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Visualizza versione completa : Riflessi di Follia - Scritti di Clio


Clio
29-09-2012, 20.32.30
Tremo mentre mi decido a pubblicare queste parole...
Abituata come sono a tenere gelosamente nascosti i miei scritti.. soprattutto quelli così intensi...
Ma da quando sono giunta in questo reame non ho fatto che nutrirmi di Bellezza, e se voi l'aveste tenuta custodita in uno scrigno inaccessibile, tante splendide emozioni mi sarebbero state negate...
E inoltre devo a voi tutti l'esercizio costante della scrittura in questi giorni, che mi ha portato a comporre questa storia, sulla quale meditavo da tempo....

Mi auguro che le mie parole possano allietarvi ma spero non terrete per voi nè commenti nè critiche...

Veniamo al mio primo componimento : You can be anything you want to be.


Non fidatevi delle apparenze...
questa non è una storia d'amore, anche se può sembrarlo...
e non è nemmeno (anche perchè sarebbe noiosissima) la biografia amorosa di una ragazza qualunque....

No, questa è la storia di una fanciulla a cui è stato fatto il dono più grande: Un'amica.
Non un'amica di quelle che vanno e vengono, di quelle che parlano alle spalle, di quelle che nascondono la competizione dietro parole dolci.

No, Un'amica vera: di quelle che mi auguro che ognuno di voi possa incontrare, se non l'abbia già fatto, sul proprio cammino.

Questa storia è per Lei.



You can be anything you want to be - Parte I

“Sai, l'altra notte l'ho sognato” i suoi occhi verdi mi guardavano sognanti.
“Chi?”
“Il tuo Lancillotto”
Sgranai gli occhi allibita: “Tu, hai sognato il mio Lancillotto?” non sapevo se essere gelosa, arrabbiata, o semplicemente confusa.
Ma i suoi occhi limpidi e chiari mi spinsero a reprimere ogni sospetto o insinuazione. E infatti lei sorrise, quel sorriso splendido, vero, sincero, che non ringrazierò mai abbastanza di aver incontrato.
“Ho un regalo per te. Come in quel fumetto, ricordi?”
Non capivo, ricordavo bene il fumetto che leggevamo insieme, roba da ragazzine ma non vedevo come potesse centrare in quel momento.
Aprì la cartella, estrasse un foglio come tanti e me lo porse.
Mi mancò il fiato. Iniziai a respirare piano, come se un pesante macigno si fosse posato sul mio cuore. Una lacrima ribelle mi scese sulle guance senza che nemmeno me ne accorgessi. Lei mi guardava soddisfatta, in trepida attesa di un mio commento.
Accarezzai il volto disegnato a matita su quel candido foglio come fosse la cosa più preziosa che avessi mai tenuto tra le mani. Oh sì, era proprio lui. Gli stessi occhi, gli stessi lineamenti. Avevo visto quello sguardo mille volte nei miei sogni. Lo cercavo in ogni ragazzo che mi passava accanto, lo invocavo nei momenti di sconforto. La sua dolcezza mi ricordava che l'amore vero non era un miraggio e aspettavo il giorno in cui quegli occhi si sarebbero posati finalmente su di me.
Chiusi gli occhi. Repressi le lacrime che avrebbero voluto scorrere copiose e irrefrenabili sul mio viso.
La guardai, con la gratitudine di chi ha ricevuto un dono che non potrà mai ricambiare, la abbracciai forte, cercando di incanalare tutto il mio affetto in quella stretta.

Passarono i mesi, gli anni, e nella tormentata vita di quella giovane adolescente adesso c'era un pensiero fisso: quel viso.
Lo sognavo nelle sere d'estate, lo immaginavo nel magico mondo che si materializzava fuori dalla finestra di un'aula scolastica, pregavo perchè la notte visitasse i miei sogni. E lo amavo, quanto non ho mai amato un ragazzo in carne ed ossa: come potevano gli altri reggere il confronto?
Non mi importava quanto la vita fosse dura: un istante davanti a quegli occhi mi dava speranza. Crescevamo insieme, anche se lui restava immutato mentre io mi facevo giovane donna.
Portavo quel disegno sempre con me, ne feci mille riproduzioni nel timore di perderlo. Com'era bello trovarlo per caso, in un libro che non leggevo da tempo.
Aspettavo ancora, quasi con disperazione, il giorno in cui sarebbe venuto da me. Il giorno in cui l'avrei visto, avrei potuto specchiarmi nei suoi occhi e ritrovare me stessa.
Si sarebbe girato tra la folla, avrebbe incrociato il mio sguardo, saremmo rimasti lì, immobili, per attimi lunghi ore.
E poi.. poi sarebbe corso da me, con le lacrime agli occhi, mi avrebbe stretta forte, perchè ero certa che anche lui mi stava cercando, anche lui era incompleto senza di me..

elisabeth
29-09-2012, 20.49.31
Avete scritto una bellissima storia......sapete cose' l' Amore e siete riuscita a trascriverlo.......non e' facile.....anzi, succede veramente di rado...:smile_clap:

ladyGonzaga
30-09-2012, 10.41.57
dico la mia opinione...vera?
Non ho le competenze per poter giudicare in maniera giusta chi scrive e i loro elaborati..non sono una critica di opere ...ma personalmente ti posso dire che è bello!!!
il vostro scritto lo trovato eccellente sia nella stesura che nella carica di emozioni che esso trasmette.
Se il vostro intento era quello di trasmettere emozioni..devo dire che avete fatto centro!!!!
Di nuovo i mie complimenti..avete un dono grande...
spero di leggere ancora qualcosa di vostro.:smile::smile:

un abbraccio!!!

Clio
30-09-2012, 12.47.28
Avete scritto una bellissima storia......sapete cose' l' Amore e siete riuscita a trascriverlo.......non e' facile.....anzi, succede veramente di rado...:smile_clap:

Oh, Milady quale splendido complimento e augurio mi avete fatto... conoscere e trasmettere l'Amore... spero di poterne essere all'altezza. E vedere quella lettera maiuscola mi ha strappato un brivido, grazie di cuore...
Spero che potrete continuare ad apprezzare lo svolgimento e la conclusione di quella storia, che è soltanto al principio...

dico la mia opinione...vera?
Non ho le competenze per poter giudicare in maniera giusta chi scrive e i loro elaborati..non sono una critica di opere ...ma personalmente ti posso dire che è bello!!!
il vostro scritto lo trovato eccellente sia nella stesura che nella carica di emozioni che esso trasmette.
Se il vostro intento era quello di trasmettere emozioni..devo dire che avete fatto centro!!!!
Di nuovo i mie complimenti..avete un dono grande...
spero di leggere ancora qualcosa di vostro.

un abbraccio!!!

Lady Gonzaga, vi ringrazio di cuore per queste vostre parole che mi hanno commosso, ma ancor più per la precisazione iniziale.
Sappiate che in questo spazio non sono ammesse che opinioni vere, come la vostra, dato che io ritengo molto più utile una genuina critica costruttiva di un falso encomio.
Detto questo, sono felice che le mie parole vi abbiano trasmesso emozioni, e spero continueranno a farlo le successive parti della storia...


Un abbraccio a entrambe.:smile:

Clio
02-10-2012, 00.10.25
ecco a voi la seconda (e penultima) parte della storia...

You can be anything you want to be - Parte II

Ma col passare del tempo, finì l'età delle illusioni e iniziò quella in cui la realtà ti si impone come una gelida ventata invernale.
E mentre gli anni si susseguivano tra loro, a quel viso di carta si sostituirono amori, o presunti tali, in carne ed ossa.
In pieno centro cittadino c'è una panchina di marmo accarezzata dai rami di un salice piangente.
Lì, con il cuore che voleva venir fuori dal petto, mi abbandonai al mio primo bacio. Guardai il ragazzo davanti a me: era bellissimo.
Ma una voce nel mio cuore mi diceva che, per quanto perfetto, non era Lui. La ignorai. Anche se il tempo le diede ragione.
E quel piccolo fuoco si spense prima ancora di poter scaldare davvero il cuore.
Ma ormai la vita era iniziata, la vita vera, non c'era più spazio per i sogni e le illusioni di un amore infinito, rinchiuso in un tempo lontano.
E il mio disegno finì in soffitta, nei ricordi di bambina, insieme al mio fedele e inseparabile peluche, salvo strapparmi una lacrima ogni volta che lo trovavo per caso, nei periodici tentativi di portare ordine nella mia stanza.

Mi innamorai.
Non con l'avventatezza di una ragazzina, ma con la passione e l'ardore di una donna.
Vidi il mio cuore dilaniarsi e consumarsi per questo sentimento mai ricambiato, che mi portò solo dolore e disperazione.
La voce era di nuovo chiara e nitida nella mia mente : non è Lui. Non la ascoltai. Imperterrita, andai avanti, mi dilaniai e mi consumai. Per anni e anni.
Finchè il mio orgoglio iniziò a gridare perchè la smettessi. Cercai il coraggio in un'antica poesia.
"perfer, obdura..."
Lo trovai, affrontai la prova che la vita mi metteva di fronte.
In un caldo giorno d'estate guardai negli occhi il mio amico e gli dissi “Ti amo”, senza lacrime, anche se sapevo che non l'avrei più rivisto.
E così fu. Ma finalmente uccisi quella maledetta speranza.

Fu così che una sera d'inverno, avvolta nel mio terreno dolore, ritrovai un vecchio libro. Una frase.
“L'amo così teneramente...”
Piansi calde lacrime, misi a soqquadro la stanza e lo ritrovai, rinchiuso nel diario di un'estate.
Ecco quegli occhi, ecco la mia salvezza. Tutti quegli anni lontana da lui.
Mi avrebbe perdonata? Mi avrebbe amata ancora?
Oh, lui mi avrebbe amata per l'eternità... mi sentivo piccola davanti all'immensità di quell'amore, eppure mi riscaldava il cuore ferito e ricuciva gli strappi dell'anima..
Avevo perso le speranze, credevo che fosse solo un bel sogno di bambina.
Questo raccontavo alla mia anima dilaniata, questo farfugliavo al mio cuore spezzettato.
La rabbia mi pervadeva, eppure lo sapevi ,lo hai sempre saputo che nessuno di loro era davvero Lui …come hai potuto? Come puoi dirti degna del suo amore?
Ma quegli occhi, quegli occhi cancellavano ogni dolore...
Tornai ragazzina, tornai a credere ai sogni e alle cose impossibili, e il dolore scemò via, piano piano, le ferite cominciarono a cauterizzarsi, e io iniziai a sentirmi un po' più me stessa.
Non mi curai del mondo, che aveva immediatamente ripreso a darmi della pazza.

elisabeth
02-10-2012, 10.02.15
Bellissima storia....non so sia realta' o fantasia cio' che raccontate..pero' devo confessarvi una cosa........ascolterei un consiglio o da un matto o da un bambino.......sono gli unici che hanno ancora la possibilita' di vedere la vita in tutte le sue diramazioni.........i miei complimenti Clio......:smile_clap:

Clio
02-10-2012, 11.37.48
Bellissima storia....non so sia realta' o fantasia cio' che raccontate..pero' devo confessarvi una cosa........ascolterei un consiglio o da un matto o da un bambino.......sono gli unici che hanno ancora la possibilita' di vedere la vita in tutte le sue diramazioni.........i miei complimenti Clio......:smile_clap:

Vi ringrazio di nuovo Lady Elisabeth... sono felice che abbiate apprezzato anche questa parte...:smile:
e voglio dirvi che concordo pienamente con voi: quando il mondo comincia a non avere più senso solo i matti, forse, conservano la ragione.

Hastatus77
02-10-2012, 14.53.37
A quanto pare è arrivata a Camelot un'altra artista.
Non ho ancora terminato la lettura del vostro componimento, ma vi auguro un buon lavoro. :D

Hastatus77
03-10-2012, 13.37.45
Bellissima storia....non so sia realta' o fantasia cio' che raccontate..pero' devo confessarvi una cosa........ascolterei un consiglio o da un matto o da un bambino.......sono gli unici che hanno ancora la possibilita' di vedere la vita in tutte le sue diramazioni.........i miei complimenti Clio......:smile_clap:

Sono completamente d'accordo con quanto scritto da elisabeth... non so se sia realtà o fantasia... e soprattutto i migliori consigli arrivano dai matti e dai bambini.

Mi piace il vostro modo di scrivere.
Bel lavoro. :smile_clap:

Clio
03-10-2012, 15.24.37
Perdonate, Sir se non ho risposto prima ai vostri commenti.
Sono davvero felice che apprezziate il mio modo di scrivere e che anche voi abbiate questa visione dei matti e dei bambini...:smile:
Vi ringrazio di aver letto la mia storia..

Forse sarà proprio il finale a separare la realtà dalla fantasia... ;)

elisabeth
03-10-2012, 17.26.36
Sir Hastatus.....allora frequentiamo la stessa gente....ma questo racconto devo concordare con voi.....e' scritto veramente bene, non troppo lungo...niente miele lungo la strada,lacrime giusto quanto basta per non affogare...insomma, quello che ci succede quotidianamente.....Continuate cosi'......

Clio
04-10-2012, 00.43.20
Ecco qua il finale della nostra storia....

Ehm, Lady Elisabet... apprezzo tantissimo le vostre parole.. spero, tuttavia, di non aver esagerato col miele in questa conclusione...:o

You can be anything you want to be - Parte III

La luna era alta nel cielo quando lui, con la sua delicatezza, mi strinse in quell'abbraccio che sciolse la coltre di ghiaccio che si era formata attorno al mio cuore.
E mi abbandonai in quella dolce felicità, così quotidiana e appagante, tanto che, senza nemmeno rendermene conto, ero tornata ad amare.
Lui era come una dolce brezza primaverile, sufficientemente rovente da scaldarti il cuore, abbastanza fresca da farti venire i brividi.
Le ferite del mio cuore guarirono. La mia anima tornò a splendere.

Devo vederla. Devo assolutamente dirglielo.
Il mio cuore sussultò mentre pensavo alle parole che avrei usato per dirglielo...
Sotto il sole d'autunno ci incontrammo in centro, davanti all'immensa cattedrale.
Ci abbracciammo, parlammo del più e del meno sedute in una caffetteria piena di libri.
“Allora, cos'è che devi dirimi?” il suo sguardo non è mutato in tutti questi anni.
“Non ridere! Te lo ricordi il disegno che mi hai fatto tanti anni fa di Lancillotto?”
Un sorriso nostalgico le si piazza sul viso, non so nostalgico di che cosa, visto che quello non è stato certo il periodo migliore della nostra breve esistenza, ma infondo, ci ha permesso di entrare l'una nella vita dell'altra.
“Certo, ce l'hai ancora?”
la fissai scandalizzata. Come osava pensare che potessi averlo buttato via?
“Ovvio! Che domande! Beh, ecco, non ci crederai ma... sai, finora mentre guardo lui non ho mai pensato al disegno, non ho mai pensato che potesse essere... Lui.” abbassai lo sguardo. Lei non mi avrebbe presa per pazza, tutti ma non lei.
“Ieri mi è capitato tra le mani, per caso, l'ho guardato bene. So che non ci crederai ma, per la prima volta, ho riconosciuto quegli occhi di carta, li avevo già visti, li vedo ogni giorno, sono i suoi occhi.
Non ti sembra che si assomiglino?” dissi guardandola speranzosa.

Natale, le luci sembravano più luminose e l'atmosfera più calda quell'anno.
Lui era davanti a me, intento a scartare i regali. Ce n'era uno in più.
Mi guardò sorpreso.
“Trattalo bene perché è un pezzo di me”. In tutti quegli anni, di tutte le fotocopie, ne era rimasta una soltanto.
E io la consegnai a lui.
Lui mi guardò serio, commosso, non capiva fino in fondo ma percepiva che era qualcosa di importante.
Tentò di protestare quando gli spiegai che era l'unica copia.
“Tienilo tu, perché dove sarai tu ci sarò anch'io. Dunque non me ne separerò mai veramente...”
E mentre lui teneva il disegno tra le mani, gli accarezzai il viso e posai le labbra sulle sue.
La corsa è finita, sono qui amore mio.



… da allora capii che “il mio Lancillotto” non era un semplice uomo, ma l'essenza stessa dell'Amore, e che io l'avrei amato attraverso di lui ogni giorno della mia esistenza....




P.S

Sono passati quasi dieci anni dal giorno in cui lei mi dipinse quel ritratto.
Una sera d'estate, cenavamo in una pittoresca trattoria, sulle sponde del canale che attraversa la città.
Io e lei, le due ragazzine ormai donne, eppure mai divise. Guardavamo i nostri uomini conversare piacevolmente del più e del meno.
Certo che vanno proprio d'accordo quei due! Diceva il nostro tacito sguardo.
Non so come, non so perché, il discorso si posò per caso su quell'antico disegno.
E io le dissi che lo avevo regalato a lui.
Gli occhi le si illuminarono, e il mio sorriso brillò come mai aveva fatto.
“C'è, fammi capire, te c'hai sul comodino un disegno c'ha fatto lei? ” il suo ragazzo guardò il mio, perplesso.
E tutti scoppiammo a ridere beatamente.

… non conosco felicità più grande di questa: coltivare un sogno insieme ad un amico vero, inseguirlo, e vederlo realizzato non solo nei tuoi occhi ma anche, e forse soprattutto, nei suoi...


Fine





Chiedo venia alle dame e ai cavalieri toscani, per la mia terribile trascrizione del loro glorioso dialetto. Tuttavia, non riuscivo nemmeno a immaginare quella frase pronunciata in "italiano".:confused_nervous_sh

elisabeth
04-10-2012, 09.58.14
:smile_clap::smile_clap::smile_clap::smile_clap:.. ..niente zuxxhero in eccesso...bravissima, l'amicizia cosa assai rara, forse siamo propensi a darla per scontata mille volte e a pensare che invece l'amore tra un uomo e una donna sia molto pi' semplice da vivere e da trovare........mai falsita' fu detta , L'amico e' un tesoro prezioso.
Per quanto riguarda il dialetto Toscano......:o..non so che dire, siete perdonata, io parlo quello Siciliano....;)

Clio
04-10-2012, 10.25.31
:smile_clap::smile_clap::smile_clap::smile_clap:.. ..niente zuxxhero in eccesso...bravissima, l'amicizia cosa assai rara, forse siamo propensi a darla per scontata mille volte e a pensare che invece l'amore tra un uomo e una donna sia molto pi' semplice da vivere e da trovare........mai falsita' fu detta , L'amico e' un tesoro prezioso.
Per quanto riguarda il dialetto Toscano......:o..non so che dire, siete perdonata, io parlo quello Siciliano....;)

Sono assolutamente d'accordo con voi... Poter dire di avere un amico vero è una fortuna immensa. Certo, siamo circondati da persone che chiamiamo banalmente "amici" ma quando c'è l'amicizia vera le cose cambiano radicalmente.
E vedere un amico vero felice è, a parer mio, una gioia senza eguali.:smile_wub:

Sono davvero felice che abbiate apprezzato tutta la storia..:D:D:D
Grazie di averla letta fino in fondo e di avermi lasciato il vostro pensiero, Milady.

Hastatus77
04-10-2012, 13.42.01
Sono contento per voi e per coloro che vi stanno più vicino.. probabilmente siete una gran brava persona.. e spero che la vita, non rovini ciò che voi siete per i vostri amici, e loro per voi.

Clio
04-10-2012, 13.53.58
Sono contento per voi e per coloro che vi stanno più vicino.. probabilmente siete una gran brava persona.. e spero che la vita, non rovini ciò che voi siete per i vostri amici, e loro per voi.

