Mordred Inlè
19-08-2009, 15.24.03
Devo ancora postare l'epilogo dell'Inizio della fine ma intanto posto la prima parte di questo racconto.
Nessuna avvertenza questa volta, non ci sono scene omosessuali in vista né particolari incesti : D
Personalmente amo Lynette ed amo (un po' meno) Gareth delle Orcadi, Beaumanis. (Ed amo il Cavaliere Rosso delle Terre Rosse.)
Questa è una storia dedicata al viaggio di questi due meravigliosi personaggi. Amore tra i due? Forse, non si sa. Io sostengo il loro amore ma visto che il canon ci dice tutt'altro diciamo che apprezzo anche una sana amicizia tra Lynette e Gareth, anzi, forse la apprezzo più che dell'amore. Esiste l'amicizia tra l'uomo e la donna quindi perché no, tra una dama ed un cavaliere?
Direttamente ispirata a Morte d'Arthur. (Miracolo: Mordred non appare nemmeno una volta! Cosa mi sta succedendo?!)
Il POV è di Lynette (che ha la lingua di una vipera e noi la amiamo per questo).
Gareth e Lynette
A. Dove re Artù lascia che Gareth, con il falso nome di Beaumanis, parta con la misteriosa damigella Lynette, arrivata a corte per chiedere aiuto per la sorella Lyonesse, imprigionata nel proprio castello.
"Beaumanis." Lynette assaporò quel nome con disprezzo, come se avesse in bocca uno straccio da cucina. E proprio un garzone di cucina aveva davanti.
Beaumanis, e se aveva un altro nome nessuno glielo aveva rivelato, era poco più alto di lei con capelli biondi simili ai suoi e delle mani ampie, eleganti. Ma quelle erano l'unica cosa elegante di lui. I suoi vestiti erano quelli di un servo ed i suoi occhi erano troppo chiari, evidentemente aveva una personalità troppo piena d'acqua.
"Beaumanis, non seguitemi," lo ammonì la donna.
Aveva faticato per giorni, cavalcato insonne e camminato fino alla città di Camelot per pregare il sommo re Artù di concederle aiuto.
"Un cavaliere, mio signore, vi prego," aveva tentato Lynette ma si era rifiutata di rivelare le proprie nobili origini. Voleva aiuto, non una schiera di cavalieri infidi che desideravano solo una ricca ricompensa ed un matrimonio di convenienza.
Ma da bravi avidi e vermi quali erano, nessuno di loro si era proposto di seguire una giovane sconosciuta, forse addirittura povera e di umili natali, in missione. Nessuno di loro tranne lui: Beaumanis. Ma lui non era un cavaliere.
Lynette ricacciò indietro le lacrime. Umiliazione e rabbia per quella corte di belle parole ma di uomini, infine, uomini che da uomini si comportavano mentre l'onore affogava se stesso nella ricchezza.
Un garzone di cucina, Dio, le avevano dato un garzone che si sarebbe fatto uccidere e l'avrebbe lasciata di nuovo sola.
"Mia signora, non posso farlo," parlò infine Beaumanis, con voce pacata, "ho promesso al mio signore Artù che vi avrei aiutata."
"Non mi servono pelapatate! Né stallieri! Mi serve un cavaliere che sappia usare una spada."
"Posso aiutarvi, dovete fidarvi di me."
Lynette si voltò a guardare l'uomo che la seguiva qualche passo più indietro, anch'esso a piedi. Fu tentata di piangere ma optò per una secca risata che per un attimo le ricordò la risata della sua stessa madre.
"Beaumanis," ripeté la fanciulla, malignamente, "immagino vi chiamino così per una ragione. Non è il vostro vero nome, no?"
Il ragazzo ricambiò il suo sguardo confuso e scrollò le spalle: "Sir Kay mi chiamò così per le mie mani."
"Oh, quindi sir Kay conosce le vostre mani intimamente immagino? Chissà cosa siete costretti a fare voi garzoni di cucina per tenere allegri tutti quei cavalieri," insinuò Lynette e con piacere notò il rossore d'imbarazzo sulle guance dell'altro che, infine, distolse lo sguardo.
I due procedettero in silenzio per almeno un'ora, ogni tentativo di conversazione bruscamente interrotto da un'aspra parola della fanciulla.
Si accamparono presto quella sera. L'emozione aveva colpito entrambi e la rabbia, soprattutto, aveva enormemente stancato la già provata Lynette. Beaumanis accese un fuoco ma la fanciulla si distese lontano da lui, avvolgendosi nel mantello.
