Guisgard
06-03-2014, 04.13.39
Il Carnevale è appena passato e chissà perchè ripensando a questa festa ricordo sempre giornate fredde, ma limpide, col vento a regalare mattinate e pomeriggi soleggiati e sere poi chiare e scintillanti.
E stanotte, fissando il cielo e le luci che brillano limpide nell'oscurità, mi torna in mente un vecchio ricordo.
Un ricordo velato dai tratti del sogno...
A scuola, nel periodo di Carnevale, il Sabato e poi il Martedì Grasso, le suore organizzavano una festa in maschera, dove si scherzava, si giocava, si ballava e si sognava.
La curiosità dei miei compagni di classe però era stata attirata da un provvedimento che la maestra aveva preso verso due scolari.
Si trattava di Laika, la più bella e più invidiata della classe e del suo compagno di banco Luis.
Era questi un bambino molto in gamba a detta di tutti.
L'asso degli assi, lo chiamavano con ammirazione gli altri alunni.
E per tutti lui e Laika erano la coppia perfetta.
Io in verità avevo sempre vissuto con una certa apatia questa cosa.
E la separazione dei due che aveva deciso la maestra, a causa del loro parlare troppo durante le lezioni, mi lasciava alquanto indifferente.
Andare a scuola non mi faceva impazzire e non avevo mai fatto mistero di come questo genere di feste per me avessero valore solo perchè portavano qualche giorno di vacanza.
Per questo risposi con uno sguardo indolente ad un mio compagno quando mi rivelò che i due piccioncini avevano ancora una volta trovato il modo di far parlare di loro.
“Il ballo in maschera” disse il mio compagno “che si terrà nel refettorio, preparato apposta per l'occasione, avverrà quest'anno con tutte le classi presenti. La madre di Luis, d'accordo con quella di Laika, ha preso per suo figlio il costume di Cuore. Mentre lei, per sua figlia, ha scelto il costume di Ragione. Insomma, al ballo saranno ancora una volta perfetti e non ci sarà nessuno bello come loro.”
“Davvero?” Svogliatamente io.
“Tu invece da cosa sei vestito, Guis?” Mi chiese. “Hai arco e frecce... sei Robin Hood?”
“No...” dissi io “... ti pare che Robin Hood abbia un cuore stampato sulla giubba?”
“Infatti...” fece lui “... in verità mi sembri più una specie di cavaliere...”
“E questa credi sia di un cavaliere?”
“Cos'è?”
“E' una cetra.” Risposi.
“Cosa sarebbe?”
“Uno strumento musicale.”
“Insomma, chi sei, Guis?”
“Messer Amore.”
“Ma non è un costume da femmina?” Stupito lui.
“Ti sembro vestito da femmina?” Scuotendo il capo io.
“No...” rispose lui “... ti ho detto, sembri un cavaliere... ma il nome... Amore... vabbè...” sorrise “... dicevo... Luis e Laika non balleranno soltanto... ma lui ha promesso che vincerà la gara di pesca per lei.”
Era quella una gara che le suore organizzavano per noi alunni, che consisteva in un tiro a bersaglio, dove i maschi, colpendo i vari premi in palio, regalavano poi la vincita alle loro compagne di ballo.
“Ma la maestra” continuò il mio ingenuo compagno “ha però vietato a quei due di fare coppia in questa festa. Per questo li ha separati. Ora però Laika, nonostante il divieto della maestra, vuol raggiungere Luis e ballare con lui.”
“Forse doveva farlo lui...” mormorai io “... visto che è l'asso degli assi...” con ironia.
“Tutti facciamo il tifo per loro!”
“Auguri allora.” Stancamente io. “Dopotutto sono messer Amore e faccio il tifo per ogni innamorato.”
La festa cominciò e tutti sembravano divertirsi molto.
Io invece, a parte qualche tiro di coriandoli e una guerra con alcuni bambini a colpi di spruzzi d'acqua lanciati da cioccolate di plastica e dolcetti di gomma, restai appartato sotto l'albero del cortile, aspettando con impazienza la fine di tutto e tornarmene a casa senza compiti da fare per il giorno seguente.
“Non puoi andare in V A, Laika...” disse all'improvviso una bambina ad un'altra che le stava accanto “... la maestra ti scoprirà e finirai in castigo!”
“Io invece ci andrò!” Fece Laika. “Luis mi sta aspettando!”
E si alzò, con aria furtiva, avvicinandosi alle grandi scale che conducevano alle classi del secondo e del terzo piano.
