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Non capivo nemmeno se l'indifferenza di Odigel mi urtasse o meno, in questo momento, ero troppo sconvolta per pensarci, allora uscii, con Busk al mio seguito, cercando di calmarmi per provare a pensare lucidamente.
Dovevo intervenire, dovevo fare qualcosa, al più presto. "Dobbiamo andare da Barber... O forse... Forse dobbiamo andare da Goz e dirgli di arrestarlo..." senza sapere che fare. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
Ascoltavo rapita il mio padrone che parlava, e più parlava e più mi chiedevo come potesse essere giunto a una conclusione così complicata.
Era davvero la persona più arguta che esistesse. Quando poi mi ordinò di fare i bagagli annuii e salii in camera a preparare tutte le nostre cose per tornare a casa. Chissà quali nuovi misteri ci avrebbero aspettato. |
"Andiamo da Goz." Disse Busk a Gwen. "Il Borgomastro è il solo che può aiutarci."
Intanto Destresya e Odigel stavano lasciando il borgo. "Una società segreta che nel giro di 2 o 3 secoli sogna di spodestare la Chiesa di Roma..." mormorò lui "... non male... peccato sia visionaria come idea... L'Esercito dei 16 Topi..." |
"L'esercito dei 16 topi, è così che si chiamavano?" chiesi, divertita al mio padrone "Beh, magari non ci riescono solo perchè non hanno qualcuno di arguto come voi nelle loro fila.." con un sorrisetto divertito.
Anche quella volta il mistero era stato svelato grazie al mio signore. |
Il nome nasconde un significato, ragazza mia..." disse Odigel a Destresya "... sai trovarlo?" Mettendola alla prova.
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Pensavo e ripensavo a quel nome, cercando di trovarvi un significato, ma senza riuscirvi.
"Temo di no, signore..." sconsolata "Che cosa nasconde?" incuriosita. |
Annuii, il viso ancora bagnato dalle lacrime.
Speravo stavolta ci ascoltasse, avevamo delle prove concrete in mano e mio padre era ancora sotto le grinfie di Barber, ciò significava che poteva fargli qualsiasi cosa e volevo impedire tutto ciò. Non mi importava nulla dell'Arciduca, della Chiesa, né di tutti coloro che volevano boicottarli. Volevo solo salvare mio padre e fare giustizia per tutti coloro che erano morti. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
Gwen era solo una figlia che voleva salvare suo padre adottivo. Una ragazza che voleva giustizia per i tanti innocenti uccisi da quella follia.
Ma non si può trovare giustizia, nè pretenderla, senza schierarsi, senza scegliere tra il Bene ed il male. Lei e Busk arrivarono alla casa del borgomastro e furono da lui ricevuti. "Che strano orario per andare in giro..." disse Goz ai 2 ragazzi, mentre stava a tavola davanti ad una corposa cena. Nel frattempo, appena fuori Monsearcl, Destresya e Odigel discutevano sulla misteriosa società segreta. "L'Esercito dei 16 Topi..." lo scienziato "... 16 è un numero simbolico... mentre i topi sono gli animali più simili ai primi mammiferi apparsi sulla Terra... sono perciò gli antenati dell'uomo ed accettare questo cancella ogni ipotesi religiosa sulla Creazione Divina..." rise "... l'uomo da Immagine e Somiglianza di Dio... a quella diun topo..." divertito. |
Arrivammo da Goz che si era già messo a tavola per cenare.
Onestamente, fra me e me, non mi dispiaceva neanche un po' disturbarlo. A quel punto, gli raccontai tutto ciò che lo scienziato ci aveva detto, includendo Barber, tutto ciò che aveva contribuito a fare e naturalmente parlai anche di mio padre. Speravo stavolta di convincerlo e speravo che non mi costringesse a farmi giustizia da sola. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
Ascoltai attentamente il mio padrone mentre risolveva quell'enigma intricato con tanta facilità.
