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“Uomini” disse l'Arconte Meccanico a quelle parole di Clio “armati di lunghe falci? Qui? A Sant'Agata di Gothia?”
“Assurdo!” Intervenendo il Maestro Geroge. “Non vi è nulla di simile nei nostri territori! Anzi, trovo disdicevole che simili fantasticherie vengano dette qui, al cospetto di sua altezza e davanti all'intera popolazione! Noi stiamo combattendo una guerra contro il fanatismo e la superstizione imposta da secoli dalla Chiesa Romana! E queste sconcertanti storie non fanno altro che alimentare l'estremismo e l'ignoranza che invece tanto rifiutiamo!” “Milord!” Prendendo la parola Mamyon. “A me non importa avanzare scuse. Ho mostrato il mio valore di cavaliere davanti a tutti e non sarà una cerimonia a renderlo vano. E' vero... sono stato assalito l'altra notte. E credo che qualcosa di misterioso si nasconda attorno a questa città. Questo però non è affar mio, ma vostro. Volete annullare la mia vittoria? E sta bene. Troverò la mia fama altrove. Ma non permetterò che si metta in dubbio la parola di lady Clio. Io, oltre ad essere vincitore del torneo, sono suo campione. E difenderò davanti a tutti l'onore di lady Clio. Dunque, chi metterà in dubbio le sue parole ne risponderà a me.” “Calmatevi ora!” Fissandolo l'Arconte. “Molto probabilmente siete stati assaliti da un gruppo di briganti. La selva è comunque un luogo selvaggio e soprattutto di notte è sconsigliabile attraversarla. Ora, dunque, direi di dimenticare l'accaduto e procedere con la cerimonia.” Tutto allora fu pronto. Mamyon condusse Clio nel padiglione, dove si trovavano le altre dame della nobiltà, per poi tornare nella sua tenda e prepararsi anch'egli. Le nobili dame, però, nel vedere Clio con i suoi abiti sgualciti e non pulitissimi, presero a fare commenti fra loro e a gettarle occhiate non proprio lusinghiere. Poco dopo anche Mamyon era pronto per la cerimonia. Un valletto poi, come ordinato da Talia, aveva portato a Guisgard la sua spada. I cinque cavalieri allora si inchinarono davanti alla principessa. “Cavalieri!” Prese a dire l'araldo. “Giurate solennemente di servire e proteggere la vostra principessa contro tutto e tutti, in ogni condizione e situazione, nella ragione e nel torto, a costo della vita?” “Giuro!” Gridarono i cinque cavalieri in coro. “Tutto questo giuro sull'elsa della mia spada!” E alzarono le loro spade verso il Cielo. “Da oggi e per sempre” proclamò l'araldo “sarete cavalieri devoti a sua altezza reale, la principessa Talia di Sygma! La sua Guardia del Corpo! A lei e a lei sola risponderete, cavalieri!” Ci fu il boato del pubblico. Seguì poi la nomina delle madrine del torneo. Quattro dei cinque cavalieri avevano scelto una dama come tale e davanti al popolo le incoronarono con corone d'argento e oro. E quando Mamyon portò a Clio quella corona, gli sguardi delle altre dame, fino ad allora deplorevoli, divennero di invidia e gelosia. “Sarò vostro campione, milady...” disse Mamyon fissando Clio “... da oggi e sempre...” e le posò la corona sul capo. Tutto ciò davanti all'incontenibile felicità del popolo. Lontano però da questo clamore se ne stava Guisgard. Fissava quei festeggiamenti senza dire nulla. “Invidia per gli altri cavalieri, amico mio?” Fece una voce all'improvviso che solo lui udì nel frastuono generale. “Invidio loro solo la libertà, lo sai.” “Nulla di personale spero.” “Affatto.” Accennando un sorriso Guisgard. “Visto poi tutto ciò che ho fatto per riaverti con me.” “Spero non ti sia divertito troppo senza di me.” “Mi sono goduto un po' di libertà.” Mormorò Guisgard. “E comunque ho avuto anche un Angelo Custode...” “Angelo Custode?” Ripetè quella voce. “Si...” annuì il cavaliere “... una bellissima dama di bianco vestita...” e guardò per un istante verso la Loggia Reale, dove si trovava Talia. Poi, dopo un po', si allontanò dallo spiazzo, senza dire nulla. |
Altea ritornò così da sola al castello.
Dopo un po' vi fece ritorno anche Vivian. “Ah, che magnifica cerimonia...” disse, lasciandosi poi cadere sul letto “... quei cavalieri sembrano usciti da un romanzo... e come è stata romantica la cerimonia di nomina delle madrine...” sospirò “... credi che un giorno troverò un cavaliere che mi scelga come sua madrina?” Si voltò a fissare Altea. “Ma perchè poi sei andata via dalla cerimonia? Era uno spettacolo magnifico. Comunque...” guardando poi fuori dalla finestra “... è state restituita la spada a sir Guisgard... tuttavia lui non ha scelto alcuna dama come madrina... lui solo fra i cinque no... ti ho detto che quel cavaliere è diverso dagli altri... nasconde qualche segreto... lo so, lo sento...” |
Ritornai al castello e mi sdraiai sul letto..avevo bisogno di quiete.
Ma, ricordai, quello sguardo della Principessa prima di andarmene e quasi ne fui grata, sembrava ella fosse quasi diversa dall' Arconte Meccanico. La porta si aprì, improvvisamente, ed entrò Vivian raccontandomi tutto con eccitazione.."Non aveva madrina?Beh..perchè ti sorprendi? Lo dicesti tu e non io, cara Vivian, che era come Lancillotto...si vede che avrà un amore impossibile e nascosto" dissi con sorriso ironico. "Non preoccuparti, Vivian" ritornando seria "la mente era tormentata da pensieri cupi..il viaggio..la folla che urlava, ho bisogno di aria, esco un pò in giardino". Indossai una mantella porpora e alzai il cappuccio, fuori si era levata una fitta nebbia e piovigginava. Camminavo, solitaria e pensierosa, tra i viali alberati e ad un tratto mi apparve improvvisamente..quasi dal nulla...un antico pozzo. Ebbi un sussulto, lentamente mi affacciai e un bagliore mi pervase e Lei, mi apparve come anni fa.. "Lady Anastasiya!" esclamai col cuore che batteva forte. La stessa donna che apparve anni fa a me ed Eleonor...di bianco vestita ed emanava forte luce candida. "Altea" mi parlava dolcemente "non arrenderti!! La maledizione ha portato via Eleonor, è stata causa mia..e non devi essere triste. Ma come dissi allora...una di voi sarà colei che porrà fine a tutto questo." Toccavo la collana, agitata, volevo scappare ma qualcosa più forte di me, mi tratteneva.."Altea" continuò ella tranquilla "ora devi dimenticare quel cavaliere che anni fa ti promise Amore, getta la collana nel pozzo..il ricordarlo e il cercarlo ti farà soffrire, come ho sofferto io e Eleonor, tu invece..cerca quel Fiore..per annientare la maledizione del pozzo su te e il futuro casato." Così strappai la collana dal collo e la gettai nel pozzo e la vidi svanire nel nulla con Lady Anastasiya, col suo bianco splendore. Rimasi per un attimo perplessa..era vero, e se trovarlo mi avesse portato dolore? Io ero sempre stata scettica, per natura, ma dopo la apparizione di anni fa seguita dalla morte di Eleonor dovetti ricredermi e quelle visioni non potevano essere allucinazioni...si diceva non ero la prima ad averla vista, e tutti la descrivevano così come la vedevo io. Mi voltai e di fronte a me vidi una figura...la vecchia servitrice e finsi un sorriso.."Oh milady, scusatemi..avete ragione..la storia della Gioia dei Taddei, ordunque". |
Guardai Elina come se stesse dando di testa.......avevo ricevuto quel libro da un arabo....io ero araba.....e dovevo andarmi a cercare un uomo di chiesa.......mi asciugai la mano a cui aveva messo ddll'olio......."Elina mia cara......sembrava tutto cosi facile mi avete esortata voi ad aprire quel libro......e ora che facciamo? In questo mondo di cui non conosciamo nulla....io e te....con un libro ancora piu'sconosciuto ....andiamo a cercare un uomo di chiesa........"....andai avanti e indietro per qualche minuto..pensierosa....... "mi chiedo Elina....hai cosi freddo che un eventuale denuncia per stregoneria......possa scaldarti abbastanza? "..........
