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La tensione si destò quando il cavaliere capì e iniziò a parlare in modo tranquillo, facendo credere che ero davvera sua cugina.
La situazione era alquanto strana, eppure era proprio diverso da quegli altri cavalieri altezzosi che si erano sfidati, sembrava molto umile e in me ancora, guardandolo, vi era come la strana sensazione che non era venuto proprio per vincere il Palio per gloria. Ad un tratto arrivarono le guardie..si doveva procedere con la proclamazione dei vincitori..quella domanda..il mio nome..e prima che uscisse dalla stanza lo guardai dicendo sotto voce.."Sono..Altea!!E sarò presente alla cerimonia." Ci fecero accomodare ed ebbe inizio la cerimonia..."Vivian, ma tu pensi abbia capito che volevi essere la sua madrina...ogni volta che dobbiamo parlare con lui arriva un soldato, ma gli altri cavalieri non mi sembrano cosi scortati. Lui sembra, invece..quasi controllato o forse sarà solo una mia impressione?". Mi voltai verso la Loggia Reale, vi era brusio...mancava un cavaliere, chissà cosa era successo. |
Il bacio di Clio a Mamyon.
E a contatto con quelle dolci e morbide labbra, il cavaliere strinse a sé la ragazza e rispose con la stessa passione a quel bacio. Poi, dopo alcuni istanti che sembrarono senza tempo, le loro labbra si separarono e i gli occhi di entrambi si schiusero. “Si...” disse Mamyon “... ho la premiazione... ma non vi lascerò da sola in questo posto... rammentate ciò che mi diceste? Che far torto al vostro amico equivaleva a farne a voi... ed io non lascerò questa selva senza averlo ritrovato...” I loro sguardi restarono l'uno nell'altro per un tempo che apparve indefinito. Poi, i suoni della selva li destarono. “Io credo di averne ferito uno” fece Mamyon osservando la sua spada “e se davvero non si trattava di spiriti, come sospetto, allora qualche traccia potrebbe essere in giro...” tornò a fissare Clio “... vi chiedete come faccia a saperlo? Semplice.” Sorridendo. “Gli spiriti e gli spettri non perdono sangue.” Mostrando alla ragazza la lama insanguinata della sua spada. “In giro perciò dovrebbero esserci tracce di sangue... aiutatemi a trovarle.” Cominciarono così a cercare intorno a loro. “Clio!” Esclamò all'improvviso Mamyon. “Venite! Ho trovato qualcosa!” Indicò così alla ragazza proprio alcune tracce di sangue. “Seguiamole...” mormorò il cavaliere “... probabilmente ci condurranno da loro queste tracce... e forse anche dove si trova il vostro amico...” Seguirono allora quei segni. E alla fine giunsero in una spianata, dove c'era un vecchio pozzo. E le tracce di sangue finivano proprio accanto al pozzo. “Cosa ci fa un pozzo nel bel mezzo di questa selva?” Stupito Mamyon. “Chissà... magari è ciò che resta della torre dei fantasmi...” si voltò verso Clio e le fece l'occhiolino. Ma avvicinandosi al pozzo, i due scoprirono uno spettacolo raccapricciante. La carcassa di un animale sventrato, in balia di insetti e ratti. “Non guardate...” comprendo Mamyon il volto di Clio con il suo mantello “... è uno spettacolo disgustoso...” Ma fissando quella carcassa, il cavaliere si rese conto di qualcosa di terribile. “Clio...” a voce bassa “... questa carcassa è ciò che resta del mulo che cavalcava il vostro amico...” |
Altea e Vivian, così, presero posto in mezzo agli altri spettatori per assistere all'imminente cerimonia di giuramento.
I quattro cavalieri presenti raggiunsero subito l'altro capo dello spiazzo e si inchinarono sotto la Loggia Reale. Il pubblico era in delirio. Acclamava i nomi dei quattro cavalieri e inneggiava ora questo, ora quello come suo preferito. “Si, quel cavaliere in effetti sembra diverso dagli altri...” disse Vivian ad Altea “... non so, ha qualcosa di strano... perchè credi ci abbia coperte? Poteva smascherare il nostro piccolo inganno davanti alle guardie e farci così cacciare via dal palazzo. Invece ha deciso di reggerci il gioco... comunque, riguardo alla madrina... io sono una conoscitrice di cavalieri, lo sai... ne ho letto in tutte le salse, in ogni tipo di poema e romanzo... e posso dirti che quel cavaliere appartiene ad una categoria particolare... si, proprio così. Di quelli che se ne stanno per conto loro, inquieti e tormentati... e solitamente hanno qualche segreto che li perseguita. Si, sono certa che anche lui ne possiede uno.” |
Uscimmo sulla Loggia ed i quattro cavalieri si presentarono nella piazza sottostante.
Notai che era stata smontata l’arena entro cui avevano giostrato ed era stato montato al suo posto una sorta di palco, attorniato da spalti e tribune ormai gremiti. Sorrisi tra me al disappunto del Maestro e dell’Arconte per il ritardo del quinto cavaliere... fu un sorriso dell’anima, che non si tradusse affatto sul corpo: ogni singola parte di me rimase impassibile, distante, impenetrabile... per un istante lanciai una rapida occhiata al Capitano delle guardie... stava alla mia sinistra, lontano... guardava fisso davanti a sé, ma ero certa che mi vedesse... così come ero certa che continuasse a dissentire rispetto a ciò che gli avevo chiesto, anche se avrebbe ubbidito. Sollevai gli occhi al cielo... era azzurro e terso, e soltanto qualche nube quel giorno schermava la luce diretta del sole... Mi voltai verso l’Arconte... “Credo che sia giunta l’ora...” mormorai, restando indietro ma invitandolo con un leggero gesto della mano a farsi avanti ed a rendersi visibile ai cavalieri nella piazza “Cominciamo! Vi prego, Arconte... fate gli onori: ringraziate questi quattro cavalieri per essere qui, oggi, e dite loro ciò che saranno tenuti a fare tra pochi minuti... poi annunciatemi: intendo parlare loro prima del giuramento!” |
L'Arconte Meccanico annuì a quelle parole di Talia.
Si affacciò allora dalla Loggia Reale e fissò i quattro cavalieri. “Cavalieri...” disse aprendo le braccia “... il torneo è terminato e voi vi siete dimostrati i migliori. Siete pari dunque fra voi. Pari nel valore... pari nel coraggio... pari nell'abilità cavalleresca. Ora sarete anche pari nella fedeltà e nella lealtà alla vostra regina. Sarete infatti chiamati a prestare giuramento. Giurerete sui vostri colori, sul vostro onore e sulla vostra stessa vita. Oggi vi siete guadagnati l'appellativo di Primi fra i Pari. Ossia primi fra tutti i cavalieri. Il regno di Sygma vi ringrazia e vi omaggia, cavalieri. Certo che non deluderete questo sacro compito che vi sarà affidato.” Ci fu l'acclamazione del popolo. “Ma prima di prestare il solenne giuramento... sua altezza reale, la principessa Talia, erede al trono di Sygma e signora di tutte le terre di Sant'Agata di Gothia, parlerà a voi, cavalieri.” Ed indietreggiò di qualche passo, attendendo che Talia si affacciasse e parlasse davanti ai cavalieri e al popolo tutto. |
Annuii alle parole di Vivian.."Infatti, appena entrate vidi il suo sguardo perso in cupi pensieri rivolti al Cielo e poi cambiare subito espressione".
