Visualizza versione completa : Shealtiel, Storia di un angelo decaduto
Lancelot
13-01-2009, 16.33.12
In attesa che anche le nostre cortesi Dame vogliano deliziarci con l'essenza dei loro poetici cuori, vorrei farvi leggere un breve racconto al quale sono molto legato, e che scrissi in gioventù, quando forse il mio animo era ancora puro e solto molti aspetti incontaminato dalle necessità.
E' troppo lungo per metterlo tutto insieme, quindi ne posterò qui una prima parte e, se vi piacerà, andremo avanti con le successive.
Ho già condiviso questa e altre cose con altri miei amici in un altro forum che gestisco, ma non credo che vi siano problemi dato che è tutto scritto di mio pugno, pertanto ogni corbelleria o inadeguatezza linguistica saranno imputabili esclusivamente a me :p Spero che vi piacerà:
Shealtiel: storia d’un angelo decaduto.
L'anima, che preesiste alla nascita dell'uomo, è composta di due elementi, quello maschile e quello femminile. Tali elementi, che sulla Terra sono innaturalmente separati, cercano di ritrovarsi per potersi ricongiungere e ricostituire l'unità originaria. In tale incessante ricerca essi trasmigrano di corpo in corpo. Quanto più ci allontaniamo dal divino, tanto più perdiamo spiritualità. Questo succede a qualunque abitante del mondo, in quanto perde lo stato di puro spirito dedito solo alla contemplazione e alla lode di Dio, incarnandosi e divenendo una creatura mortale. La sua anima si diparte in due incarnazioni opposte, perdendo l’unità, ma non la propria specifica e particolare essenza. Questo fa sì che ogni creatura del mondo condivida con un’altra una parte di quella che prima era una sola e medesima anima: queste due creature si sentiranno affini, attratte…innamorate, come direbbero gli umani. Questa è una conseguenza naturale, perché il maschile cerca il proprio femminile e viceversa. Bisogna poi considerare che le anime formatesi da questa separazione non sono nettamente distinte, come potrebbe essere il bianco e il nero, o il buio e la luce. Quando l’unità non era ancora stata rotta esse si sono compenetrate, si sono scambiate, rimescolate…con il risultato che anche una volta divise, nel maschile vi è un po’ di femminile e nel femminile vi è un po’ di maschile. Ecco perché spesso capita ai mortali di trovare il loro stesso comportamento contraddittorio, antitetico, strambo…A volte si sentono dolci, a volte burberi, a volte egoisti, a volte generosi, talora pavidi, talora temerari. Questa è l’immensa varietà che scaturisce dalla separazione di un’anima. Per spiegare questo fenomeno non riesco a trovare più appropriata parola di “anime gemelle”. Rendo merito agli uomini per aver forgiato una dicitura così calzante. Per noi angeli la questione è un po’ diversa. Noi non siamo incarnazioni, non ci componiamo infatti di carne ma di luce, e la nostra anima non è soggetta ad alcuna distinzione. Dobbiamo però, per meglio svolgere il nostro compito sulla terra, dare predominanza, spicco, ad una ed una sola parte del nostro essere. Mi spiego. Gli uomini non potrebbero e non vorrebbero avvicinarci, se noi rimanessimo puro etereo spirito. Ma senza avvicinarli come potremmo diffondere tra loro il messaggio di Dio? Ognuno di noi deve allora scegliere se prediligere la sua componente maschile o quella femminile, ed assumere un aspetto esteriore consono alla sua scelta.
Io, cherubo Shealtiel, ho scelto la predominanza maschile. Ho l’aspetto di un giovane uomo sui venti anni, alto intorno al metro e novanta, ben proporzionato, lunghi capelli castani e incarnato chiaro. I miei occhi sono cerulei, tendenti al bianco, leggermente a mandorla. Sono giunto su questa vostra terra in tempi remoti e ancora non corrotti. Ho imparato a rispettare le vostre leggi, ad amare coloro che riconoscono il divino, a compatire coloro che gli sono nemici. Provo il massimo interesse per gli uomini e il loro modo di pensare. Per i loro dubbi, per gli interrogativi che si pongono, per gli slanci di cui sono capaci. Hanno una spiccata arguzia e una capacità di inventiva e di creazione che mi hanno lasciato da subito sbalordito. Nutro grande stima e rispetto anche per tutte le altre creature del creato, che con la loro varietà arricchiscono ed adornano questo vostro mondo. Ma per gli umani ho una predilezione particolare. Ed è stata infatti una di loro, una donna, a farmi vivere i più bei momenti trascorsi sulla Terra. Vi abitano persone miti e amichevoli, figure gioconde ma estremamente riflessive. Sempre pronte a regalarti un sorriso, sempre servizievoli. Lì non erano guerre, lì non erano macchinazioni, lì il male non era riuscito ad attecchire. Ora ne comprendo la ragione. Il male fa presa sull’egoismo, sull’affermazione del proprio io a discapito di quello altrui, gioca sui desideri e sulle brame dell’individuo. Ma qui non c’era spazio per questo...
llamrei
13-01-2009, 16.39.51
In attesa che anche le nostre cortesi Dame vogliano deliziarci con l'essenza dei loro poetici cuori,
Sir....spero che quando intendavate "nostre cortesi dame", Llamrei fosse esclusa dal gruppo :D Non ho ne la fantasia ne la capacità vostra e di Sir Morris di riportare in poesia la fantasia o dei sentimenti...tendo a tenerli chiusi dentro ad uno scrigno che solo l'uomo mio riesce ad aprire ;)
Il testo è stupendo e ribadisco la vostra grande capacità di trasmettere emozioni ma soprattutto nello descrivere situazioni.
