"No, non c'è altro." Disse Goz. "Ma mi raccomando, acqua in bocca o le toglierò la licenza da detective privata, chiaro?" Minacciò e poi staccò, lasciando Gwen col cellulare in mano.

Che bravo, continuava a minacciare, proprio un bravo poliziotto.
A quel punto, mi assicurai che la telefonata fosse del tutto staccata.
"Ho delle novità" dissi, per richiamare l'attenzione di Herbert.

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Herbert era ancora fuori sul terrazzino, dove si sentiva un profumo di salsedine che giungeva dal mare.
Aveva lasciato il bicchiere ed ora beveva direttamente dalla bottigia.
"Novità..." disse senza voltarsi verso Gwen "... e dove le ha trovate? In salotto?" Sarcastico.

Feci uno sforzo immane per mantenere la calma, o almeno provarci.
"Mi ha appena chiamata Goz e se non vuole farmi perdere il posto per cortesia entri dentro e mi ascolti" cercando di mantenere un tono di voce moderato.
Non potevo stare tranquilla né essere troppo fiduciosa, dato che stavo già commettendo un azzardo.

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Lui si voltò e guardò per un lungo istante Gwen. Allora portò la bottiglia alla bocca e la finì, per poi lasciarla accanto alla sdraio.
Si alzò e seguì la giovane criminologa dentro.
"Avanti..." disse "... mi racconti..."

Avevo la terribile sensazione che quest'uomo stesse cercando poco a poco di autodistruggersi ed il mio timore era che ci riuscisse.
Finalmente entrò dentro e gli raccontai tutto ciò che ci dicemmo io e Goz.
"Ovviamente, spero non ci sia bisogno di specificare che non deve farne parola con anima viva. Giusto?" fissandolo.

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"Aspetti... aspetti, va troppo in fretta per me..." disse Herbert confuso "... un... microchip? Ossia un congegno? Questo hanno trovato nel cervello di quella dottoressa?" Fissando Gwen. "Che diavolo significa? Che senso ha?" Agitato lui.

Almeno era più lucido di quanto non sembrasse con quella bottiglia in mano.
"Non lo so ed è quello che vorrei sapere, ma ovviamente Goz, da bravo incompetente bastardo che è, ha preteso informazioni ma senza darne in cambio, visto che ci tiene ad essere lui a risolvere il caso e se fosse davvero per lui staremmo freschi..." contrariata.
"Ad ogni modo, quella era Kim, ora lo sappiamo, non mi convinceranno che fosse il contrario" dissi risoluta.
"Devo solo capire come fare ad indagare senza che Goz lo sappia..." riflettendo.

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"No, un momento..." disse Herbert a Gwen "... però la scientifica, lei mi ha detto, ha analizzato il corpo e geneticamente non è quello di Kim... perchè allora lei crede che sia proprio lei? La genetica non può sbagliare... o forse... forse lei crede che abbiano fatto qualcosa a Kim... rendendola poi Loff?" Nervoso.

"Esatto" annuii "Come le ho detto ora, Goz mi ha detto che la Loff era venuta qui apposta per un intervento di chirurgia, che però non c'è stato, a quanto si è scoperto dagli esami. E tutto ciò è ancora più strano. Deve per forza esserci un elemento di raccordo fra tutti questi elementi."

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"Si... si, lo penso anche io..." disse pensieroso Herbert "... si, deve essere per forza così... troppe coincidenze..." annuendo a Gwen "... ora però ho bisogno di prendere aria... di camminare sulla spiaggia, se resto ancora chiuso qui impazzisco..."

"Concordo" annuii.
Poi, disse che avrebbe fatto una passeggiata sulla spiaggia.
"Le dispiace se le faccio compagnia?" dissi, dopo alcuni istanti.

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Lui guardò Gwen ed annuì.
Così i due uscirono, attraversando una stradina dove qualcuno ancora festeggiava. Da lì raggiunsero la spiaggia, camminando e allontanandosi da un paio di falò con intorno diversi giovani ancora in clima di festa.
Era sera, l'aria più fresca e l'odore di salsedine si sentiva forte.
Le Pleiadi scintillavano sopra l'orizzonte piatto e di tanto in tanto il faro si accendeva sul promontorio antistante.
Gwen e Herbert arrivarono ad una piccola barca issata sulla sabbia e capovolta con le reti appoggiate sopra.
"Dovrei tornare in città, ma non ne ho alcuna voglia..." disse dirando fuori le sigarette e porgendone a Gwen "... non credo esista nulla di peggio che vivere accanto a chi non si ama... guardare quella che dovrebbe essere la propria donna soffrire anno dopo anno... vivere di ricordi... chiederti romanticismo, attenzioni... di essere stupita, affascinante... mentre invece si pensa solo ad un'altra donna..." mormorò, forse per colpa dell'alcool.

