Camelot, la patria della cavalleria

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cavaliere25 27-10-2010 11.54.44

Segui Morven nella direzione che mi fu indicata e continuando a scoccare frecce feci da scudo a Morven standogli col le spalle dietro le sue e guardando attentamente dove erano quei maledetti sanguinari la stanchezza si stava facendo sentire ma cercavo di resistere il piu a lungo possibile.

Talia 27-10-2010 17.53.50

Vidi qualcosa in fondo ai suoi occhi, vidi una luce diversa attraversarli per un momento e, proprio in quel momento, mi parve lontano da lì... non sapevo a cosa o a chi avesse pensato, ma in quell’istante compresi che il mio non era il solo animo inquieto lì... e quando tornai a guardarlo fu, per qualche ragione, con occhi nuovi.
“Se non troveremo niente...” risposi con un mezzo sorriso ironico alla sua ultima, seria affermazione “...del che dubito, vi prometto che farò comunque in modo di riportarvi fuori da questo bosco tutto intero!”
Misi allora il pugnale di nuovo al suo posto e mi voltai per riprendere la via che stavo percorrendo prima del suo arrivo.
Avevo fatto neanche dieci passi quando, colta da un pensiero improvviso, mi bloccai e mi voltai a guardarlo: “Oh, e...” dissi, lanciandogli un’occhiata divertita e vagamente maliziosa “per favore, cercate di camminare più silenziosamente, ché se fate tutta la confusione che avete fatto venendo qui, ci sentiranno arrivare con un giorno d’anticipo!”

Guisgard 28-10-2010 00.45.45

Nel bosco infuriava la sanguinosa battaglia.
Secondo gli ordini di Belven, i cavalieri superstiti, Morven, Goldblum e Cavaliere25, cominciarono a lasciare il punto in cui si stava combattendo.
Ma il giovane arciere, non obbedendo alle indicazioni di Belven, aveva seguito Morven, per poi perderlo di vista.
Cavaliere25 si ritrovò così disperso in mezzo a quella verdeggiante macchia.
Non sentiva più i suoini della battaglia e le grida dei combattenti.
Tutto sembrava tacere.
Anche il bosco si era ammutolito.
Ed in quell'irreale silenzio, il giovane arciere cominciò a percepire un'insopportabile inquietudine.
Poi, ad un tratto, udì dei rumori.
Prima confusi e lontani, poi sempre più chiari e vicini.
Qualcuno o qualcosa si stava avvicinando a lui.

Guisgard 28-10-2010 00.53.35

Il fuoco.
Caldo e rassicurante consumava la legna adagiata nel camino, proiettando inquiete ombre sulle pareti di quell'austera stanza.
Pian piano Morven cominciò a svegliarsi.
Il silenzio di quel luogo trasmetteva pace e tranquillità.
Il cavaliere cominciò ad osservare ciò che lo circondava, fino a scorgere una misteriosa figura seduta davanti al camino che gli dava le spalle.
Stava con un coltello incidendo un pezzo di legno.
"Vi siete risvegliato..." disse, senza voltarsi verso Morven "... avevate perso i sensi..."

Morrigan 28-10-2010 01.14.09

Il primo tra i sensi a risvegliarsi fu l'udito... lo schioccare del legno, il crepitare della fiamma, il suono ritmico e deciso di una lama che incide una superficie...
Poi aprì gli occhi... la penombra lo avvolgeva, e i corpi flessuosi delle lingue di fuoco si disegnavano sul soffitto, proiettandosi e danzando davanti al suo sguardo, reso ancora incerto da quel mancamento...

"Vi siete risvegliato..." disse allora una misteriosa figura seduta al camino, senza nemmeno voltarsi verso Morven "... avevate perso i sensi..."

A quelle parole, Morven saltò su. Fissò la figura davanti a lui, poi passò uno sguardo su se stesso. Aveva ancora indosso la propria armatura, ma passandosi le mani lungo i fianchi, subito si avvide che era stato disarmato, e che non indossava più il cinturone cui era solito affibbiare le due spade.
Questa evidenza lo rese inquieto, così come lo inquietava il fatto che il suo ospite continuasse a nascondergli il suo volto.

... Chi era quella misteriosa figura? Cosa era accaduto dopo la battaglia? Dove si trovava? E dove di trovavano i suoi compagni? Erano essi ancora in vita? E Goldblum?...

Questi e tanti altri interrogativi gli arrivarono alla mente come una pioggia di dardi lanciati su una schiera nemica.
Fissò una volta ancora l'immobile e silenziosa figura, come se solo da quella fonte potesse giungergli quella conoscenza.

"Dove mi trovo?" riuscì a chiedere, infine, con voce ancora confusa "E perchè sono qui? Cosa è accaduto nel bosco?"

Guisgard 28-10-2010 01.22.33

Il Sole si era ormai levato dal suo giaciglio d'Oriente.
Il bosco sembrava ora aprirsi al passaggio dei due, che venivano quasi inghiottiti da quel lussureggiante e selvaggio scenario.
"Io cercherò di essere più silenzioso..." disse sarcastico Guisgard a Talia, mentre cercava di riconoscere l'angusto sentiero che a fatica si apriva tra gli sterpi e i rovi "... e voi conservate un pò del veleno della vostra lingua, in modo da poterne intingere dentro le frecce che avete con voi... almeno avremo a nostro favore un'arma letale!"
Proseguirono ancora verso ovest, fino a quando trovarono una vecchia e diroccata costruzione.
"Sembra sia stata una chiesa un tempo..." osservò Guisgard, avvicinandosi alla porta di quell'edificio.
Questa però era bloccata da due pesanti assi di legno inchiodate ad x.
"State indietro..." disse poi a Talia.
Cominciò allora, con la sua spada, a picchiare sui chiodi che tenevano unite le assi.
E quando furono allentati, raccolto un grosso ramo, prese a battere contro le assi, fino a spaccarle.
Poi, con un calcio sfondò facilmente la debole porta della chiesetta.
L'aria all'interno della costruzione era viziata e pesante, mentre la polvere dominava ovunque.
La luce, dalla porta sfondata, potè finalmente penetrare nella chiesetta, cominciando ad illuminarne l'interno.
Era in pessime condizioni e la piccola navatella era quasi bloccata da ciò che restava delle panche in legno e delle statue raffiguranti alcuni santi.
Guisgard e Talia si guardarono intorno.
Ad un tratto il cavaliere fece segno alla ragazza di guardare verso l'abside.
"Questa chiesa è stata sconsacrata..." mormorò Guisgard segnandosi e indicandole una grande croce capovolta proprio sopra l'altare.

