Camelot, la patria della cavalleria

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ladyGonzaga 29-10-2010 19.12.11

http://www.melegnano.net/memorie/bosco.jpg


"Non avevo mai notato quanto fascino avesse la foresta durante il tramonto.
Mi è sempre piaciuto fare lunghe camminate in riva la fiume, osservando quanto di più bello la natura possa offrire.
una piccola casa ?...chissà quale animo nobile vi dimora, meglio che dia forza al mio passo o arriverò a casa a notte fonda".

Guisgard 29-10-2010 19.19.32

Intanto, in un luogo dimenticato e maledetto, nel cuore più profondo del bosco, Llamrei e la fanciulla impaurita erano incatenate in una desolata cella.
Le parole di Llamrei sembravano aver tranquillizzato la giovane.
Sorrise alle parole della dama di Camelot e poggiò il capo sull'umida parete.
"Sapete..." disse "... mi ricordate mia sorella... ella si è sempre presa cura di me, quando nostra madre era troppo impegnata nei campi ad aiutare nostro padre... se io ero triste, malinconica o preoccupata lei mi prendeva la mano e mi raccontava qualche storia... talvolta invece accennava ai suoi sogni... quello di incontrare un grande amore, magari un nobile cavaliere, che la conducesse nel suo meraviglioso castello... e quei sogni diventavano anche i miei..."

Morrigan 29-10-2010 19.50.33

"Si... credo ai sogni..."

Così gli aveva risposto il cavaliere. E in quel momento l'animo di Morven si era come quetato, come quello di un bambino che abbraccia le gonne della madre dopo un profondo spavento.
Sorrise, intimamente consolato al pensiero di avere forse trovato la giusta persona per quella confessione che tanto gli premeva.
Il saggio cavaliere non aveva riso delle sue idee... non lo aveva guardato con stupore nè con scherno... il vecchio cavaliere sapeva cosa fossero i sogni... li aveva avuti, li aveva accarezzati, e nonostante la tristezza che albergava in lui, non li aveva persi del tutto... uno solo, gliene restava uno solo, di sogno... ma era il massimo sogno cui avesse mai potuto aspirare!

Morven lo guardò intensamente, e pensò in quel momento che quello stesso sguardo, quel momento di confidenza, quel calore avrebbe voluto destinarli ad un altro uomo... avrebbe voluto condividere con suo padre quel momento.. ma suo padre era distante, chiuso nelle proprie convinzioni e schiavo delle opinioni dei suoi stolti consiglieri.
E Morven pensò allora che non avrebbe rinunciato alla possibilità che il destino gli stava fornendo di avere quelle risposte che aveva sempre cercato, e se anche non se il soccorso non sarebbe venuto, come aveva sempre immaginato, dalle labbra di un genitore, gli sarebbe comunque giunto da un uomo degno di essere insignito del nobile titolo di cavaliere.

"Mio signore..." disse, guardandolo allora con uno sguardo che mescolava fiducia e speranza "parlatemi di quell'oggetto che sta prendendo vita tra le vostre mani! Ho bisogno di comprendere il mio sogno, ho bisogno di aggiungere ogni possibile tassello al mio mosaico, affinchè la mia strada mi sia rivelata con giustezza e con precisione. Parlatemi di quell'oggetto e di ciò che esso rappresenta per voi... e vedrò se davvero quella visione ha un senso anche per me e per il mio destino!"

Guisgard 29-10-2010 20.00.32

Nel frattempo, in un'ala del palazzo di Cartignone, lontano da occhi indiscreti, alcuni cavalieri parlavano fra loro.
"Chi è quel Belven?" Chiese sir Bumin a Dukey.
"Uno dei cavalieri inviati dal vescovo." Rispose questi. "Comanda lui la compagnia."
"E' stato lui ha liberare la fanciulla nel bosco e ad uccidere uno degli uomini?" Domando ancora Bumin.
"No, non è stato lui." Rispose Dukey. "E' stato un altro... quel maledetto cavaliere a cui stavo per dare una lezione quella sera quando giungeste voi!"
Bumin restò in sielenzio a riflettere.
"Se è riuscito a salvare quella fanciulla da solo" disse dopo alcuni istanti "allora va preso con cautela..."
"Posso batterlo quando voglio!" Esclamò Dukey.
"Per ora non è questa la nostra priorità... ci sono ordini per noi?" Chiese Bumin.
"Per ora no... ma credo che stasera il capo vorrà parlarci."
"Bene... vedremo cosa vorrà dirci..."
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Guisgard 29-10-2010 20.27.48

Nella casa di Louis, Morven era stato colpito da quell'oggetto a cui il cavaliere stava lavorando.
"Quell'oggetto di cui domandate" disse Louis "non sta prendendo vita... per un semplice motivo... ha già vita propria... l'ha avuta quando fu consegnata alla sua padrona...mia moglie..."
Si avvicinò ancor più al camino e continuò a dire:
"Io, oltre alle virtù cavalleresche, ebbi anche un altro dono dal Cielo... quello di forgiare armi formidabili... e prima di intraprendere questo viaggio verso un mondo ancora selvaggio come la Britannia, decisi di donare a mia moglie un'arma con la quale difendersi, qual'ora mi fosse accaduto qualcosa... ed allora forgiai una spada adatta alla delicatezza di una donna, ma capace di tenere testa a qualsiasi arma impugnata da un uomo..."
Fece segno a Morven di seguirlo ed entrambi giunsero nella stanzetta dell'incudine.
"Ecco..." indicò Louis "... quesa è l'arma appartenuta a mia moglie Adelasia... quando lei morì, decisi di spezzarla... ma ogni mio tentativo fu vano... la sua lama resistette ad ogni mio sforzo... alla fine allora decisi di lasciarla a marcire qui dentro... il calcare, la ruggine e l'umidità l'hanno resa come la vedi ora..."
Infatti, davanti a loro sull'incudine, giaceva una spada incrostata ed abbandonata a se stessa.
Ma nonostante tutto, tradiva ancora la sua perfezione e la magistrale cura con cui era stata forgiata.

ladyGonzaga 29-10-2010 22.23.29

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La notte ormai era giùnta e il bosco era immerso sotto un manto nero ricoperto di stelle.Non sarebbe stato prudente attraversarlo ora, non per una dama senza cavallo e senza nessun tipo di arma.
Non sapevo che fare, conoscevo solo la parte del bosco che ero solita frequentare nelle mie passeggiate , e quella in cui stavo non era proprio a me conosciuta.
Quella piccola casa aveva attirato la mia attenzione , non sapevo di chi potesse essere , ma poteva forse essermi d'aiuto.
Mi avvicinai in silenzio, senti delle risate amichevoli, ebbi un po di timore nel bussare ,allora pensai di dare una piccola occhiata al di la della finestra ed ecco che vidi seduti ad una tavola due cavalieri, che parlavano amichevolmente tra loro.
Forse non sarebbe stato un gesto prudente bussare a quella porta e pensando questo feci un passo indietro sbattendo distrattamente su un pezzo di legno appoggiato allo stipite della porta. Fu in quel momento che la porta si spalancò e vidi che mi si presentò davanti un uomo .
A quella vista mi impaurì e restando immobile risposi" scusatemi messere , non volevo creare problemi, sono ladyGonzaga , purtroppo la notte mi ha colto all'improvviso in questa parte del bosco a me sconosciuto.Ho visto una piccola luce e ho pensato di venire a chiedere un cavallo per poter attraversare più velocemente il bosco e arrivare a casa mia.
Vi prometto che sarà mio dovere ricondurvelo a casa".
A queste mie parole mi guardò e senza dire nessuna parola mi invitò ad entrare.