"Oh no no, il caso lo sto seguendo da moltissimo tempo e potrebbe portarci via dei mesi, prima chiariamo la situazione e solo dopo iniziamo a lavorare, io non mi fido di chi entra nel mio ufficio con quell'aria da grand'uomo sparando sentenze, chiaro? Quindi non ci muoveremo di qui finchè non avremo sistemato le cose!" chiarii, risoluta.
Quel tipo non mi piaceva neanche un po', ma come diavolo si permetteva di irrompere così nella mia vita?

Annuì ed io accennai un sorriso.
Ci dirigemmo sulla spiaggia, dunque, lontani dai falò di alcuni ragazzi, assaporando l'aria di salsedine che rendeva il cielo limpido e pieno di stelle a perdita d'occhio.
Sentii che parlò, mentre prendevo una sigaretta e non interruppi quel flusso di pensieri.
Immaginavo che fosse davvero una brutta storia, brutta brutta.
"Capisco che non sia facile" commentai "E capisco che decidere di mollare tutto non sua tanto più semplice che scegliere di restare..." aggiunsi poi, mentre le braci delle nostre sigarette erano ridotte a due lumini arancioni che vagavano nella penombra.
Non la pensavo al cento per cento così, ma sembrava che avesse bisogno di uno sfogo e non di un confronto, così decisi di accontentarlo.

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Drew rise di gusto.
"Destresya..." disse fissandola "... di cosa hai paura? Che io ti rubi il lavoro? O la vita?" Divertito. "Magari non sono un tuo nemico, non pensi? In due si lavora meglio, no? Vivila come una possibilità. O forse..." impertinente e sarcastico "... c'è un fidanzato geloso che non ti permette di lavorare in coppia con un altro uomo?" Facendole l'occhiolino.
Intanto, sulla spiaggia, Gwen era con Herbert.
Lui non rispose nulla a quelle parole di Gwen, finendo la sua sigaretta.
"Come ha deciso di continuare le indagini?" Fissandola e cambiando argomento di colpo. "Che pista vuol seguire, dottoressa?"

Non rispose, si limitò a fissarmi cambiando argomento.
Aspirai un paio di volte dalla sigaretta, riflettendo.
"Non lo so, Goz mi ha portata su un campo minato. Mi ha praticamente messa con le spalle al muro, impedendomi di parlarne e minacciando di farmi revocare la licenza e non so che strada seguire..." sospirai, sinceramente confusa e perplessa.

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"Allora faremo tutto in segreto..." disse Herbert togliendosi la maglietta "... quell'idiota non caverà mai un ragno dal buco..." facendo lo stesso con le scarpe e gli shorts "... ho bisogno di rilassarmi, di entrare in acqua... il mare a quest'oa è magico..." guardando Gwen ed entrando poi in acqua "... mi raggiunge anche in mare?" Voltandosi verso di lei.

"Io non ho detto che non voglio lavorare con te, ho detto che voglio che giochi a carte scoperte, ti levi dalla faccia quell'aria supponente, torni tra i comuni mortali e mi dici che cosa hai in mente, finchè fai il superiore con me non hai nessuna possibilità di dialogo, sappilo!" guardandolo con disprezzo.
"Allora, torni tra i comuni mortali e mi dici le cose come stanno o vuoi continuare con questo tira e molla? Perchè io posso andare avanti tutto il giorno!" incrociando le braccia.
"Dopotutto io sono andata avanti senza di te fino ad ora, tu invece sei piombato qui dal niente quindi chi deve delle spiegazioni sei tu..." sedendomi e guardandolo.
"Avanti, sono una reporter... voglio la verità, tutta la verità... se mi convincerai che sei sincero e vale la pena lavorare insieme, io sarò altrettanto sincera con te e decideremo come procedere... sono le mie condizioni, e non voglio frasette ad effetto di cinque parole, voglio una spiegazione come si deve!" fissandolo negli occhi a muso duro.

"Eh, spero di mantenevi entrambi sui binari giusti, altrimenti sarò rovinata e non voglio che questa situazione crei un disastro dopo l'altro, insomma, voglio trovare Kim, ma non posso rovinarmi la carriera, lei sicuramente..." stavo per continuare la frase, ma mi interruppi perchè notai che durante il mio sproloquio lui si stava... spogliando?
Era questo che stava facendo?
Lo guardai battendo le palpebre un paio di volte, incredula.
Disse che voleva fare un bagno e mi chiese se l'avrei seguito.
Rimasi un paio di secondi incredula, perchè, accidenti... Cosa?
Alla fine, feci spallucce e anch'io mi spogliai.
Non c'era nulla di male, no?

