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"I miei occhi nel dolore si consumano,
invecchiano fra tante mie afflizioni." (Salmo 6) La chiesa di San Michele sorgeva sulla cima del Monte Sacro, dove si prolungava un robusto e largo spuntone naturale di pietra ammantata di erbe selvatiche e frondosi alberi. Tutt'intorno un burrone a strapiombo ne delimitava il margine, oltre il quale si poteva dominare con lo sguardo una vastissima porzione di terra e nei giorni più limpidi addirittura giungere a vedere la costa e le isole Flegeesi. Ma ora umidità e pioggia regnavano incontrastate, rendendo quel Santo Luogo avvolto da un alone cupo, indefinito ed incantato. Il rintocco della campana, lento, lungo e solenne sembrò salutare l'arrivo di Ardea. Il cavaliere legò Arante ad un albero, lo accarezzò e quasi lo ringraziò della sua fedeltà. Raggiunse allora la chiesa. Era aperta ma senza nessuno al suo interno. Il Taddeide si segnò con l'Acqua Santa, prese tre candele e le accese davanti alla statua dell'Arcangelo. Recitò per ciascuna un Padre Nostro inginocchiato ai piedi dell'Altare. La chiesa aveva una struttura rettangolare, mono absidale, con la Statua di San Michele al centro, con quella della Vergine e del Bambino a destra e quella di San Giuseppe e di Gesù a sinistra. Sull'abside infine apparivano due affreschi. Uno raffigurante Sant'Agostino e l'altro Santa Monica. Qui Ardea pregò a lungo, chiedendo perdono per i propri peccati e raccomandando la sua anima al Salvatore. Si levò poi il guanto e lo pose sull'altare. Era questo un gesto di sottomissione che un cavaliere faceva. Si segnò, baciò le statue e gli affreschi, per poi raggiungere l'uscita. Di nuovo bagnò le dita nell'Acqua Santa, si inginocchiò ancora ed uscì. Sul lato occidentale della chiesa una loggia portava ad una porta. Oltre essa c'era la Cappella detta dell'Apparizione. Era una grotta sopra la quale era stata eretta la chiesa. All'interno dell'antro di pietra vi era un Crocifisso e la statua dell'Arcangelo Michele. E qui Ardea vi trovò due figure. Un monaco incappucciato ed il misterioso cavaliere bardato nella sua impenetrabile corazza che attendeva Ardea per la mortale tenzone. “Ti aspettavo, cavaliere.” Disse con una voce simile a quella di un fantasma. Ed il Taddeide annuì. https://farm8.staticflickr.com/7448/...2c4c9fe42f.jpg |
Trepidante questo nuovo capitolo, carico di attese ed emozioni.. è bello leggere ancora le gesta di Ardea, milord. :smile:
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Milady, sono gli ultimi versi di questa storia senza tempo.
Le ultime pagine di un libro infinito. A breve si arriverà al momento decisivo di quest'epopea antica e gloriosa... :smile: |
Il mio Santo Patrono...San Michele Arcangelo..mi illumino..lui ascolta sempre i miei pensieri.