“Non ci arriverai mai...” dissi io all'improvviso.
“Ah, sei tu...” fissandomi lei “... non sei a giocare con gli altri?”
“Mi annoiavo...”
“Comunque io ci andrò.” Fece lei. “Grazie per la tua premura, comunque.”
“Il fatto che tutte le altre ti guardino con ammirazione ed invidia” sbottai io “non vuol dire che tutto ti è permesso.”
“Che ne sai tu?”
“Lo so.”
“Sei sempre stato antipatico, sai?”
“Davvero?”
“Si.” Annuì lei. “E non solo a me. Molti maschi non ti vedono di buon occhio. Sei presuntuoso e intrattabile. Ma tanto nessuno ti sceglierà come capoclasse.”
“Vedo che sei informata sul mio conto...”
“Io so tutto di tutti, non farti strane idee.”
“Comunque, come detto, non riuscirai a farla in barba alle suore...” guardandola io “... ho saputo che al secondo piano c'è suor Faustina e lei è un tipo sveglio.”
“Il fatto che per te sia impossibile arrivarci” replicò lei “non lo rende tale per tutti. Luis ci riuscirebbe.”
“Allora perchè non scende lui da te?”
“Proprio perchè suor Faustina lo sorveglia, sapientone.”
“Si, immagino...”
“Antipatico e saccente!”
“Può darsi...” ridendo io “... ma sono anche l'unico in grado di portarti lassù...”
“Non lo faresti mai!”
“Infatti.” Annuì io. “Ma potrei comunque farlo, se volessi.”
“Allora aiutami a salire da Luis.”
“Perchè dovrei?”
“Per favore...”
Restai pensieroso.
“Facciamo così...” fissandola “... io ti aiuterò ad arrivare da Luis... ma tu in cambio mi darai il giocattolo che poi lui vincerà per te nella gara...”
“Perchè non te lo guadagni da te, scusa?”
“Perchè la regola vuole che i maschi devono vincerne uno per poi darlo alla propria compagna.” Spiegai io.
“Ma è il mio premio...” sbuffando lei.
“Prendere o lasciare.”
“E va bene...”
Ci demmo una stretta di mano a sancire quel patto.
In realtà, per raggiungere il piano superiore, c'era una seconda strada.
Quella che dal palazzo dell'Immacolata, così chiamato perchè una statua della Madonna era posta sul suo ingresso, si congiungeva, nella direzione opposta, con le classi del secondo e terzo piano.
Così, sgattaiolando tra le cucine delle suore, la sala di musica quel giorno deserta ed un paio di corridoi, raggiungemmo infine le classi dei piani alti.
“Ho fame...” fece lei all'improvviso “... le scale erano tante e mi hai fatto fare un giro lunghissimo...”
“Dai, ci siamo quasi...” mormorai io “... tra poco mangerai insieme al tuo amico Luis...”
“Ho fame adesso...”
“Uffa, che lagna...” sbuffai io “... va bene... aspetta qui... prenderò qualcosa in una delle classi...”
“Fa attenzione!”
“Tu piuttosto, attenta a non farti vedere.”
Poco dopo tornai con qualche dolcetto tipico di Carnevale, che mangiammo nascosti nella palestra.
“Non mi hai detto da cosa sei vestito...” guardandomi lei.
“Non lo hai chiesto.”
“Lo chiedo ora...”
“Da messer Amore...” feci io “... ma dubito che tu sappia chi sia... non lo conosce nessuno...”
“Invece si...” sorridendo lei “... lo so benissimo...” forse era la prima volta che Laika sorrideva per me ed aveva un sorriso bellissimo “... io invece sono Ragione...”
“Si, lo so...” annuì io “... una coppia perfetta per Luis... lui è Cuore, tu Ragione.”
“Anche Amore lega bene con Ragione...”
“Dici?” Mangiando io. “Non so... io detesto la Ragione...”
“Perchè?” Stupita lei.
“Perchè a causa sua le persone fanno gli sbagli più grandi.”
“Mamma mi ha raccontato la storia di Amore e Psiche... ossia Ragione...”
“Dai, andiamo...” alzandomi io “... o non arriverai in tempo dal tuo Luis...”
“Aspetta...” prendendo la mia mano lei “... dimmi... con chi ballerai?”
“Con nessuna...” seccamente io “... non mi interessa il ballo... voglio solo tornare presto a casa e andare a giocare a pallone con i miei amici.”
