Camelot, la patria della cavalleria

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Guisgard 06-06-2011 01.44.33

“Avete inteso, mio buon barone? Voi siete un Ulisse!” Disse Cimarow per poi abbandonarsi ad una sonora risata.
“Oh, ma sono certo che questo suoni come un complimento, vero milady?” Fece Ivan a Melisendra. “Del resto il nobile figlio di Laerte non solo è passato alla storia come il distruttore di Troia, ma anche come grande amatore, basti citare le donne che egli amò, come Calipso, Circe e Nautica, oltre ovviamente alla virtuosa Penelope.”
“Siete sempre il solito, amico mio!” Esclamò sempre più divertito Cimarow. “E ditemi, voi che avete sempre una degna risposta a tutto… chi sarei io?”
“Milord, senza dubbio il fiero e superbo Agamennone!” Rispose Ivan.
“Lui conquistò Troia, ma fece poi una gran brutta fine, una volta ritornato a casa!” Replicò Cimarow, scolando l’ennesima coppa di vino.
“Ma voi, sono certo, non farete il fatale errore che costò poi la vita al potente figlio di Atreo…”
“Di quale errore parlate, sir Saint-Roche?”
“Quello di fidarsi di una Clitennestra e del suo amante Egidio, milord…” mormorò il barone.
In quel momento un servitore giunse presso la tavola e disse qualcosa all’orecchio di Ivan.
Questi annuì e poi fece un cenno a Cimarow.
I due si alzarono e restarono per un attimo in disparte dall’altra parte della sala, lontani da orecchi indiscreti.

Melisendra 06-06-2011 02.21.29

"Non poteva essere altro che un complimento, milord" Sfiorai distrattamente le gocce di quarzo che portavo al collo e tintinnavano, scivolando sulla mia pelle. Più che il vino, che avevo bevuto parcamente, fu il contatto con quelle pietre a inebriarmi. Sentii fluire le forze, il sangue scorrere come lava e la marea oscura danzare euforica.
Mentre gli uomini si allontanavano per parlare, cercai di imbrigliare quella marea di forze a me sconosciute. Non avevo avuto tempo per imparare a gestirle, ma bisognava imbrigliarle al più presto. Erano incantesimi pericolosi, c'era sempre un minimo rischio di perdersi. Perdere se stessi. Un equilibrio. Solo quello mi avrebbe messa al sicuro.
Quando gli uomini furono di ritorno, feci finta di nulla e lasciai stare quelle pietre.
"Siete un degno Agamennone e presto pare lo supererete in ricchezze... Invece sembra che le donne non abbiano avuto fortuna e siano state immortalate ora come cagione di guerra e disgrazie, ora come delicate figure dedite al telaio... che peccato!" Osservai meglio il sole fuori dalle finestre della sala e mi resi conto che non avevo molto tempo.
"Temo che il vino fosse più forte di quanto pensassi... credo che andrò a prendere una boccata d'aria. Ma avete la mia parola che tornerò presto."
Mi alzai e, dopo aver fatto un inchino, mi incamminai fuori dalla sala, verso il camminamento a est, dove ero quasi certa avrei incontrato Gouf.
Il sole pomeridiano illuminava le mura, avevo ancora qualche ora.
Andai in cerca di Freia e le chiesi di badare che nessuno mi seguisse.

Guisgard 06-06-2011 02.33.57

“Le Rune…” disse Freia fissando Melisendra “… sono inquiete… il male che dimora in questo luogo senza misericordia sta per sferrare il suo ultimo e mortale colpo… e l’inesorabile corso degli eventi sarà inevitabile…” le afferrò un braccio “… moriremo tutti… tutti, se resteremo qui…”
Accennò una smorfia, tanto inquietante quanto indecifrabile.
Poi annuì alle parole di Melisendra.
Il Sole illuminava malinconicamente le mura del castello, mentre enigmatiche figure prendevano forma e vita dalle ombre che la luce del giorno dipingeva sulla brughiera.
E lungo il camminamento un’altra tormentata figura si aggirava tra gli spettri che popolavano quella landa sterminata.
Avvolto nel suo nero mantello e tinto da quel suo inquieto pallore Gouf sembrava fissare l’infinito quasi a volerlo interrogare.
Ma ai suoi tormenti nessuno aveva risposto.

