"Venghino, signori, venghino..." disse l'uomo al banchetto del tiro al bersaglio "... dieci colpi a soli cinque Taddei! Avanti, tentate la fortuna e mostrate la vostra abilità! Solo i migliori riusciranno! Venghino, signori, venghino!" Notò Gwen che fissava i premi del gioco, tra cui la bambolina. "Signorina, vuol tentare?" Ridacchiando l'uomo.
Nel frattmpo, a casa di Turron, Altea era stata destata da quella visione misteriosa dall'arrivo di Hiss.
"Ho sentito" lui dopo aver letto il tablet "delle voci... una maschile ed una femminile... sembrava una scena da film in costume, del genere romantico di Cappa e Spada... ma mi sarò sbagliato. Mi scusi, non volevo svegliarla." Sorridendole.

Ero ancora lì, quando la voce dell'uomo al banchetto mi destò.
"Oh no no..." scossi la testa con un vago sorriso, ma in realtà non avevo alcuna voglia di sorridere.
Quella bambola aveva portato di nuovo un velo di malinconia e una parte del malessere del pomeriggio era di nuovo tornato; improvvisamente, mi sentivo di nuovo in colpa, mi sentivo triste e avrei voluto essere davanti al mio PC, a fare ricerche su ricerche per trovarla.

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Ma poteva mai essere, un conto era il pensiero di aver sognato ma se Hiss aveva sentito tutto era davvero avvenuto. Era tutto molto strano.
Lo salutai, richiusi la porta e mi guardai attorno, osservai ogni punto per vedere se ci fosse altro che potesse confermare fosse davvero accaduto lì ma per quale strano fenomeno...oh, eppure il nipote del Duca era bello ed accattivante.

Herbert sentì la voce dell'uomo al banco del tiro al bersaglio e poi notò lo sguardo triste di Gwen.
"Suvvia, professore..." disse ridacchiando il vecchietto che era con loro "... accontenti sua nipote e vinca qualcosa per lei, no?" Fissandolo divertito. "Una volta lei mi disse di essere stato in Medio Oriente, no?"
"Si, ma è passato un bel pò di tempo..." mormorò Herbert, per poi avvicinarsi al banco e prendere uno dei fucili a pallini.
"Ecco, abbiamo uno sfidante!" Esclamò l'uomo del banco.
"Quale dei premi ti piace, Gwen?" Herbert alla ragazza.
Nello stesso istante, a casa del custode, Altea era rimasta sola in camera e cominciò a cercare tracce, segni che confermassero la misteriosa visione.
Tuttavia non trovò nulla.
Quale mistero stava vivendo?

Nulla...non vi era nulla di nulla. Solo la prova di Hiss, che era un uomo serio e io avevo molta fiducia in lui.
Era meglio ritornare a dormire, l' indomani dovevamo proprio andare a castello e poi mi avrebbe aiutato a non pensare.
Così mi stesi nuovamente e ripresi sonno.

Herbert mi si avvicinò e l'uomo chiese a lui di fare un tentativo.
Lo guardai preda dei miei pensieri, quando mi chiese del premio e prendeva il fucile.
Non seppi subito cosa rispondere, perchè non sapevo se fosse giusto farlo, ma poi indicai la bambola.

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Altea tornò a dormire, visto l'indomani sarebbe stato il giorno della tanto attesa visita al castello.
Il suo sonno stavolta fu senza sogni, ma vagamente agitato, forse per la tensione, mentre da fuori i suoi del bosco riempivano l'aria.
Ma nel cuore della notte un suono la destò.
Proveniva da fuori, aveva un che di metallico.
Intanto, al paesino sul mare, la festa per Gwen e Herbert proseguiva.
Lui prese il fucile e guardò la bambola. Mirò e poi sparò alcuni pallini, colpendola più volte fino a farla cadere nella rete sottostante.
"Bel colpo..." disse l'uomo del banco un pò seccato "... ecco la sua bambola." Dandola a Gwen.
"Ottimo, professore!" Ridendo il vecchietto.

Herbert ci provò per davvero e ci riuscì!
Complimenti, professore, davvero.
Accennai un sorriso malinconico quando ebbi la bambola fra le mani e sentii gli occhi inumidirsi di nuovo.
Era quasi la stessa, ricordai quando la vedevo sul comodino di Kim in camera sua.
Una valanga di ricordi mi assalì con la potenza di un uragano e rimanevo sconvolta dalla forza degli oggetti, che pur essendo inanimati ci trasmettevano mille emozioni.