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"Sorgi, Signore, affrontalo, abbattilo;
con la tua spada scampami dagli empi, con la tua mano, Signore, dal regno dei morti che non hanno più parte in questa vita." (Salmo 17) Di nuovo il rintocco della campana, quasi funereo, mentre il monaco incappucciato recitava il Santo Rosario stringendo fra le mani la Corona con i Divini Misteri. Areda guardò il misterioso e terribile cavaliere ed annuì. Si avvicinò alla pietra della grotta e con le dita segnò tre volte la roccia. Si tolse Parusia, la baciò e la posò ai piedi del Crocifisso. “Lasci qui la spada” disse il cavaliere “dopo che tanto fedelmente ti ha servito?” “Per questa impresa non è degno impugnarla.” Rispose Ardea. “Combatterò con un'altra spada.” Indicando un'altra spada che cingeva il suo fianco. “Allora” fece il misterioso cavaliere “dopo che ti avrò ucciso la prenderò per me.” “No, Parusia resterà qui dopo la mia morte.” Replicò il Taddeide. “Appartiene da sempre alla mia famiglia e voglio sia donata a questa chiesa.” “Dopo di te” il cavaliere bardato “non resterà nulla della tua famiglia. L'hai tradita e disonorata ed io porterò con me come pegno la tua spada. Chi ci sarà qui ad impedirmelo? Il tuo spirito forse? Esso finirà all'Inferno.” Sentenziò quasi con odio. Un odio primordiale, viscerale, profondo, infinito. “Basta parlare.” Alzandosi Ardea. “Risolviamo la tenzone. Subito.” Il cavaliere bardato annuì ed uscì dalla Cappella. Raggiunse lo spiazzale davanti alla chiesa ed attese il suo avversario. Un cielo inquieto e grigio, in cui le nuvole parevano come grugnire, contorcersi, lamentarsi e rincorrersi senza fine, sembrava sul punto di precipitare sulla terra, simile ad un Castigo Divino. Una leggera ed umida nebbia ora accarezzava impalpabile il campanile della chiesa, rendendo tutto vago, indifferente, enigmatico. Quasi tutt'intorno fosse adesso il limite tra il regno dei vivi e quello dei morti. Ardea si segnò ed uscì anch'egli dalla Cappella dell'Apparizione, raggiungendo il suo forte rivale. “Fino alla morte.” Tuonò il misterioso cavaliere, per poi estrarre la sua spada. Ed Ardea estrasse anch'egli la sua. http://www.abc.es/Media/201509/30/ca...l--644x362.jpg |
Milord. .questo brano è degno di un poema epico.
Quale sarà la sorte di Ardea..vedremo..egli ha San Michele Arcangelo a proteggerlo. |
Vengono i brividi all'idea di quanta attesa ci sia dietro questo duello.
Ora finalmente è giunto il momento. Trattengo il fiato |
"Chi è mai questo re della gloria?
Il Signore degli eserciti è il re della gloria." (Salmo 24) I due sfidanti erano uno di fronte all'altro. Avvolti dall'umidità fitta ed incantata di quel Sacro Monte. La pioggia aveva smesso di colpo di scendere ed un solenne silenzio ora dominava quel Santo Luogo. Il misterioso cavaliere alzò il suo poderoso spadone verso il cielo, quasi a sancire, come se fosse un carnefice proclamato da un alto tribunale, la condanna del suo avversario. Arda alzò allora la sua spada e la mortale tenzone iniziò. In un attimo i due sfidanti si lanciarono uno contro l'altro, animati da una forza, una rabbia ed una determinazione quasi inumana. L'acciaio delle loro spade cominciò a tintinnare, scintillare ed echeggiare, squartando l'irreale silenzio che aveva dominato fino a quel momento. Il misterioso e bardato cavaliere menava colpi pesanti, possenti e precisi, tanto che solo a fatica Ardea riusciva a contenerli ed ogni volta sentiva scricchiolare la lama della sua indistruttibile spada. Ogni colpo sembrava più forte e mortale del precedente ed ogni volta il Taddeide pensava di veder spezzata la sua spada sotto quella del suo terribile rivale. Quel cavaliere misterioso pareva animato da un odio non comune, spinto da un'indomita determinazione quasi a compiere una missione. Si, quella contesa sembrava più una missione che il forte cavaliere voleva portare a compimento. Una missione simile ad un'esecuzione. L'esecuzione di Ardea de'Taddei. Ma chi era davvero? Uno spettro giunto dall'Aldilà? Un demonio arrivato per reclamare la sua anima? Chiunque fosse, adesso vestiva i panni di un giudice, di un giurato e di un boia. La tenzone continuò a lungo. Continuò, come volta a fiaccare Ardea, a sfinirlo nel corpo e nello spirito, a farlo piombare vittima di una disperazione e di una rassegnazione senza fine. A scaraventarlo nel baratro infinito, nell'abisso senza fine delle miserie umane. Come i demoni fanno con gli uomini. Estenuarli, disperarli, rassegnarli. E forse quel misterioso cavaliere era davvero un demone, pensava