"Si..." disse una voce femminile a Gwen "... sono la dottoressa Loff... parlo con la detective privata? Ho cercato il suo numero, scoprendo chi fosse... vorrei vederla, in un luogo non troppo affollato... è possibile?"

Sbattei più volte le palpebre, non credendo alle mie orecchie.
Fui tentata di mettere il vivavoce per coinvolgere Smas, ma decisi che era meglio di no.
Così, mantenni la calma.
"Ma certo" accettai.
Le diedi allora l'indirizzo di una villetta dietro casa mia, frequentata solo dagli anziani dei condomini nei dintorni.
Non mi ero aspettata una cosa simile, ma ero maledettamente curiosa e non aspettavo altro.

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"Bene..." disse Loff annotando l'indirizzo datole da Gwen "... fra quanto sarà lì?" Chiese.

"Sono dall'altro lato dell'Asse, mi dia solo il tempo di passare dall'agenzia e sarò subito da lei, non dovrà aspettare molto" dissi, con tono impaziente.
Non vedevo letteralmente l'ora di incontrarla, volevo sapere cosa aveva da dire e volevo arrivare prima possibile.

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"Bene, fra un'oretta sarò lì." Disse Loff a Gwen. "A più tardi." E staccò.

"Ottimo" annuii.
Staccò dunque la telefonata.
"Deve riaccompagnarmi in città, in agenzia, ho un appuntamento di lavoro" dissi ad Herbert, spegnendo il pc di Kim.
Non volevo dirgli ora ciò che si era verificato durante la telefonata, altrimenti non me lo sarei tolto di dosso e per ora dovevo essere da sola.

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"Appuntamento..." disse lui "... così ritarderà le indagini... forse lei non da il giusto peso al caso di Kim." Fissando Gwen seccato.

Lo guardai spazientita.
"Le ho detto che ho un appuntamento di lavoro, non vado a divertirmi. Vuole darmelo o no questo passaggio?" con fretta nella voce.

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"In tribunale?" risi "Benissimo, allora tiri fuori il suo documento di identità e la registrazione del giornale con la sua firma, se è davvero il mio capo e io sono improvvisamente diventata matta..." allargando le braccia.
"Sto aspettando!" fissandolo negli occhi "Altrimenti è violazione di domicilio..." fissandolo negli occhi.
Ovvio che non volevo che qualcuno ficcasse il naso nei miei affari e scoprisse che Drew Star non esisteva, ma certo non avrei permesso a un perfetto sconosciuto di presentarsi così nel mio ufficio e fare certe illazioni.
Dopotutto, sapevo che non poteva dimostrare di essere chi non esisteva.

Mi scappò stranamente una risata perché pensai a nonno Mandus che disse i Taddei erano stati risucchiati da qualche parte. "E si può acquistare volendo? A chi ci si dovrebbe rivolgere per acquistarlo" sempre tramite Hiss. Immaginai che si stesse chiedendo perché tale curiosità per il castello.

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Herbet fissò Gwen ed infine annuì.
"Certo, la accompagno subito, dottoressa." Disse con tono freddo.
Salirono n auto e tornarono in città, senza parlare molto.
Il professore lasciò la ragazza davanti alla sua agenzia ed andò via.
Nel frattempo Destresya cercava di mettere spalle al muro lo strano tipo.
Lui però rise beffardo.
"E' giusto..." fissandola "... la prudenza non è mai troppa... ecco a lei i miei documenti... prego." E le consegnò la sua carta d'indentà, in cui c'era effettivamente scritto che lui era Drew Star.
Intanto Altea e Hiss erano a casa di Turron.
"Come mai tanto interesse per questo castello, signorina?" Chiese lui dopo aver letto il tablet. "Certo, posso chiedere queste cose al custode, ma mi chiedo da dove giunga tanta curiosità." Sorridendole.