Non credo ci siano problemi se, visto che avete detto che si articola in più puntate, di aprire un topic solo per questo racconto. Provvederò a sentire King Arthur se la cosa è fattibile anche perchè credo sia più pratico e scorrevole per i lettori che volessero scorrere il filo logico
Lancelot
13-01-2009, 16.46.24
Per me non vi sono problemi, Milady. Fate pure come ritenete più opportuno e ordinato per il forum, sono già grato per la possibilità che mi viene offerta di condividere le mie sensazioni.
Sir....spero che quando intendavate "nostre cortesi dame", Llamrei fosse esclusa dal gruppo :D Non ho ne la fantasia ne la capacità vostra e di Sir Morris di riportare in poesia la fantasia o dei sentimenti...tendo a tenerli chiusi dentro ad uno scrigno che solo l'uomo mio riesce ad aprire
Naturalmente intendevo anche voi, invece. Ora, se si tratta di modesta ritrosia, io la rispetto e la applaudo come una delle parti più belle del carattere di una donna; se tuttavia si tratta di inibizione o timidezza, vi prego di riporla, perché l'assaggio che ci avete fornito di Voi ci ha così interessato che sarebbe un vero piacere vedere anche tutto ciò che ancora celate ;)
llamrei
13-01-2009, 16.54.07
Per me non vi sono problemi, Milady. Fate pure come ritenete più opportuno e ordinato per il forum, sono già grato per la possibilità che mi viene offerta di condividere le mie sensazioni.
Siamo noi grati a voi che i ci offrite la possibilità di condividere le vostre sensazioni:smile:
Per il resto, attendo conferma.
llamrei
13-01-2009, 16.56.52
@Sir Lancelot:...dimenticavo..."periodo Angel" anche vostro?:D
Lancelot
13-01-2009, 17.02.12
In realtà questa storia l'ho scritta almeno 5 anni fa, infatti in essa è facile riscontrare molte ingenuità o ardori giovanili, dei quali tuttavia sono fiero almeno quanto mi imbarazzo ^^ All'epoca ero molto "periodo Angel", direi di sì.
Lancelot
15-01-2009, 11.38.12
Grazie a Lady Llamrei per aver spostato il mio racconto in un topic specifico, mi sento veramente molto onorato^^
Per ringraziarvi vi posto subito la seconda parte, un pò più lunga della prima:
Tutti erano fin troppo consapevoli dei loro doveri, delle loro responsabilità, del sacrificio che ogni buon cittadino doveva fare per andare incontro al benessere comune. La pace collettiva veniva di gran lunga anteposta all’appagamento individuale. Era straordinario. Mi sembrava quella che gli uomini chiamano utopia. Eppure ero stato grandemente messo in guardia sui mali che abitavano la terra, sulla meschinità degli uomini, sulle azioni ripugnanti di cui erano capaci. Ma là dove si posava il mio sguardo non riuscivo a trovare nulla di tutto questo. Ammiravo quegli uomini laboriosi, quelle madri affettuose, quei soldati risoluti ma non sprovvisti di pietà. Non riuscivo a trovare molta differenza tra me, tra tutto quello che io sono, e loro. Eccetto forse solo questo…io sono immortale e posso volare. E’ stato allora che ho imparato ad amare queste straordinarie creature, ed una di loro in particolare. Si chiamava Elisa. Ma vorrei precisare. Ho usato la parola “amore” perché non riesco a trovare un altro vocabolo che possa soddisfare l’esigenza dei sentimenti che provai. Tuttavia non si trattò di un amore quale un umano potrebbe concepire. Era un qualcosa di prettamente spirituale, perlomeno per parte mia, era una sorta di affinità elettiva, un’attrazione della mia anima verso la sua. Come quando ci capita di incontrare una persona, la conosciamo giorno dopo giorno nelle sue quotidiane attività, condividiamo con lei i nostri pensieri e scambiamo proficuamente i reciproci punti di vista. E così facendo, impariamo ad apprezzarla, ad ammirarla, e stiamo bene con lei, e il tempo passato con lei ci sembra sempre troppo breve, e non ci sembrano sprecati neanche quei momenti passati in silenzio, se in sua compagnia. Ecco, questo era il mio stato d’animo quando mi trovavo vicino ad Elisa. Ora non so se ho capito bene, o forse ho frainteso, ma mi sembra di aver sentito gli umani attribuire queste sensazioni a quelle che si provano per il proprio migliore amico. Un sentimento misto di affetto fraterno e di stima. Uhm…per me sicuramente si poteva parlare di questo, ma c’era di più. Quando mi svegliavo il primo pensiero volava a lei, vedevo lei davanti a me ogni volta che chiudevo gli occhi. Avrei voluto stare sempre accanto a lei, sarei stato ad ascoltarla ininterrottamente per ore e ore senza stancarmi mai, non c’era quadro che io ambissi contemplare più che il suo dolce volto. Per questo credo che parlare di lei in termini di amica sia piuttosto riduttivo. Era amore, senza dubbio. Io la amavo. Solo che era un amore del tutto scevro da quella passione dei sensi che gli uomini chiamano desiderio. Io non ho mai provato desiderio di lei. Non nel senso più comune, almeno. La trovavo una bellissima donna, delicata nella sua semplicità, fine ed educata, riservata ma coerente nelle sue idee. Ma il mio corpo non ha mai vibrato per lei, era la mia anima a vibrare. Fosse stata anche la più brutta fra le creature, io credo l’avrei amata ugualmente e con la medesima intensità. Ed ogni volta che ripenso a questo, non posso che ringraziare Dio per avermi fatto sperimentare l’amore, quello vero, quello puro, senza dovermi poi vergognare d’essere quel che sono.