il Taddeide. Un demone giunto per punirlo dei suoi peccati. E la tenzone continuava. E quel cavaliere pareva non accusare fatica, né mostrare debolezza alcuna. Sembrava invincibile, senza punti deboli. Ardea poteva solo difendersi. Ma quanto avrebbe resistito? Ormai sentiva le forze abbandonarlo. Non sarebbe riuscito a parare quei colpi a lungo. Doveva osare. Doveva tentare lui un attacco. Un attacco mortale e forse disperato. Caricò allora il braccio con tutta l'energia che gli era rimasta. Con tutta la forza che ancora pulsava nel suo cuore. Riuscì a schivare l'ennesimo attacco del suo formidabile avversario e si ritrovò pronto a rispondere. “Ora o mai più...” disse fra sè. Un attimo dopo menò un forte e preciso fendente, tanto possente che colpendo il braccio del misterioso cavaliere fece volare via la sua spada, che andò a spezzarsi contro una pietra levigata. E visto il suo rivale senza più la spada in pugno, Ardea tentò il colpo di grazia. Un nuovo fendente lanciò così verso la testa bardata del suo nemico. Ma questi bloccò con la mano il braccio del Taddeide. I due restarono così a lungo a fissarsi. Il misterioso cavaliere spinse allora indietro Ardea e si tolse l'elmo, mostrando così al Taddeide finalmente il suo volto. http://3.bp.blogspot.com/_llhIl7XINo...libur8blog.jpg |
Che emozione...leggere la singolar tenzone, per un momento ho pensato Ardea non ce la facesse. Chi sarà il misterioso cavaliere?
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Bellissimo racconto, milord... questo cavaliere sembra davvero invincibile, ma sono certa che Ardea saprà come uscirne vittorioso...
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"Ma mentre era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione; corse, gli si gettò al collo e lo baciò."
(Vangelo secondo Luca) Il misterioso cavaliere si tolse l'elmo, mostrando così finalmente il suo volto. Ed Ardea, incredulo, restò a fissarlo. Gli parve prima di sognare, poi pensò di essere diventato folle. E lo guardava. Guardava gli occhi chiari, i capelli lunghi ed argentati, la fronte imperlata di sudore, l'espressione fiera, i tratti marcati ma regolari. E più Ardea guardava quel volto, più sentiva il senno venirgli meno. “Tu...” disse con un filo di voce il Taddeide “... tu...” lasciando cadere la spada a terra, che finì per conficcarsi nel terreno. Il cavaliere bardato lo osservava in silenzio. “Tu...” ancora Ardea. “Si, figlio mio.” Annuì il cavaliere ed altri non era che suo padre il duca Taddeo. Ardea allora avvertì le ginocchia piegarsi, quasi incapaci di sostenerlo e si ritrovò inginocchiato ed in lacrime davanti a suo padre redivivo. “Tu...” piangendo Ardea. “Si, figlio mio.” Suo padre, per poi avvicinarsi ed aiutarlo ad alzarsi. “Ho dovuto.” E lo strinse a sé. E forte Ardea si strinse nelle braccia del padre che lo sosteneva. “Padre... padre mio!” Gridò in lacrime Ardea. “Dovevo sapere...” il padre a suo figlio “... sapere se mi amavi ancora, se eri degno di essere mio figlio e duca... dovevo, ragazzo mio... dovevo saperlo dopo i tuoi trascorsi a corte... dopo il tuo abbandono e smarrimento... dovevo saperlo, in Nome del Cielo...” “Padre mio!” Di nuovo Ardea, per poi affondare nell'abbraccio di suo padre. “Ti ho seguito ovunque...” Taddeo “... in ogni contrada... in ogni Questione... ti ho seguito, figlio mio... ti ho visto sfidare la morte e poi tornare alla vita ogni volta, impugnando Parusia e liberando una dopo l'altra le terre del nostro ducato... ti ho visto compiere ciò che solo un vero e degno Taddeo può fare... ora che sei ancora mio figlio... che ti sono caro come tu lo sei a me... che sei all'altezza di essere duca... che sei grande come il nostro casato impone... e so che darai degna discendenza al nostro nobile ed antico nome...” E restarono così stretti l'uno all'altro, mentre la pioggia, come se un incanto si fosse finalmente spezzato, riprese a scendere dal Cielo. Scendeva a purificare la terra e gli uomini. A bagnare, come un Mistico Battesimo, quei luoghi e quel casato. Trascorsero così lunghi momenti di lacrime gioiose e di religioso silenzio. Tutto ciò mentre ancora una volta si udì il rintocco della campana, come a proclamare la fine di quel lungo cammino di sacrifici, sofferenze e lotte. “La mia discendenza...” mormorò ad un tratto Ardea, ancora stretto a suo padre. “Si.” A lui il duca. “Va da lei.” Ed Ardea annuì. https://upload.wikimedia.org/wikiped...o_e_Ulisse.png |
Ho letto questo pezzo col fiato sospeso, appena sveglia, devo dire che è davvero bellissimo e carico di emozioni.