Talia 30-10-2010 00.05.34

Non obbiettai alle sue parole... sebbene pensassi che, se fossimo stati scoperti da dei nemici in quel luogo, che tra noi fossimo vicini o lontani non avrebbe fatto alcuna differenza. Ad ogni modo feci ciò che mi era stato detto: rimasi accanto a lui, indietro appena di mezzo passo e, pur camminando, continuavo a tener d’occhio anche la via che avevamo già percorso...
Un vago senso di nervosismo, infatti, mi stava affiorando dentro man mano che avanzavamo per quel corridoio... la luce tremolante delle numerosissime candele addossate alle pareti conferiva a quel luogo un aspetto quasi irreale e ciò era accentuato, se possibile, dall’assoluto silenzio che vi regnava... aguzzai le orecchie ma non fui smentita: non un suono era neanche vagamente percepibile. Sembrava una tomba. Una tomba illuminata come il palazzo di un re!
“Perché prendersi la briga di accendere così tante candele in un luogo in cui nessuno dimora?” domandai, tanto piano che non ero neanche sicura il cavaliere mi avesse sentita.
Gli lanciai un’occhiata e notai la sua mano inquieta sull’elsa... beh, se non altro, anche lui era nervoso, constatai.

Guisgard 30-10-2010 00.35.49

Guisgard e Talia camminavano nervosamente in quel luogo tanto misterioso quanto sinistro.
Le candele bruciavano slenziose senza che nemmeno un alito di vento ne sfiorasse le fiamme.
Le ombre del cavaliere e della ragazza si proiettavano, incerte e irregolari, lungo le pareti e silenziose seguivano le due figure in quel luogo che sembrava vittima di uno strano sortilegio.
E mentre proseguivano in quel corridoio, che sembrava interminabile, i due si accorsero di alcune nicchie che ad intervalli regolari si aprivano nella parete.
Guisgard le osservò con cura, senza però trovarci nulla di interessante dentro.
Ad un certo punto si cominciò ad avvertire uno strano scricchiolio.
Un attimo dopo, prima che i due se ne rendessero conto, una crepa si apri nel terreno battuto proprio sotto i piedi di Talia.
La ragazza non ebbe il tempo di aggrapparsi a nulla che si sentì precipitare.
Il suo arco cadde nel vuoto.
Ma lei non seguì la sua arma, afferrata per una mano da Guisgard giusto in tempo.
Il cavaliere la tirò su.
"Sate bene?" Chiese.
Poi fissando il buio della crepa che si era aperta cercò di scorgerne il fondo, ma l'oscurità rendeva impossibile vederci qualcosa.
Prese allora una delle candele e la lasciò cadere nella crepa.
Si udì un indefinito numero di squittii.
La candela raggiunse il fondo e illuminò ciò che la circondava.
Una sorta di piano ancor più sottorraneo c'era sotto di loro, in cui vi erano migliaia di ratti.
Guisgard guardò il soffitto avvilito e disgustato.
"Proprio i ratti dovevo trovarci qui dentro..." mormorò.

Talia 30-10-2010 01.31.22

Fu un istante... non ebbi neanche il tempo di rendermene conto che il terreno si aprì sotto i miei piedi e io mi sentii venir meno...
Trattenni il respiro... e invece non caddi: la mia mano fu inaspettatamente stretta in quella del cavaliere e un attimo dopo mi sentii tirare di nuovo verso l'alto.
"Sto bene!" mormorai alla sua richiesta, anche se non riuscivo a smettere di tremare "E... grazie! Grazie!!"
Mi affacciai poi con lui sulla crepa e lo osservai gettare nel vuoto la candela... rabbrividendo incondizionatamente alla vista di tutti quei topi: se c'era una cosa che detestavo erano i topi!!
E tuttavia non potei non sorridere alla sua esclamazione infelice di disgusto!

Guisgard 30-10-2010 01.45.45

Guisgard era steso accanto alla crepa, con la testa all'insù.
"Odio i topi..." mormorò "... li detesto... con tutto me stesso..."
Poi fissò Talia.
"Ora come farete senza il vostro fidato arco?" Chiese sarcastico, come a voler dimenticare ciò che c'era sotto i loro piedi. "Va bene... riprendiamo a camminare... questo posto se prima mi dava il nervoso, ora mi disgusta totalmente... ce la fate a camminare o siete ancora scossa?"

Talia 30-10-2010 11.10.05

Lanciai un’occhiata torva al cavaliere a quella sarcastica domanda... gli avrei risposto per le rime se non fossi stata frenata dal pensiero che, dopo tutto, se non ero finita in fondo a quella trappola era stato per merito suo. E tuttavia una feroce delusione mi ribolliva dentro: mi sporsi un poco e lanciai ancora uno sguardo sul fondo della crepa... il mio arco era laggiù, l’arco che possedevo da sempre, quello che mio padre mi aveva regalato e con il quale mi aveva incitata ad esercitarmi per intere giornate...
“Andiamo!” sbottai, senza che il tono secco riuscisse a nascondere del tutto quella frustrazione “Ce la faccio a camminare... e voglio scoprire a chi dobbiamo questo scherzetto!”
Mi voltai per riprendere la via e, non potendo più trattenermi, canticchiai a bassa voce: “L’intrepido e prode cavaliere batte fior di nemici ma vien battuto da due topolini...”

llamrei 30-10-2010 16.27.47

"Mia cara...non so nemmeno il tuo nome...ma conosco le tue pene. Dobbiamo rassegnarci a stare qui...finchè qualcuno, magari più veloce di Sir Morris, anch'esso imprigionato in un limbo sconosciuto quindi impotente ad aiutarci, venga in nostro aiuto. Ho chiesto almeno un libro da leggere...speriamo almeno che sappiano, quei testoni di carcerieri, "che cosa" sia un libro...."

Guisgard 30-10-2010 16.39.49

E mentre Louis era intento a parlare con Morven, qualcuno bussò alla sua porta.
"Strano..." mormorò il vechio cavaliere "... sembra che il bosco sia frequentato più del solito..."
Chiese permesso al suo ospito e ad andò ad aprire la porta.
Qui trovò una giovane fanciulla e la cosa lo incuriosì non poco.
"Il bosco non è posto per una ragazza sola..." disse "... entrate e venite accanto al fuoco... l'umidità di questo luogo è nociva alla salute."
E fattala entrare, Louis fece sedere la giovane Gonzaga davanti al camino, porgendole una calda tisana di erbe.
"Chi siete, damegella?" Chiese il vecchio cavaliere. "E cosa vi spinge ad avventurarvi da sola in questo luogo inospitale e dimenticato?"

Guisgard 30-10-2010 16.54.16

Nello stesso istante, nel cuore oscuro del bosco, in un'umida cella Llamrei e la ragazza prigioniera cercavano di farsi forza a vicenda.
"Argalie..." mormorò la ragazza "... il mio nome è Argalie... ed il vostro, milady?"
Ma prima che Llamrei potesse risponderle, nella cella giunsero tre di quegli uomini tatuati.
"Ora inizia lo spettacolo..." disse uno di questi alla fanciulla.
"Portiamo con noi anche l'altra..." aggiunse un altro di loro "... così potrà rendersi conto di cosa sono i nostri rituali di purificazione..."
Gli uomini allora liberarono dalle catene le due prigioniere e le condussero in una grande sala.
Innumerevoli candele, di ogni dimensione, ne illuminavano lo spazio, mentre strani disegni ornavano le colonne disposte lungo le pareti.
Al centro della sala vi era un grande altare e ai suoi angoli bruciavano quattro grossi bracieri poggiati su semicolonne.
La ragazza fu legata sull'altare, mentre Llamrei alla colonna più vicina da questo.
All'improvviso tutti gli uomini presenti, forse un centinaio, cominciarono a recitare una sinistra litania.
Un attimo dopo dalle porte in fondo alla sala apparve una delirante figura.
http://riddlethos.com/wp-content/upl.../11/kratos.jpg

ladyGonzaga 30-10-2010 16.54.30

" Vi ringrazio messere per la vostra ospitalità. Di solito non mi avventuro mai nella parte del bosco che va al di là del fiume.So dei suoi pericoli e dei briganti che di solito si possono incontrare.
Io vivo in una modesta dimora , in solitudine dopo la morte del mio amatissimo padre. Amo passeggiare per il bosco andando in cerca di erbe medicinali, con la quale creo profumi e medicamenti, che possano alleviare ogni genere di dolore.
Questa tisana che mi avete offerto , per esempio, è tiglio e camomilla, molto adatta per questo momento".
Mentre cercavo di scaldare le mie mani stringendo la tazza , mi giravo intorno per cercare di capire se accettare la loro ospitalità era stata cosa giusta.
Il mio corpo aveva di certo bisogno di ristoro e quella tisana con il calore di quel bel camino acceso erano perfetti.