Guisgard 28-10-2010 01.39.45

Il fuoco continuava a consumare la legna, rendendo la brace sempre più ardente e calda.
"Siete a casa mia, cavaliere." Disse la misteriosa figura, smettendo di incidere il pezzo di legno che aveva in mano. "Vi ho trovato nel bosco, senza conoscenza. Non so cosa sia accaduto di preciso, questo dovreste dirmelo voi..."
Si alzò e finalmente si voltò verso il suo ospite.
Era un uomo anziano, ma di stazza robusta.
Aveva lunghi capelli bianchi che, scendendo lungo il viso, arrivavano a mischiarsi con la folta barba anch'essa bianchissima.
Il viso era rugoso ma mostrava ancora lineamenti decisi e ben fatti, mentre gli occhi chiarissimi davano alla sua espressione un inquieto fascino.

Morrigan 28-10-2010 01.57.50

Morven per un istante restò rapito dallo sguardo di quell'uomo, dall'intera aura di grandezza che da lui emanava.
Si sarebbe detto un nobile per il portamento fiero, o un cavaliere per il fisico perfetto che ancora conservava e per quel lampo di ardimento che gli accendeva lo sguardo. Era imponente, severo e insieme cortese, e Morven non potè sottrarsi al fascino del suo sguardo che lo scrutava profondamente, come se avesse dovuto imporre la sincerità alle sue risposte.
E cosi, irrazionalmente, senza nemmeno conoscere l'identità di colui che gli stava dinnanzi, e se fosse egl amico o nemico, Morven seguì il proprio istinto e, chinando appena il capo in un sospiro triste, cominciò:

"Siamo stati attaccati nel bosco, io e i miei compagni... tanti, troppi... uomini strani, non cavalieri, piombati su di noi con l'inganno... e con la sete di sangue negli occhi... una sete di sangue che non era di uomini, ma di bestie! Io non so chi fossero, nè cosa li abbia spinti ad una tale, scellerata violenza... mi sono trovato in difficoltà, separato infine dai miei compagni... mi sono difeso... devo averli uccisi, o almeno spinti alla fuga... ma questo è tutto ciò che ricordo, signore, prima che i miei occhi si chiudessero..."

Poi abbassò il capo e tacque, perchè il pensiero di quella scena che aveva rievocato lo aveva reso immensamente triste e insieme rabbioso.

Guisgard 28-10-2010 02.08.15

L'uomo ascoltò Morven senza tradire alcuna emozione.
Almeno esteriormente.
Si chinò verso il camino e mise altra legna sul fuoco.
"Accanto a voi non c'era nessuno..." prese a dire "... nè amici, nè nemici... forse solo madonna Morte, spaventata dal mio arrivo..." aggiunse divertito.
Riempì allora una ciotola con brodo e carne, porgendola poi a Morven.
"Mangiate... questo vi rimetterà in forze.
Versò del vino in una coppa e la offrì al cavaliere.
"Ora perdonatemi, ma ho da fare..." riprese a dire "... voi mangiate e poi cercate di riposare..."
E poco dopo che fu uscito dalla stanza, Morven cominciò a sentire degli strani rumori.
Come se qualcuno stesse raschiando e pulendo qualcosa di metallico.

Morrigan 28-10-2010 02.29.46

Il giovane prese la ciotola dalle mani dell'uomo e iniziò a consumarne il contenuto avidamente. Si accorse solo allora di essere digiuno da molto tempo e di quanto il suo fisico avesse bisogno di quel nutrimento.
Guardò quell'uomo uscire dalla stanza e prese a bere il contenuto della coppa.

Era rimasto solo, e nel silenzio iniziò lentamente a ragionare. Che strano uomo era quello! Morven realizzò in quell'istante di non avergli nemmeno domandato il nome, nè di aver chiesto in quale luogo si trovassero. L'emozione che gli era salita alla gola al ricordo dello scontro e al pensiero del destino incerto dei suoi compagni gli avevano cancellato la mente quelle curiosità, che tuttavia ritornarono prepotenti in quel momento.
Fu allora che Morven cominciò a sentire degli strani rumori, come se qualcuno stesse raschiando e pulendo qualcosa di metallico.
Si domandò di cosa si trattasse, e istintivamente si mise in allarme. Quell'uomo aveva un aspetto così fiero e uno sguardo così saggio, che il giovane mai avrebbe potuto pensare alcun male... ma viviamo in tempi stravolti e dissennati, dove il male si cela sotto ogni forma, e dove l'onore comincia a perdere il profumo e la consistenza...

Cercò attornò a sè, sui mobili attigui, traccia delle sue spade, ma non le scorse da nessuna parte. Provò allora ad alzarsi in piedi, e un forte dolore gli colse la gamba e per un attimo gli tolse il fiato. Morven cercò di ricordare dove e in che modo si fosse ferito, ma non riuscì a rammentarlo. Tuttavia, si disse, quella ferita di certo non era così grave, poichè dopo pochi minuti si era già abituato a muoversi, seppure con qualche incertezza, sulla gamba dolorante. Così, cercando di produrre il minimo rumore possibile, si mosse verso la porta da cui l'uomo era uscito, aprì l'uscio con attenzione e, seguendo quel rumore stridente e metallico, cercò l'uomo con lo sguardo... finchè non lo vide,e l'uomo era tanto immerso nelle sue operazioni da non notarlo.
Così Morven, nascosto dietro lo stipite di una porta prese a spialo con attenzione sempre crescente.

