Scendemmo dall'auto e infatti subito una donna spuntò dalla finestra, ma ero troppo via con la testa per pensare alla gente impicciona.
Mi presentò come sua nipote e fu meglio così.
"Salve..." risposi, cercando di dare un minimo di tono alla mia voce piatta e incolore.

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Ecco, ci mancava solo quello, pensai, una cliente che spuntava in quel frangente.
Non era inusuale che qualcuno si presentasse dal signor Star perchè gli risolvesse i problemi, nonostante non fosse un detective privato ma le sue (le mie) inchieste erano state così importanti che tutti cercavano il suo aiuto.
Così, mi toccò sfoderare un sorriso e rimandare la battaglia a più tardi.
"Perchè non si siede e ci racconta cosa è sucesso, signora?" dolcemente.

"Si, racconti tutto a me ed alla mia assistente, signora." Disse Drew alla donna, dopo aver indicato se stesso e Destresya.
"Ecco... mia nipote ha vent'anni..." disse la zingara "... è molto bella... ed è scomparsa da alcuni giorni all'improvviso..."
"Beh, potrebbe essersi allontanata volontariamente..." Drew "... è maggiorenne e magari ha un fidanzato..."
"No, non l'avrebbe mai fatto senza avvertirmi..." fissandolo la zingara "... lei non mi farebbe mai preoccupare in questo modo... mai."
"Capisco..." pensieroso Drew.
Nel frattempo Gwen e Herbert erano giunti nella villa di lui al mare.
Il professore aveva presentato la ragazza ad una vcina come fosse sua nipote.
"Venga, le mostro la camera..." lui alla criminologa "... il bagno è in fondo a sinistra... naturalmente può usare la piscina per rilassarsi se vuole... ora però cerchi di riposare un pò."

Entrammo di nuovo alla villa ed Herbert mi mostrò la zona che prima non avevo naturalmente esplorato, ossia la zona "notte".
In altri momenti, il pensiero della piscina mi avrebbe allettato, ma ora volevo solo dormire e dimenticare tutto per qualche ora, solo questo.
"Grazie" dissi allora, non avendo la forza di elaborare un pensiero più complesso.
E a dir la verità, non avevo molto altro da dire, la qualità del nostro rapporto non lo richiedeva ed era meglio tacere.

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"Vada a riposarsi, io lavererò un pò al PC..." disse lui a Gwen "... stasera dovrò rientrarein città, le lascerò perciò le chiavi." Prendendo il suo computer per lavorare.

Annuii e senza aggiungere altro mi chiusi in camera, buttandomi letteralmente sul letto nella speranza che bastasse a gettarmi nell'oblio del sonno per cancellare temporaneamente tutto ciò che questa giornata aveva portato con sé.
Sapevo che non lo avrebbe cancellato del tutto, ma un po' di oblio, un paio d'ore, non mi avrebbe certo uccisa.
Kim era ancora lì fuori, da qualche parte, ma ero certa mi avrebbe aspettata.

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Gwen riuscì alla fine ad addormentarsi, ma fu un sonno agitato il suo.
Sognò Kim e la povera Loff. Erano praticamente la medesima persona. Entrambe la chiamavano, ma lei non riusciva a raggiungere nessuna delle due.
Poi un colpo di pistola metteva fine al sogno, facendola svegliare tutta agitata e sudata.

Mi addormentai subito, ma il sonno fu agitato, confuso, sognai quella morte ancora, ancora, finché un colpo di pistola non mi fece svegliare in condizioni peggiori di quelle in cui mi ero addormentata.
Cercai di calmarmi e mi dissi che, almeno, avevo dormito un po'.
Andai in bagno a darmi una rinfrescata, dato che ne sentivo il bisogno e tornai in sala, dove immaginavo di trovare Herbert.

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Uscita dal bagno Gwen andò nel salotto, dove Herbert era ancora al PC.
"Ehi..." disse lui "... già finito di riposare? Come sta? Vuole bere qualcosa, dottoressa?"