Guisgard 30-10-2010 17.03.08

Louis osservò con attenzione quella ragazza.
"Si... è tiglio e camomilla..." disse "... vedo che conoscete molto bene le erbe ed i loro effetti..."
Gettò allora altra legna sul fuoco.
"Vivete quindi al di là del fiume..." continuò "... dovreste essere però più accorta, milady... in questo bosco accadono spesso cose non tanto belle..."
Morven, intanto, era rimasto nella stanza dove si trovava la spada di Louis.

Guisgard 30-10-2010 17.33.49

Nel frattempo, nelle profondità del bosco, Guisgard e Talia cercavano di comprendere dove fossero finiti.
"Cosa?" Chiese stupito Guisgard alla ragazza, avendo in qualche modo compreso il senso di quella canzoncina. "Cosa sarebbe questa canzone ora?"
Le si parò davanti e con le mani sui fianchi continuò:
"Sia chiaro che io non ho paura dei... si, insomma, di quelle bestiacce! No, mi danno solo il disgusto! E comunque, in natura non esiste niente di più sporco e stomachevole dei ratti! E per dirla tutta..."
Si interruppè e scosse la testa.
"Ma che perdo a fare il mio tempo tempo con voi..." mormorò "... stupido io che mi sono fatto trascinare in questo posto dalle vostre suppliche! Si, perchè mi avete supplicato!" Esclamò guardandola. "E... bah... proseguiamo, che è meglio..."
Ripresero così il cammino, fino a quando, finalmente, quel sinistro corridoio sembrò essere finito.
Infatti una nicchia si apriva nella parete di pietra, dando accesso ad un vestibolo laterale.
Guisgard allora prese due candele e cercò di illuminare l'interno di quell'ambiente.
Era una stanza quasi vuota, fatta eccezione per alcune stoffe variopinte gettate a terra.
Ma il vestibolo dava ad un altro ambiente attraverso un piccolo passaggio.
E quando l'ebbero attraversato, Guisgard e Talia si ritrovarono in un sala illuminata da alcune torce.
A terra vi erano dipinti segni simili a quelli che i due avevano visto in precedenza.
"Ascoltate..." disse Guisgard a Talia "... sentite queste voci?"
Infatti si udivano tante voci sovrapposte, come se recitassero una qualche litania.
"Sembra provengano dall'altra parte della parete." Indicò Guisgard. "Eccovi questa candela" disse porgendole una di quelle che aveva con sè "e cercate di restarmi vicina, stavolta. Non ho intenzione di trovare guai nel tentativo di salvarvi di nuovo!"
I due così uscirono dalla sala e si ritrovarono davanti ad una piccola porta laterale.
Ed una volta apertola furono nella grande sala dell'altare, dove la ragazza e Llamrei erano state portate.
"Ma che razza di incubo è mai questo?" Mormorò Guisgard davanti alla scena che si mostrava ai loro occhi.
I due allora si nascosero dietro a una colonna della sala, attenti che nessuno li scoprisse.

Arowhena 30-10-2010 20.43.58

Arowhena cercava di percepire le parole di Belven e sentirne le sensazioni per comprendere meglio ciò che era accaduto attraverso il suo tono e il suo sguardo. Ma le fastidiose interruzioni di quel Guxio... Era come ascoltare la musica suonata da menetrelli in cui uno di essi stona continuamente... un fastidio all'orecchio e alla mente!
Aveva sentito "morte", aveva sentito che non sapeva chi fosse sopravvissuto del gruppo... ed ha sentito di Llamrei scomparsa... e gli altri? Era preoccupata... non potevano morire...

Tre donne intorno al cor mi son venute Riprese questo verso... lo recitò tra sé... era l'interpretazione del sogno fatta al principe Frigoros... Non poteva permettere che accadesse loro qualcosa. Era lì per questo... sentiva che era giunto il momento di andare...

"Voi?" Chiese il Cappellano ad Arowhena. "Se ricordo bene siete una buona conoscitrice del bosco. Potreste accompagnare voi i nostri cavalieri."

Fu destata dalle parole di Ludovico che, come sempre, arrivavano nel momento giusto come un accordo di liuto che accompagna la voce del cantore.

"Sì Cappellano, ricordate bene... Per natura i bardi come me difficilmente rimangono a lungo nelle stesso posto. Il mio vagabondare mi ha resa un'esperta conoscitrice non solo di questi boschi, ma di tutti i territori descritti nell'Atlas, e oltre le terre a voi conosciute"

Guardò Belven mentre parlava con Ludovico e facevano riferimento ad antiche storie mitologiche che lei ben conosceva... Sentiva in quel cavaliere tanta frustrazione... e leggeva preoccupazione nei suoi occhi..

"Andiamo dunque"

ladyGonzaga 30-10-2010 22.08.15

http://fc01.deviantart.com/fs18/f/20...yformaggio.jpg

La tisana stava facendo il suo effetto, un senso di pace e serenità riprese posto nella mia anima.Mi senti più serena e fiduciosa verso questa persona a me sconosciuta. Sollevai lo sguardo verso colui che mi parlava e in tono paccato risposi:
"Avete capito bene messere, sono un esperta in fato di erbe medicamentose. E' una passione che mi trasmise un vecchio abate di una antica abbazia dove vissi per tanti anni. Lui mi trasmise le prime conoscenze fino a quando tutto si trasformò in passione vera e propria. In quell'abbazia passai gli anni migliori della mia vita, la conoscenza della lingua latina mi permise di attingere nozioni importanti su antichi libri.Infusi ed erbe per me non avevano misteri"
Nel raccontare queste cose ,mi resi conto che forse la mia presenza aveva interroto qualcosa di importante e osservando la tavola con gli avanzi della cena , capii che colui che mi aveva accolto non era solo, allora mi alzai e dissi" Scusatemi messere, forse vi ho interroto, è meglio che tolga il disturbo , avete fatto sin troppo per me "

Morrigan 30-10-2010 23.20.44

A Morven bastò un gesto, quell'unico gesto, e dimenticò di colpo la stanchezza, il fastidio alla gamba, il piacevole tepore del fuoco, il profumo invitante del cibo e il sapore avvolgente della tisana.
Scattò in piedi e senza una parola, subito seguì Louis nella stanzetta in cui si trovava l'incudine.
Il cavaliere allora gli mostrò finalmente quell'oggetto che entrambi avevano tanto esitato a nominare.

"Non sta prendendo vita... ha già vita propria..."

Queste parole del cavaliere gli risuonavano nella testa, pulsanti e vive, fin quasi a dargli una strana vertigine.
Pensava a quella frase, e quella frase si intrecciava al suo sogno, che prendeva vita nuovamente nel suo ricordo, forte e possente come anni prima, quando lo aveva sognato... incredibile come il ricordo di una sola, unica notte possa restare talmente indelebile nella memoria, fin nei minimi dettagli... incredibile pensare come esso possa informare di sè un'intera vita... e mentre si perdeva in quei ragionamenti, un bagliore di fiamma della fucina si riflesse sulla lama della spada, ne percorse tutto il filo, come linfa della terra nascosta ed interrotta dalle incrostazioni e dalle impurità, ed infine esplose in scintilla sulla punta. Fu il bagliore di un attimo. Gli parve di coglierlo con la coda dell'occhio, ma Morven stesso non era del tutto certo di aver veduto sul serio quel guizzo di vita, che somigliava all'urlo di un prigioniero che tende le mani oltre gli stretti spiragli di una grata, chiedendo di essere liberato. Tornò più e più volte a fissare quella spada, ma quel bagliore non apparve più.

"... alla fine allora decisi di lasciarla a marcire qui dentro... il calcare, la ruggine e l'umidità l'hanno resa come la vedi ora..."