Talia 28-10-2010 02.34.39

Sorrisi appena alle parole del cavaliere... 'conservare del veleno', aveva detto... beh, era divertente, dopotutto! Sorrisi, ma non risposi niente...
Poco dopo giungemmo a quella costruzione... era la prima volta che mi ci imbattevo e ciò mi causò un vago senso di disagio: pensavo di conoscere bene quel bosco, come mai dunque non avevo mai visto prima quell'edeficio?
Mentre il cavaliere tentava di sfondare la porta, io mossi qualche passo intorno, osservando le mura esterne costruite con grossi blocchi di pietra grigia e regolare...
Strane incisioni su uno di questi blocchi attrassero la mia attenzione... erano immagini che a fatica riuscivo a distinguere, per come erano logore dal tempo... vi poggiai la mano delicatamente e ne seguii i contorni, come a volerne cogliere il senso... sembravano figure umane e strani animali...
Il caratteristico rumore di una porta sfondata con un calcio mi riscosse, corsi verso il cavaliere e con lui gettai lo sguardo all'interno della navata buia... riuscivo a fatica a distinguere uno spazio ingombro di polvere e di oggetti... alla sua esclamazione sorpresa, poi, alzai lo sguardo verso l'altare e vidi la croce...
Annuii alle sue parole... sconsacrata... già, ma perché?
Lentamente, con cautela, mossi alcuni passi avanti e mi inoltrai nella stretta e buia navata...

Guisgard 28-10-2010 02.40.16

Morven così, seminascosto, cominciò ad osservare quell'uomo.
Si trovava in una piccola camera, simile ad un cella stretta ed angusta.
L'uomo era seduto presso un'incudine, sulla quale stava pulendo un oggetto strano, incrostato e ricoperto di singolare materiale.
Batteva forte su quell'oggetto, ma pulirlo sembrava difficile, quasi impossibile.
Ad un tratto si voltò e riconobbe la sagoma, seminascosta, di Morven.
"Vedo che potete già camminare..." disse asciugandosi il sudore "... ne sono lieto. Inoltre la curiosità che tradite, sebbene non certo virtù cortese, è segno di vivacità di spirito. Me ne compiaccio, cavaliere."
Ed acennò un lieve sorriso.

Guisgard 28-10-2010 02.54.07

La croce oscillava dall'abside e scricchiolava sopra l'altare.
La luce proveniente dalla porta la investiva in pieno, facendo si che la croce gettasse la sua ombra alle spalle dell'altare e lungo la parete alla destra di questo.
Camminare nella navata era difficoltoso, a causa dei resti che ricoprivano quasi tutto il pavimento.
Sulle pareti vi erano piccole nicchie ora vuote, ma che un tempo avevano senza dubbio ospitato le statue i cui resti giacevano a terra nella navata.
Ad un tratto, mentre camminava nella navata, Talia si accorse di qualcosa.
Erano ossa umane, forse vecchie di anni.
Erano stranamente segnate, come se qualcuno le avesse colpite con armi o altri corpi contundenti.
"Ehi, venite a vedere qui..." la chiamò Guisgard.
Il cavaliere le mostrò una sorta di grata che si apriva a terra, alla sinistra dell'altare.
"Sembra una botola..." disse "... chissà dove conduce..."

Talia 28-10-2010 03.07.16

La vista di quelle ossa a terra, forse perché inattesa, mi turbò non poco e, istintivamente, feci mezzo passo indietro... ma poi, facendomi coraggio, mi avvicinai di nuovo e mi piegai per osservarle meglio: strane impronte simili a profondi solchi le segnavano... dovevano esser stati gravemente battuti quei corpi... che quel grave delitto fosse il motivo della sconsacrazione? O che ne fosse l'effetto?
La voce del cavaliere mi distrasse... lo raggiunsi e gettai un'occhiata alla botola che mi indicava.
"Non so..." risposi "Forse c'è una cripta sotto l'altare!"
Alzai lo sguardo e lo osservai alla debole luce che entrava dalla porta...
"Solleviamo la grata e andiamo a vedere?"

Guisgard 28-10-2010 03.21.48

"Si, siamo qui... sarebbe sciocco non controllare..." disse Guisgard "... la grata è pesante... ecco, fate leva con questo" porgendole un pezzo di legno che aveva incastrato nella grata "... io tenterò di sollevarla... al mio tre... uno... due... tre!"
Quel sistema funzionò e la grata fu sollevata.
Guisgard allora cominciò a scendere, facendo cenno a Talia di seguirlo e fare attenzione.
Pian piano che scendevano in quello strano cunicolo verticale, la luce diventava sempre più debole, fino a svanire del tutto.
"Attenta dove mettete i piedi..." mormorò il cavaliere "... ho idea che questo cunicolo sia abbastanza profondo..."
Scesero per un altro bel tratto, fino a quando cominciarono a scorgere una debole luce sul fondo.
E man mano che scendevano la luce diventava sempre più forte.
Guisgard giunse alla fine del cunicolo.
Poi con un balzo saltò fuori, ritrovandosi in una sorta di piccolo antro.
"Avanti, non abbiate paura e saltate giù." Disse a Talia. "Vi prendo io, tranquilla."

cavaliere25 28-10-2010 10.54.27

Mi guardavo intorno avevo perso l'orientamento e avevo sbagliato lato del campo mi senti solo e indifeso cercavo di captare le voci dei miei compagni ma nulla rimasi fermo senti dei rumori avanzare verso di me feci finta di nulla per poi girarmi di scatto.

