Camelot, la patria della cavalleria

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Lady Gwen 13-01-2016 03.25.40

Sorrisi. Anche io sapevo ogni cosa, anche minima, su fiori, piante ed erbe, di qualunque tipo.
"Ho un punto in comune col vostro padrone" ridendo piano "Sembra una persona piuttosto particolare."

Guisgard 13-01-2016 03.36.38

“Signori, signore...” disse Jean a Dacey e ai mercenari di Clio “... sua signoria lord Ferico, barone di Monsperon.”
Nella sala erano giunti anche alcuni messi vescovili, incaricati di tentare di ricucire i rapporti con il barone.
I servi intanto prepararono la tavola.
“Sediamoci, dunque.” Ferico ai suoi ospiti. “Oggi la nostra tavola è più ricca che mai.” Fissando Dacey. “Ma dove andate, bella Medea? Forse volete evitare di sedervi accanto a noi?” Guardò i messi vescovili già pronti a sedersi. “Per la bellezza ed i meriti questa giovane greca deve avere la precedenza. Via da lì, voi!” Ai messi. “Bifolchi chierici! Sedetevi più stretti e fate in modo che questa figlia di Maometto possa accomodarsi accanto a noi!” Sedendosi ed invitando i mercenari di Clio a fare lo stesso. “Faremo capire a questi zotici che è finito il tempo in cui ingrassavano con le rendite ecclesiastiche!” Con uno scroscio di risate il barone.
I servi portarono cibo e vino.
Arrivò anche il Maresciallo.
“Eccovi, nostro buon amico!” A lui il barone. “Prendete posto!”
E il pranzo cominciò.

Guisgard 13-01-2016 03.38.31

“Eh, infatti...” disse la nana a Gwen “... molto particolare... eccentrico, lunatico ed inquieto...” annuì “... ditemi, quanto vi devo? Il mio padrone non ama aspettare...”

Clio 13-01-2016 03.52.24

La cosa si iniziava a fare interessante.
Finalmente avevamo scoperto il nome del nostro ospite.
Notai dei messi vescovili, ma mi limitai a immagazzinare l'informazione senza avere alcuna reazione.
Era nostra consuetudine non immischiarci più del necessario nella politica del nostro committente.
In quel caso non era molto difficile, certo solo Qurt era cattolico, ma ci vantavamo di essere eredi dell'antica Romanitas, quindi le differenze di qualunque genere non erano un problema per noi, c'era qualcosa di molto profondo ad unirci gli uni agli altri: il rispetto e la fratellanza.
Mi stupii di vedere una bellissima ragazza dalle fattezze orientali alla corte del barone.
Una sposa esotica? Poteva essere.
Una schiava? No, il suo portamento era nobile.
Bottino di guerra allora? Chi poteva dirlo, e sicuramente non erano affari nostri.
Prendemmo posto relativamente in disparte, e iniziammo a gustare le prelibatezze che il pranzo ci offriva.

Guisgard 13-01-2016 04.00.22

“Il censimento serve a capire se tra gli stranieri vi siano traditori.” Disse Tomas ad Altea. “Ossia simpatizzanti dei Capomazdesi. Vogliono in pratica cancellare ogni possibile presenza filo Taddeide da queste terre. Chierici compresi, visto la Chiesa patteggia per i Guelfi di Capomazda, vassalli di Roma. Ma non pensare a queste cose. Vedrai che ci lasceranno tranquilli. Non sarà certo un po' di cacciagione a metterci nei guai.”
Altea poi andò a dormire.
La notte trascorse serena e poco dopo l'alba la donna si svegliò.

Guisgard 13-01-2016 04.09.45

Il pranzo proseguì, col barone che non perdeva occasione di fissare interessato Dacey e di lanciare frecciate sgradevoli verso i messi vescovili.
Tutto ciò sotto gli sguardi dei mercenari che osservavano ed immagazzinavano ogni cosa.
Ma ad un tratto proprio Clio notò qualcosa.
Un servo entrò e si avvicinò al Maresciallo Fagan parlandogli ad un orecchio.
Ed il militare mutò espressione.

Dacey Starklan 13-01-2016 11.31.25

Ecco che scoprii il nome del mio sequestratore, lord Ferico, non lo avrei mai scordato.

Intanto la sala si stava riempiendo e oltre ai mercenari si aggiunsero degli uomini dagli abiti religiosi cristiani.

Tutta quella gente era così diversa da me, tutti quanti e tutti potenziali nemici.

Ero titubante sul da farsi, non capivo il mio ruolo a quella tavola ma dovetti sedermi, su "invito" del barone, che piuttosto sgarbatamente disse ai vescovi di farmi spazio. Ne rimasi stupita, non mostrava alcun rispetto per i ministri della sua fede. E mi stupiva anche che tenesse alla sua tavola dei soldati che non erano fedeli ad altro che ai soldi. Era davvero una strana tavolata e io mi trovavo nel mezzo.

In silenzio e in modo composto alla fine mi sedetti come indicato ma rimasi in silenzio, ancora una volta ignorando le grandi lodi che rivolgeva a me il barone. Nella mia testa c'era sempre e solo una grande domanda che attendeva una risposta. Perché mi trovavi lì e cosa volevano da me.