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Gwen e Herbert proseguirono per i vicoletti del paese, giungendo verso il lungomare, dove un bar galleggiante, collegato alla terraferma da un pontile, attirava molti turisti.
"E' vero che non è un gran premio" disse lui alla ragazza vedendola malinconica "ma non credo siail caso di essere triste, no?" Accendendosi una sigaretta davanti al mare. "Gradisci?" Porgendole il pacchetto.

Seguii Herbert verso il lungomare e osservai con curiosità il bar galleggiante, pieno di clienti e che rilanciava i suoi bagliori dorati sulla superficie liscia e scura del mare notturno.
La sua frase fu capace di farmi un po' sorridere, mentre mi porgeva il pacchetto ed io prendevo una sigaretta.
"È quasi identica alla bambola preferita di Kim..." mormorai "Da piccola non se ne separava mai..."

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A quelle parole di Gwen, lui la guardò, poi tirò una boccata di fumo e gettò la sigaretta in acqua.
"Kim amava il mare..." disse guardando il faro lontano "... mi chiedeva spesso di portarla a passeggiare qui... appena poteva si tuffava in acqua... a volte pensavo fosse una sirena... ma probabilmente sognava solo di nuotare via, lontano..." Mentre la brezza salata soffiava da Ponente.

Cominciò a parlare di Kim e sentii il trasporto nelle sue parole.
Poteva dire ciò che voleva, ma non mi avrebbe mai convinto del fatto che non stessero insieme.
"Ogni tanto penso che potrebbe aver approfittato delle notizie di quelle ragazze scomparse per scappare via..." dissi "Forse, non vuole nemmeno essere cercata..." con amaro sarcasmo.

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Herbert si voltò di scatto a guardare Gwen dopo quelle sue parole.
La ragazza lesse astio, rancore, odio in quello sguardo nero, che le luci sul mare rendevano tanto più bello quanto inquietante.
Poi tornò a fissare il mare, restando in sienzio per un lungo istante.
"Non è fuggita." Disse come una sentenza. "Forse non la conosci come credi."

Si voltò guardandomi con astio e rabbia, anche se forse era più risentimento.
Le parole suonarono lapidarie, ma ciò non voleva dire che avesse ragione.
"Perchè? Solo perchè tu pensi che non ti avrebbe lasciato?" dissi di nuovo, ma stavolta senza fronzoli "Beh, se l'ha fatto sei tu che non la conosci come vorresti" aggiunsi poi.
"E cortesemente evitiamo di piantare una discussione ora, sto già uno schifo stasera e siamo in mezzo alla strada" conclusi, con tono secco e scocciato.

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Lui tornò a guardare Gwen.
"Sei proprio una sciocca..." disse "... forse sei tu che credi di conoscerla..." fissando il mare "... voleva che lasciassi mia moglie... voleva un figlio... ma non qui... voleva che lascissi tutto e fuggissi con lei..." scosse il capo "... torniamo a casa, è meglio..."

Come, prego?
Certo, tutto ciò negando che stessero insieme, quando glielo avevo chiesto.
Scossi la testa al pensiero di quell'immenso casino, perchè ora il dramma si era notevolmente ampliato.
E se la moglie di Herbert avesse scoperto la cosa e fosse stata lei?
Avrei tenuto da parte quell'ipotesi, finché non avessi avuto una prova per confermarla o smentirla.
Lo seguii a casa senza aggiungere altro, perchè davvero non sapevo più cosa dire.
Questa faccenda riusciva ad ampliarsi come una matrioska, mi sfuggiva di mano ed io non ero capace di trattenerla e ciò mi faceva sentire frustrata non poco.

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Ascoltai attentamente le parole della donna, la sua preoccupazione e il suo dolore per la scomparsa della nipote.
Lanciai un'occhiataccia al sedicente investigatore che non sapeva nemmeno l'ABC di come si conduceva un primo approccio di quel tipo.
Colpevolizzare la vittima, certo, il massimo.
"Ci racconti com'è successo, signora..." dolcemente alla donna "Per cercare di capire cosa sia successo a sua nipote è importantissimo per noi riuscire a ricostruire i suoi ultimi movimenti, gli ultimi giorni, non so se aveva conosciuto qualcuno di nuovo, aveva frequentato un posto nuovo..." elencai.
"Adesso le faccio un buon caffè, lei si rilassa e ci racconta, non tralasci nessun dettaglio, ogni cosa può essere importante!" sorrisi, rassicurante, facendo partire il registratore del telefonino, in modo da poter poi riascoltare le parole della donna, avevo ormai imparato che gli appunti non erano sufficienti.