Talia 28-10-2010 12.20.20

Quell’esclamazione mi fece sorridere...
“Ah, beh... se mi prendete voi...” mormorai tra me.
Poi, non senza una vaga punta di orgoglio, saltai giù ed atterrai su entrambi i piedi, piegando appena le ginocchia per ammortizzare l’atterraggio.
“Beh, grazie lo stesso... del pensiero!” gli dissi, ostentando noncuranza, mentre mi raddrizzavo elegantemente e scuotevo con delicatezza la polvere dal mio abito.
Gli lanciai appena un'occhiata fuggevole, prima di sollevate la testa e guardarmi intorno... era una caverna non molto ampia, la luce proveniva da un punto all’estrema sinistra che, tuttavia, non potevamo scorgere poiché restava oltre un’ampia curva... quella luce illuminava solo a tratti le pareti irregolari...
“Beh, direi che non è una cripta!” constatai “Dove credete che siamo finiti?”
Parlando, mi ero avvicinata ad una delle pareti e così potei notare che in molti punti esse erano coperte da curiosi disegni tracciati con un tratto semplice ed essenziale... strane immagini delle quali non riuscivo bene a comprendere il significato...
“Venite a vedere!” esclamai, facendo cenno al cavaliere di raggiungermi “Ho visto disegni simili a questi incisi su una delle pareti esterne delle chiesa...”
Inclinai la testa da una parte, avvicinando ancora un poco il viso alla roccia: “Secondo voi cosa rappresentano?”

Morrigan 28-10-2010 16.07.06

A quel punto Morven, vedendosi scoperto, si fece appena avanti.
Teneva ancora stretto con la mano lo stipite della porta, quasi temesse di lasciare quell'appoggio sicuro e farsi avanti. In realtà non era il dolore alla gamba che avrebbe potuto farlo vacillare, chè da qualche istante a quella parte, il ragazzo non lo avvertiva più, quasi l'avesse del tutto dimenticato.
No, erano lo stupore e la viva curiosità che gli stavano divorando l'anima, e che lo facevano quasi tremare, mentre con occhi avidi cercava di comprendere a quale lavoro si fosse applicato quell'uomo, il cui sguardo attento e la cui voce profonda lo avevano tanto turbato!

Era dimentico a tal punto di ogni cosa lo circondasse, che non si premurò nemmeno di rispondergli, nè di scusarsi per la sua impertinenza, nè tanto meno di cercare una giustificazione a quell'affettuoso rimprovero che il saggio anziano gli aveva rivolto, e che in qualunque altro momento egli avrebbe con rispetto approvato.

L'uomo era seduto presso un'incudine, e sopra quella superficie giaceva un oggetto di forma singolare, la cui reale natura sfuggiva ancora a Morven, poichè esso era ancora ricoperto di uno strano materiale, che il suo ospite stava faticando ad eliminare.
Morven chinò il capo, aguzzò la vista... a prima vista si direbbe proprio... ma no! Come potrebbe mai un oggetto tanto sacro essere stato abbandonato in un simile stato?

Guardò il suo ospite, e una volta ancora fu colpito dall'aura di grandezza e di intimo valore che da lui emanava. Era stato uno sciocco a pensare, anche solo per un istante, che il male potesse albergare in quei tratti nobili e saggi! No, di certo quell'uomo doveva celare in sè qualcosa di prezioso!
La natura di Morven, riservata e forzatamente avvezza alla solitudine, lo avrebbe spinto per consuetudine a tenere chiusi in sè quegli interrogativi che gli crescevano nel cuore, ma proprio in quell'istante, mentre l'uomo, dopo un sorriso, aveva ripreso il suo alacre lavoro e sembrava non interessarsi più alla sua presenza nella stanza, proprio allora gli tornarono alla mente, senza alcuna logica motivazione, le parole rivolte qualche sera prima a Guisgard... io sono Parsifal... io sono Parsifal... ma proprio per questo, io non commetterò il suo stesso errore... la timidezza, il dubbio e l'angoscia non legheranno la mia lingua... io ho giurato che avrei cambiato la storia...

Così, in forza di quelle parole che si era detto, Morven si decise infine, e avanzò di qualche passo, fino a fronteggiare l'incudine e l'uomo che vi era chino sopra nello sforzo di quel travaglio.

"Poichè già una volta avete così graziosamente giustificato il mio difetto, signore, oserò spingermi oltre nella mia curiosità... chi siete voi, e qual'è la vostra vita in questi luoghi che ogni uomo di Cartignone sembra temere? E soprattutto..."

E qui esitò appena, lanciando un altro sguardo all'oggetto che l'uomo stava lavorando.

"... cos'è questo strano oggetto cui state prodigando tante cure? Mi sembra di conoscerlo, eppure sono certo che la cosa è impossibile!"

Guisgard 28-10-2010 19.53.24

Cavaliere25 era nel bosco.
Tutto attorno a lui taceva.
Un silenzio innaturale.
Poi un fruscio, qualcuno o qualcosa che camminava tra la vegetazione verso di lui.
Il Sole filtrava attraverso gli alti e folti alberi che sembravano intrecciarsi fra loro, come a voler racchiudere il giovane arciere in una morsa.
Il rumore si fece più vicino.
Ad un tratto qualcuno emerse dai cespugli e con gesto rapido e improvviso portò una lucente lama alla gola di Cavaliere25.
"Accidenti a te, ragazzo!" Esclamò Belven, mentre teneva ancora la lama puntata alla gola di Cavaliere25. "Perchè non hai obbedito ai miei ordini? Ti ho cercato per un bel tratto di bosco! Ho sentito dei rumori e temevo si trattasse di qualcuno di quei maledetti che ci hanno assaliti!"
Rimise la spada a posto, respirò nervosamente, come a voler sbollire la rabbia e chiese:
"Hai notizia di Morven e Goldblum? Li ho visto correre in direzione opposta alla mia. Spero siano riusciti a mettersi in salvo..."
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cavaliere25 28-10-2010 19.56.14

Lo guardai e dissi che bello rivedervi mi dispiace ma nella confusione mi sono perso e ho anche perso gli altri non saprei dirvi dove sono li andiamo a cercare insieme e aspettai una sua risposta