Così mi fate commuovere Sir... :o
Vi ringrazio di cuore per questo augurio sincero.
La vita può essere tremenda quando ci si mette, lo so bene. :(

Altea
04-10-2012, 18.32.39
Complimenti, stupendo finale..e trovare un vero amico e' un tesoro prezioso e come dimostrate voi da preservare e con cui gioire..avete un animo nobile,. Clio e siete una brava scrittrice :smile_clap:

Clio
04-10-2012, 21.49.04
Complimenti, stupendo finale..e trovare un vero amico e' un tesoro prezioso e come dimostrate voi da preservare e con cui gioire..avete un animo nobile,. Clio e siete una brava scrittrice :smile_clap:

Vi ringrazio, Milady, per queste belle parole.
Sono contenta che il messaggio che volevo trasmettere sia arrivato forte e chiaro. :smile:

elisabeth
05-10-2012, 11.03.59
Bene Lady Clio...adesso che avete scoperto che qualcuno di noi predilige matti e bambini.....Lady Altea non lo ha confessato..ma so che e' cosi'....vi prego di deliziarci con qualche altro racconto.!!!!!:smile_clap:

Guisgard
06-10-2012, 01.48.00
Ho letto finalmente tutta questa bella storia, milady!
Mi è molto piaciuta perchè l'ho trovata fresca e brillante, assolutamente non scontata e con alcuni momenti descritti meravigliosamente.
Inoltre mi colpisce l'entusiasmo che traspare dalla vostra scrittura, che rende il vostro narrare vivace e colorato, capace così di catturare alla grande l'attenzione di chi legge!
Molto brava :smile_clap:

Clio
06-10-2012, 02.15.57
Mi fate grande onore sir, con queste vostre belle parole.
Sono davvero felice che abbiate letto e apprezzato la mia storia.
Io penso che, a volte, possiamo sforzarci di trovare la storia più avvincente nei nostri pensieri, ma infondo la più entusiasmante e ricca di particolari indimenticabili resterà sempre la nostra esistenza. :smile:
Ci ringrazio per aver letto ciò che ho scritto e ancor più di avermi fatto sapere cosa ne pensavate.




Lady Elisabeth.. Vorrà dire che la prossima volta parlerò di matti ... O di bambini:D

Parsifal25
09-10-2012, 02.33.16
Portate con voi, una nobile e sublime arte.....complimenti per questo splendido componimento.

Vi leggerò con interesse :smile:. Spero che, passiate anche nella mia piccola realtà e reame......

Clio
10-10-2012, 19.41.33
Vi ringrazio delle belle parole Milord, non mancherò di passare nella vostra realtà. O meglio di lasciarvi impresse le emozioni che mi ha trasmesso... :o

Clio
29-11-2012, 04.57.59
Tarda è l'ora in cui ho completato questo mio componimento che, ahimè, mi perseguita da settimane, lamentandosi perchè non riuscivo a dargli la giusta consistenza. Ma questa notte, Camelot mi ha tenuto sveglia, mi sono persa per le sue vie. E cosi, nella sua magia, mi ha donato l'arte di prendere la bozza e scolpirla.

Spero possa essere di vostro gradimento, e che non risulti di difficile comprensione. Stavolta lo scrivo tutto. Dall'inizio alla fine. O non si capirebbe.

(Non ho dimenticato la promessa di parlare di Matti e Bambini.. anzi..;))

Quegli azzurri occhi contornati di cobalto

Un giorno come tanti, guardando la campagna divenire città, dal finestrino di un tram, ho fatto un incontro alquanto singolare.

Tutto era grigio e indefinito intorno a noi, come se il panorama non avesse importanza.
Lei era seduta su degli scalini di pietra: gli avambracci poggiati sulle ginocchia, la testa china e girata verso destra.
Mi fermai un attimo a guardarla: anfibi, cintura inseparabile e quel giubbotto che, un giorno scoprirà di non meritarsi, ma che allora rappresentava tutta la sua identità, capelli biondi come l'oro, troppo corti per i suoi gusti.
Il cuore sussultò nel vederla, era esattamente come la ricordavo.
Lei si girò, mi guardò e i suoi occhi azzurri, duri e implacabili, si fusero nei miei.
Mi irrigidii, sapevo cosa stava pensando.
Sapevo come mi vedeva: sneakers, trench, basco in testa, capelli biondi naturali ma lunghi e indomabili.
Ad un primo sguardo, ben poco ci accomunava, tranne quegli occhi: azzurri, contornati di cobalto.
Mi avvicinai, ricambiando il suo sguardo indagatore con un sorriso benevolo.
Le mostrai la catenina d'oro che portavo attorno al collo, sapevo che la portava anche lei, identica.
Eppure la mia aveva un pezzetto in più: non un ciondolo, ma due.
“E quello cos'è?”
“E' un regalo di anniversario. Vedi, io ho lo scudo, lui la spada.” risposi, sorridendo.
Strabuzzò gli occhi, quegli occhi sinceri e fieri dove però, forse io sola, riuscivo a scorgere il dolore che vi si nascondeva.
“Lui?” sussurrò incerta.
“Sì, Lui... l'unico”
Mi guardò e sorrise.
Le chiesi di raccontarmi di lei, scosse la testa: aveva preso di nuovo 3 in storia.
Risi tra me e me, pensando alla mia laurea con lode.
Poi, i suoi occhi si illuminarono, mi raccontò dei suoi amici, delle sue speranze, dei suoi ideali.
Il cuore mi si fermò per un momento, fu come se una lama tagliente lo trapassasse.
Tuttavia restai immobile, impassibile.
Nascosi il dolore dietro un sorriso, come faceva ogni giorno la ragazza che avevo di fronte.
Dovevo farlo per lei. I suoi occhi vivi e accesi, chiari e limpidi non meritano di sapere che sta lottando inutilmente. Ogni attimo andrebbe vissuto con passione e coerenza. Sapere che tutto finirà, renderebbe vano ogni sforzo.
Volle parlare un po' di me.
Le raccontai dei miei problemi, dell'ansia di trovare una casa tutta nostra, della disperata ricerca di un lavoro, dell'università.
“E questi li chiami problemi?” alzando la testa “.. facciamo cambio?”
Risi.
“No, per carità.. non ti invidio...”
“Ma dai? Non l'avrei mai immaginato!”
“Ogni età ha i suoi pregi e i suoi problemi, sai.. non è tutto rose fiori nemmeno a vent'anni..”
Lei mi osserva con una strana luce negli occhi.
“Sei cambiata, sai...”
“No, sono sempre io.. sono solo cresciuta..”
La osservai con una smorfia, una smorfia buffa, che in pochi eletti avevano potuto osservare.
E fu così che si lasciò andare, e mi fissò con uno sguardo carico di tristezza.
Sospirò: “Dimmi... finirà?”
“Tutto finisce.. sei troppo forte per farti schiacciare..”
Lei sorrise: “non proprio tutto.. si spera.. o no?” E mi fa l'occhiolino.
Rido con lei : “già, speriamo...” alzando gli occhi al cielo.
“E così l'hai trovato.... il tuo Lancillotto”
“Già..” La vidi osservare i miei occhi brillanti e felici con un doloroso sorriso.
“Non guardarmi così, non ti racconterò un bel niente di Lui...” con una smorfia divertita.
Rise, è questo che ho sempre apprezzato di lei, nonostante tutto: non ha mai perso il sorriso.

D'un tratto, dei passi ci fecero girare verso quella che sembrava essere una porta.
Fissammo la nuova venuta, ci scambiammo uno sguardo, e scoppiammo a ridere, fragorosamente.
La osservammo attentamente: pantaloni larghi, maglietta stretta, e una collana di cuoio, finita ormai in un cassetto, capelli di un biondo strano gonfi e indefinibili.
Ma gli occhi, quelli erano identici ai nostri.
La tredicenne ci guardava, perplessa. Era abituata che la prendessero in giro, e non volevamo darle questa impressione.
“Ciao...” la chiamammo per nome, col solo risultato di farla insospettire ancora di più.
“Avvicinati” disse candidamente la diciottenne accanto a me.
Quando fu abbastanza vicina da riuscire a scorgere perfettamente i tratti dei nostri visi, la vidi trasalire.
Restammo per un po' a guardarci, tre pezzi di vita di un'anima sola.
Fu la diciottenne biondissima a sciogliere il ghiaccio. Mi guardò e chiese: “Cosa resterà?”
Bella domanda.
Cosa accomunava quella vivace e impertinente tredicenne con la ventiduenne laureata e innamorata, per non parlare dell'adolescente triste e idealista?
Ci pensai. E poi, il mio sorriso si allargò immensamente: “Lei..Lei ci sarà sempre..”
Non avevo bisogno di spiegare chi fosse, sapevo che, anche la più piccola che la conosceva da pochi mesi avrebbe capito a chi mi riferivo.
“Lo immaginavo...” disse la diciottenne.
“Nient'altro??” Disse una spaesata tredicenne.
Molte cose accomunavano me e l'adolescente, ma erano sconosciute alla ragazzina. O, viceversa, loro due avevano qualcosa in comune che a me era ormai estraneo.
Difficile trovare qualcosa che accomunasse tutte e tre, qualcosa che fosse nato così presto e che non si fosse perso con lo scorrere del tempo.
“Beh, la Fede..” mi guardarono accigliate.
Così, recitai una preghiera, che divenne un coro unico, un inno verso il Sole. Le guardai, erano più serene e rilassate.
Risi : “di che fede pensavate che parlassi?” con una smorfia.
“Un momento..” continuai, con uno strano tono divertito.
Alzai le mani e iniziai a batterle insieme ritmando un coro di incitazione per la nostra squadra del cuore. Immediatamente le mani divennero sei, e tre le voci che cantavano.
Poi ridemmo, gaiamente.
“Ecco.. anche questo..”
“Anche tu vai in curva?” disse la tredicenne con gli occhi brillanti di speranza.
Ci raccontò delle sue domeniche, degli infrasettimanali, dell'orgoglio nonostante le sconfitte.
A nominarle io e la diciottenne ci scambiammo un mutuo sguardo d'intesa, vagamente divertito.
“Eh, sullo stadio ci aveva visto giusto il tuo grande amore...” dissi alla volta della diciottenne.
La vidi sbiancare, compresi che aveva inteso il tono con cui avevo pronunciato quella parola.
Era un regalo per lei, l'unico regalo che mi sentivo in dovere di farle.
So che conosce a memoria il messaggio che lui le ha mandato, c'era scritto : Ti voglio bene, oltre a quel dettaglio calcistico.
“Vai in un altro settore..” disse lei con un filo di voce.
Annuii, sorridendo beatamente.
Sapevo che lei non poteva nemmeno nominarlo senza tremare, fremere o patire, e la luce nei suoi occhi, mentre osservava i miei che ne parlavano con indifferenza, fu in realtà una fiaccola di speranza.
“Di chi state parlando?” disse la terza, ignara.
Ci girammo di scatto entrambe : “lascia stare...” in coro.
Lei guardava, senza capire, non aveva ancora conosciuto l'amore che distrugge né quello che salva.
Ne aveva di strada da fare.
Certo, avrei potuto metterla in guardia, avrei potuto dirle di non struggersi per nessuno, di voltarsi qualche banco più indietro e guardare quel ragazzo, che vede solo come un amico, perchè sarà il suo amore.
Me ne sarebbero entrambe grate, e forse, lo sarebbe stato anche lui.
No, il mio compito non è mostrare le scorciatoie, ma essere la più saggia.
Mi fissavano, aspettavano che vaticinassi qualcosa sul loro futuro.
“Non vi dirò cosa fare, o cosa non fare, ragazze mie..lo scoprirete un pezzo alla volta. Da sole. Ma questo lo sapete già no? Tutte e due!
Non voglio togliervi la gioia di credere in sogni che non si avvereranno. Vedervi mi ha fatto capire che la magia è viverli, non tanto realizzarli. No, non mi impietosirà quello sguardo...” Facendo scorrere gli occhi da una all'altra.
“Se proprio volete saperlo, rifarei ogni cosa. Ogni errore mi ha insegnato qualcosa, ogni dolore mi ha reso più forte. E poi, infondo, il meglio deve ancora venire...” strizzando l'occhio.
Risero con me.
Le abbracciai forte, con le lacrime agli occhi.
“Siete bellissime..”
“Non dire sciocchezze...” mi risposero all'unisono, gesticolando.
“Lo so, lo so...”

Una voce gentile e metallica annuncia la mia fermata, destandomi da quel viaggio dentro me stessa. Raccolgo borsa, cappello, cuffie e quaderno. Oggi affronterò la mia vita con uno spirito nuovo, anzi con due. Con la spensieratezza di una ragazzina e la coerenza di un'adolescente. Grazie ragazze!

elisabeth
29-11-2012, 11.37.48
Leggo seduta alla mia sedia in pelle nel mio studio......rimango assorta a fissare lo schermo....anime che si intrecciano in unica visione....

Bellissimo Clio.....non ci sono parole, solo un nodo alla gola, ma non so perche'....non ha importanza.....


Elisabeth

Clio
29-11-2012, 22.59.42
Leggo seduta alla mia sedia in pelle nel mio studio......rimango assorta a fissare lo schermo....anime che si intrecciano in unica visione....

Bellissimo Clio.....non ci sono parole, solo un nodo alla gola, ma non so perche'....non ha importanza.....


Elisabeth


Milady,
questo vostro commento mi ha colpito davvero molto.
Innanzi tutto vi ringrazio di avermi descritto il momento in cui avete letto il mio racconto. Sono quasi riuscita a vedere la vostra poltrona... mi è come sembrato di entrare in punta di piedi nel vostro studio. :o

Sono felice che vi sia piaciuto anche questo racconto.. scriverlo è stato davvero come dialogare con me stessa, dunque temevo fosse comprensibile solo a me.

Quanto al nodo alla gola non è poi così senza senso.... i ricordi fanno spesso questo effetto. ;)

elisabeth
30-11-2012, 10.12.39
E' vero ....i ricordi fanno spesso questo effetto.....che siano nostri o di altri poco importa, le emozioni sono li' pronte a d esplodere....gia' il mio studio....finisce che porto tutta me stessa li' dentro........:confused2:

Taliesin
30-11-2012, 14.38.29
Potrebbe forse dividersi quella vostra natura dal crepitio affannoso di ogni singolo giorno dove, nonostante le maschere pirandelliane che siamo costretti ad indossare, vi reclama ogni qualvolta che vi soffermate sulla soglia ad emozionarvi...?

No....è la vostra natura e nessuno mai potrà scalfirla e racchiuderla in un semplice spazio temporale come le astratte pareti di una stanza, che gli uomini della scienza moderna chiamano studio.

Taliesin, il bardo

elisabeth
30-11-2012, 19.41.32
Le Emozioni....si espandono a tal punto da poter esplodere quando si ha la forza di tirarle fuori e un dramma, un grande dramma umano quando alle emozioni si da' l'unico spazio di una grande implosione.......
Ben torrnato Taliesin tra le parole Emozione

E grazie ancora a Lady Clio.....per cio' che scrive.....

Guisgard
30-11-2012, 21.11.34
Un racconto che, inizialmente, sembra fresco e dinamico, ma che poi conduce oltre, nell'animo, nelle paure e nelle speranze.
Come scenario mi ha ricordato un po' quei cartoni animati giapponesi, con protagonisti impegnati ad affrontare le emozioni e le sensazioni di ogni giorno, tra paure, responsabilità e sogni.
E poi fa pensare quella frase... “la magia dei sogni non è viverli, non realizzarli...”
Ma forse le due cose non sono poi così diverse.
Forse i sogni si realizzano solo quando riusciamo a viverli.
Chissà.
Grazie per questa bella storia, milady.
Vi faccio i miei complimenti :smile_clap:

Clio
03-12-2012, 00.09.34
Un racconto che, inizialmente, sembra fresco e dinamico, ma che poi conduce oltre, nell'animo, nelle paure e nelle speranze.
Come scenario mi ha ricordato un po' quei cartoni animati giapponesi, con protagonisti impegnati ad affrontare le emozioni e le sensazioni di ogni giorno, tra paure, responsabilità e sogni.
E poi fa pensare quella frase... “la magia dei sogni non è viverli, non realizzarli...”
Ma forse le due cose non sono poi così diverse.
Forse i sogni si realizzano solo quando riusciamo a viverli.
Chissà.
Grazie per questa bella storia, milady.
Vi faccio i miei complimenti :smile_clap:

Sono felice, Milord che abbiate apprezzato e compreso il mio racconto..:smile:
Già dicendomi che appare "fresco e dinamico" mi avete fatto un gran complimento.. Ma poi vedo che avete inteso la natura più profonda di ciò che ho scritto, e questo non può che farmi piacere...

Concordo con voi sull'interpretazione di quella frase.. a volte ci si dispera perchè un progetto in cui credevamo è andato in fumo.. e solo il tempo insegna che il fatto stesso di averlo vissuto, anche solo per poco tempo, significa averlo realizzato, perchè lo porteremo sempre con noi..

Interessante lo scenario dei cartoni animati.. non mi sarebbe mai venuto in mente.. :rolleyes:

Grazie dunque di aver letto queste mie parole, e ancor di più per avermi lasciato il vostro pensiero.. :smile:

Altea
03-12-2012, 21.08.12
Ho letto con piacere questo racconto, molto particolare..si..io convengo invece che se un desiderio o un sogno non venga vissuto o sognato sarebbe come non aver mai provato a realizzare ciò che desideriamo, indipendentemente dal risultato.

Clio
04-12-2012, 00.36.04
Ho letto con piacere questo racconto, molto particolare..si..io convengo invece che se un desiderio o un sogno non venga vissuto o sognato sarebbe come non aver mai provato a realizzare ciò che desideriamo, indipendentemente dal risultato.

Sono molto lieta, Milady, che abbiate letto con piacere le mie parole...:smile:

Vi ringrazio immensamente per il commento che avete lasciato...
In effetti, avete aggiunto un ulteriore spunto alla riflessione: l'importanza di sognare e di lottare per i propri sogni...

Attività, quest'ultima, che , a parer mio, ci spinge ad andare avanti ogni mattina.. Abbandonare i nostri sogni significa, a mio modesto parere, tradire la propria anima..

Già, ciò che conta è lottare per loro, sognarli, viverli.. "indipendentemente dal risultato"...;)

Clio
28-02-2013, 03.41.59
Questo racconto è, in realtà, un regalo.

Lo avevo programmato da più di un mese ma il fato, come spesso avviene, ci ha messo un po' del suo.
Per giorni e giorni, intere settimane, non sono riuscita a scrivere una sola parola, pur avendo chiaro in testa il contenuto e la struttura del mio componimento.
Così, il fatidico giorno in cui avevo programmato di consegnare questo testo alla mia amica è arrivato, senza che io avessi pronto nulla.
Ad oggi, però, sono ben felice che sia andata così. Sono felice per due motivi.
Uno banale: il titolo di questo componimento, in verità, l'ha coniato l'ignara destinataria.
L'altro più profondo: quel giorno, così importante e significativo in cui avrei voluto consegnarle il regalo, sarebbe mancato nel racconto.

Vi chiederete perchè vi annoio con queste sciocchezze. In realtà vorrei solo portare il mio piccolo esempio quotidiano, perchè mi sono resa conto spesso che da un imprevisto, o da un evento che non va come vorremmo nasce poi qualcosa di ancora più bello e inaspettato.
Era solo questa piccola riflessione che volevo condividere con voi, augurandovi che dietro ogni imprevisto si nasconda una nuova opportunità.

Mi fa molto piacere condividere con voi questo scritto, a cui tengo molto.
Infondo, è grazie a Camelot che ho ripreso a scrivere così tanto.
E non sapete quanto sia importante per me!


"Sorelle di Storia"



Abbiamo tutti quella zia che, puntualmente, ad ogni riunione familiare pronuncia la fatidica domanda: “La scuola come va?”.
Ci sono momenti in cui vorremmo scaraventarla fuori dalla finestra, altri in cui invece esponiamo orgogliosi i nostri successi, ma quello su cui mi vorrei soffermare è un momento ancora più singolare.
Arriva, infatti, un punto in cui a quella domanda non sai più come rispondere, e speri che sia l'ultima volta in vita tua in cui la dovrai sopportare: l'inizio dell'università.
Quello che la giovane matricola non sa, però, è che non solo quello è il momento in cui la curiosità della fantomatica zia si accenderà ancora di più, ma le domande saranno più serrate e precise e si articoleranno sempre più col passare degli anni. E non smetteranno nemmeno quando, dopo tante fatiche, avrai raggiunto l'agognato traguardo.

“Allora, com'è stata l'università?” incominciò la zia, presa dall'eccitazione.
“..Beh, sicuramente interessante..” risposi.
Come si può descrivere in poche parole un'esperienza così complessa e sfaccettata? Impossibile, mi dissi.
“Hai conosciuto persone simpatiche?”.
Non ho mai amato l'aggettivo “simpatico”. Che cosa vuol dire? Persone interessanti, disponibili, vere e sincere, con cui dialogare, o semplicemente capaci di fare battute divertenti?
Ci pensai un po'.