Riflettei a lungo sulle parole della cara amica.."Un segreto? Come il Chevalier de Lys?" dissi sorridendo "E chi non ne possiede o li cela..anche noi siamo arrivate in questo strano Principato e ne custodiamo molti. E, forse, come noi, pure lui è arrivato qui per caso o per qualche motivo..chissà se avremo modo ancora di poter parlare con lui". Guardai verso i quattro cavalieri esultanti tra la folla e lo osservai, era certo che si contraddistingueva tra tutti, come si era contraddistinto col suo strano carisma nel Torneo...eppure non mi sembrava portasse emblemi di casati addosso. Scossi il capo e tra me e me mi rimproverai..."Insomma Altea, ti vuoi togliere dalla testa quel cavaliere? Non si ricorderà neppure più il tuo nome bisbigliato di sotterfugio e forse disperso già dal vento. Sei qui per altro..e sembra che quel "Altro" lo stai già dimenticando". "Vivian" asserii ad un tratto "ma perchè mai dovrebbero giurare fedeltà a Sygma e alla Principessa? Hanno solo vinto un Torneo..sembra invece un'investitura a Cavalieri del Principato". |
Dapprima, mi sembrò di vivere un sogno.
Sentii Mamyon stringermi, con delicatezza e passione nei lunghi istanti di quel bacio. Mi persi, per un momento a guardare i suoi occhi, quando si allontanò da me di quel poco che bastava. Era un sogno, tutto il resto non aveva importanza. Poi, però, le sue parole mi riportarono alla realtà e annuii sorridendo. "Allora mi avete ascoltato..." sussurrai, dopo aver udito da lui le mie stesse parole. Mi guardai intorno e lo seguii alla ricerca delle tracce di sangue. Il sogno non era più così idilliaco, Lucius non si trovava e, d'improvviso, quella selva mi appariva sinistra anche alla luce del sole. Arrivammo al pozzo e Mamyon mi impedì di guardare quello spettacolo disgustoso. Citazione:
"..No.." mormorai "..Lasciatemi vedere...". E, così dicendo mi scostai da lui e guardai nel pozzo. Ciò che vidi mi gelò il sangue e mi sentii mancare. Mi allontanai di scatto da quell'orrore e mi appoggiai ad un albero poco distante. "..Lucius..." urali al vento in tutte le direzioni, in preda ad un terrore che non avevo mai conosciuto "..Lucius dove sei? Per l'amor del cielo torna qui.." la mia voce spezzata risuonava nella radura. Mi accasciai contro un albero singhiozzando "..E' colpa mia.. è tutta colpa mia.. come ho potuto lasciarlo solo.." d'impeto tirai un pugno contro l'albero, cosa che in realtà fece più male a me che a lui. "..come ho potuto fargli questo?" sussurrai. Il cielo notturno era terso e limpido quella sera d'estate e, dal giardino del palazzo, era possibile scorgere moltissime costellazioni. "..Guarda.." dissi indicando alcune stelle "..quella è Andromeda.. vuoi che ti racconti la sua storia?". Un mormorio di assenso giunse dal ragazzo accanto a me, sorrisi, senza voltarmi, sapevo che il suo sguardo era fisso sul cielo. "... Era una fanciulla che venne incatenata ad una roccia per espiare una colpa di sua madre, che fu costretta a guardarla.. Ah, la roccia era in mezzo al mare, o in riva al mare.. insomma... c'era il mare.. Ma mentre la bella fanciulla pensava che fosse tutto finito, giunse Perseo.. se ne innamorò.. riuscì a liberarla e la sposò.." sospirai "..No, aspetta, c'era anche un mostro di mezzo.. ah, si.. Non solo era incatenata ma stava per essere divorata dal mostro.. e ovviamente Perseo lo uccide.." Alzai lo sguardo e strizzai l'occhio. Lucius mi strinse a sè, eravamo in un ottimo posto per guardare le stelle, in quel punto del giardino, lontano quanto bastava dal palazzo e tenedenzialmente privo di alberi, la visuale era davvero perfetta. Eravamo sdraiati, vicini, con gli occhi rivolti verso il cielo. Ma la brezza notturna si era alzata ed erano passsati ormai alcuni minuti da quando mi ero stratta a lui, posando la testa sulla sua spalla. "..E' una bella storia.." mormorò. "..Altrochè..". Mi alzai leggermente su un gomito e lo guardai negli occhi sorridendo "..Se fossi incatenata ad una roccia verresti a liberarmi?". Lui rise e mi fece sbilanciare e cadere. "..Certo.. verrei a liberarti in capo al mondo, lo sai.." disse "..Ma sono convinto che dovrò mettermi in fila..". E mi fece l'occhiolino. "..Si, certo.. sicuramente.." affermai sarcastica "..quelle sono favole, Lucius.. o romanzi cavallereschi.." gli occhi mi si illuminarono "..non esistono uomini come Leonard... pronti a rischiare tutto per una donna che conoscono appena.. i miei genitori me l'hanno ripetuto mille volte.." tentai di imitare la voce di mia madre "..Devi pensare al futuro del casato.. non farti strane idee in testa.. sei l'unica erede.." sbuffai "..dai non farmi pensare a queste cose..". "..Io? Ma se hai cominciato tu?" con un vago tono di rimprovero. Il mio sguardo vagò per l'immensità del cielo davanti a me "..Se dovessi sposare un uomo che abita lontano.. " dissi poi, pensierosa "..che so.. un noioso signore del Sud... mi accompagneresti nella mia nuova casa? Ti nominerei capo della mia guardia personale.." con un sorriso. "..Ma si può sapere che cosa ti è preso stasera? Lo studio di quel manoscritto ti sta dando alla testa.. dai retta a me.. domani lascialo stare e andiamo a farci una passeggiata, come ai vecchi tempi..". Lo guardai torva. ".. Ma, si.. certo che ti seguirei.. te lo promisi che eravamo bambini.. ricordi? qualunque cosa accadrà, non ci separeremo mai..". Sorrisi a quelle parole. "..Beh, la tua bella Dalin diventerebbe la prima tra le mie ancelle.." con un sorriso malizioso ".. quando ti deciderai a dichiararti..". "..Ma.." con due occhi sgranati "..non è vero.. io..." balbettò Lucius. Ma anche nell'oscurità potevo vederlo arrossire. "..Non ti crederebbe nemmeno un bambino..." risi io. E dopo qualche istante in cui Lucius tentò di restare serio, scoppiammo a ridere entrambi, gioiosamente. "..Non ci separeremo mai.." sussurrai a me stessa, aggrappata all'albero, mentre una delle sere passate a guardare le stelle mi tornava alla mente. Mi voltai verso Mamyon "..Io.. devo trovarlo.. E' come un fratello per me.. dove possono averlo portato? Vi prego, ditemi che non..." non riuscii a finire la frase. Calmati.. Non risolverai nulla così.. Respira, Clio.. Ragiona.. Perchè avrebbero dovuto fargli del male? Chi sono? Ascoltai il consiglio della parte più razionale che mi era rimasta: respirai. Mi alzai, e riuscii a calmarmi in qualche modo. "..Cosa possiamo fare?" dissi a Mamyon con la voce più ferma avevo "Non abbiamo molto tempo... cosa accadrà se inizieranno la premiazione senza di voi? Avrete vinto il torneo per niente.. per colpa mia..". Le lacrime ricominciarono a scendermi "..Avreste fatto meglio a lasciarmi stare quel giorno..ora vi stareste godendo gli onori e la gloria..". |
Avanzai lentamente fino a giungere di fronte a loro, appoggiai le mani sul parapetto di marmo e guardai in basso.