"Un garzone di cucina," mormorò sconfortata prima di addormentarsi.
B. Dove Beaumanis affronta il Cavaliere Nero e gli insulti di Lynette
Il giorno successivo i due ripresero il viaggio. Il tempo rimaneva limpido e l'aria diventava più calda con l'arrivo della primavera.
Lynette assaporò per qualche minuto la nascita dei fiori attorno a lei, tentando di dimenticare quel mondo popolato di uomini in cui le donne sembravano non avere altro posto se non quello delle deboli. Con rabbia schiacciò una delle margherite che, timidamente, tentava di sollevarsi al cielo.
"Cosa farete quando incontrerete infine un nemico?"
"Che intendete, mia dama?"
Lynette fulminò Beaumanis con lo sguardo, disgustata dai suoi lineamenti gentili e dal suo sguardo tranquillo.
Il giovane non seppe mai cosa la fanciulla intendesse perché davanti a lui si ritrovò un enorme padiglione dai colori scuri. Davanti alla dimora, un cavaliere stava affilando una lama. La sua armatura era più nera della notte e lo sconosciuto sembrava avere lo stesso temperamento del proprio metallo perché, quando vide i due, afferrò la lama tra le due mani e si avvicinò loro.
"Sir Perarde, il cavaliere nero," sussurrò Lynette, retrocedendo di un passo. Conosceva Perarde perché era uno dei fratelli di sir Ironside, l'uomo che teneva sua sorella Lyonesse prigioniera nel castello.
"Sir Perarde!" urlò la fanciulla, "non perdete tempo con questo, è solo un garzone di cucina."
Come molte volte, in quelle poche ora di viaggio, le spalle di Beaumanis si afflosciarono per la vergogna, le sua guance chiare si arrossarono leggermente ma l'uomo non cedette né alle parole né alla vergogna.
"Mi batterò per voi, mia dama," sussurrò a Lynette, fingendo di non vedere gli occhi azzurri, quasi grigi, della donna che tentavano di soffocarlo.
Sir Perarde, ormai giunto davanti a loro, si soffermò a squadrare il garzone di cucina, roteando la spada che emanava bagliori accecanti alla luce del sole.
"Vi batterete? Lasciate qui la vostra dama, non le farò del male, ma non mi batterò con un servo." La voce del cavaliere nero era leggermente metallica, effetto dovuto dall'elmo, ma sembrava appartenere ad un uomo non più giovane ma abbastanza saggio da sapere ciò che stava facendo.
Lynette retrocedette di alcuni passi e strinse le mani tra di loro, preparandosi alla vista del sangue. Gli uomini sembravano non averne mai abbastanza di quel liquido rosso. Rosso di vita e di morte. Non di certo il suo colore preferito.
Beaumanis estrasse la spada ma anche con l'arma sguainata appariva tutto meno che un cavaliere. Un bel garzone dalle belle mani, nient'altro.
Sir Perarde di lanciò su di lui senza discutere oltre, avendo già dimenticato la promessa di non battersi con un garzone.
Così avidi del clangore di metalli!? voleva urlare Lynette, lo avrebbe davvero voluto, ma se ne s***** zitta, conoscendo bene l'eccitazione e l'ira che portava sempre una battaglia.
L'armatura nera si lanciò contro il garzone e le spade si scontrarono. I movimenti dei due non erano abbastanza veloci da risultare impossibili da seguire ma nemmeno abbastanza lenti da permettere a Lynette di capire chi davvero stesse vincendo.
L'armatura sembrava portare il cavaliere nero in netto vantaggio ma Beaumanis aveva qualcosa in più. Libero da qualsiasi armatura, il giovane dai capelli dorati era veloce, così veloce che spesso la spada dell'altro finiva per colpire il terreno, mancandolo.
Il colpo mortale fu sfortunato. Sfortunato per il cavaliere nero che venne colpito sotto la spalla, mentre, voltato, l'armatura lo tradiva per un attimo. Il sangue sprizzò sul volto di Beaumanis che allargò gli occhi, sorpreso.
Sir Perarde ondeggiò leggermente, allontanandosi dall'altro e dalla spada. Fece qualche passo verso Lynette e poi cadde.
"Siete contento, Beaumanis? Un garzone che toglie la vita ad un simile nobile uomo," sussurrò la fanciulla, tremando. Il sangue le aveva raggiunto i calzari ed aveva impregnato l'erba prima di un verde brillante ed innocente.