Era una delle prime lezioni, ad essere sincera non mi sembrava di essere stata catapultata sulla luna.
L'università era poco distante dal liceo, le lezioni iniziavano alle 8.30 e la professoressa parlava ancora di Ateniesi e Spartani; il vero cambiamento era la perdita del terrore costante di essere interrogata. E quello già mi bastava.
Avevo conosciuto una sola ragazza, di cui ancora oggi non rammento il nome, sebbene abbia un posto speciale nel mio cuore.
Mi ricordo poco di lei, se non il fatto che nell'aula semi deserta, averle parlato mi aveva dato speranza e coraggio.
Certo mi mancava ancora il sorriso della mia compagna di banco, mi mancava vederla arrivare nel corridoio, quel sorriso dava la forza di affrontare ogni nuovo giorno, ogni dolorosa sfida in quelle quattro mura.
Ora, però ero libera, già, libera ma sola.
Quella particolare mattina, la ragazza mi chiese di fare la pausa con lei, e uscimmo insieme sulla scala antincendio.
Il sole era alto ma il suo calore era poco più che un'illusione, e ci stringevamo nei nostri maglioni.
La vidi salutare un'altra ragazza, capelli neri e corti, seduta sulle scale, che sorrise.
Ci presentò: “.Anche lei fa storia, sai.. come te..”.

“Si, zia..” risposi “.. anche all'università si incontrano persone simpatiche.. anche se i rapporti sono difficili... sai, non è come al liceo dove ti vedi tutti i giorni..” un sorriso a metà tra il triste e il nostalgico mi attraversò il visto.
“..Quindi sono solo conoscenze.. non hai trovato dei nuovi amici..”.
“..No, non ho detto quello..” ritrovando improvvisamente l'allegria.

La città era ancora addobbata a festa, il Natale era appena passato, e lentamente la vita stava ritrovando il suo ritmo laborioso.
Ero davvero stanca, il giorno dopo avrei dovuto sostenere un esame pesante, ma sapevo che vederla mi avrebbe risollevato il morale. Come sempre, del resto.
Fu un giorno davvero bellissimo, nonostante il freddo.
Sapevo che poteva dedicarmi solo qualche ora prima di riprendere il treno per la sua bella cittadina, così, abbandonai i libri e i riassunti in biblioteca e la seguii.
Ci concedemmo una lussuosa colazione.
Eravamo sedute l'una di fronte all'altra in un tavolino di legno, nell'angolo del bar davanti all'università.
Parlavamo del più e del meno, mi raccontava della sua tesi, e io mi lamentavo dell'esame che non sopportavo più.
Poi, mi chiese delle vacanze di natale, di capodanno, del mio compleanno.
Era il momento.
Sorrisi, come chi non aspettava altro che quel momento.
“..Ti devo dire una cosa...” dissi con occhi sognanti. Ma poi, non riuscii a parlare.
Così allungai soltanto la mano sinistra, con gli occhi che brillavano, mostrandole l'anello di fidanzamento che portavo al dito.
La sua reazione bastò per tutte le altre. Nemmeno la mia migliore amica mi riempì il cuore così tanto.
Mi prese le mani, e iniziò a lanciare urli di giubilo, con gli occhi che brillavano all'unisono con i miei.
Poi battemmo le mani come due adolescenti elettrizzate. E ridemmo, felici.
“..Ma, allora? Allora?”.
“..Si! Eh, si!” non riuscivo a dire altro.
“..Ma, Quando?” con due occhi sgranati “..Guarda che io ci devo essere..”.
“..Che domande, ovvio!” sorrisi “.. quando non lo so.. Non domani.. Però..” non riuscii a finire la frase, la verità era che non avevo nemmeno io una risposta.
“.. Oh, non sai come sono felice..” battendo di nuovo le mani, tra gli sguardi stupidi degli studenti.
Ed era vero, sapevo che non stava mentendo.

“Un amico vero puoi incontrarlo dappertutto.. anche in università..” con un gran sorriso.
“Beh, questa è davvero una bella cosa..” disse la zia, sorridendo nel vedere la mia espressione.
“..Ricordami un po' in che cosa sei laureata, esattamente?” continuò poi, pensierosa.
Sospirai, e ripetei per l'ennesima volta la mia specializzazione, il mio campo di studi, parlai della mia tesi, di quanto avevo imparato, e della mia bravissima relatrice.
Ma la mia mente, in realtà, vagava tra i ricordi non molto lontani.

“..Non arrivano.. sono già le 10.15.. possibile che non siano ancora qui? Eppure mi hanno chiamato poco fa..” mi aggiravo per il piccolo spiazzo messo a disposizione dall'università, l'ansia mi divorava.
Eppure, per quanto possa fare sorridere, non ero tanto preoccupata per la commissione che mi attendeva, per il discorso, per il verdetto finale.
No, ero semplicemente terrorizzata alla sola idea che le persone a me care non arrivassero in tempo. E passavo quei minuti di attesa attaccata al cellulare, in preda al panico.
“..Tesoro,stai tranquilla... se hai detto a tutti alle 11, arriveranno per quell'ora..” la voce gentile del mio amore non mi rassicurava affatto in quel momento.
“...Lo so.. ma alle 11 avrò già finito!”.
La commissione doveva avere parecchia fretta quella mattina, ancora due laureandi e sarebbe toccato a me.
“..Bu!..” una voce familiare alle mie spalle, seguita da rapidi passi in avvicinamento.
Mi voltai di scatto “.. Siete arrivate...” e le abbracciai d'impeto.
Fu in quel preciso momento che tutte i pensieri cupi svanirono.
Loro erano lì, e tutto sarebbe andato per il meglio.
Infondo, cosa poteva andarmi male? Avevo il mio portafortuna con me.

Di quell'istante liberatorio, ad oggi, non resta che una fotografia dai contorni sfocati ma, d'altro canto difficilmente potrò dimenticare emozioni così forti e poi, pensandoci bene, nemmeno la migliore macchina fotografica digitale riesce perfettamente a catturare la felicità. Per fortuna, oserei dire.
“...Non eri emozionata? Non avevi paura?” con occhi inquisitori.
“.. Paura? No, paura no...” con un sorriso furbo “.. avevo il mio portafortuna..”.
“..Ah, quel ciondolo che metti solo durante gli esami?” in tono canzonatorio.
“..Niente affatto.. E' l'amicizia che mi porta fortuna.. quella vera..”.
Ma in realtà, pensai, forse è il contrario: l'amicizia stessa è la vera fortuna.

Il mio turno era finalmente finito.
Guardai nervosamente il display del cellulare per controllare l'ora, se il tram fosse arrivato di li a poco sarei riuscita ad arrivare in tempo.
Ma i minuti passavano e le rotaie restavano vuote e roventi sotto l'azzurro cielo di giugno.
Iniziai a camminare avanti e indietro per il piccolo predellino, nell'attesa, sventolandomi con un foglio di quaderno ripiegato per tentare di sopportare meglio il caldo.
Finalmente, il vecchio tram fece capolino dalla vicina piazza alberata, avvicinandosi con la sua inconfondibile lentezza.
O era la mia fretta a farlo apparire tanto lento?
Salii, e in pochi minuti mi portò a destinazione, percorsi i corridoi grigi e vuoti senza fermarmi un attimo, presi fiato solo un momento prima della lunga rampa di scale che mi avrebbe condotto all'ultimo piano.
Arrivai boccheggiando davanti alla porta dell'aula semi deserta. L'accostai leggermente e guardai dentro.
Sorrisi, lei era lì, china su un quaderno che stava riempiendo di scritte.
Conoscendola, sapevo bene che quel quaderno era talmente ricco e completo, che sarebbe bastato a far passare qualunque studente assolutamente scevro della materia, e mi chiesi che cosa ci fosse di tanto importante da scrivere a pochi minuti dall'esame.
Poco importava, ero arrivata in tempo.
“..Allora, si può sapere cosa stai scrivendo?” avvicinandomi di soppiatto.
Lei sobbalzò “..Oh, mamma.. mi hai fatto spaventare..” poi, evidentemente, realizzò che ero arrivata, che ero arrivata in tempo “..ma ciao!” mi disse con un gran sorriso “..ce l'hai fatta..”.
“..Cos'è avevo dubbi?” sorridendo a mia volta.

Ovviamente quell'esame le andò benissimo, come tutti quelli che avevamo affrontato insieme.
“..Sono contenta che tu abbia avuto accanto persone speciali con cui condividere questo momento di gioia... Infondo, dev'essere stata una bella soddisfazione anche quella...” disse la zia, tutta orgogliosa.
La mia mente, che si era persa per un momento nel viale dei ricordi, riprese il filo della conversazione e fu catapultata ancora una volta in quel caldo giorno di Luglio.
“...Altrochè... la migliore di tutte..”

Era fatta. Non riuscivo a crederci.
Certo, lo avevo immaginato molte volte nelle settimane prima del grande evento ma, infondo, dicevo a me stessa di non crederci, di non illudermi.
E invece, avevo vinto davvero.
Uscii dall'aula raggiante, tra le urla e gli abbracci delle persone amate.
Abbracciai il mio amore, mio padre, mia madre, mia suocera, il mio saggio maestro di vita, vidi finalmente mia nonna darmi un pegno che conservava gelosamente da quando ero bambina.
E tutto questo mi riempì l'anima mille volte di più del titolo appena conquistato.
Poi, però, mi voltai. Loro erano lì, lei era lì, non aspettavano che me.
Allungò le mani, gridando di gioia. Avevamo atteso insieme, avevamo lottato, sperato, e adesso era lì, senza invidie o gelosie, fiera di me. Lo leggevo nei suoi occhi, nei suoi gesti, nelle sue parole.
Ci abbracciammo forte.
“Quanta strada abbiamo fatto insieme, amica mia.. dal primo esame.. alla laurea...”.

“Infondo, non ci hai messo neanche tanto..” continuò la zia “..quanti esami dovevi dare?”
Risposi spiegando un po' come funzionava il mio corso di laurea di primo livello.
“.Ah, capisco.. però, senti.. hai fatto comunque in fretta.. E' difficile dare gli esami?”.
Ovviamente queste sono domande classiche, standard, che però non hanno una risposta altrettanto preconfezionata.
Esistono temi facili e difficili, ma anche materie facili per alcuni che risultano difficili per altri, e poi ci esami talmente interessanti che vorresti approfondirli all'infinito.
Parlo di quel tipo di esame che, una volta finito, ti lascia lo stesso senso di vuoto che si avverte quando si finisce di leggere un bel libro.
“..Dipende dall'esame..” dissi soltanto.

“L'hai pensato anche tu, vero?” lei mi guarda, stanca ma soddisfatta.
Il caldo di luglio ci si appiccicava addosso, e i pallidi tentativi di donare areazione alla piccola stanza tenendo aperte le finestre non miglioravano affatto la situazione.
Eppure, eravamo felici, stanche ma elettrizzate e felici.
“..Che cosa?” dissi di rimando, osservandola perplessa.
“..Adesso, lo rifacciamo..” con un gran sorriso.
Scoppiai a ridere.
“...Ah, si! Ci manca solo quello! Adesso vacanze.. Altroché...” gesticolando “No, però è stato interessante... davvero.. sai che cosa mi ha chiesto?”
E per i venti/venticinque minuti seguenti ci raccontammo dei nostri rispettivi esami, dei collegamenti che eravamo riuscite a tirare fuori durante l'interrogatorio, come prestigiatori alle prese con conigli e cappelli, delle splendide idee che nel frattempo ci erano venute, e di temi lontani che nemmeno noi sapremmo bene ricostruire come fossero entrati a buon diritto nel nostro discorso.
Eppure, per noi non c'era nulla di meglio.
Quando calò il silenzio ci guardammo per un attimo.
“..Allora.. è andata..” dissi io piano “...ti ricordi cosa ti ho detto prima dell'esame?”.
Lei annuii, simulando un broncio infantile “..Il nostro ultimo esame insieme...come farò?”.
Ricambiai lo sguardo triste: “..dai.. ci vedremo ancora.. ne abbiamo di strada da fare..” con un sorriso.
“...Puoi starne certa..” battendo le mani, gioiosamente.

“Ma, insomma..a parte la laurea..” disse la zia in tono conclusivo, il sole ormai stava tramontando e gli altri parenti cominciavano a guardare l'orologio, smaniosi di tornare alle rispettive case.
“.. se tu dovessi scegliere il momento più bello, più emozionante di questi anni, cosa sceglieresti?”.
Chiusi gli occhi.

La voce, solenne anche se un po' tremante del presidente di commissione, si mescolava nella mia mente a quella, decisa e ferma, di una giovane donna, sicura di sé ma sorridente e gentile.
La vedevo, seduta, discutere di una principessa lontana, davanti agli sguardi ammaliati dei presenti, sentivo il cuore battere e le lacrime premere perché le lasciassi libere.
Ora invece era in piedi poco distante da me, trionfante, con un gran sorriso, e uno sguardo sereno, e il mio cuore tremava per l'emozione troppo grande.
Ma tutto questo, ormai, erano solo ricordi, ricordi indelebili e meravigliosi, che portai con me nell'istante più bello ed emozionante di questi anni : l'abbraccio stretto e liberatorio della mia “sorella di Storia”, trionfante!
Un abbraccio che racchiuse in sé conversazioni infinite che divertono solo noi, frustrazioni e sogni, aspettative e desideri, confronti costruttivi, mattine implacabili, pranzi succulenti ed esami superati.
Eppure, in quel momento, così emozionante e solenne, ignoravo persino che i momenti migliori dovevano ancora arrivare.
Già, perché la vera soddisfazione è stata saltellare insieme, in mezzo alla folla, inneggiando al suo trionfo, come due bambine felici, tra gli sguardi sbigottiti degli astanti.
La vera soddisfazione, in realtà, è racchiusa in poche parole, le prime che mi disse uscita da quell'aula: “...e due..”.

Raccontai questo episodio alla zia e mi sorrise, commossa.
Dopodiché presi il cellulare e scrissi un breve messaggio:

Qui c'è qualcosa che non quadra..E' mai possibile che tu ci sia in ogni ricordo che ho dell'università? Ma ti sembra una cosa normale?
Beh, senza dubbio, in caso contrario sarebbe stata terribilmente noiosa e insipida, non trovi?

Hastatus77
05-03-2013, 14.38.25
Complimenti Clio :smile_clap:
Mi piace molto il tuo modo di scrivere.. riesci a trasmettere calore ed emozioni forti.
Bravissima, bravissima bravissima. :smile_clap:

Clio
05-03-2013, 17.49.42
Vi ringrazio di cuore, Milord per le vostre bellissime parole...
Il complimento che mi fate è davvero molto prezioso per me, grazie davvero...:smile:

Altea
05-03-2013, 18.10.53
Sempre cosi avvicente lady Clio...sapete che avete sempre la mia ammirazione. ;):smile_clap:

Clio
05-03-2013, 21.01.34
Oh, cara Lady Altea.. Le vostre parole mi riempiono sempre il cuore di gioia... Vi ringrazio davvero... :smile:

Guisgard
05-03-2013, 21.15.53
Ateniesi e Spartani...
Non so perchè, ma sin da piccolo ho sempre fatto il “tifo” per gli Spartani.
E forse oggi la gente dimentica, o sottovaluta, che furono loro a vincere la guerra e non gli Ateniesi.
E questa la dice lunga su molte cose...
Perdonate, lady Clio, per questo mio esordio.
In verità è anche frutto di ciò che avete scritto.
Mi spiego meglio...
Voi possedete una qualità particolare e forse l'ho già sottolineato in altri commenti ai vostri scritti: la freschezza.
Leggendovi io avverto quell'atmosfera luminosa, pulita, lineare e spensierata che può essere racchiusa in uno di quei telefilm o soap che danno spesso in tv, soprattutto di pomeriggio.
Un'atmosfera che definirei scolastica, perchè fatta di buoni sentimenti, ottimismo, positività.
Milady, questo è un gran dono.
La capacità di rendere i propri scritti “visivi”, fatti di immagini, oltre che sensazioni ed emozioni.
E in questi racconti, come anche in tutto ciò che scrivete, compresi i nostri gdr, questo ruolo luminoso e positivo vi calza a pennello, proprio grazie a questa caratteristica e luccicante abilità che avete di rendere tali le atmosfere di cui narrate.
E così, leggendovi, quello straordinario e dinamico “mondo scolastico”, fatto di buoni sentimenti, fantasticherie, complicità, dove tutto è speciale, magico, perchè sembra mostrarsi per la prima volta, assume un senso reale e fattibile.
Leggervi è sempre piacevolissimo.
Che altro dire?
Nulla, se non ringraziarvi di aver voluto condividere con noi questa bella storia.
E ovviamente vi faccio i miei più sinceri complimenti :smile_clap:

Taliesin
06-03-2013, 11.29.05
Giovane Clio,
è da un pò che nelle sonnecchianti strade lastricate di Camelot non si incrociano i nostri pensieri, ma devo confessarvi che ritrovarvi con tutto il vostro entusiasmo letterario e poetico è una cosa molto piacevole, ma soprattutto profuma di primavera, come quell'affresco che un Cavaliere dell'Inteleltto, eccezionalmente di passaggio nelle sue ronde di ritorno, ha già manifestato molto meglio di me...

Taliesin, il bardo

Clio
07-03-2013, 10.56.20
Ateniesi e Spartani...
Non so perchè, ma sin da piccolo ho sempre fatto il “tifo” per gli Spartani.
E forse oggi la gente dimentica, o sottovaluta, che furono loro a vincere la guerra e non gli Ateniesi.
E questa la dice lunga su molte cose...
Perdonate, lady Clio, per questo mio esordio.
In verità è anche frutto di ciò che avete scritto.
Mi spiego meglio...
Voi possedete una qualità particolare e forse l'ho già sottolineato in altri commenti ai vostri scritti: la freschezza.
Leggendovi io avverto quell'atmosfera luminosa, pulita, lineare e spensierata che può essere racchiusa in uno di quei telefilm o soap che danno spesso in tv, soprattutto di pomeriggio.
Un'atmosfera che definirei scolastica, perchè fatta di buoni sentimenti, ottimismo, positività.
Milady, questo è un gran dono.
La capacità di rendere i propri scritti “visivi”, fatti di immagini, oltre che sensazioni ed emozioni.
E in questi racconti, come anche in tutto ciò che scrivete, compresi i nostri gdr, questo ruolo luminoso e positivo vi calza a pennello, proprio grazie a questa caratteristica e luccicante abilità che avete di rendere tali le atmosfere di cui narrate.
E così, leggendovi, quello straordinario e dinamico “mondo scolastico”, fatto di buoni sentimenti, fantasticherie, complicità, dove tutto è speciale, magico, perchè sembra mostrarsi per la prima volta, assume un senso reale e fattibile.
Leggervi è sempre piacevolissimo.
Che altro dire?
Nulla, se non ringraziarvi di aver voluto condividere con noi questa bella storia.
E ovviamente vi faccio i miei più sinceri complimenti :smile_clap:

Milord, mi avete lasciato senza parole...
ho atteso questa mattina per rispondervi, per essere certa di avere abbastanza tempo e tranquillità.
Vi ringrazio immensamente per questo vostro commento, sono davvero lieta che abbiate apprezzato questo scritto e, ancora di più, che vi abbiate ritrovato tali qualità.
Ho sempre pensato che fosse indispensabile cercare di rendere un racconto "visivo", perchè è ciò che io apprezzo in ciò che leggo.
E infatti è una delle qualità (insieme a molte altre..) che ho sempre trovato e apprezzato nei vostri scritti e, se non ricordo male, lo avevo anche scritto da qualche parte.
E sapere che voi avete trovato tale qualità nei miei racconti non può che rendermi felice.
La freschezza, invece, è qualcosa su cui non mi ero mai soffermata, ed anche per questo vi ringrazio di aver così ben analizzato il mio scrivere.
Sapete, anni fa, da adolescente, credevo che i miei scritti fossero dettati dal dolore e dalla tristezza che mi accompagnava.
Ed essi, come i miei giorni, erano malinconici e profondi.
Ma poi tutto questo venne spezzato via e tornai a respirare.
Tuttavia, credevo di non aver più modo per scrivere quello che sentivo, che la serenità non fosse altrettanto stimolante.
Ma ora sono davvero felice di essere riuscita a dare voce anche a quel mondo "scolastico" che avete ritrovato nei miei scritti.
Perdonate se mi sono dilungata ma, non so perchè, il vostro commento mi ha fatto tornare in mente questo cambiamento nel mio modo di scrivere.
Vi ringrazio ancora per i complimenti e per le belle parole.:smile:

Ah, quasi dimenticavo... Anch'io ho sempre parteggiato per gli Spartani... ;)

Giovane Clio,
è da un pò che nelle sonnecchianti strade lastricate di Camelot non si incrociano i nostri pensieri, ma devo confessarvi che ritrovarvi con tutto il vostro entusiasmo letterario e poetico è una cosa molto piacevole, ma soprattutto profuma di primavera, come quell'affresco che un Cavaliere dell'Inteleltto, eccezionalmente di passaggio nelle sue ronde di ritorno, ha già manifestato molto meglio di me...

