"Io ho già i miei problemi con quella banda che rapina le miniere." Disse Goz a Belven.
"Già, bisogna evitare che quei bandidi colpiscano ancora, sceriffo." Belven.
"La taglia è stata fissata e quei dannati hanno le ore contate." Lo sceriffo che fissò poi Destresya.



Gli uomini a cavallo arrivarono al ranch, dove Gwen e suo padre armati li stavano aspettando.
Non erano gli stessi di prima..
"Il signor Rasputin vuol parlare con padrone di questo ranch." Uno di quelli.



Il carro era partito sotto il Sole ardente della prateria.
"In verità" disse Minsk ad Altea "Non ho molto da portarmi dietro. Solo poche cose ed il mio entusiasmo. Voglio ricominciare a Dolci Pascoli e vivere in pieno la mia vita." Fissando Altea. "Ma per voi donna pratica da saloon immagini io sia troppo idealista e sognatore, giusto?"

Come stabilito, gli uomini non erano gli stessi e non appena arrivarono, chiesero del proprietario del ranch.
Allora guardai mio padre e annuii appena, sebbene la paura mi animasse e mi terrorizzasse.
Speravo andasse tutto bene, dovevamo mantenere il più possibile il sangue freddo se volevamo anche solo tentare di riuscire a salvare noi stessi e il ranch.

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"Non vi immaginavo così.. So che doveva partire un cargo... Era questo? Nessuno vi ha preceduto?" tichettando sull'orologio "Qui c'è poco da guardare le stelle se non si conosce il deserto e i suoi pericoli sa?" e presi la mia colf laser e la caricai "È armato?" ma sapevo ci seguiva il rottamaio e forse i nostri.

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Il padre annuì a Gwen e poi fece un passo in avanti, restando fermo davanti a quegli uomini con il fucile stretto in mano.
Elv si era messo dietro una staccionata, con la pistola ben puntata verso i pistoleri in caso di bisogno.
“Il signor Raputin vuol parlare con voi.” Disse uno di quelli al padre di Gwen.

“Si, forse avete ragione voi...” disse Minsk ad Altea “... non so nulla di questo pianeta e sicuramente non sono tipo che usa le armi per risolvere i problemi. Forse sto correndo un bel rischio, forse sono troppo sognatore, o magari solo pazzo... ma ho sempre pensato che il lavoro e la passione bastassero a rendere felice un uomo.” Fissandola mentre lei caricava la neutra colt.
Il vecchio rottamaio li seguiva più indietro con il suo carro cigolante.

Papà avanzò, mentre Elv rimaneva nascosto per agire in caso di bisogno.
E alle parole dell'uomo, fui più spaventata che mai.
Voleva parlargli... Nel senso, che papà doveva andare da lui?
No, no, no no no!
E se gli avessero fatto qualcosa?
Se gli avessero fatto del male, o peggio...
Infatti, rivolsi un'occhiata incerta a papà, per non dire terrorizzata, sperando di aver capito male.
"Come mai ha scelto proprio mio padre?" chiesi a quel punto.

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“Perchè lui è il padrone...” disse l'uomo a Gwen indicando il padre “... no?”
Gli altri che erano con lui ridacchiavano e rivolgevano occhiate poco lusinghiere alla ragazza.

Cercavo di ignorare le occhiate e le risate degli altri, concentrandomi su quello con cui parlavo.
"Beh, non è certo l'unico nella zona. O sbaglio?" dissi ancora, a quel punto.

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Sorrisi a quelle parole di Goz.
Già, quei banditi avevano le ore contate, sempre che io la piantassi di starmene con le mani in mano.
Allora annuii.
"Infatti signori, se mi perdonate, ho un lavoro da sbrigare!" salutandoli con un cenno del capo per poi avviarmi all'uscita.

"Però è quello che più interessa al signor Rasputin." Disse l'uomo a Gwen. "E' con lui che il signor Rasputin vuol parlare, non con gli altri proprietari di ranch." Fissandola.
"Va bene, ci andrò." Annuì il padre.

Goz e Belven salutarono Destresya e la ragazza lasciò l'ufficio dello sceriffo.
Per le strade c'era la solita confusione, soprattutto davanti al cybersaloon, dove molti bevevano e si divertivano visto la baldoria che facevano.

Bah, mi sembrava ancora molto dubbio l'interesse di quel tale per mio padre e mi sentii gelare il sangue nelle vene quando papà accettò.
Guardai lui sgomenta, poi lanciai la stesa occhiata, più furtiva, ad Elv.
Se voleva agire questo era certo il momento più adatto.

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"Bene." Disse l'uomo al padre di Gwen. "Allora l'appuntamento è al tramonto, al ranch del signor Rasputin, oltre la Sierra dei Rinnegati... intesi?"
"Intesi." Ripetè il padre di Gwen.
Quelli allora andarono via.

