Visualizza versione completa : Ringraziamenti (Gdr: Lo Sparviero Nero e il Tesoro Maledetto...)
Guisgard
22-01-2013, 03.29.03
Quando ero piccolo, ricordo, mio padre aveva, negli uffici della sua azienda, una vecchia macchina da scrivere, di quelle ad inchiostro e dove ogni tasto faceva rumore quando si batteva.
A me affascinava da morire quella macchina da scrivere.
Mi sembrava la porta di un mondo per me magico, quello dello scrittore.
E ricordo la prima volta in cui mi decisi ad usarla.
Ero piccolo e attesi che gli uffici fossero chiusi.
Poi, sistemato il foglio (o forse me lo feci sistemare dal ragioniere di mio padre), cominciai a scrivere.
E la prima storia parlava proprio dei pirati.
Dentro vi erano un tesoro da trovare e dei fantasmi.
Scrissi di getto una pagina, senza usare virgole e punti.
Corsi poi a farla leggere a mio padre e lui, scherzando sulla totale assenza di punteggiatura, ricordo che lesse il tutto veloce veloce, fingendo di non prendere mai fiato :smile_lol:
E anche stavolta siamo giunti alla fine del gdr, ritrovandoci con i consueti e doverosi ringraziamenti.
E forse è buffo che stasera, appena concluso il gdr, mi sia tornato in mente quel mio ingenuo tentativo di scrivere una prima storia.
Già, i pirati mi hanno sempre affascinato.
E forse per questo stasera sono doppiamente grato a tutti voi che avete permesso questa avventura.
Perchè mi avete accompagnato in quel mondo di sogni, tra tesori maledetti, cacce ai pirati, fantasmi, mari sconosciuti e dame da salvare.
Grazie a tutti.
Grazie per aver dato il vostro volto a questi personaggi e per aver animato questa storia che finalmente ha lasciato il foglio bianco di quella vecchia macchina da scrivere per diventare, almeno un po', reale :smile:
+++
cavaliere25
22-01-2013, 18.02.45
Grazie a te Guisgard che ci fai vivere ogni volta belle avventure :smile:
Altea
22-01-2013, 18.17.34
Permettete un applauso particolare a lady Clio e lady Cheyenne che hanno partecipato per la prima volta a un Gdr a Camelot e mi hanno veramente appassionato con i loro racconti e le loro storie....:smile_clap:
elisabeth
22-01-2013, 19.51.59
Bravi e splendidi tutti......ogni storia e'un gran lavoro.......e come dice Lady Altea ...per Lady Clio e Lady Cheyenne ........:smile_clap:un applauso piu' forte.....siete state brave............
Devo dire che quando ho deciso di iniziare il Gdr, non sapevo bene cosa aspettarmi. Certo, immaginavo che sarebbe stato divertente, che avrebbe aiutato il mio stile e la mia creatività. Fine.
Non avrei mai immaginato tutto questo.
So che non devo stare a descrivere a tutti voi, che avete viaggiato con me, quanto sia incredibile questa esperienza, ma l'entusiasmo è ancora troppo vivo.
Quindi, vi dirò soltanto grazie.
Grazie di avermi permesso di vivere questa esperienza meravigliosa.
Grazie di avermi tenuto compagnia in questi mesi con le vostre storie, al mattino mentre andavo in università, o alla sera, stanca, quando tornavo a casa.
Il cuore mi batteva forte mentre aprivo la pagina e iniziavo a leggere.
Mi chiedevo cosa vi sarebbe successo. Era come avere in mano un libro con le pagine bianche che si scrivevano da sole. Un pezzetto alla volta.
Perdonatemi, so che state sorridendo, voi questo lo sapete, perdonate l'entusiasmo dell'ultimo arrivato, ma sono felice di condividere con voi queste emozioni.
Perchè io ho sempre amato scrivere, fuori dal finestrino di un tram o di un aula scolastica si è sempre materializzato un mondo magico e avventuroso solo per me, ma questo era diverso. Conosco le mie storie. Le conosco dall'inizio alla fine.
Qui, invece, conoscevo soltanto la mia Clio, il suo passato, il suo carattere, i suoi sogni. Tutto il resto era ignoto a lei quanto a me.
Più che scrivere la sua storia, dunque, mi è parso di viverla.
Permettetemi, inoltre, di fare un ringraziamento particolare a ser Guisgard che ha saputo dar vita con le sole parole a un mondo così vivido e vero, ricco di dettagli e sfumature. Un mondo di paesaggi mozzafiato, personaggi ricchi di personalità e situazioni imprevedibili.
Grazie, Milord, grazie infinite per questa avventura.
Vi chiedo scusa per gli errori che ho commesso lungo il cammino e vi ringrazio per aver sempre risolto i miei dubbi con prontezza e gentilezza.
Grazie, inoltre, per tutto il tempo che ci avete dedicato.
(e perdonate se ho scritto fin dopo la conclusione... ma quelle parole.. non potevano mancare..:o)
Lady Elisabeth, Lady Altea
vi ringrazio degli applausi.. siete troppo buone.. effettivamente era la mia primissima esperienza in un Grd (non si era capito, eh? :D) e quando si inizia qualcosa di nuovo si ha sempre paura di sbagliare, o di non capire bene come funzioni.. beh, le vostre parole mi rincuorano, ve ne sono grata.. :D
I miei applausi e i miei ringraziamenti vanno, tuttavia, a tutti voi... :smile_clap::smile_clap::smile_clap:
Taliesin
24-01-2013, 10.25.31
...ed io, vecchio Bardo dalle vesti consunte e dai calzari polverosi, non posso che unirmi ai vostri plausi, poichè da semplice osservatore e spetatore della vostra meravigliosa creazione, avete donato una nuova pagina alla modernità di Camelot, affinchè un domani, qualcuno, vagando per queste stanze virtuali, possa affermare che, come cantava anni fa il mio Peter Pan di Nisida, "Ogni favola è un gioco..."
