Rolando
29-11-2015, 23.26.04
Sono un amante del viaggio, per terre strane e affascinanti. Mi pare di aver visitato tutto, o quasi. Sono al mio sesto pregrinare. Ora trovandomi in questa cittadina dall'agricolture fiorente, attendo la nave che mi porterà in luoghi esotici. Purtroppo un messaggero ieri mi ha recaptato una missiva che annunciava il ritardo della nave. Sono quindi costretto a rimanere altri giorni qui. Approfittero di visitare la fiera del villaggio.
Girando per le stradine affollate di venditori mi faccio strada, niente mi ineressa salvo, tomi o pergamene di stroire, canzoni, alchimie. Amo la conoscenza. Giunto alla fontana intravedo una bancarella con cianfrusaglie di poco conto, ma in una borsa scorgo una pergamente.
Faccio al tipo: "quanto per quella pergamenta?" E mi fa "Beh per la carta da camino una moneta di bronzo!" Pago senza esitare, e tornanto alla locanda la apro.
"Che meraviglia! Che pregevole fattura! Ma che carta da camino!" Sulla poltrona al caldo del camino con una tazza di te al mio fianco comincio a leggere.
Oggi per il piccolo villaggio di Frostwood, ai confini di Avalon é giorno di lutto. L'abile e conosciuto maniscalco Jhon, é morto! Sul villaggio un silenzio spettrale si é posato come la rugiada del mattino. Un velo di malinconia e sinistro silenzio avvolge il piccolo villaggio. C'é chi mormora ad un incidente, altri ad un malore. Una vecchia bassa e ingobbita, seduta sul suo sgabello marcio, con voce gracchiante mormora: "La maledizione! La maledizione!"; mentre un villano di mezza età gli urla: " Sta zitta vecchiaccia! Te e le tue superstizioni". Dopodiche la vecchia rientra nella sua casina logora ridacchiando: "ih ih ih". Ma chi lo sà! Il motivo della morte ora é custodito nell'aldilà!
Non importa, adesso il maniscalco non c'é piu, e nessuno abile come lui sara in grado di proseguire il suo lavoro, poiché i due figli molte estati fà partirono per la guerra e mai tornarono.
Ed ecco in fondo al sentiero brullo e fangoso che porta al villaggio, avanzare il carretto del becchino trainato da un ronzino un pó malconcio. Il cocchiere nel silenzio mugugna improperi ogni qual volta il carretto si blocca nel fango. É rabbioso poichè ogni volta deve scendere e spingere il carretto, rischiando di scivolare a faccia in giù. A fatica giunge al villaggio, e vedendo il via vai della gente in lutto capisce subito dove è la casa. Gemendo con un :" oooo" ferma il carretto che stride.
Un gruppetto di corvi gracchiando si posano sui rami rinsecchiti degli alberi, osservando la scena.
"dov'é la vedova? Devo prendere il corpo!", mormora privo di compassione.
Una signora di mezza età, alta e robusta e dagli occhi chiari: "sono io! " e alzandosi fa segno al becchino di avvicinarsi per sussurrargli qualcosa. Cosa mai si saranno detti?
Così l'omone insieme al compare prendono il corpo e caricandolo come un sacco di patate. I due procedono verso il cimitero fuori del paese, a un'ora di marcia a piedi. Anche i neri spettatori alati prendono il volo a mó di corteo. Da lontano i villani salutano la salma piangendo e ricordando i giorni passati con Jhon.
I due dopo mezz'ora giungono al bivio per il cimitero rurale, ma l'omone sorprendentemente svolta a destra in direzione della costa.
"Ehi Marcel! Dove vai? Dovevamo andare a sinistra?"
"Zitto!" risponde secco! "La vedova mi ha incaricato di bruciare il corpo! McBrown! E cosi faró!".
"Sai che da tempo é stata bandita questa norma? Vuoi ritrovarti in cella? Io no", risponde calzando il berretto per il freddo.
" McBrown!", con tono tra il serio e l'ironico. "Di che hai paura! Siamo in una terra dimenticata da Dio! Chi vuoi che veda!".
" mmm! Sai hai ragione ". Risponde starnutendo mentre si guarda in torno. La brughiera é deserta. Cespugli, rami secchi e le montagne innevate a nord. "Marcel.."
"Si Mac!" risponde scocciato. "Che altro c'é! Tu rifletti troppo!"
"É da quando siamo arrivati al villaggio che quei corvi ci seguono. Portano qualcosa di sinistro secondo me", afferma mentre si copre col mantello.