Man mano che le parole di Louis penetravano nella sue orecchie, Morven vi si perdeva sempre di più. Non lo interruppe, non chiese nulla. La sua mente era catalizzata da quell'oggetto, come se si fosse trattato di calamita che attirava come sfere metalliche le sue iridi. Non riusciva a staccare gli occhi da quell'incudine, e quando il suo ospite gli descrisse lo stato di abbandono di quella spada, ad ogni sostantivo Morven avanzò di qualche passo verso di essa, come incantato da una malia, dal canto irresistibile di una sirena che gli allacciava le braccia bianche e nude intorno al collo.
E l'avrebbe toccata, per senza averne ricevuto il permesso... l'avrebbe toccata, la stava quasi toccando... quando si udirono dei lievi colpi alla porta, che intervennero ad interrompere quel momento di sospensione.
Louis tacque, e Morven, istintivamente, svegliato da quel sogno, si ritrasse e indietreggiò.

Louis si mosse nelle stanze attigue, per vedere chi fosse giunto inatteso nella sua casa. Era insolito, mormorò uscendo, che qualcuno si trovasse a passare di la. Ma Morven non lo seguì. Non ci riuscì. Non poteva staccarsi da quel luogo, non in quel momento, in cui i pezzi del suo sogno stavano tornando vividi nella sua mente, e cominciavano a ruotare e a posizionarsi in maniera sempre più esatta, come piccoli pezzi di un mosaico.

Così, non appena fu rimasto solo, fece ciò che un attimo prima aveva esitato a fare.
Si avvicinò, e con delicatezza impugnò l'arma. La sollevò con cura estrema e la tese infine davanti al suo viso. Trattenne il fiato, la studiò con gli occhi, come volesse scoprire ciò che le impurità ancora tenevano nascosto. Quindi, quasi con timore, cominciò a passare il palmo della mano lungo la lama. Gli occhi sgranati, la bocca dischiusa, le visioni si riversarono e si affollarono nella sua mente... le sue labbra si mossero automaticamente a ripetere quelle parole che anni prima il sogno gli aveva svelato... quelle parole per lui ancora incerte, cui aveva cercato di dare un senso per tutto quel tempo...

"Cingi, prode, la spada al tuo fianco... nello splendore della tua maestà ti arrida la sorte..."

Ma proprio in quell'attimo, qualcosa si spezzò. Morven ebbe paura, e rifuggì quelle visioni. Depose frettolosamente la spada sull'incudine, come se quel metallo lo avesse scottato. Si voltò e si precipitò fuori.
Quando irruppe nella stanza vicina, si dovette fermare di colpo sulla soglia, stupito.
Una fanciulla, dai bei tratti e dalla voce bassa e gentile, era in piedi di fronte a lui e si stava congedando dal cavaliere. Senza capire cosa stesse accadendo Morven fissò Louis in attesa di una sua risposta.

Guisgard 01-11-2010 00.55.01

Nella biblioteca di Cartignone, si decideva sul da farsi.
Llamrei era scompasrsa ormai da giorni nel bosco e la stessa sorte sembrava essere accaduta a Morven ed al nano Goldblum, che si era appena unito alla compagnia di Belven.
Frigoros però aveva acconsentito alla richiesta di Belven e concesse al cavaliere di organizzare una nuova spedizione per cercare i dispersi nel bosco.
"Ottimo!" Esclamò il Cappellano, nell'udire le parole di Arowhena.
"Vi ringrazio, milady..." disse Belven alla donna.
Poco dopo il cavaliere era già presso le truppe, per scegliere volontari da portare con sè.
"Siamo anche noi dei vostri, messere!" Disse Dukey avvicinandosi a Belven. "Del resto Carlignone è la nostra città e ci sembra giusto partecipare. Questi è sir Bumin" indicando il cavaliere che gli stava accanto "ed è appena ritornato a Cartignone. Ci sarà di valido aiuto."
"Bene, sono lieto di avervi con noi." Rispose Belven.
"E' bene chiarire" intervenne Bumin "che non vi saranno capi o comandanti tra noi, messere... e se anche ci fossero, non sarete certo voi a dare ordini. Siete forestiero qui a Cartignone... ricordatelo sempre."
"Cavaliere..." rispose Belven "... non mi interessa essere il capo, nè dare ordini... ciò che mi preme è recuperare lady Llamrei e i miei uomini superstiti... il resto per me non conta..."
I due cavalieri si fissarono a lungo, come a volersi studiare.
E Bumin rispose con un ghigno a Belven.
Poco dopo, Belven, Arowhena, Cavaliere25, Bumin e dukey, scortati da alcuni cavalieri di Cartignone, partirono alla volta del misterioso bosco.
E quell'arcano e primordiale mondo sembrava proprio attendere il loro arrivo, mentre il Sole di mezzogiorno faceva nascere sinistri colori tra la sua lussureggiante e selvaggia vegetazione.

Talia 01-11-2010 01.19.26

Osservai per un momento il cavaliere...
“Io vi avrei supplicato di seguirmi?” chiesi dopo un istante “Avete uno strano concetto di supplica, temo! E comunque...” soggiunsi, con un ampio sorriso “Lungi da me insinuare che possiate esser spaventato da due miseri topolini, sir... non oserei mai...”
Un sorriso sarcastico mi si allargò quando lui si voltò stizzito, e in silenzio lo seguii.
Attraversammo alcuni ambienti bui, fino a giungere in una sala dalla quale si udiva una sorta di lenta litania... come un coro di molte voci. Non replicai alla sua insinuazione sul ‘salvarmi di nuovo’, limitandomi a lanciargli un’occhiataccia... e tuttavia ogni pensiero in merito fu spazzato via dalla mia mente quando giungemmo nella sala successiva.
Pietrificata dall’orrore mi schiacciai dietro una colonna, inclinandomi appena per osservare la scena: centinaia di candele illuminavano uno spazio relativamente ampio, molti uomini con il corpo dipinto da misteriosi segni intonavano una lenta canzone della quale non comprendevo le parole, una sorta di altare si trovava proprio al centro della sala e su di esso... rabbrividii... su di esso era legata una ragazza, visibilmente terrorizzata. Distolsi gli occhi da quella tremante figura e sobbalzai per la sorpresa quando vidi la donna che era legata alla colonna più vicina all’altare...
Afferrai convulsamente il braccio del cavaliere vicino a me...
“Llamrei...” mormorai al suo orecchio, con la voce che mi tremava “La donna legata alla colonna è lady Llamrei, un membro della compagnia di Camelot! Ha lasciato Cartignone un giorno prima di me! E poi c’è un’altra delle ragazze scomparse... Dobbiamo fare qualcosa!”
Un attimo dopo un movimento in fondo alla sala e l’intensificarsi del coro di voci dei presenti attrasse la mia attenzione... mi volai, chiedendomi inconsciamente se davvero volevo vedere che altro c’era!

Guisgard 01-11-2010 01.30.26

Nello stesso momento, nella casa di Luois, nel cuore del bosco, una fanciulla era da poco giunta.
"Disturbare?" Ripeté Luois sorridendo alle parole di Gonzaga. "E cosa? In questa casa non vi è festa o gioco ormai da anni... l'unica cosa che potreste interrompere è la solitidine di un vecchio cavaliere a cui non è rimasto altro che vivere sospirando di ricordi tanto lontani quanto ormai perduti..."
Si avvicinò al fuoco e vi gettò sopra altra legna.
"E così..." aggiunse "... avete avuto un degno abate come maestro... anche io, anni fa, conobbi un chierico che mi fu maestro e amico... è un grande dono quello che avete avuto, milady... specialmente in questi tristi tempi in cui la Fede è vista come nemica da molta gente in preda al demone dell'illusione..."
Poi, alzando il capo, si accorse di Morven sulla soglia.
"Venite, cavaliere..." disse "... nell'altra stanza non vi è nulla che possa in qualche modo interessarvi... vi starete chiedendo del perchè non siate riuscito a sollevare quella spada, immagino... non è un sortilegio, ma la cosa più naturale del mondo, credo... un cane o anche un falco che perdono il proprio padrone spesso si lasciano morire anch'essi... e una spada, in fondo, non è meno fedele di un animale..."