Quattro cavalieri, i vincitori del torneo... i miei occhi li scorsero ad uno ad uno, senza tuttavia soffermarsi su nessuno di loro per più di qualche momento... li scorsi, senza che alcuna emozione trapelasse dalla mia espressione... li scorsi notando che nei loro sguardi erano vive le sensazioni più differenti. Poi, piano, iniziai a parlare... “Cavalieri...” dissi, e per la prima volta la mia voce alta scivolò giù dalla Loggia e raggiunse il palco “Ognuno di voi si è iscritto ad un torneo pochi giorni fa, vi ha partecipato e ne è uscito vincitore... ognuno di voi ha dato prova del proprio valore e della propria destrezza, ha superato prove, ha sconfitto avversari... ognuno di voi si è distinto nel proprio girone! In palio, in quel torneo, veniva offerta un’onorificenza: il titolo di cavaliere di Sygma, unitamente all’incarico di vegliare sulla regina, su di me...” La mia voce scivolò leggera, soffermandosi solo per un istante... “Vedete, cavalieri... l’Arconte ritiene che io sia costantemente in pericolo. C’è una guerra non lontana da qui ed un Signore straniero e despota che ha lasciato le sue terre con il preciso intento di venire ad occupare le nostre... oggi quel signore preme contro i nostri confini e, mi dicono, non conosce pietà né clemenza. Ha spie ovunque, quel nemico... ha accoliti, comprati con l’oro predato durante le sue folli campagne di devastazione. Ed è da questo che il giuramento che sarete chiamati a fare vi chiederà di proteggermi... da un nemico che potrà risultare invisibile ai nostri occhi, un nemico infido e pericoloso, un nemico che ci tiene costantemente all’erta...” Lentamente, quasi distrattamente, allora, presi a muovere qualche passo... parlando, mi scostai dall’Arconte e dal Maestro e presi a scendere la ricca scala ritorta che scendeva dalla Loggia fino al palco... “Quando vi siete iscritti a quel torneo, cavalieri...” continuavo intanto a dire “Voi conoscevate il premio messo in palio solo per nome... conoscevate il destino cui andavate incontro, potendolo però vedere solo da lontano... ora invece, da vincitori, avete di fronte quel premio... ed è reale, tangibile, ineluttabile... ed io mi chiedo, e vi chiedo, sareste pronti ad accettarlo ed a fronteggiare, così, qualsiasi eventualità?” Calcai su quelle ultime parole... ero sul palco ormai, a pochi passi dai quattro... il Maestro e l’Arconte erano ancora sulla Loggia, lontani... il pubblico era oltre gli spalti... ma dietro di me qualcosa si mosse. Io seppi ciò che stava accadendo solo perché lo sapevo, altrimenti l’azione sarebbe stata tanto rapida da poterla a fatica comprendere in tempo... cinque soldati di Sygma erano saltati giù dalla scala con le spade in pugno e si erano fatti contro i quattro cavalieri... un sesto uomo, invece, si era avvicinato a me... colsi lo sguardo di disapprovazione del Capitano appena con la coda dell’occhio, ma non vi badai, anche perché la mia attenzione fu attratta dalla sua spada che, ubbidiente, era roteata fuori e, rilucendo alla luce del debole sole, stava sibilando ineluttabile verso di me... Fu un attimo, una frazione di secondo infinitesimale... i miei occhi si sollevarono e, oltre quella lama, fissarono i quattro cavalieri. |
Tutto accade in rapida successione.
Talia cominciò a parlare e poi si avvicinò ai quattro cavalieri, raggiungendoli sul palco. Guisgard nel vederla restò profondamente turbato. “E' lei...” disse fra sé “... è la dama bianca che vidi l'altra notte...” Ma un attimo dopo sei figure, rapide e silenziose, raggiunsero il palco, circondarono i cavalieri ed una di esse puntò la spada contro la principessa. “Tradimento...” gridò all'improvviso Xouf Dion “... alle armi!” Ed estrasse la spada con la velocità del fulmine. Un istante dopo uno dei soldati vide a cadere a terra il suo braccio. E mentre questi gridava in preda al dolore, anche gli altri tre cavalieri misero mano alle loro armi. Si accese così subito un cruento scontro. La velocità con cui si susseguirono quei frenetici istanti fu tale che ai soldati non restò altro da fare che difendersi. Tra i quattro cavalieri, però, Guisgard era disarmato ed ancora non perfettamente guarito dalla sua ferita. Tuttavia non esitò a lanciarsi nella mischia. Colpì con un calcio un soldato, facendolo così cadere dal palco. “Cavaliere!” Chiamandolo Lhar. “Prendete!” Lanciandogli un coltello. “Obbligato!” Prendendolo al volo Guisgard. Ora anche lui era armato. “Fermatevi!” Gridò il Capitano della Guardia. Era accanto a Talia, sempre con in pugno la spada, ma del tutto sorpreso dalla piega presa dagli eventi. “Fermi! E' un ordine!” Ma ormai Guisgard aveva già lanciato il suo pugnale contro la sua mano, che trapassò così il suo palmo. La spada era terra e non più puntata contro la principessa. “Fermatevi!” Ordinò all'improvviso l'Arconte Meccanico dalla Loggia Reale. “Fermatevi tutti!” E attorno al palco arrivarono decine di soldati armati. Tutto questo tra lo stupore generale. |
La loro pelle...il loro accento...un balzo indietro sino a casa........un'emozione profonda sino alle viscere, sentii la mano di Elina sul mio braccio e fu come un'accompagnarmi allo sgabello che mi venne offerto......accanto ad esso un tavolino dello stesso materiale dello sgabello.....interamente intagliato al centro un grande piatto in ottone....con dei piccoli bicchieri in vetro colorato.....come di consuetudine..rametti di menta giacevano nel loro fondo......sentii lo scricchiolio di una porta.....ed entrare un uomo......aveva un viso che mi rammentava qualcuno...ma non ricordavo chi fosse o dove l'avessi visto..poi egli stesso....passo' attraverso le memorie della mia mente....." Vi ricordo.....eravate molto stimato dal Califfo...e' mio zio, ero una ragazzina quando eravate al suo fianco...e poi improvvisamente di voi non si seppe piu' nulla.......berro' volentieri il vostro te....mi ricordera' il sapore di casa...."..presi un bicchiere....e lo odorai cosi' come quando una rosa viene recisa dal roseto.......mi guardavo intorno e quello che non comprendevo era cio' che aveva detto di mio marito......." e' molto buono, cosi' come lo ricordavo.....e adesso...ditemi Abul......come poteva essere mio marito un membro della confraternita dei Figli di Nab.......egli era un cristiano ed era venuto a Gerusalemme per le Crociate......non ci sposammo subito....il matrimonio avvenne in terra straniera...noi fuggimmo......come mai ha confraternita non ha evitato che lo uccidessero.....in cosa aveva sbagliato.....nei vostri rituali ?....a sposare me......o ad obbedire a qualcuno....ditemi Abul...a chi dovro' mozzare la mano e poi il capo per cio' che e' avvenuto "........
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“Oh, basta ora...” disse Mamyon come a voler zittire Clio “... smettete di pensare a quella premiazione... sapete quanti tornei ho vinto? E le premiazioni ormai mi sono venute a noia!” Poi la fissò e abbozzò un sorriso come a volerla tranquillizzare.
Si avvicinò poi al pozzo. “C'è un secchio...” mormorò “... ma è marcio... dunque nessuno lo utilizza da tempo...” guardò dentro il pozzo “... credo sia secco...” lasciò cadere un sasso e si udì un tonfo sordo “... già, come immaginavo...” si guardò allora intorno. Il tempo prometteva pioggia. “Credo che sia meglio tornare in città...” voltandosi verso Clio “... tra non molto farà buio e ormai la pioggia è vicina... in queste condizioni non troveremo nulla, diventando un bersaglio troppo facile per nuovi assalti da parte di quei maledetti... in città racconteremo tutto e torneremo qui con dei soldati... così le ricerche saranno più efficaci e meno pericolose...” si avvicinò alla ragazza “... credetemi, è la cosa più giusta da fare... e vi prometto che ritroveremo il vostro amico...” le sfiorò il viso “... vi chiedo di aver fiducia in me, Clio...” Cominciò a piovere. I capelli di Clio si bagnarono piano piano e le gocce d'acqua cominciarono a scendere sul suo bel viso, confondendosi con i segni lasciati dalle lacrime. E i suoi bellissimi occhi chiari si tinsero di una luminosità viva e malinconica. |
Vivian fissò Altea, senza però riuscire a dare risposte alla sua amica.