Guardai la tavola, riccamente imbandita e notai subito il vino e una portata con il maiale arrosto. Cercai di non mostrare il mio disgusto per l'odore forte che emanava e mi concentrai sui commensali. E fu con grande stupore che vidi un'altra donna, non una dama ma una donna in abiti mercenari. La fissai nuovamente cercando di essere discreta. Quella si che era una novità per me.

L'ultimo invitato prese il suo posto e tutti iniziarono a mangiare di gusto. Tutti tranne me, non avevo alcuna fame e mi sforzavo di mandar giù qualche forchettata. Tanto più che a casa io non usavo le forchette.

Le occhiate del barone erano insistenti, cercavo sempre di ignorarle ma erano piuttosto invadenti.

Lady Gwen 13-01-2016 13.07.20

"Venti Taddei" dissi alla donna.
Particolare, eccentrico, lunatico, inquieto... Avrei voluto saperne di più su quell'uomo, che aveva avanzato una richiesta così particolare, ma la donna aveva fretta e non volevo che avesse problemi facendo tardi per soddisfare la mia curiosità su cose che forse non mi interessavano.
"Di qualsiasi cosa avrete bisogno, io sono sempre qui" sorridendo.

Altea 13-01-2016 14.50.15

La luce del Sole fece capolino dalla finestra della torre, mi alzai e la aprii affacciandomi al terrazzo ed ammirando il panorama. Il cielo screziato di rosa e giallo si confondeva tra il verde dei boschi, dei vigneti e dei campi e respirai a pieni polmoni l' aria fresca di quel mattino di sole, sebbene fosse ancora freddo.
Misi un pentolone a scaldare mentre bevevo del the per colazione, versai l' acqua in una tinozza e ci versai dei sali da bagno profumati. Erano un dono di una dama, Madame Sibille..era venuta da poco a Montsperon e per la gratitudine per i giorni in taverna mi diede questo dono per me molto prezioso..erano profumati alla rosa e vaniglia.
Dopo quel prezioso bagno, mi vestii in fretta e mi pettinai i lunghi capelli, indossai il pesante mantello e cinsi la spada attorno alla vita.
Uscii furtivamente dalla rocca e pensai alle parole di Tomas. Lui era già uscito..non mi aveva convinto. Si sapeva tra il popolo vi erano pure dei traditori..cosi loro li chiamavano ma erano persone dalla parte del Giusto. E i nostri genitori erano stati tra quelli solo per aver servito a suo tempo i Signori di Capomazda, solo per aver dato ospitalità per mesi a quel maestro d' armi..e sinceramente se dovevamo avere un padrone avrei preferito di gran lunga il Duca di Capomazda. Detestavo quello sbruffone del Barone, il suo Maresciallo Fagan e tutti i suoi soldati.
Presi Cruz per le briglie e scesi lentamente la stradina e una volta arrivata alla via del bosco, salii in groppa e lo spronai. L' anziana Odina era già al lavoro e le sorrisi stavolta con un cenno del capo, come i boscaioli o altra gente del popolo.
Dopo un pò arrivai in taverna ed entrai, salutai il padrone e la moglie, e vi era pure la figlia.."Salve, vi sono nuovi arrivi?Novità?" e mi misi a preparare le colazioni per gli ospiti, che presto sarebbero scesi, e per coloro che si fermavano per un ristoro.

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Lady Gaynor 13-01-2016 17.03.23

Una pallida luce filtrava attraverso le tende, raggiungendo il mio letto. Era ora di alzarsi, quella mattina avrei dovuto presentarmi al castello del barone per il censimento. Erano circa dieci anni che soggiornavo stabilmente a Sygma, ma ero pur sempre una straniera del sud. Mi alzai e la prima cosa che feci fu aprire le tende e lasciare che la luce inondasse la stanza. Il riverbero del sole sui cipressi li rendeva ancora più verdi e brillanti... la natura rigogliosa di quel posto era uno spettacolo a cui non ci si abituava mai. La maggior parte della mia vita era trascorsa abitando sul mare, un paesaggio che adoravo, ma che non era riuscito a tenermi legata a sé. Né lui, né la mia famiglia, né tantomeno mio marito... tutto era solo un lontano ricordo, che andava sbiadendo nel tempo. Chiamai Ensa, la mia fedele servitrice. "Per favore, Ensa, prendimi l'abito color rame, con il copricapo lungo..."
Dopo essermi vestita, scesi giù per un veloce thè caldo. Faceva freddino, e il liquido bollente fece egregiamente il suo dovere, riscaldandomi tutta. Indossai quindi il mantello e uscii dal palazzo, diretta alla retrostante scuderia. Salutai Pepe, il vecchio stalliere, e feci sellare Elinor, la mia vecchia e fida cavalla. Ne avevamo passate tante insieme! Montai in sella e mi diressi al castello dove, una volta arrivata, trovai delle guardie. "Salute a voi, signori, sono qui per il censimento..."

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