Herbert era ancora lì.
"Sì grazie" accettai.
"Non molto meglio di prima..." risposi, anche se mi sentivo decisamente meno frastornata.
Lo sconvolgimento iniziale era scemato, com'era normale, ma avrei impiegato un bel po' di tempo per assimilare la cosa, ne ero certa, specie dopo il sogno che avevo fatto.

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"Credo che lei sia più brava nella teoria, che nella pratica..." disse Herbert preparando due bicchieri "... le situazioni come quelle di oggi forse sono troppo per lei... come mai ha scelto questo lavoro, dottoressa?" Porgendoti un bicchiere.

Lo ascoltai, senza capire subito dove volesse andare a parare, mentre prendevo un bicchiere.
"Quando ho iniziato, non immaginavo di dover indagare su una persona che ritengo più di una sorella. E vedermi morire davanti quella donna con la sua faccia, non me l'aspettavo..." risposi.
"L'ho scelto perchè non volevo che i tanti crimini a cui la polizia non aveva saputo dare una risoluzione rimanessero invendicati, privi di giustizia. Nessuno si aspetta che il proprio lavoro si ripercuota sulla propria vita privata."

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"Un idealista..." disse divertito Herbert, per poi bere "... beh, io credo di dover tornare in città... le ho lasciato le chiavi sul tavolino... il frigo è pieno e a pochi passi c'è una pizzeria. Se ha voglia di pizza ne ordini una e la faccia mettere sul mio conto. Le serve altro?" Fissando Gwen.

"Se non lo so fa per questo, allora per cosa Loano fa?" Chiesi, un po' retoricamente, un po' sarcasticamente.
Poi, disse di dovere andare e mi diede tutte le informazioni necessarie.
"No, grazie" dissi, scuotendo la testa.

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"Qui sarà al sicuro, non tema." Disse lui a Gwen, per poi avviarsi alla porta.
Ma quando aprì sulla soglia trovò la vicina.
"Oh professore!" Esclamò la donna. "Sta uscendo? Allora ho fatto in tempo! Stasera al paese ci sarà una festa, parteciperanno tutti! Volevo invitare lei e sua nipote!"
"Veramente non credo sia il caso, signora..." lui.
"No, è la festa del paese!" La donna decisa. "Ci saranno tutti! Lei e sua nipote non potete mancare! Se proprio deve andare, può sempre farlo dopo la festa, no?" Insistente lei.
"E va bene, magari ci faremo un salto, grazie..." cercando di sorridere lui.

Annuii, mentre lo seguivo alla porta.
Il tempo di aprirla, però, che trovammo la vicina.
Ci informò che la sera si sarebbe svolta l'usuale festa al paese e ci stava praticamente invitando.
Herbert cercò di svicolare, ma non ci fu verso, così dovette accettare.
Così, anch'io cercai di sorridere alla signora Dolk, tanto per la figura, non certo perchè mi andasse di partecipare.

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La donna andò via e Herbert sbuffò.
"Ci mancava solo la pettegola..." disse seccato a Gwen "... ma se avessi rifiutato ora saremmo sulla bocca di tutto il paese... e dopo la storia con Kim..." mormorò, per poi zittirsi subito "... vabbè, reciteremo la parte di zio e nipote..." scuotendo il capo.

Era contrariato, ma non stentavo a crederlo.
Insomma, in mezzo a tutti i casini, non ci voleva proprio questa pettegola impicciona.
"Mi dispiace per questi casini..." dissi "Non ci voleva in mezzo a tutte le altre cose..."

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"Vabbè, è solo una seccatura..." disse lui a Gwen "... una sera passa presto... magari ci farà distrarre per qualche ora... dopotutto è una festa..." con il suo tipico tono serio, quasi cupo.

Annuii lentamente, sentendo il suo tono cupo e decidendo di non controbattere.
In fondo, sì, potevamo decidere di prendere la serata dal verso giusto approfittandone per non pensare a tutto quello che ci stava sovrastando in questo periodo.
Nonostante il pensiero di una sera libera mi facesse sentire in colpa, visto che avrei potuto passarla a lavorare per Kim, ma era inutile batter ei piedi a terra quando, materialmente, non c'era alternativa.