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Il cuore iniziò a battermi forte mentre la voce sicura e ferma di Mamyon prendeva le mie difese.
Quasi non credevo alle mie orecchie, sembrava di vivere un sogno, di essere catapultata in uno di quei libri che tanto mi appassionavano. Non poteva essere reale. Mi lasciai condurre docilmente al padiglione e salutai il cavaliere con un sorriso. Non mi curai degli sguardi che le altre dame mi lanciavano, troppe cose mi erano accadute in quegli ultimi giorni perché bastasse così poco per impressionarmi. Tenevo lo sguardo fisso sul palco, dove Mamyon giurò fedeltà alla principessa. Sorrisi, lieta che la nostra disavventura non l'avesse privato di quell'onore. Tuttavia, la mia mente era lontana e cercavo in tutti i modi di evitare che tornasse al pozzo e alla vista di quell'animale massacrato. Quando il cavaliere arrivò, incoronandomi come sua madrina tra gli sguardi invidiosi delle altre dame, sorrisi sinceramente. "...sono certa che non mi deluderete, Milord.." Dissi con voce calma "...e che potrò sempre contare su di voi...". Restai un attimo, mentre i miei occhi si perdevano in quelli del cavaliere ad analizzare ciò che avevo detto. Cosa significava "sempre"? Infondo, ci conoscevamo appena, lui era appena diventato la guardia della principessa e io sarei partita di li a poco alla ricerca del fiore che stava tanto a cuore all'arconte. Sempre contando di ritrovare Lucius, non sarei mai partita senza di lui. Nemmeno tutta la conoscenza del mondo valeva quel prezzo. Ma mi guardai bene dall'esprimere ad alta voce quei pensieri. Sorrisi poi, senza togliere lo sguardo dagli occhi dei cavalieri, e mi inchinai leggermente. "...siete davvero un valoroso cavaliere Milord... E non solo per il vostro coraggio e abilità sul campo, ma anche, anzi forse soprattutto, per la lealtà e l'onore che dimostrate nella vita... Per quel poco che mi è stato permesso di vedere..." Sorrisi. Mi avvicinai a lui e sussurrai in modo che nessun altro potesse udire le mie parole. "...non tradite la mia stima, Sir Mamyon... È raro che io mi fidi di qualcuno..." Ma più tenevo gli occhi nei suoi più il sorriso diventava naturale e spontaneo "...sono certa che non lo farete..." Gli sussurrai "... Sono certa di potermi fidare di voi..". E, così dicendo, gli posai un lieve bacio sulla guancia. |
Capitolo V: Gli Illufestati
“Adorabile strega, conosci tu i dannati, conosci tu l'irredimibile errore?” (Charles Baudelaire, I fiori del male) Una donna, dai bei lineamenti e ben fatta, stava ritta davanti a quell'informe massa tratta dal marmo nero e lucidissimo. Come un'ara antica, un altare a qualche divinità remota, quella impenetrabile ed enigmatica pietra, dalle venature purpuree che sembravano correre come il sangue vivo della terra, era intarsiata da decine e decine di figure, dai tratti inaccessibili e dalle espressioni terribili. Racchiusi in pannelli sovrastanti e concentrici, parevano narrare di episodi antichi, fatti di paure, moniti, sentenze, castighi e pene. Ma quella donna fissava una sola di quelle arcaiche figure. Era un volto scolpito nel marmo. Un volto inespressivo e dagli occhi chiusi. “Nejira, Nejira, Tonechu Minulò...” disse come in una litania “... Nejira, Nejira, Tonechu Minulò...” Ormai ripeteva quella sorta di invocazione ogni giorno e ogni notte. E recitò quella litania fino a cadere a terra stremata. Allora alzò di nuovo gli occhi verso quell'altare e verso quel volto scolpito. E lanciò un gemito quando si accorse che quegli occhi ora erano spalancati. Un castello dalle torri merlate e rettangolari... Di un'architettura diversa da quella dei manieri di queste terre... E poi sterminate colline screziate dei colori che compongono ogni stagione... Il profumo allora di mille e più fiori, ciascuno per ognuna delle stelle del Cielo... Così un cancello d'oro e pietre preziose si aprì, mostrando un lungo viale lastricato di marmo bianco... E tutt'intorno un verziere dalle forme celestiali... E una torre, anch'essa simile al castello... Poi una musica... Incantata e inafferrabile... Ad un tratto delle figure... Bardate ed enigmatiche... I loro sguardi... I loro volti... Il loro giudizio... Un grido e la donna cadde ancora al suolo. La porta si aprì ed entrò qualcuno. “Isolde...” fece il Maestro George “... cos'era quel grido?” “Maestro...” tremando lei “... l'oracolo... l'oracolo mi ha parlato...” “Ha parlato?” Ripetè quasi incredulo il Maestro. “Si...” “E cosa ti ha mostrato?” “Qualcosa di meraviglioso...” mormorò Isolde “... e di terribile...” http://i5.minus.com/iE9DldsIagwyP.jpg Nello stesso momento, al castello dell'Arconte Meccanico, Altea aveva incontrato ancora quella vecchia servitrice. Erano entrambe nel giardino e il cielo ora appariva intriso di una vaga inquietudine. Di tanto in tanto si udivano boati lontani e lenti bagliori si accendevano verso Ponente. Il sibilo del vento sembrava lasciare nell'aria un sinistro lamento fatto di rassegnazione e disperazione. E pareva giungere da lontano. Forse dall'Oltretomba. “Salute a voi, milady...” fece la vecchia servitrice “... vedo che rammentate ancora il nome di quella triste maledizione... eppure vi sono grandi cavalieri che impallidiscono solo a pensarla...” |
Mamyon sorrise a Clio e le mostrò un lievissimo inchino col capo.
“Appena finirà la cerimonia” disse a bassa voce, così che solo lei potesse udirlo “chiederemo udienza al capitano delle guardie e gli spiegheremo del vostro amico. Così organizzeremo una spedizione per cercarlo e scoprire chi erano quei dannati che ci hanno assalito.” Sorrise di nuovo. “Ritroveremo il vostro amico... è una promessa.” Le fece l'occhiolino. “Ora però avete bisogno di riposarvi. Ma non voglio sapervi da sola nel luogo in cui soggiornate. Vi trasferirete in una locanda, dove alloggiavo io prima di vincere il torneo. Io ora sarò qui al palazzo e la stanza è già pagata. Non è lontano da qui. Vi piace questa soluzione per ora? Se si, vi farò subito accompagnare alla locanda da Densesu. Io passerò a vedere come state fra breve.” |
Sorrisi a quelle parole di Mamyon.