Melisendra 06-06-2011 02.47.20

"Detesto portare cattive notizie, Gouf, ma credo che la rovina ci sia più vicina di quanto pensiamo..." dissi, comparendo alle spalle del cavaliere. Ero stata più furtiva di quanto pensassi.
Freia aveva ragione. L'avevo rassicurata sfiorandole il volto rugoso, sperando che i suoi deliri si placassero, ma era quello che avevo percepito nel caos che mi si agitava dentro. Gli spiriti non aspettavano altro che una scossa degli eventi. Ora che stava per giungere, si agitavano come bambini eccitati. Poco importava se si trattava di un terremoto in grado di far crollare il nostro mondo, che ormai si reggeva su vestigia traballanti.
"Non mi piace Sir Saint-Roche... ha occhi e orecchie fin troppo vigili e una grande ambizione."
Lanciai uno sguardo giù dalle mura e scrutai la strada che conduceva lontano da quel luogo.
"Hai pensato a quel che ti ho detto?"

Guisgard 06-06-2011 02.48.51

Giunti al villaggio, tutti loro entrarono in casa, dove la madre di Pasuan e Mian sistemarono il tutto per rendere quel posto accogliente anche per Dafne ed il suo bambino.
Pasuan invece, lasciata la mano di Dafne, cominciò a brancolare nel buio, fino a quando urtò contro una parete.
“Stai attento, Pasuan.” Disse Mian preoccupata.
“Lasciami in pace…” mormorò il cavaliere.
Cercò allora di orientarsi, ma inutilmente.
“Dove diavolo si trova la mia stanza?” Gridò, per poi urtare contro un mobiletto basso sul quale erano adagiati dei piatti.
Il rumore causato dalla loro rottura spaventò il piccolo Ubert, che scoppiò a piangere.
“Maledetta casa!” Urlò Pasuan. “C’è sempre qualcosa davanti ai piedi! C’è disordine ovunque!”
“Ora ti aiuto io, sta calmo, Pasuan…” disse sua madre.
“E fate smettere di piangere quel bambino!” Arrabbiato Pasuan. “Avevo detto che non volevo più saperne di lui e di sua madre! Cosa ci fanno ancora qui? Possibile che non riesci a trovare nessun altro disposto a prendere in casa te ed il tuo bambino?” Rivolgendosi con rabbia a Dafne. “Avanti, cosa ci fai ancora qui? Esci in strada e mettiti in mostra! Vedrai che qualche bel cavaliere ti prenderà come dama di compagnia e forse si deciderà anche a mantenere il tuo bambino! Avanti, cosa aspetti?”
“Ora basta, Pasuan!” Schiaffeggiandolo sua madre.
Il cavaliere restò muto ed immobile, mentre nella casa scese un insopportabile silenzio.
“Vieni, ti accompagno nella tua stanza, figlio mio…” disse poi in lacrime la donna.

Guisgard 06-06-2011 03.06.12

“Lord Cimarow non si fida più di me…” disse Gouf osservando la brughiera senza tradire emozioni e sensazioni “… non so se sospetti di me anche riguardo alla morte di suo fratello… l’arrivo di quel de Saint-Roche ha cambiato molte cose… e credo guardino con attenzione anche te…” si voltò a fissarla con quei suoi occhi neri ed indefiniti “… ma, per ora, non possono fare nulla contro di me… lord Cimarow sa bene che la mia spada gli è indispensabile per attaccare Capomazda…”
Fece qualche passo verso di lei.
“Io penso sempre alle cose che mi dici…” mentre i suoi occhi sembrarono pulsare una misteriosa ed insolita luce “… quel castello di cui ti parlai è abbastanza lontano dal resto del mondo… mentre questo sta diventando troppo pericoloso per te…”

Melisendra 06-06-2011 03.45.28

Lo guardai con ostinazione e non ci fu bisogno di parole per fargli capire che non c'era modo per farmi tornare sulle mie decisioni.
A un certo punto mi colse una vertigine. Faticai a trattenere gli spiriti. Erano decisi a sfogare le proprie energie.
"Ci sarà bisogno di tempo per scoprire se c'è qualcun altro dietro il piano di conquista. Uccidere Cimarow non ci servirà a nulla se non scopriremo cosa sta davvero succedendo." Sussurrai.
La vertigine era passata. Sfiorai il volto di Gouf con una carezza.
"Quanto all'inquietante Saint-Roche... gli faremo credere di avere la situazione sotto controllo: più spesso ci coglierà insieme e più si sentirà sicuro si sè."
Era ricominciato tutto. In un certo senso mi sembrava di aver sempre danzato al suono di quella musica che alternava giochi, doppi giochi e intrighi. Mio malgrado dovevo ammettere che quella danza mi veniva naturale.
"Se dovessero scoprire cosa stiamo facendo, spero che i tuoi uomini ti siano fedeli abbastanza da seguirti anche se decidessi di lasciare questo luogo maledetto."
Una domanda balenò nella mia mente. Quasi mi ero scordata di lei.
"Aytli? Lungi da me preoccuparmi di qualcuno che non vede l'ora di tagliarmi la gola... ma si sa che fine abbia fatto quella benedetta ragazza?"
Feci cenno a Gouf di incamminarci verso le scale. Avremmo fatto meglio a rientrare nella sala grande.