“Non vuoi una compagna?” Meravigliata lei. “Non vuoi sposarti da grande?”
“Che c'entra?” Infastidito io.
“Pensi mai a dove porteresti la tua innamorata?” Sorridendo ancora lei. “Io si... so dove vorrei essere portata... in un campo pieno di fiori...”
“Dai, dobbiamo andare...”
“Ti prego, dimmelo...”
“E va bene...” sbuffando ancora io “... la porterei in una verde campagna... sopra una dolce collina ad un passo dal cielo, dove si trova un vecchio castello oggi rimodernato e divenuto un ristorante... ecco, comprerei quel posto e farei del castello la mia casa... per viverci solo con la mia innamorata... e da quella collina potrei contare ogni notte tutte le stelle del cielo... stelle scintillanti, ammalianti, incantate... ed ogni stella racchiuderebbe un desiderio da realizzare per lei... si, là la porterei... in quel castello diventato giusto giusto per due persone... per me e per lei...”
“Portarmi là, Guis...” smettendo di sorridere lei “... voglio vedere quel castello con te... balliamo insieme oggi... e poi mi parlerai ancora di quel posto pieno di stelle e di desideri...”
“Sei proprio viziata...” alzandomi di nuovo io “... tante storie per andare da Luis ed ora cambi idea...” la presi per mano e uscimmo dalla palestra “... dai, andiamo da lui...”
Camminammo un po' per i corridoi, ma lei era visibilmente triste e faceva di tutto per rallentare.
Io invece ripensavo alle sue parole.
“Laika...” fermandomi di colpo io “... dicevi sul serio?”
“Si...” con gli occhi lucidi lei.
“Aspettami qui...” e corsi via.
Volevo andare dalla maestra e chiederle di poter ballare con Laika.
Mi avrebbe di certo dato il permesso.
Ma nel frattempo lei e suor Faustina ritrovarono Laika.
E vedendola in lacrime acconsentirono a farle fare coppia con Luis.
La portarono da lui e il ballo con la gara cominciò.
Io tornai e li vidi insieme.
Mi sentii un perfetto idiota che si era fatto prendere in giro.
Corsi allora via, sotto l'albero nel cortile.
All'improvviso arrivò suor Faustina.
“Che fai qua tutto solo?”
“Aspetto che la festa finisca...”
“Ti vedo un po' giù...”
“No, non è vero...” scuotendo il capo io “... mi annoio soltanto...”
“Laika è triste sai...” sedendosi accanto a me “... tu sai il perchè?”
“Perchè dovrei?” Freddamente io. “Chiedetelo a Luis...”
“Invece lo chiedo a te...”
“E' viziata e sciocca!” Sentenziai io. “Le piace stare al centro dell'attenzione!”
“Vorresti farla ballare?”
“Non sa neanche lei cosa vuole!”
“E magari vincere un premio nella gara per lei?”
“Preferirei star da solo e senza giocattoli” offeso io “che stare con lei!”
“Vorresti?” Fissandomi lei. “Rispondi.”
“Si!” Esclamai io. “Ma non mi faccio più prendere in giro da lei!”
Lei rise e mi abbracciò.
Poco dopo entrai nell'aula della gara.
Mi avvicinai al banco dei premi e scelsi due giocattoli.
I più belli.
Presi le freccette e cominciai a tirare sotto lo sguardo di tutti, come se fossero davvero i dardi incantati di messer Amore.
C'era anche lei.
Alla fine vinsi tra l'ammirazione dei miei compagni.
Andai da lei e le diedi i due bambolotti, invitandola poi a ballare.
Ballammo per tutta la festa, fino a quando vennero a prenderci i nostri genitori.
“Hai visto che belli, mamma?” Mostrando i giocattoli a sua madre.
“Bellissimi, Laika!” Esclamò lei. “Sai chi sono? Sono Amore e Ragione!”
“Si, è vero!” Fece Laika. “Guarda ci somigliano! Siamo noi!” Voltandosi verso di me. “Questo allora è tuo...” dandomi il bambolotto vestito da Amore.
E prendendolo la mia mano sfiorò la sua.
Ricordo ancora il suo sorriso ed il suo sguardo, quando, andando via con sua madre, più volte si girò verso di me.
E quando oggi riguardo quel bambolotto so che forse, di tanto in tanto, anche lei, guardando il suo, ripensa a quel giorno di Carnevale.