Cercai di ignorare il suo sguardo freddo, non mi importava di cosa pensasse, volevo solo arrivare in tempo all'appuntamento.
Arrivai in agenzia, presi la moto e subito sfrecciai verso la villetta, in trepidante attesa di incontrarea dottoressa.

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Le mie perplessità su Hiss divennero fondate, mi sentii combattuta ma scrissi una leggera bugia "E' cosi peccato un maniero cosi bello e con una storia così bella sia lasciato a se stesso, e poi mettendolo a posto e visto la zona potrebbe essere una fonte di guadagno".

Guardai il documento incredula, possibile?
Decisi di cambiare tattica.
Mi sedetti sulla scrivania, con il documento tra le mani, e lo guardai negli occhi.
"Bene, allora dimentichi che io c'ero sempre..." con un sorrisetto divertito "La fondazione del giornale, i primi articoli, i primi passi, conosco ogni cosa, ogni articolo, ogni pezzo, ogni tuo viaggio, ogni parola..." fissandolo.
"Sei bravo con le parole, no? Meglio di chiunque altro dicono in molti, il tuo stile è inimitabile..." con un sorrisetto divertito.
Poteva fingere in ogni cosa ma non in quello.
"Se sei lui, dimostralo... scrivi..." ruotando verso di lui il portatile "Si può barare su tutto ma non sulla scrittura, no? C'è la nostra anima nelle parole.." fissandolo negli occhi.

Gwen arrivò sul luogo dell'appuntamento e vide da lontano l'auto di Loff.
La donna la notò e scese dalla macchina per raggiungerla.
"La stavo aspettando..." disse "... volevo parlarle di quella sua amica... di Kim... dopo che ci siamo incontrate ho letto per caso l'articolo della sua scomparsa... ecco, io non ne sapevo nulla... ma credo di doverle dire qualcosa..." era tesa, agitata, persino spaventata.
Nel frattempo, a casa di Turron, Altea e Hiss discutevano riguardo il castello.
"Capisco." Sorridendo Hiss, per poi uscire e raggiungere Turron, al quale chiese del castello.
Il medico tornò da Altea e le spiegò quanto detto dal custode.
Il castello non sembrava essere in vendita, ma ogni proposta andava fatta ai proprietari, ossia alla famiglia dei Taddei.

Annuii e scrissi "Sapete dottore...mio nonno diceva sempre ormai i Taddei sono finiti in una tana o qualche fossa, trovarne uno è come trovare un ago in un pagliaio" ridendo "Comunque ci proverò, anche se sarà difficile. Voi che ne pensate di questa storia?" il bracciale scivolo sul braccio bianco e candido.

Ad un tratto vidi una donna uguale a me, mi guardava dalla porta e mi sorrise "Altea, il bracciale indosso a te ha nuovamente la bellezza di quando lo portavo io...e tu sei come me...ricordi le parole del dottore? Devi sfondare il muro del silenzio. Io mi trovo dentro quel muro e tu devi sfondare il tuo muro, allora saremo entrambe libere."

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Fu un attimo e poi il nulla...Era Lei?Eppure aveva detto qualcosa di reale, vero, ma mi auguravo di sfondare il mio muro molto prima, volevo parlare...ma come sarei riuscita.

Vidi da lontano l'auto della dottoressa e lei mi venne incontro.
Ciò che disse mi rese ancora più perplessa.
"Venga, mi spieghi tutto" indicandole delle panchine isolate dentro la villetta.
Non sapevo proprio cosa potesse avere in mente, da essere così spaventata, era inquieta, si vedeva ed ero curiosa.