"Non ci sarei mai arrivata..." sorridendo "Beh, sembra davvero un mondo distopico!" pensierosa, per poi mettermi a guardare il mondo davanti a noi. "Beh, quale sarà il prossimo mistero da svelare?" sorridendo. |
Goz scosse il capo, continuando a mangiare e a bere, senza curarsi più di tanto delle parole di Gwen.
Ma proprio in quel momento uno dei servi del borgomastro corse a riferire che un uomo chiedeva di essere ricevuto. Si trattatava di un uomo dal capo incappucciato e nel cortile aeva portato un carretto con un telo sopra. "Ecco la vostra belva." Disse lui, svelando poi la sua identità. "L'ho abbattuta circa un'ora presso la palude." Rivelò Reddas. "Ora le stragi cesseranno." "Voi?" Stupito Goz. "Si, Sua Grazia il vescovo mi ha richiamato ed io non fallisco mai 2 volte." Si trattava di una grossa iena maculata. L'animale aveva sul dorse una sorta di corazza con degli aculei. "Questo significa" fece Goz ancora incredulo "che..." "Esatto." Annuì Reddas. "Che qualcuno ha portato qui quest'animale, probabilmente dall'Africa e l'ha addestrato." "Ma chi può essere così folle e malvagio?" Goz con rabbia. "Non lo so." Reddas. "Sono un cacciatore, non un poliziotto." Goz fece allora chiamare Elv. A questo punto la storia raccontata da Gwen assumeva contorni molto diversi. Il primo indiziato fu naturalmente Barber e quando andarono nel suo studio lui non c'era più. Era rimasto solo il paziente dal volto fasciato che riposava. Aveva perso la memoria e Barber per questo, con ogni probabilità, l'aveva lasciato in vita. O forse non aveva avuto il tempo di ucciderlo. Nello stesso istante Destresya e Odigel avevano ormai lasciato Monseracl, diretti verso nuove avventure. Fine episodio +++ |
Effetto Santa Caterina
“Come l'amore cresce dentro di te, così cresce la bellezza. Perché l'amore è la bellezza dell'anima.” (Sant'Agostino) La sala d'attesa dell'aeroporto di Afragola City era un oceanico via vai di gente. Un vocio continuo, cacofonico, indecifrabile, dai mille suoni e dagli infiniti colori si ammassava e riempiva l'aria. Due belle ragazze, una bruna ed una bionda, apparvero agli arrivi nel folto gruppo di nuovi arrivati da Parigi. "Ma guardati..." disse la bruna alla bionda "... chi l'avrebbe mai detto che quel ragazzo ti avrebbe ridotta così..." "Piantala, scema..." sottovoce la bionda "... e mi raccomando acqua in bocca con Al, chiaro? O dirò a Bob di quel personal trainer." "Massì, saranno i nostri segreti." Ridendo la bruna. Videro allora due ragazzi che le attendevano all'uscita. "Aaaaaalllll!" La bionda correndo verso uno di loro. "Mi sei mancato tantissimo!" "Bob, amore mio!" La bruna abbracciando l'altro giovane. "Io e Al" mormorò Bob "abbiamo preotato due tavoli al Caffè Licolas per festeggiare il ritorno delle nostre belle!" "Evviva!" In coro le due ragazze. "Però, bei cavalieri, dovete concederci qualche minuto per sistemare il trucco, ok?" Sorridendo la bionda. "Vi attenderemo una vota intera!" Esclamò galante Bob. "Si, ovvio!" Divertito Al. Le due ragaze si allontanarono, verso i bagni delle signore, senza però mai più far ritorno. Le loro foto giacevano sulla scrivania, fra lattine vuote di Coca Cola, cartoni unti di pizza e la glassa sciolata di paste e ciambelle. "Altre due ragazze scomparse nel nulla..." fumando il commissario Goz "... a quanto siamo?" "A sei, commissario..." rispose l'agente Lion "... sei ragazze sparite nel nulla, come volatilizzate in un solo mese. Unico punto in comune fra loro è la bellezza." "Detesto questo genere di casi..." mormorò Goz "... già immagino la stampa... lo chiameranno il maniaco della bellezza o qualcosa di simile..." scuotendo il capo. "Sarà il solito bastardo con turbe psichiche, commissario." Fece Lion. "Forse un impotente che rapisce ed uccide le vittime per sfogare i suoi istinti, chissà..." "No..." fissandolo Goz "... stavolta sento che c'è qualcosa di diverso.. il mio istinto ed il mio intuito mi dicono altro... qualcosa di misterioso... di oscuro..." pensieroso Goz. https://i.pinimg.com/originals/98/9d...e1ac9b9ba0.jpg +++ |
Da quando avevo iniziato questa carriera, non avrei mai pensato che la cosa potesse coinvolgermi così personalmente.
