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Ne umile e ne modesto, Sir Lancelot
Semmai ricco e coraggioso Scevro da ogni impurità Colmo di sincera passione Beata mente è la vostra che ha amico un cuor che non vaga nelle fredde tenebre, come il mio! |
Lancelot, complimenti :smile_clap:
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Vi ringrazio entrambi!
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bellissima:smiley_love:..sir Lancelot :smile_clap:
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Mi onorate, Lady Deirdre :)
Oggi vorrei raccontarvi dei miei viaggi a Cipango e nel Catai, focalizzandomi su ciò che mi ha maggiormente colpito di quelle terre. Sicuramente usi, costumi, architetture, tutto è differente da noi: i loro castelli sono edifici enormi, a corpo unico, con una pianta quadrangolare che posa su un alto basamento in pietra. Chiamati kasutera, essi sono sviluppati verticalmente e sono costituiti da diversi piani, ciascuno dei quali dotato di un proprio tetto a falde spioventi con gli spigoli inferiori curvati verso l'alto, generalmente di forma quadrangolare o ottagonale. Solo in seguito, una volta che ebbi appreso i rudimenti della lingua del Catai, venni a conoscenza del fatto che tali castelli si rifacevano a un particolare edificio sacro della religione autoctona, chiamato pagoda, e che nella lingua del posto significava proprio "torre a otto angoli". Considerano indecente e impuro tutto ciò che ha a che fare con gli animali e la materialità: la concia delle pelli, la macellazione della carne, persino cibarsi di animali pare sia considerato impuro, per quanto mi sembra di aver capito che alcune eccezioni siano concesse alla casta guerriera, cui evidentemente si vuole garantire un maggiore contributo nutrizionale. Venendo a quest'ultima, essa eccelle nell'arte della guerra ma è del tutto carente di qualsivoglia Cavalleria o galateo cortese. Le donne sono trattate alla stregua di proprietà private, seppur con il rispetto apparente dell'etichetta formale, i deboli e gli inermi non vengono compatiti, ma per lo più sono considerati anzi indegni della vita, e un samurai (così mi pare di aver capito che si chiamino i cavalieri del posto) può essere arbitro di vita e di morte sulle classi inferiori. Pensate che esiste addirittura un diritto legale chiamato kirisute gomen, che consente al samurai di uccidere senza giusta causa chiunque gli si pari dinanzi, purché non sia della sua stessa casta sociale o superiore. La cosa che mi ha maggiormente lasciato sbigottito, è l'assenza di un qualsivoglia Codice di ispirazione morale o ideale cui attenersi: in Oriente si crede che tutto ciò che accade è strettamente connesso ai meriti o alle colpe accumulati nella nostra vita precedente, e pertanto esso è, in un certo qual modo, "ciò che ci spetta". Ivi è compresa la morte, la malattia, la sofferenza, i soprusi. A distanza di tanti anni, ancora non riesco a farmi capace di come questi ardimentosi guerrieri riescano a coniugare una visione così brutale e cinica dell'esistenza con un senso dell'onore che è esasperato, scioccante, e forse addirittura superiore al nostro. A volte mi viene da pensare che se solo questo onore fosse ben riposto, e dedicato alla causa del bene, Cipango avrebbe i Cavalieri più perfetti di ogni altro paese al mondo. |
:eek::eek: posso esporre il mio parere? Non conosco la cultura di quelle popolazioni, bisognerebbe leggere qualche trattato di antropologia in merito, forse qualche "giustificazione" si può a tali atti i quali -secondo la nostra cultura- non sono di certo condivisibili. Noto comunque che parte vostra, questa avventura vi ha segnato in modo particolare...o sbaglio Sir?;)
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Beh, la giustificazione può forse trovarsi nel fatto che l' "umanità" per come la intendiamo noi lì non esiste. E' un concetto occidentale.
