Mordred Inlè
22-11-2009, 11.49.50
Le tre volte in cui Dinadan baciò Tristano
(e l'unica volta in cui non lo fece)
01. Il torneo
Re Mark aveva indetto un torneo. Un semplice torneo senza grandi pretese e grandi vincite.
Mark aveva invitato i re dei territori vicini, deciso a consolidare una sorta di tregua con dei giochi che potessero mettere tutti a proprio agio. E suo nipote Tristano, ancora giovane e desideroso di gloria, aveva deciso di partecipare.
Aveva combattutto con valore ed aveva vinto il bacio della dama più bella. Ciò che non sapeva, nella sua ancora giovane innocenza, era che non sempre i vincitori erano ben amati.
"Ecco Tristano, il favorito di re Mark!" urlò uno dei cavalieri avversari, alla taverna.
"Ancora non ha la barba, il bastardo, e già osa baciare le nostre donne," aggiunse Liholt, uno degli uomini di Mark. Tristano lo aveva osservato ferito, insicuro sul da farsi. Aveva già capito da molto che non era particolarmente ben visto dagli uomini di suo zio Mark ma non aveva mai compreso fino a che punto.
"Sir Liholt, forse qualcuno l'ha aiutato a vincere. Oserei dire che il nostro caro re Mark apprezza un po' troppo questo anonimo nipote."
"Non sarà uno dei suoi bastardi?" si intromise la proprietaria della taverna.
"E' il vincitore, lasciatelo stare. Ha baciato la fanciulla solo perché ha vinto," provò a difenderlo una delle guardie di Mark.
Uno dei cavalieri avversari gli fece il verso e Tristano portò la mano alla spada.
"Vuole combattere!" urlò una donna, preoccupata per i danni che quei cavalieri avrebbero potuto infliggere alla taverna di sua sorella.
"Ebbene sì, vuole combattere, e questa volta propongo un nuovo premio al vincitore," intervenne una nuova voce. Tristano si voltò a guardare il nuovo arrivato, pronto a scattare al minimo insulto.
L'uomo, poco più alto di lui, non doveva avere molto più anni di Tristano stesso. Un largo sorriso sembrava occupargli interamente il volto e delle fossette gli adornavano le guance.
"Sir Dinadan, della corte di e Artù, al vostro servizio, signori."
Tristano aveva molto udito sulla corte di re Artù, delle prodezze compiute dai suoi cavalieri e della loro abilità. Un lume di speranza gli si accese all'idea che quel nuovo cavaliere lo aiutasse a vendicarsi degli insulti e combattesse al suo fianco.
Un silenzio imbarazzato calò nella sala.
"Mi sembrava una festa," sorrise ancora Dinadan.
"Avevate proposto un nuovo premio," tentò la proprietaria della taverna, incerta.
"Oh, mia signora," Dinadan si inchinò con eleganza e corse a baciare la mano della paesana, "un nuovo premio, avete assolutamente ragione. Propongo che il vincitore di questa nuova sfida baci l'uomo più galante della sala."
Il silenzio assunse una tonalità incredula e Tristano osservò Dinadan come fosse impazzito.
"Milady," continuò il cavaliere di Camelot alla donna, "decidete voi il nome di questo uomo."
La donna arrossì e ridacchiò qualche secondo, squadrando gli occhi scuri del nuovo arrivato ed i suoi capelli castani. "Mio signore, non so se posso-"
"Potete potete!"
"Dire che voi siete l'uomo più galante in questa sala."
Dinadan scorse lo sguardo sul resto dei presenti, sempre sorridendo ed i suoi occhi sembravano sorridere anch'essi. Una delle guardie si lasciò sfuggire una risata, subito soffocata. Nessuno sapeva davvero come comportarsi.
"Oh, ridete e mi offendete, ma devo ammettere che sono completamente d'accordo con questa cara signora," lo rimbrottò Dinadan con un tono che non nascondeva alcuna malevolenza. Rassicurati dal volgere ironico degli eventi, un gruppo di cavalieri ridacchiò.
"Ebbene, la sfida, signori?"
"Quale sfida?"
Dinadan sorrise a Tristano. "Non mettavate in dubbio la sua vincita?"
"Oh," rise Liholt, "come se si potesse combattere per il bacio di un uomo, senza offese mio signore. Che Tristano si tenga la sua vincita!"