Innumerevoli sono state le giornate che noi passammo distesi sull’erba a bearci delle docili carezze del vento, quante sono state le petulanti domande che la mia bocca curiosa le ha rivolto, quale impagabile maestra è stata per me! Ricordo ancora con estrema tenerezza i giorni in cui stretta a me mi deliziava con i suoi gridolini impauriti mentre mi libravo nell’aria primaverile. Quella sua espressione mista di eccitazione e di paura era incantevole. Come erano melodiose le sue risatine quando impacciato tentavo di imparare a nuotare, impedito dalle mie grosse ali inzuppate. Sono stampati nella mia mente i suoi pudici sorrisi mentre arrossendo ci dicevamo l’un l’altro le più dolci delle parole. La notte era la cosa più soave addormentarsi l’uno di fianco all’altra abbracciati come due bambini. Eravamo uniti, ma senza vergogna.
Ma quello di cui più di ogni altra cosa io ringrazio Elisa è che lei non ha mai preteso nulla da me. Ben consapevole che la sua vita aveva un termine tuttavia non volle mai rinunciare alla mia compagnia. Non si sposò mai, non volle mai conoscere l’amore di un uomo. Sopportò di buon grado le malelingue della gente che la biasimava perché, ormai non più giovane, non aveva trovato ancora marito. E così passavano gli anni, e i decenni e i miei amici invecchiavano, Elisa invecchiava. Anni ed anni trascorsi come in una eterna adolescenza. I problemi, le diversità fra noi, i crucci del futuro…non volevamo farci sfiorare da questo. Eravamo contenti di passare le giornate insieme, giocando e volendoci bene d’un amore infantile, senza pretese, puro. Nondimeno Elisa invecchiava giorno dopo giorno. Ma io restavo sempre uguale. Sempre lo stesso giovane sulla ventina, aitante, castano, occhi cerulei. Sempre uguale.
Non erano più biondi i capelli della mia amata, non più instancabili erano le sue membra. Gli occhi che una volta sfavillavano di giovanile ardore, s’erano fatti fievoli e timidamente pallidi. Il suo viso di giovane era più luminoso e ardente, ma non per questo esso mi era ora meno caro. Davanti a lei la mia anima continuava ad arricchirsi di gioie e di dolori.
“Devi sapere, mia cara,” le dicevo “che per noi non ha importanza il tempo. Tu sarai sempre bella per me, ed io ti amerò sempre. Perché non è il tuo corpo mortale l’oggetto della mia venerazione per te, ma la tua anima immortale”. Ma vedevo che lei a queste parole non poteva trattenere le lacrime. Oh come apprezzavo i suoi sforzi di mostrarsi forte, i suoi strenui tentativi di reprimere la sua fragile umana natura. Tuttavia solo ora che è morta capisco quanto deve esserle pesato. Quanto deve essere stata dura sopportare quegli anni accanto a me, veder sfuggire via il fiore della sua gioventù, sapere che avrebbe dovuto rinunciare a tutto ciò che una donna mortale poteva desiderare, un marito, una casa, dei figli, se voleva restarmi vicino. Donna meravigliosa! Mai mi hai fatto vedere sul tuo viso un dubbio, mai mi hai dato modo di capire la sofferenza che ti sei portata dentro, sempre hai celato i tuoi sentimenti dietro il muro di quel dolce tuo sorriso.
Vederla spegnersi lentamente davanti ai miei occhi è stata la cosa più crudele ma più dolce che mi sia mai capitata. Riuscite a immaginare cosa può voler dire? Persi la persona più cara che avevo al mondo, colei che aveva rappresentato la mia famiglia terrena, che aveva sacrificato la sua felicità a me, che nulla avevo avuto da sacrificare. Nell’eternità della mia esistenza, lei avrebbe rappresentato poco più che una nuvola di passaggio. Così sicuramente deve esserle capitato di pensare più di una volta. Ma non era vero. Sempre sarebbe stata la mia diletta sposa. Ma sposa nella mente e nel cuore, sposa nell’anima, non davanti ai nobili e ai notai. Se ne andò con una dolce austerità, con una compostezza che rende onore a tutto il genere umano. Guardando lei in punto di morte compresi la grandezza di cui sono capaci queste creature; quando arrivano alla fine della loro esistenza mortale essi guardano indietro a tutta la propria vita passata e riescono a morire col sorriso sulle labbra. Non finirò mai di ammirarli per questo. E non finirò mai di ammirare te Elisa. Ora la tua anima sarà tornata a Dio, e fra poco tu rinascerai. E io ti cercherò, e ti ritroverò, e staremo ancora e di nuovo insieme…
:smile_clap::smile_clap::smile_clap::smile_clap::s mile_clap::smile_clap:
... bravissimo... sono senza parole, ho letto tutto d'un fiato... semplicemente meraviglioso!
grazie
Lancelot
15-01-2009, 17.02.14
Siete veramente veramente troppo gentile, avete deciso di imbarazzarmi assieme a Sir Morris? :smile_lol:
Spero che vorrete dedicarmi ancora un pò del vostro tempo in futuro per leggere anche il seguito della storia, perché stiamo per entrare nel vivo :)
ed io non vedo l'ora... forza!!!