" ooo " tirando le redini con forza. Girandosi verso il compare con sgardo truce e serio "senti! Non ho voglia di sentire queste tue superstizioni! Se non vuoi il lavoro, scendi e tornatene a casa a piedi". Agitando le mani " non ho tempo da perdere! Pensa al lavoro piuttosto che a quegli uccellacci lassu", indicando i corvi. "Secondo me tu sei l'uccell'accio del malaugurio.".
Ripartendo il carretto incontra un sasso che lo fa sussultare facendo cadere la salma a terra. I due sono costretti a scendere e a ricaricare la salma, per ripartire. In lontananza comincia a sentirsi il fragore del lago.
" abbiamo quasi finito" replica Marcel. "Tu intanto prepara torce e legna mentre scarico la salma". Nel caricare poi il corpo sulla zattera un bordino giallognolo spunta da sotto le fasce di lino ormai sporche. "Toh! Guarda c'è qualcosa". E con occhi avidi, dopo aver inciso la tela con un coltellaccio estrae un foglio ripiegato, col sigillo già rotto. "Bah! E' solo una stupida lettera. Ed io che pensavo potesse essere una mappa di un immenso tesoro", cosi facendo la getta via.
"Marcel ma che diavolo fai! Non hai misericordia per nessuno", facendosi il segno di croce raccogliendo la lettera ripulendola come meglio può.
Gli occhi chiari di McBrown cominciano a fissare il foglio finemente degorato da motivi floreali e di caccia, mentre il compare borbotta "E poi ha il coraggio di fare la predica a me. Bah! Però spicciati, il sole sta calando". La calligrafia è finemente regolare, non sembra scrittura di popolani. In religioso silenzio MacBrown comincia a scorrele parola per parola
"Carissimo amato ormai contando le primavere ho perso la speranza. Aimè come è crudele il destino, la guerra ci ha fatto incontrare e la pace ci ha allontanato. Tu capitano coraggioso ed io comandante sanguinario.
Ricordo ancora quando, mentre i nostri schieramenti combattevano uno contro l'altro, vicino al boschetto ci trovammo faccia a faccia, con le armature sporche e ammaccate.
Ma rammento ancor di più il tuo stupore quando con la lama spaccasti il mio elmo e mi scopristi donna. Nonostante ciò continuammo a combattere fedeli al comando, finche al tramonto entrambi cademmo esausti uno vicino all'altro.
Mentre la battaglia continuava, e i soldati ci cercavano con le torcie, il nostro unico dialogo erano i nostri respiri. Nella stanchezza la luna ci fece testimone della promessa.
Poi venne la pace e le distanze furono colmate da incontri clandestini nella notte. Ma quando poi nello stesso boschetto non venisti più capii che era successo qualcosa.
Questa è la mia utlima lettera poichè il fato ha reciso la mia vita, la peste ha visitato il mio regno. Se è vero che l'amore trionfa oltre la vita, attenderò il tuo arrivo.
La tua amata Corvina"
Gli occhi del socio si riempirono di lacrime mentre ripiagato il foglio con affetto ripose la lettra sotto il lino assicurandola meglio. Il socio con ironia domandò: "Che c'èera scritto", con rabbia quasi a difendere questo amore McBrown rispose: "Fatti gli affari tuoi cuore di pietra", pensando tra se "saro custode del loro amore". Spinta la zattera a largo dandogli fuoco i corvi accompagnarno la salma.
Ormai era quasi buio e due ritornarono nel silenzio verso casa. Giunti al bivio del cimitero, un fulmine aveva abbattuto un albero, per cui Marcel dovette fare una deviazione "Maledizione torneremo a casa a notte fonda". I due becchini giunsero ad una radura alchè "McBrown dovremmo accamparci la per stanotte. Proseguire è pericoloso. La luna èra alta nel cielo mmentre stavano per finire l'accampamento, quando due figure, rischiarate dalla luna apparvero poco distanti da loro, avvicinandosi.
Il cavallo immbizzarrito, fuggi via portandosi dietro il carretto, che vuoto, sobbalzava qua e la, mentre dallo spavento e dalla rabbia Marcel corse dietro al cavallo urlando: "Fermati dannato ronzino", aggiungendo "gli spettri gli spettri". McBrown invece dallo spavento si blocco facendosi il segno di croce.
" Non temere amico mio", disse la voce femminile che indossava un'armatura scintillante, "sono Corvina, e lui è il mio amato, colui che pensavate fosse un maniscalco".