Ripresi sonno ma fu un sonno agitato e tormentato. Ad un tratto un clangore di ferro mi svegliò. Cosa poteva essere? Indossai la vestaglia e uscii dalla porticina laterale della camera. Mi trovai in giardino e cercai di capire che stesse accadendo.

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Tornarono a casa e Herbert si versò da bere, per poi uscire sul terrazzino a guardare il cielo stellato estivo.
Non disse nulla, mentre Gwen era in salotto.
Nel frattempo,ad Afragola City, Destresya ed il sedicente detective erano con la zingara.
La donna col suo accento magiaro che sua nipote era una ragazza bellissima ma normalissima, senza grilli per a testa, molto tranquilla e di sani principi.
Era scomprsa nel nulla, dalla sera alla mattina.
Intanto, a casa di Turon, il sonno di Altea era stato interrotto da degli strani rumori.
La ragazza mise la vestaglia ed uscì per controllare.
Vide così qualcosa.
Era una figura scura, avvolto in un lungo abito, nonostante il clima caldo.
Camminava piano lungo uno stretto sentiero, diretta verso il castello diroccato.

Appena arrivammo, si versò da bere e uscì sul terrazzino, senza dire alcunchè.
Era cascato in pieno nel mio tranello, dal momento che ciò che avevo detto, su un'ipotetica sparizione volontaria di Kim, lo aveva fatto capitolare e avevo avuto la conferma che avevo cercato all'inizio di tutta questa storia.
Mi versai da bere anch'io e rimasi sul divano, facendomi gli affari miei, senza interromperlo e anche perchè mi scocciava discutere.
Quindi restai per conto mio, insieme alla bambola.

La signora non c'era di alcun aiuto, non un indizio, non una spiegazione.
Possibile che sua nipote fosse sparita e non potesse sforzarsi di darci un minimo di attenzione?
Non capivo proprio questo suo atteggiamento, ma cercai di nasconderlo.
Mi rigiravo tra le mani la foto della ragazza che ci aveva dato, unica informazione utile.
"Non ci ha detto come si chiama sua nipote, signora.." dolcemente, anche se avrei voluto essere molto più dura, manco un'informazione banale come quella aveva tirato fuori!
"E mi dica... così per caso, sua nipote voleva fare la modella? Magari qualcuno le aveva messo in testa di fare un servizio fotografico?" chiesi, usando l'unica carta che avevo per collegarla al caso delle ragazze scomparse.
Perchè era chiaro che non poteva che essere una di loro.

Vidi una figura vestita in modo pesante, forse era un mantello. I miei occhi erano ancora pesanti dal sonno. Ma poi riuscii a focalizzare il tutto, presi una piccola torcia poggiata su un basso tavolino. La sagoma saliva il castello, poteva essere il custode? Eppure una forza strana mi trascinava a seguirlo e, scelleratamente, iniziai a salire dietro di lui le scale, volevo chiamarlo ma la voce ancora non usciva.

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Herbert restò sul terrazzino, Gwen in salotto con quella bambola vinta col tiro al bersaglio.
Solo in quel momento la ragazza notò una foto in cornice di Herbert in divisa, ai tempi del suo arruolamento nell'esercito.
Un attimo dopo il cellulare di Gwen squillò.
Nel frattempo Destresya cercava di capirci di più da quel caso.
"Mia nipote si chiama Nicoleta..." disse la zingara "... no, non ha mai pensto di voler fare la modella..."
"Tutto molto strano..." mormorò Drew.
Intanto, sul sentiro del castello diroccato, Altea si era messa a sguire la misteriosa figura.
Dall'aspetto, nonostante il buio ed i vetiti lunghi, sembrava un uomo.
Si incamminava a passo sostenuto verso il castello. Lo raggiunse e vi penetrò.
Ma quando arrivò Altea si accorse che il portone era chiuso con pesanti lucchetti.
Com'era entrata la figura? Aveva le chiavi? Conosceva forse un passaggio segreto per accedere all'interno del maniero diroccato?

Eravamo ognuno perso nei propri pensieri, io ad osservare la bambola, quel flusso improvviso di emozioni che si era via via attenuato, per fortuna.
Notai poi, su di un mobile, nella penombra della stanza, una foto di Herbert in divisa, ai tempi in cui era arruolato nell'esercito.
Di certo, faceva la sua figura in divisa, aveva un certo fascino e a dirla tutta, ora non mi sentivo di giudicarlo con la stessa severità dell'inizio.
Che fosse unicamente per il forte sentimento che lo legava a Kim, o che ci fosse anche una piccola percentuale di timore che la loro relazione venisse allo scoperto, non doveva essere facile.
Poi, senza che me lo aspettassi, facendomi sobbalzare, il cellulare suono, così lasciai la bambola e risposi.
"Sì, chi parla?"