Morris
16-01-2009, 00.54.07
Potea esser un finale degno di voi stesso, Sir Lancelot....ma voi... avete voluto superarvi!
Attendo "il continuo" con pazienza....perintanto ..vi do uno scappellotto sulla castana chioma!
Sir Morris
Lancelot
16-01-2009, 01.06.30
Mi inchino alla cortesia del mio mentore, e accolgo con grata simpatia lo scappellotto :smile_lol:
Eccovi un seguito che spero essere degno:
Dopo la sua dipartita non riuscivo più a trovare la forza di rimanere fra gli uomini. Qualcosa tra me e gli abitanti si era incrinato. Non erano più vivi parecchi dei miei antichi amici, e i di loro figli non riuscivano a capire cosa legasse me, un angelo, a una vecchia donna che aveva l’età dei propri genitori. Pensavano di me le cose più corrotte. Né io avevo la forza e la voglia di stare a spiegar loro come stavano le cose. Preferii andarmene, benedicendo quei luoghi, quelle terre sulle quali aveva camminato una creatura così meritevole.
Partii abbandonando per un certo periodo la terra e tornai alla mia dimora originaria, tornai ai cieli in cui ero nato. Raccontai agli altri tutto ciò che avevo provato, cercai di descrivere meglio che potevo la purezza dei miei sentimenti. Ma i più zelanti fra gli angeli mi accusarono di essermi allontanato dallo spirito del divino. Invaghirsi equivaleva a divenire impuri, a scegliere la carne invece dello spirito, a divenire imperfetti e inferiori tali come gli umani erano. Io cercai di spiegare che non era così, ma alla fine desistetti. Pensai che se a me era stata data la fortuna di comprendere la verità, era forse perché ero più predisposto di altri a recepirla.
Per lungo tempo ho pensato a quale sia stata l’ “anima gemella” di Elisa. Sicuramente non ero io, perché in me l’anima mai ha subito alcuna divisione. Eppure tra noi c’era una tale affinità che non riesco a pensare che a me come suo complementare. Sono geloso? Può darsi. Tuttavia mi auguro con tutto me stesso di rincontrarla in un’altra incarnazione, e di aiutarla a trovare la sua “parte” mancante. Essendo un’anima di lei gemella, non potrà che essere immensamente bella e a me cara, al di là di qualsivoglia gelosia o pensiero.
Tornare nei cieli al cospetto di Dio, ha significato per me l’inizio di una lunghissima stagione di dubbi e di scoramento. Eccovi il perché. Quegli stessi zelanti protettori della morale angelica, che mi avevano additato come il più turpe fra gli appartenenti alle celesti schiere, si offrirono spontaneamente al divino signore come portatori del suo messaggio nelle terre mortali. Io avevo accusato fortemente i rimbrotti da loro riserbatimi, in quanto, lo riconosco, sono uno spirito non mancante di grossi difetti. Per quanto all’apparenza io possa sembrare gioviale, pacato, amichevole, pronto ad accettare con leggerezza qualunque parola offensiva, io sono tutt’altro che questo. Sono molto orgoglioso della mia integrità, e se c’è una cosa che mi è intollerabile, è apparire agli altri per quello che non sono. Ironia della sorte, questa è una cosa che mi capita più spesso di quanto io non voglia. Convinto di agire sempre nel giusto e nel rispetto di me stesso e del prossimo, mi ferisce profondamente sapere che una persona possa farsi un’opinione travisata di me. Altro sommo difetto che non smetterò mai di rimproverarmi, è il dare troppo peso alle cose. Pondero, rifletto e ripenso infinite volte al perché e al percome una determinata cosa mi è stata fatta o detta. Non sono proprio il tipo, purtroppo, che riesce a farsi scivolare addosso quel che gli capita, tirando dritto per la sua strada.
In conseguenza di questo mio carattere, ero arrivato a considerare vere e giuste le accuse mossemi da quegli austeri miei confratelli; forse era vero che mi ero abbassato a sentimenti umani perdendo la spiritualità che per nascita mi era innata. Ma quale non fu il mio disagio e smarrimento quando vidi la sorte cui quegli eletti angeli scesi in terra andarono incontro. Grandissimo fu il numero di coloro che, lasciandosi travolgere da piaceri che mai avevano avuto modo di conoscere, persero la loro vera essenza molto più di quanto non avessi fatto io. Giacquero con donne, cominciarono a considerare la spada come la prima, non l’ultima, delle risorse da usarsi contro il male. Molti di loro si lasciarono conquistare dall’ira e dalla rabbia. Noi che eravamo rimasti in cielo e che da lassù ogni cosa potevamo vedere che accadesse sulla terra, rabbrividimmo quando le bianche piume di molti si scurirono, gli occhi arrossati dall’odio e dalla scoperta di una nuova realtà, il Male, che la grande maggioranza di noi fino ad allora, conosceva soltanto per nome. Mille volte avrei preferito continuare a pensare che io ero nel torto, piuttosto che vedere i miei accusatori ridursi in quel miserando stato.