Non avrei mai pensato che una delle mie più care amiche potesse scomparire nel nulla, dall'oggi al domani. All'inizio, avevo cercato di concentrarmi sulla sua vita privata, sulla gente che conosceva e frequentava al di fuori del nostro giro di amicizie comuni, per fortuna avendo un'agenzia investigativa mi era piuttosto semplice sfruttare certi mezzi. Tuttavia, nel momento in cui tante altre ragazze erano scomparse, oltre Kim, nessuna di loro vicina a lei, avevo capito che si trattava di qualcosa di più grosso, qualcosa che aveva radici ben più profonde e, se il caso, ancora più complesso da studiare. Sarebbe stato molto più semplice se si fosse trattato di qualcosa di personale. Sarebbe stato più semplice se io non avessi dovuto usare le mie nozioni di criminologia per ritrovarla e fosse stata ancora con me. Molti avrebbero detto che ero troppo coinvolta per indagare sul suo caso, ma dovevo farlo. La polizia non sembrava aver mosso chissà quanti passi avanti ed io dovevo, dovevo risolvere il caso, adesso era un fatto molto personale e non mi sarei fatta scappare la possibilità di farle giustizia o, magari anche di trovarla, mentre osservavo ancora una volta le informazioni sul mio pc, alla scrivania dell'agenzia. https://image.forumfree.it/1/2/7/4/0...1594739805.jpg |
Gwen passò in rassegno al suo PC tutte le poche informazioni circa la misteriosa scomparsa di Kim.
Come per gli altri 5 casi di ragazze scomparse, anche per Kim c'erano pochissime informazioni. La ragazza il giorno della sua sparizione aveva posato per un noto fotogtafo, Elv Bell e uscendo dalla sua agenzia ha percorso due isolati a piedi verso Mezzanotte, senza arrivare mai alla stazione della metroplitana. Svanita nel nulla, come le altre cinque ragazze. |
Non mi stupiva che ci fossero poche informazioni, chi aveva architettato tutto si era guardato bene dal lasciare in giro ogni sorta di indizio o prova.
Sapevo che il giorno della sua scomparsa era stata ad un servizio fotografico, con un noto fotografo, Elv Bell e verso mezzanotte, mentre si dirigeva verso la metropolitana, non era mai arrivata. L'unica cosa da fare, era controllare sul posto, nella speranza di trovare qualche elemento che mi fosse d'aiuto. Decisi che avrei preso l'indirizzo dell'agenzia fotografica, per controllare prima i dintorni e per fare poi qualche domanda allo stesso Bell. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
Fu un lungo volo, mio padre leggeva il suo quotidiano di fiducia da anni mentre osservavo fuori dal finestrino dell' aereo le nuvole che si gonfiavano.
