Guisgard
17-12-2024, 03.14.36
I giorni d'inverno hanno da sempre un fascino particolare, una magia e un'atmosfera fatta di tramonti chiari, splendenti e cieli stellati. Si, perchè a differenza delle serate estive piene di afa e umidità, certi tardi pomeriggi d'inverno prossimi alla sera, quando imbruniscono e il freddo è pungente e l'aria limpida, sorgono stelle che in altri momenti dell'anno non si possono vedere. Un po' come navigare sui mari australi, oltre i tropici, seguendo rotte mai solcate e ammirando cieli sconosciuti. Per questo amo l'inverno. Ma lo amo anche perchè, rispetto all'estate, non ci sono stagioni brevi e sfuggenti, con amori destinati a finire con i primi freddi. Quando suona la campanella non solo le lezioni finiscono, ma cominciano proprio i lunghi pomeriggi invernali e basta finire i compiti assegnati in classe per essere poi liberi di giocare e immaginare nuovi mondi. Giocare al freddo del cortile o in quelle ventilate periferie cittadine, dove in spazi dimenticati i bambini possono diventare chi vogliono, nascono spesso i giochi più belli. Il giorno di Santa Lucia, a metà fra il mio compleanno e il Santo Natale, è spesso pieno di ricordi riguardanti quelle storie e quelle avventure senza tempo. Come il ricordo della festa per la Santa e la fiera piena di dolciumi e di giocattoli.
“E sia... i ruoli sono assegnati, possiamo cominciare!” Dico io agli altri ragazzini.
“No, aspetta... e io chi sarei?” Mi chiede lei, fissandomi con i suoi occhi azzurri e i capelli di quel biondo platino, quasi freddo.
“La dama!” Esclamo io. “In ogni storia deve esserci una dama! Una dama rapita dal cattivo e quindi da salvare!”
“Beh, allora cercala questa dama visto è così importante!” Lei seccata, con lo sguardo di chi è piccata e non si fida.
“La farai tu, sei una ragazza, no?” Spiego io ciò che mi sembra un'ovvietà.
“No no!” Decisa lei. “Io sono una guerriera! Voglio combattere!”
“Ma non capisci che il ruolo di una dama è fondamentale?” Io a lei. “Senza la bella non ci può essere l'eroe!”
“Allora vorrà dire che sarò una dama guerriera!”
“Ma... che senso ha salvare una dama guerriera? Potrebbe farlo da sola!” Io scuotendo il capo.
“Allora mi salverò da me!” Ride lei. “Di certo io posso combattere come te, caro il mio Eroe da Romanzo!”
“Sciocchezze!” Divertito io.
“Allora ti sfido!”
“In cosa?” Io.
“Alla fiera... c'è il tiro a segno... scegliamo un premio e chi lo vince è il migliore fra noi due!” Lei sicura di sé.
“Mah... se proprio ci tieni...” io facendo spallucce.
Allora mi afferra per un braccio e mi tira verso il banchetto del tiro a segno, dove c'era un bel bersaglio dai colori psichedelici e una marea di premi tutt'intorno.
“Dai, scegli tu il premio...” io “... immagino sia una spada... magari quella katana, no? Così potrai essere una novella Tomoe Gozen!” Rido.
“Certo, sono brava come lei! Però non voglio una spada...” lei guardando poi i premi “... ecco, ho deciso! Voglio quella bambola di Harley Quinn!” Lei indicandola.
E prima che io possa dire qualcosa, la vedo afferrare il fucile a pallini e mirare verso il bersaglio.
Un colpo secco che va quasi al centro del bersaglio, ma non abbastanza da tagliare il nastro. Un vecchio trucco tipico del tiro al bersaglio, dove si cerca di non far vincere i premi migliori. Lei però ci resta male e con rabbia getta il fucile sul banco, per poi correre via, forse delusa.
“Tocca a te, ragazzino!” A me il tipo del banco. “Hai diritto a un colpo!”
anche le mattine d'inverno sono belle, soprattutto quando l'aria screziata è pungente e sognante, anche se l'idea di andare a scuola non è il massimo della felicità. Quella mattina però, successiva al giorno di Santa Lucia, io sono uscito prima da casa, per aspettarla poco più avanti della scuola.
“Tomoe Gozen non scappa via arrabbiata dopo aver sbagliato un colpo...” rido io “... tutti possono mancare un colpo, anche le migliori guerriere.” Facendole la linguaccia.
“Dai, prendimi pure in giro...” lei seccata.
“Ma se ho detto che tutti possono sbagliare un colpo, persino le supereroine come la Vedova Nera, Canarino Nero o Sailor Moon!”
“Davvero? Tutti?”
“Certo!” Annuisco.
“Anche Guisgard?” Lei provocandomi.