Guisgard 01-11-2010 02.02.24

Intanto, nel sottosuolo del bosco, in un luogo dimenticato e maledetto, Guisgard e Talia fissavano quell'incredibile cerimonia che assumeva sempre più i tratti di un sacrificio, tanto sacrilego, quanto feroce.
"State giù o ci scopriranno!" Disse Guisgard a Talia.
Poi, dopo alcuni istanti, continuò:
"Ecco, volevate vedere il volto di chi rapiva le ragazze facendone delle martiri... eccovi accontentata... e devo dire che questo è davvero un gran bel problema..." aggiunse guardandosi intorno, come a cercare di comprendere chi fossero quegli uomini dall'architettura del loro delirante tempio.
Ad un tratto però l'attenzione dei due fuattratta dalle porte in fondo alla sala che si aprivano, sotto l'incedere della litania che recitavano tutti quei fanatici.
Ed una misteriosa ed inquietante figura apparve sulla soglia di quella porta.
Guisgard e Talia erano troppo distanti per vedere bene quella figura che avanzava verso l'altare, accolta ed accompagnata dall'eccitazione e dal delirio dei suoi devoti discepoli.
E quando raggiunse l'altare, con un cenno zittì tutti i suoi fedeli.
"Miei devoti..." gridò "... il sangue, la carne ed il dolore di questa prescelta sancirà la sacralità della nostra missione... e dopo di lei toccherà a questa nobile donna..." continuò fissando Llamrei "... ed allora i nostri nemici comprenderanno davvero qual'è la nostra forza!"
E tutti esultarono a quelle parole.
E poi, ad un segnale del loro capo, alcuni di loro si avvicinarono alla ragazza sull'altare, che per la paura sembrava aver perso la forza per urlare e cominciarono a spogliarla, per poi disegnare strani segni sul suo corpo.
Tutto questo sotto gli occhi del loro demoniaco maestro.
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cavaliere25 01-11-2010 09.17.25

Guardai i miei amici del gruppo e dissi ora la cosa piu importate da fare è cercare la damigella Llamrei in quel maledetto bosco mentre dicevo quello guardavo i cavalieri che ci stavano scortarono nel bosco non mi fidavo di nessuno quindi stavo molto attento hai loro movimenti e discorsi.

Morrigan 01-11-2010 10.25.32

Sentendo l'invito del cavaliere, Morven entrò nella stanza, con passo titubante. Era ancora scosso dalla visione che aveva appena avuto nel momento in cui aveva toccato la spada, e la stranezza del luogo e dell'occasione non lo aiutavano certo a comprendere meglio ciò che gli stava accadendo.
Avanzò dunque verso il centro della sala, e i suoi occhi, per tutto quel tratto, si fissarono curiosi sulla figura della nuova arrivata. Morven la studiò con attenzione. Ormai, si disse, avrebbe dovuto cominciare ad abituarsi agli eventi inspiegabili e alle apparizioni improvvise!
Giunto che fu di fronte alla fanciulla, si inchinò gentilmente di fronte a lei.

"Vi chiedo perdono, milady... fui scortese ad entrare senza porgervi il mio saluto"

Si levò, la fissò un istante negli occhi... aveva occhi buoni, vivi e semplici insieme.
Forse ci si poteva fidare di lei...

"Io sono Morven de Cassis, e come voi anche io sono ospite di questa casa e della gentilezza di sir Louis"

Nel pronunciare quel nome, tacque di colpo e inavvertitamente gli occhi si posarono su quelli dell'anziano cavaliere. Per un istante gli mancò il fiato e temette di non riuscire a reggere lo sguardo che l'altro uomo gli aveva rivolto. Uno sguardo diretto, aperto, leale, mentre invece la mente di Morven si era di nuovo chiusa, e le parole si erano ritirate in se stesse. Era passato quel momento in cui pensava di poter aprire il suo cuore a quell'uomo. Era passato ed era andato via senza che egli ne potesse cogliere i frutti.
Nella mente gli risuonavano stranamente le parole di Louis... "Vi starete chiedendo del perchè non siate riuscito a sollevare quella spada, immagino"... ma lui l'aveva sollevata, quella spada!
Perchè il cavaliere gli aveva rivolto quella frase? Cosa lo rendeva così sicuro che egli avesse tentato quell'impresa? E cosa invece lo rendeva così sicuro che non vi fosse riuscito?
Ma io ci sono riuscito! Non era un sogno... per un istante, anche solo per un istante, quella spada è stata nelle mie mani!

Si domandò se non avesse dovuto dire la verità al cavaliere, sconfessando la sua sicura affermazione, ma non ne ebbe il coraggio, e decise che avrebbe atteso ancora, di conoscere o di vedere qualcosa di più, prima di rivelare a Louis di aver tenuto in mano quell'arma... d'altra parte, forse non era nemmeno vero... forse non è stato che un attimo... una singolare coincidenza che potrebbe non ripetersi mai più!

"Avete detto il vero, mio buon signore" disse quindi, rivolto al cavaliere "La spada appartiene al suo padrone, ed essa non gli sopravvive... muore sul suo corpo e si spezza come il suo cuore... è un'estenzione del suo braccio, e per questo se abbandonata a se stessa non può sopravvivere!"

Poi tornò a guardare la ragazza e le sorrise gentilmente.

"Ma forse questi fatti d'armi non interessano la nostra graziosa ospite. Lasciamo andare questi argomenti, e discorriamo piuttosto di qualcosa di più lieto! Credo che questo possa essere per noi il modo migliore per ripagarvi del vostro buon cuore e della vostra accoglienza, sir Louis!"

ladyGonzaga 01-11-2010 10.40.49

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Risposi al suo saluto con capo chino, cosi mi avevano insegnato i monaci dell'abazia , il rispetto per le persone sconosciute.
Sollevando il capo non feci a meno di notare il suo sgardo, fiero e nobile , ma con un velo di tristezza che nascondevano la luce dei suoi occhi.
Di certo avevano brillato in un tempo passato, ma ora quella luce piano piano si stava spegnendo.
Non era mia abbitudine fare domande , per questo stetti in silenzio, seduta accanto al camino , lasciando i due cavalieri ai loro discorsi.
Intanto fuori all'improviso inizio a piovere e se prima non sarebbe stato prudente continuare il mio cammino , adesso lo sarebbe stato ancora meno.
Stando seduta accanto al fuoco, non potei fare a meno di ritornare indietro con la mia mente , a quando vivevo nell'abazia , lontana da pericoli e false parole.Dove tutto aveva un significato , dove ad ogni mia domanda esisteva una risposta.
L'abazia era meta di numerosi pellegrini , che arrivavano da ogni parte del regno e tra questi anche cavalieri che per qualsiasi motivo , anche il più disperato, chiedevano aiuto ai monaci, famosi per la loro antica conoscenza su ogni mistero della vita.
Ed io stavo là, protetta da tutto e da tutti, cercando di raccogliere e conservare tutto ciò che mi veniva insegnato,in un bagaglio di esperienza , da portare con me il giorno che avessi deciso di lasciare il monastero.
Mentre la mia mente era immersa in un tempo passato, lo scivolare di un tronco dal fuoco destò la mia mente riportandola alla realtà.

Guisgard 01-11-2010 17.20.08

Louis ascoltò con attenzione le parole di Morven.
E quelle parole, inevitabilmente lo riportarono indietro con la mente.
Il cielo si era di colpo coperto, divenendo grigio, mentre un forte vento da est cominciò a soffiare sul bosco.
Il giorno volgeva ormai alla fine e questo rese ancor più buio quel tormentato ed inquieto cielo.
Luois si perse a guardare la viva fiamma che si consumava nel camino.
"Si, le spade sono fortunate..." mormorò "... non sopravvivono ai loro padroni... invece a me anche questo è stato negato..."
Restò un'attimo in silenzio, poi come destatosi all'improvviso riprese a parlare:
"Tra poco ci siederemo a tavola... cavaliere..." rivolgendosi a Morven "... vi prego, voi che siete giovane e bello, a differenza mia che invece appaio vecchio e stanco, ormai alieno alle regole della cortesia, fate compagnia alla nostra giovane dama... quanto a me, approfitterò del tempo che ci separa dalla nostra cena per terminare un lavoro che ormai si prolunga da tempo... e di tempo io, per Grazia di Dio, non ne ho più tanto..." aggiunse.
Poi si si recò nella stanza dell'incudine e riprese a lavorare sulla spada di sua moglie.
Era incrostata e tentava di pulirla, ma il tutto risultava complicato in quanto il vecchio cavaliere, per un qualche misterioso motivo, non sollevava la spada da quella fredda incudine.

