Vanegoor
17-11-2009, 16.04.56
Tra tutte le opere che sono state scritte sulla saga di Camelot, vorrei "segnalare" quella che non è mai stata scritta, né lo sarà mai, ma se fosse esistita oggi sarebbe certamente tra le più importanti ed influenti.
Perché William Shakespeare non ha mai scritto un'opera su re Artù?
Proprio lui che con la sua penna ha illuminato allo stesso modo gli aspetti più eroici così come quelli più crudeli della Britannia, come è possibile che abbia ignorato del tutto l'origine, per quanto leggendaria ma altrettanto rigogliosa del suo Regno?
Ovviamente ciò non è avvenuto per mancanza di conoscenze sul tema; le maggiori opere sulla saga esistevano già da secoli, e le nozioni a riguardo erano fondamentalmente le stesse che abbiamo oggi, sono aumentate solo le supposizioni e le ipotesi. Del resto Shakespeare era solito "servirsi" di libri già esistenti, anzi non di rado ricopiava interi frammenti nelle sue opere.
Cosa gli ha dunque impedito di fare lo stesso, per esempio, con il libro di Malory?
La risposta appare fin troppo semplice: in quel periodo (1600) la saga di Camelot era del tutto fuori moda, e soltanto con il romanticismo è tornata ad essere fonte di ispirazione.
E per quanto sia semplice, la risposta non soddisfa.
Shakespeare avrebbe comunque avuto una valida ragione per scrivere un testo su Camelot?
Probabilmente si!
La sua ultima compagnia teatrale era "The King's men", e infatti era proprio davanti al Re Giacomo (e fino al 1603 Elisabetta I) che spesso recitavano. Proprio per compiacere le rispettive case reali (Tudor quella di Elisabetta, Stuart quella di Giacomo), Shakespeare delineava in modo più o meno positivo o negativo rispetto alla realtà storica certi regnanti passati. Quindi avrebbe potuto vergare una trama per esaltare, tramite Re Artù ed i cavalieri della tavola rotonda, i nobili ideali del Regno d'Inghilterra. Il Re certamente avrebbe gradito.
Per quale ragione allora Shakespeare si è privato di tale fonte immensa?
La mia interpretazione è che non avrebbe mai scritto un'opera "positiva" su Camelot e sugli ideali cavallereschi, bensì una tragedia, per cui Re Giacomo difficilmente avrebbe considerato una simile rappresentazione di buon auspicio.
Come sarebbe stato il King Arthur di Shakespeare?
Provando ad immaginarlo, avremmo probabilmente trovato tutti i temi classici di Shakespeare, l'intrigo di Mordred, il tradimento di Ginevra, l'ambiguità di Lancelot, e la tragica fine. Credo che avrebbe trascurato la scena della spada nella roccia ed omesso del tutto la ricerca del graal, o perlomeno avrebbe usato queste scene solo in contrapposizione all'evoluzione nefasta.
Shakespeare, soprattutto per esigenze teatrali, era solito comprimere lunghi periodi dell'ambientazione originaria in una trama di pochi giorni (per esempio in Romeo e Giulietta o Macbeth). Quindi difficilmente avrebbe potuto comprendere l'intera saga in una sola rappresentazione, se non con un dramma romanzesco (romances), quali per esempio Pericle oppure Il racconto d'inverno, che si estendono per quasi due decenni.
Altrimenti avrebbe potuto suddividerla in più parti, come fece per esempio con Enrico VI.
E i personaggi chiave?
Mordred lo immagino in parte come Iago in Otello, intento a compiere l'intrigo passo per passo, a seguire il tradimento di Ginevra, a tramare alle spalle del suo Re mentre questo insegue Lancelot. In verità la figura di Mordred è immensamente più complessa rispetto a quella di Iago, se non altro perché quest'ultimo agisce per "semplice" invidia. È obiettivamente impossibile immaginare quale personalità gli avrebbe attribuito Shakespeare, di sicuro ne sarebbe risultata una tra le più complesse. Si sarebbe domandato se sia stato Mordred a far cadere il regno, o se abbia soltanto dato l'ultima scossa a quel che già era fragile per conto suo. Forse Shakespeare lo avrebbe rappresentato come una sorta di "disfattore casuale", di modo che non sarebbe passato alla storia come un tragico parassita, come spesso viene considerato, bensì come "becchino" dell'altrui destino.