Una scena che da senso a tutto. E ora finalmente Ardea potrà tornare dalla sua amata! |
"Felicità e grazia mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita, e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni." (Salmo 23) Il bosco di Acerna. Folto, verdeggiante e lussureggiante avvolgeva l'intera contrada arroccata attorno al suo antico maniero baronale. Sferzata da un lieve e dolce vento che lambiva da Settentrione, Acerna pulsava armoniosa, ormai libera dal terribile tributo di orrore e morte a cui era stata sottoposta. E appena fuori le mura, in una radura irregolare, circondata da pini, olmi, faggi, querce, ingentilita dal profumo di fiori di campo ed impreziosita dai frutti odorosi che come gemme oscillavano al tiepido Sole, dove un tempo sorgeva qualche nobile magione ed ora ridotta ad antichi e consumati muri ammantati di muschio ed eriche, alcune cortesi fanciulle trascorrevano il tempo sedute in cerchio ad attendere il vivace corso del meriggio. La pioggia era cessata e l'umidità rendeva quel frammento di bosco intriso di un fascino ancestrale ed incantato. Tuttavia il cielo era ancora per metà gonfio di alte e dense nuvole e la pioggia sembrava prossima a ripresentarsi. L'aria però era fresca e odorosa di acqua piovana, rendendo il soggiorno di quelle fanciulle ameno e spensierato. Tra esse però, quasi tutte divertite e frivole, vi era una dama che per bellezza e tristezza superava tutte le altre. I corvini e lucenti capelli erano tenuti fermi da una spilla d'oro, lasciando così il bellissimo viso, di un bianco d'alabastro perfetto, libero di mostrare mestizia e solitudine. Gli occhi, chiari e trasparenti, parevano spenti di quella luce che rende una donna atta ad ispirare cavalieri ed artisti. “Tocca a voi, milady.” Disse una delle ancelle a Cramelide. “Cosa?” Destandosi lei. “Oh, si... ma temo di aver perduto ancora...” sorridendo appena. “Il gioco non vi ispira, milady?” Un'altra delle ancelle. “Siete voi ad essere troppo abili, amiche mie.” Cramelide, per poi voltarsi sospirante a guardare il bosco. Ed in quel momento trasalì. Restò un lungo istante a fissare l'orizzonte boscoso, per poi alzarsi in piedi. Le altre fanciulle seguirono così il suo sguardo e si accorsero di una nobile figura a cavallo ferma dove cominciava la boscaglia. Cramelide prese allora a camminare verso la figura. Prima piano, poi, tenendo con le mani il suo lungo abito, sempre più velocemente. E correva verso quella nobile sagoma che era immobile a guardarla. E correva felice di gioia, con un meraviglioso sorriso ad illuminarle il volto e perlate lacrime ad arrossirle gli occhi. Il destriero nitrì forte ed il cavaliere smontò con agilità e grazia da esso. Un attimo dopo lei lo raggiunse, terminando la sua commossa e felice corsa fra le braccia di lui. Ardea e Cramelide restarono così, stretti l'uno all'altra, per momenti che parvero eterni, mentre le ancelle intonarono un gioioso canto di ringraziamento al Cielo. Allora il cavaliere salì di nuovo in sella al forte destriero ed aiutò la sua dama a fare lo stesso. E insieme cavalcarono verso il castello ducale, dove il duca Taddeo li attendeva. http://imgc.allpostersimages.com/ima...ound-table.jpg Per Misericordia di Dio termina così l'epopea di Ardea de'Taddei. La sua infanzia, l'adozione a figlio del duca, poi le sue colpe e le