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Rimasi molto sorpresa dalle sue parole, soprattutto perché fino a quel momento avevamo scherzato, ma quella era una proposta seria, e lo guardai a lungo.
"Sul serio vorresti questo?" dissi piano, sorridendo, col suo viso fra le mani. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Piansi ancora di più a quelle parole, ma lacrime diverse, lacrime di speranza, timide lacrime di Gioia.
"Io.." sussurrai "Davvero?" sorrisi "Grazie, grazie di cuore..." alzandomi, per poi fermarmi e guardare la bambina, ricordando che aveva voluto la spilla. "C'è qualcosa che posso fare per te? Qualunque cosa..." sussurrai. |
“Io si...” dise Zoren sorridendo a Gwen “... ho sempre sognato avere un teatro tutto mio... senza più girovagare da città in città... si, sarebbe bellissimo... ma prima vorrei sapere cosa ne pensi tu...”
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La bambina sorrise a Clio, senza dire nulla e andò via, svanendo nella vegetazione.
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Sorrisi, osservando la bambina che spariva nella vegetazione.
"Grazie.." sussurrai, chinando il capo, certa che mi avrebbe sentito. Dopotutto nulla accade se non piace alla Dama, mi aveva detto giorni, o forse anni prima. Non appena la bambina sparì, corsi a perdifiato nella direzione in cui mi aveva indicato. |
Esplosi in un sorriso di felicità, tuffandomi letteralmente sulle sue labbra e baciandolo con trasporto, sperando che fosse abbastanza esaustiva come risposta.
Tutto quello rientrava in quel "noi", in quella progettualità tanto desiderata e ora in parte raggiunta. Mancava solo quell'ultimo tassello. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Clio corse.
Veloce, leggera, felice, tra la verde vegetazione della brughiera, mentre i suoni del giorno avevano definitivamente scacciato la notte ed i suoi misteri. E lo vide. Icarius steso sul margine del lagno, addormentato, mentre le acque scorrevano gorgogliando. |
Zoren Baciò e strinse a sé Gwen, incatenandola con un bacio ricco di passione ed impeto.
Un bacio che lui univa in un vortice di emozioni e sensazioni fortissime. Un bacio che sfogò tutto il desiderio che avevano di non separarsi mai. |
Mi illuminai nel vederlo, e quell'immagine riempì il vuoto che si era creato dentro di me.
Corsi da lui, lasciandomi cadere al suo fianco. Lo sapevo, lo sapevo che l'avrei trovato... Sorridevo e restavo lì, ad osservarlo dormire. Quanto era bello con quell'espressione serena dipinta sul viso. Provai l'irrefrenabile desiderio di stringerlo a me, ma non volevo turbare la sua quiete. Allungai una mano per accarezzarlo, ma mi accorsi di avere ancora le mani, gli abiti, i capelli e il viso sporchi di terra. Così, decisi di approfittarmi di quel sonno così beato. Immersi dapprima le mani nell'acqua fredda, e sorrisi nel vedere che quell'acqua lavava via la terra. Mi chiesi se si sarebbe portata con sé anche le mie lacrime. Così mi tolsi l'abito, e mi tuffai nel lagno. Pochi istanti, quel tanto che bastava per togliere la terra e le lacrime. Poi uscii e indossai la sottoveste bianca, che fortunatamente non era sporca. Allora mi stesi accanto a lui, restando un altro lungo istante a guardarlo dormire, per poi iniziare ad accarezzarlo piano, dolcemente. Finché non decisi di posargli un lieve bacio, questa volta però sulle labbra. |
Quel bacio fu qualcosa che non avevamo mai provato prima.
C'erano talmente tante cose dentro, tante emozioni, tante sensazioni, tutte diverse, intense, forti, che però erano tutte accomunate dal desiderio reciproco di non lasciarci mai. Non c'era bisogno di parole in quel momento, ma solo il bisogno l'uno dell'altra ed era soprattutto in momenti come questi che mi dicevo che non avevo mai preso decisione più giusta in vita mia di quella di seguirlo. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Quel bacio.