Nessuna avvertenza questa volta, non ci sono scene omosessuali in vista né particolari incesti : D
Personalmente amo Lynette ed amo (un po' meno) Gareth delle Orcadi, Beaumanis. (Ed amo il Cavaliere Rosso delle Terre Rosse.)
Questa è una storia dedicata al viaggio di questi due meravigliosi personaggi. Amore tra i due? Forse, non si sa. Io sostengo il loro amore ma visto che il canon ci dice tutt'altro diciamo che apprezzo anche una sana amicizia tra Lynette e Gareth, anzi, forse la apprezzo più che dell'amore. Esiste l'amicizia tra l'uomo e la donna quindi perché no, tra una dama ed un cavaliere?
Direttamente ispirata a Morte d'Arthur. (Miracolo: Mordred non appare nemmeno una volta! Cosa mi sta succedendo?!)
Il POV è di Lynette (che ha la lingua di una vipera e noi la amiamo per questo).
Gareth e Lynette
A. Dove re Artù lascia che Gareth, con il falso nome di Beaumanis, parta con la misteriosa damigella Lynette, arrivata a corte per chiedere aiuto per la sorella Lyonesse, imprigionata nel proprio castello.
"Beaumanis." Lynette assaporò quel nome con disprezzo, come se avesse in bocca uno straccio da cucina. E proprio un garzone di cucina aveva davanti.
Beaumanis, e se aveva un altro nome nessuno glielo aveva rivelato, era poco più alto di lei con capelli biondi simili ai suoi e delle mani ampie, eleganti. Ma quelle erano l'unica cosa elegante di lui. I suoi vestiti erano quelli di un servo ed i suoi occhi erano troppo chiari, evidentemente aveva una personalità troppo piena d'acqua.
"Beaumanis, non seguitemi," lo ammonì la donna.
Aveva faticato per giorni, cavalcato insonne e camminato fino alla città di Camelot per pregare il sommo re Artù di concederle aiuto.
"Un cavaliere, mio signore, vi prego," aveva tentato Lynette ma si era rifiutata di rivelare le proprie nobili origini. Voleva aiuto, non una schiera di cavalieri infidi che desideravano solo una ricca ricompensa ed un matrimonio di convenienza.
Ma da bravi avidi e vermi quali erano, nessuno di loro si era proposto di seguire una giovane sconosciuta, forse addirittura povera e di umili natali, in missione. Nessuno di loro tranne lui: Beaumanis. Ma lui non era un cavaliere.
Lynette ricacciò indietro le lacrime. Umiliazione e rabbia per quella corte di belle parole ma di uomini, infine, uomini che da uomini si comportavano mentre l'onore affogava se stesso nella ricchezza.
Un garzone di cucina, Dio, le avevano dato un garzone che si sarebbe fatto uccidere e l'avrebbe lasciata di nuovo sola.
"Mia signora, non posso farlo," parlò infine Beaumanis, con voce pacata, "ho promesso al mio signore Artù che vi avrei aiutata."
"Non mi servono pelapatate! Né stallieri! Mi serve un cavaliere che sappia usare una spada."
"Posso aiutarvi, dovete fidarvi di me."
Lynette si voltò a guardare l'uomo che la seguiva qualche passo più indietro, anch'esso a piedi. Fu tentata di piangere ma optò per una secca risata che per un attimo le ricordò la risata della sua stessa madre.
"Beaumanis," ripeté la fanciulla, malignamente, "immagino vi chiamino così per una ragione. Non è il vostro vero nome, no?"
Il ragazzo ricambiò il suo sguardo confuso e scrollò le spalle: "Sir Kay mi chiamò così per le mie mani."
"Oh, quindi sir Kay conosce le vostre mani intimamente immagino? Chissà cosa siete costretti a fare voi garzoni di cucina per tenere allegri tutti quei cavalieri," insinuò Lynette e con piacere notò il rossore d'imbarazzo sulle guance dell'altro che, infine, distolse lo sguardo.
I due procedettero in silenzio per almeno un'ora, ogni tentativo di conversazione bruscamente interrotto da un'aspra parola della fanciulla.
Si accamparono presto quella sera. L'emozione aveva colpito entrambi e la rabbia, soprattutto, aveva enormemente stancato la già provata Lynette. Beaumanis accese un fuoco ma la fanciulla si distese lontano da lui, avvolgendosi nel mantello.
