Gwen affrettò il passo, ma sentiva quei passi sempre dietro di lei.
Com'era possibile che individui dalle movenze così disarticolate e gli arti come se fossero afflitti da chissà quale deformità, data l'eccessiva magrezza di braccia e gambe, riuscissero a muoversi così bene in un territorio angusto come quella foresta esotica?
Infatti Gwen, accellerando il passo, non vide una grossa radice spuntare dal terreno e vi inciampò sopra, finendo per cadere sopra un dosso e ritrovandosi poi presso la riva del ruscello.
Sentì quei passi più vicini.
Sempre di più.

Se il suo unico Credo era quello dei soldi, Van Niel si stava facendo fregare.
"Posso offrirle al massimo un dodici percento, nulla di più. Capisca anche lei che, su una vendita di due milioni di dollari, incasserebbe più di duecentomila..." spiegai pratica.

Van Niel non sembrava una cima e restò in silenzio un lungo istante, come se cercasse di fare i calcoli a mente.
Quando si rese conto che di soldi ne ballavano un bel pò annuì a Queennie.
"E sia." Disse rauco. "Si può fare." Annuendo ancora. "Ma si parte stanotte, a Mezzanotte. Poi, prossimi alla destinazione, io la lascerò con un canotto in mare. Su quella lercia isola io non voglio metterci piede, chiaro? Non voglio perdere la mia anima." Facendo un gesto scaramantico.

I loro passi erano sempre più rapidi e mi chiedevo come facessero delle persone così fisicamente inusuali a correre così velocemente.
Con la mia solita sbadataggine, mancai di notare una grossa radice che spuntava dal terreno e vi inciampai sopra, cadendo ed imprecando.
Cercai di rialzarmi prima che mi raggiungessero, mentre inspiegabilmente mi ero ritrovata di nuovo nei pressi del ruscello.

I passi erano più vicini e Gwen era ancora a terra.
Poi ad un tratto si udì un colpo secco, poi un tonfo.
Allora tutto si fece silenzio intorno a lei.

Ero ancora a terra, dopo essere inciampata, quando si udì un tonfo e poi più nulla.
Trattenni il fiato, come se anche il mio respiro potesse interferire, impedendomi di ascoltare e rivelando la mia presenza.
Cercai di guardare per capire cosa fosse successo e perchè non udissi più dietro di me quei passi intenzionati a tutti i costi a raggiungermi.

Osservai l'uomo corrucciando le sopracciglia, un'espressione dubbiosa sul volto.
Decretai, diversi secondi più tardi, che non era certo compito mio comprendere i deliri di un povero pazzo, quindi, dopo aver messo su un sorriso di circostanza, risposi.
"Certamente, grazie per il suo aiuto."
Ora non restava altro se non raggiungere l'isola.

Il silenzio.
Come un incantesimo, poi di colpo di nuovo quella natura lussureggiante riprese a pulsare, a vivere.
In quello stesso istante un'ombra si mosse fra la vegetazione.
Gwen la riconobbe.
Era Nora.
La guardò per un lunghissimo momento, con i suoi occhi scuri e senza pupille, di un nero profondo ed impenetrabile.
Poi rientrò fra quel fogliame gigantesco e svanì.

Queennie si era accordata con quel losco individuo.
Ora poteva tornare a casa sua, in attesa della notte.
Era già pomeriggio inoltrato ed il tramonto si apprestava a mostrare i suoi colori sul porto di Baias, riflettendosi nelle acque del mare appena accarezzate dalla lieve brezza salata.
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Tutto era cessato all'improvviso, ogni cosa si era fermata.
Notai poi, con mia sorpresa, la figura della mia curiosa compagna di viaggio che mi fissò alcuni istanti fra la vegetazione.
Poi, come sempre, sparì.
Rimasi interdetta alcuni secondi, poi mi rialzai per tornare al capanno.
Era stato un breve incontro ben strano, quello, ma se aveva impedito a quegli uomini di raggiungerli, ne ero certamente sollevata.