llamrei
17-01-2009, 12.21.04
:smile_clap::smile_clap: e poi? su continuate...e che aspettate??;)
Lancelot
18-01-2009, 11.26.34
Spero che anche gli altri non siano rimasti delusi, e accolgano con favore il prosieguo del racconto con... la penultima parte:
Ma il colpo più duro fu vedere Satanael. Lui, che era stato il più bello e luminoso fra gli angeli, era ora la più crudele delle creature di Dio. Ma, contrariamente a quanti avevano fatto la sua stessa scelta di rinnegarci, Satanael non sembrava per nulla un demone. Non era abbruttito, né deformato dal male che gli albergava in seno. Era anzi più splendido che mai, biondo, poderoso nelle sue robuste membra, le ali bianche più della neve. Nei suoi occhi scintillavano fiamme di una volontà irresistibile. La prima parola che ti veniva alla mente guardandolo era purezza. Si, anche il male può essere puro, quando è assoluto. La luce che da lui irradiava intimoriva angeli e demoni, perché lui era entrambi e nessuno dei due. Unico nella sua duplicità. Ebbi occasione di avvicinarlo appena mi fu ordinato di ridiscendere sulla terra. Troppo era il male che ora vi albergava, bisognava evitare che prendesse il sopravvento. Non saprei dire quanto tempo sia passato dal mio ritorno in cielo e la mia ridiscesa sulla terra. Un anno dei mortali è un istante per gli abitanti delle stelle. Fatto sta che nulla restava ormai della Terra che io avevo conosciuto. Satanael fu il primo ad accogliere la mia venuta. Disse di ritenerci tutti ancora fratelli, disse che si considerava fortunato ad aver trovato la verità prima di me, e che voleva rendermene partecipe in nome dell’antica affinità e amicizia. La sua tattica, lo riconosco, fu un colpo duro da parare per me. Mi mostrò la ricchezza, il potere, l’appagamento dei sensi, la straordinaria forza che venivano garantiti agli adepti del male. Poi li promise a me. Mi disse che “Bene” era la parola che un divino despota dava a ciò che lui chiamava invece schiavitù. L’ordinamento dei cieli altro non era che una monarchia assoluta, e Dio ne era il monarca. Disse che i Suoi precetti erano la negazione della nostra libertà alla vita. Egli aveva pianto quando Satanael si ribellò, non per l’amore di un padre che perde il proprio figlio, ma perché aveva visto in quel gesto un’avvisaglia che la sua sempiterna dittatura stava per volgere al termine. Poi cominciò a rivolgermi una serie di domande per insinuare il dubbio dentro di me, domande cui naturalmente io non sapevo rispondere.
“Perché, se altro non vuole che il nostro bene, Egli non ripulisce la terra da tutto il male che vi alberga? Perché non elimina la povertà, la fame, le guerre? Perché non dà a tutti la felicità che tanto predica?” mi disse pacatamente, rilassato, senza alterare o modificare il proprio profondo e piatto tono di voce.
“Io non so risponderti Satanael” gli dissi “ma i dolori che tu mi enumeri sempre ci sono stati. Pure tu prima d’ora mai hai messo in dubbio la bontà di nostro Padre, né i suoi precetti. Spiegami, fratello mio, cosa ti ha portato a questo cambiamento?”.
Cominciò così a narrarmi di quando era sceso nel mondo degli uomini, e, dopo qualche tempo, sentendosi schiacciato dalle sciagure e dal male che non riusciva a evitare e verso il quale si sentiva impotente, di come avesse intrapreso un lungo viaggio per capire, per interrogarsi lontano dalle depravazioni e dalle lordure che così profondamente stavano mutando il suo pensiero.
“Giunsi in un territorio immenso” disse. ”All’orizzonte vedevo quattro gigantesche torri nere che sembravano circondate dal fuoco. La terra sembrava un’infinita distesa di lava, il cielo era nero come la pece. Ma la vista degli occhi era offuscata da quella del cuore. Mi sentii pervadere da una fresca malvagità, ma non mi sentii oppresso, bensì libero. Provavo una sensazione nuova, mai percepita prima, una sensazione che volevo continuare a provare. Non ebbi la forza di avvicinarmi a quel luogo, anzi mi sentii costretto a piegare il ginocchio al cospetto di un tale potere. Il mio animo non ebbe più dubbi, sembrava che la stasi e il dubbio in cui ero vissuto fosse al fine terminata. Quel che vedevo sembrava lo specchio della mia anima corrotta. Capii. All’uomo piace vivere protetto dalla morale e dalla religione. Innalzando l’umiltà a valore sommo la morale è la consolazione dei deboli. Facendo dell’uomo forte l’immorale, essa segna il trionfo della cultura servile. La morale è il “sonno della vita” in cui l’uomo vive senza coscienza di sé, prigioniero delle illusioni e dimentico della propria natura libera.
La morale è una espressione di risentimento, pura volontà di vendetta dei sofferenti contro i felici, dei mediocri contro le eccezioni: è la degradazione del mondo.