Taliesin, il bardo

Caro bardo,
Sono lieta che siate venuto a trovarmi in quest'angolo di Camelot.
Anche se non ci siamo incontrati negli ultimi tempi ho udito i vostri canti dalla mia finestra, e ho notato come abbiano allietato questa città.
Vi ringrazio per le belle parole che mi avete riservato... :smile:
mi fa molto piacere sapere che avete apprezzato i miei scritti e vi ringrazio di aver lasciato il vostro pensiero.

Hastatus77
07-03-2013, 14.04.15
Ah, quasi dimenticavo... Anch'io ho sempre parteggiato per gli Spartani... ;)


Parlare di spartani oggi, mi fa un po' ridere... perché giusto ieri sera, mi sono visto "3ciento", la parodia di "300". :D

Chantal
09-03-2013, 14.21.00
Buongiorno a voi, lady Clio,
devo confessarvi, milady, che il leggere i vostri scritti, ed in particolare quest'ultimo, mi fa sentire privilegiata e fortunata.
Sì, perchè credo che, sarebbe stato un peccato perdermi uno scritto così particolare, speciale e molto bello.
Già, se non avessi appreso di voi, dei vostri scritti, dei vostri pensieri, dei vostri sentimenti, mi sarei persa una bella persona e i suoi preziosi ricordi.
Perchè quello che mi colpisce, mi affascina, è la raffinata immagine dei ricordi che assumono uno spessore tale, una corposità tale da farsi più forti, più veri e più vivi del presente stesso.
Anche io, dunque, mi complimento per le capacità e le potenzialità della vostra persona ma anche per il linguaggio e lo stile caratteristico del vostro narrare.
Però, se me lo permettete, mi colpisce anche quanto che avete meditato in merito a scritti adolescenziali dettati dalla sofferenza, forse più cari a voi poichè legati ad un dolore, rispetto alla "monotonia"( se mi passate questo termine e se ho compreso il vostro pensiero) di un frutto narrativo suggerito da una pace interiore e da una serenità conseguite sicuramente con sacrificio, ma anche da una felicità che vi accarezza.
Mi tornano in mente, a proposito di sofferenze ed inquietudini, tanti canti di Leopardi, tanti suoi scritti sofferti e, per questo, brillanti, veri, trasudanti la malinconia dell'animo del poeta nella sua forma più struggente e seducente.
E poi mi vengono in mente Proust e le sue madeleines, quei dolcetti raffinati capaci di evocare ai pensieri del poeta narratore sensazioni e piaceri passati, riflessi, poi, nella sua scrittura.
Io credo che avrei sicuramente apprezzato e custodito con gelosia i vostri scritti del passato, quelli scaturiti dalla tristezza, ma so bene di non fare testo poichè sono ancorata al pensiero di Francis Scott Fizgerard, per cui credo anch'io che a volte sia più difficile privarsi di un dolore che di un piacere.
Tuttavia credo che, senza ombra di dubbio, gli scritti che possa donarci una parsona dall'animo sereno e felice siano tanto più affasscinanti quanto volti a far gioire qualcuno della felicità che le appartiene.
Se siete felice, milady, della vostra felicità, della vostra serenità saprete riempire il mondo intero, poichè chi sta bene, è felice, vive sereno ha anche più desiderio di travolgere e trascinare le persone conosciute o sconosciute nella propria sfera di contentezza, poichè la gioia incontenibile sa trasudare dagli occhi ed investire, col buonumore e con la generosità delle azioni, le persone meno fortunate.
Milady, nella serenità e nell'amore trova intelligibilità e forza redentiva anche il dolore umano.
Per questo vi dico, lady Clio, e molto umilmente poichè io non mi intendo certo di scrittura, lasciate ispirarvi da questi vostri giorni felici, e così come avete desiderato dividere con noi i ricordi più belli e dolci che vi legano a quest'amica, continuate a seminare luce, speranza e sogni in quanti avranno fortuna di leggervi.
Perchè, milady, la felicità non è una colpa verso chi soffre, è una benedizione che viene dal Cielo, ed è anche la responsabilità di farla propria per custodirla, ampliarla ed amplificarla e trasmetterla all'universo intero, a partire da chi più si ama.
Detto questo, riconosco che queste parole non significhino nulla o comunque molto poco, ma si fanno annunciatrici del mio compiacimento, dei complimenti e del piacere e della fortuna che mi hanno procurato nel leggervi.
Spero che abbiano saputo ben ottemperare al mio intento unitamente al mio desiderio di sapervi felice per sempre.
Grazie, milady.

Clio
11-03-2013, 00.10.11
Mia cara Lady Chantal...
non sapete che gioia mi avete donato passando in questo angolo di Camelot.
I vostri pensieri sono delicati e colmi di verità. Vi ringrazio, dunque di aver voluto soffermarvi sui miei scritti, e sono davvero lieta che li abbiate apprezzati.
Quello che dite sulle mie riflessioni, inoltre, mi ha colpito profondamente. E, anche di questo, vi ringrazio.
La felicità non è una colpa verso chi soffre, avete detto, e quelle parole sono entrate nel mio cuore, che le conserverà gelosamente.
Eppure avete parlato anche di responsabilità, ed è un concetto che forse si da troppo per scontato.
Vi ringrazio, dunque, di avermi donato tanti spunti di riflessione con le vostre parole delicate e sincere.
E l'augurio che mi fate, Milady, io lo dono a voi, augurandovi di conoscere la felicità più grande, e che questa possa durare per una vita intera.

Chantal
11-03-2013, 04.10.09
Oh, milady, quanta attenzione alle mie parole, così sentite sì, ma mi onorate fin troppo.
Quante emozioni ha suscitato questo nostro "incontro".
Camelot.. sembra un luogo di confidenze (anche se è un paradosso) per questo vorrei affidarvene una..
io non ho più diritto di altri, che non lo sono, di essere felice, poichè io non potrei mai sentirmi, sapermi felice dato le persone che più amo non possono essere felici.
Chissà, forse è per un capriccio di Dio che si deve vedere andar via qualcuno, ed anche la felicità, e quì mi mortifica il ricordo di una persona speciale che si è spenta.. per una beffa del destino.
Malgrado questo.. una volta la felicità mi è appartenuta, e, rubando le parole ad una poesia particolare, a rammentarmi quella felicità "tengo una stella d'argento, cucita sul petto, la stella aveva un nome.. e le sue punte son come le spine di Gesù."
Eppure, quel vostro augurio è così accorato che accende una speranza.
Grazie di cuore, lady Clio.
Vi lascio con l'augurio di ritrovarci presto in questa vostra saletta dove affiorano teneri ricordi e si coltiva l'incanto dei sentimenti.

Stavo pensando..
forse queste confidenze sfuggite al silenzio della notte sono un tantino fuoriluogo qui, per questo, vi domando perdono, milady.
Vi aleggia profumo di gioia in queste stanze, ed ho mancato nell'inquinarle con questi miei pensieri..
ma, vi confesso, che avrò piacere di ritrovarmi con voi, un giorno, in altro luogo più consono come i giardini, ed apprendere di quel che vi trasmette la gioia che oggi vi alvolge.
Vogliate perdonatemi, dunque..
Vi porgo i miei più cari saluti.

Clio
12-03-2013, 00.32.36
Milady,
le vostre parole non sono affatto fuori luogo e sono io ad essere onorata delle vostre confidenze.
E' vero, in queste stanza si respira gioia e serenità, ma è qualcosa che cerco di esprimere a parole per condividerla con tutti voi, non è custodita e nascosta gelosamente per evitare che si sciupi.
Anzi, come avete potuto notare dai miei commenti, conosco la sofferenza nel profondo e non la rifuggo come qualcosa di estraneo ed oscuro.
Ma vi sbagliate se pensate che le vostre parole possano aver turbato l'atmosfera di questo angolo, anzi io credo l'abbiano arricchito e abbellito.
Ciò non di meno, anch'io mi auguro di poter passeggiare nuovamente con voi nel giardino, ma sappiate che siete la benvenuta in queste stanze colme di pensieri.

Chantal
12-03-2013, 12.32.56
Miledy..
il vostro cuore è gentile e generoso.
Vorrei ringraziarvi così..

http://www.insiemeate.net/wp-content/uploads/2012/03/Ciliegio.jpg

Più del fiore, vorrei donarvi il "rosa"..
perchè la vostra vita possa sempre scivolare sulle dolci note de.. "la vie en rose".

Clio
24-10-2013, 00.43.52
Dunque è passato così tanto tempo? Nelle mie stanze riecheggia un insopportabile silenzio!

Devo dire che ero molto restia a pubblicare questo scritto, un po' perchè è particolare, carico di emotività, e magari un po' pesantino..

Vogliate perdonare lo stile, non so perché ho usato la prima persona presente (che normalmente aborro..), ma mi sono accorta di averlo scritto tutto così, e non ho avuto il coraggio di cambiarlo..
Anche le ripetizioni, i collegamenti mancanti... sono il filo dei pensieri.. spero si possa capire...

Come al solito, al di là della storia, raccontata, c'è un motivo se la condivido con voi...

In questo caso, il motivo è il migliore di tutti: l'Amore!
Questo racconto vuol essere un invito ad ascoltare solo il proprio cuore.. è uno di quei momenti in cui, anche una storia di tanti anni può sorprenderti, quei momenti in cui ti ricordi ancor di più perchè ti sei innamorato/a di lui/lei.
Perchè la cosa più bella non è innamorarsi ogni giorno della stessa persona?

Beh, passata la parte mielensa, vi lascio alla parte più complessa..

Ecco dunque la domanda... Esiste qualcosa di più forte dell'Amore?
La nostra protagonista cercherà di scoprirlo...

Grazie, come sempre, per concedermi un po' del vostro tempo..

Il guerriero e la Pace

Sono un guerriero, l'ho sempre saputo.
La vita mi ha insegnato a combattere che ero ancora bambina, mi ha dato l'armatura per proteggermi dal contnuo dolore, la spada per contrattaccare, lo scudo per essere davvero invincibile.
(Considerando i miei continui mal di testa, deve aver dimenticato l'elmo!)
In questo ho sempre creduto: che la mia forza mi avrebbe salvata.
Non la forza fisica e violenta dei lottatori nell'arena, ma la forza di non farsi abbattere, di non lasciarsi sfiorare dalle cattiverie e dai tormenti.
Da bambina, dicevo a mio padre che soffriva, di non lasciare che le lacrime lo fermassero, ma di "cacciarle indietro" sempre di più.
Quelle lacrime tornavano nel profondo e, al posto di ferirmi, andavano a rafforzare la mia armatura.
Per tutta la vita è stato così, giorno dopo giorno.
Sono cresciuta, bambina, ragazzina, giovane donna: niente poteva ferirmi, niente riusciva ad abbattermi, per quanto la battaglia potesse essere dura e logorante.
Eppure, la sera appena trascorsa mi ha messo a dura prova.
In un attimo, mi è parso di tornare a otto anni fa, una ragazzina che scappava di casa, di notte, con addosso un pigiama, e le ciabatte ai piedi, chiedendo aiuto ad un allibito passante, a spasso col cane.
Allora lei mi ha rincorso, mi ha trovato e mi ha riportato dentro.
La mattina, però, sono scappata davvero, e per ben due anni non sono tornata in quella casa.
Ma ora, ora è diverso, c'è una macchina che mi aspetta, quando finalmente, tra la violenza e gli insulti, riesco ad uscire da quella casa.
I gradini sembrano infiniti, mentre corro verso la notte: verso la libertà.
La mia forza mi ha salvato, ancora una volta, l'ho affrontata, sono riuscita a divincolarmi e a uscire.
Sono calma, cosa potrebbe ferirmi, ancora?
Metto in moto, e lo chiamo, tra le lacrime.
Comincio a crollare, ho usato tutta la forza che mi era rimasta.
Parto, la sua voce è calma mentre cerca di tranquillizzarmi, la mia è un unico singulto disarticolato.
Arrivo, parcheggio, scendo.
Sono al sicuro, credo.
Ma ancora una volta mi ha seguito, vedo la macchina farsi strada, e inizio a correre all'impazzata.
Il portone è vicino, ma può ancora vedermi.
Lo richiamo, terrorizzata, e gli dico che lei è qui.
Corre ad aprirmi, e chiude la porta dietro di sé.
Ora sono davvero al sicuro, tra le sue braccia.
Mi tiene stretta, sussurrandomi parole dolci. Piano piano, i singulti si calmano e riprendo a respirare.
"Adesso sei qui con me.. sta tranquilla.. ci sono io.." dice piano, asciugandomi le lacrime.
Non ho più forza, ma forse non ne ho bisogno: ho lui, ho il mio Amore.
Lo abbraccio di nuovo, restando stretta per molto tempo, finchè non mi calmo un po'.
Cerco di mandare un messaggio, ma mi tremano le mani.
Alzo lo sguardo e lo vedo che tenta di sorridere, di capire cos'è successo.
Gli racconto ogni cosa, mentre lui mi guarda negli occhi.
Sono io quella forte, la vita mi ha temprata giorno dopo giorno.
Lui non ha mai avuto bisogno di una corazza, non ha mai provato dolori talmente grandi da sopraffarti.
Quante volte me l'hanno rimproverato quei parenti che credono di sapere tutto di te, per me ci voleva qualcuno di più dinamico, forte e deciso quanto me.
Si sbagliano, si sono sempre sbagliati. Non voglio qualcuno come me, mi basto già io.
Ma quello che lui può darmi, io non potrei mai trovarlo da sola.
Perchè siamo diversi, e solo uniti siamo completi.
L'Amore ci rende un'unica persona.
Eppure, oggi è della sua pace che ho bisogno, quella pace che non troverei mai dentro di me.
Accanto a lui, la guerra sembra lontana.
Oggi è lui a darmi forza, perchè insieme siamo invincibili.
Io sono il guerriero, e lui la pace che cerco.

Taliesin
24-10-2013, 11.04.03
Giovane Clio,
non abbiate mai timore, nè ripensamenti ogni qualvolta cercate di rappresentare l'Amore, poichè Egli vince su ogni bruttura umana, su ogni mancanza di tempo, su ogni disattenzione di circostanza, su ogni violenza morale, fisica e religiosa...Grazie come sempre per questo vostro intimo pensiero pubblicato nella Pubblica Agorà, grazie per un nuovo riflesso di sana follia....

Taliesin, il Bardo

Clio
24-10-2013, 14.18.32
Nobile Bardo,
Vi ringrazio di essere passato in queste stanze, e grazie nuovamente per le vostre parole.

Avete ragione, l'Amore vince ogni cosa..

Guisgard
28-10-2013, 03.39.41
Lady Clio, questo frammento è carico di emozioni e sentimenti.
E' un po' come una pagina di un grosso libro.
Un libro il cui titolo è però chiarissimo.
Sapete, molti hanno scritto sull'Amore.
Qualcuno in modo appassionato, altri in modo scanzonato, altri ancora filosofeggiando dogmi e principi quasi assoluti.
Gli antichi greci narravano di un bellissimo mito, risalente agli albori dell'umanità.
In principio, si diceva, gli esseri umani erano perfetti.
In un unico essere avevano riunito il principio maschile e quello femminile.
Poi però gli dei decisero di punire l'umanità per i suoi peccati, dividendo così ognuno in due metà e separando la parte maschile da quella femminile.
Da allora non facciamo altro che cercare, per tutta la vita, la nostra metà che ci fu tolta.
E qualcuno di noi, i più fortunati, riescono a ritrovare quella parte, sentendosi così di nuovo completi, vivi e felici.
Forse questo mito racconta benissimo cos'è l'Amore e la sua ricerca.
E questo breve scritto che ci avete donato, lady Clio, è una bellissima testimonianza di tutto ciò.

Clio
28-10-2013, 14.31.58
Milord, grazie per le belle parole.
Conosco bene quel mito e vi ringrazio di avermelo fatto ricordare in quest'occasione.
Devo dire che da ragazzina mi era sempre sembrato un po' presuntuoso, quasi fosse impossibile che, tra tutta l'umanità, si potesse trovare la propria metà.
Crescendo poi, ho capito che, come spesso accade nei miti antichi, c'era molto più di quanto appariva ad una lettura superficiale o disattenta, così ho imparato ad apprezzarlo sempre più, fino a vederlo realizzarsi nella vita quotidiana.
Mi ha insegnato molto, e continua a farlo, giorno dopo giorno.

Vi ringrazio, anche questa volta, di avermi concesso un po' del vostro tempo e ancor più di aver lasciato il vostro pensiero.

Parsifal25
14-11-2013, 02.30.53
Certo.....che i suoi scritti.....son sempre belli da seguire, milady. Complimenti di cuore!!!

Clio
14-11-2013, 14.46.56
Ma che bella sorpresa! Sir Parsifal che viene a farmi visita appena tornato a Camelot! :smile_lol:
Grazie per le vostre belle parole, mi fate troppo onore...


Che dire... Bentornato! Spero vi fermiate a lungo in città... ;)

Parsifal25
14-11-2013, 15.47.06
Credo....mia cara lady che difficilmente, mi allontanerò da queste terre....almeno lo spero.

Clio
15-11-2013, 20.56.43
Ne sono felice, Messere.. :smile:

Clio
30-11-2013, 01.25.28
Mi ci è voluto un giorno di malattia e la consapevolezza di dover (per la prima volta:sad_cry_me:) gettare la spugna per un appello d'esame a causa del troppo lavoro, per riuscire a mettere su "carta" questo scritto a cui pensavo da moltissimi mesi.
Beh, come si suol dire, non tutti i mali vengono per nuocere!

Niente emozioni forti questa volta, niente sconvolgimenti.. "solo" (si fa per dire) una splendida, dolcissima ed eterna, Storia d'Amore.

Ma non dirò di più.. il racconto parla da solo.. grazie, ancora una volta, di concedermi un po' del vostro tempo...

La Rocca delle Meraviglie

“Allora.. dove stiamo andando?” mi chiese, impaziente.
Riuscivo a percepire il suo sguardo dal sedile del passeggero, senza togliere gli occhi dalla strada.
“Ti do un indizio..” dissi, divertita “..non stiamo andando a Bari..”.
“Ma davvero? E nemmeno a Torino, guarda un po’”.
“Vedi, hai già escluso due città.. facciamo progressi..” sorrisi.
“Non hai intenzione di dirmi niente?”
Scossi la testa “Assolutamente no. Finiscila adesso, una sorpresa è una sorpresa.. possibile che non possa rapire il mio fidanzato in santa pace?” mi voltai un istante verso di lui “Non ti fidi di me?” sussurrai, dolce.
“Sì, certo.. è solo che.. sono curioso..”
“Sì, in effetti l’idea era quella…” strizzando l’occhio.
La strada scorreva apparentemente dritta davanti a noi, l’avevo percorsa molte volte, portava al mio paesino tra le montagne, dopotutto, pensai con un sorriso nostalgico.
Dopo un po’, le quattro corsie che avevamo a disposizione diventarono tre, e un’alta torre apparve sulla sinistra.
Superai l’uscita, continuando a guidare.
“Allora non stiamo andando a Bergamo..” riprese, alzando lo sguardo dal suo supertecnologico telefono.
Alzai gli occhi al cielo “Adesso dimmi perché mai avrei dovuto portarti a Bergamo?”
“Non lo so.. non mi hai detto che cos’hai in mente..” si strinse nelle spalle.
“Appunto..” sorrisi.
I chilometri passavano, mentre paesi e città si susseguivano l’uno dopo l’altro.
Ma io restavo imperterrita sulla strada, senza accennare ad uscire.
“Nemmeno a Brescia..” disse, quando superai anche la sua uscita.
“No..” sospirai, fingendomi irritata.
Era bello vederlo così curioso anche se, finchè non sapeva dove lo stavo portando non potevo farmi vedere inquieta.
Ma lo ero. Avevo sognato quel posto talmente tante volte, cosa avrei provato a vederlo davvero?
Parlammo del più e del meno, e cercai di distrarmi.
D’un tratto, però, la vidi da lontano, dominava quella collina, e io non ci avevo mai fatto caso in tutti quegli anni.
Trattenni il fiato per un attimo, ma lui non si accorse di nulla, per fortuna.
Finalmente, misi la freccia e mi spostai sulla destra.
Lui lesse il cartello dell’uscita e mi guardò, gli occhi ardenti, curiosi e felici.
“Il lago?” chiese, allegramente.
“Il lago!” annuii.