"..si, vi ringrazio... Sarebbe insopportabile tornare al maniero da sola... Siete davvero premuroso..." Abbassai lo sguardo "...sempre che il capitano creda alle vostre parole, avete sentito che cosa ha detto, no?". Il mio sguardo si fece triste, ma cercai di sorridere al cavaliere per mostrare la mia gratitudine. Per un momento pensai al manoscritto, tutto solo in quel castello, ma per la prima volta da quando vi avevo posato gli occhi sopra non mi importava. Per la prima volta non lo consideravo che un semplice oggetto, per quanto raro e prezioso. Così annuii e mi lasciai condurre nella locanda, anche perché la stanchezza si stava impossessando di me. |
Avevo osservato in silenzio il giuramento e l’incoronazione delle madrine, distrattamente... avevo tuttavia notato che non tutti e cinque avevano scelto una dama e me ne stupii vagamente... poi, finalmente, ero rientrata.
Lentamente mi diressi verso il ricco trono dorato al centro della stanza e quando lo ebbi raggiunto mi sedetti. Poi, con un secco gesto della mano, ordinai che tutti uscissero. E solo quando anche l’ultimo servitore fu uscito e l’ampia porta fu richiusa dietro di lui io parlai... “Allora... che cosa significa?” domandai seccamente all’Arconte e al Maestro, gli unici rimasti nella sala con me “Cosa significa ciò che la ragazza ha raccontato? Banditi, dite? Banditi che assalgono e quasi vincono uno dei miei cavalieri... volete prendermi in giro, forse?” Li fissai entrambi... alternativamente... lo sguardo altero e visibilmente seccato... “Non mi piace che ci sia scompiglio anche così all’interno dei nostri confini... non deve esserci! Abbiamo già l’Arciduca di Capomazda di cui preoccuparci: può bastare, io penso!” soggiunsi... poi mi alzai e mi diressi verso la porta... “Scoprite cosa c’è di vero e risolvete questa cosa!” ordinai, senza fermarmi. E uscii. Fuori dalla Sala del Trono trovai il Capitano delle Guardie di Sygma... lo osservai per un momento... “Dovreste andare in infermeria, Capitano!” dissi “Ma prima... siate cortese... convocate quei cinque cavalieri, voglio parlare con loro! Fateli venire tutti e cinque nella mia Sala delle Udienze questa sera... sarà un colloquio privato! E siete invitato anche voi!” E così dicendo, mi avviai verso i miei appartamenti. |
“Allora” disse Elina ad Elisabeth “cosa hai intenzione di fare con questo libro? Vuoi provare a decifrarne tu i suoi misteriosi contenuti? E' ovvio che quel libro nasconde qualcosa... forse un potere oscuro... vuoi davvero metterti in una situazione simile? L'hai detto tu stessa, no? I Cristiani le mettono sul rogo le donne in odore di stregoneria. Magari invece potrà esserci utile chiedere l'aiuto di qualcuno. Una persona esperta. Non vuoi uomini di chiesa? E sia. Ma cerchiamo allora qualcuno in grado di aiutarci. Non so... un esperto di libri antichi... o qualcosa di simile...”
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Mille lamenti, strani rumori che si dissolsero col vento...mi guardai attorno, iniziava a piovere forte, presi per mano la anziana servitrice e la portai sotto una grande quercia pronta a proteggerci anche se parzialmente, ma era troppo pericoloso parlare vicino al castello..."Davvero??E perchè mai...a me non spaventano le maledizioni" e ripensai a ciò che avevo appena visto..." e con la forza dello Spirito e dell' Animo si possono sconfiggere se essi sono puri..volete narrarmi? Non vi costringo se vi inquieta capisco benissimo" e le sorrisi stringendomi nel mantello.
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Talia raggiunse così i suoi appartamenti.
Il crepuscolo aveva già fatto la sua comparsa e le mura del palazzo si erano tinte di una luce cromata e indefinita. Tutta Sant'Agata di Gothia era avvolta da quella luce. Come se l'intera città fosse in un Limbo. Strani giochi di chiaro scuro si rincorrevano tra i palazzi, le guglie e la possente cinta muraria. Il cielo era cupo e l'aria pareva invasa da sibili simili a pianti, lamenti e versi lontani. Ad un tratto qualcuno bussò alla porta. “Altezza...” disse la fedele Marijeta “... il capitano e i cinque cavalieri vi attendono nella vostra Sala delle Udienze. |
Ero vicino alla finestra e guardavo il cielo sopra Sant’Agata... era screziato, inquieto... inquieto come me.
Era stata una giornata istruttiva, quella... una giornata piena di pensieri, immagini e fatti... ed io ero tesa, anche se non ero del tutto certa di potermene spiegare il motivo... ero pervasa da una sensazione... una sensazione cui non riuscivo ancora bene a dare dei contorni, tuttavia... Citazione:
Per qualche altro momento fissai quel cielo... cupa... poi voltai le spalle alla finestra... “Bene!” dissi, recuperando tutta la mia freddezza, il distacco e l’alterigia. Entrai nella Sala delle Udienze in silenzio, in silenzio raggiunsi la mia alta e ricca poltrona e mi sedetti. Rimasi a fissarli per lunghi minuti, immobile e silenziosa... volevo osservarli da vicino... volevo capirli... capire la loro indole, i loro pregi e i difetti... ed improvvisamente mi chiesi cosa stessero pensando, e se qualcuno di loro avrebbe osato parlare... |
Così, Densesu accompagnò Clio alla locanda. Era questa situata lungo la strada che dal palazzo conduceva alle porte della città.
Densusu e Clio entrarono e subito il fedele scudiero spiegò al locandiere la situazione. “La stanza di sir Mamyon” disse Densesu “ora sarà occupata da lady Clio.” “Certamente.” Annuendo il locandiere. Così Clio raggiunse la sua stanza per riposarsi. La selva. Impenetrabile e informe massa di tenebre e silenzio. Così appariva a Clio che ne attraversava il ventre a piedi nudi e con indosso solo una clamide bianchissima. La ragazza camminava in silenzio, senza neanche guardarsi intorno. Giunse infine davanti al pozzo che aveva visto con Mamyon. Ma non era sola. Vi erano alcune figure incappucciate. Allora la ragazza si accorse che la carcassa del mulo era ancora lì, a terra. Ad un tratto udì dei rumori. Provenivano dal pozzo. Un attimo dopo qualcuno ne uscì. Era Lucius. Aveva la pelle scorticata e il viso a stento riconoscibile. Clio, spaventata, tentò di indietreggiare, ma inciampò su qualcosa. Si voltò e vide accanto a lei la carcassa del mulo che si rianimava. Clio si svegliò di colpo. Era sudata ed agitata. Era stato un incubo. Un incubo terribilmente reale. Dopo alcuni istanti ricordò tutto. Era nella stanza della locanda. Densesu l'aveva lasciata sola per farla riposare. |
La vecchia servitrice fissò Altea.
“Quella maledizione” disse “è diversa, milady. Diversa da tutte le altre. Risale a secoli fa, quando Capomazda conquistò Sygma. E da allora flagella i nobili Taddei. E' forse la peggiore maledizione mai concepita. E nasce dalle colpe, dalle miserie e dalle debolezze umane. E ancora oggi a Capomazda ne sono terrorizzati... forse dovrei evitare di dirvi ciò... forse dovreste dimenticare ciò che vi ho detto...” |
Talia era entrata nella sala, per poi sedersi sul suo seggio.
La principessa fissò tutti e cinque i cavalieri, con attenzione. E ciascuno dei cinque attendeva di conoscere il motivo di quell'incontro. “Maestà...” disse il capitano della guardia “... i vostri fedeli cavalieri sono a vostra disposizione. Sir Xouf, sir Lhar, sir Kosev, sir Mamyon e sir Guisgard.” E proprio Guisgard non smetteva di fissare la principessa. Erano uno sguardo enigmatico, eppure caldo, avvolgente. I suoi occhi azzurri sembravano cercare quelli freddi e distaccati di lei, quasi come a volerne interpretare il silenzio e l'impenetrabilità. E lo sguardo del cavaliere indugiò sulla principessa forse più del consentito. Forse più di quanto fosse permesso ai comuni mortali. “E' lei la dama bianca che ho intravisto l'altra notte...” pensava Guisgard “... ma perchè è venuta nella mia stanza? Era così diversa... ora invece quel suo sguardo... così gelido, lontano... come se tutto le fosse indifferente...” |
La vecchia servitrice aveva gli occhi sbarrati mentre raccontava la storia..."Già, i Taddei..ne ho sentito parlare molte volte, devono essere i capostipite del Ducato di Capomazda, se non ho capito male. Deve, allora, essere proprio una grave maledizione" dissi aprendo il mantello e coprendo la anziana signora, non volevo si sforzasse di più, la vedevo spaventata...ma certo non me ne sarei dimenticata.