Gli scrissi sul tablet di leggermi le ultime notizie, ebbe una titubanza ma lesse il primo articolo ovvero delle ragazze scomparse, si diceva fossero bellissime. Sgranai gli occhi e scrissi sul tablet "Ancora? Inizio ad avere paura, forse non avrei dovuto accettare l' eredità di nonno Mandus ad Afragola City ma tanto chi vorrebbe una ragazza muta come me". Mio padre ripiegò il giornale senza rispondere. Era successo solo un anno fa quell' incidente fatale dove la mia sorella gemella era morta. Cosa legava questo fatto alla mia situazione? Ero io alla guida, ero sobria ma in quel party dove io e lei eravamo famose come le "gemelle modelle" qualcuno aveva pensato bene di versare qualcosa nella mia bevanda. Tutto si era appannato, era il solo ricordo che avevo. La strada si accorciava per poi allargarsi, poi diventata sfocata finchè il buio completo. Quando mi svegliai in quel tetro ospedale il dottore in modo brusco mi disse che mia sorella era morta e che nelle mie analisi vi erano state trovate tracce di anfetamine, dissi a malapena che non avevo assunto droghe, ne ero sicura e apparvero un poliziotto e un comandante della polizia. Furono bravi e mi avevano creduto e grazie al mio aiuto e testimonianza riuscirono a scoprire quel traffico di droghe che circolava nel mondo che frequentavo e fui trascinata a mia insaputa. Ma la ferita dentro non si riemarginava, me lo dicevano tutti non era colpa mia ma mia sorella era morta. E tale fu lo stato depressivo e lo choc di quel periodo che parlavo per mezzo di un tablet. Mio nonno Mandus morì, ormai anziano, e mi elesse unica erede ad Afragola City, possedeva un antico palazzo e sontuoso, avevamo sangue nobile ma la sua volontà più grande era farmi guarire dal suo medico di fiducia, luminare dell' Afragola City Hospital. Stavo seduta nel tavolino della sontuosa dimora, tutto era avvolto dall' antico e dai miti che avevano rese famose quelle Terre molti anni prima. Tutti i servitori si prodigavano a servire Mademoiselle De Bastian, come mi chiamavano. Io li guardavo nei loro sorrisi di convenienza, sperando io potessi parlare da un momento ad un altro. Presi l' acqua calda dal Samoivar in argento, la versai nella pregiata tazza francese di epoca settecentesca, ogni piccolo dettaglio era curato, le foglie di tè nero di Ceylon alla rosa maceravano dando aroma e profumo alla stanza e presi il giornale per leggere, mentre finalmente potevo gustare la colazione in pace. https://i.pinimg.com/564x/c9/db/9b/c...e682c22a6d.jpg |
Mentre Gwen faceva ordine nella sua testa e tra le possibili piste da poter seguire, qualcuno arrivò nella sua agenzia.
Era un uomo alto ed asciutto, dai capelli bruni e gli occhi scuri, l'espressione seria e un che di enigmatico nello sguardo. Tutti elementi e particolari che ormai non passavano più inosservati da parte di Gwen nel guardare gli altri. Inoltre quel volto aveva un che di vagamente familiare per lei. "Buongiorno..." disse entrando "... vorrei parlare con il titolare di quest'agenzia." Fissandola. https://mediamass.net/jdd/public/doc...rities/201.jpg |
Erano giunti da un giorno, quindi da pochissimo, Altea e suo padre nella loro nuova dimora.
Si trattava di un magnifico ed antico palazzo, appartenuto da almeno tre secoli dai De Bastian. Collocato appena fuori città, a circa desedici miglia da Afragola City, era stato acquistato dal VI° conte De Bastian in seguito al matrimonio di sua figlia con il nipote del duca. La nobile dimora era racchiusa da ampi cortili inquadrati fra vasti giardini, il tutto circondato da diversi ettari di terra che formavano l'intera tenuta di famiglia. Oltre ad Altea e suo padre nel palazzo c'erano il maggiordomo Hattim, la signora Muss che era governante e il vecchio giardiniere Comin. Naturalmente tutti i devoti servitori, da anni al servizio della famiglia De Bastian, avevano premure particolari per la ragazza affetta da mutismo traumatico. |
Silenzio e silenzio, il mio malessere interiore si amplificava.
Mi alzai di scatto, presi il tablet ed uscii nei giardini della dimora. Un lieve sorriso nel viso, potevo udire lo scroscio della antiche fontane che da secoli zampillavano e mi incamminai nei vialetti assolati e pieni di vegetazione che, almeno, rinfrescavano dalla calura estiva. Osservavo rapita il Palazzo, sapevo che qui una mia antenata aveva amato, con devozione e passione ricambiata, il nipote del Duca. Forse era questo il segreto di questo Palazzo, avevo trovato una sorta di pace interiore, mi soffermai ad annusare le rose inglesi, frutto del lavoro del vecchio Cumin. |
Altea scese in giardino, volendosi godere il caldo Sole di Luglio che baciava, forse anche troppo, la terra Afragolignonese.