Passeggiavamo mano nella mano, sulla riva del lago, osservando la gente camminare rilassata.
Mi ha sempre donato pace e quiete osservare l’acqua circondata dalle montagne.
Ci guardavamo intorno, cercando un ristorante sufficientemente caratteristico in cui pranzare.
D’un tratto, lui si bloccò, e mi attirò a sé, indicandomi un manifesto.
Spalancai gli occhi: accidenti, mi aveva scoperto!
“E’ una coincidenza che noi siamo qui proprio oggi?” chiese, sorridente.
Mi avvicinai di più, rifugiandomi tra le sue braccia, con lo sguardo ardente.
Scossi la testa, lentamente, chiedendomi cosa stesse pensando in quel momento.
“No, non lo è..” sussurrai appena “Cosa ne dici, ti va?”
Lui rise “Me lo chiedi adesso?”.
“Possiamo sempre cambiare programma..” mormorai.
“No, no.. andiamo, scherzi?.. dovremo pur vederla, o no?” disse e il suo sorriso sciolse ogni paura.

Il sole non era ancora calato, ma io ero già pronta per uscire.
“Come sto?” chiesi, allargando le braccia.
“Sei bellissima..”
Sorrisi.
Lui si avvicinò, stringendomi a sé.
“Sei emozionata, eh..”
“Non sai quanto…”.
Erano anni che aspettavo quel momento, non avevo avuto il coraggio di andare a vederla prima, nel terrore che quel giorno non arrivasse mai.
Ma il momento era finalmente arrivato.
“Dopo di lei..” disse, aprendomi la porta.
Com’era bello con la camicia leggera e la giacca sportiva, che lo rendevano insieme elegante e sbarazzino.
Quanto era meraviglioso essere solo noi due, fuori dal mondo, e non in un posto qualsiasi.
Stavo per vederla, stavo per vederla con i miei occhi.

“Guarda la strada..” mi rimproverava gentilmente.
“Sì, sì.. la sto guardando..” risposi senza pensarci, continuando a scrutare le colline intorno a noi, aspettando di vederla comparire su una di esse.
“Devi girare di qui.. qui..” facendomi segno, lui.
“Ecco fatto.. siamo arrivati?” chiesi.
Lui diede una rapida occhiata al navigatore, e annuii.
“Devi parcheggiare qui, dobbiamo andare a piedi..”.
“A piedi?” fischiai “Caspita, fortuna che non ho messo i tacchi!”.
Alzai lo sguardo e, finalmente, la vidi, austera e bellissima, la rocca che avevo tanto sognato.

La festa circense era allegra e colorata, troppo, a dire il vero, per i miei gusti.
Ma normalmente non era aperta di sera, e quella festa era l’opportunità che stavo aspettando per vederla.
Non degnai d’uno sguardo i funamboli, gli acrobati, le bancarelle, avevo occhi solo per lei.
La percorsi in lungo e in largo, sopportando a stento la presenza di tutta quella gente. Possibile che fosse così tanta?
Cercai gli angoli visti in fotografia, la immaginai senza tutta quella calca, con i tavoli bianchi, i fiori.
Camminavo veloce, scambiando considerazioni con lui, che mi teneva per la vita, impedendomi così di andare a sbattere contro sconosciuti.
Perché, come sempre, camminavo con la testa tra le nuvole.
Lasciavo correre lo sguardo lungo ogni linea, ogni dettaglio, cercando quella scintilla, quel segnale.. che non arrivò.

La vista sul lago, però, era esattamente come l’avevo immaginata: meravigliosa.
Appoggiata ad un antico merlo, guardavo il lago, illuminato da tante piccole luci.
Lui mi cinse con le braccia, chinandosi a posarmi un lieve bacio sul collo e sulle tempie.
“Ci sei rimasta male?” mi chiese, dolcemente.
Scossi la testa, continuando a guardare il lago.
Ero stranamente serena. E pensare che quella era sempre stata una mia paura: “e se poi arrivo lì e non scatta la magia?”
“Non è qui..” sussurrai “..non è il posto giusto..”.
Lui si strinse a me ancor di più.
“Sì, concordo…” mormorò “…è solo che.. mi dispiace, ci tenevi così tanto..”.
Sorrisi e mi voltai, cingendogli il collo con le braccia.
“Possiamo trovare di meglio..” disse, stringendomi a sua volta.
Annuii “lo so, è solo strano.. è quasi come se mi fossi tolta un peso.. è solo che..” mi guardai attorno “…ho fantasticato su questo posto per anni… ho sempre pensato che sarebbe stato qui.. ora, beh…”.
“Non dovrai fantasticare ancora per molto..” mi interruppe, lui “…ti pare?” prendendomi la mano sinistra, dove due mani, un cuore e una corona suggellavano la nostra promessa.
“No, hai ragione…” sorrisi, con gli occhi ardenti e felici.
“Beh, guarda il lato positivo..” sussurrò, avvicinandosi al mio viso “..potremo ricominciare a cercare… insieme..”.
“Insieme..” ripetei, prima di abbandonarmi alla dolcezza del bacio che le sue labbra posarono sulle mie.

http://www.armonyandservice.it/public/photo/rocca%20di%20lonato%20taglio%20torta.jpg

Clio
17-03-2015, 03.50.31
Dovete sapere che al mio arrivo a Camelot ero di ritorno da un lungo viaggio.
Anzi, due.. uno reale e moderno sulle Strade d'Europa, l'altro più difficile da descrivere, che attraverso libri, fotografie, disegni e mappe mi ha portato nelle province orientali dell'Impero.
Ricordo che qualcuno di voi mi chiese di raccontare dei miei viaggi, e io ci pensai a lungo, come sarebbe stato bello tradurre in un racconto quei mesi di ricerca, eppure le parole sono sempre rimaste intrappolate nella mia mente e non sono mai riuscita a completare quello scritto.
Poi di viaggio ne intrapresi un altro, che mi portò lontano da quei luoghi anche se non di molto.
Conobbi personaggi nuovi ed interessanti, ascoltai le loro preghiere, i ringraziamenti che donavano agli dei.
Eppure quel viaggio si interruppe, bruscamente, una mattina di gennaio e da allora mi sono chiesta il motivo di tutto questo.
Perché io credo che nulla accada per caso, e oggi forse comincio a capire.
Per un momento ho creduto che Clio mi avesse abbandonata, solo ora comprendo invece che mi ha dato un forte strattone per togliermi dalla strada che avevo intrapreso (accidenti, però... farlo un po' prima no, eh? :rolleyes:) e poi condurmi per mano su una strada diversa, tortuosa forse, ma che mi conduce là sulla riva dell'Eufrate, là dove giace un pezzo del mio cuore.
E stavolta però, mentre preparo l'attrezzatura per questa nuova avventura che mi attende, lascerò qui le mie emozioni, i sogni e le suggestioni che tutto questo suscita nel mio animo.
E lo farò in modo completamente diverso dalla ricerca che mi aspetta, lo farò narrando di un viaggio, il mio viaggio.

"Dunque era questo che volevi, Clio..." Sussurrai piano, mentre mi rimettevo in cammino sotto un insolito sole di marzo.
Davanti a me soltanto il deserto e una strada carovaniera che avevo già percorso anni fa, dove ad ogni passo potevo ritrovare sensazioni, emozioni diverse e lontane.
E poi la vidi spuntare tra le dune, le sue solide mura si stagliavano imponenti in quella radura.
Era come la ricordavo, era splendida.
"Volevi che tornassi a casa..." Mormorai, con un largo sorriso.
Le prime rovine mi si pararono davanti, ma in un attimo scomparvero, tornando vive sotto i miei occhi.
Sono qui come Ancella di Clio, dopotutto...
E in un attimo, tutto si animò: potevo tornare lì, come tre anni fa.
Allora vidi le sentinelle a presidiare la grande porta, chissà se mi riconosceranno, pensai, o se sarò soltanto un'ombra per loro.
Non mi importava: come varcai le porte della città venni investita dall'atmosfera vivace e variegata che si respirava per le strade.
Gente di ogni tipo intenta nei propri affari, il bazar, le botteghe, le donne greche e quelle più orientali che commentavano gli abiti le une delle altre, qualcuno contrattava sul prezzo di qualche merce, qualcun altro suonava, o discuteva di politica.
Riconobbi alcuni luoghi in cui avevo passato del tempo anni prima, chiedendomi se anche questa volta potrò portarli con me.
Saprò ancora come muovermi? Non rischierò di perdermi per le sue vie?
Ma infondo, sapevo già dove andare, anche se prima preferii fare un giro della città: un giro largo, perché quando manchi per tanto tempo da un luogo vuoi assaporarne ogni angolo, anche quelli a cui magari non avevi dato importanza.
Mi incamminai così per vie sconosciute fidandomi del mio senso dell'orientamento con la speranza di aver bene in mente la cartina che avevo studiato tante volte.
Passai davanti a luoghi di culto più disparati: era per questo che mi trovavo lì, dopotutto, e iniziare da quanto avevo trascurato in passato, perché esulava dalle mie competenze, non sembrava affatto male.
Fu in quel momento che mi accorsi di quanto mi fosse mancata quella splendida città in cui avevo lasciato un pezzo di cuore e a cui pensavo spesso, temendo per lei.
Ma nulla di tutto questo si poneva sotto i miei occhi: non un mondo travagliato, non le rovine, gli scavi ancora in corso, quelli non autorizzati, quelli dissacranti che speri non arrivino mai ma che vi sono stati in passato.
No, ella mi appariva fiorente e viva come quando era sotto l'egida di Roma: ignara del destino che la attendeva.
Ma non potevo indugiare oltre, dovevo raggiungere il muro oltre il quale avrei trovato ristoro, quel muro controverso e complesso che avevo studiato a lungo nella mia breve visita anni fa.
Raggiunsi così l'accampamento romano, e venne ad accogliermi quel tribuno che avevo imparato a conoscere, per quanto possibile.
Probabilmente era solo una speranza, ma sembrava felice di vedermi, e mi fece strada tra i suoi ausiliari, e tra gli altri legionari stanziati in quell'angolo di Impero.
Allora compresi che la città non era affatto cambiata, ma io invece sì.
Guardavo quei legionari allenarsi, con la stessa luce negli occhi che vedo ogni giorno nei miei fratelli, riconoscevo i loro colpi, i loro esercizi.
Ma Clio mi permette di vedere solo una parte di quanto accade, la Verità mi è preclusa.
Raccontai al tribuno il motivo del mio ritorno e chiesi ospitalità, anche se non ero più lì per loro sapevo che quello era il mio posto, così come sapevo che loro mi avrebbero accolta.
In quel piccolo angolo di mondo, tutto parlava di Roma: le terme, l'anfiteatro costruito dai soldati che mi invitarono ad assistere ai giochi, il praetorium, l'accampamento, persino qualche tempio.
Ero tornata a casa.
Vivrò con loro quei cento anni ancora una volta, alcune cose cambieranno, certo, perché la mia ricerca non è più la stessa, altre invece no.
Sarò di nuovo lì quando arriveranno i persiani, vivrò i preparativi, l'assedio, forse riuscirò a vedere le macchine da guerra, le mine e le contro mine scavate sotto le torri, chissà se incontrerò quel nobile persiano che ha trovato la morte in una di esse.
Sarò lì, confusa tra i legionari nella mia armatura da velita, al loro fianco eppure simile ad uno spettro, tratterrò il fiato durante gli scontri nonostante conosca bene l'esito della battaglia e in fondo in fondo sappia che è anche grazie a quella sconfitta che io ho l'opportunità di essere lì.
Eppure, potrò voltarmi mille volte ad osservare lo stendardo che sventolava sulla torre, esso mi apparirà sempre sfuocato e lontano: quale sia la vessilazione che difese la città fino all'ultimo, non mi è dato saperlo.
Ma in questo luogo Clio mi ha già donato tanto, e non solo a me, dunque mi pare di chiedere troppo.
Prenderò un profondo respiro, e vivrò quella battaglia ancora una volta.
Vedrò la città capitolare e scomparire, finché qualcuno non la ritroverà dopo millenni.
E la storia avrà di nuovo inizio.

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Altea
17-03-2015, 17.22.05
Mi avete emozionata, ho visto uno spaccato della mia vita ovvero io e la mia bimba più grande con i nostri libri di storia a parlare di questi mondi che ci affascinano, a studiarli e scoprire i loro misteri.

elisabeth
17-03-2015, 17.40.56
I libri emozionano...perchè la mente puo' trasformare tutte le emozioni a cio' che si legge.............

Lady Clio...protagonista in uno spaccato di storia......

Guisgard
17-03-2015, 18.44.41
Lady Clio, i vostri scritti sono sempre particolari.
Quasi un'esperienza di vita ogni volta.
La vostra.
Al di là dello stile e dalla vostra bravura di narratrice, così efficace ed abile nel farci rivivere scenari antichi ed orientaleggianti, ciò che mi colpisce e mi piace è la grande capacità che avete di dar forma concreta ai vostri sogni.
Così anche un viaggio interiore prende forma e diventa vero.
Ma non dovrei stupirmi.
Non più.
Perchè voi siete l'eroina che vive questi straordinari viaggi.
Siete Clio :smile:

Clio
18-03-2015, 02.49.23
Mi avete emozionata, ho visto uno spaccato della mia vita ovvero io e la mia bimba più grande con i nostri libri di storia a parlare di questi mondi che ci affascinano, a studiarli e scoprire i loro misteri.

Una delle cose più belle che può donare la scrittura, a mio avviso, è proprio un'emozione. E sono davvero lieta che ve ne abbia trasmesso questo mio scritto.
Eh, la vostra bimba più grande è davvero in gamba, non c'è che dire.... :smile_lol:

I libri emozionano...perchè la mente puo' trasformare tutte le emozioni a cio' che si legge.............

Lady Clio...protagonista in uno spaccato di storia......

Più che protagonista in questo caso mi sento una spettatrice speciale, diciamo.. ;)

Lady Clio, i vostri scritti sono sempre particolari.
Quasi un'esperienza di vita ogni volta.
La vostra.
Al di là dello stile e dalla vostra bravura di narratrice, così efficace ed abile nel farci rivivere scenari antichi ed orientaleggianti, ciò che mi colpisce e mi piace è la grande capacità che avete di dar forma concreta ai vostri sogni.
Così anche un viaggio interiore prende forma e diventa vero.
Ma non dovrei stupirmi.
Non più.
Perchè voi siete l'eroina che vive questi straordinari viaggi.
Siete Clio :smile:

Vi ringrazio, milord, per le belle parole che mi avete riservato. :smile_lol:
È il grande miracolo della scrittura, no? Dar forma ai nostri sogni, ai nostri pensieri, desideri, persino alle nostre paure.
Quanto all'essere Clio, beh.. in questo caso mi basterebbe avere il favore della musa di cui indegnamente porto il nome in questo reame. :confused_nervous_sh
(Quanto alla nostra eroina che porta quel nome.. allora è un'altra storia. ;))

Un ringraziamento a tutti voi per aver speso un po' del vostro tempo in questo angolo di Camelot, e aver lasciato il vostro pensiero. :smile:

Galgan
18-03-2015, 05.01.33
Mia vergogna, non avevo notato questo angolo dedicato ai vostri scritti.
Davvero notevole, lady Clio.

Clio
18-03-2015, 15.01.59
Mia vergogna, non avevo notato questo angolo dedicato ai vostri scritti.
Davvero notevole, lady Clio.


Nessuna vergogna, Sir Galgan, questo angolo polveroso è rimasto nascosto per molto tempo, ma devo dire che sono lieta di sapere che vi siate giunto , e che abbiate gradito i miei scritti. :smile:

Tessa
19-03-2015, 15.13.04
Ho impiegato un po' di tempo per leggere i vostri scritti, Lady Clio.
Avete un grande dono: quello del saper narrare.
Siete un'anima saggia e sensibile.
Bravissima!

Clio
20-03-2015, 02.29.53
Ho impiegato un po' di tempo per leggere i vostri scritti, Lady Clio.
Avete un grande dono: quello del saper narrare.
Siete un'anima saggia e sensibile.
Bravissima!

Vi ringrazio, milady, per aver speso un po' del vostro tempo a leggere i miei scritti, e sono davvero lieta che vi siano piaciuti. :smile_lol:

Clio
13-04-2015, 17.38.44
Ci sono momenti in cui vorrei davvero essere in grado di disegnare, di rappresentare forme e colori che mi si parano davanti.
Ed oggi è proprio uno di quei momenti, ma ho a disposizione soltanto le parole.
Oggi la ricerca mi ha portato in questa cittá così vicina eppure così diversa dalla mia.
Questa città in cui, incredibilmente, tutto si ferma in pausa pranzo, e la mia brillante idea di prendere solo una focaccia a portar via, per ottimizzare i tempi in puro stile Miralese, improvvisamente non sembrava più così brillante.
È tutto chiuso: la copisteria dove rilegare la mia pila di fotocopie, la libreria in cui volevo curiosare, per non parlare della banca in cui volevo pagare una bolletta.
Però è una splendida giornata, quindi mi metto a camminare, guardandomi intorno affascinata: è una realtà diversa, ma ho sempre adorato questa città, mi ricorda un giorno lontano, che è stato come un raggio di luce in uno dei periodi più oscuri della mia adolescenza, una rilassante passeggiata completamente sola, un po' come oggi, solo che allora avrei dovuto essere a scuola.
Poi, d'un tratto, vedo comparire davanti a me un parco fiorito intorno all'imponente castello che tanto somiglia a quello della mia città, e mi fa sentire un po' a casa.
Decido di raggiungerlo, ed è allora che mi toglie il fiato.
La Primavera sembra esplosa in tutto il suo splendore, gli alberi rigoliosi di un verde acceso e brillante sono intervallati da arbusti fioriti bianchi e rosa che creano come un pergolato per riparare il sentiero dai raggi diretti del sole.
C'è un atmosfera magica e surreale, i prati sono praticamente bianchi perché cosparsi quasi interamente di margherite, le pratoline, che se ne stanno lì, serene, a stendere i petali al sole.
D'un tratto, un lontanissimo ricordo attraversa i miei pensieri, e quasi senza accorgermene cammino verso un punto preciso del parco.
Sono già stata qui....
Sorrido vedendo spuntare il parco giochi, (naturalmente anche quello chiuso per pausa pranzo!) e allora rivedo una bambina troppo grande per la sua età, in quel doloroso gioco chiamato "un fine settimana con la mamma e uno col papà".
Quanto mi arrabbiavo quando riuscivo a prendere il peluche che faceva vincere un giro gratis sul trenino ma la simpatica signora che gestiva il parco giochi diceva che non era valido perché ero troppo alta, e il mio papà ci litigava.
Però c'erano anche i tappeti elastici, che mi regalavano alcuni momenti liberi e spensierati.
Ma è ora di lasciare quei ricordi a volte dolci a volte tristi della mia infanzia lá dove devono stare, nell'angolo fiorito di un vecchio parco giochi, per ricominciare a camminare senza meta, finché non trovo un posto perfetto.
Un posto che sembra immerso in una quiete senza tempo.
Allora mi fermo, come non faccio mai, immersa nella mia musica, (che sembra sapere esattamente dove mi trovo dato che la riproduzione casuale continua a farmi ascoltare canzoni che spesso parlano di questa città), immobile e rilassata, ad ammirare la sagoma del castello incorniciata dai fiori, cercando inutilmente una parola per descrivere il colore del cielo, come un pittore che deve scegliere la migliore sfumatura di azzurro, mentre una brezza leggera rende sopportabile la calura primaverile, incurante del sole che mi batte sulle braccia libere dall'altissima protezione solare che di solito le avvolge (anche se so che domani mi dannerò se hanno osato prendere anche un minimo colorito).
Lo so, potrei (anzi dovrei) iniziare a studiare le quattrocento pagine che ho fotocopiato, controllare se non ci siano altri libri che possano servirmi in questa città, oppure semplicemente tornare a casa.
Eppure c'è talmente tanta pace in questo angolo fiorito, che mi rapisce dolcemente.
E improvvisamene tutto quello che voglio è scrivere.
Vorrei davvero saper dipingere il quadro davanti ai miei occhi, per mostrarvelo e condividere con voi tanta meraviglia, ma posso solo descriverlo.
E le parole non sembrano più poca cosa, perché oltre alle immagini contengono le emozioni che sono indissolubilmente legate ad esse.
In questo angolo fiorito intorno al castello, io penso a voi, al nostro bellissimo giardino, rendendomi conto che l'ho sempre immaginato così, baciato dal sole, o reso magico dagli enigmatici raggi della luna, imperniato dei colori e dei profumi dei molteplici e diversi fiori che lo popolano.
Così provo a giocare ad immaginare che lo sia davvero, che il castello sia quello di Camelot.
Riesco a scorgere tra i merli i soldati che fanno il giro di ronda pomeridiano, vedo le dame che passeggiano chiacchierando allegramente nel giardino, sento il suono di un'arpa che racconta melodie lontane.
Chissà...
Magari c'è una dama che sospira a quella finestra sulla torre, magari guarda proprio il giardino sperando di scorgere il suo amato alzare gli occhi a cercare i suoi attraverso l'austero vetro che la nasconde.
Lo cerco quasi con lo sguardo, sperando di vederlo compiere quel gesto, e donare così un sorriso alla sua dama.
Non so perché, ma la immagino mora, con grandi occhi verdi, i capelli raccolti in una treccia di lato, e un abito azzurro, stile impetro, mentre il suo amato lo vedo un po' scanzonato, con i capelli castano chiaro tagliati a caschetto ma spettinati, vestito di verde e bordeaux con uno di quei cappelli che si vedono nei film in costume.
Chissà, magari li incontrerò.
Magari dovrei dar loro un nome.
Un nome che li renda reali.
Ma poi vengo distratta da un rumore sordo, e mi volto di scatto: il ponte levatoio si è abbassato e una compagnia di cavalieri avanza spensierata verso la campagna, in cerca di Avventura, e gli zoccoli dei loro cavalli fanno tremare il suolo sotto i miei piedi, mentre le loro risate scanzonate mi strappano un sorriso, anche se non riesco ad immaginare il motivo che le abbia generate.
Che sia tra quei cavalieri l'innamorato della bella alla finestra?
No, lui non è un cavaliere, è più.. Un musico?
Sì, un musico, uno di quelli che vanno in giro col liuto a cantare canzoni d'amore nelle corti.
Chissà che serenata dedicherà alla sua bella senza nome.
Però non mi piace, deve pur avere un nome..
Alzo gli occhi su quella finestra dove la posso vedere sospirare e cerco di indovinare il suo nome.
Chiara? No.. Giulia? Nemmeno...
Marta? Ni...
Posso vedere il suo sorriso divertito ogni volta che la immagino con un nome diverso, che evidentemente non le si addice, un po' come Ariel col principe Eric, in quel cartone visto mille volte.
Adesso so che non potrò alzarmi da questa panchina senza aver indovinato il suo nome, perché so che senza quel nome, lei sarà persa per sempre.
Ne penso uno dietro l'altro, cercando di abbinarlo al suo viso
Lili... No, non basta... Liliana... No, troppo.. Ma ci stiamo avvicinando...
Allora... Ileana!
Ileana? Pare di sì... Sì è perfetto, e la bella dama annuisce.
Ed è buffo, perché non conosco nessuno con quel nome.
Nessuno fino ad ora.
E il suo amato?
Vediamo un po'... Ha l'aria scanzonata, un andatura non troppo sicura e uno sguardo profondo.
Marco? Giulio? Oreste? No...
Nemmeno Michele...
No, ha un nome tipo.... Bartolo...
Beh, si è girato a quel nome, quindi direi che è giusto.
Bartolo e Ileana: chissà che ne sarà di loro.
Ma mi piace pensare che riusciranno a realizzare i loro sogni.