Guisgard 01-11-2010 18.00.59

Nello stesso momento, in un'altra parte del bosco, Belven e gli altri avevano già cominciato a cercare tracce dei dispersi.
"In questo bosco" disse Belven masticando rabbia "cercare una traccia è come fare lo stesso con un ago in un pagliaio."
Si guardò attorno ed aggiunse:
"Restare uniti servirà a poco, temo... dovremmo separarci in almeno due gruppi... voi due, cavalieri..." rivolgendosi a Bumin e a Dukey "... prendete alcuni uomini e perlustrate verso est... io, lady Arowhena e Cavaliere25, con un altro paio di cavalieri, setacceremo invece la zona del bosco verso ovest."
"Cavaliere..." rispose Bumin "... già vi dissi che non accetteremo ordini da voi... e nemmeno disposizioni..."
"Non erano ordini i miei, ma solo consigli sul da farsi..." replicò Belven "... ciò che ho detto non era dettato da una gerarchia tra noi, ma solo dal buon senso... se però voi, messere, avete un'idea migliore, beh, qui siamo tutti orecchi... a me di darvi ordini non interessa, ciò che voglio è ritrovare i miei compagni spariti in questo maledetto bosco."
Bumini lo fissò senza rispondere altro e quando Belven terminò di parlare, rivolgendosi a Dukey disse:
"Andiamo verso est, quindi... il nostro amico sembra avere le idee chiare... e spero per lui che abbia avuto ragione."
E si incamminarono nella direzione indicata in precedenza da Belven.
"E sia, non perdiamo altro tempo... seguitemi!" Ordinò poi Belven al suo gruppo.
Proseguirono per un breve tratto, quando dei versi attirarono la loro attenzione.
Due grossi molossi si stavano avventando l'uno sull'altro, con violenza e ferocia.
Ma il gruppo, senza badarci, proseguì per la sua strada.
E poco più avanti altri rumori li destarono dalla loro ricerca.
In una piccola radura irregolare, infatti, due cavalieri, con corazze ed armati fino ai denti, si stavano sfidando con impeto e determinazione, come se li animasse un odio assoluto l'uno per l'altro.
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ladyGonzaga 01-11-2010 18.02.47

Mi sentii tremendamente in imbarazzo per la mia presenza , cosi per sdebitarmi , decisi di preparare con le mie stesse mani una modesta cena cosi da ringraziare i due messeri per avermi ospitato.
Mi avvicinai alla cucina e cercando qualcosa che potesse fare al caso mio, preparai una minestra con del farro e qualche verdura. Trovai del buon pane che misi a scaldare sul fuoco e qualche fettina di lardo che stesi sulle fette di pane caldo.
Trovai anche del buon vino e cosi dopo aver apparecchiata la tavola aspettai il loro arrivo.

Talia 01-11-2010 19.12.39

Ero inorridita, pietrificata dall’angoscia per le parole di quell’uomo e per ciò che stava avvenendo... mi appoggiai alla colonna con tutto il mio peso, aggrappandomi con i polpastrelli alla pietra nella speranza di non crollare, appoggiavo la fronte contro la parete fredda, lo stomaco mi si era stretto tanto in fretta che una sgradevole sensazione di nausea mi aveva avvolta e mi stava annebbiando la capacità di riflettere...
Nei miei occhi un’immagine si sovrappose a quella che avevo appena visto... immaginai che anche Eileen fosse stata legata su quell’altare, la vidi terrorizzata e in lacrime, totalmente indifesa di fronte a quella follia mentre non vi era nessuno che potesse aiutarla... mi mancò l’aria!
‘Il mio arco!’ pensai con frustrazione... se avessi avuto ancora il mio arco tra le mani, nessuno di quei folli all’altare sarebbe arrivato vivo all’istante successivo e, in quel caso, non mi sarebbe neanche importato niente di cosa sarebbe successo a noi quando l’altro centinaio di presenti avesse reagito e risposto all’attacco...
Ma non l’avevo, ero disarmata e totalmente impotente!
Ad un tratto qualcosa mi fece sussultare... era una voce melodica e carezzevole che, al mio orecchio, sussurrò: ‘Torna in te...
Mi raddrizzai e guardai sir Guisgard vicino a me... ma un’occhiata mi bastò per capire che lui non c’entrava e che, probabilmente, non aveva neanche sentito niente. E poi io avevo riconosciuto quella voce, sebbene non la udissi ormai da tanti anni.
Ricorda, la tua strada ti ha condotto qui non senza motivo, figlia mia... Torna in te!’ disse di nuovo quella voce... era come un fruscio, un vento leggero entro cui ben potevo distinguere la voce di mia madre.
“La mia strada!” mormorai tra me... e improvvisamente mi sentii piena di una nuova forza, di una forza diversa che mi riscaldò il cuore... avvertivo la sua presenza vicino a me in un modo in cui non mi succedeva ormai da tanto e tanto tempo e ciò mi fece sentire sicura.
“Ci occorre un diversivo!” sussurrai al cavaliere in tono pratico “Sono troppi per essere affrontati tutti insieme, ma forse possiamo distrarli quel tanto che occorre per prendere Llamrei e la ragazza e portarle via di qui!”
Mi guardai intorno un istante, poi sfilai delicatamente il mio pugnale dalla manica e lo feci roteare in aria, riafferrandolo per la punta... ero pronta al lancio.
“Credete, ad esempio, che si creerà abbastanza confusione se uno di quei maledetti laggiù in fondo...” dissi, indicando il gruppo degli uomini dipinti che si stava accalcando intorno all’altare per assistere a quel macabro rituale “...riceve questo coltello dritto nel collo?”

lady_Empi 01-11-2010 20.12.57

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 23014)
Intanto, nel vilaggio dei nani, Empi ed Icarion, con le stesse sembianze degli abitanti del posto, avevano raggiunto Elisabeth a casa di Sausar.
"Ciò che sappiamo" disse questi, interropendo Empi "è che qualcosa di oscuro dimora la fuori, nel bosco. Ma fino a quando resteremo qui, protetti nel nostro villaggio, nulla ci accadrà."
"Ma vivere così è da vigliacchi!" Intervenne Icarion. "Non potete restare chiusi qui dentro, mentre qualcosa di terribile dimora propri fuori le mura di questo villaggio!"
Tutti restorono sorpresi dall'impeto di quel nano, ignorando ovviamente la sua vera identità.
"Non essere insolente!" Lo richiamò Sausar. "Rammenta il tuo ruolo e bada a come ti esprimi!"
"Ma vivere così e come non vivere affatto!" Ribatté il principe.
"Ora basta!" Lo zittì Sausar. "Un'altra parola con quel tono e ti farò metterò ai ferri!"
"Anche se starò zitto le cose non cambieranno!"
"Ora basta!" Urlò Sausar. "Portatelo in prigione!" Ordinò alle due guardie presenti. "Stare al fresco gli calmerà i bollenti spiriti!"
Appena le guardie lo immobilizzarono, Icarion avrebbe voluto reagire.
Ma fissò Empi e per non rovinare tutto, suo malgrado, decise di non fare resistenza, lasciando che le guardie lo portassero via.
"Ora perdonatemi..." si scusò Sausar "... ma sono atteso da alcune faccende da risolvere. Affido a te la nostra ospite." Disse poi ad Empi, indicando Elisabeth.
E, salutati i presenti, uscì.