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Mi diressi verso la mia angusta camera e mi sedetti sul letto. A dire il vero non è che avessi tanto sonno visto gli accadimenti di prima. Tuttavia mi spogliai e mi infilai sotto le coperte quando vidi sulla sedia una preziosa camicia da notte. Mi alzai e vidi era di seta pregiata, forse di San Leucio. La indossai, era di un blu sgargiante con rose oro, pizzi preziosi e una profonda scollatura. Mi sorpresi a vederla lì, la indossai e tornai nel letto, poggiando la vestaglia preziosa blu intonata sul letto. Chiusi gli occhi cercando di dormire, e quel lieve torpore mi fece prendere sonno.
Fu un attimo, il blu della notte misteriosa, l' oro della Luna brillante mi fecero ritrovare in altrove posto e in altre vesti.

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"Beh, vorrà dire che andremo a quella festa..." disse Herbert, che tornò al suo PC, lavorandoci per qualche altro minuto e poi chiudendolo.
"Ho letto le notizie sull'omicidio della dottoressa Loff..." fissando Gwen "... pare si sia trasferita in città da poco, quindi frequentava solo gente conosciuta da poco, stando alle indagini della polizia... mi chiedo chi poteva volerla morta e perchè..." pensieroso.
Nello stesso istante, a casa di Turron, Altea aveva deciso di stendersi per riposare.
Poi notò la misteriosa camicia notte, sensuale ed aristocratica allo stesso tempo...
"Questa veste" lui fissandola "credo sia appartenuta alla favorita di qualche monarca d'Oriente... forse di un'isoletta greca o magari di qualche regione oltre il deserto..." gurdando la donna con quella veste leggera e seducente "... ma non vi piacerà sapere come l'ho avuta... le dame perbene come voi non dovrebbero frequentare i pessimi individui come me, no madama?" Con un sorriso impertinente. "Forse saprete già che per mio zio il duca io sono la pecora nera della famiglia..." guardandola negli occhi.

Annuii, mentre continuava a lavorare al pc.
Poi, mi disse le ultime notizie su Loff.
"Certamente, se viveva in città da poco ci sta che potesse ingannare chiunque, dopotutto era evidente che qui nessuno la conoscesse di persona. Riguardo a chi volesse ucciderla, non saprei... Certo, non è normale che lei abbia preso l'identità di una donna che non le somigliava, dunque probabilmente chi l'ha uccisa è qualcuno con degli interessi contrastanti..." riflettei.

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"Qui non parliamo di identità, documenti o roba simile..." disse Herbert a Gwen "... quella donna era la copia di Kim... roba da film di fantascienza... era la sua copia perfetta..." scuotendo il capo.
Intanto dalla stradina giungeva la prima confusione di passanti e turisti già coinvolti dalla festa del paese.

Ma che stava accadendo, udii quella voce maschile, mi trovavo in un posto sontuoso..la camicia da notte e mi voltai in quel posto sontuoso, in quella camera carica di sensualità, mistero ed intimità. Eppure sapevo di essere io e non potevo credere a cosa stava accadendo "E chi vi dice io sia una dama perbene? Smettetela, dovete sempre darmi questo appellativo. La seta è stupenda, allora me la terrò..sia mai questa pecora nera non si rilevi un amante focoso. Vostro zio, il Duca, con tutto rispetto milord, è uomo saggio ma non crede in voi, ve ne dispiacete?" cercando con lo sguardo l' uomo.

"Ciò che intendevo dire, è che magari ha ragione lei a dire che le possono aver fatto il lavaggio del cervello. Si spiegherebbe che si in città di poco e non la conosca nessuno" commentai.
Intanto, da fuori i primi segnali della serata di festa e già speravo che finisse presto.

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Lui guardò Altea negli occhi al chiarore vago delle candele ed al profumo di ebano che velava la sala.
Poi rise piano, avvicinandosi a lei. Talmente vicino che lei provò un brivido misterioso, come lo sguardo di quel nobile.
"Una dama perbene..." disse pianissimo "... così dicono... anche se..." sfiorandole la spalla nuda con il tocco sensuale delle sue dita "... una dama promessa già in sposa a... chi è il fortunato? Un proprietario terriero di un'isola, giusto?" Con un sorriso leggero e beffardo. "Forse non dovreste essere qui sola con me, madama..." e le accomodò, delicatamente, la spallina della veste che era scivolata in modo accidentale.