Ci dirigemmo verso il castello, e una volta entrate mi affrettai a salire nella antica biblioteca. Vi erano numerosi tomi, alcuni in ottimo stato, altri cosi impolverati che non si leggevano nemmeno il titolo, finchè...proprio sopra un tavolo ne vidi uno chiuso con la ceralacca e uno stemma stampato a me sconosciuto..strabuzzai gli occhi..non era possibile, era proprio ciò che stavo cercando. Guardai la copertina esultando..."La Gioia dei Taddei" marchiato sopra il cuoio, lo nascosi e lo portai in camera e lo riposi accuratamente sotto il cuscino, lo avrei letto di notte a lume di candela. "Vivian" mentre ella guardava i miei movimenti senza chiedere spiegazioni "dovrei scusarmi con sir Guisgard vero? Per essermene andata via cosi...senza nemmeno congratularmi con lui e poi per aver inventato tutto sul fatto della cugina, alla fine non ti ha scelto nemmeno come madrina...avanti fingiamoci per l'ultima volta sua cugina". Vivian si alzò di scatto trepidante..."Con meno enfasi...cara amica...ora è Cavaliere della Regina e quindi deve stare attento a ciò che fa e soprattutto ha dei vincoli, ricordati". Attraversammo il giardino..."Che strana atmosfera" dissi pensierosa "Vivian prima si sentivano quasi lamenti e latrati...che stranezza, era un pò tetro, ora vedo i fiori bagnati dalla pioggerellina e sentendo il delicato profumo mi rissolleva l'animo". Mi fermai un attimo e deglutii....nel punto dove mi trovavo prima...non vi era nessun pozzo, toccai il collo quasi sfiorandolo e il fatto che la collana non vi era più era la prova di ciò che era avvenuto. Guardai di fronte a me..."Usciamo presto, prima si faccia troppo tardi". Arrivammo di fronte a Palazzo e incontrammo la stessa guardia della scorsa volta..."Eh cavaliere, penso...ci riconosciate, già, si sono la cugina di sir Guisgard del Lagno, ora diventato Cavaliere della Regina, purtroppo mi sentii male durante la cerimonia...sapete l'emozione di vederlo li, trionfate, dopo tanti sacrifici fatti nella sua vita" guardai Vivian con falsa aria patetica la quale annuiva e tratteneva una risata.."sappiamo che sir Guisgard sarà impegnato ma noi aspetteremo pazientemente che egli si liberi dei suoi impegni, potete avvisarlo che sua cugina, la contessa Altea Trevor lo aspetta? Ditemi voi....o fuori Palazzo o dentro". Osservai lo sguardo bieco del cavaliere ma io lo fissai senza distogliere lo sguardo. |
Mi svegliai di soprassalto.
Il respiro affannato, la fronte sudata, il terrore fin dentro le ossa. Conoscevo bene quella sensazione, era così forte da farmi temere persino di addormentarmi. Respirai forte portandomi una mano al petto. Mi buttai nuovamente sul cuscino girandoli varie volte, senza trovare pace. Quell'incubo, però era diverso da quelli che quotidianamente visitavano i miei sonni. Era reale, ero davvero io, prigioniera del mio corpo e dei miei ricordi. Ma non erano veri ricordi, erano la loro copia distorta e grottesca. Chiusi gli occhi per un momento, ma la paura di riaddormentarmi era troppo forte. Tuttavia ero sfinita e passò molto tempo prima che potessi alzarmi e andare alla finestra. Guardai il panorama, respirai l'aria frizzante della sera, e, per qualche momento riuscii a trovare pace. Ma gli occhi si chiudevano e le gambe mi imploravano perchè mi sedessi. Così, mi sdraiai nuovamente sul letto, ripromettendomi di restare sveglia ad attendere Mamyon, sempre che riuscisse a trovare il tempo di passare quella sera e non l'indomani. Ma il terrore degli ultimi avvenimenti e la stanchezza accumulata, alla fine, ebbero la meglio. Mi addormentai. L'aria era tetra e buia intorno a me. Si udiva in lontananza il latrare di un cane. Eppure, nella grande sala marmorea e scura, non si vedeva anima viva. Mi guardai attorno: il camino scoppiettava in un angolo del grande salone, ma la sua luce era così flebile che non permetteva di distinguere le fattezze di quel luogo spettrale. Eppure lo conoscevo, mi sembrava di conoscerlo da sempre. Mi fermai un istante ad ascoltare: il latrato era scomparso e nella grande sala regnava un silenzio irreale. Tentai di muovere le mani ma mi resi conto che esse erano incatenate ad una parete mediante catene spesse e pesanti. Fu solo nell'istante in cui le vidi che percepii il dolore che mi procuravano. Mi chiedi da quanto tempo fossi lì, cercai di ricordare: non lo sapevo. Poi, pian piano, sentii la fame e la stanchezza impossessarsi del mio corpo, come se fossero diventate tutto a un tratto reali. Abbassai lo sguardo verso i le mie caviglie, sapevo che erano anch'esse incatenate, eppure non percepivo ancora il dolore delle piaghe e delle ferite che mi procuravano. Corrucciai lo sguardo. Mi resi conto di avere indosso una clamide bianca, eterea e candida, ben diversa dall'abito colorato e sudicio che ricordavo. Com'era possibile? Ma proprio in quel momento accadde qualcosa. Dei passi risuonarono nel salone, dei passi in avvicinamento e il terrore si impossessò di me. Un cavaliere dall'armatura scura come la notte e il volto celato da un ampio mantello mi si avvicinò rapido e deciso. In pochi istanti fu a pochi centimetri dal mio viso e i suoi occhi si specchiarono nei miei. "...Sybil.." disse il cavaliere con occhi colmi di lacrime "..Amor mio che ti hanno fatto? Ti porterò via di qui...". "..No.. Leonard, non sono lei.. scappa...per l'amor del cielo corri.." credetti di urlare queste parole, credetti, per una volta ancora, di mettere in guardia il cavaliere. Ma nessun suono uscì dalle mie labbra. "..E' tutto finito ora.." continuò Leonard in tono rassicurante, accarezzando con riverenza e venerazione la mia guancia "..sono qui..". Chiusi gli occhi, ma nemmeno quello bastò. Sentii il sibilo di una freccia, e poi un'altra e un'altra ancora conficcarsi nel corpo del cavaliere, trapassando l'armatura come fosse burro. Lo sentii rantolare e sussurrare il nome della sua amata. Poi, più nulla. Una mano possente mi afferrò la gola. "..Non ancora.." ghignò una voce agghiacciante, stingendo forte la presa attorno al mio collo. "..No!" urlai, svegliandomi di soprassalto. Chiusi gli occhi, tentando invano di calmarmi respirando piano. "..Morte, morte... solo morte.." sussurrai "...Era da un po' che non sognavo le frecce..". C'era un solo modo per calmarmi dopo uno dei miei incubi ricorrenti. Mi concentrai: tornai con la mente in quella stanza umisa e tetra, dimenticai le catene, dimenticai la morte, cercai di ricordare solo i suoi occhi, lo sguardo d'amore che rivolgeva alla sua Sybil. E, come ogni notte, sognai ad occhi aperti di poter, un giorno, avere uno sguardo così innamorato tutto per me. Bene o male quel pensiero mi calmò e riuscii a risposare serenamente per qualche tempo. |
La selva.