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"Sì, tutto molto strano..." sospirai, per poi rivolgermi alla donna.
"Signora, come saprà ci sono diverse ragazze purtroppo che sono scomparse in questo momento e senza lasciare traccia come Nicoleta, ma noi le cercheremo, e cercheremo anche sua nipote... non siamo la polizia, certo, ma vogliamo la verità forse anche più di loro, faremo di tutto per trovarla..." sorrisi, dolcemente.
Era vero, che fosse una zingara o meno, avremmo trovato quelle ragazze.
Certo, il fatto che il solo indizio che credevo di avere fosse inutile non aiutava ma... non mi sarei certo arresa!

Aveva abiti lunghi, sembrava un uomo, sicuramente era abbigliato.. E se era una donna.. Entrò nel castello e appena cercai di entrare trovai tutto chiuso. Una sofferenza straziante percuoteva il mio animo, cercavo di scuotere i lucchetti perché tutto si aprisse.. "Apri!" e solo allora mi accorsi di aver urlato quella parola.

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"Sono il commissario Goz..." disse lui al telefono a Gwen "... la scientifica ha da pochissimi finito di analizzare il corpo della dottoressa Loff... ora però voglio sapere da lei tutto ciò che conosce di questa storia, chiaro? ominciano a saltar fuori cose troppo assurde!" Nervoso l'uomo.
Nel frattempo, nel suo studio, Destresya aveva cercato di rassicurare la zingara. La donna ringraziò lei e Drew ed andò via.
"Ricapitoliamo..." Drew a Destresya, come se già fosse nel pieno delle indagini "... tutte ragazze bellissime, ma non vere modelle... spariscono nel nulla... di primo istinto direi che siamo di fronte ad un maniaco... le violente e le uccide, per poi sotterrarle... il Cielo non voglia, ma è un'ipotesi... ed al momento la più probabile ahimè..." pensieroso.
Intanto Altea era giunta al portone del castello. Era chiuso e all'improvvisò lei parlò. Dopo mesi di silenzio unaparola era uscita dalla sua bocca.
In quel momento si udirono i lecchetti scattare e le serrature girare.
Poi lentamente il portone, quasi magicamente, si aprì.

Quando la donna andò via mi voltai divertita verso il mio sedicente capo e scoppiai a ridere.
"Frena frena frena, Sherlock e quando ti avrei detto che puoi restare? Se non sbaglio eravano nel pieno di una discussione quando è entrata quella donna, no? Aspetto ancora una spiegazione da te, e una proposta decente, senza quell'aria da superuomo che è così maledettamente irritante!" con aria di disprezzo.

Era Goz ed ero sicura che avrebbe di nuovo iniziato a spremermi come un limone per trovare chissà cosa.
Però, aveva detto che avevano analizzato Loff e avevano scoperto altre cose.
"Non so cosa dire, se non che lei non era la vera dottoressa Loff, dal momento che invece di avere il suo volto aveva quello di Kim, una delle ragazze scomparse, nonché mia amica. Stava per rivelarmi qualcosa sulla scomparsa di Kim, ma l'hanno uccisa prima che potesse parlare" dissi, perchè in effetti era tutto ciò che sapevo.
"Cosa avete scoperto voi?"

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Non sapevo se essere sconvolta per la frase pronunciata dopo mesi o nel vedere i lucchetti aprirsi come una magia, entrai lentamente e mi fermai ad osservare "C'è nessuno? Chi siete?... Sei tu?" dissi con un leggero torpore ma sapendo di essere lucida.

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"E va bene..." disse Goz a Gwen "... ma solo se mi garantisce discrezione massima... altrimenti le ritirerò la licenda di detective privato, chiaro?"
Nel frattempo Destresya era rimasta sola con Drew.
"Mia cara collaboratrice..." divertito e impertinente lui "... anniamo un caso da risolvere, no? Poi dopo penseremo alle nostre piccole dispute." Facendole l'occhiolino.
Nello stesso istante Altea si era ritrovata davanti al portone aperto.
Entrò, ma non vide nessuno.
un attimo dopo sentì dei passi e dalla scala oltre l'androne vide scendere qualcuno.