<Empi lanciò un’occhiata di rimprovero ad Icarion ma a nulla servì, il principe non sembrava voler cessare il suo discorso. Quando le guardie lo immobilizzarono Empi fissò i suoi occhi intensamente e l’energia che circondava il suo corpo s’intensificò. Capì che il principe aveva compreso e lasciò che i nani lo portassero via…avrebbero trovato la cella vuota di lì a poco, quando Icarion avrebbe ripreso il suo aspetto naturale. Sorrise poi, rimasta sola con Elisabeth le si affiancò> Cosa vi angustia , mia Signora? <a lei si rivolse con voce profonda e placida che pareva il canto di un ruscello in primavera> Ciò che cercate non è qui, ma è vicino. Colei che cercate è in grave pericolo e vi attende. Il sottobosco la custodisce <Empi aveva parlato con una nuova consapevolezza, arricchitasi di nuova energia. Era questo l’effetto che le faceva essere vicina agli umani scelti dalla Terra. Il suo destino era stranamente legato agli umani e lei lo percepiva, infondo c’era molto in comune tra lei e Icarion> devo raggiungere il mio principe, non posso abbandonarlo <confidò poi ad Elisabeth mentre le volgeva un leggero inchino e si apprestava a lasciare la stanza. Si voltò ancora una volta e fissò i suoi occhi> Ci incontreremo ancora, nel bosco

ladyGonzaga 01-11-2010 21.37.31

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Ormai era notte fonda, consumammo la cena velocemente senza scambiarci una parola, in effetti era normale , eravamo dei perfetti estranei , ed io non ero stata educata per essere una dama che usava il dono della parola senza misura e intelletto.
Pensai alle cose successe in questa giornata e mi sistemai per la notte , sdraiandomi su una panca accanto al fuoco .La mattina mi sarei alzata alle prime luci dell'alba per riprendere il mio cammino, con la speranza che il tempo sarebbe un po migliorato.
Prima di prender sonno mi preoccupai di lasciare due parole di ringraziamento ai due messeri, non potevo andar via senza fare questo.
Presi un pezzo di carta trovato accanto al cammino e con un piccolo calamaio scrissi...
" dal profondo del mio cuore vi ringrazio per la vostra ospitalità.
Ricordate una cosa: i nostri ricordi , i nostri sogni , non smetteranno mai di esistere dentro di noi.Essi sono come la fiammella di una piccola lampada, illuminano il tempio della nostra anima.
Con amicizia LadyGonzaga."



La mattina arrivò presto, un leggero raggio di luce filtrò attraverso una piccola apertura accanto al cammino, mi alzai cercando di non far rumore, mi guardai attorno preoccupandomi di aver messo bene in vista il mio biglietto, apri la porta voltandomi indietro per dare un saluto nel mio pensiero a coloro che ancora dormivano, usci dalla casa e mi immersi nel bosco , per riprendere la mia strada che mi riportava a casa.
Pensai tra me a tante cose ma la più importante era che nessuno si incontra per caso, ogni persona a cui stringiamo la mano ha un posto ben preciso nel nostro cammino.

Arowhena 02-11-2010 15.03.19

Arowhena osservava silenziosamente da sotto il cappuccio Bumin e Dukey... come sempre, evitava di donare le sue parole a gente come quella... ma sfortunatamente questi due figuri rischiavano di essere pericolosi... sembravano viscidi e i loro sguardi complici non promettevano nulla di buono... la loro aura era negativa... per il momento sentirli lontano era un sollievo.. e sapere che andassero verso Est, lo era maggiormente. Arowhena infatti sentiva oscurità accumulata ad Ovest... sentiva che il suo gruppo dovesse andare in quella sirezione. Non occorreva conoscere o non conoscere il bosco, occorreva "sentire" ciò che il bosco comunicava per comprenderne la direzione.
Non sapeva bene di cosa si trattasse ma l'oscurità si infittiva... Vide due cani combattere tra di loro, cattivo segno! Ebbe l'istinto di voltarsi subito verso Belven per comunicargli la sua sensazione.. poi cambiò idea nel vedere il suo sguiardo incuriosito ma tutto sommato indifferente al fatto in sé... forse pensava che si trattasse solo di due cani...
Ma perché sentiva il bisogno di parlare con lui?

Subito dopo però si imbatterono in due cavalieri che combattevano tra loro con lo stesso impeto dei due cani. I due avvenimenti erano sicuramente legati tra loro. Questa volta non ebbe remore, si voltò verso Belven e disse:

"State attento cavaliere, non credo si tratti di un semplice duello!"

Morrigan 02-11-2010 16.34.29

Quando Louis si fu ritirato nella fucina per dedicarsi al suo tanto alacre quanto misterioso lavoro, Lady Gonzaga annunciò con un sorriso che si sarebbe occupata della cena. Quindi con un inchino rapido, era sparita nell'attigua cucina. Morven la seguì con lo sguardo fino a che non fu inghiottita dall'ombra oltre la porta.

Rimase solo. Nella stanza solo le fiamme fanciulle guizzanti a circondarlo come in una carola, e nel silenzio il crepitare ritmico del legno che si estingueva.
Prese fiato un istante. Da quando si era risvegliato in quella casa, mille pensieri si erano rincorsi nella sua mente, affastellandosi, confluendo in un unico pensiero per un istante verticale che aveva risvegliato in lui grandi sogni, poi erano tornati a dividersi, seguendo sentieri imprevedibili.
Per un attimo si sentì annegare in un mare di perplessità. Guardò l'arco della porta. Louis gli aveva chiesto di tenere compagnia a Lady Gonzaga. Perchè lo aveva fatto? Per cortesia nei confronti della giovane, o per timore che lo avrebbe seguito una volta ancora nella fucina e spiato il suo lavoro?
La curiosità lo pungeva ancor di più, se mai era possibile. Quelle parole del suo ospite a proposito della spada non abbandonavano i suoi pensieri.
Tuttavia, se egli era davvero un cavaliere, non aveva davvero molta scelta. Sia la richiesta esplicita dell'uomo, sia le leggi della cortesia gli imponevano di mettere a tacere il proprio impeto e la propria curiosità, e di recarsi immediatamente da Lady Gonzaga. E tuttavia, senza un vero motivo, Morven ancora esitava nella stanza.... perchè? La fanciulla gli aveva ispirato simpatia al primo sguardo, e di certo non sarebbe stato un compito sgradevole quello di discorrere con lei, tutt'altro!

Convincendosi infine di quelle parole, il giovane si mosse per raggiungere la ragazza nella stanza accanto. Uscì dalla luce del camino, individuò la cucina, ma di colpo si fermò sulla soglia.
Lady Gonzaga era intenta a rimestare il contenuto di una grande pentola che aveva messo sul fuoco. L'odore che da essa esalava era intenso e piacevole, mentre le braccia bianche della ragazza si muovevano energiche e precise intorno a quel paiolo. Vicino al fuoco, il pane era stato messo a scaldare, e il lardo cominciava a sciogliersi scintillante.
Morven fu stranamente colpito alla vista di quella scena.
Quella ragazza di certo doveva essere stanca e ancora scossa da ciò che le era accaduto. Aver camminato a lungo a piedi, essere sorpresa dalla notte in un luogo che non conosceva, chiuedere ospitalità in una casa abitata da soli uomini... eppure, senza nemmeno battere ciglio, stava preparando una cena per loro! Non aveva esitato nemmeno un istante, e il suo cuore gentile aveva voluto esprimere loro la sua riconoscenza con quel gesto!
A quel pensiero, Morven si trovò quasi costretto a paragonare la propria condotta a quella di lei... come aveva ripagato la generosità di sir Louis? Sir Louis che lo aveva salvato, rifocillato e soprattutto gli aveva aperto il suo cuore con schiettezza e sincerità... e lui, come lo aveva ripagato?