Guisgard 28-10-2010 20.24.10

Il fuoco che ardeva accanto all'incudine illuminava con vigore la piccola cella.
Le ombre di Morven e del suo misterioso salvatore si proiettavano su quelle irregolari pareti, danzando quasi al suono della vivacità del fuoco.
L'uomo allora lasciò l'oggetto che teneva fra le mani, sebbene saldamente ancorato all'incudine, voltandosi verso il suo ospite.
"Siete ancora stanco..." disse "... e questa cella, con la sua aria pesante, non fa certo bene al vostro stato. Torniamo accanto al camino..."
Un attimo dopo i due sorseggiavano un caldo e benefico infuso davanti al focolare.
"Il mio nome è Louis de Orfard..." cominciò a dire "... provengo da una terra lontana e sconosciuta in questi luoghi... una terra che per nobiltà e splendore oscurerebbe cento Camelot e i cui cavalieri farebbero indietreggiare il fiore della cavalleria di Britannia... Afragolignone è il suo nome... abbandonai il mio reame in seguito ad una lunga malattia che mi impedì di esercitare il mio ruolo di cavaliere... giunsi qui dopo un lungo viaggio, nel quale persi mia moglie per gli stenti e le difficoltà incontrate..."
oggi il bosco è la mia dimora e la solitudine la mia sola compagna..."
Si avvicinò allora al camino e vi gettò sopra altra legna.
"L'oggetto di cui mi domandavate" aggiunse "era un dono per mia moglie... ma fui maldestro nel forgiarlo... tanto che ella non riuscì mai a vederlo ultimato..."
E mentre raccontava tutto ciò, il ricordo dell'amata moglie raggiuse il suo cuore.
http://fandangogroovers.files.wordpr...and-marian.jpg

Guisgard 28-10-2010 20.37.02

Intanto, nel bosco, Belven e Cavaliere25 si erano ritrovati.
"Certo che dobbiamo cercarli!" Disse il capitano. "Ma stavolta cerca di restarmi vicino!"
I due così cominciarono a perlustrare la zona.
Vagarono un pò per il bosco, cercando tracce dei loro compagni, senza però trovare nulla.
Ad un tratto, per un colpo di fortuna, ritrovarono uno dei loro cavalli, fuggito in seguito alla confusione dell'agguato che li aveva sorpresi.
"E' inutile..." disse Belven "... sembra siano spariti nel cuore di questo oscuro bosco... meglio ritornare a Cartignone... torneremo a cercarli insieme a rinforzi che chiederemo a lord Frigoros e col favore del nuovo giorno."
E ritornarono a Cartignone.
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cavaliere25 28-10-2010 20.39.15

speriamo di ritrovarli dissi guardando Belvan spero non gli sia accaduto nulla e se li hanno catturati dissi guardandolo fisso negli occhi non sapremo mai dove li avranno portati e aspettai un suo cenno

Guisgard 28-10-2010 20.58.56

Nel frattempo, in un punto imprecisato nel sottosuolo del bosco, due audaci figure si avventuravano verso l'ignoto.
Guisgard sorrise davanti all'orgoglio di Talia.
Poi, si avvicinò alla ragazza.
"Sono segni strani..." disse fissando i disegni che lei aveva trovato "... credo siano molto antichi... di certo non appartengono alla cultura normanna... e nemmeno sassone direi... probabilmente sono di origine pagana... celtica suppongo..."
Li osservò con più attenzione, sebbene la poca luce rendeva il tutto molto difficile.
"Sembra che raffigurino dei personaggi intenti in un qualche rito sacrificale... e le vittime non mi sembrano essere pecore o capretti..."
Fissò per un attimo Talia e poi il luogo in cui si trovavano.
E una velata inquietudine gli attraversò lo sguardo.
"E' meglio incamminarci e capire dove siamo finiti..."
E quando furono fuori da quell'antro si ritrovarono davanti un lungo corridoio, illuminato sulle pareti da un'infinità di candele.
"Ma che posto è mai questo?" Mormorò Guisgard.
http://ilblogdibarbara.ilcannocchial...22/candela.jpg

llamrei 28-10-2010 21.38.13

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 22998)


la mia disperazione crebbe....le forze mi stavano abbandonando...la speranza pure...stavo realizzando di aver perso la mia battaglia...e che non sarei mai più uscita viva da quel luogo....mi accasciai ...attendendo una fine liberatoria...

Morrigan 28-10-2010 21.42.09

Morven restò a lungo in silenzio, ad ascoltare.
Si era lasciato cadere su una pelle e aveva appoggiato la schiena contro una delle colonne che, decorando la parete, delimitavano la bocca del grande camino, dentro il quale il fuoco affettuoso danzava, riscaldando la stanza e avvolgendo con la sua luce i due uomini. In una mano reggeva una tazza, quasi con negligenza, appoggiando il braccio al ginocchio che aveva piegato verso il petto. L'altra gamba, quella ferita, l'aveva lasciata invece distesa e rilassata, nel tentativo di far scomparire definitivamente il dolore in quell'abbandono e nel riposo di quella notte che si stendeva davanti a loro.
Notte lucente, come lo è ogni notte di rivelazione... lunga notte, e felice, come tutte le notti in cui due spiriti, per le indiscutibilli decisioni del fato e per le perfette combinazioni del cosmo, si incontrano, e ad un tratto, senza un'apparente ragione, iniziano a dialogare...

Ascoltò avidamente la storia di quel cavaliere.
Quando questi giunse a narrargli della moglie, Morven iniziò a scrutarlo con particolare interesse. Il giovane non aveva mai provato, fino a quel momento, nè le gioie nè i dolori dell'Amore vero.
L'Amore era per lui un concetto vago... un desiderio inappagato, il sogno di qualcosa da cercare e da trovare, il tratto sfocato di un volto, il sapore sfuggente di un frutto che non aveva ancora avuto il tempo di gustare nel modo giusto... l'Amore, quello che lui conosceva, era solo quello cantato dai menestrelli e dai poeti nella grande sala del palazzo di suo padre... un Amore fatto in rima per i sogni delle dame e le vanterie dei cavalieri... altro Morven non conosceva!
E d'improvviso, al ricordo di quella sala, e delle feste, e dei cantori, il giovane si fece d'un tratto immensamente triste. I suoi occhi si velarono di malinconia e le sue ciglia si abbassarono a celare quello sguardo. Fissò ostinatamente il contenuto della tazza, e solo dopo un lungo tratto, si accorse che la stanza era avvolta nel silenzio e Louis de Orfard aveva terminato la sua storia.