Si è fatto tardi, volevo scrivere solo dei colori di questo giardino ma mi sono lasciata trascinare dall'atmosfera di questo luogo, dalle emozioni, dai ricordi, dalle storie nascoste dietro una finestra antica.
È ora di tornare nella mia città, ma portando con me i colori e il profumo di questo giardino fiorito che tanto somiglia a quello di Camelot.
Gli stessi che ora lascio qui, per voi...

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Clio
13-05-2015, 17.54.38
Il tempo è giunto.
Ho atteso e preparato questo momento per molto tempo.
Per lunghi ed interminabili mesi.
Mesi intensi, colmi di determinazione, sacrifici, allenamento, preparazione, lividi, fatica, fiato corto.
Io e te, insieme, giorno dopo giorno.
E più il momento si avvicinava, più saliva la tensione, l’emozione, la volontà.
Giorno dopo giorno spostavamo il nostro limite un po’ più in là.
Ora siamo qui, io e te, rosso e blu, specchio l’una dell’altra.
Io sono e sarò il rosso.
Ed è strano, o forse no.
Rosso come il fuoco sacro che Coelia Concordia per ultima custodì nel cuore dell’Urbe.
Quel fuoco che una mano empia spense sotto i suoi occhi.
Quel fuoco che generazioni di donne hanno dimenticato di dover custodire.
Quel fuoco che qualcuno crede estinto, ma che brucerà sempre in noi.
Quel fuoco che portavano in battaglia con fierezza le donne migliori, quelle che sono il mio esempio e la mia forza.
Quel fuoco che nulla mai spegnerà, finché ci saranno donne disposte a custodirlo.
Oggi custodire ed alimentare quel fuoco spetta a me.
E non solo per me stessa.
No, anche per quella bimba che gioca da sola, in un angolo del giardino della scuola, e sgrana i suoi occhietti azzurri appena mi vede.
Ha in mano un rametto, ma io so che per lei è una spada, so che sta vivendo un’avventura mozzafiato, che i suoi compagni non riescono a vedere, e la chiamano pazza.
Forse hanno ragione, piccola, forse sei pazza, ma tranquilla, che lo sono anch’io.
E fidati se ti dico che non vorrei essere diversa.
Come vorrei abbracciarti e dirti che i tuoi sogni si avvereranno, forse non nel modo in cui avevi immaginato, ma si avvereranno.
Ti renderò fiera e orgogliosa, te lo prometto.
Oggi io combatterò anche per te, perché se oggi sono un guerriero nel corpo oltre che nello spirito, lo devo a te.
A te che non hai mai ascoltato i commenti della gente, che non sei mai cambiata per essere come gli altri.
A te che la battaglia non ha reso meno donna, ma solo più forte.
Alle tue avventure solitarie nel cortile, alle tue spade di plastica, e a quelle da collezione.
E forse non è un caso che a quella collezione manchi proprio un gladio.
A quello, piccola, ci penso io.
Posso quasi vedere il tuo sorriso sugli spalti dell’anfiteatro, quel sorriso così ricco di emozioni nascoste, ma che si accende se partiamo per un’avventura.
Prendo un profondo respiro, già solo essere qui è da pelle d’oca.
Quante storie possono raccontare queste pietre?
Quanti combattimenti hanno visto, quante volte il rituale si è ripetuto sotto i loro occhi?
Chissà se credevano di poterlo vedere ancora.
Eppure noi siamo qui.
Ancora.
Tra poco tocca a noi.
Ci guardiamo, uno sguardo d’intesa, che racchiude tutte le emozioni che abbiamo condiviso in questi mesi.
È il momento.
Ci armiamo, sotto il sole che brucia e mi acceca, e i sassolini che si infilano prepotentemente nelle calighe.
È solo una dimostrazione, non un vero combattimento, annuncia l’arbitro.
Eppure per noi è molto più di questo.
Il vero combattimento sarà domani, certo, ma lui non ci ha mai visto combattere, e nemmeno i nostri fratelli che sono lì al nostro fianco.
E poi dobbiamo combattere anche per loro, le nostre sorelle che meriterebbero di essere qui con noi, e che non avranno occasione di combattere se noi falliremo.
Dunque combatteremo anche per loro.
Abbiamo un minuto, un minuto per dimostrare che non è stato uno sbaglio credere in noi, che siamo degne di queste armi che portiamo in mano.
E poi, vuoi mettere? Domani saremo in riva al mare, ma oggi siamo in anfiteatro.
E so che tu stai pensando la stessa cosa.
Sento il cuore accelerare, e d’improvviso attraverso le piccole fessure dell’elmo posso vederti, vedere il mio riflesso, mia sorella.
Poi il segnale, e tutto ha inizio.
Non conta più nulla, ci siamo solo io e te.
Forse un giorno riuscirò a percepire ciò che accade intorno a noi, ma la strada è ancora lunga.
E tutto dura fin troppo poco, riportandoci alla realtà.
Ma quando voltiamo lo sguardo verso i nostri fratelli e vediamo i loro volti accesi, sorridenti e fieri, capiamo di essere sulla strada giusta.
Chi aveva titubanze o timori, chi ci sottovalutava ha cambiato idea.
E noi ci guardiamo, ma ci basta un sorriso, e poi un lungo abbraccio.
La prova sarà domani, ma ora affrontiamo tutto ciò he viene prima con animo diverso, più leggero.
Passano le ore tra le risate dei fratelli, i discorsi profondi, il mare che non vedevo da anni, ma che fa parte del gioco.
Da quanto tempo non ero così spensierata, come mentre giochiamo con le onde?
Eppure mi manca qualcosa, manca lui, il nostro maestro.
Se penso che domani non sarà lì al nostro fianco, lui che ci ha preparato a questo momento con dedizione e pazienza, spingendoci otre i nostri limiti, insegnandoci a combattere i nostri demoni, lui che ci ha dato tutto, lui a cui dobbiamo tutto, se penso che non potrò cercare il suo sguardo dopo il combattimento, mi prende un morso alla gola talmente forte che non riesco a respirare.
Ma mi basta sentire la sua voce per tranquillizzarmi un po’.
Lui mi dice che sarà nel mio braccio.
Ma io so che non è così, so che sarà in ogni mossa, in ogni colpo, in ogni schivata, in ogni scudata, in ogni respiro.
Tutto quello che possiamo fare è renderlo fiero di noi.
La sera scivola via leggera e quieta.
E poi ancora sole, e sole, e sudore, e lividi, e piccoli combattimenti.
(Mentre io cerco disperatamente di riportare a casa la mia pelle candida come è partita. Sarà un’impresa).
Ma il momento si avvicina.
E alla fine, arriva.
Inesorabile.
Sento in lontananza l’arbitro che spiega come non ci fossero solo gli uomini a combattere, ma anche le donne, e ci chiama.
Sono impegnata ad ascoltare il mio respiro, ad invocare Ercole, perché sorga in me.
Stavolta non sarà un minuto, non sarà una prova, non sarà un allenamento.
Sarà tutto vero, ci porterà al limite, mentre ci guideremo l’un l’altra, in una simbiosi mistica e rituale che ora sembra la realtà.
Ci siamo.
Io e te, con le armi incrociate nel saluto che precede lo scontro, mi chiedo se tu riesca a vedere il mio sorriso.
E l’equilibrio di cui parlavano prima, possiamo quasi toccarlo con mano.
Un colpo, un altro, una scudata deviata, e poi un colpo evitato, un passo, un altro, il respiro corto, il braccio stanco, qualche colpo entra di striscio, qualcuno bene.
Ma andiamo avanti, ancora e ancora.
Finché l’arbitro non dichiara concluso il combattimento, e noi ci fermiamo, sfinite ma felici.
Come posso spiegare quanto unisca due persone un’esperienza del genere?
Come posso raccontare quanto ci leghino quei lividi, quel fiato corto, quelle botte?
Forse non posso,
Perché tutto è racchiuso nell’emozione di quegli istanti, nel nostro abbraccio.
La gente che non conosce queste cose pensa che si combatta l’uno contro l’altro, che si sia rivali.
No, non siamo rivali, siamo fratelli.
Noi combattiamo insieme, perché insieme dobbiamo uscirne vive e solo allora avremo vinto.

E solo ora comprendo appieno gli insegnamenti dei nostri maestri, che tanto hanno insistito su questo punto.
Ora siamo ancora più sorelle.
Dunque è finita, è andata, ce l’abbiamo fatta: forse è questo che pensiamo mentre, in silenzio, restiamo a contemplare incantate il sole che tramonta dietro l’anfiteatro, con la consapevolezza che da questo momento, nulla sarà più come prima.

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elisabeth
14-05-2015, 17.42.48
Ho letto il vostro scritto Lady Clio.......e l'ho fatto cercando di immaginarvi.....l'emozione e' molto viva in cio' che avete scritto........dentro di voi arde come fuoco vivo e da donna non posso che provarne un grande piacere..........

Clio
14-05-2015, 17.53.03
Vi ringrazio milady, ho voluto scrivere proprio per questo, perché quelle emozioni non scappino via, ma restino cristallizzate tra quelle parole, cosicché nemmeno il tempo possa sbiadirle.

elisabeth
14-05-2015, 17.59.25
Avete fatto bene......e' per questo che ancora oggi possiamo vivere l'emozioni di un tempo.......Vi ringrazio ancora Milady

Clio
14-05-2015, 18.00.43
Sono io che ringrazio voi, milady, per aver dedicato del tempo al mio scritto... :smile:

Clio
13-11-2015, 03.38.49
Alla fine è proprio vero.
Mi sono sempre chiesta come potesse esistere un solo ed unico abito.
Insomma, possibile?
Possibile che tra tutte queste meraviglie di tulle, organza, seta e chiffon ci sia solo un abito capace di emozionarmi e rendermi me stessa?
Un abito che appartenga a me?
Uno solo?
Ogni volta che entro in un atelier penso la stessa cosa.
Ed ogni volta una strana emozione mi pervade, guardandomi attorno.
Può un abito essere così importante?
Così importante da accompagnarci per tutta la vita, da farci sognare, innamorare, sentire noi stesse e uniche?
È solo un abito, dice qualcuno.
Forse ha ragione, forse no.
Perché in quei metri di stoffa sono racchiusi i nostri sogni, i nostri desideri più segreti, quelli che ci accompagnano nei momenti bui, quelli che ci fanno sorridere senza motivo nei giorni più impensati.
Ma alla fine è vero.
Lui esiste.
Ed è uno, uno e uno solo.
Come l’Amore.
Questo breve scritto parla di lui: il mio abito.

Ci sono vetrine in cui prima o poi tutte le donne lanciano uno sguardo, qualcuna distrattamente, qualcuna incuriosita, qualcun’altra sospirante.
Dunque nessuno si stupirà di vedere una giovane donna con una tracolla immensa e pesante passarci accanto.
Nessuno sospetterà che ha allungato apposta la strada per andare al lavoro dopo lezione pur di passarci davanti.
Nessuno sa quanto lei conosca bene quei vestiti.
A volte le piacciono, a volte proprio non li capisce.
La stessa ragazza che la sera, quando è troppo tardi per studiare, persino per scrivere, si rifugia nei suoi sogni.
Sogni fatti di seta bianca, tulle, organza e chiffon.
Più passano gli anni, più conosce gli abiti, più li studia, ne scopre di nuovi, sogna e fantastica.
Ogni tanto immagina il suo, e l’immagine cambia con gli anni.
E la domanda è sempre la stessa: come può esistere un solo abito?
Vuoi che tra tutte queste meraviglie non ci siano almeno sette/otto abiti tra cui essere indecisa?
Ma lei sa che alla fine sarà uno. Uno e uno solo, come sempre.
Infondo ha senso: un solo vestito, un solo uomo.
Passano gli anni, e quel passatempo leggero l’accompagna fedelmente.
Passano gli anni, le collezioni, ma lei continua a guardare.
Forse non dovrebbe, forse sta sognando troppo, magari quel giorno non arriverà e lei resterà delusa.
Ma lei sa che arriverà, e sa che sarà lui, fin dai primi mesi.
O peggio, magari arriverà e lei non potrà permetterselo, dovrà accontentarsi, magari qualcuno insisterà per regalarglielo e dovrà sottostare ai suoi limiti.
Ma lei sa che non rinuncerebbe mai al suo abito.
Ancora non sa come sarà, ma sa che le appartiene.
Un giorno d’inverno, nella calda cornice della sua amata casetta nel paesino tra le montagne che tanto ama, quell’anello rese tutto più vero, quelle parole li unirono per sempre, ma la ricerca era ancora lontana.
Prima bisognava trovare un lavoro, una casa, una volta trovati quel giorno sembrò più vicino, ma poi la vita ci mise del suo e tutto cambiò, tutto divenne più difficile.
Ma l'Amore, quello era rimasto intatto e anzi, la quotidianità l'aveva reso più forte, indistruttibile.
E quando c’è l’Amore, tutto si può.
Alla fine, inaspettatamente, quando ormai sembrava che il mondo si fosse impuntato per mettere i bastoni tra le ruote al loro sogno, tutto prese forma.
Si guardarono e decisero che no, non avrebbero rimandato.
Anche con pochi soldi sarebbero andati avanti.
E quegli stipendi arretrati che ormai non aspettava più arrivarono proprio al momento giusto, a concretizzare questa determinazione.
Ora lei sorride, quasi non ci crede, ora sa che potrà permetterselo, che potrà guardare con fierezza la commessa dicendo che: sì, lo pagherà da sola.
Sa di essere pronta a rinunciare a tutto ma non a lui, per quanto possa sembrare frivolo.
E la soddisfazione che siano soldi suoi la rende ancora più felice.
Così la ricerca parte, e finalmente varca quella soglia, e molte altre dopo di quella.
Li indossa l’uno dopo l’altro, abiti diversi l’uno dall’altro, abiti unici, bellissimi.
Abiti capaci di rendere ogni donna una principessa.
Una bambolina dai boccoli d’oro.
Già, peccato che lei non lo sia.
E lo capisce solo nel momento in cui lo indossa.
Quell’abito è speciale, quell’abito la rende bellissima, unica.
Quell’abito la rende lei stessa, inequivocabilmente.
E lo vede negli occhi dei tre specchi che ha portato con sè, le amiche più care.
Gli occhi lucidi di Azelle, la pelle d’oca di Estea, e il fiato sospeso della sorella di storia.
E non può che immaginarsi specchiata negli occhi di lui.
Tuttavia non si accontenta, aspetta, continua a girare atelier dopo atelier, ha atteso per anni questo momento e ora vuole assaporarlo fino in fondo, perché non tornerà.
E poi è un modo per passare del tempo con le amiche più fidate, quelle che condivideranno con lei i preparativi e saranno i suoi angeli custodi quel giorno.
Ha così modo di visitare gli atelier più belli che la sua città le offre, e non solo, alcuni la portano lontano, fin quasi sulle rive del lago dove si coronerà il suo sogno d’Amore.
L’ultimo è davvero da togliere il fiato.
Centinaia di abiti di alta moda delle collezioni passate, ad un prezzo talmente basso da farla addirittura risparmiare, lì per un momento vacilla.
Possibile che tra tutti quelli non ce ne sia uno in grado di battere il “suo” abito?
Ne individua una decina e li prova, uno dopo l’altro.
Sono bellissimi, raffinati, particolari… ma hanno tutti qualcosa che non va.
A volte il colore, a volte un dettaglio, un tessuto, oppure una sensazione.
Niente.
Tra tutte quelle meraviglie non c’è niente per lei.
Allora capisce, capisce che non ci sarà mai un abito in grado di battere il “suo”.
Perché è suo.
Ma infondo al cuore l’ha sempre saputo.
Fin da quando l'ha intravisto tra gli altri e ha deciso di provarlo, ed è buffo che tra tutti gli abiti che ha scelto quel giorno ricordi solo lo sguardo scambiato col suo.
Allora chiama, tra l’euforia genuina delle amiche vere e lo ferma.
E quando lo indossa ancora una volta non ha più dubbi, se mai li ha avuti.
Esiste un solo ed unico abito per ogni donna.
Quello è il suo.
L’ha trovato, o forse lui ha trovato lei.

Taliesin
14-11-2015, 10.42.21
Giovane Clio...
Come sempre i vostri riflessi di follia si distendono placidi e raminghi sul desolante tappeto di foglie ingiallite disseminate nelle imbiancate sepolcrali vie di questa città virtuale, dove decadenza e corruzione sovrastano l'ideale supremo che ebbe nel crearla un re fanciullo e un apprendista stregone. La bellezza di quelle stoffe ed il magico abbraccio di colei che seppe con magnificienza indossarle, mi ha portato alla mente piacevolissimi riflessi di gioventù, difronte a quell'eterno Battistero che mi ha visto ragazzo ed uomo, quando la lentezza del contemplare una vetrina era l'essenza di un pomeriggio di festa ed il cigloio di carrozze sbuffanti di criniere dorate, dipingevano un'estate senza file...
Grazie per quelle emozioni, Giovane Clio...

Taliesin, il Bardo

Clio
16-11-2015, 01.19.55
Sono io che ringrazio voi, nobile bardo, per aver prestato attenzione a questo mio scritto.
Se poi esso è riuscito a suscitarvi emozioni, allora ne sono assolutamente felice.