Taliesin, il bardo
(tratta dall'album: "E' arrivato un Bastimento" (1983) - Ogni Favola è un Gioco di Edoardo Bennato)
"Ogni favola è un gioco
che si fa con il tempo
ed è vera soltanto a metà
la puoi vivere tutta
in un solo momento
è una favola e non è realtà
Ogni favola è un gioco
che finisce se senti
tutti vissero felici e contenti
forse esiste da sempre
non importa l'età
perché è vera soltanto a metà!...
Ogni favola è un gioco
è una storia inventata
ed è vera soltanto a metà
e fa il giro del mondo
e chissà dov'è nata
è una favola, e non è realtà
Ogni favola è un gioco
se ti fermi a giocare
dopo un poco lasciala andare
non la puoi ritrovare
in nessuna città
perché è vera soltanto a metà!...
Universi sconosciuti, anni luce da esplorare
astronavi della mente, verso altre verità!
Ogni favola è un gioco
che si fa con il tempo
ed è vera soltanto a metà
la puoi vivere tutta
in un solo momento
è una favola e non è realtà!
Ogni favola è un gioco
se ti fermi a giocare
dopo un poco lasciala andare
non la puoi ritrovare
in nessuna città
perché è vera soltanto a metà!"
Talia
24-01-2013, 17.04.33
Lady Talia inspira appena più profondamente, osservando la strada che la separa dalla porta del teatro. Pochi gradini, una porta di legno decorata, un’insegna che pende al di sopra...
‘Camelot’s Theatre’...
Sorride.
Poi si decide: sale i gradini e spinge la porta, che si apre senza un rumore.
Sente delle voci all’interno e le riconosce... gli amici, i compagni di viaggio... devono essere arrivati quasi tutti ormai, ne ode le voci allegre ed amplificate dalla platea ormai vuota... ci sono ormai quasi tutti per quel consueto saluto.
Lei non sa perché ha atteso tanto prima di raggiungere il teatro, questa volta... forse aveva solo bisogno di un po’ più tempo, qualche giorno in più per svestire gli abiti di quella nuova avventura e convincersi che anche questo viaggio è ormai finito... le è sempre stato difficile accettare la fine di un viaggio, le è sempre sembrato troppo presto... credeva che con il tempo si sarebbe infine abituata agli epiloghi, ma non è stato così... ora sa che forse non si abituerà mai. Per fortuna.
Ed eccoci qui, miei cari...
anche questa volta, come al termine di ogni avventura, giungo nel teatro ormai vuoto a porgervi il mio saluto e il mio ringraziamento...
ebbene sì, è di nuovo tempo di ringraziamenti.
Ma che cosa potrei dire, io, che già non è stato detto?
Anche questa volta partecipare a questa avventura con voi è stato un piacere ed un privilegio... la vostra inventiva e la bravura nel descrivere e nel raccontare ha reso anche questa storia speciale. Ognuno di voi a suo modo ha plasmato gli eventi ed ha fatto sì che tutto si compisse, come in un grande mosaico in cui ogni singola tessera contribuisce allo splendore finale.
Il mio applauso va dunque a tutti...
ai vecchi amici, meravigliosi come sempre e che sempre leggo con gioia e piacere...
ed alle nuove amiche, lady Cheyenne e lady Clio, che sono state per me una vera rivelazione e che spero di poter leggere ancora, e presto, in nuove avventure.
A lady Clio vorrei inoltre dire che capisco perfettamente ciò a cui allude... il dubbio iniziale del nuovo arrivato, poi l’interesse, l’entusiasmo ed il piacere di giocare... ciò che avete detto qui, milady, mi ha riportata a quello che fu il mio primo gdr ed alle sensazioni che provai allora, simili alle vostre di oggi e simili, per fortuna, a quelle di ogni volta... ed io non posso che ringraziarvi per questo.
Infine, sir Guisgard...
che dirvi, mio signore, che già non vi ho detto e ripetuto? Come dirvi ancora una volta ‘grazie’ per il modo in cui mi portate in giro per mari e terre lontane, per il modo in cui mi fate sognare, per i luoghi magici che mi fate scoprire e i tesori che mettete sulla mia via? Forse non vi sono abbastanza parole per ringraziarvi ancora... e forse, mio signore, con voi non ve n’è neanche bisogno!
Guisgard
29-01-2013, 03.26.35
Come è sorta la civiltà umana?
Quale percorso ha seguito e quali ostacoli si è trovata ad affrontare per non soccombere?
Oggi la versione di gran lunga predominante ed ufficiale del mondo accademico è quella che racchiude in una visione unitaria e compatta la formazione ed ascesa della nostra civiltà.
Così, per la stragrande maggioranza di storici, archeologi e paleontologi la civiltà umana è il frutto di una lenta e lunga evoluzione, sostanzialmente priva di scossoni significativi.
Le grandi scoperte e le straordinarie invenzioni che resero pian piano l'uomo signore del mondo, non sono altro che tappe e progressi con cui si è scandito, in maniera lineare, la civilizzazione di questo pianeta.
Allora la storia ufficiale, quella documentata, comincia 5.000 anni fa circa, quando i Sumeri inventarono la scrittura.
Da qui in poi, lentamente ed inesorabilmente, la civiltà umana superò di volta in volta tappe che ne segnarono l'ascesa.
Ma è andata davvero così?
Eppure qualcuno mette in dubbio questa visione ufficiale della storia umana.
Una piccola parte del mondo accademico muove obiezioni a questa secolare versione del nostro cammino.
Una minoranza di studiosi, da sempre, ritiene invece che il percorso della civiltà non sia stato affatto unitario, ma pieno di più “ritorni alle origini” da parte dei nostri progenitori, in conseguenza di eventi catastrofici di portata globale, che hanno letteralmente azzerato più volte l'ascesa umana, costringendo l'uomo a “ricominciare da capo” più volte.
Fino a due secoli fa l'Iliade e l'Odissea erano viste come magnifiche costruzioni mitiche e fiabesche.
Eppure qualcuno ha poi dimostrato che racchiudevano più di un fondo di verità.
E oggi questi due poemi sono utilizzati dall'archeologia ufficiale per studiare le ancora incerte pagine della storia egea pregreca.
Il mito del Diluvio Universale è raccontato dalla Bibbia e da altri testi di antiche culture (come la sumerica epopea di Gilgamesh), ma ritenuto fino a pochi anni fa solo un fatto immaginario.