King Arthur probabilmente sarebbe stato ritratto con qualche similitudine ad Amleto, pervaso da dubbi, diffidando dei propri amici, rammaricandosi per le scelte della donna amata (nel caso di Amleto la madre). Per questo ho difficoltà ad immaginare come Shakespeare avrebbe mai potuto esaltarne le imprese cavalleresche. Qualora avesse mai voluto scrivere un testo "positivo" su Camelot, lo avrebbe fatto incentrandolo forse su Galahad ed alcuni cavalieri intorno a lui, eventualmente anche Merlino, ma prendendo i personaggi principali solo come "comparse".
A Ginevra non avrebe mai conferito la sacra purezza di una Desdemona o di Giulietta. Non saprei se l'avrebbe ritratta più come vittima (di cosa? Di troppa bellezza?), o come causa dell'origine della disfatta. Probabilmente nessuno dei due.
La figura di Merlino trova diversi confronti validi con personaggi "saggi", primo fra tutti il Duca in Misura per misura, il quale decide di scomparire (apparentemente) per rimanere presente sotto mentite spoglie e seguire come agiscono tutti in sua assenza.
E Lancelot? Non ho la minima idea di come lo avrebbe raffigurato Shakespeare, forse lo avrebbe posto addirittura al centro dell'opera, ma allo stesso modo poteva relegarlo a semplice comparsa.
Ovviamente si tratta solo di supposizioni, ma qualora Shakespeare avesse regalato al mondo il suo King Arthur, quasi certamente sarebbe la sua versione oggi a caratterizzare i personaggi. E forse Shakespeare era talmente avanti che lo aveva intuito, ed è per questo che forse ha preferito esimersi.
Nemmeno lui avrebbe potuto (né voluto) presentare una versione "assoluta" della saga, essendo troppo ampia di significati. Ogni epoca ha bisogno del proprio Re Artù e della propria Camelot, ed oggi più che mai se ne avverte la necessità. Gli ideali della saga possono essere modellati ed interpretati a seconda delle esigenze del tempo, senza che vengano mai "colmati" di un solo significato preponderante.
Credo che Shakespeare lo sapesse già allora, ed è forse per questo che non ha voluto imprimere il suo stampo geniale a questa saga.
Perché William Shakespeare non ha mai scritto un'opera su re Artù?
Proprio lui che con la sua penna ha illuminato allo stesso modo gli aspetti più eroici così come quelli più crudeli della Britannia, come è possibile che abbia ignorato del tutto l'origine, per quanto leggendaria ma altrettanto rigogliosa del suo Regno?
Ovviamente ciò non è avvenuto per mancanza di conoscenze sul tema; le maggiori opere sulla saga esistevano già da secoli, e le nozioni a riguardo erano fondamentalmente le stesse che abbiamo oggi, sono aumentate solo le supposizioni e le ipotesi. Del resto Shakespeare era solito "servirsi" di libri già esistenti, anzi non di rado ricopiava interi frammenti nelle sue opere.
Cosa gli ha dunque impedito di fare lo stesso, per esempio, con il libro di Malory?
La risposta appare fin troppo semplice: in quel periodo (1600) la saga di Camelot era del tutto fuori moda, e soltanto con il romanticismo è tornata ad essere fonte di ispirazione.
E per quanto sia semplice, la risposta non soddisfa.
Shakespeare avrebbe comunque avuto una valida ragione per scrivere un testo su Camelot?
Probabilmente si!
La sua ultima compagnia teatrale era "The King's men", e infatti era proprio davanti al Re Giacomo (e fino al 1603 Elisabetta I) che spesso recitavano. Proprio per compiacere le rispettive case reali (Tudor quella di Elisabetta, Stuart quella di Giacomo), Shakespeare delineava in modo più o meno positivo o negativo rispetto alla realtà storica certi regnanti passati. Quindi avrebbe potuto vergare una trama per esaltare, tramite Re Artù ed i cavalieri della tavola rotonda, i nobili ideali del Regno d'Inghilterra. Il Re certamente avrebbe gradito.
Per quale ragione allora Shakespeare si è privato di tale fonte immensa?