A quell'avventura vissuta, fra tante maschere, da Amore e Ragione...
http://3.bp.blogspot.com/-rve45cK9p0Q/UfLWsK_sfwI/AAAAAAAAExg/q_kTvmgLzT4/s1600/001.JPG
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E stanotte, fissando il cielo e le luci che brillano limpide nell'oscurità, mi torna in mente un vecchio ricordo.
Un ricordo velato dai tratti del sogno...
A scuola, nel periodo di Carnevale, il Sabato e poi il Martedì Grasso, le suore organizzavano una festa in maschera, dove si scherzava, si giocava, si ballava e si sognava.
La curiosità dei miei compagni di classe però era stata attirata da un provvedimento che la maestra aveva preso verso due scolari.
Si trattava di Laika, la più bella e più invidiata della classe e del suo compagno di banco Luis.
Era questi un bambino molto in gamba a detta di tutti.
L'asso degli assi, lo chiamavano con ammirazione gli altri alunni.
E per tutti lui e Laika erano la coppia perfetta.
Io in verità avevo sempre vissuto con una certa apatia questa cosa.
E la separazione dei due che aveva deciso la maestra, a causa del loro parlare troppo durante le lezioni, mi lasciava alquanto indifferente.
Andare a scuola non mi faceva impazzire e non avevo mai fatto mistero di come questo genere di feste per me avessero valore solo perchè portavano qualche giorno di vacanza.
Per questo risposi con uno sguardo indolente ad un mio compagno quando mi rivelò che i due piccioncini avevano ancora una volta trovato il modo di far parlare di loro.
“Il ballo in maschera” disse il mio compagno “che si terrà nel refettorio, preparato apposta per l'occasione, avverrà quest'anno con tutte le classi presenti. La madre di Luis, d'accordo con quella di Laika, ha preso per suo figlio il costume di Cuore. Mentre lei, per sua figlia, ha scelto il costume di Ragione. Insomma, al ballo saranno ancora una volta perfetti e non ci sarà nessuno bello come loro.”
“Davvero?” Svogliatamente io.
“Tu invece da cosa sei vestito, Guis?” Mi chiese. “Hai arco e frecce... sei Robin Hood?”
“No...” dissi io “... ti pare che Robin Hood abbia un cuore stampato sulla giubba?”
“Infatti...” fece lui “... in verità mi sembri più una specie di cavaliere...”
“E questa credi sia di un cavaliere?”
“Cos'è?”
“E' una cetra.” Risposi.
“Cosa sarebbe?”
“Uno strumento musicale.”
“Insomma, chi sei, Guis?”
“Messer Amore.”
“Ma non è un costume da femmina?” Stupito lui.
“Ti sembro vestito da femmina?” Scuotendo il capo io.
“No...” rispose lui “... ti ho detto, sembri un cavaliere... ma il nome... Amore... vabbè...” sorrise “... dicevo... Luis e Laika non balleranno soltanto... ma lui ha promesso che vincerà la gara di pesca per lei.”
Era quella una gara che le suore organizzavano per noi alunni, che consisteva in un tiro a bersaglio, dove i maschi, colpendo i vari premi in palio, regalavano poi la vincita alle loro compagne di ballo.
“Ma la maestra” continuò il mio ingenuo compagno “ha però vietato a quei due di fare coppia in questa festa. Per questo li ha separati. Ora però Laika, nonostante il divieto della maestra, vuol raggiungere Luis e ballare con lui.”
“Forse doveva farlo lui...” mormorai io “... visto che è l'asso degli assi...” con ironia.
“Tutti facciamo il tifo per loro!”
“Auguri allora.” Stancamente io. “Dopotutto sono messer Amore e faccio il tifo per ogni innamorato.”
La festa cominciò e tutti sembravano divertirsi molto.
Io invece, a parte qualche tiro di coriandoli e una guerra con alcuni bambini a colpi di spruzzi d'acqua lanciati da cioccolate di plastica e dolcetti di gomma, restai appartato sotto l'albero del cortile, aspettando con impazienza la fine di tutto e tornarmene a casa senza compiti da fare per il giorno seguente.
“Non puoi andare in V A, Laika...” disse all'improvviso una bambina ad un'altra che le stava accanto “... la maestra ti scoprirà e finirai in castigo!”
“Io invece ci andrò!” Fece Laika. “Luis mi sta aspettando!”
E si alzò, con aria furtiva, avvicinandosi alle grandi scale che conducevano alle classi del secondo e del terzo piano.