Oggi invece si sa quasi con certezza che un grande cataclisma, forse un'inondazione di 13/12.000 anni fa, colpì la zona tra Europa ed Asia, generando così il Mar Morto.
E infatti reperti antichissimi sono stati ritrovati nelle acque del Mar Morto, forse a testimonianza di centri abitati che un tempo sorgevano su quelli che oggi sono i fondali di quel mare.
Una civiltà straordinaria come quella Ittita è stata scoperta solo all'inizio del XX secolo, in seguito agli studi sull'invasione Indoeuropea del 2.000 Avanti Cristo.
E altri innumerevoli esempi si potrebbero fare.
In questa visione alternativa e non ortodossa della storia umana, prendono così forma immagini inquietanti che richiamano dal buio del passato miti ormai dimenticati.
Quelli delle civiltà perdute.
Culture antichissime ed evolute che forse, spazzate via da cataclismi planetari, hanno lasciato solo un eco lontano della loro esistenza.
Un eco divenuto leggenda.
Allora terre come Atlantide nell'oceano Atlantico, Mu nell'oceano Pacifico e Lemuria nell'oceano Indiano possono essere più di una leggenda?
Ma non sono solo queste terre ad ospitare, secondo miti remoti, culture tanto leggendarie quanto misteriose e che oggi sembrano essersi dissolte nel nulla.
Esiste un regno perduto che rivive spesso in notti come questa, attraverso il canto di un bardo o di un cantastorie.
Un regno dimenticato che però sembra talvolta scivolare fino a noi dagli oceani del Tempo e che ancora oggi desta meraviglia e paura in chi ne ascolta l'incerta storia.
Un regno che per essere trovato non obbliga a seguire la storia conosciuta, ma quella dimenticata, incisa ormai solo nel sibilo del vento, nel colore di foreste addormentate e nel silenzio di rocce consumate dal tempo.
Un regno che, come tutti i sogni che l'uomo da sempre concepisce, va oltre ciò che vediamo.
Ma non per questo è meno reale.
Ed io porterò tutti coloro che vorranno sognare insieme a me a conoscere quel regno dimenticato nel Tempo...
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Altea
29-01-2013, 16.48.24
Il vostro prologo, immagino, sul nuovo Gdr è molto interessante...avete dipinto uno scenario davvero enigmatico e misterioso, un pò mi ricorda Tylesia.
Guisgard
31-01-2013, 02.37.52
Il vostro prologo, immagino, sul nuovo Gdr è molto interessante...avete dipinto uno scenario davvero enigmatico e misterioso, un pò mi ricorda Tylesia.
Milady, si, parla di una nuova storia.
Una storia narrata molto tempo fa ai fanciulli di un regno lontano.
E quei fanciulli, una volta cresciuti e divenuti adulti, hanno poi fatto finta di non crederci più.
Ma alcuni frammenti di quei racconti ancora oggi emergono da pagine ammuffite ed ingiallite, credute perdute o mai scritte veramente...
La fucina era immersa in una lugubre ed echeggiante penombra, attraversata dai bagliori del fuoco ed animata da goffe e grottesche ombre che danzavano sulle pareti di pietra e malta.
Ad ogni colpo l'acciaio della scure prendeva pian piano forma e consistenza, per poi liberare dense ed impenetrabili nuvole di vapore quando si immergeva nell'acqua fredda.
Gamark fissava le lunghe ed inquiete ombre che si inseguivano, si contorcevano e grugnivano sulle consumate murature, quasi dando a ciascuna il nome di fiabeschi e terribili mostri.
“Allora, Gamark...” disse suo padre senza alzare mai lo sguardo dalla lama grezza della scure a cui stava lavorando “... qual'è stato il primo peccato? Quello da cui sono discesi tutti gli altri?”
“Io...” mormorò il bambino “... io credo sia stato quello di Adamo ed Eva...”
L'uomo si voltò di scatto e fissò il piccolo.
Questi allora si ammutolì e chinò il capo.
“L'aver mangiato il Frutto proibito dici?”
Gamark annuì quasi con soggezione.
“No!” Esclamò il padre, per poi conficcare la scure su un massiccio cippo incavato. “Ragiona, Gamark! Se prima di quel momento non c'era mai stato altro peccato, come poteva essere penetrato nell'Eden il serpente? Come?”
Il piccolo non disse nulla.
“Gamark, vieni qui.”
Il bambino allora, tradendo timore, si avvicinò al padre.
“Gamark...” continuò questi “... il primo peccato non fu commesso dagli uomini. Il serpente peccò. Peccò nei Cieli, quando rinnegò e si ribellò al Signore.” Il suo tono ora era più pacato. “Quello fu il primo peccato. Quello che maledì Lucifero e tutta la sua stirpe.”
“Il peccato di disobbedienza?” Tornando ad alzare il capo Gamark.
“No!” Gridò l'uomo, intimorendo ancor di più il piccolo. “Non era disobbedienza! Lucifero sfidò Dio! Credeva di poterlo battere! Si era illuso! Illuso di poter vincere! Illuso, capisci? Illuso!”
Questa parola echeggiò nella fucina divenuta ormai muta.
“Illuso!” Fissando il bambino. “Si era illuso! Ossia migliore di come fosse in realtà! E illusi furono tutti gli angeli ribelli che lo seguirono! Capisci, Gamark?”
Il piccolo annuì lievemente.
“E i suoi discendenti vivono in mezzo a noi...” aggiunse l'uomo “... sono ovunque... e noi dobbiamo ucciderli, altrimenti saranno loro ad uccidere noi... Gamark, dobbiamo ucciderli e liberare il nostro villaggio...” i suoi occhi erano quasi fuori dalle orbite e lunghe gocce di sudore rigavano il suo viso deformato da un'inquietante smorfia di follia “... capisci perchè ho dovuto uccidere quegli uomini giunti oggi nella fucina? Lo capisci, vero?”
“Si...” fece Gamark.
L'uomo accennò un lieve sorriso, simile ad un ghigno, per poi baciare sulla fronte suo figlio.
Tornò allora a lavorare alla sua scure.