Sollevò di nuovo il viso, a guardarlo. Il vecchio fissava il fuoco, e aveva negli occhi un'espressione persa, lontana, come se se stesse seguendo una scena, una voce, un ricordo.
Morven lo fissò con ancor più attenzione... sì, in quegli occhi c'era la forma e il colore di lei, di quella donna tanto amata e tanto rimpianta... è questa la vera essenza dell'Amore?
In quel momento desiderò trovare qualche parola di conforto per quell'uomo, ma per quanto cercasse dentro di sè, non riusciva a trovarne alcuna. Erano entrambi due animi appesantiti da un ricordo del passato, e sebbene la radice della loro malinconia fosse profondamente diversa, tuttavia quel dolore era lo stesso. Quel dolore, quella notte, li univa e li rendeva fratelli, al di là delle evidenti differenze di origine, di anni, di esperienza, di vita.
E così Morven, comprendendo che non avrebbe potuto dir nulla che non fosse meno che banale su un argomento che non conosceva affatto, pensò che più giusto sarebbe stato, in quel momento, condividere con quell'uomo uno dei suoi segreti.

"Quell'oggetto che lavorate ... " iniziò a dire, con voce titubante, chiedendosi ancora se fosse o meno il caso di confidare a qualcuno quel pensiero che aveva giurato a se stesso di mantenere segreto " ... vi prego di perdonarmi, se mai nella mia espressione potrete mai trovare offesa a voi o al ricordo di vostra moglie... ma... quell'oggetto... io non ne conosco il motivo nè ritengo che le mie parole abbiano senso alcuno per un orecchio mortale... ma io l'ho già veduto!"

Prese fiato, si fermò un attimo a scurtare il viso dell'uomo, timoroso di un'avversa reazione a quel suo bizzarro discorso. Ma vedendo che questi non lo aveva interrotto, e piuttosto aveva volto i suoi occhi verso di lui e lo fissava attento, Morven si fece coraggio e continuò:

"Ciò che ho visto sulla vostra incudine non è che la sagoma informe di ciò che ho veduto, eppure al primo sguardo qualcosa risuonò nella mia testa... un'immagine familiare, di qualcosa che già si conosce... sempre che possa essere accettabile l'idea di conoscere qualcosa che si è visto solamente..." e qui esitò di nuovo "... che si è visto solamente nei propri sogni!"

Arowhena 28-10-2010 22.30.15

Arowhena sentendo i passi provenienti dalle scale, si voltò e chinò lievemente il capo in segno di saluto.
"Avete trovato qualcosa?" Chiese Frigoros ai due. "Qualcosa che ci aiuti a scacciare questo incubo?"
Stava per rispondere, ma di nuovo quello strano figuro, Guxio, si era intromesso con parole pesanti ad interrompere la comunicazione tra lei ed il principe. Più volte aveva cercato di irritarla con quelle parole senza spessore che esprimevano dissenso e disgusto per la differenza di razza e di cultura, e di proposito, Arowhena aveva voluto evitare qualsiasi risposta per non abbassarsi ad un così basso livello culturale che tradiva una forte ignoranza... Ma questa volta era davvero infastidita... non si può interrompere la comunicazione per porre davanti dei muri inventati, la conoscenza prescinde dalla razza, la stima ed il rispetto per un altro essere vivente prescindono dalla differenza culturale.
Ma non ebbe il tempo di rispondere. Il Cappellano non resistette e rispose prima che lei potesse prendere la parola:

"Mi è stata di grande aiuto, invece." Intervenne il Cappellano. "Lady Arowhena ha il dono della conoscenza unita all'arguzia di intendere e alla sottigliezza nell'interpretare. E questi doni il buon Dio li ha concessi alla nostra dama, senza badare troppo alla sua razza, o alla cultura dalla quale proviene."

A quelle parole, Arowhena guardò il suo vecchio amico con sguardo complice in segno di ringraziamento... era bella la sensazione di essere in un certo senso protetta da chi ti conosce e ti vuol bene...

Socchiuse gli occhi, aprì le mani di fronte a sé e intonò una canzone:

Per sempre oppressi da desiderio e ambizione
c'e' una fame non ancora soddisfatta,
i nostri occhi stanchi ancora vagano all'orizzonte
sebbene abbiamo percorso questa strada così tante volte

L'erba era più verde
la luce era più brillante
il sapore più dolce
le notti di meraviglie
circondati di amici
la bruma cresceva all’alba
l’acqua correva
il fiume senza fine

per sempre e sempre

Talia 29-10-2010 00.25.01

“Già...” mormorai, voltandomi a guardarlo “Sono strani segni in un’antica lingua... un po’ come quelli tracciati sul corpo dell’uomo che avete ucciso! Che sia una coincidenza?”
Osservai i suoi occhi per un istante mentre lui osservava i disegni... vi era in essi un tumulto di sensazioni ma l’inquietudine mi parve che le sovrastasse tutte. Anche io ero inquieta ma rimasi in silenzio, limitandomi a seguirlo quando si diresse verso quella che credevo essere l’uscita dell’antro.
E invece non vi era nessuna uscita... ci trovammo, al contrario, di fronte un corridoio lunghissimo.
Quella storia mi piaceva sempre meno!
E tuttavia eravamo lì e non c'era altro che si potesse fare...
"Coraggio!" sussurrai. Facendo poi segno al cavaliere di far piano e di tenere gli occhi aperti, mi sfilai l’arco dalle spalle e incoccai una freccia, tenendola bassa di fronte a me, dopo di che iniziai ad avanzare lentamente e in assoluto silenzio.