Clio
29-04-2016, 02.41.41
Da piccola amavo scrivere dei brevissimi racconti che chiamavo "Attimi", descrivevano un istante, appunto, o pochissimi momenti.
Come un quadro animato, quegli attimi fermavano tempo e spazio per raccontare una storia.
Una storia breve, eppure colma di significato.
Questo breve scritto, me li ricorda tanto.


Non seppe mai perché, in principio, il suo sguardo si fosse posato su di lei.
Il bosco era quieto e popolato dalle più fatate creature, così non aveva prestato troppa attenzione a lui.
Di tanto in tanto alzava lo sguardo, solitamente per scuotere silenziosamente la testa, disapprovando qualche suo comportamento.
Non gli dava poi così tanta importanza, e il cacciatore non sembrava interessato.
Chi avrebbe dato la caccia ad una fiera come lei?
Il bosco offriva prede più docili e facili da catturare.
Così si sentiva sicura.
Forse fu quella sicurezza a far sì che non lo vedesse arrivare.
Alzò lo sguardo su di lui, stupendosi di trovarlo lì.
Vicino.. troppo vicino.
Allora si rese conto che la caccia era cominciata ancor prima che lei se ne accorgesse.
Così iniziò a scappare, zigzagando tra i verdi alberi di quel bosco incantato.
E riuscì a stargli lontano, riuscì a resistere per un bel po'.
Ma non era che un'illusione.
Lui cadde, convinto di acciuffarla, ma per tutta risposta lei lo colpì, scappando ancora più lontano.
Correva, sempre più lontano, con una forza che non sentiva di avere.
Sapeva che era a terra, sapeva che gli sarebbe servito tempo per rialzarsi, e questo le avrebbe dato un vantaggio.
Ma inaspettatamente, si ritrovarono faccia a faccia.
Ora lei non poteva più scappare.
Il cacciatore la prese in braccio, e senza dir niente la portò con sé.
Tutto ciò che accade dopo aveva dell'inspiegabile.
Insieme visitarono posti unici e magici, mondi lontani e vicini, regni e isole incantate.
E quella stretta divenne per lei quasi una necessità, tanto che quando allentava la presa lei temeva quasi volesse lasciarla andare.
Ora che avrebbe fatto se fosse tornata in libertà?
Ma poi lui sistemava la presa, che tornava salda, e lei si sentiva più sicura e nascondeva un sorriso.
Ogni tanto lui inciampava del sentiero arduo e dissestato, facendole male.
A volte forse involontariamente, a volte si chiedeva se non lo facesse apposta.
E il viaggio continuava.
La fiera sapeva quale fosse il suo destino.
Avrebbe dovuto temerlo, ma pian piano si accorse di bramarlo.
Quel banchetto che li avrebbe uniti indissolubilmente.
Eppure lui sembrava evitarlo, quasi che quel viaggio infinito fosse un modo per prolungare la caccia.
Come se dovesse ricominciare sempre daccapo, come se la fiera catturata fosse ancora da catturare.
Lei si chiedeva perché, ma non era certo lei a dover decidere.
Così , avvolta in quella dolce prigionia, seguì il suo cacciatore in ogni avventura.
Ma un giorno qualcosa cambiò.
Cambiò senza che lei se ne accorgesse, perché apparentemente lui non era cambiato.
Ma poi lei lo vide.
Il suo sguardo.
Il suo sguardo su quelle prede facili e docili che aveva snobbato fino a poco prima.
Ogni tanto lei vedeva il suo sguardo, ma lui passava oltre e lei si sentiva al sicuro.
Ma stavolta fu diverso, lui si avvicinò.
Forse credeva di poter portare due prede contemporaneamente?
Forse lei non era un pasto abbastanza succulento?
Dopotutto continuava ad allungare il percorso, a prendere strade diverse pur di non arrivare a quel banchetto che li attendeva.
Quando lei capì che stava davvero partendo per una caccia pur tenendola stretta da docile preda tornò ad essere la pericolosa fiera che lui aveva catturato tempo addietro.
Si dimenò, lo colpì meno forte di quanto avrebbe voluto, e scappò.
Corse, corse a perdifiato per cercare di lasciarsi alle spalle quel dolore.
Come poteva essere possibile?
Come preferire la cattività alla libertà?
Sarebbe scappata, si diceva, sarebbe andata lontano, così lontano che lui non l'avrebbe più vista.
Solo dopo molto tempo si fermò, voltandosi indietro.
Perché si rese conto che non sarebbe riuscita a scappare, a stargli lontano.
Si voltò e vide che aveva raggiunto quella preda, e non solo.
Le parve di morire.
Così lo osservò, nascosta dall'ombra della vegetazione.
L'avrebbe portata con sé?
Le avrebbe concesso quello che aveva così tanto a lungo negato a lei?
Osservò e attese, con i nervi pronti a scattare, per scappare, per azzannare se necessario.
Poi lo vide lasciare quella docile preda e chinarsi a terra, a sondare il terreno.
Tracce, l'abile cacciatore cercava tracce della sua fiera perduta.
Le sue tracce.
La fiera attese, poi si mostrò, illudendo il cacciatore che fosse tornato tutto come prima.
I due si scambiarono un lungo sguardo.
Un intenso e unico momento come estrapolato dal mondo intero.
Ma quando lui mosse un passo verso di lei, la fiera gli voltò le spalle e iniziò a correre.
La caccia era ricominciata.
Più intensa e più appassionata della prima, perché consapevole e calcolata.
La fiera correva, ingannando, provocando e seminando il suo cacciatore, per poi farlo avvicinare, e allontanarsi ancora.
Non perché non desiderasse tornare ad essere la sua preda, ma perché voleva che questa volta nulla lo distraesse.
Poteva desistere in qualunque momento, se fosse arrivato in fondo, allora nient'altro avrebbe avuto importanza.
Nemmeno quella sosta dolorosa nella foresta.
Infondo lei sapeva che ci sarebbe riuscito, che avrebbe resistito, lo sapeva fin dal momento in cui l'aveva visto chinarsi a terra e cercare le sue tracce.
Ma questo non significava che gli avrebbe reso le cose facili.
Al contrario, avrebbe venduto cara la pelle.
Forse nella speranza che una volta presa nuovamente, il cacciatore non la lasci più andare, e le doni quel banchetto che li renderà immortali.

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/b/b8/Jan_Wyck_-_Hunting_Scene_-_WGA25917.jpg

Guisgard
30-04-2016, 18.51.18
Bella ed appassionante quest'infinata caccia.
Questo rincorrersi, perdersi e ritrovarsi.
Questo gioco fatto di paura, fuga e lotta.
Preda e cacciatore.
Un gioco antico come il mondo.
Un'alchimia primordiale ed eterna.
Forse, chissà, solo quel cacciatore è capace di rincorrere e catturare quella preda.
Come un'avventura esclusiva, predestinata, privilegiata.

Clio
22-09-2016, 05.15.23
Poi ci sono quelle scene che ti compaiono in un lampo, che diventano vere prima ancora che tu te ne renda conto.
Emozioni fatte parole, sensazioni che prendono vita, che formano un volto, a volte, persino un piccolo racconto.

Il caldo sole del meriggio trapelava dalla finestra lievemente aperta, e un leggero profumo di lavanda riempiva la piccola e disordinata stanza.
Abiti di ogni genere, bizzarri e stravaganti, erano sparsi qua e là, ma sul piccolo tavolino una tovaglia ricamata cercava di dare una parvenza di ordine e raffinatezza.
La ragazza mora però non sembrava badarci, sedeva su un piccolo sgabello, guardandosi intorno son i suoi vivaci occhi verdi.
“E con lui come va?” chiese, ammiccando alla bionda e indaffarata padrona di casa, che correva avanti e indietro per la stanza, cercando non si sa cosa.
“Bene!” esclamò, sedendosi con un gran tonfo e un sospiro di sollievo.
Se il sospiro fosse per la consapevolezza che quella risposta le dava, o perchè finalmente era riuscita a sedersi un attimo, non è dato saperlo.
“Vuoi del tè?” chiese, con uno strano e nuovo sorriso.
La smorfia dell'amica le fece subito cambiare strategia.
“Ho della birra in frigo...” rise appena.
“Weiss?”
“Naturalmente...” facendole l'occhiolino e dirigendosi verso il frigorifero poco distante, tappezzato di fogliettini e calamite, per poi stappare le due Franziskaner e servirle nell'apposito bicchiere.
“Che servizio..” fischiò.
“Tè vist?” rise l'altra, tornando a sedersi.
I bicchieri tintinnarono tra loro, e un lungo sorso dissetò le due ragazze.
“Allora va bene, eh..” incalzò la mora.
“Sì..” sorridendo l'altra “..è cambiato..” continuò, ad un'occhiata eloquente dell'amica.
“Tesoro quelli come lui non cambiano mai..” scuotendo la testa.
“No, sul serio..” contunuò la bionda, fissando un punto indefinito sul muro di fronte a loro “Abbiamo parlato di quanto sia unico e speciale tutto questo e... mi ha detto che, insomma, non l'aveva presa seriamente all'inizio e non pensava che io ci restassi male se...”.
“Se faceva la corte a un'altra?” la interruppe l'amica, spazientita “Vabbè ma bisogna essere tonti per non arrivarci!” facendo rimbalzare pesantemente il boccale di birra sul tavolo “Sveglia, gioia, ti ha tradito!” alzando gli occhi al cielo.
Lei abbassò lo sguardo, rabbuiato come sempre quando si toccava quell'argomento.
L'aveva perdonato sì, ma voleva solo dimenticare.
“Ha detto che non credeva mi scocciasse..” sussurrò, quasi vergognandosi di trovargli delle attenuanti.
L'amica sospirò.
“Tesoro tu non eri scocciata...” cercando lo sguardo di lei “Eri conciata da buttar via in quel periodo... non facevi che piangere, dai, eravamo al cinema insieme, hai fatto preoccupare tutti... vale davvero la pena farsi trattare così?” accarezzandole dolcemente i capelli chiari “Come puoi permetterglielo?”.
"Era solo un bacio.." mormorò pianissimo, con gli occhi bassi.
"Anche un bacio è un tradimento, bella mia.." sospirando l'altra.
Lei non rispose.
Poi sbuffò “Io l'avrei mandato al diavolo, altrochè..” scuotendo la testa.
“E' cambiato..” sussurrò di nuovo, l'altra.
“Ma per favore!” scettica, l'amica.
“Mi ha chiesto scusa..” con un po' più di convinzione.
“Alla buon ora!” esclamò la mora, battendo il pugno sul tavolo.
Ma poi, nel vedere l'espressione dell'amica, anche il suo viso si distese, diventando più dolce.
“E tu gli credi?” con aria inquisitoria.
“Sì..” annuì l'altra “Stavolta è diverso..” sospirò.
“Perchè?”
“Non lo so perchè...” sospirò di nuovo “Ma lo sento.. sento che è tutto diverso.. sono mesi che non fa niente che possa rimproverargli, anzi..”.
Anche l'amica sospirò, più per rassegnazione che per altro.
“Come sai che non ricapiterà? Che non ti farà del male di nuovo?”
“E' qui, no?” alzando le spalle “E' tornato da me..” sorrise, finalmente “..chissà, forse rischiare di perdermi gli ha fatto capire che non ne valeva la pena, che io ero importante..”.
“Bah..” dubbiosa l'amica, buttando giù l'ultimo sorso di birra.
D'un tratto, la porta si aprì, inondando il salotto con i potenti raggi del sole.
“Ehi, Angelo..” una voce maschile annunciò il suo ingresso in scena “Sei pronta?” facendo capolino nella stanza.
“Ehi..” esclamò di rimando la padrona di casa “Non si bussa più?” divertita “Metti che mi stavo vestendo?”.
Lui non rispose, limitandosi a fissarla con un sorriso sornione.
L'altra ragazza si alzò “Ti lascio preparare allora..”.
“Ci vediamo dopo..” disse la bionda, alzandosi per abbracciare l'amica.
Rimasti soli, lui le si avvicinò.
“Va tutto bene?” gli chiese, mentre lei sfuggiva al suo sguardo per prepararsi.
“Sì, certo..” distrattamente lei.
“Sicura?” avvicinandosi di più, lui, tanto che quando la ragazza si voltò, lo trovò vicinissimo a lei.
Allora si arrese, e sospirò, allungando una mano a cercare il suo viso, in una carezza leggera.
“Mi hai fatto tanto male, lo sai?” sussurrò, con lo sguardo ancora velato di quel dolore, e un leggero sorriso triste.
Lui non rispose, limitandosi a fissarla negli occhi.
Quanto odiava lei quando faceva così, quel suo non rispondere, quel suo silenzio.
“Sono qui..” disse infine, prendendo le mani di lei nelle sue “Tu sei qui... non credi che questo basti a chiarire ogni cosa?” fissandola.
Lei sospirò, un sospiro intenso e liberatorio.
“Sì..” sussurrò dolcemente, con un leggero sorriso “Hai ragione”.
Allora lui sorrise a sua volta, e la abbracciò dolcemente “Non vorrei mai farti star male, lo sai” sussurrò infine.

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Hastatus77
30-09-2016, 14.38.09
Posso avere anch'io una Weiss?

Sempre belli i tuoi scritti. :D

Clio
01-10-2016, 01.47.49
Naturalmente, milord!
Potrei mai rifiutavi una sontuosa birra fresca? ;)

Grazie dei complimenti :smile_lol:

Guisgard
04-10-2016, 17.29.10
Lady Clio, ben sapete che adoro la vostra scrittura e da sempre mi attirano questi vostri riflessi di vita o di sogno.
Che appartengano all'una o all'altro, resta però intatta la magia con cui sapete raccontarli e soprattutto animarli, al punto da farli sembrare veri, reali.
E forse mi piace credere che un po' lo siano davvero :smile:

Clio
04-10-2016, 18.51.17
Esistono momenti in cui il confine tra il sogno e la vita sono così labili, che si fatica a comprendere cosa appartenga all'uno o all'altro.
E avete ragione, veri lo sono davvero.

Guisgard
04-10-2016, 20.55.35
Allora non smettete di sognare, milady.
Non fatelo e forse quei sogni i realizzeranno.
E le promesse, che vi sono state fatte in questa bella storia che ci avete narrato, saranno mantenute :smile:

Clio
03-02-2017, 17.16.23
Cosa c’è di più fuggevole dell’attimo? Forse l’istante.
Ecco cos’è questo piccolo scritto.
Un istante vivido e chiaro.

Vi fu un tempo, in cui due esistevano anime unite eppure eternamente divise.
Condannate a celare il loro volto l’uno all’altra dietro maschere sempre nuove quando la notte lasciava spazio al giorno.
Ma quando calava la notte, il tempo si fermava, ed il buio rendeva superflua la maschera.
La notte era il loro vero mondo, mentre tutto il resto poteva aspettare fuori da quella stanza senza tempo.
Quella stanza in cui prendevano vita i sogni, in cui parlavano di mille cose, fantasticavano su storie sempre nuove, immaginavano luoghi, persone, avventure da vivere insieme, bisticciavano come una vecchia coppia brontolona, ridevano spensierati.
Notte dopo notte, sempre avvolti in quel buio a cui ormai erano abituati.
Notti di poesia, di racconti, di storie infinite.
Notti di sogni, di sfuriate, di dubbi dissolti, di sorrisi celati.
Notti ormai diventate parte di loro.
Notti buie ma illuminate dalle infinite parole che brillavano come stelle proibite.
Notti infinite che si susseguivano come fossero un rituale a cui nessuno dei due sapeva rinunciare.
E ad ogni notte che passava, le due anime erano più vicine, più complici, più intime.. senza mai potersi vedere, senza sfiorarsi mai.
Eppure sembravano non badarci, immersi in quella loro realtà che poteva aver senso solo per loro e apparire assurda al mondo intero.
Ma in verità, non si curavano molto di quello che accadeva all’infuori del loro mondo.
Un mondo in cui solo pochi potevano accedere.
Pochi privilegiati.
E loro lo erano, privilegiati, a vivere in quel buio che ormai era diventato speciale.
Ormai si muovevano con disinvoltura, e sembravano non badarci.
Durante il giorno poi, le maschere che indossavano li facevano vivere storie sempre nuove.
Ma c’era sempre qualcosa a nasconderli: il buio o la maschera.
Poi, arrivò quel giorno.
Un giorno come un altro all’apparenza.
Un giorno preceduto da una lunga notte.
L’alba stava per fare capolino, e i due si separarono per indossare le rispettive maschere.
Ma stavano ancora parlando, e continuarono a farlo, anche se lontani.
Finché non accadde qualcosa.
Un rumore.
Un rumore sordo di qualcosa che cadeva a terra.
Allora lei si mosse per raccoglierlo, distrattamente, mentre continuava a parlare.
Raccolse l’oggetto misterioso, senza guardarlo davvero.
Si accorse di avere tra le mani la sua maschera, solo quando rialzò lo sguardo e lo trovò lì davanti a lei.
Dapprima sorrise, senza rendersi conto di ciò che stava accadendo, poi sbiancò.
In quel momento realizzò che lei stessa non aveva ancora indossato la maschera.
Erano lì l’uno di fronte all’altra.
Senza maschera.
Alla luce.
Nessuno dei due parlò, nessuno si mosse.
Come se il tempo si fosse fermato.
Soltanto i loro respiri riempivano l'aria di quella stanza che ormai non era più buia.
Restarono così, immobili, quasi paralizzati, mentre la luce del nuovo giorno illuminava piano i loro volti, che ora né il buio né la maschera celavano alla vista dell’altro.