Addirittura alla Sierra dei Rinnegati?
La cosa mi puzzava sempre di più.
Quelli andarono via e subito corsi da mio padre.
"Ti prego, non fare nulla di avventato... Si vede che è gente pericolosa ed inaffidabile..." lo pregai, stringendo febbrilmente le sue mani.

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"Non ho altra scelta..." disse il padre di Gwen a sua figlia "... devo andare..."
"Potrebbe essere una trappola." Fece Elv. "Io non ci andrei fossi in voi."
"Ma non sei me." L'uomo al giovane pistolero.

"Ma ci deve essere un modo..." sospirai sconsolata.
Sì, di sicuro c'era e noi lo avremmo trovato.
"Adesso non fare l'eroe, papà, un criminale è sempre un criminale e attacca chiunque, sia te, sia Elv, o chiunque altro..." replicai preoccupata ed inquieta.

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"Alora ci andrò io." Disse Elv.
"Ma che dici?" ll padre di Gwen. "Vogliono me, non te. Manco ti considerano."
"Si, ma io so usare la pistola e ho una possibilità di uscirne vivo." Fissandolo Elv.
"Cercano me, li hai sentiti, no?"
"Ci andrò io." Elv, fissando poi Gwen.

Cosa?
Si metteva in mezzo anche lui, adesso?!
Bene!
Guardai esasperata i due, non c'era proprio modo di uscirne.
O forse sì...
"In effetti, papà ha ragione. È con lui che vogliono parlare. Quindi, se qualcuno ci andrà, di sicuro deve essere lui" dissi, poi lanciai un'occhiata eloquente ad Elv, sperando che capisse che adesso avevo un piano.

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"Un momento, ho un piano..." disse Elv "... si, forse ho la soluzione..." guardando Gwen e suo padre "... mi presenterò io al ranch di quel Rasputin... dicendo che sono il figlio maggiore."
"Cosa?" Il padre di Gwen.
"E' la sola cosa da fare." Elv.

Cosa? No!
Non era quello che avevo in mente!
"No, credo non reggerebbe... E poi, gli altri ti hanno già visto, potrebbero non bersela e crearti problemi..." intervenni.

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"Sanno che vivo qui e che ho sparato, prorio perchè sono tuo fratello." Disse Elv a Gwen. "A me sembra tutto molto logico. Non mi sono certo presentato a quei tipi."

Dovevo ammettere che la logica c'era, anche se mi costava dirlo...
Alla fine, sospirai.
"Va bene, ci andrai tu, allora..." acconsentii, le parole che pesavano come macigni dentro di me.
Speravo di aver fatto la scelta giusta ad accettare, sapevo Elv era di certo un pistolero migliore di papà, ma ciò non mi impediva di essere preoccupata per lui.

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"Bene, è la cosa migliore da fare." Disse Elv a Gwen.
Anche suo padre si convinse fosse la cosa migliore.
"Tranquilli, so badare a me stesso." Annuì Elv. "Andrò lì e vedrò cosa vuole quell'uomo da noi, sperando non sia arrabbiato per le pistole dei suoi." Rise.

Stranamente, anche papà fu d'accordo e la cosa mi stupì parecchio, ma speravo che ciò servisse a farli riappacificare.
Alzai gli occhi in su al commento di Elv e andai in cantina a fare uscire Josh da lì, visto che era rimasto ancora nascosto per mio ordine.
In tutto ciò, la cosa che più mi aveva lasciata sbigottita, era che Elv avesse chiesto cosa quel Rasputin volesse da noi.
Noi.
Non papà, o me, o lui.
Noi.
E mi sorprese, ma in un modo che stranamente mi faceva piacere.

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Elv caricò la sua pistola e ne preparò un'altra che nascose negli stivali.
Sellò il suo cavallo e si avviò.
Dopo un pò Gwen, suo padre e Josh videro sparire la sagoma del pistolero nellincerta luce del primo tramonto.

Elv preparò le due pistole da portare con sè e alla fine andò.
Seguii la sua sagoma rapida e snella a cavallo che si stagliava contro il tramonto, affacciata al portico di casa, sperando che andasse tutto bene.
Volevo che tornasse qui, da me, volevo che tornasse non solo per dirci che aveva risolto tutto con quella gentaglia, ma che tornasse qui da me.

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Giunse il tramonto, poi il crepuscolo ed infine la sera.
Gwen, il fratello ed il padre si misero a tavola per la cena mentre sulla prateria era piombato un silenzio inquietante, sinistro, cupo.
"Sono certo che non lo uccideranno..." disse ad un tratto Jos.
"Zitto e mangia." Lo riprese suo padre.