Lieve, dolce, caldo, che lo destò subito. Come a liberarlo da un incantesimo. Icarius allora aprì gli occhi e pian piano si svegliò del tutto. Vide allora Clio accanto a se. E sorrise. E nel farlo la guardò, accorgendosi che mai era stata così bella. Con i capelli bagnati e quella sottoveste leggera, che però si era attaccata alla pelle ancora umida, mostrando le bellissime trasparenze di quel corpo bianco e morbido. E nel vedere Clio così, come una ninfa dei boschi, lui restò un attimo sorpreso, senza però riuscire a staccare gli occhi da lei. |
Il suo sguardo, possibile che mi fosse mancato tanto il suo sguardo?
O forse era la paura di non poterlo più vedere che lo rendeva ancora più bello? Il suo sorriso, quanto era bello quel sorriso. Mi illuminai, mentre il cuore iniziò a battere sempre più forte, rimbombando quasi attorno a noi. Non riuscivo a pensare a nulla, persa in quella silenziosa beatitudine. Poi, dal nulla, gli tirai uno schiaffo. Uno schiaffo leggero, troppo leggero per una come me. "Questo, è per non avermi dato retta..." con sguardo minaccioso, per poi ridere, spensierata. "E questo...." avvicinando le mie labbra alle sue "è per avermi fatto morire di paura..." per poi baciarlo. |
Quel bacio durò a lungo.
Più di tutto quel viaggio fatto insieme e più del Tempo trascorso all'impazzata. Un bacio che unì i due giovani, non solo nel corpo, ma anche nell'anima. “Gwen...” disse in un sussurro Zoren “... sposami... sposami, ti prego... anche adesso se vuoi...” |
Non seppi dire quanto tempo passò, forse un istante, forse dieci anni, come quelli volati in una notte, ma di sicuro tutto si fermò quando lui sussurrò .
Rimasi con gli occhi nei suoi per istante interminabile. "Sì" sorridendo sicura sulle sue labbra "Anche fra le quattro mura degli alloggi della servitù..." sussurrai scherzando, cercando di nuovo la sua bocca. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Lo schiaffo lo sorprese, ma quel bacio lo ammaliò.
“Per un bacio così” disse Icarius sorridendo appena “sono disposto a prendermi tutti gli schiaffi del mondo.” Poi inevitabilmente tornò a guardarla. Il suo sguardo vagò sulla sottoveste di Clio, che l'umidità della pelle aveva reso trasparente e sagomata come un calco. Un magnifico calco di una delle Grazie, snelle e sensuali, scolpite da Fidia, mentre infinite goccioline d'acqua sembravano scorrere lente su quella pelle bianca e liscia. E lei si accorse di quello sguardo di Icarius, che indugiò più del consentito sulla forma dei seni di lei. |
Quel si, meraviglioso ed atteso.
E Zoren la baciò ancora. Baciò Gwen come se quel momento non dovesse finire mai. E continuò a baciarla ancora e ancora. E forse in quei baci, oltre all'Amore, trovò l'ispirazione per quello spettacolo destinato a dar loro sicurezza e tranquillità. |
Dapprima risi alle sue parole.
"Guarda, io di uno spavento del genere ne faccio volentieri a meno, grazie..." divertita, sollevata, rilassata. Quell'angolo di brughiera mi sembrava quasi uscito da una fiaba, tanto era etereo, luminoso e romantico. O forse era il mio cuore che me lo faceva percepire così. Seguii il suo sguardo, che mi strappò un segretissimo sorriso, che lui non vide perché impegnato a guardare altrove. "Siamo liberi.." dissi, accarezzandolo piano "Quegli uomini ti credono morto anzi, svanito nel nulla..." scossi la testa "Non ti cercheranno..." sorrisi. "Se vuoi possiamo lo stesso andare a Capomazda, e prendere il posto che ti spetta alla guida del ducato..." dolcemente "Oppure possiamo andarcene via... io e te soli contro il mondo, ricordi?" sorridendo "Io ti seguirò, qualunque cosa sceglierai..." esitai per un momento "Se vorrai.." sussurrai infine. |
Rimanemmo uniti ancora e ancora, come se il tempo avesse dovuto fermarsi per sempre solo per noi due, solo per congelare quell'attimo.
Non avevo mai espresso a Zoren il mio desiderio di fermarci in un determinato posto, pensando che non fosse d'accordo, e se già l'idea del teatro tutto nostro e di un posto fisso e stabile in cui vivere mi era sembrata un sogno, sentirlo dire da lui era stato meraviglioso. Ora, non ci restava che dare il meglio di noi stessi per noi stessi. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Averla così vicina, bellissima, sensuale, dolce.
