cavaliere25
04-04-2020, 15.15.39
La cosiddetta pietra di Artognou, impropriamente detta pietra di Artù, è un frammento lapideo recante due iscrizioni graffite, venuto alla luce in Cornovaglia il 4 luglio 1998, nel castello di Tintagel, durante gli scavi condotti dall'archeologo Kevin Brady dell'Università di Glasgow, sul sito 'C' dell'area archeologica sul terrazzamento orientale della penisola.
Il frammento è un pezzo di riuso in ardesia, proveniente da un oggetto lapideo più grande, che era stato già spezzato in antico su tutti i lati e riutilizzato come copertura di un canale di raccolta delle acque piovane che circondava l'angolo sud-orientale di un edificio del sito C di Tintagel[3]. La datazione correntemente accettata dagli studiosi è all'incirca di VI secolo. Il suo riutilizzo avvenne un secolo dopo l'iscrizione.
A decretarne la celebrità mediatica è stata l'accattivante associazione del suo nome al leggendario personaggio regale della Britannia altomedievale, sulla base di vari elementi: l'alta datazione proposta dagli studiosi; l'assonanza fonetica tra il nome di Re Artù e un antroponimo ARTOGNOV (Artognou) leggibile sulla pietra; il luogo stesso del ritrovamento, strettamente legato alle atmosfere leggendarie del ciclo arturiano. Il castello di Tintagel, ad esempio, secondo Goffredo di Monmouth, sarebbe proprio il luogo di nascita dello stesso re Artù.
Gli studiosi, tuttavia, sono concordi nel respingere qualsiasi fantasiosa associazione del reperto con la figura e il nome di re Artù, e nel confutare la connessione dell'iscrizione con la controversa questione della sua storicità.
L'importanza del graffito risiede nel fatto che esso dimostra, anche dopo la Caduta dell'Impero romano d'Occidente, la persistenza della romanizzazione e dell'alfabetizzazione nella Britannia postromana. La pietra rappresenta anche l'unica iscrizione, proveniente da questo sito, che non sia riferibile a un contesto religioso, cultuale o funerario
fonte: Wikipedia
Il frammento è un pezzo di riuso in ardesia, proveniente da un oggetto lapideo più grande, che era stato già spezzato in antico su tutti i lati e riutilizzato come copertura di un canale di raccolta delle acque piovane che circondava l'angolo sud-orientale di un edificio del sito C di Tintagel[3]. La datazione correntemente accettata dagli studiosi è all'incirca di VI secolo. Il suo riutilizzo avvenne un secolo dopo l'iscrizione.
A decretarne la celebrità mediatica è stata l'accattivante associazione del suo nome al leggendario personaggio regale della Britannia altomedievale, sulla base di vari elementi: l'alta datazione proposta dagli studiosi; l'assonanza fonetica tra il nome di Re Artù e un antroponimo ARTOGNOV (Artognou) leggibile sulla pietra; il luogo stesso del ritrovamento, strettamente legato alle atmosfere leggendarie del ciclo arturiano. Il castello di Tintagel, ad esempio, secondo Goffredo di Monmouth, sarebbe proprio il luogo di nascita dello stesso re Artù.
Gli studiosi, tuttavia, sono concordi nel respingere qualsiasi fantasiosa associazione del reperto con la figura e il nome di re Artù, e nel confutare la connessione dell'iscrizione con la controversa questione della sua storicità.
L'importanza del graffito risiede nel fatto che esso dimostra, anche dopo la Caduta dell'Impero romano d'Occidente, la persistenza della romanizzazione e dell'alfabetizzazione nella Britannia postromana. La pietra rappresenta anche l'unica iscrizione, proveniente da questo sito, che non sia riferibile a un contesto religioso, cultuale o funerario
fonte: Wikipedia