“Devi imparare a riconoscerli...” mentre lavorava la lama della sua arma “... sono del tutto simili a noi... sono umani del resto... o almeno lo erano... ma a differenza nostra la luce non li attraversa... Gamark, potrai riconoscerli perchè non hanno ombra... solo da ciò capirai che sono illusi...”
Ad un tratto si udirono dei rumori e poi voci confuse.
“Gamark, nasconditi!” Ordinò l'uomo a suo figlio, per poi impugnare la sua scure.
Un attimo dopo alcuni uomini entrarono nella fucina.
Erano membri del Consiglio insieme ad alcuni soldati.
“Carolius de Valoren...” cominciò a dire uno dei consiglieri “... siete accusato di fanatismo, incitazione alla violenza e di omicidio. Inoltre...” prendendo per un polso il piccolo Gamark “... di maltrattamenti ed abusi sul vostro stesso figlio!”
“Lasciate mio figlio!”
“Arrestatelo!” Ordinò il consigliere.
I soldati allora raggiunsero l'uomo, ma questo colpì subito con la sua scure, mozzando la mano ad una guardia e ferendone un'altra sul capo.
Alla fine però i militari ebbero la meglio, disarmandolo e pestandolo a sangue, sotto gli occhi del figlio.
“Vieni, piccolo...” fece il consigliere a Gamark “... il tuo incubo è finito... questo pazzo non ti farà più del male...” sorrise “... vieni, ti porteremo in un luogo sicuro.”
Presero così il bambino con loro e usciti dalla fucina trovarono ad attenderli una donna.
“Gamark, bambino mio!” E corse verso suo figlio. “Piccolo mio, ora non ci separeranno più! Povero piccolo... ora nessuno ti farà più soffrire!”
“Mamma...” in lacrime Gamark “... mamma... resteremo sempre insieme ora?”
“Si, sempre...” annuì la donna, per poi stringerlo di nuovo a sé e baciarlo.
Madre e figlio allora si unirono ai consiglieri e ai soldati e con loro fecero ritorno al villaggio.
Ma mentre attraversavano le strade, Gamark si accorse che nessuno di quelli proiettava al suolo la propria ombra.
Neanche sua madre...
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Altea
31-01-2013, 22.55.39
Non c'è che dire Sir Guisgard...inquietante e affascinante, nonostante il lato oscuro sembra una storia avvincente.
Chi mai si celerà dietro quelle forze del Male?
Guisgard
01-02-2013, 03.19.56
Un vecchio mi ha mostrato il suo piccolo tesoro.
Si trattava di un libro miniato.
O almeno ciò che ne restava.
Era infatti molto antico, consumato, sgualcito e ingiallito dal tempo.
Ma in principio doveva essere molto prezioso, con le sue illustrazioni laminate in oro e argento, la pregiata pergamena ripiegata più volte per legare ogni pagina, sulle quali poi un'antica maestria aveva impresso i segni dell'inchiostro.
Ma ben poco restava leggibile di quel libro.
Solo una pagina.
Una pagina che si interrompeva improvvisamente.
In essa si racconta che un giorno a corte giunse un saggio.
Allora il re volle incontrarlo.
Ricevuto dal sovrano, il saggio raccontò di essere in cerca di un tesoro.
Il re chiese di quale tesoro si trattasse e il saggio così lo descrisse:
“E' un potente simbolo della vita, ma nello stesso tempo anche dell'Eternità, poiché esiste fra terra e Cielo.
I suoi pendagli sono d'oro e laccati di tutti i colori conosciuti a questo mondo. Ma molti altri, sconosciuti, tingono i suoi lineamenti.
E' immortale, poiché, quando un'epoca finisce, abbandona i suoi pendagli al vento e scendono a raccoglierli Angeli dal Cielo, per condurli in una nuova terra, in un tempo nuovo.”
Il re allora chiese quale aspetto avesse.
E il saggio:
“E' adornato di tutto ciò che di più splendente può abbellire questo mondo.”
Il re domandò poi dove si trovasse.
“Fu visto per la prima volta in queste terre” rispose il saggio “durante la guerra Gheo- Nolica, quando fiorì nel giardino imperiale. Durante i secoli è poi sbocciato numerose volte, ma spesso gli uomini, a causa delle loro miserie e debolezze, non hanno saputo riconoscerlo...”
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Chantal
01-02-2013, 17.35.01
Guisgard,
accostarmi a voi è sempre un tumulto di sensazioni..
Perdonatemi, dunque, l'imbarazzo con cui ogni volta vi scrivo e, talvolta, la mancanza di disinvoltura nel linguaggio e nei pensieri.
Vorrei narrarvi di una principessa..
di lei si scrisse:
"Era bellissima, con un viso fresco dai tratti inglesi. Sfruttò appieno i suoi grandi occhi.. sciogliendo i cuori degli uomini e delle donne attraverso un'espressione di completa vulnerabilità. Gli occhi della principessa contenevano un appello indirizzato al mondo intero. E spesso sembrava sul punto di piangere, alla maniera delle raffigurazioni della Vergine Maria."
Desideravo solo esprimervi che vi leggo con la dolcezza degli occhi appena descritti, dai quali cade un'espressione di completa vulnerabilità all'apprendere del vostro cuore.
E se fossi io quella principessa, desidererei che i miei occhi contenessero quell'appello, indirizzato al mondo intero, che esorta a leggervi col cuore per giungere fino in fondo al vostro cuore.
Guisgard
02-02-2013, 02.43.22
Lady Chantal, sono parole bellissime le vostre, degne di un poeta e forse troppo per un semplice cavaliere quale io sono.
Ma vi ringrazio per ciò che avete scritto
Vedete, milady, la vera forza di una storia, il suo reale significato, è rappresentato dallo scopo che si prefigge, dallo scenario in cui si svolge e dai personaggi che animano la sua trama.
Volendo sintetizzare il tutto, possiamo dire: la meta, il viaggio e gli incontri.
Unendo queste tre cose è possibile raccontare qualsiasi storia.
E non solo raccontarla.
Attraverso queste tre cose è possibile viverla.
Io ho parlato di un regno perduto e di un tesoro immortale.
