zaffiro
24-05-2009, 10.47.48
ispirata a K.A.
C'era una volta un ragazzo che abitava nelle terre italiche del sud.Era forte ed orgoglioso e desiderava essere un re.Un giorno decise di partire per portarsi alla conquista del mondo in cerca di glorie,tra i suoi bagagli recò con sè una bottiglia di vetro riempita con l'acqua di mare che bagnava le coste del suo villaggio.Molte terre attraversò in groppa alla sua cavalla bianca,molti uomini incrociò e,strada facendo,grazie ai suoi nobili ideali,reclutò un piccolo esercito di guerrieri insieme ai quali vinse battaglie,conquistò territori,portò giustizia dove c'era malvagità e tanto fu amato ed acclamato da quanti lo avevano incontrato,che gli fu dato il titolo di re.Il re combatteva con coraggio,portava lealtà ovunque,collezionava vittoria dopo vittoria,ed ogni sera,quando si ritirava nel privato della sua tenda,mentre i suoi uomini si davano agli ozi ed al riposo,lui compiva sempre un rituale gesto,apriva la bottiglia di acqua di mare che aveva con sè e annusandone il contenuto si portava con la mente ai ricordi,ai profumi,alle bellezze delle sue terre d'origine.Giorno dopo giorno,battaglia dopo battaglia,vittoria dopo vittoria,si compiva sempre lo stesso rito alla ricerca delle emozioni della sua amata terra.
Una sera,in un ulteriore ritiro in tenda,alla luce fioca della candela si accorse che il contenuto della bottiglia era quasi raso al fondo,lo scorrere degli anni,il lungo viaggio,il rito perpetuo avevano lasciato evaporare l'acqua di mare goccia dopo goccia.Improvvisamente colto dal timore che senza poter più annusate quell'acqua avrebbe potuto dimenticare i suo luoghi di origine,decise di ritornare a casa.
Tutto,al suo rientro,era rimasto come l'aveva lasciato la sua casa ancora recava il gelsomino rampicante fino al tetto,il giardino di aranci sempre profumato e ricco di frutti,un po' più verso la scogliera l'uliveto rigoglioso ed abbondante,la stalla del padre ancora pullulante di fieno e paglia su cui si adagiavano i vitellini,ed il mare,che aveva voluto portare con sè,sempre luccicante e fragoroso sotto il sole splendente dell'estate.
Lì non era giunta voce delle sue conquista,nessuna aveva udito che fosse divenuto re,e lui non lo narrò.
Fece costruire una casa che recava sulla sommità una torre,in cima alla torre,legò,come una bandiera,la tunica che recava il suo stemma reale.
La casa fu eretta vicino ad un rosaio,il re l'aveva prediletto per la sua straordinaria bellezza,la rosa che nasceva da quel rosaio era di colore dell'incarnato di una donna,rosea,come le guancie appena imbarazzate e vigorose di freschezza,ed al tatto,era così vellutata che i petali sembravano di pelle di neonato.Se ne prese una tal cura che tutte le mattine si recava alla scogliera a raccogliere le conchiglie più rare e le madreperle più iridescenti per ridurle,con pestello e mortaio,in finissima polvere con le quali ne nutriva le radici dell'arbusto.Giorrno dopo giorno,con tutta quella polvere di conchiglie che provenivano dal mare,la rosa non mutò colore,ma mutò l'essenza della sua materia,da pelle di cui era originariamete rivestita,divenne di fine porcellana,bellissima,rara,luminosa,ma dura e fredda.
Il re fu carpito dallo sconcerto e nel dispiacere e nella rabbia di non poterla più accarezzare,la raccolse e la scagliò violentemente in terra fino a frantumarla in mille pezzi.
La notte stessa non riuscì a dormire,si portava di continuo alla finestra,quel fiore gli mancava,e mentre sedeva davanti al fuoco del camino,si pentì del suo gesto.L'indomani si recò alle prime luci dell'alba in giardino con l'intento di raccogliere i cocci,e lì dove li aveva lasciati,c'era una donna bessissima,assopita nel sonno,vestita solo di pelle rosea,delicata e vellutata proprio come la rosa,i le sue chiome le coprivano il viso.Il re la destò,e quando ella si voltò.i suoi occhi verde acquamarina recavano lo stesso colore e splendore del mare.Con voce emozionata lei disse:"sono la rosa che tu hai nutrito con i frutti del mare e che hai amato fino a gelosia".Ed il re le tese la mano.