Sir Dinadan mimò un colpo ferito al cuore, per l'offesa rivecuta, e poi corse al fianco di Tristano che si ritrasse leggermente.
"Mio signore, principe, temo che ora dobbiate baciarmi."
"Mio signore," Tristano sembrò finalmente trovare la voce ed il coraggio per parlare, ora che non vi era più molta ostilità rivolta a lui. Lasciò la presa sulla sua spada. "Mio signore," ripeté "temo che dovrò rifiutare, come dicono questi nobili signori, temi di essere davvero troppo giovane per baciare dame e... cavalieri."
"Mi rifiuta!" esclamò Dinadan, fingendo di aggrapparsi con disperazione alla manica della tunica dell'altro.
"Non prendetelo come un affronto."
"Avete offeso la mia autostima, mio bel signore, temo che dovrò affogare i miei dispiaceri nell'idromele ora."
E tutta la sala sembrò decidere che era il caso (come sostenuto da quel gentiluomo di Camelot!) di pensare a baciare solo l'idromele. Benché alcuni ancora mormorassero su Tristano e la sua vincita, il giovane si trovò circondato da cavalieri che lo presero bonariamente in giro per il bacio rifiutato.
I festeggiamenti continuarono per ore e ore ma Tristano decise di lasciarli dopo qualche mezz'ora, ancora incerto del proprio ruolo alla corte di Mark.
L'aria fresca della notte gli schiarì notevolmente la testa dall'alcol e dal forte vociare. Respirò a pieni polmoni, chiudendo gli occhi e si osservò attorno.
Una delle guardie di Mark, forse Gurrent, stava amoreggiando con gioia con un'allegra fanciulla. Un altro gruppetto di cavalieri stava parlando poco distante e non ci volle molto a Tristano per riconoscere anche Dinadan, tra loro.
L'uomo, perché anche se giovane un cavaliere di Artù era sicuramente un uomo, stava sorridendo e parlando, gesticolando le mani in aria come aveva fatto poco prima nella taverna. Uno degli altri cavalieri gli diede una pacca su una spalla e lui rise, prima di girarsi per andarsene da loro. In quel momento notò Tristano che lo osservava.
Dinadan gli sorrise e lo salutò con un inchino senza ricevere alcuna risposta da Tristano. Confuso, il cavaliere della tavola rotonda si congedò dagli altri e lo raggiunse.
"Sir Tristano, avete combattuto valorosamente al torneo di oggi."
"Sir Dinadan, volevo ringraziarvi," gli rispose solennemente il giovane, inchinandosi davanti a lui.
"Per gli dei, non ho la più pallida idea di che cosa stiate dicendo."
Tristano si alzò. "Mi avete aiutato, nella taverna. Sarebbe finita in una rissa se non fosse stato per il vostro intervento."
Dinadan continuò a sorridere, evidentemente non riusciva a smettere, "Io volevo solo un bacio da voi!"
Tristano si lasciò sfuggire una breve risata, incredulo. Quell'uomo era un buffone!
"In ogni caso voglio ringraziarvi."
"Ed accetto i vostri ringraziamenti, principe."
"Siete- strano," si azzardò Tristano, chiedendosi se tutti i cavalieri di Camelot fossero come questo sir Dinadan.
"E continuate ad offendermi!" rise Dinadan.
"Mio signore, non era mia intenzione," sorrise l'altro, "volevo solo farvi notare che mi dovete qualcosa."
"Io devo qualcosa a voi?"
Tristano portò le mani dietro al collo del cavaliere e, sperando di non offendere mortalmente un nobile cavaliere di Artù nonché l'uomo che lo aveva aiutato, trascinò il volto di Dinadan vicino al suo e lo baciò. Goffamente, come il bacio dato alla fanciulla alla vittoria del torneo.
Finito il bacio, Tristano lasciò che l'altro si staccasse da lui, sperando di non ritrovarsi la sua lancia infilzata nel proprio stomaco.
"Sir Tristano, dovete perdonarmi, avevo capito che non avevate alcuna intenzione di reclamare ciò che era vostro," e c'era una nota di riso nella voce di Dinadan.
"Ho cambiato idea, sir."
"Mio signore, solo gli sciocchi non cambiano mai idea." Dinadan gli porse la mano.