Illuminata dal Sole del mattino mostrava un'infinità di tonalità, che correvano dal verde al giallino, al castano, al fulvo, fino a disperdersi in un leggero e sbiadito alone che evaporava tra la foschia e l'orizzonte lontano. La notte aveva così ceduto il passo al chiarore del giorno, per ritirarsi tra le ombre e le forme di quella moltitudine verdeggiante. E con i misteri delle tenebre sembravano essersi assopiti anche gli inquieti spiriti della notte, lasciando al loro posto solo gli indefiniti soffi e sibili del vento che si rincorrevano tra le cime dei secolari alberi. Clio attraversava quel luogo seguendo uno stretto sentiero. Tra pietre, terreno, fango e sterpaglia la ragazza seguiva quel incerto passaggio, mentre tutt'intorno si poteva vedere la vallata dischiudersi fino al sorgere dei grandi monti. Ad un tratto il sentiero la condusse davanti ad una piccola cappellina. Era molto vecchia, consumata dal Tempo e dalle intemperie. Nella piccola nicchia vi era un bassorilievo logorato, ma perfettamente riconoscibile. Vi era rappresentato un Angelo. “E' San Raffaele Arcangelo...” disse all'improvviso qualcuno alle spalle di Clio “... protettore e custode dei viaggiatori...” Era una donna che indossava una lunga mantella. Sul capo aveva un cappuccio e i suoi occhi erano ben celati sotto di esso. Ad un tratto si udì il suono di una campana lontana. “Presto la Quaresima terminerà...” continuò la misteriosa donna “... e quando partirai per cercare ciò che ti è stato indicato, rammenta che non potrai mangiare carne durante i Venerdì fino alla celebrazione della Santa Pasqua... se non farai penitenza allora non lo vedrai mai...” Poi dei colpi. Clio si voltò e vide che qualcuno stava aggiustando il bassorilievo dell'Arcangelo Raffaele. I colpi. I colpi alla porta. Qualcuno stava bussando e Clio, udendo i colpi, si svegliò. “Milady...” una voce da fuori “... sono Densesu... se vi occorre qualcosa mi troverete giù, al bancone del locandiere...” |
Il soldato ascoltò Altea e poi annuì.
“I cavalieri” disse “sono stati convocati nella Sala delle Udienze. Ma potete aspettare vostro cugino in quell'androne laggiù...” indicando un ambiente dall'altra parte del cortile “... lì ci sono panche su cui sedersi. Appena poi i cavalieri lasceranno la Sala delle Udienze, avvertirò io stesso vostro cugino della vostra visita, milady.” Così, Altea e Vivian raggiunsero l'androne ed attesero lì. Videro passare soldati per il cambio della guardia, stallieri che conducevano superbi palafreni verso le scuderie reali e maniscalchi con armi e corazze. Nell'androne, poi, c'era un vivace via vai di militari, staffieri e scudieri. “Scommetto” una voce all'improvviso “che il mio padrone può disarcionare i vostri senza neanche rompere o spezzare la sua lancia.” “Disarcionare entrambi i nostri padroni” fissandolo un altro “con la stessa lancia? E senza neanche romperla?” “Esatto!” “Che assurdità!” Esclamò il terzo di loro. “Il mio padrone, sir Kosev, è il cavaliere più possente e resistente dell'intero regno! E qualsiasi lancia è destinata a frantumarsi contro il suo impenetrabile scudo!” “Allora scommettiamo!” Propose il primo fra loro che aveva parlato. “Io mi gioco l'intera paga che il mio padrone, sir Xouf, può battere entrambi i vostri padroni!” “E sia!” Fece il secondo. “Ci sto! Tanto sarà il mio padrone, sir Lhar, ad avere la meglio sui vostri!” “Hai sentito, Altea?” Voltandosi Vivian verso la sua amica. “Quelli devono essere gli scudieri di tre dei cinque cavalieri vincitori.” |
Il potere di quella selva era imponente......anche se eri distante potevi ascoltare il suo respiro famelico.....
Il sol passare accanto ad essa rendeva sia me che Belfagor nervosi. Poco dopo, in lontananza vidi avvicinarsi due sagome di tratto umano......non era facile distinguerle ma si spera che non fossero avverse. Giunti a breve distanza l'uno dall'altro presero forma e......mi sentivo più rassicurato, alzai' la mano in alto e porsi i miei saluti: "Nobili Signori.....quali notizie portate?" |
Sbattei le palpebre un paio di volte.
Cos'era stato? La voce di Densesu da fuori mi destò completamente. "...vi ringrazio.." Dissi a voce alta, anche se, probabilmente, lo scudiero si era già allontanato. Restai ferma un momento, ripensando a quell'ultimo sogno. Sorrisi: per una volta non era un incubo. Cercai di ricordarne ogni dettaglio. Non ero certo una persona che prendeva i sogni alla leggera. A che cosa si riferiva quella donna? Cosa non avrei visto? Trasalii. Gli ultimi avvenimenti mi avevano fatto perdere di vista il motivo del mio viaggio: il Fiore. Ma quella non era una città senza Dio? Cosa c'entrava la Quaresima con i desideri dell'Arconte? Mi alzai e cercai di sistemarmi meglio che potevo. Eppure, non smettevo di pensare. Partire, cercare ciò che mi è stato indicato. Sbuffai. Non sarei andata in nessun posto senza aver prima trovato Lucius. Una lacrima mi rigò la guancia al pensiero del mio amico, e del guaio in cui l'avevo cacciato. "...è tutta colpa mia..." Sussurrai tra le lacrime. Cercai di calmarmi ed uscii dalla stanza, conscia che restare sola mi avrebbe procurato solo dolore e disperazione. Scesi le scale e raggiunsi il bancone del locandiere, dove Densesu mi aspettava. "..Salute a voi, messere.." Dissi con un sorriso "...quanto tempo ho dormito?". Rivolsi poi uno sguardo al locandiere "..Buon uomo, perdonate.... Potrei avere qualcosa da mangiare?". Ripensai alle parole della donna: avevo perso il conto dei giorni, e, per quanto ne sapevo poteva anche essere venerdì. "...ma vi prego, mi basterà della focaccia, una zuppa.. E del vino, anche per Messer Densesu..." Con un sorriso. Così dicendo tirai fuori qualche moneta da una tasca segreta dell'abito, di cui solo in quel momento comprendevo l'importanza. "..sedete con me, Densesu..." Dissi allo scudiero mente raggiungevo un tavolo poco distante. "...vi prego, distraete questa mente inquieta... Parlatemi della vostra terra... Delle imprese che avete compiuto con Sir Mamyon..". Sorrisi. "..Ho accettato di passeggiare con lui l'altra sera per conoscerlo meglio.. Ma poi..." La voce mi si spezzò in gola e i miei occhi divennero tristi, non riuscii a finire la frase. "..vi prego, portate la mia mente lontano da qui..." Cercando di sorridere. |
Ci sedemmo nell'androne, attorno a noi vi era un grande viavai di soldati, cavalieri e scudieri.."Certo!E' il posto ideale per far aspettare ed accogliere due dame" dissi sorridendo a Vivian "Comunque, dobbiamo raccontare a sir Guigard la verità, ovvero che non sono sua cugina, sarebbe prenderlo in giro..anche se mi auguro lo abbia già capito!!Penso capirà che lo abbiamo fatto solo perchè si voleva che tu diventassi sua madrina".