Lì la morte non è il peggiore dei mali possibili, il disonore lo è. Essi non comprendono la necessità della prigionia, quando una morte e una successiva incarnazione possono lavare via l'onta del disonore dalla memoria dei loro cari. Ma non voglio limitarmi a citare soltanto le cose che mi hanno colpito in negativo. Vi giuro sul mio onore che mai in vita mia ho assistito a un tale ordine, a una tale disciplina sociale, a un tale affiatamento e a una tale collaborazione fra singoli. Gli abitanti di Cipango sono come delle formiche: ordinate, infaticabili, dove cade l'una subentra un'altra a prenderne il posto. Questo fa sì che non solo essi riescano a sfornare degli eserciti formidabili, ma che tutto ciò che ad essi rimanda conduca nella mente del forestiero irrimediabilmente a una e una sola parola: armonia. Se solo riuscissimo a fondere quelle che sono le loro virtù alle nostre, penso che forse quell'Eden che abbiamo perduto potrebbe essere ricostituito. |
Preghiera per un ritorno
Ora i miei giorni sono sempre più freddi
Tutti i ricordi vengono fuori I bei tempi sono finiti Penso agli amici che ho perso E rifletto sul prezzo che ho pagato Non posso certo aspettare più a lungo Ora il sentimento cresce più forte Penso a tutto il tempo che abbiamo avuto Perché non mi prendi con te per un po’ di tempo E' sempre Inverno, senza di te Leggo le tue lettere, e sai, mi fanno sorridere Penso a tutti i sacrifici fatti Tutti i giorni trascorsi a ridere Quelli passati a piangere Penso a tutti i sogni che abbiamo perso Quando guardo il sole che sorge vedo un nuovo giorno di speranza Ora il mio mondo è molto più semplice Amo ascoltare gli altri Non voglio un'altra possibilità desidero solo starti un altro pò accanto By Morris |
Siete scatenato, amico mio! Saluto con un caloroso applauso la vostra sensibilità, per quanto mi dispiaccia prendere coscienza di come le migliori poesia nascono sempre da un vissuto sofferto...
Per quanto non sia degno di accostarmi ai vostri versi, vorrei anche io proporre un componimento che ho immaginato di dover dedicare a una ipotetica futura compagna della mia vita fra qualche decennio, allorché lei, spaventata dalla vecchiaia, dovesse sentire di star perdendo il mio amore: Fievoli sguardi e timidi pallori, sul corpo affiorano i primi dolori. Eppure io t’adoro in egual maniera, tale è il cuor mio qual prima era. Resta struggente e lieto un tuo sorriso, più forte in gioventù ardea il tuo viso, ma non vibrava già più gravi ardori; restano gli occhi tuoi eletti fiori. Non ha mortale oggetto il mio desio. Sempre per me tu sarai bella, ed io, sempre amante per te: non è mortale quel che provo; tempo per noi non vale. Cara, lo vedi, io t’amo più che pria… La tua beltà con gli anni e la fiamma mia invano vetustà s’arma ed assale, ché a lei non soggiace cosa immortale. E immortale è invero il nostro amor, ma come puoi tu dubitarne ancor? Davvero credi che il tuo corpo sia ciò che m’ha fatto sperar d’averti mia? Assai ti sbagli se così ragioni, mille sono i corpi, mille le prigioni. Ogni corpo un’anima ingabbia, e presto la carne tornerà sabbia. Non le membra ma l’anima tua amo non la pelle, ma’l tuo spirito bramo. E la tua anima meglio rispecchia il tuo corpo che adesso invecchia. Ordunque amor mio, fammi un sorriso fà di questa terra un paradiso. Niente più pensieri, niente più paure; amami, e abbandona le tue cure. Sia quest’oggi lieto come ieri, la bocca, i miei occhi, son sinceri. Ecco, così, abbracciata a me rimani, per noi sempre ci sarà un domani. |
:smile_clap::smile_clap::smile_clap:bravissimi... due diverse impostazioni, due stili a confronto, due vissuti entrambi molto molto forti....grazie...vi auguro sogni dolcissimi in questa gelida notte!
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