Il profumo dei fiori ed una lieve brezza intrisa di aromi campestri ingentiliva la mattinata, attenuando la malinconia della modella. A volte nel vento Altea aveva quasi la sensazione di sentire la voce di sua sorella che la chiamava. Ma erano solo attimi, illusioni e visioni che si perdevano nel silenzio del suo mutismo. Ad un tratto lei vide la sagoma di un omino che si avvicinava. "Mademoiselle..." disse arrivando il vecchio Comin "... suo padre vuole che rientri in casa... sta arrivando il medico che la terrà in terapia." |
Rimasi immobile davanti a quel roseto, il vento portava a tratti la voce di mia sorella ma era solo la mia mente a sentire la sua risata, la voce allegra.
Cumin arrivò di fretta, annuii con la speranza di poter tornare se non alla vita spensierata di prima ad una vita normale, che mi consentisse di interagire con gli altri. Scrissi a Cumin sul tablet di portarmi dal dottore e dal luminare e gli scrissi pure gli ero grata della gentilezza con cui mi aveva accolta. |
Altea rientrò in casa e dopo circa mezz'ora un'auto arrivò nella tenuta dei De Bastian.
Da essa scese un uomo dai modi brillanti, moro e di bell'aspetto. Il padre di Altea accolse il dottore e lo portò nel salone grande, per poi mandare a chiamare sua figlia. Lei allora vide da vicino quel medico, dai tratti e dai modi tipicamente Afragolignonesi. "Mia cara..." disse suo padre "... ti presento il dottor Hiss." "Molto piacere, signorina Altea." Lui porgendole la mano. https://style.corriere.it/wp-content...-3-640x967.jpg |
Dopo un pò arrivò il dottore, lo squadrai attentamente e sorpresa. Mi aspettavo sicuramente un dottore attempato, vidi la sua mano.
Non ero titubante, d' altronde ero una De Bastian e avevo un onore da sostenere, soprattutto in quella dimora. Così strinsi la sua mano e annuii leggermente e guardai mio padre, mentre squadravo quell' uomo dai tratti molto Afragolignonesi...Hiss..questo era il nome del dottore e iniziai a ripeterlo più volte nella mente. A volte diventava labile, mi sentii a mio agio, forse un dottore giovane sarebbe stato meglio ma speravo non fosse inesperto. Ma era stato mio nonno Mandus a sceglierlo quindi doveva sapere il fatto suo. Scrissi sul tablet "Ben arrivato dottor Hiss, spero lei sappia guarirmi, rivoglio la mia vita!" |
"Vi lascio soli." Disse il padre di Altea. "Così lei, dottore, potrà conoscere meglio mia figlia." Ed uscì.
"Bene." Disse Hiss rimasto solo con lei. "Ho letto le sue schede mediche e ipareri dei vari medici che l'hanno avuta in cura. Inoltre nelle lunghe chiacchierate con suo nonno lui mi ha raccontato molto riguardo il tragico incidente e la brutta storia delle droghe. La medicina e le diverse terapie possono molto, ma lo sforzo maggiore deve partire da lei, signorina Altea. Lei deve voler guarire, avere la forza di rompere il muro di silenzio che la sta avvolgendo. Io le darò tutto il mio aiuto ma voglio da lei forza e determinazione." Fissandola negli occhi. "Inoltre, non amando molto la tecnologia, che trovo fredda ed impersonale, mi piacerebbe, almeno nelle nostre sedute, che lei adoperi carta e penna e non più il tablet. Scrivere a mano a mio parere non è solo più poetico, ma coinvolge in pieno mente e cuore, sensi ed istinto. Io credo che possa aiutarci precchio a lungo andare, signorina." |
Ero intenta a cercare sul web l'indirizzo del fotografo, quando il campanello sulla porta tintinnò.