E poi quelle carezze. In un attimo Icarius non sentì più la stanchezza, né le braccia e le gambe pesanti per l'accaduto. Qualcosa era successo nella brughiera, ma lui sembrava non rammentare nulla. E forse neanche gli importava ora. Il suo mondo e tutti i suoi sogni erano in quell'angolo di brughiera, con lei. “Sai...” disse guardando Clio negli occhi “... a me non interessa essere duca, né del ducato e neanche del mondo intero... prima volevo essere il vero Arciduca solo perchè pensavo fosse il solo modo per averti accanto... ma ora... ora non mi interessa di niente e nessuno che non sia tu, Clio... voglio andare via, fuggire da tutto e da tutti... con te... io e te contro il mondo... lontani... ci sarà un posto fatto per noi... lo so, lo sento... forse non sarà un castello e nemmeno un palazzo... ma sarà nostro e ci sta aspettando... come la foresta di Lancillotto e Ginevra o la grotta di Tristano ed Isotta... non voglio potere, ricchezze, titoli... voglio solo te, Clio...” porgendole la mano. |
Quel bacio durò ancora a lungo.
Poi, stretti l'uno all'altra, Zoren mostrò a Gwen quel foglio su cui aveva abbozzato i primi cenni del nuovo spettacolo. E discussero insieme, proponendo, immaginando, correggendo, aggiungendo e sognando. Insieme, vicini ed innamorati. |
“Beh, proveremo ad avvicinarci senza però farci vedere...” disse il pirata a Gaynor.
Ma un attimo dopo sentirono dei rumori dietro di loro. Apparvero allora alcuni indigeni armati che li fissavano. |
“Si, sono io.” Disse il giovane ad Altea. “Sono io Pagant. Volete dunque un passaggio? Certo, perchè no. Faccio colazione e poi partiamo. Preparatevi.”
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Mi illuminai, mano a mano che parlava.
Parole intense, parole uniche, parole che avevo atteso tutta la vita. In quel momento mi accorsi che aveva ragione, che non mi importava più nulla, né del mio titolo, né del potere o altro. Il mio signore certo non mi avrebbe biasimato se avessi portato fuori dai pericoli il suo nipote prediletto, ciò che voleva era che vivesse libero e felice nella brughiera. O in qualunque altro posto del mondo. Sorrisi incapace di parlare, per un lungo istante. La sua mano lì, così vicina. L'istinto di prenderla fu intenso e fu difficile trattenermi. "E io voglio te, e ti seguirò dovunque vorrai..." con il cuore gonfio di emozioni. "Ma devi sapere che, se vuoi me, ecco non..." sospirai "Non ci sono scorciatoie, compromessi... sarà..." con gli occhi fissi nei suoi e le gote arrossate "Per sempre..." trattenendo il fiato "Io e te.. per sempre...." ribadii, piano, quasi temessi che la gravità di quanto stavo dicendo rovinasse quel momento. |
Quel momento perfetto e sublime durò ancora e ancora, fin quando non mi mostrò le nuove idee per lo spettacolo ed io, fra le sue braccia, lo aiutai, proponendo, correggendo, soprattutto sognando anche.
Sognando ciò che sarebbe stato di noi due dopo, nella nostra nuova vita insieme. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Mentre Teous mi stava dicendo che avremmo tentato di avvicinarci di soppiatto, udimmo dei rumori provenire dietro di noi. Ci girammo e li vedemmo, degli indigeni armati che ci guardavano fissi. Strinsi forte la mano del pirata, sperando di non essere caduti dalla padella alla brace.
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A quelle parole di Clio, Icarius la guardò.
E poi, come risposta, senza però dire nulla, si avvicinò al suo viso bellissimo, bagnato ed arrossato, alla sua bocca tenera ed accogliente e la baciò. Un bacio prima dolce, che danzava fra le loro labbra, ma poi più caldo, avvolgente, in un gioco di bocche e di lingue. Un bacio inebriante, sensuale. Un bacio di pura passione. Una passione sempre più impetuosa. Ed allora le mani di lui, inizialmente titubanti, cominciarono a sfiorare le braccia nude di lei. “Per sempre...” disse Icarius in un sussurro che morì sulle dolci labbra di Clio. |
Sul foglio bianco vi erano cenni di parole, proposte di maschere e costumi, idee, progetti.