Piangendo McBrown cadde in ginocchio e con voce strozzata " My lady non volevo leggerla, perdonatemi"
"Suvvia alzatevi buon uomo" e porgendo la mano delicata lo fece alzare. La paura scomparve mentre il capitano, anche lui in armatura "Vogliamo chiederti un'ultima cosa. essere testimone del nostro amore".
"Certo signora!", dopodiche i dua amanti, uno di fronte all'altro con le mani nelle mani, guardandosi, si promisero amore per sempre "per sempre". Dopodiche tornando verso il nostro amico McBrow "Tieni prendi questo e va a nord, giunto alla prima città mostra questo e la tua vità sarà felice", esordi Corvina togliendosi dal collo il proprio ciondolo, mentre Jhon aggiungeva "Tu hai dato pace a noi e noi benediciamo te." Così i due sposi se ne andarono mano nella mano scomparendo alla luce della luna.
Era successo tutto cosi in fretta che McBrown si stropicciò gli occhi dandosi dei pizzicotti per vedere se stesse vivendo unsogno; ma non èra cosi, poichè nelle mani segnate dal lavoro aveva il ciondolo di Corvina. Il sonno fu piuttosto agitato ripensando a quanto era successo, ma il sole del mattino del giorno dopo tutto era passatto. Il ricordo dei due sposi lo confortava. Ora era solo poiche socio, e carretto erano fuggiti la notte precedente. Senza niente, nel freddo porcedette verso nord.
Dopo venti minuti di cammino nella fredda brughiera in direzione nord intravide due minuscole figure, che pian piano, sempre piu veloce cavalcavano verso lui. Era una pattugli. U
no dei due, probabilmente il piu alto in grado intimò: "dove state andando forestiero?"
"Verso nord!" Rispose. "Ho saputo di una citta benevola"
I due risero! "hai saputo? eh? ahahah", assestandogli un bel calcio, che ne la caduta fece brillare il ciondolo. Il piu vispo dei due "Ehi cos'è quello fa vedere!" E sceso da cavallo strappo via il ciondolo. Gli occhi strabuzzarono e verso il sergente "Signore guardi qua!", qunidi scoprirono i loro mantelli mostrando lo stemma, un corvo nero. "Sei uno della casata!" E porgeno la destra lo monto in sella. I tre partirono alla volta della città del nord.
Non sapro mai se quanto scritto in questo manoscritto sia vero oppure no. Guardano fuori dalla finestra il mio pensiero va a quel momento. Anche io sarò custode di quell'amore.
Girando per le stradine affollate di venditori mi faccio strada, niente mi ineressa salvo, tomi o pergamene di stroire, canzoni, alchimie. Amo la conoscenza. Giunto alla fontana intravedo una bancarella con cianfrusaglie di poco conto, ma in una borsa scorgo una pergamente.
Faccio al tipo: "quanto per quella pergamenta?" E mi fa "Beh per la carta da camino una moneta di bronzo!" Pago senza esitare, e tornanto alla locanda la apro.
"Che meraviglia! Che pregevole fattura! Ma che carta da camino!" Sulla poltrona al caldo del camino con una tazza di te al mio fianco comincio a leggere.
Oggi per il piccolo villaggio di Frostwood, ai confini di Avalon é giorno di lutto. L'abile e conosciuto maniscalco Jhon, é morto! Sul villaggio un silenzio spettrale si é posato come la rugiada del mattino. Un velo di malinconia e sinistro silenzio avvolge il piccolo villaggio. C'é chi mormora ad un incidente, altri ad un malore. Una vecchia bassa e ingobbita, seduta sul suo sgabello marcio, con voce gracchiante mormora: "La maledizione! La maledizione!"; mentre un villano di mezza età gli urla: " Sta zitta vecchiaccia! Te e le tue superstizioni". Dopodiche la vecchia rientra nella sua casina logora ridacchiando: "ih ih ih". Ma chi lo sà! Il motivo della morte ora é custodito nell'aldilà!
Non importa, adesso il maniscalco non c'é piu, e nessuno abile come lui sara in grado di proseguire il suo lavoro, poiché i due figli molte estati fà partirono per la guerra e mai tornarono.
Ed ecco in fondo al sentiero brullo e fangoso che porta al villaggio, avanzare il carretto del becchino trainato da un ronzino un pó malconcio. Il cocchiere nel silenzio mugugna improperi ogni qual volta il carretto si blocca nel fango. É rabbioso poichè ogni volta deve scendere e spingere il carretto, rischiando di scivolare a faccia in giù. A fatica giunge al villaggio, e vedendo il via vai della gente in lutto capisce subito dove è la casa. Gemendo con un :" oooo" ferma il carretto che stride.