Alzai infatti lo sguardo e notai un uomo dagli occhi scuri ed enigmatici ed il portamento composto, oltre ad una strana faccia familiare. E mi chiesi dentro di me quale fosse il motivo. "Sono io, mi chiamo Gwen, mi dica" con un sorriso educato, mentre annuivo. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
Ascoltai attentamente il dottor Hiss...sfondare il mio muro di silenzio...oh, facili parole ma fortemente vere. Tutto doveva partire da me, istintivamente mi sedetti sullo scrittoio, aprii un cassetto e presi della carta filigranata e il pennino antico, lo intinsi di inchiostro e iniziai a scrivere...scrivere...quanto tempo non lo facevo. Sorrisi leggermente al dottore e scrissi "Dottor Hiss, è difficile esprimere ciò che il mio cuore incantenato vorrebbe urlare. Non ho usato droghe, mi hanno ingannato e io...stupida...mi sono fidata di gente sbagliata. Ora mia sorella sarebbe stata qui? E' colpa mia, solo mia..nessuno mi colpevolizza, ogni tanto mi sembra di sentirla".
Porsi la lettera al dottore e sorrisi, versando del tè nero in una tazza, l'acqua era ancora calda nel Samovar e dopo pochi minuti porsi una preziosa tazza al dottore sorridendogli. Si, mi sentivo a mio agio, aver scritto dopo tanto tempo era stato un sollievo, era stata la mia mano a imprimere quelle frasi crude e dolorose, non un computer. |
"Cercavo un'agenzia di inestigazione privata..." disse l'uomo a Gwen "... volevo assumere un detective privato e mi hanno fatto il suo nome come criminologa." Fissandola. "Mi chiamo Herbert Smas."
In quel momento Gwen ricordò quel volto e quel nome, avendo visto di sfuggita quell'uomo mesi prima. Era infatti uno dei professori di Kim, visto che la ragazza frequentava l'università. |
Hiss lesse il biglietto scritto da Altea, mentre lei preparava del tè.
"Sua sorella è morta non per colpa sua, signorina." Disse. "Se ne convinca. Non è colpevole e neppure responsabile. E ha già pagato più del dovuto per quella storia. Se non si libererà dei suoi sensi di colpa, ci saranno sempre delle ombre, come fantasmi, a tormentarla." Fissandola, per poi assaggiare il tè. |
"Ma certo, hanno fatto bene, si accomodi" indicandogli una delle due poltrone.
Però, il nome non mi era nuovo. Pensai, pensai... E alla fine ricordai. Ma certo. Era il professore di Kim. "Per caso... Per caso lei era uno dei professori di Kim?" gli chiesi dunque "Mi scusi, è che è mia amica e mi parlava spesso dei suoi corsi universitari, di lei e ho subito ricordato il suo nome" aggiunsi, guardandolo. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
"Si." Disse lui con uno sguardo stretto, con i suoi occhi scuri che parvero farsi vaghi, sfuggenti.
Un istante che però l'occhio attento di Gwen notò subito. "Si, era..." continuò lui, per poi subito esitare "... è una mia studentessa... e in verità è proprio lei il motivo per cui sono qui oggi, dottoressa." Fissandola. "Le secca se fumo?" |
Per un attimo, il suo sguardo fu vago, sfuggente, una crepa impercettibile in un'armatura impeccabile.
Ascoltai le sue parole ed era chiaro che fosse qui per lei, stavo già iniziando a formulare qualche ipotesi. "Certo che no, anzi le faccio compagnia" con un sorriso conviviale, mentre anch'io prendevo una sigaretta. "Dunque, ha per caso qualche informazione da condividere? O è qui per trovarne?" chiesi allora, senza fronzoli. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
Rimasi immobile ad ascoltarlo, lo osservai bere il tè e scrissi frettolosamente sulla carta "Come può dire non sono colpevole, lo so che sono stati quei maledetti...ma....sono stata una stolta...lo ammetto dottore, per lei per cosa è morta Sophie?"