Questo è il grande messaggio che ho imparato quel giorno. Ciò che i deboli chiamano male, i forti chiamano libertà.
La voce che mi si insinuò nel petto gridando: “ tua sarà la Terra se lì muovi, poiché un Dio fa di te la tua libertà ”, è stata maestra di tale insegnamento.
Obbedendole vi mossi. Giunto in città trovai una società in cui il bene e il male sembravano equipararsi, ed anzi nuove forze votate al male stavano nascendo. Me ne sentii attratto.
Il fuoco che mi brucia in seno, si alimenta di odio. Io detesto il bene. Il bene rappresenta il sacrificio della propria vita agli altri; ma quale maggiore sciocchezza? L’unico bene su cui si può contare è la propria forza, la propria volontà. Non è forse chi si affida agli altri come una barchetta in balia del tempo? Avanza pacifica finché c’è bonaccia, perisce sotto la furia di una tempesta. Per me spero una sorte diversa. Voglio essere una montagna che non risente dei cambiamenti di tempo. Io, me stesso, me medesimo, questa è la libertà per cui voglio lottare, per cui voglio morire. Chi predica diversamente non è degno di vivere.”
Così parlò Satanael. Erano parole affascinanti, senza dubbio. L’esposizione, il linguaggio semplice ma compito, la pacatezza del narrare e quel fiero sdegno verso qualsiasi padrone al di fuori di sé stesso, erano argomenti che avrebbero potuto attirare anche l’anima più pia. Ma sentii di dovergli rispondere, una mia anche minima esitazione o silenzio, avrebbe significato per lui una certa vittoria sul mio spirito.
“Fratello mio,” gli risposi “perché parli così? Non sai tu forse che la libertà cui tanto aneli è il primo dono che Dio ci ha fatto? Se non stermina il Male con la potenza della sua gloria è perché Egli ci vuole liberi. Vuole garantirci la libertà di una scelta, vuole lasciarci un’alternativa a sé stesso. Se facesse scomparire il male da ogni angolo della terra, se rendesse tutti i suoi figli felici, se si manifestasse in tutta la sua forza, chi mai potrebbe non sceglierlo come padrone e Dio? Potrebbe esserci qualcuno che non gli prestasse fede? Quella sì sarebbe dittatura, perché nessuno, posto dinanzi all’evidenza del suo fulgore, potrebbe rinnegarlo. Ma lui non vuole costringerci ad amarlo, vuole persuaderci. Mettendoci di fronte al Male e alla sua ferocia vuole farci capire quanto validi e sacri siano gli opposti principi di cui lui s’è fatto baluardo. La vera e onesta obbedienza che Egli chiede a noi, vuole e può ottenerla soltanto da una nostra libera scelta.”
Satanael mi guardò intensamente, i suoi occhi fiammeggianti scrutarono ogni centimetro della mia anima.
“Se così credi, Shealtiel,” mi rispose accennando un sorriso “buon pro ti facciano queste tue convinzioni. Ma arriverà il tempo in cui capirai quanto sagge siano state le mie parole e stolto il tuo cuore a non recepirle”. Dal canto mio, sperai quel giorno non arrivasse mai.
Morris
18-01-2009, 23.11.36
Direi che questa, sinora, è la parte migliore....e potevate anche finire qui.....ma....su...scoprite la parte finale....è importante sapere.. quanto siete simile a me! Lo avete dimostrato in più di un occasione.....quindi... attendo sorridendo!
Sir Morris
Lancelot
23-01-2009, 15.47.32
Vi ringrazio Sir Morris, siete generoso di complimenti come sempre, questa è la reale conclusione del racconto, e ringrazio tutti voi per avermi voluto onorare della vostra attenzione sino ad ora:
Cominciò la guerra tra noi. Durò molto a lungo, forse secoli, secondo il vostro modo di misurare il tempo. Ciò che in me l’amore non era riuscito a corrompere, ed anzi aveva nobilitato, fu depravato dalla guerra e dall’odio. Come è difficile vincere il nemico, quando lo si odia! Quanti compromessi bisogna accettare con la propria coscienza se si vuol prevalere…
Per me fu fondamentale comprendere che per combattere la malvagità di questa terra, una dote necessaria era la duttilità. Prima di conoscere il mondo ero come un blocco monolitico di pietra, duro, infrangibile, che ha una sola immutabile forma. Era la roccia della mia morale, forgiata nei secoli di permanenza fra i cieli, e mai scalfita dal peccato e dal male, che lassù ancora non conoscevamo. Ma fra i mortali è diverso. Fra gente che convive sulla tenue linea rossa che distingue bene e male, bisogna essere malleabili. Qui tutti i princìpi, anche i più sacrosanti, se spogliati di quei criteri che li rendono applicabili caso per caso, provocano distruzione e sconvolgimento.