Guisgard 29-10-2010 00.55.06

Talia aveva preso il suo arco, pronta a scoccare le frecce.
Ma Guisgard non si fidava di quel posto.
"Queste candele non si sono accese da sole e chi l'ha fatto" disse fra se "non voleva certo ringraziare qualche santo per una grazia ricevuta..." osservò poi quel misterioso ed angosciante luogo con ancora più attenzione "... è un posto perfetto per una trappola... e se così fosse, la nostra fine non sarebbe diversa da quella di due topi presi in gabbia..." pensò.
Ma questi suoi pensieri non li condivise con la ragazza.
"Non allontanatevi troppo da me..." disse a Talia "... restatemi vicina e fate attenzione a dove mettete i piedi..."
E la mano del cavaliere accarezzava costantemente l'elsa della sua spada.
Anche se lo stesso Guisgard era il primo a credere che questo, in caso di attacco in quel luogo, sarebbe stato totalmente inutile.

Guisgard 29-10-2010 01.23.59

Intanto, nel palazzo di Cartignone, Frigoros e Guxio avevano raggiunto Arowhena ed il Cappellano nella biblioteca.
"Un semplice cappellano" disse Guxio "non può certo correggere un rappresentante del clero secolare! Voi occupatevi di predicare agli ignoranti ed ai villani... la teologia invece lasciatela a chi ne ha competenza."
A quelle dure parole del consigliere di Frigoros, il Cappellano rispose con un lieve e rispettoso inchino, senza dire nulla.
In quel momento passi veloci ed inquieti si udirono sulle scale.
"Milord, eccellenza..." esordì Belven entrando nella biblioteca e rivolgendosi al principe ed al suo consigliere "... è accaduto uno spiacevole episodio... siamo stati attaccati nel bosco da misteriosi aggressori... e purtroppo quasi tutti i miei uomini sono stati uccisi..."
"Capitano..." lo interruppe Guxio "... è questo il vostro valore, dunque? Perdendo uomini come i fiori perdono al vento i propri petali? Già viviamo un dramma senza fine, alla mercè di un nemico senza volto... vedere decimate così le nostre truppe è imperdonabile!"
"Avete ragione, eccellenza, me ne assumo ogni responsabilità..."
"E questo cosa cambierebbe?" Replicò Guxio. "Messere... vi siete comportato come un comandante non dovrebbe fare mai... siete sopravvissuto ai vostri uomini... e questo è da vigliacchi!"
Belven a quelle parole chinò il capo e provò una profonda rabbia.
"Non sprechiamo il nostro ardore litigando tra di noi!" Intervenne Frigoros. "Capitano..." rivolgendosi a Belven "... avete detto che quasi tutti i vostri uomini sono morti. Quindi qualcuno è sopravvissuto?"
"Non lo so ancora, milord." Rispose Belven. "Sono dispersi in quel bosco. Ecco perchè voglio chiedere altri uomini per andarli a cercare."
"Altri uomini da portare al macello?" Intervenne di nuovo Guxio.
Belven lo fissò senza rispondere nulla.
"Si, avete ragione, capitano." Disse Frigoros. "Non possiamo abbandonare quegli uomini alla mercè di un nemico del quale ignoriamo anche la natura, se sia umana o meno. Avrete una squadriglia di cavalieri. Però vi occorre una guida. Qualcuno che conosca bene il bosco o rischierete di vagare senza meta."
"Voi?" Chiese il Cappellano ad Arowhewna. "Se ricordo bene siete una buona conoscitrice del bosco. Potreste accompagnare voi i nostri cavalieri."

Guisgard 29-10-2010 01.27.07

Nel frattempo, nella casa di Luois, Morven era stato incuriosito dal misterioso oggetto visto sull'incudine.
"Dite di aver già visto quell'oggetto?" Chiese Luois. "E in che modo? L'ho portato con me da Afragolignone quand'era ancora un pezzo d'acciaio informe... e nessuno qui vi è mai giunto per vederlo... come fate dunque a dire ci conoscere quell'oggetto?"

Guisgard 29-10-2010 01.52.58

Intanto, in un luogo tanto segreto quanto maledetto, Llamrei si trovava incatenata in una cella umida e semibuia.
E accanto a lei la stessa sorte era toccata ad una fanciulla, che per la paura gridava e piangeva.
E tanto si dimenò che alla fine si accasciò quasi senza più forze.
Restò in silenzio per un pò, poi, rivolgendosi a Llamrei, chiese:
"Signora... mia madre mi starà cercando... tutta la mia famiglia sarà in pena... ditemi, vi prego... cosa ci faranno questi uomini? Ditemi, vi supplico... cosa ci accadrà?"
E mentre chiedeva ciò, cercava negli occhi di Llamrei un sostegno, una speranza o forse solo un'illusione.

cavaliere25 29-10-2010 11.31.29

Ascoltai con molta attenzione il dibattito poi rivolgendomi a Belvan dissi ora signore come procediamo? se troveremo i vostri uomini sani e salvi sarò molto felice dobbiamo armarci fino hai denti se non vogliamo essere ammazzati da quei maledetti assassini dissi guardandolo negli occhi

llamrei 29-10-2010 11.37.29

"mia cara....il Male è convinto di essere il Bene. E il Bene cerca in tutti i modi di imporsi...utilizzando il Male... Non vi posso dire che usciremo da qui...non lo garantisco..anzi...tutt'altro che pura illusione...ma certamente qualcuno si starà chiedendo come mai non siete tornata a casa e di conseguenza si starà muovendo per cercarvi...
Per quanto riguarda me...forse a Camelot i miei amici staranno finalmente respirando gioendo di non avermi tra i piedi: dicono che io sia una gran rompiscatole. Li lasciamo gioire per un pò..poi che dite? Gli faremo una sorpresa e gli rovineremo la serenità tornando?"
E mentre faticavo a parlare, cercando di rasserenare la ragazza...mi accorsi che l'effetto lenitivo delle mie parole aveva sortito in lei rimedio.
Aspettare....che qualcuno si accorga della mia assenza...ma chi..se non Elis o Morris...Morris...da quanto non lo vedevo...da quanto non ci litigavo..mannaggia ai cavalieri testardi! Ma che avventure!....e mi addormentai...