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Drew fissò Destresya per un lungo istante.
"A volte un nome ed una vita sono trappole..." disse piano "... e fuggire è la sola possibilità... Drew... Drew Star... un nome come tanti... un uomo come tanti... magari è anche innamorato... o forse è un evaso... magari un impostore... è davvero così importante? Non posso essere solo Drew e Star stanotte? Domattina si vedrà, no?" a Destresya.
Nel frattempo, Gwen e Herbert avevano deciso di fare un bagno fuori programma.
Il mare era ancora caldo, vsto la giornata estiva e le onde lente finivano schiumose sulla sabbia umida.
Herbert era già in acqua e vide Gwen spogliarsi, per poi raggiungerlo.
"Colpa mia, l'improvvisata le farà bagnare reggiseno e mutandine..." lui guardandola entrare in acqua "... avrei dovuto pensare a prendere dei costumi..." lasciandosi cullare dalle onde lievi.

Entrai nell'acqua che a quest'ora era ancora più calda e morbida, quasi.
Era strano fare il bagno di notte.
Era come galleggiare nel nulla, in un'oscurità tangibile e totalmente immersi in essa.
Destabilizzante, ma forse per questo affascinante.
Cercai di non farmi destabilizzare, tanto per restare in tema, da ciò che disse poi.
"C'è di peggio..." commentai, con tono sornione "Ne vale la pena, l'acqua è splendida" sorridendo.
"I colpi di testa ci stanno ogni tanto" ridacchiai poi.

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Lui rise.
"Allora stasera ho scoperto che lei è una donna..." disse guardando Gwen ormai in acqua con lui "... ed anche bella devo dire." Per poi voltarsi e nuotare con abilità fra le onde della sera, appena lambite dalla scia lunare sul mare.

Ancor prima di poter pensare di imbarazzarmi, risi spontaneamente, più per il tono in sé, in realtà.
"Era davvero un complimento, quello, quindi?" chiesi retoricamente e con sarcasmo, mentre anch'io nuotavo "Allora non è sempre così scorbutico come vuole fare apparire..." con un sorriso sornione.

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"Certo che era un complimento." Disse lui voltandosi a guardare Gwen. "Non solo è bellissima solo con quell'intimo addosso, ma finalmente stasera ha smesso quel broncio infastidito che mostra ad ogni minima occasione che non le va giù." Sorrise piano. "Sbaglio?" Avvicinandosi a lei.

Ringraziai che la penombra quasi totale non fece emergere il vago rossore che mi colorò il viso.
Ero certa che fosse uno degli effetti collaterali dell'alcool, ma rimaneva il fatto che era una situazione davvero ben strana.
Sorrisi divertita.
"Si sbaglia, il broncio lo porto sempre con me, per uscirlo al volo dalla tasca alla prima occasione..." sorniona io, non volendo dargliela vinta.

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Lui rise piano.
"Le servirebbe più un costume, che non il broncio quando uscirà dall'acqua, dottoressa." Disse lui a Gwen. "E vabbè... vorrà dire che invece dello scorbutico stasera mi toccherà il ruolo di cavaliere." Con un vago sorriso.

"Vorrà dire che, non avendone uno, spererò nel favore delle tenebre..." con tono appena laconico, ma in fondo divertito.
"Ah, lei ha il ruolo di cavaliere?" con aria teatralmente stupita, inarcando un sopracciglio.

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"Si e credo di essere la sua sola salvezza, mia cara dottoressa." Disse divertito Herbert a Gwen, godendosi il tepore dell'acqua.
Non era un tipo avvezzo a battute, a modi e comportamenti spiritosi, ma piuttosto ombroso in certi momenti, quasi inquieto. O forse era solo la situazione successiva alla sparizione di Kim ad averlo reso così, chissà.
Ma in quel momento appariva rilassato, sereno.

Appariva più sereno e rilassato e andava bene così, insomma se lo aiutava era okay.
"Ah, ecco, mi illumini, perchè davvero non capisco dove voglia arrivare" replicai, corrugando la fronte in modo curioso e sempre teatrale.

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"Non è molto intuitiva a quest'ora, dottoressa..." disse sorridend Herbert a Gwen, nuotando fra le onde calme "... beh, lo scoprirà a breve..."
Dopo un pò si avvicinò alla riva ed attese che la ragazza lo raggiungesse.

Sollevai nuovamente un sopracciglio, ma stavolta con reale curiosità, perchè davvero ero perplessa.
Sì, stasera non ero molto in forma, anche se non credevo di aver bevuto così tanto da giustificare la mia scarsa intuitività.
Si avvicinò alla riva, aspettando chiaramente che lo raggiungessi e così feci, avanzando coi passi nell'acqua mentre portavo i capelli su una spalla e cercavo di districarli, temendo che si annodassero irrimediabilmente a causa del sale.
Quasi mi dispiaceva uscire dall'acqua, ma ero troppo curiosa.