“Ora non esagerare!” Io ridendo e facendole l'occhiolino. “Quasi tutti!” E dallo zaino tiro fuori la bambola di Harley Quinn.
“E questa?” Lei stupita.
“E' tua... hai fatto centro ieri...”
“Io? Ma se ho sbagliato!”
“Non sul bersaglio, ma nel nostro gioco... hai dimostrato che una dama sa anche combattere... prendila, è tua.” E la vedo stringere quella bambola, fissandola con occhi sognanti.
“Grazie...” lei piano.
“Vieni, sta per cominciare la lezione... e non è un gioco, ahimè!” Io con una smorfia, per poi prenderla per mano ed entrare insieme a scuola, aspettando che la campanella suoni ancora, così da uscire e cominciare un nuovo gioco. Insieme.
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“E sia... i ruoli sono assegnati, possiamo cominciare!” Dico io agli altri ragazzini.
“No, aspetta... e io chi sarei?” Mi chiede lei, fissandomi con i suoi occhi azzurri e i capelli di quel biondo platino, quasi freddo.
“La dama!” Esclamo io. “In ogni storia deve esserci una dama! Una dama rapita dal cattivo e quindi da salvare!”
“Beh, allora cercala questa dama visto è così importante!” Lei seccata, con lo sguardo di chi è piccata e non si fida.
“La farai tu, sei una ragazza, no?” Spiego io ciò che mi sembra un'ovvietà.
“No no!” Decisa lei. “Io sono una guerriera! Voglio combattere!”
“Ma non capisci che il ruolo di una dama è fondamentale?” Io a lei. “Senza la bella non ci può essere l'eroe!”
“Allora vorrà dire che sarò una dama guerriera!”
“Ma... che senso ha salvare una dama guerriera? Potrebbe farlo da sola!” Io scuotendo il capo.
“Allora mi salverò da me!” Ride lei. “Di certo io posso combattere come te, caro il mio Eroe da Romanzo!”
“Sciocchezze!” Divertito io.
“Allora ti sfido!”
“In cosa?” Io.
“Alla fiera... c'è il tiro a segno... scegliamo un premio e chi lo vince è il migliore fra noi due!” Lei sicura di sé.
“Mah... se proprio ci tieni...” io facendo spallucce.
Allora mi afferra per un braccio e mi tira verso il banchetto del tiro a segno, dove c'era un bel bersaglio dai colori psichedelici e una marea di premi tutt'intorno.
“Dai, scegli tu il premio...” io “... immagino sia una spada... magari quella katana, no? Così potrai essere una novella Tomoe Gozen!” Rido.
“Certo, sono brava come lei! Però non voglio una spada...” lei guardando poi i premi “... ecco, ho deciso! Voglio quella bambola di Harley Quinn!” Lei indicandola.
E prima che io possa dire qualcosa, la vedo afferrare il fucile a pallini e mirare verso il bersaglio.
Un colpo secco che va quasi al centro del bersaglio, ma non abbastanza da tagliare il nastro. Un vecchio trucco tipico del tiro al bersaglio, dove si cerca di non far vincere i premi migliori. Lei però ci resta male e con rabbia getta il fucile sul banco, per poi correre via, forse delusa.
“Tocca a te, ragazzino!” A me il tipo del banco. “Hai diritto a un colpo!”
anche le mattine d'inverno sono belle, soprattutto quando l'aria screziata è pungente e sognante, anche se l'idea di andare a scuola non è il massimo della felicità. Quella mattina però, successiva al giorno di Santa Lucia, io sono uscito prima da casa, per aspettarla poco più avanti della scuola.
“Tomoe Gozen non scappa via arrabbiata dopo aver sbagliato un colpo...” rido io “... tutti possono mancare un colpo, anche le migliori guerriere.” Facendole la linguaccia.
“Dai, prendimi pure in giro...” lei seccata.
“Ma se ho detto che tutti possono sbagliare un colpo, persino le supereroine come la Vedova Nera, Canarino Nero o Sailor Moon!”
“Davvero? Tutti?”
“Certo!” Annuisco.
“Anche Guisgard?” Lei provocandomi.
“Ora non esagerare!” Io ridendo e facendole l'occhiolino. “Quasi tutti!” E dallo zaino tiro fuori la bambola di Harley Quinn.
“E questa?” Lei stupita.
“E' tua... hai fatto centro ieri...”
“Io? Ma se ho sbagliato!”
“Non sul bersaglio, ma nel nostro gioco... hai dimostrato che una dama sa anche combattere... prendila, è tua.” E la vedo stringere quella bambola, fissandola con occhi sognanti.
“Grazie...” lei piano.
“Vieni, sta per cominciare la lezione... e non è un gioco, ahimè!” Io con una smorfia, per poi prenderla per mano ed entrare insieme a scuola, aspettando che la campanella suoni ancora, così da uscire e cominciare un nuovo gioco. Insieme.
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