terribili Questioni. Le astuzie di Biago, l'invulnerabilità di Parusia ed il sorriso ritrovato di Cramelide. Tutto ora giace nella medesima leggenda, narrata dai bardi e racchiusa fra le mura del palazzo ducale di Capomazda per Volontà Divina. Ma la Religiosità e l'eroismo di Ardea ed il suo Amore per Cramelide rivivono ancora oggi nelle imprese che da secoli i suoi successori compiono per dimostrare al Cielo ed a se stessi di essere degni del loro sangue e per mostrare agli uomini come la Fede, la Grazia e la Gloria di Dio abbiano reso eroica ed eterna questa nobile discendenza. http://www.kricio.com/uploads/6/6/4/...720082.jpg?766 Fine +++ |
Che sogno. .svegliarsi al mattino e vedere Ardea vincitore assieme alla sua amata Cramelide.
Avete scritto "Fine" ma chissà come è proseguita la loro storia. Grazie per avermi fatta sognare milord. .ho amato e amo profondamente questo racconto e un complimenti meritato a Voi che lo avete narrato con maestria e passione. |
Com'è andata la storia in seguito, milady?
Beh, direi benissimo, visto che io sono qui a raccontare, no? ;) Sono io a ringraziare voi, lady Altea, per il coinvolgimento mostrato nel leggere quest'antica storia di armi, cavalieri, Amore e Fede :smile: |
Citazione:
Eh si, è stato molto coinvolgente, ma sono certa qualche volta mi narrerete ancora di Ardea, che ormai è uno dei miei eroi, e la bellissima e sognante Cramelide. :smile: |
Ricordo ancora quando iniziai a leggere questa storia incompiuta.
Era uno di quei sabati in cui Camelot è orfana del suo Primo Cavaliere. Erano molte pagine, ed era ferma da anni ormai. Mi sono immersa in quella lettura, che mi ha accompagnato per diverse settimane. Più leggevo più capivo quanto custodisse, quanto fosse speciale. E il caso volle (ma nulla accade per caso, dico bene?) che mentre leggevo voi ricominciaste a scrivere. E quando un nuovo capitolo ha preso vita, a me mancavano alcune pagine. Allora le ho lette tutte d'un fiato, quello sesso giorno. E da lì, ho aspettato con ansia ogni nuovo capitolo, ogni tassello di quella storia speciale. Ho amato ogni cosa di questa storia, l'evoluzione interiore di Ardea, la lealtà di Biagio, l'Amore di Cramelide, le questioni. È inutile che stia qui a dirvi poi quanto la vostra bravura di narratore abbia reso viva questa storia, no? Dopotutto sapete quanto adori i vostri scritti. Ma so che questo è speciale. Vi ha accompagnato per tanti anni e sono sicura che ora, ora che è compiuta, vi ha lasciato qualcosa, vi ha lasciato molto. E nel narrarla su queste pagine, avete lasciato molto anche a noi. Grazie milord. Se non sbaglio, poi, una profezia narra che solo quando il poema di Ardea sarà compiuto sboccerà il Fiore Azzurro. Quindi chissà che nel nostro prossimo viaggio, non sbocci davvero. ;) |
Lady Clio, vi sono debitore per la passione della vostra lettura e sono lieto che abbiate apprezzato e soprattutto compreso quanto sia speciale questa storia.
Ci son voluti anni per portarla a termine, tra impegni, svaghi, sogni, idee, speranze, desideri e sogni. L'epopea di Ardea è intimamente legata a tutto ciò che scrivo ed è abbastanza magica da riguardare miti lontani, come la Gioia dei Taddei e la ricerca del Fiore Azzurro. Per questo, come ben ricordate, vi è una profezia su quest'antica storia ;) |
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