Lasciai l'ufficio dello sceriffo e mi rimisi nel caos cittadino, con i suoi assordanti rumori, il chiacchericcio, la gente.Mi diressi verso il cybersaloon, dove la gente faceva parecchia baldoria.
Beati loro che non avevano niente da fare, pensai con un sospiro di compatimento.
Ma non era vero, io mi sarei annoiata a morte a stare con le mani in mano, altrochè!
Decisi di mettermi subito al lavoro, e la prima cosa da fare era studiare il territorio, sapere come muoversi poteva fare la differenza.
Così, andai a sellare il mio cavallo, Jay, per poi dirigermi verso il canyon in esplorazione.


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Giunse la sera, mentre io contavo letteralmente i secondi e rimanevo tesa, in silenzio, durante la cena.
Non sapevo che dire, speravo andasse tutto liscio e mi fidavo di lui, avevo visto che era abile a sparare e confidavo in questo.
"Potresti evitare di essere così scorbutico, almeno in questo momento" commentai, all'ennesimo rimbrotto di papà verso Josh.

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Destresya salì sul suo cavallo Jay e lasciò la città, diretta verso il canyon.
Attraversò la prateria e verso il tramonto era prossima canyon.
Nell'imbrunire però notò qualcosa.
Era del fumo, come se qualcuno avesse acceso un fuoco.

Il padre di Gwen a quelle parole di lei scosse il capo.
La cena continuò in uno strano silenzio, poi l'uomo di alzò ed uscì.
"Vado a dare un'occhiata ai vitelli." Disse prima di andare.
"Tornerà, lo so." Josh a Gwen.
Poi giunse la notte e di Elv nemmeno l'ombra.

"Non siete un pazzo, e nemmeno sbagliate a sognare ma queste sono le dure leggi di queste parti.. Qui vince la pistola più scaltra e veloce."Lo osservai un attimo in silenzio, dovevo convincerlo a proseguire ovviamente ma nelle mie parole c'era molta verità" Da che zona venite della Terra?" cambiando discorso con naturalezza.

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"Dalle montagne." Disse Minsk ad Altea. "Sono stato un geologo e quello era il mio mondo fatto di studi e ricerche." Conducendo il carro nella prateria ora che si accingeva a giungere il tramonto. "Ma il mondo accademico ed il mio laboratorio mi erano venuti a noia ed allora ho deciso di cambiare vita. Ho approfittato del fatto che la Federazione Terrestre dava la possibilità a nuovi coloni fi avere terra su questo pianeta."

Continuammo a mangiare in silenzio finché papà andò dai vitelli.
Sì anch'io lo sapevo, ne ero certa, ma più passava il tempo più ero preoccupata.
Sistemai la cucina dopo la cena e poi mi sedetti sul portico, ad aspettare nell'aria gentile della sera.
Questa ppi fece sempre più spazio alla notte ed io ero sempre più agitata.
Non accennava a tornare ed io non sapevo più che pensare.

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"Avevate un'ottima vita... Davvero.. Quindi quando siete partito già si spartivano queste Terre" osservando la prateria, una leggera brezza iniziò a soffiare "Altri vi erano interessati?".

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Giunse la notte.
"Sarà meglio andare a letto..." disse il padre di Gwen "... domattina io devo marchiare i vitelli ectu devi andare in città al tuo ambulatorio... meglio riposare. Essere stanchi con una notte insonne sulle spalle non porterà nessun beneficio..."

"Beh, molti coloni partono dalla Terra in cerca di fortuna e territori su questo pianeta..." disse Minsk ad Altea "... vedono questo posto come fosse una terra promessa... e forse non hanno tutti i torti..."
Ad un tratto svvistarono delle luci lontane nel buio della notte.

Arrivò papà e davvero non credevo che potesse essere così menefreghista.
Elv si sacrificava per lui, al posto suo e a lui non importava nulla, come poteva essere così?
Mi limitai a sospirare in silenzio e volgere lo sguardo verso l'ingresso del ranch, aspettandomi di vederlo arrivare da un momento all'altro.

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Ricordai mio nonno che era arrivato fin qui per prendere nuova Terra e tolsi quel pensiero, non volevo più essere quella ricca ereditiera. "Fate con cautela, osservate ci sono delle luci.. Che sarà mai, andiamo a vedere" asciugando un rivolo di sudore dalla fronte.

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Com'era bello cavalcare nel tramonto, con quell'aria sognante e avventurosa della prateria che si tingeva di mille colori cangianti.
Cavalcavo cercando di esplorare il territorio circostante.
Poi mi accorsi che c'era qualcosa... come un fuoco.
Allora c'era qualcuno nella valle.
Mi avvicinai cercando di non fare rumore.