Non vi era nessuno, poi udii dei rumori e qualcuno scese le scale. Io mi avviai verso le scale per vedere chi fosse.

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"Sì sì" risposi laconica.
Ci mancava solo questo, dopo che avevo risolto più di un paio di casi al posto loro.
"Ebbene? Che novità ci sono?"

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L'androne era avvolto da una leggera e misteriosa penembra.
Giochi di chiaroscuro si rincorrevano fra le ombre che parevano voler fuggire dai bagliori sinistri della Luna che penetravano dalle finestre a bocca di lupo.
Altea sentì dei passi e qualcuno apparve sulle grandi scale che dall'androne portavano ai piani superiori del castello.
"Benvenuta, baronessa De Bastian." Un uomo anziano. "Mi perdoni, non l'avevo sentita arrivare." Con un lieve inchino.
Nello stesso istante Gwen era al cellulare con Goz.
"Va bene..." mormorò lui "... allora, la scientica ha trovato qualcosa di molto strano nel corpo della dottoressa Loff... non sappiamo bene cosa sia... si tratta di una sorta di microchip... o qualcosa di simile... inserito proprio nella zona del cervello in cui si elaborano la crescita e lo sviluppo dell'individuo... ovviamente quel microchip non può esserci finito per caso nella testa della povera dottoressa..."

Apparve un uomo anziano in quel luogo sinistro, illuminato solo dal pallore lunare che ovattava il castello dal mondo e dalla realtà forse. Era un uomo anziano, cercai di vedere se fosse il custode ma i catenacci si erano aperti.. "Sono entrata qui in modo strano" all'uomo.

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Iniziai ad ascoltarlo con molta attenzione.
Moltissima
Ma ad un certo punto, pensai di essere finita in chissà quale romanzo distopico, in una realtà alternativa.
E tutto quello che avevamo ipotizzato sembrava essere pericolosamente reale.
"Un microchip, ha detto?" ripetei, riflettendo.
"In realtà, avevo azzardato l'ipotesi che potesse davvero essere Kim, a cui però era stato in un certo senso "fatto il lavaggio del cervello", per dirla in parole povere, così che potesse davvero convincersi di essere la dottoressa, la quale non ha mai messo piede in città, dunque non sarebbe nemmeno sembrato strano a chi la vedeva passeggiare tranquillamente per strada. Specie se consideriamo che Kim era sempre al verde, mentre invece ora appariva ricca, vestita bene, dunque nessuno la conosceva nella zona benestante della città. A questo punto, però, dovremmo capire chi abbia avuto interesse a fare tutto ciò e se la cosa sia collegata anche alle altre scomparse..." dubbiosa.

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Non era il custode.
"Strano..." disse lui fissando Altea "... in che senso, baronessa?" Avvicinandosi. "Ah si... che sbadato, mi perdoni. Non avevo chiuso bene il portone e si è aperto prima che scendesi ad aprire. La sua camera è pronta. Gradisce qualcosa da mangiare prima di ritirarsi per la notte, milady?"
Nel frattempo Gwen era al telefono con Goz.
"No no, freni..." lui a lei "... non è mica un romanzo futuristico questo, nè un cartone animato giapponese... la donna morta è davvero la dottoressa Loff... l'autopsia ha confermato età e corporatura, oltre naturalmente all'esame genetico. L'unica cosa che abbiamo scoperto è che la dottoressa si era trasferita ad Afragola City perchè intenzionata ad un'operazione di chirurgia estetica... che però dall'autopsia non risulta... quindi quello era davvero il suo volto..."

Aggrottai la fronte.
"Non è possibile, lei aveva il volto di Kim, la vera dottoressa Loff era diversa" insistetti.
"Fate altre ricerche, perchè qualcosa non quadra."

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"Si calmi, ragazzina..." disse Goz "... non venga ad insegnarci il mestiere... io ho diverse ragazze scomparse nel nulla e non posso permettermi di perdere altro tempo per indagare su una donna che per ora non sembra avere legami con nessuna delle ragazze sparite, a parte una vaga somiglianza con una di loro." A Gwen.

Ecco che iniziavo a ribollire.
Che pessimo soggetto era, davvero.
"E lei invece mi sembra che voglia far passare ne per quella che non sa fare il proprio lavoro" ribattei "Ha altro da dirmi? Perchè sarebbe davvero tardi" con tono secco.
Dovevo confrontarmi con Herbert su questa cosa non mi sembrava che Goz volesse essermi d'aiuto.

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