma non appena pronuncia queste parole, voltandosi verso la Donna, scopre che al posto della tremenda Dama Ripugnante vi è la fanciulla più bella mai vista sulla Terra.
Sorridendo al cavaliere, Ragnell gli svela di essere stata vittima di un incantesimo, una maledizione terribile che si sarebbe spezzata soltanto quando un uomo fosse riuscito a guardare oltre la sua bruttezza e l’avrebbe sposata.
L’incantesimo però non è ancora del tutto spezzato e la fanciulla dice che solo per una metà del giorno potrà essere così bella, mentre per l’altra metà tornerà ad essere la Dama Ripugnante.
Spetta a Gawain decidere se la vorrà bella di notte, tra le morbide coperte, oppure di giorno, di fronte a tutta la corte; ma il cavaliere, dopo averci riflettuto, lascia a lei la libertà di scelta, l’unica che può scegliere per se stessa.
A tali parole la splendida Dama esulta raggiante, poiché questa era la risposta che come d’incanto avrebbe rotto definitivamente il maleficio.
Riacquistata la sua sacra Libertà, Ragnell potrà rimanere sempre bella, come ella stessa desidera. E la sua Sovranità investirà dolcemente Gawain fino alla fine dei suoi giorni.
Taliesin, il bardo
tratto da: www.ilventotralefronde.it (http://www.ilventotralefronde.it)
elisabeth
20-09-2012, 20.22.47
Non vi e' storia piu' bella, non solo insegna a guardare le persone oltre il falso scudo della bellezza , ma la liberta' che ogni uomo ha asseconda del sesso.....la liberta' di poter scegliere senza remore, le donne come gli uomini godono degli stessi diritti.....Grazie mio Bardo
Taliesin
20-09-2012, 22.06.53
Grazie a voi mia Madonna,
dagli occhi trasparenti e dal cuore colmo di saggezza.
Taliesin,il bardo
Adoro questa storia, mi stupisce ogni volta che la leggo. :o
Concordo pienamente con voi, Lady Elisabeth: gli insegnamenti che si traggono da questa storia travalicano i secoli..
Anche io vi ringrazio, Lord Taliesin, per avermi riportato alla mente queste splendide parole, così piene di saggezza e tenerezza.
Taliesin
21-09-2012, 12.59.00
Ed io ringrazio voi Signora dai Bianchi Capelli,
per esservi emozionata ancora una volta con sentimento nei pressi di quel corso d'acqua calma in un giorno di fine estate...
Taliesin, il bardo
Altea
07-03-2014, 19.36.44
Sir Taliesin,
mio caro amico bardo per ringraziarvi di tutto ciò che narrate qui a Camelot, oggi vi racconto io una delle tante leggende della mia Terra..e a chiunque vuol sentirla.
La leggenda della Bora.
Secondo un antico racconto Bora è una strega che abita nelle caverne del Carso per nascondersi alla vista degli uomini. Durante l'inverno, ahimè, esce furiosamente dal suo rifugio e, in compagnia del figlio Borino ,devasta ogni cosa con i suoi refoli violenti e gelidi. Invano gli uomini hanno tentato d'imprigionarla nel suo antro con muri di grosse pietre, ma ogni volta, e con impeto maggiore, prorompe fino al mare. Legata ad altre tradizioni è la leggenda secondo la quale Bora era una dolce ninfa abitante dei boschi carsici. Soffiava durante l'estate per portare refrigerio agli uomini che lavoravano questa dura terra. Un giorno arrivarono da lontano degli uomini bellicosi che quivi costruirono le loro dimore. Accadde che uno di essi uccise il Dio tanto amato da Bora, e la ninfa , per vendetta , si mise a soffiare gelida e con violenza inaudita. Così divenne nemica degli uomini e da allora ogni inverno ci fa sentire la sua fredda rabbia.