"Un garzone di cucina," mormorò sconfortata prima di addormentarsi.
B. Dove Beaumanis affronta il Cavaliere Nero e gli insulti di Lynette
Il giorno successivo i due ripresero il viaggio. Il tempo rimaneva limpido e l'aria diventava più calda con l'arrivo della primavera.
Lynette assaporò per qualche minuto la nascita dei fiori attorno a lei, tentando di dimenticare quel mondo popolato di uomini in cui le donne sembravano non avere altro posto se non quello delle deboli. Con rabbia schiacciò una delle margherite che, timidamente, tentava di sollevarsi al cielo.
"Cosa farete quando incontrerete infine un nemico?"
"Che intendete, mia dama?"
Lynette fulminò Beaumanis con lo sguardo, disgustata dai suoi lineamenti gentili e dal suo sguardo tranquillo.
Il giovane non seppe mai cosa la fanciulla intendesse perché davanti a lui si ritrovò un enorme padiglione dai colori scuri. Davanti alla dimora, un cavaliere stava affilando una lama. La sua armatura era più nera della notte e lo sconosciuto sembrava avere lo stesso temperamento del proprio metallo perché, quando vide i due, afferrò la lama tra le due mani e si avvicinò loro.
"Sir Perarde, il cavaliere nero," sussurrò Lynette, retrocedendo di un passo. Conosceva Perarde perché era uno dei fratelli di sir Ironside, l'uomo che teneva sua sorella Lyonesse prigioniera nel castello.
"Sir Perarde!" urlò la fanciulla, "non perdete tempo con questo, è solo un garzone di cucina."
Come molte volte, in quelle poche ora di viaggio, le spalle di Beaumanis si afflosciarono per la vergogna, le sua guance chiare si arrossarono leggermente ma l'uomo non cedette né alle parole né alla vergogna.
"Mi batterò per voi, mia dama," sussurrò a Lynette, fingendo di non vedere gli occhi azzurri, quasi grigi, della donna che tentavano di soffocarlo.
Sir Perarde, ormai giunto davanti a loro, si soffermò a squadrare il garzone di cucina, roteando la spada che emanava bagliori accecanti alla luce del sole.
"Vi batterete? Lasciate qui la vostra dama, non le farò del male, ma non mi batterò con un servo." La voce del cavaliere nero era leggermente metallica, effetto dovuto dall'elmo, ma sembrava appartenere ad un uomo non più giovane ma abbastanza saggio da sapere ciò che stava facendo.
Lynette retrocedette di alcuni passi e strinse le mani tra di loro, preparandosi alla vista del sangue. Gli uomini sembravano non averne mai abbastanza di quel liquido rosso. Rosso di vita e di morte. Non di certo il suo colore preferito.
Beaumanis estrasse la spada ma anche con l'arma sguainata appariva tutto meno che un cavaliere. Un bel garzone dalle belle mani, nient'altro.
Sir Perarde di lanciò su di lui senza discutere oltre, avendo già dimenticato la promessa di non battersi con un garzone.
Così avidi del clangore di metalli!? voleva urlare Lynette, lo avrebbe davvero voluto, ma se ne s***** zitta, conoscendo bene l'eccitazione e l'ira che portava sempre una battaglia.
L'armatura nera si lanciò contro il garzone e le spade si scontrarono. I movimenti dei due non erano abbastanza veloci da risultare impossibili da seguire ma nemmeno abbastanza lenti da permettere a Lynette di capire chi davvero stesse vincendo.
L'armatura sembrava portare il cavaliere nero in netto vantaggio ma Beaumanis aveva qualcosa in più. Libero da qualsiasi armatura, il giovane dai capelli dorati era veloce, così veloce che spesso la spada dell'altro finiva per colpire il terreno, mancandolo.
Il colpo mortale fu sfortunato. Sfortunato per il cavaliere nero che venne colpito sotto la spalla, mentre, voltato, l'armatura lo tradiva per un attimo. Il sangue sprizzò sul volto di Beaumanis che allargò gli occhi, sorpreso.
Sir Perarde ondeggiò leggermente, allontanandosi dall'altro e dalla spada. Fece qualche passo verso Lynette e poi cadde.
"Siete contento, Beaumanis? Un garzone che toglie la vita ad un simile nobile uomo," sussurrò la fanciulla, tremando. Il sangue le aveva raggiunto i calzari ed aveva impregnato l'erba prima di un verde brillante ed innocente.