Restano i personaggi.
Da chi potrei cominciare?
Forse da lui...
“Amo la letteratura e la poesia.
Amo l'arte in genere.
Mi emoziona la bellezza.
Quella vera.
Quella fatta da così tante sfaccettature da risultare quasi ultraterrena.
Eppure non vi è nulla di più profano e terreno della bellezza.
E' questo il suo fascino.
E' questo che la rende preziosa.
Il suo essere effimero, breve, delicato e fragile.
La bellezza svanisce in fretta ed è questo che la rende ambita.
Tutto ciò che di più bello e prezioso esiste al mondo, pensateci, è fugace, momentaneo.
Felicità, salute, benessere, armonia, giovinezza, persino la vita, tutto ciò che più amiamo, tutto ciò che più desideriamo è passeggero e precario.
Per questo è importante conoscere la verità.
La verità rende liberi, perchè non illude ma insegna, non tradisce ma ammonisce, non cela ma spiega.
La verità dunque è simile ad una moneta.
L'unica moneta capace di farci acquistare tutte quelle cose preziose, poiché ci mostra la loro vera essenza.
Cercate dunque la verità e poi conservatela gelosamente.
Perchè essa è la chiave per aprire tutte le porte del mondo.
E guardatevi dai falsi profeti che si dichiarano soli ed esclusivi depositari della verità.
Falsi profeti organizzati in schiere purpuree arricchite e corrotte.
Pastori di greggi fatti di latrati e ragli.
La verità, nella sua più pura essenza, è quanto di più semplice e comprensibile esista al mondo.
Diffidate e guardatevi da quelle verità rivelate solo a pochi, da quelle verità racchiuse da dogmi incomprensibili ed inaccettabili, da quelle verità accettate per assurda ed astrusa fiducia.
La verità è lo specchio dell'esistenza.
Non esistono verità non dimostrabili.
Una verità non affermabile è una falsità.
E la falsità è farci credere che tutto possa essere eterno.
Ma la bellezza eterna, come la vita eterna, è solo ostentazione.
Ostentazione dell'illusione.
Il mio nome?
Ne ho tanti.
E molti altri ne avrò.
Ma loro, i falsi profeti, mi chiamano l'Eretico.
Ma questa è solo un'altra delle loro corrotte verità...”
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Chantal
03-02-2013, 11.46.34
Guisgard,
Italo Svevo scriveva che Dio non creò l'uomo davvero simile a lui, se lo avesse fatto, avrebbe perso il gusto della creazione, Dio lo creò per guardarlo con curiosità, scoprirlo giorno dopo giorno e sorprendersi di lui.
Non siate davvero certo di conoscere quel vostro personaggio, le persone non si conoscono mai veramente, anzi, più esse sanno sorprenderci e più scopriamo quanto gusto vi sia nella vita.
C'è un pensiero che mi piace molto, è di S. Francesco, e vorrei lasciarvelo..
E quello che mi pareva amaro mi fu convertito in dolcezza dell'anima e del corpo..
ci si può sempre sorprendere, Guisgard, e meravigliarsi ed innamorarsi anche di qualcosa che ci ispirava timore ed amarezza.
E questo nuovo viaggio sia per voi una scoperta inattesa.. al di là della meta, degli incontri, del viaggio stesso.
Sia come un delicato dono di luce diafana che cade da una stella speciale..
Di quella bellezza di cui avete narrato, poi, voi avete il cuore.. il cuore di cavaliere, e non è effimero, nè terreno o profano.
Il cuore sa avere una sua bellezza eterea ed eterna.
I miei occhi.. vi hanno guardato in cerca stupore..
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Guisgard
04-02-2013, 03.15.43
Lady Chantal, io credo che il primo a meravigliarsi di una storia debba essere proprio il narratore.
Perchè una storia ben riuscita, in un certo senso, vive di vita propria.
Colui che narra è un po' come un viaggiatore: è lui che decide l'itinerario, ma non sa mai cosa troverà lungo il cammino.
E credo che tutti gli attori di questa nuova storia andranno in cerca di qualcosa.
Cosa cercheranno e dove questa ricerca li condurrà, io non posso saperlo.
Ma so per certo che sarà, a Dio piacendo, qualcosa di meraviglioso.
Novalis diceva che ogni viaggiatore cerca la sua Reliquia in quel sottile spazio che divide il giorno dalla notte, nel cuore indefinito del crepuscolo, quando la luce e le tenebre, per un attimo infinitesimale, si avvicinano, si rincorrono e infine si confondono.
Allora il Tempo e lo spazio si annullano, poiché tutto diventa possibile al cuore dell'uomo.
E questa nuova storia condurrà i suoi protagonisti proprio in quel sottile ed enigmatico spazio...
elisabeth
04-02-2013, 12.12.18
Leggo le vostre parolo Guisgard e quelle di Lady Chantal, con timore un timore cosi' palapabile che potrebbe essere dimostrato come si e' definita la verita'.......la vostra conoscenza il vostro scrivere cosi' in punta di piedi una antestoria.......ci sono veramente protagonisti e comparse nella vita ?........lo chiedo a voi che siete i massimi detentori di saggezza....
Guisgard
04-02-2013, 19.28.46
Milady, io, come le storie che racconto, vengo da un mondo scandito da valori tanto antichi, quanto universali.
Valori che vedono l'uomo al centro di tutto ed unico protagonista del Creato.
E cosa c'è di più straordinario di un protagonista per una storia?
Tanti protagonisti.
San Damaso papa ci insegna che “gli uomini agli occhi di Dio sono uguali per valore, ma differenti per capacità”.
Ossia, ognuno è unico grazie alle proprie caratteristiche, al suo essere se stesso.
E di questo immenso Kosmos, di questo ordine perfetto, la storia che racconteremo altro non è che una sua manifestazione.
E in questa storia, saremo tutti protagonisti :smile:
elisabeth
04-02-2013, 19.53.53
Bene..allora lasciamo prenderci dalla fantasia e vediamo dove va questa storia...
Altea
04-02-2013, 19.58.10
Pure io sir sono curiosa di sapere dove mi porterà questa storia....:smile:
Guisgard
05-02-2013, 03.43.10
Care dame, qualcuno ha scritto che non esistono storie inventate o inverosimili.