"Vedremo fra qualche giorno cosa avrà scoperto la polizia..." disse Herbert a Gwen "... voglio che mi tengano informato sulle indagini..." pensieroso.
Poi guardò fuori.
"Sarà meglio prepararci..." mormorò "... prima ci andremo e prima finirà questa serata..."

"Sì, vedremo" annuii.
Poi, disse che era meglio prepararci.
"Sì, non vedo l'ora che finisca, anche se non è praticamente ancora iniziata" sospirando e scuotendo la testa.

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La penombra rendeva il tutto ancora più sensuale, un velato erotismo nell' aria e poi i suoi occhi nei miei, a rendere la mia pelle calda ed ebbra di quel profumo di ebano, del profumo della sua pelle.
Osservai la sua mano scivolare sulla spalla nuda, la mia schiena si arcuò leggermente di piacere socchiudendo gli occhi. Ascoltavo la sua voce entrarmi in corpo, era come un amplesso. La voce, quale meraviglia...dalle sue labbra erano promesse di amore e sensualità, sicurezza ed eroismo.
"A dire il vero, non sono io a volerlo sposare, sapete lo ha scelto mio nonno e mio padre dice è un ottimo affare" una beffarda risata "Ma è un uomo grezzo, non lo amo affatto, dovreste saperlo milord, ma non posso esimermi dal volere della mia famiglia ma sarò...per sempre vostra" scandii perfettamente quelle parole e fu una promessa.

"Già..." disse seccato Herbert "... prepariamoci e cominciamo la recita..." con l'espressione serie.
Andò in camera sua e indossò una camicia sagomata di un colore scuro e jeans.
Nello stesso momento, Altea viveva qulla misteriosa ed inspiegabile esperienza.
Gli occhi di lui si fecero più grandi e vicini, mentre la luce delle candele sembrò farsi più calda.
In un attimo fu fra le sue braccia. Stretta, protetta, amata.
"Qualunque cosa accadrà, dovessi sfidare il mondo intero e tutte le stelle nemiche del mio cuore, io ti avrò Altea..."
E la baciò. Il bacio di un amante, di un innamorato e di un cavaliere è come la vela maestra di un vascello abbandonato fra le onde. L'amore è forte come i venti dei tripici, saldo come le maree dove si incontrano gli oceani e salato come la salsedine delle spiaggie boreali.
La vela si gonfia e gira, oscilla e scricchiola, stretta fra i capi che la tengono allo scafo e in balia degli uragani delle Antille che non conoscono calme piatte.
Chi ama non vedrà mai il mare piatto, ma scorgere fre le i cavalloni e le tempeste le stelle più lontane, che scintillano vaghe nei cieli lontani.
"Altea..." bussando Hiss e destandola da quella visione perduta "... posso entrare?"

Herbert andò a prepararsi, tornando poi con indosso una camicia e dei jeans.
"Professore non la facevo così casual, vuole essere al passo con sua nipote per caso?" gli dissi, poi spontaneamente ridacchiai e fu molto liberatorio, dopo le ore che avevo passato.https://uploads.tapatalk-cdn.com/202...3e62121a10.jpg

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Fui avvinghiata da quel bacio forte, immenso quanto tutti i mari e gli oceani da solcare, mi lasciai abbandonata a lui, come il Capitano di un vascello che mi portava sicuro tra quella burrasca, dove il vento soffiava impetuoso d' Amore e passione e di inquietudine del mio futuro, del nostro futuro ma saremmo approdati in quella Isola Felice.
Sentivo le labbra e la sua lingua insinuarsi nella profonda scollatura, un gemito uscì lento dalle mie labbra.

La porta...qualcuno bussava alla porta....spalancai gli occhi e rimasi attonita...era stato un sogno? Non riuscivo più a parlare come prima, ma ero io quella donna.
Era Hiss e subito indossai la vestaglia ed aprii la porta.