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Lui rise.
"Andiamo..." disse divertito a Destresya "... davvero vuol fare questo giochetto? E per cosa? Io la vedo così..." accendendosi una sigaretta "... il sono il capo, lo studio cresce, così come la notorietà ed i profitti, no? E' il coronamento del suo lavoro." Facendole l'occhiolino. "Perchè gettare via tutto?"
Gwen, nel frattempo, aveva raggiunto Loff.
La donna era agitata e preoccupata.
"Io settimane fa sono stata in un posto..." mormorò la dottoressa "... proprio pochi giorni prima della sparizione di quella ragazza e..."
In quel momento un'auto sgommò via veloccisima, sparendo in una traversa.
Nelo stesso momento, alla casa del custode, Altea e HIss discutevano ancora del castello.
Poi quella visione. Quell'immagine. Durò un istante, ma ra stata intensa, forte,profonda e reale.
"Altea... mi sente?" Hiss accorgendosi che lei fossein uno stato di trance "... Altea, va tutto bene?"

Mi sembrava molto preoccupata.
Sta a per iniziare a parlarne, ma si sentì un'auto sgommare via a gran velocità.
Se fosse stato Smas?
Comunque, tornai a Loff.
"Continui, non si preoccupi" annuendo incoraggiante io.

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Il cuore iniziò a battere forte, avvertivo nuovamente calore e torpore, la donna era sparita ma ebbi un capogiro ed Hiss, ovviamente, se ne accorse.
Lo guardai...volevo urlare, perchè dannatamente doveva accadere tutto questo a me.
Mi alzai e leggermente barcollando presi un bicchiere misero e lo riempii di acqua, lo portai alle labbra, sentivo l' acqua fresca di sorgente rinvigorire il mio corpo e animo e mi voltai verso il dottore fingendo di sorridere.
Stavolta però presi carta e penna "Sarà la pressione, forse sono stanca. Non preoccupatevi, sto bene dottore." e misi il bigliettino nel palmo della sua mano.

Sorrisi, divertita a quelle parole.
"E qui la volevo..." schioccando le dita.
"Allora rifacciamo la scena... lei entra da quella porta e mi dice di avere un affare da propormi, un affare che potrebbe essere vantaggioso per entrambi, se ne discute, se ne parla, ammette di essere un imbroglione, ammettiamo di poter avere degli interessi in comune, si avvia un'alleanza e se ne può discutere..." con un gesto accomodante della mano.
"Ma se ti presenti nel mio ufficio facendo il padrone, minacciando il mio lavoro, oh puoi star certo che sono disposta a distruggere ogni cosa pur di non vederlo nelle mani di gente come te, sono stata chiara?" fissandolo negli occhi, ora scendendo con un balzo dalla scrivania e posando entrambe le mani davanti a lui.
"Quindi, che strada scegli, la cooperazione, o la guerra?" fissandolo "Perchè se pensi che io abbia messo in piedi tutto questo per farmelo portare via da un cretino qualunque che vuole fare lo sbruffone ti sbagli di grosso, chiaro?".

L'auto sgommò via e un attimo dopo Gwen si ritrovò addosso il corpo di Loff.
La donna era stata colpita alla schiena da un colpo di pistola, esploso da un silenziatore, morendo sul colpo.
Nel frattempo Altea aveva cercato di dissipare i dubbi di Hiss circa il suo stato d'animo.
"Cerchi allora di riposare..." disse il medico "... tutta questa eccitazione potrebbe farle mare... io andò a scambiare due chiacchiere col custode riguardo il castello." Sorridendole.
Nello stesso istante Destresya aveva affrontato a muso duro lo strano tipo.
Un attimo dopo però entrò qualcuno nello studio.
Era una donna anziana, abbigliata come una zingara.
"Buongiorno..." mormorò con il suo accento rumeno "... io cercavo... ecco... il signor Drew Star..."
"Sono io, mi dica tutto, signora." Lesto quel tipo. "Io e la mia assistente Destresya siamo qui per aiutarla."
"Lei è molto gentile..." e la donna mostrò a lui una foto di una ragazza "... è mia nipote... bella come il Sole... è scomparsa qualche giorno fa... ma la polizia e la stampa non hanno interesse per noi zingari... vi prego, mi aiuti a ritrovarla..." in lacrime.