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Lady Gwen
03-02-2017, 17.34.43
Milady, un racconto superbo, prezioso, prezioso come il momento in cui due volti si scontrano, metafore di due anime che si mettono a nudo l'una di fronte all'altra, senza remore, senza muri, senza incertezze, nella loro semplicità senza filtri e nel loro candore.
Complimenti, lady Clio :smile_wub:

Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk

Clio
03-02-2017, 17.50.23
Milady, un racconto superbo, prezioso, prezioso come il momento in cui due volti si scontrano, metafore di due anime che si mettono a nudo l'una di fronte all'altra, senza remore, senza muri, senza incertezze, nella loro semplicità senza filtri e nel loro candore.
Complimenti, lady Clio :smile_wub:

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Vi ringrazio, mia cara, per aver letto e apprezzato questo scritto, ed averne colto il senso più profondo.
Sì, è stato un momento sicuramente prezioso. ;)

Clio
21-03-2017, 01.25.13
Ci sono luoghi speciali, nascosti per la città.
Luoghi magici, capaci di custodire sogni, ricordi, storie, personaggi e avventure.
Luoghi fatti di profumo di carta, storie nascoste, silenzio e pace.
Le Biblioteche.
Per una bambina, quello era il paese dei balocchi.
Posso quasi vederla, mentre gira con naso all’insù tra gli scaffali.
Forse sa a malapena leggere, ma guarda tutti quei libri con adorazione e meraviglia.
Vuole crescere, vuole essere grande e poterli leggere tutti.
Non solo quelli per bambini, con le figure e la scritta grande.
Le piacciono quelli dei grandi, quelli che guarda la nonna, che la accompagna tutti i giorni.
Questo è il suo regno, il suo mondo.
Qui tutto è diverso, più bello, più avventuroso, più magico.
In quei libri ci sono storie che le entrano dentro e diventano parte di lei, storie che si schiudevano per lei, come scrigni preziosi che custodivano segreti senza nome.
I libri sono i suoi amici più cari.
Quanto è bella la sua meraviglia, all’idea che possono tornare a casa con lei, senza chiedermi niente in cambio, se non l’impegno di riportarli a casa, una volta finiti.
La biblioteca le piace decisamente di più della libreria, o dell’edicola al centro commericiale.
Qui può scegliere quello che vuole, anche il libro più bello.
Non deve chiedere il permesso ai grandi.
I grandi non capiscono.
I grandi pensano solo ai soldi.
Ma qui no.
Qui esistono solo lei, e la sua voglia di leggere quelle storie.
Non esistavano “No, non puoi comprarlo”, “Non ci sono soldi”, “Fattelo comprare da tua madre/padre”.
I problemi, i litigi, l’ossessione monetaria dei grandi lì non esistevano.
Era un mondo soltanto suo, di cui si sentiva la regina.
Universi sempre nuovi si aprivano per lei.
E lei, di rimando, portava quei mondi nei suoi giochi.
Attraversando il confine delle pagine, per immergersi nelle avventure che prendevano vita dalle parole.
Ora era un regno fatato a dover essere salvato, domani un mistero che andava risolto, oppure ancora un amore immortale.
Non c’erano limiti alla fantasia.
In quel mondo non esistevano tutti i problemi della vita vera.
In quel mondo era bambina, ma anche molto di più.
Una regina, un cavaliere, un pirata, un paladino, un investigatore privato.
Il mondo era improvvisamente diventato più grande, più bello, più avventuroso.
E quando la lettura non bastò più, la scrittura venne in aiuto.
Così, semplici parole diedero vita a infinite avventure, anno dopo anno, cambiamento dopo cambiamento.
Era sempre lì, pronta ad ascoltare un’emozione, a custodire un momento, a far sbocciare un’idea.
A fare quello che la scrittura sa fare meglio: rendere qualcosa immortale, sia esso un Amore, un ricordo, una storia, un momento, persino una sensazione.
E se è vero che il tempo passa, portandosi con sé molte cose, è anche vero che quello che più ci appartiene ce lo portiamo dietro, anno dopo anno.
Quella bambina cresce, sogna, studia, ama, soffre.
Ma i libri sono lì, a ricordarle che il mondo è più grande di quello che sembra.
Che il mondo in cui vive è uno, ma ne esistono milioni di altri in cui sono nascoste avventure senza pari che aspettano solo lei.
Le biblioteche sono sempre lì, a ricordarle tutto quello.
Ma col passare del tempo, tutto cambia.
Le storie lasciano il posto alla Storia, i romanzi ai trattati, la lettura allo studio.
Ci sono giorni, poi, in cui il tempo non basta.
Momenti in cui le ore e ore passate sui libri non servono a nulla.
Ne servono altre.
Ma come?
Come rubare qualche ora in più per preparare quel compito in classe?
Quando tutto era buio e confuso, la soluzione era una.
Rubarlo alla scuola.
Ma serviva un posto sicuro, un posto segreto, solo per lei.
Un posto in cui potersi rintanare senza paura, e immergersi nei libri.
Quel luogo esiste, ed è un’antica cascina ai margini della città, trasformata in biblioteca.
Un’oasi di pace, tranquillità, un luogo che sembra fuori dal mondo.
Più volte scende alla fermata sbagliata, prende l’autobus e la raggiunge.
Più volte si nasconde tra le sue mura, per rincorrere quell’obiettivo che sembra allontnarsi sempre di più.
E quando l’incubo finisce, quando esce trionfante dall’inferno, porta con sé il ricordo di quel luogo.
Lo porta nel cuore, insieme a quelle mattine rubate, a quella tranquillità agognata.
Ora tutto è diverso.
Ora ha biblioteche diverse a disposizione.
Non sono né quella della sua infanzia, né quella della sua adolescenza.
Sono bellissime, austere, nobili, ricche di storia.
E, com’era prevedibile, se ne innamora.
Anche se ora il tempo passato sui libri acquista un sapore diverso, la costante inadeguatezza viene spazzata via dai successi e riconoscimenti, dalla passione smisurata per i suoi studi, che cresce ogni giorno di più.
Mentre il mondo intorno a lei crolla, nulla le appare più prezioso di antiche civiltà, guerre dimenticate, storie nascoste, documenti incompiuti.
Cose inutili per l’uomo moderno, fantasma consumista, ma non le importa.
Gli umanisti, infondo, sono gli ultimi ribelli di questo mondo decadente e ignaro.
Anno dopo anno, questa convinzione non l’abbandona.
Anche se il mondo fa di tutto per ricordarle che non serve, che non ha bisogno di lei, continua ad andare avanti.
Perché quando tocca con mano qualcosa che il resto del mondo ha letto solo sui libri di storia, si sente incredibilmente privilegiata.
Allora non molla, e va avanti, anche se la vita ci mette del suo.
E la vita a volte fa dei piccoli regali, piccole combinazioni di eventi, che ti fanno nascere un sorriso sul viso.
Come quello che oggi l’ha riportata, dopo anni, in quella cascina lontana.
E tutto sembra immutato, come allora.
Da quanto tempo non entra in una biblioteca così?
Una biblioteca meno austera di quelle a cui è abituata, una biblioteca fatta di narrativa più che di alta sapienza accademica.
Una biblioteca colorata, silenziosa, fatta di vecchiette che leggono sulle poltrone, qualche universitario ai tavoli, e signori che leggono il giornale.
Dovrebbe studiare, e lo sa.
C’è una casetta in quella città lontana, che aspetta solo lei.
Aspetta le sue cure, le sue attenzioni, come una pianta da coltivare con Amore.
Ma la sua testa, oggi, non ha nessuna intenzione di collaborare.
Allora si ritrova a passeggiare tra gli scaffali, mentre i ricordi di bambina riaffiorano piano piano.
Ancora una volta si stupisce, rapita, di quanta magia si sprigioni in quelle stanze.
Il profumo di un libro sfogliato mille volte, si fonda con quelli di pagine nuove, pronte per donare emozioni al primo lettore che vorrà custodirlo.
Titoli sconosciuti, autori noti, pagine e pagine di storie che vorrebbe rubare e portare con sé.
Vorrebbe chiudersi lì dentro e immergersi in quelle storie, ancora e ancora, come quando era bambina.
Il tempo di ferma, mentre passeggia, leggendo titoli, autori, pezzi di frasi, poesie.
Ogni tanto un libro la colpisce, lo apre, ne assapora il profumo, ne legge un po’, e poi lo rimette via.
Ogni tanto trova dei vecchi amici, libri che ha già letto, che ora hanno per lei un’anima, una voce indistinta tra gli altri.
Li accarezza piano, dolcemente, come un gesto di saluto e di ringraziamento per le emozioni che le hanno donato.
Poi continua quella lenta, rilassante e intensa passeggiata tra avventura, amore, azione, biografie, trhriller, mondi fantastici, racconti rubati alla Storia.
La verità è che infondo sogna ancora di trovare il libro perfetto.
Quello che già dalla copertina capisci che ti piacerà, che la trama riassunta sul retro è capace, da sola, di farti sognare, e che una frase letta aprendolo a caso ti faccia improvvisamente incollare al testo, rendendotelo assolutamente necessario.
Ma è una speranza strana, la sua.
Una speranza che nasconde il desiderio che infondo quel libro resti nascosto ancora un po’.
Sa che non potrà leggerlo.
Non adesso.
Sa che si immergesse nella lettura di un romanzo ora, tutto il resto perderebbe di importanza.
E quei trattati, quelle fonti, quei resoconti, quelle monografie che la aspettano, aspetterebbero parecchio.
Non può permetterselo, la lettura è un lusso ora come ora.
Ma verrà il giorno.
Verrà il giorno in cui tutto sarà compiuto.
In cui le fatiche saranno ripagate, in cui ogni cosa troverà il suo posto, e la vetta sarà lì ad aspettarla.
Allora sì, che potrà immergersi di nuovo in mille e mille storie sempre nuove.
Almeno finchè una nuova salita non comincerà.
Ma per ora è bello sognare quel giorno.

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Clio
25-11-2017, 22.34.38
Stretti, nella fioca luce dell'alba, restavano in silenzio a contemplare quell'attimo fatto di eternità, dopo la notte d'amore che li aveva uniti.
Le mani si rincorrevano l'un l'altra, si accarezzavano, si stringevano, come se parlassero un linguaggio tutto loro, un linguaggio che nemmeno agli occhi e alle labbra era dato conoscere, ma soltanto al cuore.
D'un tratto lei alzò lo sguardo e lo trovò lì a guardarla, quegli occhi così belli, intensi e luminosi che la fissavano, allora si sporse verso di lui per baciarlo piano, una lieve carezza tra quelle labbra così soffici, che aumentò di intensità nel tempo di un battito accelerato.
"Non voglio partire..." sussurrò poi lei, sulle sue labbra.
Lui la strinse forte a sé senza dire niente.
"Abbiamo ancora tempo, non pensarci adesso..."
Ma gli occhi di lei, ormai, erano velati di malinconia, e si aggrappava a quell'abbraccio come se volesse scolpire nel cuore ogni sensazione, ogni emozione preziosa di quei momenti passati insieme.
"Sì.." sussurrò soltanto, cercando di scacciare l'inquietudine della partenza ormai prossima.
Restarono così, a godersi ogni istante che il tempo imperioso e implacabile concedeva loro, ogni attimo, minuto, ora diventavano preziosi ed unici.
Il sole che filtrava fuori dalla finestra divenne sempre più imponente, splendente ed immenso, finché non giunse all'apice del cielo, per poi iniziare lentamente la sua discesa verso il tramonto.
Il meriggio ormai era alle porte e loro erano ancora insieme, solo loro lontano dal mondo.
"Portami via..." sussurrò lei.
"Sì.." stringendola lui "Ti porterò via con me, lontano, dove nessuno potrà trovarti..."
Lei si crogiolò in quell'abbraccio, e in quel bellissimo sogno, baciandolo ancora, e ancora, e ancora, come se quei baci avessero il potere di fermare il tempo e di rallentare all'infinito quel treno che l'avrebbe portata via, lontano.
D'un tratto guardò l'ora, con occhi vuoti e inespressivi.
"Le 14.45.." sussurrò.
"È ora di andare..." continuando ad accarezzarla lui.
Lei annuì, ma non si mosse... "un istante, un istante ancora.." continuava a ripetere a sè stessa.
Poi, all'improvviso, trasalì, scattando seduta con un movimento brusco e repentino.
"Le 14.45!!" esclamò.
"Sì.." guardandola vagamente preoccupato "Perché?".
"Il treno!" con gli occhi sgranati lei "Il treno... parte alle 14.45! Adesso.."
"Ma avevi detto.."
"Lo so, lo so... ma è così, ora mi ricordo, è adesso!!!" preoccupata "L'ho perso.." in un filo di voce.
Lui si alzò a sedere e la strinse a sè.
"Vedrai che troveremo una soluzione, ce ne sarà un altro..."
"No no, non c'è.. era l'ultimo, avevo preso apposta l'ultimo..."
"Puoi partire domani.."
Gli occhi di lei erano ormai colmi di lacrime, lacrime perchè doveva partire, lacrime perchè voleva restare e insieme perchè non poteva restare.
"Non posso... stasera ho la cena.." disse, distrattamente, mentre poi i suoi occhi si spalancarono ancora di più.
Si tirò ancora più a sedere, e si portò il viso tra le mani.
"Il vestito, non ho preso il vestito!!" si rese conto.
Aveva dimenticato ogni cosa, tutto quello che non fosse inerente a loro, ai loro giochi e al loro mondo era stato relegato fuori, in un luogo non definito avvolto da una nebbia spettrale fatta d'oblio.
Non esistevano nient'altro che loro due.
"Quale vestito, piccola?" chiese lui, dolcemente.
"Il vestito..." sempre più spaventata lei "È una cena in costume, e io.. io l'ho dimenticato, non l'ho preso.. non posso andarci vestita così, non posso.." scoppiando a piangere lei.
Erano mesi che aspettava quella serata, mesi che insieme con l'amica più cara fantasticavano, sognavano, parlavano di quella sera. Una magica sera fuori dal tempo solo per loro due.
Ma lei, lei l'aveva dimenticato insieme a tuo il resto.
Perché niente aveva davvero importanza quando era con lui.
Nel frattempo, però, nella casa si unirono dei rumori e lei trasalì, stringendosi ancora di più al suo petto.
Era troppo sconvolta per parlare, ma lui la tenne lì con se, e le sussurrò dolcemente tra i capelli.
"Ci penso io..."
"Come?"
"Troverò un modo, vedrai.." dolcemente.
"Ma come?" guardandolo con gli occhi pieni di lacrime lei.
"Ti fidi di me?" sussurrò, guardandola.
"Sì.." sussurrò piano.
Lui allora sorrise, e la baciò.
Un bacio che era la promessa di mondi incantati, di giochi infiniti, di emozioni senza fine.
Un bacio che bastò a scacciare tutte le lacrime, ad eliminare ogni inquietudine dal suo cuore.
Un bacio unico... come loro.
Le voci e i rumori nella casa erano sempre più intense, sempre più vicine e incalzanti.
Lei trasalì e lo guardò.
Nessuno sapeva che lei era lì, nessuno avrebbe dovuto saperlo, nessuno...
"Vieni con me.." alzandosi lui e porgendole la mano.
Lei lo seguì senza fiatare, troppo sconvolta e sopraffatta dalle emozioni per rendersi conto di dove la stava portando.
Giù, per ripide scale sempre più fredde, verso un luogo buio e umido.
La cantina, quella era una cantina.
"Aspettami qui..." le disse, guardandola.
Lei si fece piccola, con gli occhi grandi, teneri e spaventati in quelli chiari di lui.
"Sì.." con il cuore che batteva fortissimo "Tornerai?" prendendogli le mani.
Lui rise.
"No, ti lascio rinchiusa qui..." divertito.
Lei la guardò con gli occhioni grandi ancora una volta.
"Certo che tornerò, scema!" rise lui prendendola tra le braccia "Presto...".
Lei si rintanò in quell'abbraccio, e poi sorrise.
"Ti aspetterò..."
"Brava..." facendogli l'occhiolino lui.
Lei sospirò, e lo guardò andare via, scomparire su quelle scale che lo riportavano nella casa, lasciandola lì, sola nell'oscurità umida e fredda di quella cantina.
E attese.
Attese a lungo che lui tornasse, attese con impazienza, fiducia, mentre le voci al piano di sopra si facevano ilari e spensierate.
Le sembrava passata un'eternità quando udì la porta scricchiolare e sentì i suoi passi lungo le scale.
Balzò in piedi e gli corse in contro, poi si fermò, guardandolo stupefatta.
Aveva tra le braccia un bellissimo abito settecentesco, bianco e oro, e la guardò sorridendo.
"Ti ho trovato un passaggio in macchina, arriverai in tempo per il ballo..." porgendole il vestito.
"Ma..." protestò, senza capire "Tu... tu mi accompagnerai?"
Lui le porse l'abito e le accarezzò la guancia, dolcemente.
"No, piccola, io devo restare qui.." con un sorriso malinconico "Devo lavorare, lo sai...".
"Ma io..." con gli occhi che si riempivano di lacrime.
Lui non le fece finire la frase, e la baciò.
La baciò con impeto e passione, la baciò come se la stesse perdendo e fosse pronto ad attraversare l'inferno pur di riprenderla con sè.
Ma lei non stava scappando, lei bramava di restare lì tra le sue braccia.
"Devi andare.." sussurrò lui, stringendola.
"Sì.." con un filo di voce lei.
"Vestiti, ti stanno aspettando..." guardandola tutta, come se volesse trattenere con sé ogni dettaglio di lei, ogni linea del suo viso, ogni sfumatura del suo sguardo ogni inclinazione del suo sorriso.
Lei annuì e si mise quel bellissimo abito, che non sapeva minimamente da dove provenisse.
Però le piaceva, l'idea che lui fosse andato in giro a cercarle un abito solo per lei, che avesse capito quanto quella serata fosse importante.
Eppure... ora era tutto diverso.
Mentre si vestiva, non riusciva a pensare ad altro.
Quella che doveva essere una serata spensierata in compagnia dell'amica più cara ora le provocava inquietudine e malinconia.
Il solo sfiorare quel vestito le ricordava lui, il suo sguardo, il suo sorriso, la sua vicinanza.
Ogni dettaglio l'avrebbe riportata con la mente a quella casa, a quei momenti a quella felicità quasi dolorosa perchè si fa incredibile malinconia nella sua assenza.
Il distacco fu tremendo, lei si aggrappò a lui che la sostenne, la strinse, la baciò.
E poi quello sguardo, quello sguardo in cui sapevano che un pezzo di ognuno di loro sarebbe rimasto nell'altro, e che fino al loro nuovo incontro non sarebbero mai stati completi.
Alla fine, con la morte nel cuore, lei salì sulla macchina che, moderna carrozza, l'avrebbe condotta al ballo.
Per tutto il tragitto guardò fuori dal finestrino, in silenzio.
Guardava la terra scorrere davanti a lei, la guardava mutare mentre ogni istante la allontanava da lui.
Guardava il cielo velarsi di tutti i colori del tramonto, e in ognuno di quelli vedeva lui.
Era ormai sera quando giunsero alla villa dove si teneva il ballo.
Lei scese, e subito cercò la sua amica, sperando che il suo spirito e la sua esuberanza fossero in grado di sopire quella malinconia che non voleva abbandonarla.
"Eccoti!" disse quella, dopo averla vista tra la folla.
Lei sorrise, le corse incontro e l'abbracciò, incapace di parlare.
"Accidenti che bel vestito!!" guardandola con un sorriso raggiante "Ma non avevi detto che avresti trovato un abito medievale?".
"Sì.." annuii lei "Beh, alla fine ho visto questo e mi sono innamorata, ti piace?" cercando di farsi contagiare dall'entusiasmo dell'amica.
"Tantissimo!!" entusiasta.
L'amica era bellissima, il suo abito ottocentesco, verde e nero era davvero unico e faceva risaltare la sua bellezza così elegante e sofisticata.
Davanti a tanto entusiasmo, lei non aveva coraggio di rivelare il suo stato d'animo, e si sforzò di essere più sorridente possibile.
Ma sapeva, in cuor suo, che non sarebbe bastato.
Infatti, l'amica ci mise poco ad accorgersi che qualcosa non andava, ma lei, chiusa nella sua malinconia, non volle rivelarle il motivo di quella sua tristezza, ella allora cercò in tutti i modi di distrarla, farla sorridere, in quel modo così premuroso di chi ci tiene davvero.
Giunto il momento delle danze, però, a nulla valsero le suppliche dell'amica, lei non si sarebbe mossa di lì, doveva rassegnarsi.
E lo sapeva, eccome se lo sapeva, molto probabilmente se ne sarebbe rimasta seduta lì anche se fosse stata del miglior umore del mondo: danzare proprio, non faceva per lei.
Rimase così sola, al tavolo, ad osservare da lontano le strane coppie colorate ed eleganti che si lanciavano in valzer senza tempo, accomunati tutti dalla voglia di fuggire dalla modernità per una sera appena.
Teneva, in modo poco elegante, i gomiti sul tavolo e sfregava lievemente le mani tra loro, guardandole senza vederle davvero.
La sua mente e il suo cuore erano altrove, erano con lui, tornavano continuamente ai momenti e agli attimi passati insieme, più ci pensava più la malinconia cresceva e contemporaneamente provava un lieve sollievo.
Come se quella malinconia fosse l'unico modo che aveva per sentirsi vicina a lui, che occupava ormai ogni suo pensiero.
Ma poi qualcosa sfiorò la sua mano, destandola da quei pensieri.
Un tocco leggero, delicato, che la fece quasi sobbalzare.
Una mano si era intrufolata tra le sue.
Una mano ora le accarezzava dolcemente.
Una mano che lei ben conosceva.
Una mano che lei desiderava ardentemente stringere forte.
Allora alzò gli occhi, e lo vide, nel suo bellissimo abito da nobile settecentesco, che così bene si abbinava a quello che lei stava indossando.
Lo fissò, con gli occhi spalancati, increduli, che mano a mano andarono velandosi di meraviglia, stupore, felicità incontrollata.
"Sto sognando.." si ripeteva "Sto sognando...".
Ma poi lui le sorrise e lei capì che no... non stava sognando, era davvero lì, era davvero lui.
"Vieni con me..." sussurrò, guardandola negli occhi.
Lei allora si alzò, rapita da tutto quello, sopraffatta dall'emozione incontrollata che le scuoteva l'anima, con un sorriso meravigliosamente luminoso, e il cuore che batteva così forte da impedirle persino di parlare.
Allora lui l'attirò a sé, in un gesto possessivo e virile.
Lei lo guardava come in un sogno.
"Te l'avevo detto che ti avrei portato via..." dolcemente lui, guardandola negli occhi.
"Sì..." sussurrò piano lei.
"Dove nessuno ti avrebbe mai trovata..."
"Sì.." il cuore batteva sempre più forte, sempre più intensamente.
"Solo io e te... insieme.."
"Sì.." con gli occhi luccicanti di una luce nuova.
Lui allora si chinò su di lei, e la baciò.
Un bacio fatto di eternità, e di Amore.
Così, in quella sera soffusa, fatta di maschere e giochi, di balli e di sogni, di musiche e di parole, i due amanti si presero per mano e scomparirono dalla folla, dalla festa dal resto del mondo.
Mano nella mano, raggiunsero quel posto che esisteva unicamente per loro.
Quel posto dove erano fuggiti notte dopo notte, e che ora non avrebbero più lasciato.
Quel posto dove nessuno li avrebbe mai trovati.

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