Poi un vociare di scudieri, Vivian mi fece notare erano gli scudieri di tre dei vincitori, i quali a quanto pare erano arroganti e alteri come i cavalieri a cui erano di servizio. Osservai attentamente i tre scudieri, come già mi ero accorta sir Guisgard non aveva uno scudiero, del quinto cavaliere vincitore ne ignoravo ma vedendolo di sfuggita con lady Clio mi sembrò fosse cavaliere blasonato e accompagnato pure da scudiero. "Si.." asserii d'un tratto "quel cavaliere è strano, Vivian, e non è come gli altri, e se non erro non ha nemmeno uno scudiero". Mi guardavo attorno annoiata mentre ancora aspettavo quando intravidi un giovane ragazzo che strigliava un cavallo dal nero mantello lucido. Mi avvicinai a lui, sorridendo e gli porsi delle monete.."Ora, gentilmente, vai da quegli scudieri e proclamati come scudiero di Sir Guisgard, asserendo che il tuo nobile cavaliere con un colpo solo di lancia potrà battere tutti e tre i loro padroni e Campioni". Mi avvicinai a Vivian la quale scosse il capo ridendo..sapevo già il significato, sapevo che ero imprevidibile..."Bene, ora quegli sbruffoni e i loro cavalieri pieni di boria avranno la lezione che si meritano, soprattutto quel sir Xouf". |
Clio e Densesu presero così posto ad uno dei tavoli liberi nella locanda.
Il locandiere portò poi loro da mangiare, senza però accettare alcuna moneta. “Milady, è già tutto pagato.” Disse a Clio. “E non posso certo far torto al nobile cavaliere che ha predisposto questo vostro soggiorno nella mia locanda.” Sorrise e si allontanò. Densesu sorrise. “Sir Mamyon ha già provveduto al vostro soggiorno qui, milady.” Fissando la ragazza. “Ma vi vedo malinconica e turbata... cosa è accaduto? Siete giovane e bella, la vita vi sorride e nulla vi è negato. Perchè dunque i vostri occhi riflettono tristezza, invece che spensieratezza e felicità?” Mormorò. “Oh, perdonatemi... forse sono stato invadente ed inopportuno...” sorseggiò un po' di vino “... mi chiedevate di me e di sir Mamyon... ebbene, milady, posso dirvi che senza dubbio egli è il più abile spadaccino mai nato. Ho visto molti cavalieri durante la mia vita, esperti di armi e tattiche cavalleresche, eppure nessuno di essi poteva definirsi alla pari con lui. E sapete perchè? Perchè la sua tecnica nasconde un segreto. Nessuno è in grado di tener testa alla sua lama. Proprio perchè quel segreto la rende formidabile.” Fissò la strada dai vetri della finestra. “Io passo ore ad osservarlo mentre si allena... un giorno vorrei tirare di spada come lui... ma so che è impossibile... nessuno può tener testa a Mamyon...” Ad un tratto la porta della caserma si spalancò di colpo. “Aiutatemi, in nome del Cielo!” Entrando una donna in lacrime. “Aiutatemi! La mia bambina!” E si gettò a terra disperata, strappandosi le vesti per il dolore. |
Parsifal salutò quei due cavalieri che procedevano verso di lui.
Quelli allora, nel vedere il suo saluto, risposero a loro volta con un cenno della mano. Aumentarono lievemente l'andatura e raggiunsero il giovane cavaliere. “Salute a voi, messere.” Disse il più robusto dei due. “Io sono sir Ozg e questi” indicando il cavaliere più magro che era con lui “è sir Loi. Siamo cavalieri erranti in cerca di avventure per il nostro prestigio. Siamo in viaggio da giorni, ma questa regione è tutta coperta da selve e non si vedono molte città. Voi invece chi siete?” |
Sorrisi al locandiere e riposi le monete nella tasca.
"..è davvero un gentiluomo, questo cavaliere.." Dissi a bassa voce, sorridendo. Restai in silenzio, mentre ascoltavo il racconto di Densesu. Non mettevo in dubbio la bravura di Mamyon, l'avevo visto combattere ed era davvero formidabile, per quanto non fossi un esperta di combattimenti. Stavo per rispondere allo scudiero, quando qualcosa attirò la nostra attenzione. Una donna urlava e si dimenava. Mi alzai di scatto e corsi verso di lei, istintivamente. "...presto! Presto! Aiutatela!" Feci cenno a Densesu e al locandiere. Mi chinai su di lei, ma mi resi conto che non sapevo che fare in quella situazione. Mi chiesi cosa potesse avere e cosa la gettasse in preda alla disperazione. Aveva parlato di una figlia. Mi tolsi il mantello e lo posai sul corpo della donna, che si stava strappando i vestiti. "...non temete.." Dissi dolcemente alla donna "...ci prenderemo cura di voi... Dov'è vostra figlia?". Cercai di aiutarla ad alzarsi. |
“Sei sempre la solita.” Disse Vivian ad Altea scuotendo la testa. “Voi sempre ficcare il naso in faccende che non ti riguardano.”
“Ehm, milady...” fece il ragazzo arrossendo un po' “... in verità io sono un valletto di corte...” aveva il capo chino, imbarazzato dall'essere al cospetto di due belle ragazze “... ma per voi... beh, per voi potrei farlo... però... ecco... però non so molto di scudieri... ma se a voi serve uno scudiero, io forse potrei aiutarvi... si, perchè... c'è qualcuno a cui serve un impiego del genere... e forse potrebbe esservi utile...” le fissò, arrossendo ancor di più “... però se a voi fa piacere, ora io posso anche spacciarmi per lo scudiero di quel cavaliere di cui dite...” |
A quelle parole del valletto di corte io e Vivian ci guardammo sgomente...un valletto che striglia i cavalli?
"Bene" con un colpo di tosse "a dire il vero voi ci proponete un vero scudiero che appunto cerca lavoro per davvero, ma noi vorremmo solo qualcuno che per un attimo si mostri scudiero di Sir Guisgard..per finta ecco. Se ve la sentite ovviamente, poi siete libero da ogni impegno." Non era certo conveniente pagare uno scudiero vero...sarebbe stato illudere una persona in cerca di lavoro, e poi come avrebbe fatto sir Guisgard a pagarlo? |
Clio adagiò il suo mantello sulla la donna, ma quella si dimenava e non permetteva a nessuno di toccarla.
“Calmatevi...” disse Densesu “... calmatevi e raccontateci tutto...” Ma quella sembrava in preda alla più profonda disperazione. “La mia bambina!” Urlava in lacrime. “La mia bambina!” “Cosa è accaduto alla vostra bambina?” Domandò Densesu. “E' sparita!” Gridò la donna. “E' sparita nella selva! Aiutatemi!” “Un'altra sfortunata...” mormorò il locandiere. “Si...” annuì un altro cliente “... un'altra disgraziata...” “Dovete aiutarla.” Fece la moglie del locandiere. “Non potete lasciarla così...” “Cosa vuoi che si faccia, donna?” Il locandiere a sua moglie. “Che si vada tutti nella selva? E a far cosa?” “Aiutatemi!” Disperata la donna. “La mia bambina!” |
Quel valletto arrossì ancor di più ed annuì a quelle parole di Altea.
“Si, comprendo, milady...” disse sempre più turbato “... sarà un piacere accontentare due dame come voi...” chinò di nuovo lo sguardo “... si, farò come chiedete, mie signore...” e si avviò verso i tre scudieri che ancora scommettevano fra loro. “Credi che quel tipo sia credibile come scudiero?” Domandò Vivian ad Altea. “A me sembra un po' impacciato...” sorrise maliziosa “... a meno che la sua goffaggine non dipenda solo da te... credo che tu abbia fatto colpo...” e le fece l'occhiolino. Poco dopo il ragazzo tornò dalle due ragazze. “Mie signore...” sempre imbarazzato “... quegli scudieri hanno accettato... ora pare ci sarà una sfida tra i loro padroni ed il vostro cavaliere... ma c'è un problema... chiedono un anticipo sulla scommessa... ed io, ecco... io non ho denaro sufficiente...” |
"Ma cosa dici mai Vivian?" dissi sorridendo mentre osservavo il valletto parlare con gli scudieri.."Perchè mai dovrebbe innamorarsi di me".