Questo perchè l'uomo è capace di descrivere solo ciò che può davvero realizzare.
I romanzi più avvincenti, le poesie più soavi e tutte le opere più belle non nascono mai dall'impossibile, ma giungono da ciò che ci circonda e da ciò che sappiamo comprendere e far nostro.
E' ciò che il nostro cuore e la nostra anima sanno percepire, sanno vivere.
E a tutto questo poi basta solo dare un nome ed aspettare che si animi da sé.
Ecco perchè non vi è finzione, né immaginazione.
Questa storia, a Dio piacendo, sarà reale e viva.
Proprio come lo siamo noi adesso.
Mio zio era una persona austera, a tratti dura, dallo sguardo enigmatico e l'espressione perennemente contrariata.
Era un uomo di vecchio stampo, nato, a suo dire, nel secolo sbagliato.
Già e questa sua affermazione ha sempre suscitato in me una viva curiosità.
Lo conobbi tempo fa, in un'Estate per niente afosa come invece lo sono quelle di oggi.
Giunto nel suo grande palazzo venni subito rapito dallo stile decadente e antiquato di quella dimora.
Quella casa esercitava una misteriosa soggezione su di me.
Mi era stato detto di non fare mai domande allo zio, di non contrariarlo e di non chiedergli nulla di nulla.
Lui avrebbe pensato da sè ad ogni mio bisogno.
E così, in quel tardo e soleggiato pomeriggio estivo, giunsi nel grande salone dove facevano bella mostra i suoi trofei di caccia.
E ve ne erano tantissimi.
Mio zio, ricordo, era seduto in un ammuffito seggio di velluto e noce, rivolto verso la finestra a fumare uno dei suoi sigari.
Mi lanciò solo uno sguardo, indifferente, per poi tornare a fissare la verdeggiante campagna.
“Sei stato bocciato...” disse senza voltarsi “... vero?”
“No...” risposi io.
“Allora perchè ti hanno mandato qui?”
“Perchè mi piacciono i libri” fissandolo io “e mi piace scrivere.”
“Bugiardo.” Con tono fermo lui. “Sei stato bocciato a scuola.”
“No, non sono mai stato bocciato.” Con orgoglio io.
“E non fai storie per dover passare le tue vacanze qui?”
“No.” Scuotendo il capo io. “Devo starci solo qualche giorno.”
“Perchè ti hanno mandato qui?”
“Perchè avete molti libri.”
“E tu dopo un anno di scuola” mormorò quasi infastidito “hai ancora voglia di prendere in mano un libro?”
Io annuì.
“Sei uno di quei secchioni, allora.” Con distacco lui. “Di quelli che devono guadagnarsi le simpatie dei loro maestri e quelle dei loro familiari. O forse, peggio ancora, sei un ruffiano?”
Io restai in silenzio.
Mi sentivo a disagio ed ero già pentito di essere andato lì.
“Rispondi.”
“Mi piacciono la storia, la letteratura...” dissi io “... per me sono come dei giochi... detesto invece la matematica, la geometria e tutte quelle materie che mi dicono a quale risultato devo arrivare.”
“Sei un presuntuoso allora.” Voltandosi finalmente verso di me. “Uno di quelli che credono alla propria individualità, alla libertà e alle proprie capacità.” Si alzò dal seggio e si avvicinò alla finestra. “Di quelli che pensano che un uomo faccia da sé la propria fortuna.”
Il suo tono non ammetteva repliche ed io non risposi niente.
In verità cercavo di capire che uomo fosse.
“Comunque non mi interessa come sei.” Continuò lui. “In questi giorni che resterai qui, ti comporterai secondo le mie regole. Intesi? Oggi è Venerdì... Domenica mattina verrai a messa con me. Non mi riguarda se i tuoi ti hanno insegnato ad andarci o meno. Non mi interessa neanche se sei credente oppure no. Fin quando starai qui farai ciò che ti dirò di fare.” Mi fissò per un momento. “Credi che sia intollerante? Bene. L'intolleranza non è sempre un male. E' come un'arma e come tale dipende dall'uso che se ne fa. Può tanto uscirci del bene, come del male. Se in Europa fossero stati meno liberali e più intolleranti verso i nazisti e le loro pazzie, a quest'ora ci sarebbero al mondo i discendenti di sei milioni di ebrei in più. La libertà di pensiero e di parola sono quanto di peggio possa esserci al mondo.” Si avvicinò poi ad un tavolino e si versò da bere. “La biblioteca si trova nell'altra stanza.” Riprese a dire. “Lì potrai vedere tutti i libri che vuoi. Ma non voglio che me ne parli. Io non ho mai letto nessuno di quei libri. Per me sono simili a soprammobili.”
Queste parole mi colpirono.
Mi sembrava una persona enigmatica, impenetrabile, sfuggente, ma di certo non una di poche conoscenze.
“Tieni a mente” continuò “che non mi interessano in alcun modo le tue convinzioni e le tue idee. Né tanto meno le tue considerazioni su qualsiasi argomento. In casa mia non voglio sentire parole come ateismo, democrazia, anarchia, uguaglianza e così via. Qui non troverai nessun giornale. Sono faziosi e schierati. Per leggerne uno dovrai scendere in paese. Ma non pensare neanche di portare uno di quei giornali a casa mia. E' tutto. Ora va e lasciami in pace.”
Trascorse così quel tardo pomeriggio e poi la sera.
Cenai con mio zio in un vasto salone, pieno di armature e cimeli antichi.
Passavo quasi tutto il tempo nella biblioteca, dove erano raccolti davvero tantissimi libri.
Alcuni molti antichi.
E c'erano anche dei manoscritti.
Verso Mezzanotte, stanco e assonnato, lasciai la biblioteca per raggiungere la mia stanza.
E nel corridoio vidi quel ritratto.
Era una giovane donna, dai lunghi capelli chiari e gli occhi azzurri.
La pelle sembrava di porcellana e l'abito pareva di un'altra epoca.
Restai non so quanto tempo a fissarla.