Anche io traballavo su quella tenue linea rossa. Cominciava a possedermi la disillusione, la mancanza di fiducia in ogni ideale che sopravviene quando i nostri occhi vengono martoriati dalla visione di troppe crudeltà. A quel punto non distingui più giusto e sbagliato, ti senti soltanto sfinito, saturo di tutto e vorresti solo spegnerti, vorresti che finisse…
Frattanto continuavo a cercare per le contrade del mondo l’anima di Elisa. Fu l’unica compagna che mi concessi mai di avere, l’unica che mi avesse permesso di elevarmi spiritualmente. Speravo che Dio le avesse permesso di rinascere lì dove io alloggiavo. Se era così l’avrei trovata. Se invece la sua anima fosse approdata ad altri lidi, diversi da quelli, sperai che lei potesse incontrare e appagarsi di quella felicità che lo stare accanto a me non era riuscito a garantirle.
Guerra e amore, questa era la quotidianità della mia esistenza. Cosa mi rendeva diverso da un uomo? Cosa me ne rendeva migliore? Non ero forse un essere più perfetto di lui? No, non più. Ormai più nulla ci distingueva.
Cosa mi restava allora? Per non snaturare me stesso nell’anima, oltre che nel corpo, avrei dovuto continuare a servire quegli ideali di perfezione e di sublime giustizia per i quali ero stato fatto venire al mondo. Continuando ad alimentare la speranza delle genti in un qualcosa di superiore e di migliore, continuando a pascermi di infinito… Teso al trascendente, peregrino nell’immanente. Le mie ali erano scomparse per sempre, assieme alla mia immortalità e, forse, alla mia purezza. Ma la fede nel Giusto e nel Buono che è in ognuno di noi, la luce della speranza che unisce e guida gli uomini di buona volontà, quella non scomparve mai. Finché avessi avuto vita io l’avrei consacrata all’Ideale, memore del tesoro di ricordi che il mio cuore custodiva, e cantore della loro bellezza negli anni a venire.
Fu così che divenni quel che gli uomini chiamano Cavaliere. Un angelo ormai decaduto, ma consapevole di cosa fosse virtù. Il mio viaggio comincia così…
llamrei
23-01-2009, 15.52.26
:smile_clap::smile_clap::smile_clap: che cosa si può aggiungere? E' già tutto scritto dalla mano di Lancelot.
Lancelot
23-01-2009, 15.54.39
Spero abbiate gradito, Lady Llamrei, questo racconto frutto della mia giovinezza e di tempi più puri ;)
llamrei
23-01-2009, 15.56.42
Rispecchia il momento, forse, in cui lo avete scritto. Un'anima combattuta, credo, ma che alla fine prende coscenza di se.
Se devo essere sincera la penultima parte mi ha coinvolta più delle altre in quanto, per motivi personali, l'ho sentita molto mia.
:smile_clap::smile_clap::smile_clap:.....
.... eccellente Sir Lancelot.. senza parole ammiro il vostro talento, il modo in cui ruscite a dare una forma, un verso.. ai sentimenti, Voi, messere, riuscite a colorare anche i sospiri!!!
è davvero un onore per me, e per tutti noi, avervi qui......
Lancelot
23-01-2009, 17.33.59
Non ho parole per esprimervi la mia gratitudine per le vostre parole, raramente mi è stata rivolta una frase così bella come quella che voi mi avete appena rivolto Lady Gwen :kiss2:
Morris
25-01-2009, 00.20.38
Bravo, Sir Lancelot!
Meritate di divenire un Cavaliere della Tavola Rotonda!
Con Ammirazione
Sir Morris
Lancelot
25-01-2009, 13.59.41
Vi ringrazio, Sir Morris. La vostra considerazione mi onora immensamente :smile:
zaffiro
13-05-2009, 00.28.10
Valoroso cavaliere,la storia che avete narrato,egregiamente,è quanto desidera,forse,ogni creatura terrena,il vostro angelo è da esempio a quanti hanno voglia di interrogarsi sulla vita,e le parole che con gran maestria gli avete fatto pronunciare,sono la risposta a molte delle perplessità sulla figura del Padre Nostro nella quotidianetà e nella vita di un credente.
Con molta umiltà,credetemi,mi permetto di rivolgermi all'angelo vostro,e vorrei parlargli della sua Elisa.Perchè Elisa avrebbe dovuto essere infelice accanto a lui?Credete che la somma felicità di una donna sia un amore spirituale completato dal contatto fisico?Credete che una donna per sentirsi appagata debba per forza concepire dei figli con l'uomo che ama?E l'uomo che ama,l'uomo che la emoziona,l'uomo che la fa star bene,se non si concede in tutta la sua virilità può sottrarle parte della felicità?Elisa ama un angelo,un angelo che la tiene stretta in un abbraccio puro come quello di due bambini,ma Elisa potrebbe amare uno storpio,un muto che non può pronunciare una sola parola d'amore,un uomo senza braccia che non potrebbe stendere la mano per porgerle una carezza,o un uomo impotente che per natura non potrà mai darle dei figli,e non credete che lei possa sentirsi appagata comunque,felice comunque se tutto quello che nella vita cercava lo ha trovato in un angelo o in uno storpio o in un uomo che non le darà mai figli?Credete,si può esser madre senza che la nutara ci conceda un figlio,si può essere appagate senza che l'uomo nostro possa essere virile,ci si può sentire lusingate senza che l'uomo nostro ci abbia mai dedicato dei vesi poetici,perchè l'uomo nostro è quello che abbiamo cercato e voluto,e se ci fa star bene è già felicità completa.Elisa ha amato,con purezza il suo angelo,la sua vita è trascorsa con lui,ma forse è quello che aveva sempre desiderato,anzi,tutto quello che aveva sempre desiderato,trovare una persona o un angelo ed innamorarsene,crescere con lui,vivere con lui,e morire con lui,tra le braccia di lui che la sta vegliando,fino all'ultimo respiro,magari sospirato sulla sua bocca nell'ultimo bacio,credete davvero che questa non sia piena felicità?Non sentitevi in colpa,angelo,non le avete tolto nulla,le avete datto tutto,e lei ve ne sarà grata in tutte le vite in cui si reincarnerà,cercatela ancora,nelle sue mille e più nuove vite,anche lei sarà costantemente alla ricerca di voi,sebbene sia consapevole che siete un angelo e non un uomo,e vorrà un angelo,vorrà voi,il suo angelo,in qualunque forma nascerà,in qualunque corpo si reincarnerà ed in qualunque luogo dell'universo si porterà.
