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Luxor ha un'aura spettacolareLuxor ha un'aura spettacolare

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Miei dettagli

  • Informazioni su Luxor
    Genere:
    Messere
    Provenienza:
    Fenrir - Salerno
    Interessi:
    Leggere
    Occupazione:
    Dottore in Legge
  • GDR
    Titolo personaggio:
    Cavaliere senza meta
    Descrizione personaggio:
    Un tempo nobile cavaliere passato più volte al rango di nemico e assassino crudele delle Forze Oscure, consunto dalla vendetta contro Neziar e valoroso
    cavaliere del Regno di Camelot e della Foresta di Sherwood a cui sono legato per amore ed affetto, vago ramingo per i regni...siano essi del bene o del male.
    Ma qualcosa in me stava per mutare.
    Stanco e gravato dalla corazza nera datami dal Falco del Male, da tempo volevo tornare alle mie origini e dunque mi feci coraggio e tornai nel mio luogo natale.
    Passai ancora una volta per il regno di Camelot e mi fermai a rimembrare ogni piccola emozione...quanti ricordi un uomo può dimenticare? Molti, ma solo quelli piacevoli
    rimangono alla mente...E lì, davanti alle mura del castello, posi la mia mano...per poi scomparire di nuovo, a cavallo di un destriero che lasciai lì da quando partii..regalo dell'oscura e intrigante vampira Lady Lamiah.
    Cavalcai per interi giorni e finalmente raggiunsi le fredde terre di Fenrir, mia città natale, di Odino suo prottettore...la neve continuava a cadere e ricopriva le macerie della città...gli scheletri degli abitanti uccisi dal potente Neziar erano ancora lì
    coperti dalla neve e rappresi come ghiaccio in eterno splendore di morte.
    Scesi dal destriero e vidi qualcosa per me di familiare...una tomba su cui erano incise le parole "Gaibel", rimasi ad osservarla e scavai dentro di me, nei miei ricordi più profondi; ma non trovai risposta o meglio...ero io che non volevo trovarla.
    Il portone del castello era ancora aperto e vi entrai dopo aver legato il nero destriero ad un'appiglio.
    Era buio, poche lamine di luci tagliavano l'oscurità del luogo e vidi che v'era neve e alcuni oggetti che dovevano appartenere al re del luogo.
    Dipinti stracciati, lo scranno del re distrutto e ricoperto di neve, lance e altre armi ormai inutilizzabili essendo arruginite e, in fine, uno scheletro, forse di una donna per via dei vestiti ancora intatti, trafitto da una lancia alla testa insieme ad altri resti umani
    ammucchiati intorno alla sala.
    Stanco, presi dimora precaria lì.
    Nel sonno (forse un sogno o cos'altro?) mi apparve la figura di un uomo vestito con abiti nobili : era alto con capelli neri e lunghi, una barba semi lunga e occhi celesti. Una spada era conficcata nel suo petto.
    Questa figura cominciò a parlarmi e a raccontarmi del luogo e di sè...e conosceva molto della mia vita...
    In breve riuscì a farmi una panoramica dei miei giorni vissuti fino ad ora...nascita, istruzione alle armi, parabola oscura e quant'altro...come poteva una figura, un'anima o un fantasma saper di me?
    Alla fine seppi la verità...quell'uomo era Gaibel...mio padre...che avevo sommerso e rinchiuso in chissà quale parte del mio cuore per dare spazio alla mia sete di vendetta, alla mia ambizione, al mio odio.
    E fu proprio lui che imponendomi una mano sulla mia fronte liberò la mia anima, come avevano fatto tempo addietro il mio primo maestro e Sir Fergal della casata dei Moran, dal vizio e dall'odio.
    Tutto mi fu familiare...i ricordi di Fenrir riaffiorarono alla mia mente...
    Con somma gioia tentai di abbracciare quella figura, ma invano...perchè eterea e non del mondo sensibile...e cercò di far rivivere in me quei ricordi oramai remoti.
    All'improvviso con un bagliore la sala non era più quel cimitero che avevo visto...la sala regia era pulita con candele che la illuminavano e figure di donne e di uomini vestiti a festa che ballavano e banchettavano.
    Al centro il Re, Midgar, con la sua regina e la principessa.
    Incominciai a ricordare i volti, il tepore di quel luogo a discapito del freddo che lo aveva sempre distinto.
    Chianai il capo dalla vergogna per aver dimenticato ciò...
    Poi all'improvviso il regno diventò una bolgia...un cavaliere nero, insieme ad altri soldati, entrò di botto nel castello e il luogo divenne l'inferno in terra.
    Pian piano le immagini svanirono...mentre sentivo le urla degli astanti e il cupo suono del ferro, dei ferimenti, delle uccisioni...
    Compresi dunque gli avvenimenti di quel nefasto giorno iniziato con l'uccisione degli abitanti di Fenrir, del Re, di mio padre...e terminato con la caduta della città nel baratro profondo della morte.
    La figura sorridendomi disse che ora ero libero e senza più dubbi, che Neziar era morto per mano mia...ma non era ancora finito...rimanevano ancora due cose da terminare.
    La prima era quella di rimettere su il regno di Fenrir...di riportarlo all'antico splendore, compito assai arduo per me, e infine quello di dare la giusta pace a mio padre che mi chiese di estrarre la spada dal suo corpo.
    Afferrai l'elsa della spada e la estrassi dal torace, ed egli prima di scomparire mi augurò buona fortuna e che avrebbe sempre vegliato su di me.
    Mi svegliai, il posto era sempre lo stesso...non capii se era stato un sogno o realtà...ma di una cosa ero certo, finalmente ero libero dal maleficio.
    Presi ciò che avevo e vidi che accanto a me c'era una spada..la stessa spada che avevo estratto dal corpo d
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    "sì ch'io fui sesto tra cotanto senno" [Dante Alighieri - Inferno - Canto IV]

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