Ma le loro mani erano unite, strette. Zoren parlava e fantasticava, Gwen lo ascoltava. Poi era lei a proporre e lui a seguirla. Di tanto in tanto vi era un bacio rubato, una carezza accennata ed un sospiro soffuso. E così continuarono tutta la mattina, fino a quando il servitore del barone venne a chiamarli per il pranzo. |
Quegli indigeni stavano lì, fermi a fissarli, mentre il pirata teneva stretta a se Gaynor per proteggerla.
Poi uno di quei selvaggi fece lo cenno di seguirli. “Facciamo come dice...” disse lui alla regina “... meglio non contraddirli...” e li seguirono, giungendo infine al villaggio visto in precedenza. |
Quel bacio.
Dolce, e appassionato, delicato e possente, intenso e leggero. Un bacio come nessuno mai aveva osato. Un bacio unico e nostro, nostro soltanto. Un bacio che ci univa in un abbraccio infinito. Poi quelle parole, mi illuminai a quelle parole. Poi sospirai. Forse era tutto quello a cui potevo ambire, e non era certo poco. Lui era un ragazzo della brughiera, infondo, non poteva capire. E io volevo lui, più di qualunque altra cosa. Così sospirai nuovamente, cercando di lasciarmi alle spalle le inquietudini e pensare solo a noi. Ma di una cosa ero sicura. "Per sempre.." sussurrai a mia volta. |
Bozze fantasiose, accennate e spontanee costellavano il foglio bianco e le nostre mani erano ancora strette.
Quando lui esponeva le sue idee, lo osservavo estasiata e affascinata, lasciandomi trascinare dal suo entusiasmo, e quando ero io a proporre lui mi ascoltava attentamente, fra un bacio rubato e una carezza a cui seguiva un sospiro soffuso. Fu una mattinata stupenda, animata da quella collaborazione e quella complicità che sembravano essere solo nostre, finché non dovemmo interrompere per il pranzo, sebbene avrei rinunciato anche a quello in un momento così. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Quel bacio fu l'ingresso per un mondo nuovo.
Un mondo che le mani di Icarius presero a percorrere piano, con lunghe e lente carezze sulla pelle di Clio, ormai quasi asciutta per quei brividi caldi che la sfioravano. Ed arrossata, col respiri rotto, lei continuava ad accogliere i suoi baci, mentre le mani di lui ormai avevano vinto ogni titubanza e si muovevano sicure tra la pelle e la stoffa che rivestiva il corpo della ragazza. E mentre quel bacio continuava, ad un tratto Clio avvertì qualcosa. La stoffa scivolò a terra, leggera e delicata, lasciandola completamente scoperta. Allora Icarius la guardò. Tutta, per un istante senza fine. “Sei...” disse sussurrando “... sei bellissima, Clio... la cosa più bella che io abbia mai visto...” |
Zoren mise a posto i fogli e con Gwen seguirono il servitore che li condusse in una vasta sala, dove il barone, già seduto alla ricca tavola, li stava attendendo per il pranzo.
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Cercai di non pensare a niente, di lasciarmi alle spalle tutto quello che mi bloccava.
Il mio sangue, il mio onore, la virtù. Tutto quello che contava di più per me. Cercai di lasciarmi tutto alle spalle, lasciando che le sue mani mi guidassero, come se non esistesse nient'altro al mondo. Dapprima erano titubanti, poi sempre più decise. E da subito adorai quel contatto, quelle carezze ardite che scoprivano il mio corpo piano piano. Poi d'un tratto sentii freddo, la sottoveste scivolò via, e restai nuda davanti a lui. Dapprima mi irrigidii, serrando addirittura il pugno. Poi chiusi gli occhi e respirai. Li riaprii piano, e cercai di lasciarmi andare, di rilassare i muscoli tesi, con gli occhi spalancati nei suoi. Ero terrorizzata, ed emozionata allo stesso tempo. |
Restarono così, per lunghi momenti, con lui perso a guardarla e lei titubante, forse impaurita.