Il valletto ritornò parlando di soldi..."Scommessa?Vogliono dei soldi?No no...non ci sto". Mi avvicinai ai tre scudieri..."Piacere" con un lieve inchino "sono la cugina di sir Guisgard, e lo scudiero del mio valoroso parente mi ha appena fatto notare che egli voleva far notare quanto era bravo il suo padrone con la lancia...e voi avete chiesto dei soldi..ma scusate, si combatte per l'Onore e non per i soldi...e anzi mi sembrano siano bandite le scommesse, o forse ho avuto un abbaglio. Probabilmente, temete tanto mio cugino, Sir Guisgad, e state cercando una scusa per non farlo partecipare alla gara" dissi con sorriso affabile verso gli scudieri. |
Restai impietrita alle parole della donna e mi allontanai di qualche passo.
Le parole degli astanti mi apparivano lontane e distanti. La selva. Persone perse nella selva. Mi avvicinai alla moglie del locandiere e la presi per un braccio. "...che significa?" Dissi con gli occhi ardenti "...quanta gente si è persa nella selva? Che cosa si nasconde laggiù? ditemi, vi prego... Ditemi...". Avevo alzato la voce e accelerato il respiro insieme ai battito del cuore, mi accorsi, tuttavia di aver esagerato. Lasciai il braccio della donna e i miei occhi si riempirono di lacrime. "...oh, signora.. Perdonatemi vi prego... Anch'io ho perso una persona cara nella selva..." Abbassai lo sguardo "...perdonate il mio comportamento..." Ormai le lacrime erano irrefrenabili ".. Ma vi prego, ditemi.. Cosa accade laggiù?" |
Ripresi il libro da dove lo avevo preso......sembrava pulsare di vita propria....era caldo..." Sembra vivo Elina......"......Misi il mantello e poggiai il cappuccio sulla testa...." Andiamo ....andiamo in quella piccola chiesetta, quella vicina alla casa di Abul....a limite, se dobbiamo scappare.......possiamo sempre farlo a casa sua.......in chiesa io....io non ti capisco Elina...ma facciamo come dici tu.....ma se finisco arrosto....sara' tutta colpa tua..."......mi misi a ridere..mentre aspettavo che anche lei si mettesse il mantello......avevo bisogno di ridere......e cosi' uscimmo e arrivammo al villaggio......la chiesa era aperta...e un forte odore di incenso, mi investi'....c'era silenzio e tutto era nella penombra, alcune candele votive erano messe ai piedi di una Madonna Nera......ma non vedevo nessuno li' dentro........mi fermai innanzi alla Madonna..." E' molto bella.....ha il colore della nostra pelle....pensi che fosse veramente cosi'......o ha il volto bianco come le rose...?......ora dimmi Elina....abbiamo il libro...siamo..in chiesa e non c'e' nessuno.."...nel dire questo un tonfo sordo ci fece voltare..........
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Rimasi in silenzio per molti minuti, osservando i cavalieri ad uno ad uno... scrutandoli... studiandoli...
il silenzio era denso nella stanza ed io avvertivo quasi la loro sorpresa e, forse, la loro incertezza... tuttavia nessuno di loro parlò né pose alcuna domanda... ed io ne fui compiaciuta. “Cavalieri... benvenuti!” iniziai infine a dire, con voce lieve “E così... voi siete i cinque cavalieri più valorosi del Regno, mi dicono! E... mi dicono, da quest’oggi sarete i responsabili della mia sicurezza! Ne sono lieta...” Tacqui di nuovo. E di nuovo li osservai. Quando poi ripresi a parlare, il mio tono era diverso... “Credo che sia opportuno che sappiate...” dissi, con la voce ora fredda e distante “Che l’iniziativa è stata dell’Arconte: è l’Arconte che ha voluto il torneo ed è l’Arconte che desidera per me delle guardie del corpo. Se fosse dipeso da me, questo Corpo non sarebbe mai stato formato giacché ritengo che, se un sovrano ha bisogno di guardie del corpo all’interno del proprio regno, significa che non svolge il proprio servizio nel modo migliore. L’Arconte, tuttavia, mi ricorda che siamo in guerra e che io sono forse troppo moralista... la mia filosofia può andar bene in tempo di pace, dice egli, ma non in questi giorni! Comunque sia...” con un leggerissimo movimento della mano, come a scacciare il discorso “Comunque sia, non è detto che sia stata una cattiva idea! Sappiate, innanzi tutto, che non è mia intenzione rivedere minimamente il mio stile di vita né le mie priorità... non limiterò le uscite in pubblico, né le udienze, né i viaggi se saranno necessari a svolgere il mio compito... a voi spetterà tutelarmi, il come non mi riguarda affatto e non tollererò ingerenze alle mie attività. Per contro... sapete... io credo che alla base di ogni fruttuoso rapporto vi sia la fiducia. La fiducia è tutto, è ciò che ci rende liberi pur tenendoci uniti. Voi, quest’oggi, siete stati fregiati della più alta carica di cui io disponevo... questo vi ha reso superiori a qualsiasi altro cavaliere di Sygma, rendendovi dipendenti solo e soltanto da me. Voi, da oggi, non prenderete ordini che da me, riferirete solo a me e dipenderete solo dalle mie decisioni. Voi, da oggi, siete i depositari della mia più completa fiducia... Onoratela, ed avrete fama, gloria ed onori e niente di giusto vi sarà negato. Traditela una sola volta, ed io vi spedirò nel più angusto angolo di regno con la più bieca delle mansioni, fino a farvi rimpiangere il giorno disgraziato in cui avete messo piede a questo torneo!” I miei occhi erano fissi su di loro, immobili e freddi come l’inverno... non una singola emozione mi attraversava lo sguardo, non un singolo movimento rendeva i miei lineamenti più dolci. Rimasi in silenzio per vari minuti finché, guardando nei loro occhi, non fui del tutto certa che il concetto fosse passato. Poi ripresi a parlare... “Il Capitano Caryl...” dissi, indicando l’uomo che era rimasto leggermente in disparte “E’ il capitano delle Guardie di Sygma... era al servizio della Casa Reale da prima della mia nascita ed io ho fiducia in lui... per questo motivo egli ha il permesso di partecipare a questa udienza. Per il resto... le nostre udienze, gli incontri, i colloqui saranno in forma assolutamente privata. Nessuna informazione dovrà trapelare mai, ciò che viene detto tra me e voi resterà tassativamente tra me e voi.” I miei occhi li scorsero ad uno ad uno... “Obiezioni?” domandai poi. |
Elisabeth ed Elina si voltarono di scatto e videro un uomo.
“Signore...” disse alle due donne “... in chiesa non troverete nessuno... neanche più le ostie ci sono nel Tabernacolo...” “Perchè mai?” Chiese Elina. “Perchè non vi sono più sacerdoti in città.” Rispose l'uomo. “Da quando il vescovo è fuggito, i chierici sono stati cacciati o scappati via anch'essi.” Le fissò. “Non troverete dunque religiosi nelle nostre chiese.” “E a chi occorresse un supporto spirituale?” Domandò Elina. “Non ne troverete negli uomini di chiesa qui.” “E dove?” “Credo che solo qualche sedicente alchimista possa aiutarvi...” mormorò l'uomo “... ma attente agli imbroglioni e ai ciarlatani...” |
" Lo vedi Elina....avevo ragione io, niente preti.......scusatemi buon uomo, ho la necessita' di incontrarmi con un uomo colto che sia un alchimista o un prete..questo non importa....ma non ho di certo la necessita' di trovare un ciarlatano..."......ero in attesa.....e non dissi niente altro ad Elina perche' ero in chiesa......ma avrei voluto ucciderla...mi sentivocome un cane che si mordeva la coda.........ne sarei mai uscita da quella situazione ?