“Devono giurare” disse un uomo che stava seduto accanto a loro due “perchè saranno nominati cavalieri della Guardia del Corpo Reale. Saranno così chiamati a difendere sua altezza reale da ogni pericolo. In questo consiste il loro giuramento... giurare fedeltà alla principessa.” E tra i quattro cavalieri, Altea riconobbe all'improvviso anche colui che aveva interrotto lo spettacolo del misterioso Chevalier de Lys. Il suo sguardo era sempre gelido, enigmatico, impenetrabile. Il suo portamento fiero e sprezzante. E i suoi modi tradivano superbia e sdegno. Era sir Xouf Dion. Poi la principessa apparve sulla Loggia Reale e cominciò a parlare. Fino a quando accadde qualcosa. Qualcuno invase il palco e scoppiò un duro scontro. |
Guardai l'uomo con occhio torvo, solitamente non amavo molto chi stava ad ascoltare le conversazioni altrui..."Hai sentito Vivian? Egli diventerà una Guardia della Principessa " quando scrutando meglio apparve quel cavaliere enigmatico..."Guarda, quello è colui che ha dato fuoco al palco, sempre lo stesso sguardo, freddo ed enigmatico...sarà bravo a usare la spada ma veramente io non sopporterei la sua presenza vicino, anzi meriterebbe una bella lezione di umiltà dopo quello che ha fatto al Chevalier de Lys e il suo palco."
Ad un tratto iniziò un tafferuglio, pensavo fosse una messa in scena, ma dovetti ricredermi, afferrai Vivian e come altri andammo vicino al palco, vi era la confusione più totale e sangue ovunque...e vidi quella scena...la mano col pugnale di Guisgard che trapassava quella di un Capitano delle Guardie. Sbiancai a quella scena..."No, sir Guisgard!" urlai, senza nemmeno accorgermene, sperando non fosse pure ferito. |
Abul ascoltò Elisabeth quasi in religioso silenzioso.
“Vostro marito” disse poi “era Cristiano, ma alle porte della Città Santa aveva conosciuto alcuni adepti di Nab... essi lo istruirono alle Verità Assolute, quelle che rendono sacre tutte le Fedi conosciute... ma purtroppo, per ogni grande verità, vi è sempre una grande menzogna... è il senso del Creato... l'eterna lotta tra la Luce e le tenebre, tra ciò che è giusto e ciò che non lo è... vi sono adepti di quelle tenebre che agiscono contro la Luce... e sono essi i veri responsabili... voi lo ignorate, ma è così... si tratta di una setta potente, partita da Oriente ed ora stabilmente presente in queste terre... sono loro i responsabili del vostro dolore... e sono intorno a noi... e forse voi stessa ne avete incontrati alcuni al vostro arrivo qui a Sant'Agata di Gothia...” “Li abbiamo incontrati?” Stupita Elina. “Come è possibile?” “Sono ovunque...” fece Abul “... ovunque intorno a noi...” “E come si possono riconoscere?” Chiese Elina. “Sono conosciuti come gli uomini senza ombra...” rispose Abul. |
Il pulsare del mio cuore era cosi' veloce che potevo sentire ogni muscolo del petto e del collo muoversi ritmicamente.........perche'non me ne aveva mai parlato.....perche'....mi amava e ad una persona che si ama non si nasconde nulla " la verita' cammina sempre affianco alla mensogna...come la luce viene oscurata dalle tenebre........Abul....sapete perche' sono qui ?.....per sete di vendetta.....mi hanno promesso un dono e io ho accettato........L'Amore Abul porta sofferenza ed inganno.......voi dite che li abbiamo incontrati, l' Arconte meccanico...e i suoi servitori...una strana donna.....mi fece vedere un libro di pagine bianche.....ho lasciato la mia casa qui tra le verdi scogliere......ho lasciato il mio rifugio.......ho lasciato un cantore...che tutte le notti aveva imparato a suonare i versi della mia anima..........ho lasciato anche lui...perche'io porti a termine questa cosa...ditemi Abul....cosa posso fare ?.....".....
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Accadde tutto in fretta...
la reazione dei quattro cavalieri fu molto più rapida ed incisiva di quanto non mi fossi attesa, nessuna titubanza, nessun dubbio... sussultai quando quel pugnale mi sibilò vicino ed andò preciso a colpire la mano del Capitano... sollevai gli occhi sul cavaliere che l’aveva lanciato e, forse per la prima volta nella mia vita, non riuscii a celare dietro alla mia consueta maschera di ghiaccio tutta la mia sorpresa ed il fatto che fossi così profondamente colpita... lo fissai che un lungo momento, quel cavaliere, il cavaliere misterioso... lo osservai per un momento lunghissimo... poi mi riscossi. “Basta!” ordinai. Citazione:
i soldati feriti... il capitano che si teneva la mano... i quattro cavalieri con le armi ancora in pugno... i soldati di Sant’Agata che accerchiavano il palco... l’Arconte immobile e teso, in piedi sulla Loggia. “Vi ringrazio, Arconte...” dissi allora, gentilmente, voltandomi in quella direzione “Ma, vi prego... calmatevi!” Lentamente infilai una mano nella manica del mio abito e ne trassi un fazzoletto candido che porsi al Capitano, perché si bendasse la mano ferita... poi gli feci segno di retrocedere appena, con i suoi uomini, e tornai a guardare i quattro cavalieri di fronte a me... “Cavalieri... devo complimentarmi con voi!” dissi “E vi devo le mie scuse, suppongo, per questa mia piccola... come definirla... piccola ‘prova’! Mi è stato insegnato, da sempre, a non riporre la mia fiducia se non nei meritevoli... di non giudicare chi mi sta di fronte dal nome che porta, ma in base alle proprie capacità... ed erano le vostre capacità che io desideravo testare, avvalendomi dell’ausilio del Capitano delle Guardie di Sygma, uomo di provata onestà e di antica e solita fedeltà alla Casa di Sygma.” Tacqui ed i miei occhi gelidi ed imperscrutabili tornarono a scrutarli ad uno ad uno, ma intensamente questa volta... quando giunse sul misterioso cavaliere che aveva lanciato il coltello, poi, il mio sguardo si soffermò... si soffermò e lo studiò a lungo, pensando a ciò che il Maestro mi aveva detto di lui, a ciò che avevo udito l’Arconte affermare, a ciò che avevo sentito osservandolo privo di sensi in quella stanza semibuia... Infine, li distolsi e tornai a guardarli tutti... “Ed io adesso so che posso fidarmi di voi, cavalieri... da oggi avete tutti la mia fiducia e la mia stima!” Lasciai che quelle parole scivolassero tra gli astanti e salissero fino alla Loggia... tutti... non lo avevo detto per caso, io non dicevo mai niente per caso, e l’Arconte e il Maestro lo sapevano. “Avete vinto un torneo, cavalieri...” ripresi poi a dire, con il tono che si faceva vagamente più solenne “E questo vi ha messi in una fortunata posizione! Ciò che io ho forzosamente messo in scena non è che un piccolo ed infinitesimale esempio di ciò che potrebbe accadere, un assaggio di ciò che potreste trovarvi a fronteggiare... perciò adesso vi chiedo... e sarà la prima e l’ultima volta che lo farò... desiderate voi, coscienti dei doveri e degli sacrifici che ciò comporterà, giurare fedeltà alla Casa di Sygma ed assumervi il compito che vi sarà richiesto? Se accetterete, io vi investirò con la più alta carica cavalleresca di cui dispongo e da quel momento in avanti voi risponderete delle vostre azioni solo e soltanto di fronte a me. Se rifiuterete, avrete lo stesso la mia stima ed il mio permesso di lasciare Sant’Agata quando più lo riterrete opportuno... ma dovrete darmi adesso la vostra risposta!” Un altro momento di silenzio... i miei occhi si mossero tra loro, poi tra i soldati che ci accerchiavano, tra il pubblico e gli astanti... infine tornarono, seri, su di loro... “Ed ora... le vostre risposte, cavalieri!” dissi. |
Abul restò per un momento in silenzio a quella domanda di Elisabeth.