Un gruppetto di corvi gracchiando si posano sui rami rinsecchiti degli alberi, osservando la scena.
"dov'é la vedova? Devo prendere il corpo!", mormora privo di compassione.
Una signora di mezza età, alta e robusta e dagli occhi chiari: "sono io! " e alzandosi fa segno al becchino di avvicinarsi per sussurrargli qualcosa. Cosa mai si saranno detti?
Così l'omone insieme al compare prendono il corpo e caricandolo come un sacco di patate. I due procedono verso il cimitero fuori del paese, a un'ora di marcia a piedi. Anche i neri spettatori alati prendono il volo a mó di corteo. Da lontano i villani salutano la salma piangendo e ricordando i giorni passati con Jhon.
I due dopo mezz'ora giungono al bivio per il cimitero rurale, ma l'omone sorprendentemente svolta a destra in direzione della costa.
"Ehi Marcel! Dove vai? Dovevamo andare a sinistra?"
"Zitto!" risponde secco! "La vedova mi ha incaricato di bruciare il corpo! McBrown! E cosi faró!".
"Sai che da tempo é stata bandita questa norma? Vuoi ritrovarti in cella? Io no", risponde calzando il berretto per il freddo.
" McBrown!", con tono tra il serio e l'ironico. "Di che hai paura! Siamo in una terra dimenticata da Dio! Chi vuoi che veda!".
" mmm! Sai hai ragione ". Risponde starnutendo mentre si guarda in torno. La brughiera é deserta. Cespugli, rami secchi e le montagne innevate a nord. "Marcel.."
"Si Mac!" risponde scocciato. "Che altro c'é! Tu rifletti troppo!"
"É da quando siamo arrivati al villaggio che quei corvi ci seguono. Portano qualcosa di sinistro secondo me", afferma mentre si copre col mantello.
" ooo " tirando le redini con forza. Girandosi verso il compare con sgardo truce e serio "senti! Non ho voglia di sentire queste tue superstizioni! Se non vuoi il lavoro, scendi e tornatene a casa a piedi". Agitando le mani " non ho tempo da perdere! Pensa al lavoro piuttosto che a quegli uccellacci lassu", indicando i corvi. "Secondo me tu sei l'uccell'accio del malaugurio.".
Ripartendo il carretto incontra un sasso che lo fa sussultare facendo cadere la salma a terra. I due sono costretti a scendere e a ricaricare la salma, per ripartire. In lontananza comincia a sentirsi il fragore del lago.
" abbiamo quasi finito" replica Marcel. "Tu intanto prepara torce e legna mentre scarico la salma". Nel caricare poi il corpo sulla zattera un bordino giallognolo spunta da sotto le fasce di lino ormai sporche. "Toh! Guarda c'è qualcosa". E con occhi avidi, dopo aver inciso la tela con un coltellaccio estrae un foglio ripiegato, col sigillo già rotto. "Bah! E' solo una stupida lettera. Ed io che pensavo potesse essere una mappa di un immenso tesoro", cosi facendo la getta via.
"Marcel ma che diavolo fai! Non hai misericordia per nessuno", facendosi il segno di croce raccogliendo la lettera ripulendola come meglio può.
Gli occhi chiari di McBrown cominciano a fissare il foglio finemente degorato da motivi floreali e di caccia, mentre il compare borbotta "E poi ha il coraggio di fare la predica a me. Bah! Però spicciati, il sole sta calando". La calligrafia è finemente regolare, non sembra scrittura di popolani. In religioso silenzio MacBrown comincia a scorrele parola per parola
"Carissimo amato ormai contando le primavere ho perso la speranza. Aimè come è crudele il destino, la guerra ci ha fatto incontrare e la pace ci ha allontanato. Tu capitano coraggioso ed io comandante sanguinario.
Ricordo ancora quando, mentre i nostri schieramenti combattevano uno contro l'altro, vicino al boschetto ci trovammo faccia a faccia, con le armature sporche e ammaccate.
Ma rammento ancor di più il tuo stupore quando con la lama spaccasti il mio elmo e mi scopristi donna. Nonostante ciò continuammo a combattere fedeli al comando, finche al tramonto entrambi cademmo esausti uno vicino all'altro.