Poi gli occhi azzurri di Icarius tornarono in quelli altrettanto chiari di Clio. Le sorrise e con un gesto delicato, quanto inatteso, prese dolcemente il lembo della sottoveste, portandolo sul petto della ragazza per coprirla. “Sei bella davvero...” disse lui sospirando, per poi baciarla ancora. Si alzò e colse un fiore poco distante che adagiò infine tra i biondi capelli di lei ancora umidi. “E' un lillà...” mormorò “... nel linguaggio dei fiori simboleggia le prime emozioni d'Amore... quando il mondo ci appare magico, poiché tutto è fatto per la prima volta...” e posò un lieve bacio sui suoi capelli. http://static.giardinaggio.it/giardi...ardino_NG1.jpg |
" Bene. Almeno é una città vera, abbiamo un buon punto di partenza e tu sai dove si trova se ho ben capito"
Quelle erano delle buone notizie dal mio punto di vista e sperai che portassero a qualcosa di concreto. " Stanca?" mi fermai a quella domanda e lo osservai per bene. L'idea di potermi stancare a stargli accanto mi suonava assolutamente impossibile. " Ehiss stai parlando con una zingara" con un leggero sorriso, " sono nata in viaggio, sono fatta per viaggiare. Ricordi quanto mi stava stretta la vita alla bottega, tutti i giorni nello stesso posto a fare la stessa cosa? Non era per me, tu mi hai offerto qualcosa di diverso. Allora ho accettato e non mi sono mai pentita. Sono successe molte cose ma non sono stanca di viaggiare con te. Non sono stanca di te" Ero vicina al suo viso e sentivo una voglia irrefrenabile di baciarlo. " Piuttosto tu non sei stanco di avermi intorno? Il vecchio ha detto che... Insomma io non voglio che la tua vita sia messa in pericolo dalla mia presenza" |
Zoren sistemò il fogli per lo spettacolo e andammo poi in una vasta sala, in cui il barone era già seduto per il pranzo.
Dunque entrambi entrammo nella sala ed io presi posto vicino al mago. |
"Fate con comodo..io non ho molto appetito, vi aspetto fuori..qui mi manca l'aria".
Salutai gentilmente il locandiere ed uscii, sedendomi su una cassa di legno. Ero molto tesa..temevo ciò che potevo scoprire..nobildonna decaduta .. Non poteva essere mia zia..mio padre le avrebbe mandato soldi a meno che non fosse accaduto qualcosa. Guardai, comunque, l' insegna della locanda nel caso avessi avuto bisogno di altro appoggio ma appena saputo ciò che era successo sarei partita col veliero verso casa..la mia Languedoc..non avrei sopportato la vita a corte..era troppo noiosa per la mia indole. |
Quello sguardo, così chiaro, così limpido, così pulito.
Come avrei voluto sentirmi altrettanto. Poi quel gesto, inatteso, improvviso, mi colpì, mi colpì la sua delicatezza e sorrisi, arrossendo. Lo vidi alzarsi e per un istante temetti non avesse compreso, che avesse preso il mio timore come un rifiuto. Non era così. La verità era che volevo essere sua, lì, in quel momento. Che non desideravo altro. Che non ci sarebbe mai stato un momento più perfetto. Tuttavia lui sembrava non capire. Non capire che a quel per sempre mancava qualcosa perché potessi essere davvero sua. Non capiva che ero incatenata dalle mie stesse catene, catene che servivano a proteggermi, che mi rendevano quello che ero. E quelle catene si sarebbero spezzate solo se avesse detto le parole giuste. Come fosse un incantesimo atavico e primordiale. Parole che però non aveva pronunciato. Forse le aveva date per scontate, forse non le riteneva importanti, forse non mi riteneva degna, non mi riteneva all'altezza. Ma senza quelle parole non sarei mai potuta essere donna, una vera donna. Potevo decidere di donarmi lo stesso, ma non mi avrebbe mai avuta davvero. La parte più intima, più segreta, l'essenza stessa della donna sarebbe rimasta incatenata, nascosta e forse non sarebbe più stato possibile liberarla. Quel fiore, delicato e puro, quelle parole. Gli sorrisi, un sorriso luminoso e chiaro, nonostante l'inquietudine. Non capivo perché non ci arrivasse. Aveva detto di amarmi, di volere me... Per