L'auto sgommò via.
Non feci in tempo a voltarmi verso di lei, che mi scivolò morbidamente addosso.
Nel tentativo di contenere un urlo, mi uscì di gola un verso strozzato.
Istintivamente, mi alzai dalla panchina, allontanandomi di scatto da lei.
Ogni immagine mi passò davanti agli occhi a rapidità fulminea, quella rivelazione mancata, qualcuno che voleva evidentemente zittirla, la mia unica possibilità di fare luce su Kim, tutto svanito.
La sua vita stroncata, tutto
Tutto andato in fumo.
Dopo alcuni istanti di sconvolgimento, presi il telefono e feci l'unica cosa che mi venne più spontaneo.
Chiamai Herbert.

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"Si..." disse Herbert rispondendo al cellulare "... pronto? Chi parla?" A Gwen dall'altra parte del telefono.

"Sono Gwen, è successa una cosa" con tono ancora sconvolto "L'appuntamento... L'appuntamento che avevo, era con la dottoressa Loff... Stavamo parlando, era sul punto di rivelarmi qualcosa su Kim, ma... Le hanno sparato..." la mia voce ridotta ad un mormorio strozzato.

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"Stia calma..." disse lui al cell "... stia calma, Gwen... mi dia subito l'indirizzo e si metta al riparo... in un posto affollato, cime un bar o un ristorante... e aspetti lì... arriverò prima possibile..."

Gli diedi l'indirizzo e cercai di mantenere la calma nel frattempo che arrivava Herbert.
Questa cosa mi era caduta fra capo e collo e non mi lasciava spazio né modo per pensare ad altro, cioè come accidenti fare, ora che l'unico modo per trovare Kim era lì, a giacere senza vita su una panchina, mentre la risoluzione di questa indagine era sempre più lontana.
Una prova che svaniva era anche peggio di non averne proprio e non sapevo più che pesci prendere.

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Dopo qualche minuto arrivò l'auto di Herbert.
Il luogo erai solato e nessuno si era accorto dell'omicidio.
"Gwen..." disse lui arrivando e guardando il corpo senza vita di Loff "... sembra proprio lei..." guardando la donna senza vita così simile a Kim..." guardò la criminologa "... mi racconti tutto... poi chiameremo la polizia..."

Herbert arrivò e trovò il corpo.
"Mi aveva chiesto di incontrarmi qui, in un luogo isolato, per parlarmi. Aveva letto della sparizione di Kim e voleva dirmi qualcosa, era preoccupata... Forse sapeva che qualcuno voleva metterla a tacere..." sospirando e passando nervosamente le mani fra i capelli.


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"E lei non mi aveva detto nulla..." disse lui fissando Gwen contrariato "... bel modo ha lei di collaborare o tenere informato un cliente..." scuotendo il capo, per poi prendere il cellulare e chiamare la polizia.
Qualche minuto dopo arrivò Goz ed i suoi uomini, che subito interrogarono Gwen.

Lo guardai ora veramente senza controllo.
"Io lavoro, io! Lei è un cliente che viene solo informato, ma non ho certo l'obbligo di coinvolgerla in ogni mio spostamento! E la smetta!" urlando avvilita.
Poi, la polizia arrivò ed io dissi tutto, riguardo il fatto che indagavo sulla sparizione di Kim e che sicuramente lei era stata uccisa poiché stava per rivelare chissà quale dettaglio fondamentale e pericoloso.

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Goz volle sapere tutto da Gwen.
tutto sulle sue indagini, sulla dottoressa Loff, su ciò che avevano detto in quel loro incontro ed anche se ricordava o meno l'auto che era corsa via proprio nel momento in cui Loff veniva uccisa.
La tempestava di domande, senza sosta, incalzante.
"Ora basta, ispettore..." disse Herbert "... non vede che la ragazza è sconvolta? Ora la riporterò a casa, dove si farà una bella dormita."
"Lei non può insegnarmi il mestiere!" Urlò Goz.
"Vuol dirlo al mio avvocato, ispettore?" Fissandolo Herbert. "Fra un paio di giorni potrà interrogare di nuovo la dottoressa Gwen, ma per oggi basta così." Detto ciò portò Gwen in auto e andarono via.