Mentre la battaglia continuava, e i soldati ci cercavano con le torcie, il nostro unico dialogo erano i nostri respiri. Nella stanchezza la luna ci fece testimone della promessa.
Poi venne la pace e le distanze furono colmate da incontri clandestini nella notte. Ma quando poi nello stesso boschetto non venisti più capii che era successo qualcosa.
Questa è la mia utlima lettera poichè il fato ha reciso la mia vita, la peste ha visitato il mio regno. Se è vero che l'amore trionfa oltre la vita, attenderò il tuo arrivo.
La tua amata Corvina"
Gli occhi del socio si riempirono di lacrime mentre ripiagato il foglio con affetto ripose la lettra sotto il lino assicurandola meglio. Il socio con ironia domandò: "Che c'èera scritto", con rabbia quasi a difendere questo amore McBrown rispose: "Fatti gli affari tuoi cuore di pietra", pensando tra se "saro custode del loro amore". Spinta la zattera a largo dandogli fuoco i corvi accompagnarno la salma.
Ormai era quasi buio e due ritornarono nel silenzio verso casa. Giunti al bivio del cimitero, un fulmine aveva abbattuto un albero, per cui Marcel dovette fare una deviazione "Maledizione torneremo a casa a notte fonda". I due becchini giunsero ad una radura alchè "McBrown dovremmo accamparci la per stanotte. Proseguire è pericoloso. La luna èra alta nel cielo mmentre stavano per finire l'accampamento, quando due figure, rischiarate dalla luna apparvero poco distanti da loro, avvicinandosi.
Il cavallo immbizzarrito, fuggi via portandosi dietro il carretto, che vuoto, sobbalzava qua e la, mentre dallo spavento e dalla rabbia Marcel corse dietro al cavallo urlando: "Fermati dannato ronzino", aggiungendo "gli spettri gli spettri". McBrown invece dallo spavento si blocco facendosi il segno di croce.
" Non temere amico mio", disse la voce femminile che indossava un'armatura scintillante, "sono Corvina, e lui è il mio amato, colui che pensavate fosse un maniscalco".
Piangendo McBrown cadde in ginocchio e con voce strozzata " My lady non volevo leggerla, perdonatemi"
"Suvvia alzatevi buon uomo" e porgendo la mano delicata lo fece alzare. La paura scomparve mentre il capitano, anche lui in armatura "Vogliamo chiederti un'ultima cosa. essere testimone del nostro amore".
"Certo signora!", dopodiche i dua amanti, uno di fronte all'altro con le mani nelle mani, guardandosi, si promisero amore per sempre "per sempre". Dopodiche tornando verso il nostro amico McBrow "Tieni prendi questo e va a nord, giunto alla prima città mostra questo e la tua vità sarà felice", esordi Corvina togliendosi dal collo il proprio ciondolo, mentre Jhon aggiungeva "Tu hai dato pace a noi e noi benediciamo te." Così i due sposi se ne andarono mano nella mano scomparendo alla luce della luna.
Era successo tutto cosi in fretta che McBrown si stropicciò gli occhi dandosi dei pizzicotti per vedere se stesse vivendo unsogno; ma non èra cosi, poichè nelle mani segnate dal lavoro aveva il ciondolo di Corvina. Il sonno fu piuttosto agitato ripensando a quanto era successo, ma il sole del mattino del giorno dopo tutto era passatto. Il ricordo dei due sposi lo confortava. Ora era solo poiche socio, e carretto erano fuggiti la notte precedente. Senza niente, nel freddo porcedette verso nord.
Dopo venti minuti di cammino nella fredda brughiera in direzione nord intravide due minuscole figure, che pian piano, sempre piu veloce cavalcavano verso lui. Era una pattugli. U
no dei due, probabilmente il piu alto in grado intimò: "dove state andando forestiero?"
"Verso nord!" Rispose. "Ho saputo di una citta benevola"
I due risero! "hai saputo? eh? ahahah", assestandogli un bel calcio, che ne la caduta fece brillare il ciondolo. Il piu vispo dei due "Ehi cos'è quello fa vedere!" E sceso da cavallo strappo via il ciondolo. Gli occhi strabuzzarono e verso il sergente "Signore guardi qua!", qunidi scoprirono i loro mantelli mostrando lo stemma, un corvo nero. "Sei uno della casata!" E porgeno la destra lo monto in sella. I tre partirono alla volta della città del nord.
Non sapro mai se quanto scritto in questo manoscritto sia vero oppure no. Guardano fuori dalla finestra il mio pensiero va a quel momento. Anche io sarò custode di quell'amore.