La mia interpretazione è che non avrebbe mai scritto un'opera "positiva" su Camelot e sugli ideali cavallereschi, bensì una tragedia, per cui Re Giacomo difficilmente avrebbe considerato una simile rappresentazione di buon auspicio.
Come sarebbe stato il King Arthur di Shakespeare?
Provando ad immaginarlo, avremmo probabilmente trovato tutti i temi classici di Shakespeare, l'intrigo di Mordred, il tradimento di Ginevra, l'ambiguità di Lancelot, e la tragica fine. Credo che avrebbe trascurato la scena della spada nella roccia ed omesso del tutto la ricerca del graal, o perlomeno avrebbe usato queste scene solo in contrapposizione all'evoluzione nefasta.
Shakespeare, soprattutto per esigenze teatrali, era solito comprimere lunghi periodi dell'ambientazione originaria in una trama di pochi giorni (per esempio in Romeo e Giulietta o Macbeth). Quindi difficilmente avrebbe potuto comprendere l'intera saga in una sola rappresentazione, se non con un dramma romanzesco (romances), quali per esempio Pericle oppure Il racconto d'inverno, che si estendono per quasi due decenni.
Altrimenti avrebbe potuto suddividerla in più parti, come fece per esempio con Enrico VI.
E i personaggi chiave?
Mordred lo immagino in parte come Iago in Otello, intento a compiere l'intrigo passo per passo, a seguire il tradimento di Ginevra, a tramare alle spalle del suo Re mentre questo insegue Lancelot. In verità la figura di Mordred è immensamente più complessa rispetto a quella di Iago, se non altro perché quest'ultimo agisce per "semplice" invidia. È obiettivamente impossibile immaginare quale personalità gli avrebbe attribuito Shakespeare, di sicuro ne sarebbe risultata una tra le più complesse. Si sarebbe domandato se sia stato Mordred a far cadere il regno, o se abbia soltanto dato l'ultima scossa a quel che già era fragile per conto suo. Forse Shakespeare lo avrebbe rappresentato come una sorta di "disfattore casuale", di modo che non sarebbe passato alla storia come un tragico parassita, come spesso viene considerato, bensì come "becchino" dell'altrui destino.
King Arthur probabilmente sarebbe stato ritratto con qualche similitudine ad Amleto, pervaso da dubbi, diffidando dei propri amici, rammaricandosi per le scelte della donna amata (nel caso di Amleto la madre). Per questo ho difficoltà ad immaginare come Shakespeare avrebbe mai potuto esaltarne le imprese cavalleresche. Qualora avesse mai voluto scrivere un testo "positivo" su Camelot, lo avrebbe fatto incentrandolo forse su Galahad ed alcuni cavalieri intorno a lui, eventualmente anche Merlino, ma prendendo i personaggi principali solo come "comparse".
A Ginevra non avrebe mai conferito la sacra purezza di una Desdemona o di Giulietta. Non saprei se l'avrebbe ritratta più come vittima (di cosa? Di troppa bellezza?), o come causa dell'origine della disfatta. Probabilmente nessuno dei due.
La figura di Merlino trova diversi confronti validi con personaggi "saggi", primo fra tutti il Duca in Misura per misura, il quale decide di scomparire (apparentemente) per rimanere presente sotto mentite spoglie e seguire come agiscono tutti in sua assenza.
E Lancelot? Non ho la minima idea di come lo avrebbe raffigurato Shakespeare, forse lo avrebbe posto addirittura al centro dell'opera, ma allo stesso modo poteva relegarlo a semplice comparsa.
Ovviamente si tratta solo di supposizioni, ma qualora Shakespeare avesse regalato al mondo il suo King Arthur, quasi certamente sarebbe la sua versione oggi a caratterizzare i personaggi. E forse Shakespeare era talmente avanti che lo aveva intuito, ed è per questo che forse ha preferito esimersi.
Nemmeno lui avrebbe potuto (né voluto) presentare una versione "assoluta" della saga, essendo troppo ampia di significati. Ogni epoca ha bisogno del proprio Re Artù e della propria Camelot, ed oggi più che mai se ne avverte la necessità. Gli ideali della saga possono essere modellati ed interpretati a seconda delle esigenze del tempo, senza che vengano mai "colmati" di un solo significato preponderante.
Credo che Shakespeare lo sapesse già allora, ed è forse per questo che non ha voluto imprimere il suo stampo geniale a questa saga.