Morrigan 29-10-2010 14.18.50

Morven scosse il capo confuso, e si lasciò sfuggire un sospiro di disappunto, e fors'anche di delusione.
Non aveva mai rivelato ad anima viva del sogno fatto ormai molti anni prima. Aveva tenuto dentro di sè, chiusi a doppia mandata nel suo cuore, tutti i dubbi e i pensieri che quello strano sogno avevano in lui generato, e l'aveva fatto per timore dello scherno, o peggio ancora dell'indifferenza degli altri.
Si chiese perchè mai si fosse atteso comprensione proprio da quell'uomo che non aveva veduto prima, ma subito una voce insistente gli risuonò nella mente... perchè c'è nobiltà in lui... e conosce la carità... e perchè egli è l'artefice di quell'oggetto, quindi per forza egli deve comprendere!
Dicendosi queste parole, Morven si convinse a proseguire con il suo racconto, sebbene le parole, indocili come giovani puledre, sembrassero talvolta volersi ancora ritirare nei meandri del suo silenzio.

"Voi credete nel potere dei sogni, mio signore? Credete che possa esistere un sogno tanto grande da forgiare l'intera esistenza di un uomo?"

Disse queste prime parole con slancio improvviso e fervore, quasi solevvandosi sul busto eretto e avvicinandosi idealmente al cavaliere. Poi però parve esitare, riadagiarsi nel suo rifugio, volgere il capo lontano dagli occhi del suo interlocutore, e ancora una volta il suo sguardo si velò di fosca inquietudine.

"Mi hanno chiamato pazzo, e mi hanno chiamato idealista... mi hanno schernito e hanno riso di ciò in cui più credevo... sono fuggito, è vero, di fronte a tutto questo, e per questo mi hanno chiamato vile e codardo..."

Piantò nuovamente i suo occhi scuri che ardevano di rabbia sullo sguardo sereno e placido del suo ospite, poi continuò:

"Ma non fu per viltà, mio signore... ve lo giuro! Fu solo per cercare la via per essere me stesso... la strada per afferrare quel sogno che feci in fanciullezza e che mi chiamava al mio destino... fu solo per poter tornare, che io scappai... tornare per poter dire <<Eccomi, sono qui... sono tornato per dimostrarvi come si costruisce un sogno!>> ... e in quel sogno, mio signore, mi apparve la vostra fucina, così come essa è davvero... mi apparve la vostra incudine e gli strumenti arroventati dal fuoco... e su di essa mi apparve un oggetto di squisita fattura, che riluceva della fiamma della forgia!"

Tacque un istante, come a placersi dal suo impeto e prendere fiato. Lanciò a Louis uno sguardo eloquente.

"Voi credete ai sogni?" chiese.

Morris 29-10-2010 16.27.14

http://www.timelessmyths.com/arthuri...y/lancelot.jpg

Sir Morris..dorme nella sua casa di Camelot..e sogna di una dama che è in grave pericolo.
Llamrei è il suo nome..ma egli..pur sentendo il suo richiamo d'aiuto..non può far nulla..senza la concessione del re in persona: King Arthur lo ha relegato in una sorta di piatta forma mentale..ove potea soltanto.. poetare!
Nel sonno delira e pronuncia tal frase appena carpita: "Llamrei, Llamrei.. non posso cercarti..non posso aiutarti..mi spiace oh mia amica..non posso salvarti!"

Sir Morris

llamrei 29-10-2010 17.26.01

"ah uomini!" pensai dopo essermi ritemprata da un malinconico e doloroso breve sonno. Pensai all'aiuto che avrei potuto ricevere dall'amico cavaliere...ma che non avrei avuto...già...il detto "gli amici si vedono nel momento del bisogno"...evidentemente non funzionava con tutti gli individui. Bene: avrò un motivo in più per litigare con lui alla prima occasione che me lo ritroverò davanti...se mai riuscirò ad uscire da questa cella lugubre, umida e puzzolente..

Guisgard 29-10-2010 18.34.03

Nel palazzo di Cartignone, l'ansia e la preoccupazione dominavano sui nervi di tutti i presenti.
"Tranquillo, amico mio." Disse Belvan a Cavaliere25, dandogli una pacca sulla spalla.
Poi, rivolgendosi a Frigoros:
"Milord, concedete che scelga io stesso gli uomini da portare con me in questa impresa... oltre ai due superstiti, vi è anche lady Llamrei... ella è sparita giorni fa e da allora non abbiamo più sue notizie."
Fisso il Cappellano e Arowhena:
"Ogni aiuto è ben accetto... milady..." rivolgendosi ad Arowhena "... se davvero conoscete quel bosco allora vi chiedo di aiutarci... io sono straniero in questa terra e quel luogo mi appare ogni volta come un labirinto..."
"Il labirinto di Cnosso, Teseo, Arianna ed il feroce Minotauro..." intervenne il Cappellano.
"Si..." rispose Belvan "... ma almeno Teseo conosceva il volto del suo nemico... chi si nasconde invece in quel bosco non sembra avere un volto.. e nemmeno un'anima!"
"O forse" disse il Cappellano "l'avrà già venduta al demonio in persona..."
E un alone di inquietudine scese nella stanza.

cavaliere25 29-10-2010 18.38.57

intervenni dicendo dobbiamo fare infretta prima che sia troppo tardi quando partiamo chiesi a gran voce? e mentre dicevo quelle parole guardai Belvan e gli altri nella stanza e aspettai un loro commento o una loro mossa.

Guisgard 29-10-2010 19.03.58

Nel bosco, nel frattempo, nella casa di Louis, il cavaliere aveva ascoltato con attenzione Morven.
Sistemò altra legna sul fuoco e restò a fissare la fiamma prendere sempre più vigore.
"I sogni..." ripetè "... ho sempre creduto nei sogni... e molti di quelli che ho fatto la vita me li ha realizzati... ma ormai non sogno più da tempo... nè sogni, nè desideri... se non di ricongungermi di nuovo con la mia amata Adelasia... moglie, compagna e amante ideale..."
Chinò il capo per un momento, come se tutta la sofferenza e la solitudine del mondo lo avvolgessero.
Poi, dopo alcuni istanti di silenzio:
"Si... credo ai sogni..."


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