Di fronte a quel pensiero, Morven provò una fitta al cuore, e di colpo si sentì molto indegno. In quella casa aveva avuto l'opportunità di incontrare due anime buone e generose, e lui, proprio lui che aspirava ad essere Parsifal, che si faceva vanto dei suoi ideali cavallereschi, proprio lui tra loro era stato il più falso! Aveva ripagato la sincerità con una menzogna, nascondendo i suoi veri pensieri nel fondo del proprio cuore.
Nel momento in cui provò tanta vergogna per il suo operato, Morven non esitò oltre. Si girò, ed in tutta fretta si diresse verso la fucina, dove sapeva che avrebbe trovato il cavaliere.
Vi si diresse con tutto lo slancio del suo cuore e tutta l'avventatezza della sua giovane età. Quasi dovette bloccarsi sulla soglia, stringendo con forza lo stipite di legno brunito.

"Signore, io credo..." esclamò di colpo, con voce piena di urgenza.

Louis sollevò lo sguardo dall'incudine, e in quel momento incrociò gli occhi di Morven. Il giovane cavaliere, alla vista di quegli occhi nobili e leali, si frenò, sentendo che non erano quelle le parole giuste da utilizzare con quell'uomo. Lasciò la presa, abbandonò la mano lungo il fianco e avanzò di qualche passo verso l'incudine.

"Io ho sollevato quella spada!", proruppe allora in un unico fiato.

Guisgard 02-11-2010 19.15.56

Nel villaggio dei nani, Icarion era stato messo nella prigione di quei piccoli uomini.
"Qui avrai tempo per riflettere sui tuoi bollenti spiriti!" Disse una delle guardie che lo rinchiusero in cella.
Il principe sbuffandò si lasciò cadere sulla paglia che faceva da austero e scomodo giaciglio per i rigionieri.
"Che rabbia..." pensò "... potrei assumere le mie reali sembianze e uscire da qui come il vento..." ma un attimo dopo l'immagine di Empi gli tornò alla mente.
Qualsiasi gesto avventato da parte sua avrebbe messo in difficoltà la giovane fata con quei nani.
Erano questi un popolo di guerrieri con poteri temuti anche dal mondo fatato.
Icarion restò poi sorpreso da quei suoi pensieri.
Era sempre stato avventato, istintivo, facile agli eccessi e dal sangue caldo.
Ora invece, forse per la prima volta in vita sua, qualcosa l'aveva spinto ad essere riflessivo e cauto.
E quel qualcosa aveva un volto ed un nome.
Erano quelli di Empi.
"Perchè?
Si chiedeva perplesso il giovane principe.
Perchè quella fatina era riuscita a sedare la sua indole?
Perchè il solo pensiero di metterla nei guai era bastato a farlo desistere da ogni proposito bellicoso?
Ma Icarion non volle dar peso a quei pensieri.
Quasi a non volerli accettare.
Erano così nuovi, strani per lui.
E non riusciva a comprenderli fino in fondo.
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Guisgard 02-11-2010 19.39.37

La casa di Louis era isolata, all'ombra del folto bosco, immersa nel cuore più selvaggio di quel luogo.
La solitudine e la malinconia erano le sue compagne.
E nulla è peggio del ricordarsi la gioia quando si è nel dolore.
La stanza dell'incudine echeggiava del suono delle lamine e delle lame che raschiavano sull'icrostato metallo della spada.
Ma a quelle parole improvvise di Morven, Luois fissò il cavaliere.
"Vi sarete certo confuso..." disse "... talvolta visioni ed illusioni ci appaiono simili alla realtà... anche io, nel cuore delle notti più silenziose e solitarie, ho quasi la sensazione di essere sfiorato da un'immagine a me cara più della vita stessa... ma è solo la crudele indifferenza di una vita che ben poco si cura delle preghiere di noi miseri mortali..."
Poi, tornando a pulire la sua spada, aggiunse:
"Vi ho chiesto di far compagnia alla nostra giovane ospite... è solo di là, in casa di estranei... ed il fuoco del camino è un compagno troppo silenzio per allontare gli incanti di madonna Solitudine..."
Ma entrambi ancora non sapevano che la giovane Gonzaga era andata via, lasciando solo un biglietto come saluto.

Guisgard 02-11-2010 19.57.57

Nello stesso momento, in un'altra parte del bosco, Belven, Arowhena, Cavaliere25 e i due cavalieri che li scortavano, dopo aver visto poco più avanti i due feroci molossi l'uno contro l'altro, incontrarono due cavalieri che si sfidavano con impeto e rabbia.
Belven fu scosso da quelle parole di Arowhena.
La donna sembra sicura di quella sua sensazione ed il suo sguardo pareva animato da viva inquietudine.
Belven annuì e rivolgendosi poi verso i due cavalieri chiese:
"Messeri... la vostra abilità e le vostre corazze tradiscono un lignaggio non comune... perchè dunque il fiore della cavalleria Cristiana spreca la sua forza, quando invece il mondo è flagellato da infedeli ed eretici?"
"Badate di non seccarci, cavaliere!" Gridò uno dei due. "Una questione ben più alta della cavalleria è sorta tra noi!"
"Più grande della cavalleria?" Ripetè stupito Belven. "E cosa può esservi di più grande? Solo la Fede è superiore alla cavalleria!"
"Ci battiamo per il cuore di una bellissima dama!" Rispose l'altro cavaliere. "E chi fra noi vincerà avrà il permesso di corteggiarla!"
"E' assurdo!" Esclamò Belven. "Amore non chiede tanto per i suoi favori!"
"Allora recatevi nel suo palazzo, messere" rispose quel cavaliere "e capirete che diciamo il vero. Se preseguirete in quella direzione lo troverete... è un palazzo costruiti con pietre e marmi che assumono colori differenti a seconda dell'ora del giorno. Ed ora non seccateci più e lasciateci risolvere la nostra questione!"
A quelle parole, Belven fece cenno ai suoi di proseguire.
E poco più avanti, la compagnia, si trovò davanti ad un grande palazzo.
E dalla descrizione sembrava essere quella della misteriosa dama di cui parlavano i due cavalieri incontrati poco prima.

Guisgard 02-11-2010 20.17.13

Nel frattempo, nell'oscuro e balsfemo seno del bosco, Guisgard e Talia stavano assistendo ad una delle deliranti cerimonie degli Atari.
Nessuno aveva mai visto un simile rito.
Nessuno tra i viventi.
"Si, si creerà abbastanza confusione da ritrovarci un attimo dopo un centinaio di quei fanatici contro decisi a farci la festa!" Disse Guisgard dopo la proposta di attacco di Talia. "Ora lasciatemi pensare... e smettete di far roteare quel coltello, che mi rendete nervoso..."
Il cavaliere si guardò intorno, massaggiandosi la mascella, coperta da leggera barba.
Ad un certo punto, appoggiandosi ad una semicolonna, si accorse che queste era instabile e pericolante.
"Avete voglia di dar sfogo ai vostri bollenti spiriti, milady?" Chiese sarcastico a Talia. "Bene, allora spingete questa semicolonna in direzione dell'altare... e se vi sembra troppo pesante..." aggiunse facendole l'occhiolino "... allora usate la lingua, la vostra arma più letale!"
I due così cominciarono a spingere.
Ad un tratto la colonna cominciò a scricchiolare e finalmente cedette, cadendo di lungo verso l'altare.
Un sordo boato echeggiò nella sala ed i bracieri attorno all'altare si rivoltarono a terra, dando fuoco in breve alle numerosi pelli d'animali che coprivano il pavimento di pietra.
Un attimo dopo scoppiò una confusione generela.
"Presto, spegnete il fuoco!" Ordinò il capo degli eretici ai suoi uomini.
Tutti loro corsero allora fuori dalla sala.
"Presto, liberiamo le due donne!" Urlò Guisgard a Talia.
In un attimo, Llamrei e la ragazza furono liberate, mentre il fuoco cominciava ad invadere ogni angolo della sala.
"Per di qua!" Indicò Guisgard.
Ed i quattro passarono in una piccola apertura laterale, ritrovandosi in un corridoio semibuio.

cavaliere25 02-11-2010 20.54.18

Arrivati davanti al castello mi voltai verso Belvan e dissi che facciamo signore entriamo e vediamo chi è che abita in questo castello e vediamo anche se quei cavalieri dicevano il vero su quella dama menzionata aspettai una sua risposta mentre fissavo quel castello.


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