C'era una volta un ragazzo che abitava nelle terre italiche del sud.Era forte ed orgoglioso e desiderava essere un re.Un giorno decise di partire per portarsi alla conquista del mondo in cerca di glorie,tra i suoi bagagli recò con sè una bottiglia di vetro riempita con l'acqua di mare che bagnava le coste del suo villaggio.Molte terre attraversò in groppa alla sua cavalla bianca,molti uomini incrociò e,strada facendo,grazie ai suoi nobili ideali,reclutò un piccolo esercito di guerrieri insieme ai quali vinse battaglie,conquistò territori,portò giustizia dove c'era malvagità e tanto fu amato ed acclamato da quanti lo avevano incontrato,che gli fu dato il titolo di re.Il re combatteva con coraggio,portava lealtà ovunque,collezionava vittoria dopo vittoria,ed ogni sera,quando si ritirava nel privato della sua tenda,mentre i suoi uomini si davano agli ozi ed al riposo,lui compiva sempre un rituale gesto,apriva la bottiglia di acqua di mare che aveva con sè e annusandone il contenuto si portava con la mente ai ricordi,ai profumi,alle bellezze delle sue terre d'origine.Giorno dopo giorno,battaglia dopo battaglia,vittoria dopo vittoria,si compiva sempre lo stesso rito alla ricerca delle emozioni della sua amata terra.
Una sera,in un ulteriore ritiro in tenda,alla luce fioca della candela si accorse che il contenuto della bottiglia era quasi raso al fondo,lo scorrere degli anni,il lungo viaggio,il rito perpetuo avevano lasciato evaporare l'acqua di mare goccia dopo goccia.Improvvisamente colto dal timore che senza poter più annusate quell'acqua avrebbe potuto dimenticare i suo luoghi di origine,decise di ritornare a casa.
Tutto,al suo rientro,era rimasto come l'aveva lasciato la sua casa ancora recava il gelsomino rampicante fino al tetto,il giardino di aranci sempre profumato e ricco di frutti,un po' più verso la scogliera l'uliveto rigoglioso ed abbondante,la stalla del padre ancora pullulante di fieno e paglia su cui si adagiavano i vitellini,ed il mare,che aveva voluto portare con sè,sempre luccicante e fragoroso sotto il sole splendente dell'estate.
Lì non era giunta voce delle sue conquista,nessuna aveva udito che fosse divenuto re,e lui non lo narrò.
Fece costruire una casa che recava sulla sommità una torre,in cima alla torre,legò,come una bandiera,la tunica che recava il suo stemma reale.
La casa fu eretta vicino ad un rosaio,il re l'aveva prediletto per la sua straordinaria bellezza,la rosa che nasceva da quel rosaio era di colore dell'incarnato di una donna,rosea,come le guancie appena imbarazzate e vigorose di freschezza,ed al tatto,era così vellutata che i petali sembravano di pelle di neonato.Se ne prese una tal cura che tutte le mattine si recava alla scogliera a raccogliere le conchiglie più rare e le madreperle più iridescenti per ridurle,con pestello e mortaio,in finissima polvere con le quali ne nutriva le radici dell'arbusto.Giorrno dopo giorno,con tutta quella polvere di conchiglie che provenivano dal mare,la rosa non mutò colore,ma mutò l'essenza della sua materia,da pelle di cui era originariamete rivestita,divenne di fine porcellana,bellissima,rara,luminosa,ma dura e fredda.
Il re fu carpito dallo sconcerto e nel dispiacere e nella rabbia di non poterla più accarezzare,la raccolse e la scagliò violentemente in terra fino a frantumarla in mille pezzi.
La notte stessa non riuscì a dormire,si portava di continuo alla finestra,quel fiore gli mancava,e mentre sedeva davanti al fuoco del camino,si pentì del suo gesto.L'indomani si recò alle prime luci dell'alba in giardino con l'intento di raccogliere i cocci,e lì dove li aveva lasciati,c'era una donna bessissima,assopita nel sonno,vestita solo di pelle rosea,delicata e vellutata proprio come la rosa,i le sue chiome le coprivano il viso.Il re la destò,e quando ella si voltò.i suoi occhi verde acquamarina recavano lo stesso colore e splendore del mare.Con voce emozionata lei disse:"sono la rosa che tu hai nutrito con i frutti del mare e che hai amato fino a gelosia".Ed il re le tese la mano.