La misteriosa donna aveva un libro in mano.
E l'unica cosa che si vedeva era un fiore impresso sulla copertina, sotto il quale c'era scritta la parola “Gioia”.
La donna era immersa in uno scenario non comune.
Almeno non nelle terre dove abitavamo.
Si vedevano infatti colline e cipressi, con qualche torre rinascimentale qua e là.
Chi era quella donna?
La curiosità, ossessiva e morbosa, cominciò a tormentarmi.
Quella notte dormii pochissimo a causa di quel pensiero.
Il mattino seguente, subito aver fatto colazione, tornai a vedere quel ritratto.
Ora però era coperto.
Coperto con un telo bianco.
Perchè?
Questo mi chiedevo.
Non potevo però fare nulla per saperlo e decisi così di tornare in biblioteca.
La sera, prima di andare a letto, tornai a vedere il quadro.
E come la sera precedente era di nuovo scoperto, senza più quel telo a coprirlo.
Trascorse un'altra notte di inquietudine e domande per me.
La mattina andai a messa con mio zio e dopo pranzo ritornai in biblioteca.
Giungendovi avevo attraversato il corridoio e ancora una volta il quadro era coperto da quel telo.
Per non pensare più a quel misterioso ritratto, decisi di leggere.
Cominciai a cercare un libro che potesse in qualche modo distrarmi, quando all'improvviso mi colpì qualcosa.
Era un libro.
Un libro particolare.
Era in tutto e per tutto simile a quello che la donna aveva nel ritratto.
Era chiuso con una sorta di lucchetto, la cui serratura era a forma di fiore e sulla copertina vi era scritto “Gioia”.
“Cosa ti aspetti di trovare in quel libro?” All'improvviso una voce alle mie spalle.
Era mio zio.
“Ecco io...” chinando il capo io.
“Allora?”
“Ecco... la Gioia!” Esclamai poi di colpo.
“La Gioia da solo dolore.” Fissandomi lui e lasciandomi senza parole.
Si avvicinò allora alla porta.
“Un giorno, se Dio vorrà, sarai duca...” voltandosi di nuovo verso di me “... e quando avverrà, cerca di essere un duca migliore di me...” ed uscì.
Poco dopo arrivarono i miei genitori a prendermi e con loro lasciai il palazzo di mio zio.
E ricordo quella strana ed indecifrabile sensazione che avevo, mentre dalla macchina fissavo il palazzo che svaniva nella campagna...
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Talia
05-02-2013, 15.59.32
Giungo a Camelot inattesa.
Giungo a Camelot in questo primo pomeriggio piovoso e cupo, quando finalmente la mia strada mi riconduce in città, tra il pensiero di nuovi viaggi incombenti ed il desiderio di soffermarmi qui per un po’...
Giungo a Camelot non senza un vago senso di felicità che mi pervade.
Giungo a Camelot... ed il fato mi conduce verso il teatro. E proprio qui, nel teatro, trovo qualcosa di così prezioso e che con così tanta forza cattura la mia attenzione ed il mio cuore...
storie...
o forse sarebbe più corretto che dicessi frammenti... frammenti, se la mente non mi inganna, di una stessa storia.
Un primo frammento che assomiglia ad una pagina di storia... di quella storia che si è evoluta in sordina e lontana dalle accademie, e che tuttavia non è meno avvincente o meno eroica della Storia ufficiale... una storia intrisa di magia, di fascino, di mistero e di emozioni.
Un secondo frammento, poi, che proprio del mistero e delle emozioni fa la sua colonna portante... un frammento che mi ha riportata a quelle atmosfere un po’ gotiche ed arcane, che tanto care mi sono state. Un frammento incredibilmente affascinante per me!
Un terzo frammento, inoltre, che ci riporta a luoghi ed a sensazioni che alcuni di noi già conobbero ed amarono... un frammento prezioso, questo... una cerca che ha contorni magici, un tesoro oltre l’immaginabile, un tesoro ambito, ciò che assunse varie forme e che un tempo per noi fu un Fiore...
Un quarto frammento, poi, che mi ha colpita. Un personaggio particolare, senza dubbio, e parole vibranti... la verità... mi sono chiesta quale verità cercasse quel personaggio e, trovatala, cosa si aspettasse da essa... mi sono chiesta perché la cercasse e se sapesse quanto dolorosa possa essere la verità, quanto coraggio richieda. Ma forse quel personaggio fa parte di quella categoria di uomini che non temono la verità, che non temono né la Gioia più viva né il dolore più amaro, perché sanno che un giorno la Sorte li bacerà.
E poi l’ultimo frammento... così minuzioso e attento, così pieno e palpitante di una vita non raccontata ma fortemente esistente fuori da esso. Ho letto quest’ultimo frammento con emozione e quasi con turbamento, e l’impressione era quella di assistere alla proiezione di un cortometraggio... uno di quei corti che sanno, nel rapido giro di quindici o venti minuti, delineare un personaggio così bene da lasciarci, alla fine, con la nostalgia per esso.
Ecco... sì, credo che questa sia l’immagine che meglio riesce a descrivere la sensazione che ho avuto leggendo questi frammenti... la sensazione di essere ad una proiezione di cortometraggi...
Sir Guisgard, mio signore...
perdonatemi se mi sono dilungata così tanto nell’esprimere ciò che avevo nell’anima dopo questa lettura... non era mia intenzione annoiare i presenti e la corte e, meno che mai, tediare voi con le mie considerazioni... ma forse ciò che ho tentato di spiegare può darvi la misura di quanta emozione i vostri scritti generano in questa povera dama e... volendo restare in tema, potrei dirvi che mi unisco al coro dei miei concittadini ed amici nel richiedervi a gran voce un lungometraggio, da questi corti! ;)
Guisgard
06-02-2013, 03.05.12
Milady, non scusatevi.
Anzi, sono lieto che questi frammenti siano riusciti a suscitare la vostra attenzione.
L'anglonormanno Thomas racconta che quando la regina Isotta era triste, Tristano con la sua rotta suonava per lei, allietandola e scacciando via ogni sua malinconia.