“Non ci arriverai mai...” dissi io all'improvviso.
“Ah, sei tu...” fissandomi lei “... non sei a giocare con gli altri?”
“Mi annoiavo...”
“Comunque io ci andrò.” Fece lei. “Grazie per la tua premura, comunque.”
“Il fatto che tutte le altre ti guardino con ammirazione ed invidia” sbottai io “non vuol dire che tutto ti è permesso.”
“Che ne sai tu?”
“Lo so.”
“Sei sempre stato antipatico, sai?”
“Davvero?”
“Si.” Annuì lei. “E non solo a me. Molti maschi non ti vedono di buon occhio. Sei presuntuoso e intrattabile. Ma tanto nessuno ti sceglierà come capoclasse.”
“Vedo che sei informata sul mio conto...”
“Io so tutto di tutti, non farti strane idee.”
“Comunque, come detto, non riuscirai a farla in barba alle suore...” guardandola io “... ho saputo che al secondo piano c'è suor Faustina e lei è un tipo sveglio.”
“Il fatto che per te sia impossibile arrivarci” replicò lei “non lo rende tale per tutti. Luis ci riuscirebbe.”
“Allora perchè non scende lui da te?”
“Proprio perchè suor Faustina lo sorveglia, sapientone.”
“Si, immagino...”
“Antipatico e saccente!”
“Può darsi...” ridendo io “... ma sono anche l'unico in grado di portarti lassù...”
“Non lo faresti mai!”
“Infatti.” Annuì io. “Ma potrei comunque farlo, se volessi.”
“Allora aiutami a salire da Luis.”
“Perchè dovrei?”
“Per favore...”
Restai pensieroso.
“Facciamo così...” fissandola “... io ti aiuterò ad arrivare da Luis... ma tu in cambio mi darai il giocattolo che poi lui vincerà per te nella gara...”
“Perchè non te lo guadagni da te, scusa?”
“Perchè la regola vuole che i maschi devono vincerne uno per poi darlo alla propria compagna.” Spiegai io.
“Ma è il mio premio...” sbuffando lei.
“Prendere o lasciare.”
“E va bene...”
Ci demmo una stretta di mano a sancire quel patto.
In realtà, per raggiungere il piano superiore, c'era una seconda strada.
Quella che dal palazzo dell'Immacolata, così chiamato perchè una statua della Madonna era posta sul suo ingresso, si congiungeva, nella direzione opposta, con le classi del secondo e terzo piano.
Così, sgattaiolando tra le cucine delle suore, la sala di musica quel giorno deserta ed un paio di corridoi, raggiungemmo infine le classi dei piani alti.
“Ho fame...” fece lei all'improvviso “... le scale erano tante e mi hai fatto fare un giro lunghissimo...”
“Dai, ci siamo quasi...” mormorai io “... tra poco mangerai insieme al tuo amico Luis...”
“Ho fame adesso...”
“Uffa, che lagna...” sbuffai io “... va bene... aspetta qui... prenderò qualcosa in una delle classi...”
“Fa attenzione!”
“Tu piuttosto, attenta a non farti vedere.”
Poco dopo tornai con qualche dolcetto tipico di Carnevale, che mangiammo nascosti nella palestra.
“Non mi hai detto da cosa sei vestito...” guardandomi lei.
“Non lo hai chiesto.”
“Lo chiedo ora...”
“Da messer Amore...” feci io “... ma dubito che tu sappia chi sia... non lo conosce nessuno...”
“Invece si...” sorridendo lei “... lo so benissimo...” forse era la prima volta che Laika sorrideva per me ed aveva un sorriso bellissimo “... io invece sono Ragione...”
“Si, lo so...” annuì io “... una coppia perfetta per Luis... lui è Cuore, tu Ragione.”
“Anche Amore lega bene con Ragione...”
“Dici?” Mangiando io. “Non so... io detesto la Ragione...”
“Perchè?” Stupita lei.
“Perchè a causa sua le persone fanno gli sbagli più grandi.”
“Mamma mi ha raccontato la storia di Amore e Psiche... ossia Ragione...”
“Dai, andiamo...” alzandomi io “... o non arriverai in tempo dal tuo Luis...”
“Aspetta...” prendendo la mia mano lei “... dimmi... con chi ballerai?”
“Con nessuna...” seccamente io “... non mi interessa il ballo... voglio solo tornare presto a casa e andare a giocare a pallone con i miei amici.”
“Non vuoi una compagna?” Meravigliata lei. “Non vuoi sposarti da grande?”
“Che c'entra?” Infastidito io.
“Pensi mai a dove porteresti la tua innamorata?” Sorridendo ancora lei. “Io si... so dove vorrei essere portata... in un campo pieno di fiori...”
“Dai, dobbiamo andare...”
“Ti prego, dimmelo...”
“E va bene...” sbuffando ancora io “... la porterei in una verde campagna... sopra una dolce collina ad un passo dal cielo, dove si trova un vecchio castello oggi rimodernato e divenuto un ristorante... ecco, comprerei quel posto e farei del castello la mia casa... per viverci solo con la mia innamorata... e da quella collina potrei contare ogni notte tutte le stelle del cielo... stelle scintillanti, ammalianti, incantate... ed ogni stella racchiuderebbe un desiderio da realizzare per lei... si, là la porterei... in quel castello diventato giusto giusto per due persone... per me e per lei...”
“Portarmi là, Guis...” smettendo di sorridere lei “... voglio vedere quel castello con te... balliamo insieme oggi... e poi mi parlerai ancora di quel posto pieno di stelle e di desideri...”
“Sei proprio viziata...” alzandomi di nuovo io “... tante storie per andare da Luis ed ora cambi idea...” la presi per mano e uscimmo dalla palestra “... dai, andiamo da lui...”
Camminammo un po' per i corridoi, ma lei era visibilmente triste e faceva di tutto per rallentare.
Io invece ripensavo alle sue parole.
“Laika...” fermandomi di colpo io “... dicevi sul serio?”
“Si...” con gli occhi lucidi lei.
“Aspettami qui...” e corsi via.
Volevo andare dalla maestra e chiederle di poter ballare con Laika.
Mi avrebbe di certo dato il permesso.
Ma nel frattempo lei e suor Faustina ritrovarono Laika.
E vedendola in lacrime acconsentirono a farle fare coppia con Luis.
La portarono da lui e il ballo con la gara cominciò.
Io tornai e li vidi insieme.
Mi sentii un perfetto idiota che si era fatto prendere in giro.
Corsi allora via, sotto l'albero nel cortile.
All'improvviso arrivò suor Faustina.
“Che fai qua tutto solo?”
“Aspetto che la festa finisca...”
“Ti vedo un po' giù...”
“No, non è vero...” scuotendo il capo io “... mi annoio soltanto...”
“Laika è triste sai...” sedendosi accanto a me “... tu sai il perchè?”
“Perchè dovrei?” Freddamente io. “Chiedetelo a Luis...”
“Invece lo chiedo a te...”
“E' viziata e sciocca!” Sentenziai io. “Le piace stare al centro dell'attenzione!”
“Vorresti farla ballare?”
“Non sa neanche lei cosa vuole!”
“E magari vincere un premio nella gara per lei?”
“Preferirei star da solo e senza giocattoli” offeso io “che stare con lei!”
“Vorresti?” Fissandomi lei. “Rispondi.”
“Si!” Esclamai io. “Ma non mi faccio più prendere in giro da lei!”
Lei rise e mi abbracciò.
Poco dopo entrai nell'aula della gara.
Mi avvicinai al banco dei premi e scelsi due giocattoli.
I più belli.
Presi le freccette e cominciai a tirare sotto lo sguardo di tutti, come se fossero davvero i dardi incantati di messer Amore.
C'era anche lei.
Alla fine vinsi tra l'ammirazione dei miei compagni.
Andai da lei e le diedi i due bambolotti, invitandola poi a ballare.
Ballammo per tutta la festa, fino a quando vennero a prenderci i nostri genitori.
“Hai visto che belli, mamma?” Mostrando i giocattoli a sua madre.
“Bellissimi, Laika!” Esclamò lei. “Sai chi sono? Sono Amore e Ragione!”
“Si, è vero!” Fece Laika. “Guarda ci somigliano! Siamo noi!” Voltandosi verso di me. “Questo allora è tuo...” dandomi il bambolotto vestito da Amore.
E prendendolo la mia mano sfiorò la sua.
Ricordo ancora il suo sorriso ed il suo sguardo, quando, andando via con sua madre, più volte si girò verso di me.
E quando oggi riguardo quel bambolotto so che forse, di tanto in tanto, anche lei, guardando il suo, ripensa a quel giorno di Carnevale.
A quell'avventura vissuta, fra tante maschere, da Amore e Ragione...
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