“Voi, come tutti, dovete seguire il vostro destino, ossia la Volontà di Allah...” disse “... io avevo fatto un'antica promessa ed oggi, grazie alle parole del Profeta, sono riuscito a portarla a termine... parlarvi di vostro marito e dei suoi compagni... e insieme a tutto questo, anche dei suoi assassini... io non conosco i loro volti... e nessuno può conoscerli... ma so che sono potenti, che controllano questa città nell'ombra... e nulla accade senza che lo sappiano... so però che stanno cercando qualcosa... qualcosa di potente... di estremamente potente... qualcosa in grado, secondo loro, di accrescere definitivamente la loro forza... per questo bisogna impedire loro di raggiungere ciò che bramano tanto... e l'unico modo che abbiamo per riuscirci è quello di trovarlo prima di loro... dobbiamo trovare ciò che loro stanno cercando con tanta ossessione...” si rivolse alla giovane donna che era accanto a lui “... figlia cara, portami il libro...” Ella annuì e portò un grosso libro a suo padre. “Questo” mostrando Abul quel libro “è il Salemantueck, un libro antichissimo. Fu scritto secoli fa alla corte del Gran Re di Persia da una potente congrega di stregoni. In essa sono racchiusi incantesimi tanto remoti quanto spaventosamente potenti. Incantesimi capaci di evocare forze sconosciute e scacciare spiriti maligni. Io non so cosa stiano cercando i nostri nemici, ma so che con questo libro ci si può difendere dai loro incredibili poteri. Vostro maritò giurò di sterminare quei fanatici, ma essi riuscirono ad ucciderlo. Io sono troppo vecchio e dunque spetta a voi portare a termine ciò che vostro marito aveva cominciato. E questo” dandole il libro “è la sola arma che posso darvi...” |
A quelle parole di Talia ci fu sorpresa.
Tra i soldati, tra il pubblico e persino tra l'Arconte Meccanico e il Maestro. Anche i quattro cavalieri restarono sorpresi. “Insomma...” disse stupito Lhar “... era... era una prova?” “Allora siete stato fortunato” mormorò Xouf con gli occhi verso il capitano “che non sia stato io a colpirvi. Io colpisco sempre per uccidere.” Guisgard invece restava in silenzio. Fissava la principessa. Poi ad un tratto sorrise, quasi sarcastico. “E' stato solo tempo perso...” scuotendo il capo “... anzi, qualcuno poteva farsi male... non avete soldati molto svegli da queste parti, vero? Comunque, è stato solo tempo perso dicevo... una ragazzata ecco.” Rise. “Io conosco i cavalieri di Capomazda” con tono da guascone “e li ho visti combattere. Se fossero stati loro ad assalire il palco, beh, ora la situazione sarebbe ben diversa... i Capomazdesi non sono solo ciò che avete descritto nei vostri discorsi... i Capomazdesi sono guerrieri da sempre... e se avessero voluto farvi del male, altezza...” tornando a guardare Talia “... posso garantirvi che il vostro bel viso avrebbe perso tutta la sua perfezione...” “Come fate a conoscere così bene i Capomazdesi?” Gli chiese il capitano. “Vi ho detto...” rispose Guisgard “... li ho incontrati sul campo di battaglia...” “Però siete sopravvissuto.” Fece Lhar. “Già...” annuì Guisgard e il suo sguardo divenne indefinito “... ma solo perchè mi credevano morto... e forse avevano ragione...” mormorò poi quasi impercettibilmente “... comunque” tornando ad alzare lo sguardo su tutti i presenti “io non credo di poter giurare fedeltà a nessuno in questo momento...” Tutti lo fissarono stupiti. |
Intanto, tutt'intorno, il pubblico era rimasto sorpreso e sconvolto dall'accaduto.
E solo dopo un po' capì che si era trattato di una falsa battaglia. “Hai visto, Altea?” Meravigliata Vivian. “Era tutto uno stratagemma! Però, quei cavalieri sono davvero eccezionali!” Aggiunse con ammirazione. “Ora cosa succederà?” Chiese poi all'uomo seduto accanto a loro e che era intervenuto prima. “Ora ci sarà il solenne giuramento dei cavalieri.” Rispose quello. Allora il pubblico cominciò ad invocare ora il nome di uno di quei cavalieri, ora l'altro. Con ciò che era appena avvenuto si erano guadagnati l'ammirazione del popolo. |
"Una farsa? Una simulazione intendi..." quasi infastidita "ti rendi conto che per fortuna è andata a finire cosi o qualcuno poteva davvero rischiare la vita" dissi guardando il palco e la tensione aveva creato scompiglio tra la folla e sul palco, sospirai vedendo Guisgard indenne, e ne ignoravo il motivo.
Nonostante gli incitamenti della folla riuscivo a capire vagamente le voci dei cavalieri sul palco....sir Xouf, ovviamente, si vantava di essere il migliore e che avrebbe ucciso in un sol colpo e a sangue freddo il nemico. Poi prese la parola Guisgard...e parlava dei Capomazdesi...che strano sentirne parlare in quelle vesti di guerrieri spietati e malvagi, mentre fino ad ora io avevo solo sentito la parte romantica e giusta di quel popolo e del casato che dominava. Ad un tratto vidi il volto di Guisgard turbato mentre parlava, non capivo...e quella sentenza...finale? O solo pensata?....non giurava fedeltà a nessuno e calò un momento di silenzio. E se l'avessero preso come delle parole di sfida? Io e Vivian ci guardammo, ma d'altronde avevamo già capito che egli non era come gli altri cavalieri. |
Presi quel libro come un atto di liberazione da parte di Abul, ero stordita.....mi sembrava un fardello troppo pesante....." La magia...io non so nulla di magia....eppure dite che devo portare a compimento cio' che mio marito ha iniziato......mi ritenete cosi' forte, così capace ........Abul....mi hanno chiesto di cercare un fiore, puo' essere un fiore...ragione di vita o di morte ?.......il mio destino e' gia' stato segnato....e Allah proteggera' i miei passi......Vostra figlia e'una donna fortunata..ad avere un padre saggio come voi...andiamo Elina, tornaimo in quella gelida stanza..."....e cosi' uscimmo tenni il libro sotto il mantello, cosi' come avrei protetto un figlio portato in grembo......quanto avrei voluto che il nostro matrimonio avesse dato il suo frutto........ma forse alla luce degli eventi era meglio essere sola...non avrei avuto il pensiero per nessuno......" E' meglio tornare a palazzo Elina......dovremmo avere notizie su cosa fare, vogliono questo fiore......e non si nascondera' certo in un giardino, troppo semplice..........."....arrivai cosi' alla mia stanza.....tolsi il mantello e poggiasi il libro sul letto....non era grande, il turchese era la pietra che dominava il colore della copertina e l'occhio di Allah era al centro.........avevo paura, ero incerta...." Sono stupida vero Elina...non mi scoppiera' certo in faccia....se lo apriro'..."......
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Smisi di protestare, guardai Mamyon con occhi tristi e tentai di sorridere.
"Si.." Sussurrai quando mi si avvicinò "...mi fido di voi.. d'accordo, torniamo in città... Anche se non so cosa diranno al maniero vedendomi tornare da sola...". Poi, tenui gocce di pioggia iniziarono a scendere. "...avete ragione..." Continuai con voce spezzata "...torniamo indietro..". E, così dicendo, lo seguii verso la radura dove aveva lasciato il suo cavallo. |
“Che io sappia” disse Elina ad Elisabeth “nessuno è mai morto per aver aperto un libro. Anzi, i saggi affermano invece che molti guai sono sorti proprio per la troppa ignoranza di alcuni uomini.”