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Ebbene sì, amo Dinadan.
(e l'unica volta in cui non lo fece)
01. Il torneo
Re Mark aveva indetto un torneo. Un semplice torneo senza grandi pretese e grandi vincite.
Mark aveva invitato i re dei territori vicini, deciso a consolidare una sorta di tregua con dei giochi che potessero mettere tutti a proprio agio. E suo nipote Tristano, ancora giovane e desideroso di gloria, aveva deciso di partecipare.
Aveva combattutto con valore ed aveva vinto il bacio della dama più bella. Ciò che non sapeva, nella sua ancora giovane innocenza, era che non sempre i vincitori erano ben amati.
"Ecco Tristano, il favorito di re Mark!" urlò uno dei cavalieri avversari, alla taverna.
"Ancora non ha la barba, il bastardo, e già osa baciare le nostre donne," aggiunse Liholt, uno degli uomini di Mark. Tristano lo aveva osservato ferito, insicuro sul da farsi. Aveva già capito da molto che non era particolarmente ben visto dagli uomini di suo zio Mark ma non aveva mai compreso fino a che punto.
"Sir Liholt, forse qualcuno l'ha aiutato a vincere. Oserei dire che il nostro caro re Mark apprezza un po' troppo questo anonimo nipote."
"Non sarà uno dei suoi bastardi?" si intromise la proprietaria della taverna.
"E' il vincitore, lasciatelo stare. Ha baciato la fanciulla solo perché ha vinto," provò a difenderlo una delle guardie di Mark.
Uno dei cavalieri avversari gli fece il verso e Tristano portò la mano alla spada.
"Vuole combattere!" urlò una donna, preoccupata per i danni che quei cavalieri avrebbero potuto infliggere alla taverna di sua sorella.
"Ebbene sì, vuole combattere, e questa volta propongo un nuovo premio al vincitore," intervenne una nuova voce. Tristano si voltò a guardare il nuovo arrivato, pronto a scattare al minimo insulto.
L'uomo, poco più alto di lui, non doveva avere molto più anni di Tristano stesso. Un largo sorriso sembrava occupargli interamente il volto e delle fossette gli adornavano le guance.
"Sir Dinadan, della corte di e Artù, al vostro servizio, signori."
Tristano aveva molto udito sulla corte di re Artù, delle prodezze compiute dai suoi cavalieri e della loro abilità. Un lume di speranza gli si accese all'idea che quel nuovo cavaliere lo aiutasse a vendicarsi degli insulti e combattesse al suo fianco.
Un silenzio imbarazzato calò nella sala.
"Mi sembrava una festa," sorrise ancora Dinadan.
"Avevate proposto un nuovo premio," tentò la proprietaria della taverna, incerta.
"Oh, mia signora," Dinadan si inchinò con eleganza e corse a baciare la mano della paesana, "un nuovo premio, avete assolutamente ragione. Propongo che il vincitore di questa nuova sfida baci l'uomo più galante della sala."
Il silenzio assunse una tonalità incredula e Tristano osservò Dinadan come fosse impazzito.
"Milady," continuò il cavaliere di Camelot alla donna, "decidete voi il nome di questo uomo."
La donna arrossì e ridacchiò qualche secondo, squadrando gli occhi scuri del nuovo arrivato ed i suoi capelli castani. "Mio signore, non so se posso-"
"Potete potete!"
"Dire che voi siete l'uomo più galante in questa sala."
Dinadan scorse lo sguardo sul resto dei presenti, sempre sorridendo ed i suoi occhi sembravano sorridere anch'essi. Una delle guardie si lasciò sfuggire una risata, subito soffocata. Nessuno sapeva davvero come comportarsi.
"Oh, ridete e mi offendete, ma devo ammettere che sono completamente d'accordo con questa cara signora," lo rimbrottò Dinadan con un tono che non nascondeva alcuna malevolenza. Rassicurati dal volgere ironico degli eventi, un gruppo di cavalieri ridacchiò.
"Ebbene, la sfida, signori?"
"Quale sfida?"
Dinadan sorrise a Tristano. "Non mettavate in dubbio la sua vincita?"
"Oh," rise Liholt, "come se si potesse combattere per il bacio di un uomo, senza offese mio signore. Che Tristano si tenga la sua vincita!"