"E' la prima volta che la vedo ridere..." disse lui con un sorriso accennato "... e devo dire che sorriderle le dona e le fa bene." Guardando Gwen. "Beh, forse dovremmo darci del tu per non tradirci poi in mezzo alla festa, no?" Prendendo le sigarette e mandando un messaggio al cellulare, per poi chiuderlo.
Intanto, nella casa di Turron, Altea era stata destata dall'arrivo di Hiss.
Indossò la vestaglia per coprire la camicia troppo sexy ed aprì la porta.
"Scusi, non pensavo stesse riposando..." fissandola "... è che ho entito delle voci e pensavo guardasse qualche video sul tablet..."

Sorrisi spontaneamente a ciò che disse.
E apprezzai ciò che disse, dovevo ammetterlo.
"Sì, certo" dissi con tono sbrigativo, schiarendomi la voce per stemperare l'improvviso imbarazzo che sentivo.
"Allora, andiamo?" dissi, cercando di mantenere quel sorriso, dopo che ebbe chiuso il cellulare a seguito di un SMS.

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"Andiamo." Disse lui facendo l'occhiolino a Gwen per rendere più leggera la situazione e l'atmofera.
I due uscirono dalla villetta, ritrovandosi in strada, dove già le luminarie e qualche bancarella colma di dolciumi animavano il paesino.
"Professore!" Un vecchietto avvicinandosi ai due. "Solo? Sua moglie?"
"Buonasera, signor Flip..." Herbert "... no, mia moglie è in città... in realtù stasera sono qui per caso..."
"E la signorina?" Il vecchio indicando Gwen.
"E' mia nipote Gwen." Sorridendo Herbert.

Ridacchiai silenziosamente al suo occhiolino e lasciammo la villa.
L'atmosfera, tutto sommato, non era affatto male, le luminarie accendevano i vicoli, l'aria era conviviale, in città si perdeva il gusto di tutto questo ed era davvero un peccato.
Sentii che forse potevo davvero lasciarmi andare per un paio d'ore, senza pensieri troppo ingombranti in testa.
Un vecchietto si avvicinò a noi ed Herbert presentò il solito teatrino, che sarebbe andato avanti ancora per un po'.
"Piacere di conoscerla" con un sorriso "Mio zio mi ha parlato molto di questo posto, è davvero bello, stasera" dissi incantata e qua non mentivo affatto, era un luogo veramente magico, addobbato a festa.

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"Eh, si..." disse il vecchio a Gwen "... il nostro paesino è incantevole e caratteristico. Professore, dopo deve mostrare il lungomare a sua nipote." Ridendo.
"Si, magari se ci sarà tempo." Annuendo con un lieve sorriso Herbert.
I tre allora raggiunsero il centro del paese, dove la festa era nel suo vivo.
Lampade colorate ed oscillanti alla brezza marina tingevano le stradine, con i balconi addobbati a festa. I banchi con dolciumi e leccornie tipiche del posto riempivano l'aria di profumi, mentre giocolieri e gostre animavano il tutto con la loro vivacità.
Ad un tratto la finta nipote e suo zio passarono davanti ad un banchetto del tiro al bersaglio e gli occhi di Gwen finirono subito su una vecchia bambola, simile a quella con cui da piccola giocava con Kim.

Sorrisi al vecchio e ci allontanammo.
La serata era godibile, mi piaceva l'aria che si respirava, era leggera, briosa, ma comunque non eccessiva.
Le bancarelle traboccavano di prodotti e ad un tratto, al banco del tiro a segno, notai una bambola quasi uguale a quella di Kim quand'era piccola.
Tanto che rimasi a guardarla come imbambolata, ricordando quei momenti come se facessero parte di un'altra vita, un'altra persona.

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A quelle parole di Hiss ebbi reazioni contrastanti.. Prima di tutto anche se stavo guardando un video non comprendevo tanta apprensione ma poi ebbi un dubbio e raggelai.. Il sogno era stato realtà? Qui in camera e sentivo quel suo profumo forte e delicato nella mia camicia da notte e il profumo delle candele. Feci entrare Hiss in camera e mostrai il tablet chiuso e scrissi su un foglio.. "Dormivo.. Che voci sentiva dottore?" volevo andare a fondo.

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