Era un libro molto particolare. Si vedeva che era stato scritto a mano. E questo era abbastanza curioso visto che la stampa mobile ormai da tempo veniva utilizzata per produrre libri e codici vari. “Deve essere molto antico.” Osservandolo Elina. “E stranamente i segni che reca sulla copertina non mi sembrano arabi. E nemmeno ebraici. Io non sono un'esperta, ma credo che questo libro provenga da terre molto lontane. Ben oltre quelle Mediorientali.” Fissò poi la sua padrona. “E se in questo libro ci fossero risposte per i tanti misteri che ci sono piovuti addosso? Magari notizie su quei misteriosi assassini di cui parlava il vecchio Abul. O chissà... magari cenni sul Fiore che l'Arconte sta cercando...” |
Clio e Mamyon, così, tornarono alla radura, dove il cavaliere aveva lasciato il suo cavallo.
Ed in sella a quel destriero fecero ritorno in città. Durante la strada nessuno dei due disse nulla. Erano accadute molte cose strane che avevano trasformato quella che doveva essere una piacevole passeggiata serale in un vero e proprio incubo. Dopo un po' entrarono in città. “Ditemi, milady...” disse Mamyon a Clio “... dove si trova il luogo in cui dimorate? Ditemelo e vi accompagnerò.” Ma proprio in quel momento videro una sagoma a cavallo venire verso di loro. “Densesu, sei tu?” “Si, Mamyon.” Annuì il fedele scudiero. “Ma dove ti eri cacciato? Ti ho atteso per tutto il giorno... forse l'hai scordato, ma oggi hai una cerimonia che ti attende.” “Hai ragione...” fece Mamyon “... si, hai ragione, ma sono successe molte cose... dopo ti racconterò tutto...” “Si, dopo.” Fissandolo Densesu. “Ora però direi di correre al palazzo reale. Magari siamo ancora in tempo. Credo manchi solo tu fra i vincitori.” “Si.” Annuì Mamyon. “Milady...” voltandosi verso Clio “... forse non siete dello stato d'animo giusto... non vi chiederò dunque di assistere alla cerimonia se non vi sentirete di farlo... in tal caso vi farò accompagnare da Densesu alla vostra abitazione... come preferite?” |
La folla guardava verso il palco, dove si trovavano i cavalieri, la principessa e alcuni soldati.
Altri soldati poi erano tutt'intorno, attirati dal clamore di quello scontro appena terminato. E sulla Loggia Reale, infine, vi erano l'Arconte Meccanico ed il Maestro George. “Ora...” disse Vivian ad Altea, senza però distogliere lo sguardo dal palco “... ora... ora cosa accadrà?” La tensione tra la gente si poteva quasi tagliare con un coltello. “Ma perchè sir Guisgard ha parlato così dei Capomazdesi? Chi sono in realtà quella gente? Fanatici intolleranti, oppure guerrieri di grande valore?” “Sono entrambe le cose, milady...” all'improvviso qualcuno alle spalle delle due amiche “... ma non fatevi ingannare dal significato che talvolta gli uomini danno alle parole... si, i Capomazdesi sono intolleranti... ma questo non è sempre sbagliato... essere intolleranti verso ciò che è ingiusto, verso il male, è forse una colpa?” Indossava un lungo mantello col cappuccio ed il suo volto era celato. “Il predatore” continuò “adopera sempre un'esca per attirare a sé le prede... e queste belve hanno nascosto come amo nelle loro tagliole l'illusione della libertà...” Un attimo dopo, però, quel misterioso individuo non c'era più. Come se fosse svanito nella folla. |
I miei occhi, impassibili, erano rimasti fermi su quel cavaliere mentre parlava... era irriverente, beffardo... lo studiai per un lungo momento, senza che tuttavia neanche la pur minima espressione mi attraversasse il volto...
“Capisco...” dissi poi, in tono gelido e leggermente tagliente “Abbiamo un esperto tra noi!” Notai che il Capitano mi stava porgendo il coltello che il cavaliere gli aveva lanciato e lo presi, rigirandomelo distrattamente tra le mani... “Dunque, vediamo...” mormorai con una marcata nota sarcastica nel tono “Siete esperto nel lancio dei coltelli... esperto nella conoscenza dei guerrieri capamazdesi... diteci... avete qualche altra qualità nascosta? Suvvia, stupiteci!” I miei occhi inclementi rimasero su di lui per un altro lungo secondo, impietosi, poi restituii il coltello al Capitano e voltai le spalle a quel cavaliere... Mi allontanai di qualche passo, dunque... guadagnando la parte più alta del palco... poi tornai a fronteggiarli... “Miei Signori...” dissi, allora, con la voce leggera come un sussurro ma ferma come la roccia “Solitamente non amo ripetere più di una singola volta un concetto... ma questa volta, e spero solo per questa volta, lo ribadirò per voi! Mi ripeto, dunque: nessuno di voi, cavalieri, deve sentirsi in alcun modo legato da nessun tipo di obbligo... nessuno di voi ha debiti né doveri in questo momento... ciò che vi è stata offerta è un’opportunità! Se la accetterete, sarete i benvenuti. Se la rifiuterete, dovrete lasciare questo palazzo, e dovrete farlo adesso. Questa è l’unica cosa che vi viene richiesta immediatamente... una risposta! Perché... vedete, sir Guisgard del Lagno... questo non è un mercato, e noi non siamo qui per contrattare. Ci sono delle regole e quelle regole valgono per tutti... voi compreso!” Tacqui... la mia voce era bassa, lieve, ma era ferma ed io ero certa che tutti potessero udirla... Tornai a fissarli tutti... “O siete dentro o siete fuori, miei signori... qual è il vostro desiderio? Dovete dirmelo adesso!” |
Guisgard ascoltò ed osservò attentamente Talia mentre parlava.
E quando la regina smise di parlare lui sorrise, quasi beffardo. “Sapete, altezza...” disse “... pechè gli antichi greci vollero a tutti i costi Ulisse tra le loro fila durante la guerra contro Troia? Perchè era furbo? Scaltro? Abile? Coraggioso? Non soltanto per questo, mia signora... ma anche e soprattutto perchè Ulisse era protetto dalla dea Atena... ed io, posso vantarmi di affermare, sono protetto da qualcuno... una dama bianca che sembra vegliare sul mio sonno...” la fissò ed un lampo corse nei suoi occhi. “Insomma!” Intervenne l'Arconte Meccanico. “Già una volta avete dato dimostrazione della vostra insolenza! Ora ci parlate di storie senza importanza e senza senso! Avete affermato di non voler giurare! Ebbene, sua altezza ha parlato! Nessuno vi obbliga a giurare contro la vostra volontà! Qui non siamo a Capomazda! Siete tutti liberi! E voi per primo! Andate dunque! Andate e lasciate questa città, visto che vi rifiutate di giurare fedeltà alla nostra principessa!” “Lo so...” replicò Guisgard, sempre con quel suo vago sorriso “... lo so, milord, che non siamo a Capomazda... laggiù, infatti, non si toglie mai la spada ad un cavaliere... nemmeno in punto di morte. Perchè la spada è un tutt'uno con il cavaliere. Essa è Croce vittoriosa se si vince e Croce funeraria se sei vinto. E sulla sua spada un cavaliere giura. Impugnandola e alzandola verso il Cielo. Per questo io ora non posso giurare... perchè mi è stata sottratta la mia spada...” fissò tutti loro “... perchè se l'avessi avuta con me, a quest'ora ci sarebbero molti morti in questo spiazzo...” ci fu il brusio dalle platee a quelle parole del cavaliere “... e non occorre essere un esperto di cavalleria” tornando a guardare Talia “per sapere che senza la sua spada un cavaliere non può giurare nulla... né fedeltà alla sua regina...” sorrise ancora “... né amore alla sua amata...” http://sphotos-a.xx.fbcdn.net/hphoto...94132390_n.jpg |
Quell' uomo mascherato...ebbi un sussulto e ricordai il giorno del Torneo..e fosse stato il Chevalier de Lys?