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Gwen lo raggiunse verso la riva e Herbert le porse la mano per aiutarla ad uscire dall'acqua.
Erano completamente bagnati e non solo i capelli di lei si attaccvano ed intrecciavano, ma anche il suo intimo.
Infatti reggiseno e mutandine si erano completamente appiccicate addosso a Gwen.
"Se attraverserà così il paese" disse lui guardandola "diventerà molto popolare credo." Divertito, ma lei notò che lo sguardo del professore indugiò un attimo in più del dovuto su quel corpo bagnato.
Poi lui si chinò a terra e raccolse i loro vestiti.
"Il suo abito non coprirà abbastanza, senza diventare trasparente una volta bagnato... prenda la mia maglia, è scura e la coprirà meglio." Divertito, per poi passare la sua maglia alla criminologa.

Presi la mano che mi allungava per uscire dall'acqua e sì, sentivo il mio intimo totalmente attaccato addosso, tanto che non mi sfuggì il suo sguardo addosso, mentre ridacchiavo alle sue parole.
"Sì, lo credo anch'io... Chissà come reagirebbero i vicini..." ridendo ancora.
Poi, mentre mi rivestivo, mi porse la sua maglietta e fu molto carino, dovevo ammetterlo.
Così la indossai sopra i miei vestiti per coprirmi di più.

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Lui la guardò e le sorrise complice.
Poi ripresero la strada verso casa.
L'aria fresca della sera si sentiva sugli abiti bagnati di Gwen, dandole dei brividi freddi, piacevolissimi in quella serata estiva.
Attraversarono parte del paese, dove la gente li credevano zio e nipote di ritorno da un bagno di Mezzanotte.
Infine arrivarono a casa, dove si cambiarono d'abiti.

Ricambiai il sorriso, sapendo che comunque agli occhi delle persone saremmo passati per zio e nipote come preventivato e andava bene così.
L'aria sembrava più fresca, quasi gelida, avendo addosso quei vestiti bagnati e difatti non persi tempo, una volta a casa, per asciugarmi, prima che mi venisse un accidente.
Ero comunque soddisfatta, ci era voluto proprio quel bagno ed ero contenta che l'assenza del costume non mi avesse fermata, tutto sommato.

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Tornati a casa i lavarono e si vestirono.
"Tra la festa, quell'idiota di Goz ed il suo intimo mozzafiato" disse poi lui a Gwen con fare divertito "temo abbiamo dimenticato di mangiare... lei ha fame?" Fisandola.

Mi incuriosiva e divertiva al contempo come non perdesse occasione di rimarcarlo, ma mi dissi che dovevo fare finta di nulla se non volevo morire dall'imbarazzo.
"In effetti, ora che mi ci fa pensare, sì" dissi ridacchiando e finendo di asciugarmi i capelli.

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Lo fissai negli occhi con un profondo respiro.
"Molto romantico, davvero... Ma io le ho chiesto sincerità, verità, sì è importante per me, non voglio un nome a caso che mi sono inventata una sera per un compito che la mia professoressa non ha manco voluto vedere e che per caso è diventato un lavoro, volevo sincerità..." guardandoti negli occhi "Volevo non essere presa in giro, ciò che volevo era che se un uomo entra da quella porta minacciando di scardinare tutto quello che ho di più caro al mondo avesse per lo meno la decenza di parlarmi con il cuore in mano, mettere le carte in tavola, essere sincero con me, dirmi le cose come stanno, farmi delle proposte concrete tendermi una mano perchè sì, in due si lavora meglio ma ci vuole fiducia in un rapporto, e la fiducia si basa sulla sincerità..." fissandolo negli occhi "Parli come se Drew Star fosse il mio sogno erotico e tu un gigolò venuto qui per realizzarlo, io sono Drew Star ho scritto io tutti i suoi articoli, ho inventato ogni parte della sua vita ho vissuto sulla mia pelle ogni reportage, , è il mio lavoro, è tutta la mia vita, se davvero vuoi lavorare con me abbi un po' di rispetto e sii sincero, ti costa davvero così tanto?" con gli occhi nei suoi e tutte le emozioni che mi ero tenuta dentro per mesi che uscivano e lasciavo scorrere.
Non so perchè mi stavo sfogando così con uno sconosciuto.
Forse perchè ero stanca, stanca di mentire, stanca di dover sempre nascondermi.
Perchè quell'uomo doveva rendermi le cose così difficili con il suo atteggiamento?

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Era davvero tutto strano, l'uomo mi conosceva e quando mi disse che la mia stanza era pronta per la notte rimasi immobile sospettosa. Ero convinta di star vivendo qualcosa di soprannaturale, il bracciale poteva avere un nesso o forse era destino. Probabilmente era un maggiordomo e io non volevo uscire da quel castello ed azzardai "Grazie... Il vostro padrone, il nipote del Duca è nelle sue stanze pure?".

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