Sir Dinadan mimò un colpo ferito al cuore, per l'offesa rivecuta, e poi corse al fianco di Tristano che si ritrasse leggermente.
"Mio signore, principe, temo che ora dobbiate baciarmi."
"Mio signore," Tristano sembrò finalmente trovare la voce ed il coraggio per parlare, ora che non vi era più molta ostilità rivolta a lui. Lasciò la presa sulla sua spada. "Mio signore," ripeté "temo che dovrò rifiutare, come dicono questi nobili signori, temi di essere davvero troppo giovane per baciare dame e... cavalieri."
"Mi rifiuta!" esclamò Dinadan, fingendo di aggrapparsi con disperazione alla manica della tunica dell'altro.
"Non prendetelo come un affronto."
"Avete offeso la mia autostima, mio bel signore, temo che dovrò affogare i miei dispiaceri nell'idromele ora."
E tutta la sala sembrò decidere che era il caso (come sostenuto da quel gentiluomo di Camelot!) di pensare a baciare solo l'idromele. Benché alcuni ancora mormorassero su Tristano e la sua vincita, il giovane si trovò circondato da cavalieri che lo presero bonariamente in giro per il bacio rifiutato.
I festeggiamenti continuarono per ore e ore ma Tristano decise di lasciarli dopo qualche mezz'ora, ancora incerto del proprio ruolo alla corte di Mark.
L'aria fresca della notte gli schiarì notevolmente la testa dall'alcol e dal forte vociare. Respirò a pieni polmoni, chiudendo gli occhi e si osservò attorno.
Una delle guardie di Mark, forse Gurrent, stava amoreggiando con gioia con un'allegra fanciulla. Un altro gruppetto di cavalieri stava parlando poco distante e non ci volle molto a Tristano per riconoscere anche Dinadan, tra loro.
L'uomo, perché anche se giovane un cavaliere di Artù era sicuramente un uomo, stava sorridendo e parlando, gesticolando le mani in aria come aveva fatto poco prima nella taverna. Uno degli altri cavalieri gli diede una pacca su una spalla e lui rise, prima di girarsi per andarsene da loro. In quel momento notò Tristano che lo osservava.
Dinadan gli sorrise e lo salutò con un inchino senza ricevere alcuna risposta da Tristano. Confuso, il cavaliere della tavola rotonda si congedò dagli altri e lo raggiunse.
"Sir Tristano, avete combattuto valorosamente al torneo di oggi."
"Sir Dinadan, volevo ringraziarvi," gli rispose solennemente il giovane, inchinandosi davanti a lui.
"Per gli dei, non ho la più pallida idea di che cosa stiate dicendo."
Tristano si alzò. "Mi avete aiutato, nella taverna. Sarebbe finita in una rissa se non fosse stato per il vostro intervento."
Dinadan continuò a sorridere, evidentemente non riusciva a smettere, "Io volevo solo un bacio da voi!"
Tristano si lasciò sfuggire una breve risata, incredulo. Quell'uomo era un buffone!
"In ogni caso voglio ringraziarvi."
"Ed accetto i vostri ringraziamenti, principe."
"Siete- strano," si azzardò Tristano, chiedendosi se tutti i cavalieri di Camelot fossero come questo sir Dinadan.
"E continuate ad offendermi!" rise Dinadan.
"Mio signore, non era mia intenzione," sorrise l'altro, "volevo solo farvi notare che mi dovete qualcosa."
"Io devo qualcosa a voi?"
Tristano portò le mani dietro al collo del cavaliere e, sperando di non offendere mortalmente un nobile cavaliere di Artù nonché l'uomo che lo aveva aiutato, trascinò il volto di Dinadan vicino al suo e lo baciò. Goffamente, come il bacio dato alla fanciulla alla vittoria del torneo.
Finito il bacio, Tristano lasciò che l'altro si staccasse da lui, sperando di non ritrovarsi la sua lancia infilzata nel proprio stomaco.
"Sir Tristano, dovete perdonarmi, avevo capito che non avevate alcuna intenzione di reclamare ciò che era vostro," e c'era una nota di riso nella voce di Dinadan.
"Ho cambiato idea, sir."
"Mio signore, solo gli sciocchi non cambiano mai idea." Dinadan gli porse la mano.
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Ebbene sì, amo Dinadan.