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A quelle parole di Talia, quei cavalieri si scambiarono varie occhiate.
“Altezza...” disse Lhar “... ci occuperemo della vostra protezione senza in alcun modo interferire con le vostre mansioni. Saremo i vostri silenziosi Angeli Custodi.” “Sarà nostro compito” intervenne Kosev “allontanare da voi ogni questione a voi nociva. Nel rispetto del vostro ruolo.” “Io invece credo” fece Guisgard guardandosi intorno “che le belle parole potrebbero da sole tenere in piedi questo palazzo... cos'è? Romanico Goto, giusto?” “Cosa intendete dire, cavaliere?” Guardandolo Caryl. “Si, i pilastri sono slanciati” osservò Guisgard “e la copertura scarica il pesa direttamente al suolo... adoro questo tipo di costruzioni... sono rare a Capomazda... invece molto più diffuse al Nord...” “Parlo a voi!” Lo riprese Caryl. “Dicevo...” sorridendo sarcastico Guisgard “... che le belle parole potrebbero reggere un palazzo intero...” “Cosa intendete?” Chiese il capitano. “Che sua altezza fa tanti bei discorsi...” rispose il cavaliere “... rispetto del popolo, viaggi, mansioni, fiducia, libertà... e che non intende venir meno ai suoi compiti di sovrana... beh, il primo compito di uno sovrano è quello di restare in vita, garantendo così sicurezza al regno. Una principessa non può pensare di svolazzare libera come una farfalla. Forse dovrebbe avere veri Angeli come custodi per poterlo fare. Ah, dimentico sempre che in questa città non c'è Religione...” “Siete insolente!” Con durezza Caryl. “Siamo qui per proteggere sua altezza, no?” Replicò Guisgard. “Allora occorrono delle regole. L'avete detto tutti qui... siamo in guerra, no? Dunque è un periodo di emergenza e bisogna per forza adattarsi.” Guardò Talia. “Volete vincere la guerra, altezza? Allora restate in vita. Facilitate il compito a noi cavalieri. Al popolo basterà sapervi in vita e al sicuro. Di tanto in tanto comparirete dal vostro terrazzo o pronuncerete qualche discorso, giusto per far sentire alla città la vostra presenza. Per il resto seguirete le nostre indicazioni e adotterete alcune regole che garantiranno la vostra sicurezza.” Guardò gli altri cavalieri. “Sono d'accordo.” Annuendo Mamyon. “Vi è del buono in ciò che dice.” Alla fine anche Lhar e Kosev annuirono. Solo Xouf restò in silenzio. |
I miei occhi ruotarono su sir Guisgard quando prese la parola e rimasero su di lui, inclementi, finché non ebbe finito di parlare.
Lo fissavo, senza che tuttavia nessun pensiero trapelasse dal mio sguardo... “Sapete...” dissi poi “Sarebbe un bene se questo palazzo si tenesse in piedi solo con le belle parole... già, perché risulterebbe certo più solido dopo il vostro arrivo qui!” Un breve momento di silenzio... brevissimo... “Vi dirò, sir Guisgard...” ripresi poi a dire, la voce più bassa e tagliente che mai “Non dubito che la vostra ironia da quattro soldi possa far colpo negli ambienti nei quali sarete solito adoperarla... taverne, locande, osterie e bassifondi in genere... ma qui a Corte, e maggiormente in mia presenza, vi informo che essa non può né potrà mai sortire il benché minimo effetto. Siete pertanto pregato di abbandonarla!” Lo scrutai ancora per un istante, gelida... poi i miei occhi ruotarono sugli altri, su sir Mamyon, poi su sir Lhar e sir Kosev... “Cavalieri... vi prego, non fraintendete le mie parole... non lasciatevi fuorviare dal fatto che il vostro compagno, qui, non colga le sfumature...” soggiunsi, con la voce più candidamente crudele che possedevo “Vedete... io non ho mai detto di voler essere avventata o spregiudicata semplicemente per il gusto di mettervi in difficoltà e rendere il vostro compito più difficile... lungi da me anche solo pensare questo! Ciò che ho detto è semplicemente che, per sua natura, il mio compito è irto di imprevisti e situazioni inattese... e mi aspetto che siate pronti a fronteggiarle!” Li osservai, uno ad uno... “E’ ovvio... è ovvio che non andrò al mercato, sir Guisgard. State sereno!” dissi “Ma potrei... potrei, ad esempio, ricevere una richiesta di udienza da parte di un cittadino in qualsiasi momento, miei signori... ed in quel caso non potrei, né vorrei, rifiutarla! Confido che possiate comprenderlo!” I miei occhi scrutarono di nuovo, attentamente, i cavalieri su di me e solo quando raggiunsero Guisgard vi indugiarono forse più del dovuto... poi, all’improvviso, li spostai sul quinto cavaliere, l’unico che non aveva ancora parlato... “Sir Xouf...” dissi “Qual è la vostra opinione, milord?” |
“Ecco...” disse la locandiera Clio “... nella selva...”
“Zitta.” Fissandola il marito. “Nella selva stanno accadendo cose strane...” “Vuoi stare zitta!” Urlò il marito. “Siamo colpevoli anche noi, sai?” Guardandolo la donna. “Col nostro silenzio!” “E cosa vuoi fare?” “Non voglio più stare zitta!” Esclamò la donna. “Prima hanno cacciato il vescovo, poi hanno fatto fuggire tutti i chierici! Non possono ora pretendere anche il silenzio su tutto ciò che sta accadendo!” “Pazza!” Fece il marito. “Vuoi rovinarci? “Possono impedirci di pregare” indispettita la donna “ma non certo di ignorare il Giudizio di Dio! E Dio ci condannerà per il nostro silenzio!” L'uomo chinò il capo. “Ormai da mesi” rivolgendosi la donna a Clio “spariscono misteriosamente fanciulli e fanciulle nella selva... in principio si pensava fosse a causa di lupi scesi a valle spinti dalla fame, ma nelle tagliole nessun cacciatore ne ha mai trovato uno... e poi se fossero stati davvero lupi, perchè aggredire solo fanciulli e fanciulle? No, non è opera di animali! La gente ha così cominciato a credere nella presenza di misteriose entità... allora le autorità, per evitare il nascere di superstizioni varie, ha imposto di non parlarne. Non si può parlare di queste sparizioni... ma come si può pretendere di zittire il dolore di madri e di padri davanti a simili tragedie? Come?” E mentre la locandiera raccontava tutto ciò, la madre della ragazza scomparsa continuava a piangere disperata. |
I tre scudieri restarono colpiti nel vedere Altea parlare loro così.
“Fatemi capire, milady...” disse lo scudiero di Xouf “... vostro cugino manda avanti voi? Voi a difendere il suo onore?” “Beh, guardandola” fece lo scudiero di Lhar “vien quasi da chiederla come posta in palio!” E rise forte. “Vostro cugino sarebbe disposto a mettervi come premio se ci fosse una sfida, milady?” E tutti e tre risero. “Vedete, milady...” fissandola lo scudiero di Kosev “... forse i cavalieri bramano onore, ma noi scudieri vogliamo qualcosa di tangibile in caso di scommesse. E il denaro per noi lo è molto più dell'onore e della fama.” E di nuovo i tre si abbandonarono ad una sonora risata. |
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