Pensai alle sue parole e comprendevo molte cose..già, non si deve guardare solo con occhi umani ma anche con quello della Anima..e per far apparire qualcosa in negativo bastava aver abilità nel farlo credere e soggiogare le persone..e l'Arconte ne era forse capace?... d'altronde pure mio zio era imprigionato per aver detto la sua opinione e certo era un filo capomazdese e quindi..dove era la libertà? Fui destata dalle parole di Guisgard..solo allora infatti mi accorsi egli era privo di spada e disarmato a differenza degli altri tre cavalieri..silenzio, una rabbia dentro me contro l' Arconte il quale mi aveva forse presa in giro o circuita per i propri scopi e con coraggio applaudii verso Guisgard e presi la parola.."Egli ha ragione, guardate voi tutti..e' disarmato, dovreste restituire la spada al cavaliere subito..con la quale egli ha combattuto con onore . Gli altri vincitori l'hanno nel loro fodero..questa e' uguaglianza e pari diritti e mi stupisco, signor Arconte, come mai solo a questo cavaliere sia stata sottratta in un momento pure di sua debolezza fisica." |
Raccolsi l'ultima informazione dal nuovo amico e partii.....
Le ultime parole dell'uomo, mi lasciarono riflettere....."rammentate.....ogni giorno nasce un nuovo demonio......", mi ricordava molto la faccenda del Castello del Rosso......li' incontrai per la prima volta la morte...... Ripresi il cammino verso la strada maestra e cercando di evitare la selva.....continuai' il cammino.....anche se......avrei' rischiato...... |
Avevo poggiato il libro sul tavolo....ed ascoltavo Elina, come una bimba che non voleva prendere la medicina....gia', aprire un libro nonnaveva ucciso nessuno ..almeno cosi' sapevo........." Abul, conosci Abul Elina ? Lo videmmo un paio di volte a casa di mio zio e poi piu' nulla....comunque, adesso sappiamo che mio marito faceva parte di una setta o confraternita.....almeno cosi' dice Abul, e hanno trovato me per passarmi l'eredita'......mi viene da rider, certo che sono veramente fortunata.....bene, vediamo cosa ci dice questo libro....."......la foderina portava dei segni.....ma questo lo avevo gia' notato prima...lo aprii, con molta cautela.........le parole o i segni o qualsiasi cosa fosse quella fila di cose che vedevo, era segnato in maniera forte....misi la mano sopra per toccarne i solchi ed ebbi l'impressione che la mia mano vi sprofondasse dentro......la ritirai subito .......alzandomi di scatto dalla sedia...." Elina, avete visto anche voi ?......qui la scrittura non c'entra niente.....qui e' pura magia......il mondo del logico si unisce con quello dell' illogico........potremmo vedere oltre.....ma farlo ora e in questa stanza e' pericoloso...dobbiamo aspettare lanotte, quando tutti dormono ...."..presi quindi il libro e lo avvolsi nella mia camicia da notte, mettendolo nel mio bagaglio.....poi guardai la mia mano..era diventata...rossa...rossa come se avesse toccato frutti di gelso...era cosi' strano....
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La mia mente vagava lontano, ripercorreva le strade dei ricordi, e riviveva continuamente gli ultimi avvenimenti della giornata.
Non c'è più... Non è qui con te.. Non c'è lui a proteggerti.. Mi sembrava impossibile. A tratti speravo di vivere in uno dei miei incubi e che presto mi sarei svegliata nel mio letto. Ma, infondo all'anima, sapevo che era la realtà. Mi riscossi alle parole di Mamyon. Citazione:
Mi aveva protetta da quelle figure, si era dimostrato onorevole e valoroso, nonostante le mie diffidenze. Si sarebbe perso quella premiazione per non lasciarmi sola. Non potevo imputare a lui la colpa di ciò che era successo, per quanto mi avesse infastidito la faccenda del mulo. Si era offerto di continuare le ricerche, di non abbandonarmi. Cercai di sorridere. "..No, Milord.. ve lo devo.." dissi poi, con un timido accenno di risata "..Sempre che vogliate ancora una madrina conciata in questo stato.." osservando la fine del mio abito sporco di terra. Scossi la testa, lasciando lo sguardo a vagare nel vuoto intorno a me "...in ogni modo, non riuscirei a stare sola.. a varcare la soglia dell'appartamento che divido con Lucius..." sussurrai, quasi a me stessa. La sola idea di vedere la stanza vuota, mi terrorizzava. "... Vi chiederei di lasciarmi un po' di tempo per cambiarmi d'abito e rimettermi a nuovo, ma so bene che siamo già in enorme ritardo.." sgranai gli occhi, come se un'idea improvvisa si fosse fatta largo tra i miei pensieri. "..No, no.. verrò con voi eccome..." lo fissai negli occhi "...Potrei spiegare perchè vi siete attardato tanto... insomma, potrei raccontare che la vostra non è stata negligenza ma pura cavalleria.. Non avete giurato di difendermi prima del torneo?". E gli feci l'occhiolino. "...Magari saranno indulgenti se capiranno il motivo che vi ha indotto a stare lontano.. Non trovate?" con un lieve sorriso speranzoso. |
Così Parsifal si rimise in cammino.
La strada maestra tagliava in due quella regione e tutt'intorno dominava la spettrale ed impenetrabile selva. Il cielo era cupo e grigio e un inquieto vento soffiava e ululava su quella massa informe. Poi, ad un tratto, il cavaliere intravide due sagome in lontananza. Arrivavano dalla parte opposta della strada, in sella a due cavalli. Dopo qualche istante furono abbastanza vicine da apparire più chiare. Erano due cavalieri. Uno di stazza robusta, con una folta barba castana e l'altro più magro, col viso scarno e i capelli rossi. |
Quelle parole che Altea gridò verso lo spiazzo causarono stupore fra gli spettatori.
“Altea...” disse Vivian prendendola per mano “... sei impazzita? Vuoi forse attirarti le antipatie dell'Arconte Meccanico? Smettila, o finiremo nei guai!” Ma inaspettatamente dal pubblicò si alzò un applauso a quanto esternato da Altea. Infatti molti di quelli che erano nelle tribune avevano ammirato ed apprezzato il combattimento a cui erano stati costretti i quattro vincitori. E Guisgard, per l'abilità dimostrata, era sicuramente tra quelli che più avevano conquistato la folla. |
Guardai Vivian.."No..sto solo esprimendo liberamente il mio punto di vista e vedi..tutti stanno applaudendo..sono della mia stessa opinione." Guardai poi l' Arconte Meccanico.."Non preoccuparti, egli ha bisogno di me..o non avrà il suo ambito Fiore o Tesoro inestimabile..presto restituirà la spada a sir Guisgard..e poi chissà.." sospirando "..ci darà la giuste dritte per lasciare subito questa città e trovare il Fiore..Vivian ricordati che noi, presto, partiremmo, e non si sa cosa sarà di noi, e non abbiamo nulla che ci lega a questa città".
Guardai il palco...e capendo ciò che presto mi sarebbe aspettato, mi voltai e presi la strada per uscire dal palazzo..Vivian mi seguiva silenziosa. Come sempre, sapeva, quando ero silenziosa stavo riflettendo e pensando. Mi pervase una strana irrequietezza..era vero..nulla mi legava a quella città ed era inutile stessi a lottare per il bene di quella gente..o di un qualsiasi cavaliere come sir Guisgard. |
Mamyon sorrise e poi annuì a quelle parole di Clio.