Guisgard 06-06-2011 04.04.29

Gouf accennò un vago sorriso e la fissò per alcuni istanti.
“I miei uomini? Loro mi seguirebbero anche all’Inferno.” Disse. “Ed io farei per loro lo stesso. Tra essi ho scelto i miei scudieri per custodire le mie armi, i miei luogotenenti per guardarmi le spalle in battaglia ed il mio barbiere…” sorrise “… che mi passa ogni giorno sul viso e sul collo una lama affilata… e tu?” Chiese senza smettere di sorridere, come a voler nascondere il suo stato d’animo. “Tu mi seguiresti ovunque? Lasceresti tutto per me? Anteporresti la mia vita a quella di tutti gli altri? Dimmi, Melisendra…” sfiorandole il volto “… bellissima ed inquieta creatura sorta dalla notte del mio passato… dimmi, faresti tutto questo per me?”
E quella mano che le stava sfiorando il volto, si mutò in una leggera carezza sulla sua bocca, quasi a volerle impedire di rispondere.
“Andiamo ora…” sussurrò alla ragazza “… non facciamo attendere oltre i nostri amici nella sala… lo spettacolo deve continuare ed il pubblico invoca le marionette di questa farsa…”
E si incamminò verso la sala.

Melisendra 06-06-2011 04.34.53

"Non ti risponderò... penseresti comunque che ti stia mentendo." Sbuffai. "Ammettilo... la verità è sprecata con te, quando decidi di non crederci."
Mi incamminai con lui nei corridoi. Lanciai un'occhiata complice a Freia e svoltammo verso la sala.
"Gouf, sai molto bene qual è la risposta alla tua domanda."
Diedi un'occhiata al portone della sala.
Una volta fatto capolino nella sala grande tornai pigramente al mio posto, come se fossi ancora intorpidita dal vino.
"Spero di non essermi persa niente, miei signori."

Guisgard 06-06-2011 04.53.47

Melisendra entrò nella sala, seguita subito da Gouf.
E appena i due comparvero insieme, Cimarow e de Saint-Roche si scambiarono una furtiva ed indecifrabile occhiata.
Il banchetto continuò nel solito modo, fino a quando, de Saint-Roche prese la parola zittendo tutti gli altri.
“Amici…” disse “… allietiamo questo lauto banchetto con uno spettacolo degno della nostra attenzione… gli antichi Goti, dopo le feste tribali, facevano combattere due prigionieri di guerra per guadagnarsi il favore degli dei… ora noi, che ben abbiamo superato in civiltà e luminosità quei barbari, non disdegniamo tali spettacoli, anche col solo scopo di deliziarci… tuttavia, non nego che potrebbero ugualmente attirarci simpatie dall’Alto, amici miei!”
Tutti risero a quelle parole.
Il barone allora fece un cenno ai suoi e nella sala entrò un uomo di straordinaria statura, robusto e peloso, con uno sguardo feroce e cicatrici su tutto il corpo.
“Amici…” fece de Saint-Roche “… questi è Humlet, un gigante della terra dei Pitti… come il mitico Tramanto egli può sconfiggere qualsiasi avversario… sono pronto a scommettere qualsiasi cosa sulla sua vittoria! Nessuno ha un campione per contrastare il mio gigante? Avanti, miei signori!”
“Neanche Ercole sfiderebbe quel vostro mostro, sir Ivan!” Disse qualcuno dei presenti.
“Ben detto, amico mio!” Gli fece eco un altro.
“E voi, cavaliere…” disse Ivan fissando Gouf “… voi non avete tra i vostri valorosi cavalieri un degno sfidante per il mio Humlet?”
“Non perdo mai tempo con queste sciocche scommesse.” Rispose Gouf.
“Avanti, messere…” volle insistere Ivan “… neanche per una degna posta in palio?”
“Non avete nulla che possa interessarmi, milord.”
“Davvero? Mi deludete, cavaliere…” ridendo Ivan “… nemmeno se in palio per questa nostra scommessa ci fosse una notte d’amore con la bellissima lady Melisendra?”
Gouf lo guardò con un impeto di rabbia e solo a stento riuscì a trattenersi dall’aggredirlo.


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