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"Lasci, ne prenda una delle mie, dottoressa..." disse lui porgendo a Gwen il suo pacchetto di sigarette "... naturalmente sono qui per avere risposte..." fissandola mentre la faceva accendere "... voglio assumerla per ritrovare Kim."
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Hiss lesse il biglietto di Altea.
"Sua sorella è morta per una fatalità." Disse. "Forse ha commesso degli errori, tutti ne facciamo, ma alla fine è stata una vittima. Come lei del resto. Anche lei, signorina Altea, è stata vittima e ha pagato amaramente. Se non abbandonerà questi sensi di colpa non riuscirà mai a reagire. Sua sorella è morta e lei deve ringraziare il Cielo di essere ancora viva. Viva per lei edanche per sua sorella, oltre che per la sua famiglia." Lui deciso a farle comprendere la verità. |
Sorrisi prendendo una delle sue sigarette.
Mentre la accendevo confermò poi che voleva assumermi per trovare Kim. Annuii lentamente, riflettendo. "Sì beh, sto già conducendo delle indagini su di lei, non potevo fare altrimenti, anche se al momento le informazioni scarseggiano" commentai. "In che rapporti è con Kim?" gli chiesi poi, con tono tranquillo. Avevo idea che non fosse esattamente un semplice rapporto accademico, altrimenti non sarebbe venuto qui, ma volevo che fosse lui a dirmelo. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
"Glielo ho detto, dottoressa..." disse Herbert fumando "... è una mia studentessa... molto brillante e sulla quale puntavo parecchio. Le ho sempre proposto di intraprendere la strada del dottorato" fissando Gwen "e di lasciar perdere le sue utopie riguardo il mondo della moda e del Cinema." Finendo la sua sigaretta.
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Era diretto certo e apprezzavo il fatto non mi prendesse per una pazza, come molti dottori avevano fatto, mi avevano riempito di medicinali e rovinato l' organismo ma non avevano capito bastava solo lavorare sulla fiducia di me stessa, ristabilire il mio equilibrio interno.
Sorrisi e scrissi "Dottor Hiss, lei mi ha colpito subito...ha ragione, mio padre sarebbe morto di dolore se pure io fossi morta, sono stata egoista pure non standogli vicino. Perdere una figlia deve essere stato doloroso per lui, più vedere la sua figlia fortunatamente superstite essere vittima di un trauma...si, oltre a me lo devo pure a lui, ho una vita che mi reclama d' altronde".. Un lungo sospiro uscì dalle vermiglie labbra, come una parola che voleva uscire ma trovava ancora quel muro ma batteva forte per distruggerlo. |
Hiss lesse il biglietto e sorrise ad Altea.
"Sono felice che lei pensi queste cose, signorina." Disse. "E' il primo passo. La nostra terapia è appena cominciata, ma domani vorrei mostrarle un posto particolare. Sono certo che le farà bene venirci. Potrà aiutarla tantissimo." |
Ci credevo poco o nulla, ad essere onesta.
Mi presi qualche istante, mentre facevo qualche tiro alla sigaretta. "Ne è sicuro?" chiesi ancora, in merito al loro rapporto. "Un professore verrebbe qui, affidandosi a me, semplicemente per una studentessa? Perchè non un altro docente, ma lei? Mi permetta, ma devo indagare a fondo e lei la conosceva, non posso escludere nulla" guardandolo. "Non la sto accusando di niente, ma devo capire. Non tema, qualsiasi informazione non lascerà questa stanza, né verrà divulgata" lo assicurai. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
Herbert rise a quelle parole di Gwen.
"Dottoressa..." disse "... allora è vero che voi donne vedete castelli d'aria ovunque?" Con tono un pò beffardo, per poi farsi subito serio. "Parli chiaramente... mi crede colpevole? Così stupido da chiederle di indagare su un reato commesso da me? Forse ho sbagliato a rivolgermi a lei temo..." spegnendo il mozzicone nel posacenere. |
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