“Allora affrettiamoci.” Disse il cavaliere. “Abbiamo una doppia cerimonia che ci attende. Quella del mio giuramento e quella della vostra nomina.” E le fece l'occhiolino. I due allora, seguiti dal fedele Densesu, si diressero verso il palazzo reale. Vi giunsero poco dopo. Il grande portone d'ingresso era aperto per consentire a tutto il popolo di poter assistere alla cerimonia. Così, in sella al suo destriero e con Clio seduta davanti a lui, Mamyon entrò cavalcando nello spiazzo, davanti a tutto il pubblico. E appena la gente lo riconobbe, esultò e cominciò ad invocare il suo nome. Egli era infatti uno dei vincitori. Il cavaliere allora rispose alle invocazioni del pubblico e poi si diresse verso il palco, dove si trovavano gli altri quattro vincitori. “Cavaliere...” disse nel vederlo il capitano della guardia “... la cerimonia è iniziata da un bel po'... e voi vi presentate solo adesso?” “Perdonatemi...” fece Mamyon “... ma sono stato impossibilitato a giungere prima...” Allora dalla Loggia Reale l'Arconte Meccanico fece segno al pubblico di tacere. “A termine di regolamento, cavaliere, un simile ritardo può essere punito anche con l'esclusione dalla cerimonia e dunque con l'annullamento della vostra partecipazione al torneo.” Fissandolo il signore di Sant'Agata di Gothia. |
Elisabeth aveva avuto così un primo impatto con quel misterioso libro.
“La tua mano è rossa...” disse Elina fissando la mano di Elisabeth “... lavala con acqua fresca...” le mostrò così un catino con acqua pulita e vi gettò poi dentro dell'olio “... ti libererai dagli influssi negativi...” Tornò poi a guardare quel misterioso libro. “Forse...” mormorò “... forse dovremmo essere caute a trattare questo libro... forse bisognerebbe conoscerne bene il suo significato... e se lo mostrassimo a qualcuno? Non so... un religioso... anche un Cristiano... anche perchè non credo che qui si trovino Imam... cosa ne pensi?” |
Sorrisi nel sentire il calore del pubblico festoso e, per un momento, dimenticai i miei guai.
Sentii la voce di Mamyon calma e sicura alle mie spalle, ma le parole dell'Arconte mi gelarono il sangue. "...Mio signore.." dissi con voce gentile ma abbastanza alta perchè questi mi udisse "..Altezza.." rivolgendo un inchino alla principessa. "..Vi prego, dovete ascoltare il motivo di questo ritardo... Perchè non vi troverete negligenza nè insubordinazione o insolenza...". I miei occhi si riempirono di lacrime mentre la mia voce risonava ferma e decisa. ".. Ieri notte Sir Mamyon ha accompagnato me e il mio amico più fidato in una passeggiata alla ricerca di un'antica leggenda di queste terre... ma.." la voce cominciò a tremare ma mi dominai cercando di apparire sicura "...il mio fedele compagno d'un tratto sparì, come ingoiato dalla selva.. e noi lo cercammo, inutilmente per ore... Poco prima dell'alba venimmo aggrediti da uomini armati di lunghe falci, uomini simili a ombre, ma reali quanto voi.. Sir Mamyon mi ha protetto da quei pericoli... ma quando giunse l'alba si dileguarono come ombre al sole.." respirai profondamente "... Mi offrii di restare.. avrei cercato io il mio amico, sapevo che Sir Mamyon aveva la premiazione... ma egli aveva giurato di proteggermi prima del torneo, e a quello si è attenuto, rifiutandosi di abbandonarmi... ma dopo altre ricerche non abbiamo trovato che il destriero del mio amico..." i miei occhi divennero vitrei a fissare il vuoto "...o meglio quel che ne restava..". Restai in silenzio per un breve istante, avevo raccontato ogni cosa ed il mio cuore aveva vissuto nuovamente ogni istante. Sperai che quel racconto potesse far conservare la vittoria al cavaliere. "..Perciò vi prego.." dissi poi, stupendomi di me stessa "..non fate pagare ad un cavaliere l'aver tenuto fede ad un giuramento... e il non aver abbandonato una fanciulla sola nella selva.. ve ne prego..". Alzai lo sguardo osservando il capitano delle guardie prima, l'Arconte poi ed infine la bellissima principessa. |
“Altea...” disse Vivian seguendo la sua amica “... ma cosa ti prende? Perchè andiamo via così? E perchè sei diventata di colpo silenziosa?”
Ma proprio in quel momento le due videro entrare nello spiazzo qualcuno. Era Mamyon in sella al suo destriero. E con lui vi era anche Clio. “E' il quinto cavaliere!” Esclamò Vivian. “E' arrivato anche lui finalmente!” Si udì allora l'entusiasmo del pubblico. Tutti ora invocavano il nuovo arrivato. Quello, allora, si diresse verso il palco e poi cominciò a parlare in direzione della Loggia Reale. |
Infatti era arrivato pure il quinto vincitore e osservai la euforia di Vivian. ."Tu puoi rimanere se vuoi, io ritorno a castello. .mi sento fuori luogo qui e controlla che la spada torni a sir Guisgard"..e mi allontanai.
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I miei occhi si allargarono impercettibilmente a quell’insinuazione del cavaliere... una dama bianca... lo fissai per qualche attimo, incerta e turbata... non poteva averlo detto per caso, pensavo... e fui certa che non era stata solo un’affermazione innocua quando vidi quel lampo attraversargli gli occhi.
D’intinto distolsi il mio sguardo, allora, e lo portai lontano... distante... inaccessibile. Continuai ad ascoltarlo, tuttavia... ascoltai l’intervento dell’Arconte e la sua risposta... e solo quando tacque di nuovo tornai a guardarlo... “La vostra spada...” mormorai, mentre mille e più pensieri giungevano ad attraversare la mia mente... le parole dell’Arconte che non avrei dovuto udire ma che avevo udito... le parole del cavaliere in quella stanza... ciò che io stessa mi ero riproposta osservandolo privo di sensi... “E sia... Ulisse!” sussurrai, tornando a fissarlo negli occhi... ma lo dissi talmente piano che, forse, neanche lui poteva avermi udita. Ad un tratto, tuttavia, la mia attenzione fu attratta di nuovo da una voce... una voce, però, che questa volta venne da uno degli spalti. Citazione:
Citazione:
aveva parlato con la fronte alta e la voce ferma, guardando verso la Loggia Reale dove si trovava l’Arconte... ne fui vagamente stupita. E, cosa che mi stupì forse di più e che mi divertì vagamente, fu che dalla platea si levò un applauso a quelle parole. Osservai la folla per qualche istante... poi, all’improvviso, sollevai leggermente una mano, come a voler fare silenzio... ed infatti, poco dopo, il clamore si placò gradualmente fino a che non fu di nuovo silenzio... “Sono certa che queste grida sono premature!” dissi allora, e badai a tenere la voce più bassa e lieve che mai in modo che tutti dovessero concentrarsi e fare attenzione per sentirla “Sono certa che la spada di sir Guisgard sia semplicemente stata messa al sicuro e che sia già pronta per venirgli restituita...” La mia voce fluttuò leggera tra il palco e gli spalti... notai che la donna che aveva parlato stava uscendo... chissà perché. I miei occhi tornarono su sir Guisgard, di fronte a me, e lo fissarono per qualche momento, alteri... poi, lentamente, mi voltai e ripresi a salire la scala fino alla Loggia Reale, raggiungendo l’Arconte ed il Maestro... “Restituitegli quella spada!” mormorai seccamente all’Arconte, fermandomi accanto a lui, ma senza guardarlo “Immediatamente! E che si vada avanti... sono stanca!” E fu in quel momento che, di nuovo, accadde qualcosa... Citazione:
sospirai spazientita, socchiudendo appena gli occhi per cercare di mantenere il contegno... “Attendiamo altre sorprese?” sussurrai, allora, seccamente all’Arconte. All’improvviso, tuttavia, e del tutto inaspettatamente, la fanciulla che era con il cavaliere prese la parole e raccontò una storia che ebbe l’inusitato vantaggio di colpirmi... Rimasi a fissarla per qualche momento... la sua voce che tremava, lo sguardo che andava vagamente perdendosi... ebbi la certezza che non stava mentendo... anche se non ero del tutto certa di comprendere... “Cosa?” mormorai allora, voltandomi verso l’uomo alla mia destra e fissandolo severamente “Di che cosa si sta parlando, Arconte? Da quando la foresta di Sant’Agata non è più sicura?” |
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