Ad ogni modo avete tutta la mia ammirazione.zaffiro
Morris
13-05-2009, 17.40.03
Lady Zaffiro, Vi siete rivolta al nostro angelo, con sublime ispirazione e sottile determinazione!
Mi avete emozionato, più del racconto stesso...senza nulla togliere a Sir Lancelot...ma sostanzialmente..perchè avete concentrato l'attimo dell'enfasi!
Stavolta, non rimarrò in ginocchio...ma completamente spiaccicato in terra....sino a quando mi consentirete di alzare..almeno..il capo!
Rimarrò elettrizzato per molto tempo....ogni ringraziamento è una quisquilia...perchè di grazia mi avete inebriato la mente.
Sir Morris
zaffiro
13-05-2009, 19.58.29
Per carità,prode cavaliere,rialzatevi!!Come posso meritare tal gesto da parte vostra se non sono che un essere misero,vi prego,non vorrei vedervi in ginocchio mai,figuriamoci per terra,non mi mortificate,siete il più orgoglioso ed amorevole dei cavalieri che abbia mai incrociato sul mio cammino,non potrei mai vedervi chino alla soglia delle mie vesti,ecco,afferrate la mano,vi aiuto a sollevarvi,piuttosto,porgetemi il braccio la prossima volta,ed accompagnatemi per un tratto di strada,ne sarò immensamente onorata.
Morris
14-05-2009, 01.38.33
http://www.youtube.com/watch?v=I2gZziuDYtQ
zaffiro
14-05-2009, 11.41.20
Sir Morris,ma come avete fatto ad addentrarvi negli intimi segreti della mia fanciullezza?Prima di voi,solamente due persone erano a conoscenza della mia veemente passione ed adorazione per la pricipessa zaffiro,dalla quale traggo il nome ed ispirazione..Come mi avete sfiorato il cuore da molto vicino,sir,solo mia sorella ed il cavaliere che ha dimora nel mio cuore e per il quale nutro profonda devozione,mi avevano concesso di dar vita al mio segreto e desideroso spirito di guerriero leale e raffinato nelle fattezze di una fanciulla.Da bambina mia sorella mi appellava zaffiro perchè nelle sembianze e nelle movenze le somigliavo,e da donna,il cavaliere che vi ho citato,mi liberò dalla torre sconfiggendo il drago che mi rinchiuse in essa.Sono un libro aperto per voi,sir Morris,grazie per esservi accostato ad esso ed aver avuto desiderio di leggere tra le righe,il dono che mi avete fatto,la canzone dei miei ricordi,è più prezioso del più raro tra i diamanti,e come tale lo custodirò con gelosia ed orgoglio.Con affetto.zaffiro
llamrei
14-05-2009, 12.24.37
Cortesemente, cerchiamo di seguire il tema. Grazie;)
Lancelot
28-10-2011, 14.41.43
Con imperdonabile ritardo rispondo alla mia lady Zaffiro, che ha meravigliosamente interpretato il punto di vista, le emozioni più vere di Elisa, così come io ho tentato molto umilmente di interpretare quelle di Shealtiel.
Perché vedete, mia signora, il punto è proprio questo: le nostre disgrazie e sofferenze nascono proprio dagli inferni che costruiamo con le nostre buone intenzioni. Pur essendo un angelo, Shealtiel non poteva leggere nella mente e nel cuore di Elisa, poteva soltanto amarla, in modo molto naturale e umano, e cercare di fare quel che da amante riteneva migliore per lei.
Chi di noi non si porrebbe il problema di amare una persona che continua a invecchiare mentre noi restiamo sempre uguali a noi stessi, nella carne e nel sembiante? Certamente non era un problema per Shealtiel, che dell'anima era innamorato, non certo del corpo di Elisa, ma come avrebbe potuto non interrogarsi su quanta sofferenza causasse alla sua amata il passare anni e decenni vicino a una persona che non invecchiava con lei? Quanto questo potrebbe essere stato per lei fonte di malessere, di imbarazzo?
Così come tutti gli innamorati, Shealtiel si è posto delle domande, si è disperato per amore, credendo di essere inadeguato, di non essere il meglio che la vita avrebbe potuto riservare alla sua amata, di non poterle dare tutto ciò che meriterebbe. Credo che questo sia il succo di ogni storia d'amore, e la sua finalità: colmare il divario che esiste fra ciò che noi pensiamo o crediamo di sapere dei desideri, dei sogni e delle speranze della nostra metà, e ciò che ella sente realmente.