Allora io, grato per queste vostre belle parole, vi descriverò un altro frammento rubato a quella storia, mostrandovi così un'altra scena di quel mondo che sta per aprire, se Dio vorrà, le sue incantate porte...
Lo stretto cunicolo, intricato e contorto, percorreva il ventre basso della montagna, tra stalattiti millenari e piccoli antri laterali, divenuti tane di fiere selvatiche e blasfemi rifugi per gli spiriti della notte.
Una vaga e inquieta penombra, generata dal buio squarciato da spiragli fra le pareti, avvolgeva ogni cosa, rendendo il tutto incerto e confuso, simile ad un pagano oltretomba.
Un tempo, passaggi come questo furono nascondigli di sette ereticali prima e catacombe di gente senza nome poi.
Ovunque si respirava la paura e l'ossessione dell'oscurità e la disperata ricerca di luce, raggiunta attraverso primitivi lucernari scavati nella nuda roccia, sembrava scandire la cupa e primordiale immobilità di quel luogo.
Di tanto in tanto graffiti e incisioni, vaghe e consumate, si potevano intravedere sulle pietre, testimonianza ormai di passaggi e asili remoti e dimenticati.
E per tutto il suo percorso, fino all'uscita che dava ad una grotta irregolare e macchiettata di rampicanti e rami secchi, il cunicolo pullulava di corpi scempiati, ammassati tra le rocce e aggrovigliati gli uni sugli altri.
Dalle espressioni deformate dalla paura e dal dolore, questi cadaveri giacevano ora in un silenzio di pietre e fango, come vittime immolate al demone della disperazione.
E quell'inclemente oblio era rotto solo dall'eco di passi che inesorabili, percorso tutto il cunicolo, si fermarono poi davanti alla grotta irregolare.
Qui un'ombra fatta di inquietudini e tormenti, avvolta in un lungo mantello dello stesso colore del crepuscolo, era ferma a fissare il monumentale ed impenetrabile castello, un tempo dimora vescovile, che sorgeva, quasi sospeso tra la terra e le tenebre infinite, sull'ancestrale selva informe nata da quella notte.
E nel silenzio che dominava su tutto si udì ad un tratto un latrato lontano.
“Tu, rinchiuso nella tua dimora di illusione e morte...” disse fra sé la misteriosa ombra “... tu, protetto da tutti gli sconsacrati spettri della notte... tu, che ti credi al sicuro dalla giustizia degli uomini e ti fai beffe di quella Divina... tu, sappi che ti ucciderò... un giorno io ti ucciderò... giuro su quanto mi resta di più sacro che ti ucciderò... ed avrò la mia vendetta...”
E a quelle parole, quasi a consacrarle in un solenne giuramento, si udì un ululato distante ed un'altra ombra, dalle fattezze di un grosso cane, sorse da quella figura che ancora immobile fissava il castello.
Solo la falce della Luna, avvolta da un manto spettrale e intrisa di una cupa dimenticanza, sembrava giungere come testimone a quella fatale promessa di morte...
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Guisgard
09-02-2013, 04.05.15
Tutti i racconti che ho udito cominciavano sempre con le medesime parole... “Sappi, o duca, che tanto tempo fa, in un reame lontano e dimenticato...”
E davanti ai miei occhi apparivano invincibili compagnie di cavalieri, l'utopia di vivere cent'anni e sconfiggere la sofferenza, un chierico alchimista e un misterioso profeta, una maledizione che si nutre di Gioia e un Tesoro fiorito tra Cielo e terra.
Ora quel “reame lontano e dimenticato” sta per aprire le sue porte.
Ma solo chi non avrà paura di seguire i propri sogni potrà visitarlo...
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Altea
10-02-2013, 14.12.05
E' come se vedessi aprirsi le porte avvolte quasi nella nebbia pronta a dissolversi presto per mostrare le fattezze di questo regno ancor per ora misterioso..non osservo di nascosto ma già mi sembra di averlo quasi oltrepassato quel cancello.
Trattengo il fiato.
Devo fermarmi un momento, respirare, sbattere le palpebre per poter anche solo tentare di mettere per iscritto ciò che questi frammenti hanno suscitato in me. Temo quasi di sgualcire le emozioni, ancora così vivide e tremanti, tentando di tramutale in parole.
Eppure quegli scenari erano dipinti con tanta precisione, che potevo sentirli vibrare attorno a me. Mi è come parso di essere trasportata in un mondo lontano, un mondo come senza tempo, incredibilmente affascinante e misterioso.
Le atmosfere così cupe e buie eppure così vivide e incredibilmente reali creavano in me un misto di inquietudine, curiosità e trepidazione.
I personaggi di questi piccoli frammenti, così unici e caratterizzati, erano vivi e veri.
Milord, le vostre parole riescono sempre a far materializzare mondi interi, atmosfere, dettagli, personaggi, e mille altre cose.
Probabilmente sono ripetitiva, ma ogni scenario, ogni scritto, è un' emozione sempre nuova, di cui vi sono grata.
Attenderò anch'io, dunque, con le altre care dame, che la nebbia si dissolva e il reame di cui ci avete narrato apra le sue porte..:smile:
Nell'attesa, però devo rimediare alla mia disdicevole scortesia degli ultimi giorni... :confused_nervous_sh
A lady Clio vorrei inoltre dire che capisco perfettamente ciò a cui allude... il dubbio iniziale del nuovo arrivato, poi l’interesse, l’entusiasmo ed il piacere di giocare... ciò che avete detto qui, milady, mi ha riportata a quello che fu il mio primo gdr ed alle sensazioni che provai allora, simili alle vostre di oggi e simili, per fortuna, a quelle di ogni volta... ed io non posso che ringraziarvi per questo.
Lady Talia,
perdonate se rispondo solo ora alle vostre parole.
In realtà mi ha fatto davvero piacere ciò che avete scritto.
Da una parte sono lieta di aver destato in voi dei ricordi piacevoli. Ma poi, dicendomi che le sensazioni non cambiano col passare del tempo, mi strappate un sorriso in vista del futuro. Facendomi pensare che dunque, l'entusiasmo e le emozioni che ho provato non sono state un caso isolato.
E devo dire che è un pensiero alquanto piacevole. :smile_lol: