Galgan
10-09-2014, 02.43.57
Pegaso, il mio fedele destriero, interruppe il proprio galoppo, fermandosi sbuffando; gli elargii un paio di carezze sul collo, per ringraziarlo di aver ancora una volta viaggiato con me....Ancora una volta, stavolta verso un'insolita meta.
Rimanemmo a contemplare lo spettacolo che ci si parava innanzi, uno spettacolo selvaggio ed arcaico, eppure rassicurante, come una sorta di ritorno a casa, una casa lasciata anni, secoli, eoni prima, una casa alla quale, presto o tardi, è necessario tornare.
La radura era silente, come irreale, come camminare in un reame di sogno, ed il boschetto al suo centro completava quella sorta di dipinto fatto dalla mano di un Creatore saggio e lungimirante; dal boschetto si intravedeva un tetto, e la croce posta su di esso testimoniava che si trattava del tetto di una chiesa.
Un flebile scalpitare attirò la mia attenzione; volsi lo sguardo a oriente, e vidi che, in effetti, come nel sogno, un guardiano era venuto a ricevermi; uno splendido esemplare di cervo maschio mi stava osservando, tranquillo, senza timore.
Annuii, perché in fondo stavo capendo, in fondo riuscivo a comprendere.
Nel sogno, a ricevermi era un cavaliere, armato di tutto punto, con un cervo rampante come guidone; quel cavaliere mi aveva parlato, dicendomi che se venivo in pace, avrei raccolto pace, e se il mio spirito aveva sete, lì si sarebbe potuto abbeverare; quel cervo mi disse tutto questo solo con il suo sguardo, i suoi occhi toccarono le corde della mia anima, al punto che mi segnai, e scesi da cavallo.
Tolsi a Pegaso sella e finimenti, lasciandolo libero di pascolare, poi mi incamminai verso la chiesa, sentendo sempre addosso lo sguardo del cervo.
Fu così che giunsi a quello che, di lì a poco, sarebbe divenuto il mio regno, la mia fortezza, il mio angolo di paradiso; avrei cominciato ad esplorarlo poco a poco, per conoscere nella pienezza ogni singolo angolo di esso, dal pozzo decorato con scene Bibliche, all'orto delle piante officinali, dalla biblioteca, le cui pareti erano decorate con scene di caccia alternate a volti di angeli nella contemplazione dell'Assoluto; all'altare decorato con motivi arcaici, altare che, curiosamente, era privo di una croce, croce però che mi apprestai a fornire, utilizzando una fessura situata al centro di esso, nella quale posi la mia spada capovolta, la quale vi si adattò alla perfezione, come fosse sempre stata quella la funzione per la quale era stata forgiata.
Nella semplice e spartana stanza da letto, trovai lenzuola e coperte d'umile fattura, ma pulite e profumate di lavanda, e posto su un inginocchiatoio poco lontano, un saio, che pareva proprio essere della mia misura.
Tolsi i miei abiti e lo indossai.
Come nel sogno, qualcuno aveva previsto il mio arrivo, e quel qualcuno aveva scelto me come nuovo custode di quel luogo.
Che ne era stato del vecchio custode?
Non avrei saputo dirlo, né avrei voluto farlo, perché le vie dell'Altissimo sono imperscrutabili, e gli animi devoti devono adeguarsi alle istruzioni che ricevono, con gioia e fede, senza cercare di comprendere i lati segreti del Disegno.
Andai all'inginocchiatoio, e lì recitai una preghiera, poi uscii nell'orto.
Alzai lo sguardo al cielo.
Un'aquila stava volando in cerchio.
Annuii nuovamente; il Cavaliere dell'Aquila.
Nel sogno, incontravo un cavaliere con un'aquila come stemma, si trovava nella chiesa, e mi diceva che avrebbe vegliato su di me, come io avrei vegliato su quei luoghi, luoghi nei quali sarei rimasto, finchè l'Onnipotente non avesse deciso di mandarmi un segno.
Chiusi gli occhi, ed inspirai a fondo l'aria pura di quei luoghi.
Rimanemmo a contemplare lo spettacolo che ci si parava innanzi, uno spettacolo selvaggio ed arcaico, eppure rassicurante, come una sorta di ritorno a casa, una casa lasciata anni, secoli, eoni prima, una casa alla quale, presto o tardi, è necessario tornare.
La radura era silente, come irreale, come camminare in un reame di sogno, ed il boschetto al suo centro completava quella sorta di dipinto fatto dalla mano di un Creatore saggio e lungimirante; dal boschetto si intravedeva un tetto, e la croce posta su di esso testimoniava che si trattava del tetto di una chiesa.
Un flebile scalpitare attirò la mia attenzione; volsi lo sguardo a oriente, e vidi che, in effetti, come nel sogno, un guardiano era venuto a ricevermi; uno splendido esemplare di cervo maschio mi stava osservando, tranquillo, senza timore.
Annuii, perché in fondo stavo capendo, in fondo riuscivo a comprendere.
Nel sogno, a ricevermi era un cavaliere, armato di tutto punto, con un cervo rampante come guidone; quel cavaliere mi aveva parlato, dicendomi che se venivo in pace, avrei raccolto pace, e se il mio spirito aveva sete, lì si sarebbe potuto abbeverare; quel cervo mi disse tutto questo solo con il suo sguardo, i suoi occhi toccarono le corde della mia anima, al punto che mi segnai, e scesi da cavallo.
Tolsi a Pegaso sella e finimenti, lasciandolo libero di pascolare, poi mi incamminai verso la chiesa, sentendo sempre addosso lo sguardo del cervo.
Fu così che giunsi a quello che, di lì a poco, sarebbe divenuto il mio regno, la mia fortezza, il mio angolo di paradiso; avrei cominciato ad esplorarlo poco a poco, per conoscere nella pienezza ogni singolo angolo di esso, dal pozzo decorato con scene Bibliche, all'orto delle piante officinali, dalla biblioteca, le cui pareti erano decorate con scene di caccia alternate a volti di angeli nella contemplazione dell'Assoluto; all'altare decorato con motivi arcaici, altare che, curiosamente, era privo di una croce, croce però che mi apprestai a fornire, utilizzando una fessura situata al centro di esso, nella quale posi la mia spada capovolta, la quale vi si adattò alla perfezione, come fosse sempre stata quella la funzione per la quale era stata forgiata.
Nella semplice e spartana stanza da letto, trovai lenzuola e coperte d'umile fattura, ma pulite e profumate di lavanda, e posto su un inginocchiatoio poco lontano, un saio, che pareva proprio essere della mia misura.
Tolsi i miei abiti e lo indossai.
Come nel sogno, qualcuno aveva previsto il mio arrivo, e quel qualcuno aveva scelto me come nuovo custode di quel luogo.
Che ne era stato del vecchio custode?
Non avrei saputo dirlo, né avrei voluto farlo, perché le vie dell'Altissimo sono imperscrutabili, e gli animi devoti devono adeguarsi alle istruzioni che ricevono, con gioia e fede, senza cercare di comprendere i lati segreti del Disegno.
Andai all'inginocchiatoio, e lì recitai una preghiera, poi uscii nell'orto.
Alzai lo sguardo al cielo.
Un'aquila stava volando in cerchio.
Annuii nuovamente; il Cavaliere dell'Aquila.
Nel sogno, incontravo un cavaliere con un'aquila come stemma, si trovava nella chiesa, e mi diceva che avrebbe vegliato su di me, come io avrei vegliato su quei luoghi, luoghi nei quali sarei rimasto, finchè l'Onnipotente non avesse deciso di mandarmi un segno.
Chiusi gli occhi, ed inspirai a fondo l'aria pura di quei luoghi.