Le domande di Goz erano incalzanti, il ritmo era serrato, tanto che ad un certo punto non riuscii più a seguirlo, trovandomi sull'orlo di una crisi di pianto.
Sentivo che avrei voluto piangere fino alla nausea, fino a dormire per almeno tre giorni di fila.
E inaspettatamente, Herbert intervenne, obbligando Goz a lasciarmi in pace, infatti mi portò via, verso la sua macchina, nonostante abitassi praticamente vicino la villetta deserta in cui ci trovavamo.
Ero profondamente confusa, sconvolta, non avevo più niente da dire, non riuscivo a fare ordine nella mia testa, non ci sarei riuscita nemmeno volendolo.
Mi sembrava di voler sbrogliare una matassa senza capo né coda.

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Gwen e Herbert erano in auto, allontanandosi da quel posto.
"Ora si diffonderà la notizia e la stampa non darà tregua..." disse guidando "... forse dovrei portarla fuori città, in un posto tranquillo... magari alla mia villa al mare... le lascerò le chiavi... ai vicini troppo curiosi potrà dire di essere una mia studentessa o mia nipote..."

Mi sentivo frastornata, ma qualche parola di ciò che disse la afferrai.
"No..." mormorai "No, devo restare, non posso andarmene..." con voce flebile "Devo trovare Kim... Questo evento potrebbe aver smosso qualcosa ed io devo esserci..." insistetti.

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"In queste condizioni non troverebbe neanche il latte nel frigorifero..." disse guidando Herbert "... ha bisogno di un paio di giorni di riposo... e poi, se hanno ucciso quella donna per impedirle di parlare allora forse anche lei è in pericolo... magari credono che Loff le abbia rivelato qualcosa..." a Gwen.
Intanto aveva già lasciato la città ed imboccato l'Asse Mediano per raggiungere la costa.

Dentro la mia testa, mi opponevo fermamente ad ogni sua parola, ma il mio corpo non faceva lo stesso.
Mi sentivo svuotata, come se fossi in fondo a una piscina senza poter risalire.
L'immagine di quella donna col viso di Kim senza vita mi aveva scossa, lasciata senza parole, mi aveva posta davanti all'evidenza del corpo esanime di una persona che consideravo una sorella e probabilmente quel pensiero mi avrebbe perseguitata per sempre.
Iniziai così silenziosamente a piangere, mentre mi sentivo come in trance e non vedevo nemmeno la costa che prendeva forma fuori dal finestrino.

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"Tenga..." disse Herbert porgendo un fazzoletto di carta a Gwen "... vede? Ha bisogno di estraniarsi e calmarsi..."
Il mare apparbve all'orizzonte, vasto e scintillante sotto il Sole.
La forma dei pomontori si elevava segnando il confine tra la terra e l'acqua.
Alla fine arrivarono alla villetta.

Presi il fazzoletto che mi porgeva e l'immagine dei promontori e del mare d'argento liquido era più chiara ai miei occhi, adesso.
Vidi la villetta spuntare all'orizzonte e mi sentii improvvisamente lontana dalla mia vita, dal mio scopo, da Kim, da tutto quanto e sentivo un disperato bisogno di tornare indietro, a casa mia.

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Arrivarono e scesero dall'auto.
"Buongiorno, professore." Disse una donna dalla finestra di una casa dall'altra parte della strada.
"Buongiorno a lei, signora Dolk." Lui. "Lei è mia nipote Gwen." Indicando la criminologa.
"Benvenuta, mia cara!" Salutò la donna.