sempre. Quindi cosa gli mancava per scegliermi? Voleva provarmi prima come fossi un vestito, da scartare se non soddisfa appieno? Non funzionava così. Non con me. Doveva prendere una decisione, irrevocabile, inequivocabile e doveva prenderla prima, non dopo. Dopo sarebbe stata una toppa, e non sarebbe mai stata la stessa cosa. Presi un profondo respiro e sorrisi piano, dolcemente. "Non è questo..." Sussurrai, con voce tremante. "È solo che.." Esitai, per poi fermarmi. No, non glielo avrei detto così direttamente. Così facendo avrei rovinato il momento che aspettavo da tutta la vita. "Te l'ho detto che sono molto diversa dalle ragazze a cui sei abituato.... Nessun compromesso, nessuna scorciatoia..." Abbassando lo sguardo, mentre arrossivo ancora di più "Onore e virtù sono tutto per me..." Con gli occhi bassi, malinconici, incerti, impauriti "Una concubina non ha nè l'uno nè l'altra.." Sussurrai con una punta di disprezzo, quello che avrei provato per me stessa se si fosse ostinato a non dire niente. Sussurrai pianissimo, quasi avessi paura di dirlo ad alta voce, quasi quelle parole mi costassero una fatica infinita. Ed era così. Alla fine alzai lo sguardo su di lui. Uno sguardo titubante, incerto. Uno sguardo colmo di speranza, l'ultima flebile speranza, tutta la speranza che mi era rimasta. La speranza che capisse, che mi liberasse da quelle catene. Uno sguardo spalancato e chiaro, in cui sperai riuscisse a leggere. Possibile fosse così difficile da capire come andava trattata una donna? E dire che a me sembrava la cosa più naturale del mondo. Gli sfiorai dolcemente il viso, in silenzio, nel mio sguardo vi era un misto di speranza e malinconia. Restai incatenata a quello sguardo, in silenzio, in attesa. Potevo sentire la parte più nascosta e segreta del mio essere che si risvegliava. Incatenata in quella buia cella, con la mia camicia da notte più bella, così candida da illuminare l'oscura prigione, iniziava a cercare di liberarsi, ma le catene erano ben fatte, e non ce l'avrebbe mai fatta da sola. No, doveva salvarla lui, era l'unico al mondo ad avere quel potere. Poche parole, una sola parola volendo, e sarebbe stata libera. Libera e sua, sua soltanto, per sempre. Lì, in quel meraviglioso angolo di brughiera che sembrava fatto apposta per noi. In quel momento, così unico e cristallino che non aspettava altro. Mancavano solo quelle benedette parole, categoriche, inequivocabili. Quella scelta irreversibile. Se mi amava perché si ostinava a negarmele?Come poteva non capire che senza quelle parole mi avrebbe tolto ciò che più contava per me? Che non sarei stata più io se avessi rinunciato ai miei valori? Che avrei potuto essere donna completamente soltanto se avessi conservato onore e virtù? Che una concubina non avrà mai nè onore nè virtù e dunque condannarmi ad esserlo significava distruggere me stessa? Ma volevo sperare, sperare ancora per un altro istante, e un altro ancora, che capisse e mi liberasse. Non desideravo altro. Perché volevo essere sua, completamente, per sempre... lì, subito. Ma per farlo dovevo essere me stessa, fino in fondo. |
Gli indigeni continuavano a fissarci, fino a che uno di essi ci fece capire che voleva lo seguissimo.
"Si, caro... andiamo" riposi a Teous stringendogli la mano e seguendo gli indigeni, che ci portarono al villaggio che avevamo scorto poco prima. Inviato dal mio Z00D utilizzando Tapatalk |
Ehiss sorrise e per tutta risposta prese la mano di Dacey portandola a sé, fra le sue braccia.
E la baciò. La baciò con impeto e con passione, come solo i Taddei sapevano fare, poiché l'Amore negato loro dalla Gioia era un modo di essere e non di vivere. Era un'ossessione ed un bisogno, un diritto e non solo un privilegio. Un diritto poiché da sempre lo stavano rincorrendo. Da sempre cercavano la voce e lo sguardo di Amore. La baciò. La baciò facendola sentire donna. Una donna viva. Una donna felice. |
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