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Lo spettacolo dei Pupi fu messo in scena davanti a Dacey, al barone e ai suoi ospiti.
I commedianti però furono ben accorti a non citare mai il nome del misterioso cavaliere tanto osteggiato dal Maresciallo Fagas, limitandosi a chiamarlo un'unica volta con un titolo apparentemente senza significato, ossia Signore di Altafonte. |
La sera, leggera ed eterea intorno a noi, rendeva il bosco ancora più suggestivo.
Camminavo piano, guardandomi attorno. Cominciavo a pensare a come spiegare al maresciallo quella infruttuosa giornata. I briganti sembravano essersi dimenticati di noi. Ma poi, un sibilò mi destò dai miei pensieri. Una freccia infuocata! Allora stavano solo aspettando il momento giusto, ottima scelta. "Finalmente!" esclamai, levando la scomoda gonna, legandola alla sella di un cavallo, per poi impugnare Damasgrada e armarmi come si doveva. "Ai vostri posti, non lasciamoceli scappare.." ai miei, pronta a combattere. |
"Non disturbate affatto." Disse il contadino a Gwen. "A casa mia c'è sempre posto. E poi non vorrete certo camminare da sola nel bosco a quest'ora?"
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Annuii sorridendo al contadino..
Non era una brutta idea, in fondo, poi col giorno sarei ripartita verso Monsperon e sarei andata direttamente in erboristeria. |
In un attimo il carro fu avvolto dal fuoco, tanto che i due cavalli che lo spingevano iniziarono ad imbizzarrirsi.
Kostor allora si tolse il mantello e tentò di domare il fuoco, subito imitato da Tussor. Clio invece aveva già impugnato la sua Damasgrada. Ma all'improvviso dai rami degli alberi circostanti si affacciò un nutrito numero di uomini armati. In un attimo archi tesi con aguzze frecce erano puntati contro i mercenari. "Gettate le armi o finirete tutti infilzati." Disse una voce dalla vegetazione. "Al minimo passo falso farete da bersaglio alle nostre frecce incoccate." |
Il contadino condusse Gwen a casa sua.
Si trattava di una piccola abitazione isolata, posta in uno spiazzo irregolare, accanto ad un piccolo canale. All'interno vi era una massaia impegnata a cuocere dei legumi con verdure accanto al camino. "Eccomi..." disse il contadino entrando in casa, seguito da Gwen "... abbiamo un ospite stasera." Indicando la ragazza dietro di lui a sua moglie seduta accanto al fuoco. "Beh, dove mangiano due" fece la donna "possono mangiare anche tre." |
Avevo sempre ritenuto gli arcieri dei vigliacchi.
Si ammazza la gente a distanza ravvicinata, troppo comodo il contrario. Ma quelli erano briganti, potevo aspettarmi onore da persone simili? Neanche un po'. Quindi l'attacco non mi stupì. Certo sarebbe stato più facile se ci avessero attaccato direttamente, ma andava bene lo stesso. Eravamo equipaggiati bene contro le frecce, le nostre costosissime armature, tanto leggere quanto impenetrabili, ci proteggevano perfettamente. Il nostro equipaggiamento era molto più sofisticato di quello dei soldati del barone, per ovvi motivi. Non sarà stata la stessa protezione di una testuggine dei tempi passati, ma poteva andare. "Avanti, dunque, codardi..." calando l'elmo sul viso "Quando finirete le frecce combatterete da uomini?" tuonai. Non avevo bisogno di dare l'ordine di formazione specifica per la pioggia di frecce. I ragazzi erano abbastanza esperti da sapere già cosa fare. |
Il contadino mi condusse verso una piccola abitazione, isolata e vicina ad un canale.
Dentro l'atmosfera era calda ed accogliente e vi era una massaia, la moglie. "Salute a voi" sorridendole e raggiungendola vicino al fuoco per scaldarmi. http://t0.gstatic.com/images?q=tbn:A...gc0A1d_kWiEenQ |
Frate Roberto e Altea attesero diversi e lunghi minuti seduti su quel basso e consumato muretto, guardando mendicanti e cani in attesa che i servi del barone uscissero a gettare gli avanzi della tavola.
Ad un tratto videro giungere una compagnia di attori girovaghi che i valletti facero entrare da una porta secondaria. Il frate allora si alzò e fece cenno ad Altea di seguirlo. I due entrarono così nel maniero, restando confusi tra i servi. E da una porta di servizio il chierico e la dama osservavano ciò che succedeva nella sala dove il barone e ed i suoi ospiti stavano consumando la cena. E nella sala, davanti ai nobili, si stavano esibendo anche gli attori girovaghi con il loro spettacolo di Pupi. |
Subito i mercenari di Clio si misero in formazione, proteggendosi con scudi dalla probabile pioggia di frecce che di lì a poco gli arcieri avrebbero aperto su di loro.
Ma stranamente nessun dardo fu lanciato contro di loro. "Il vostro carro sta andando a fuoco." Disse la voce di uno di quei briganti. "Tra breve dunque se resterete in questa posizione sarete divorati dalle fiamme. E se cercherete invece di scappare romperete la vostra formazione e finirete tutti infilzati. Scegliete dunque voi di che morte morire." |
"Scaldatevi pure..." disse la donna a Gwen "... tra breve ci metteremo a tavola... abbiamo legumi e verdure, il tutto insaporito con il lardo, in mancanza di carne." Guardò poi il marito. "Chiudi bene tutte le porte e le finestre. Ormai è buio."
"Si..." annuì l'uomo con aria tesa "... la notte ormai è giunta..." |
Marwel ritrasse il braccio che aveva allungato per poter sfiorare il prigioniero e i suoi occhi si velarono di lacrime quando si accorse che davanti a se non aveva un anziano, ne un uomo più che adulto, ma semplicemente un giovane che forse aveva visto pochi più inverni di lei.
"Voglio portarvi via di qui. So perchè vi hanno arrestato e non lo trovo giusto" sussurrò guardandolo. Aveva in mente un piano, ma sapeva anche che tutto ciò che stava facendo avrebbe portato terribili conseguenze su di lei. Non che la sua vita fosse facile. Prese delle erbe da un sacchettino e gliele mostrò al prigioniero. "Troverò il modo di somministrare queste ai soldati. Non ce ne sono molti di guardia, ma questo significa che le celle non sono facili da aprire. Prenderò le chiavi e ti porterò via di qui" disse d'un fiato, con gli occhi liquidi. "Io sono Marwel, qual'è il vostro nome?" |
Lo spettacolo mi piacque molto, era un piacevole diversivo dalla monotonia delle mie giornate e dalla presenza del barone.
Inoltre, come avevo supposto, era un buon modo per apprendere qualcosa in più sulla storia e il passato. E io amavo imparare. E poi c'era la questione del cavaliere senza nome, un vero mistero che solleticava la mia curiosità. Di tanto in tanto spostavo il mio sguardo dalle marionette a Jean, chissà se lui sapeva chi era il misterioso cavaliere e perché nessuno poteva parlare di lui. Quando i teatranti terminarono la loro rappresentazione applaudii di gusto, per me meritavano. Mi piacevano i teatri di marionette, ne avevo visti molti e quella sera, per qualche momento, mi ero illusa di essere di nuovo a casa, alla corte di mio padre, tra le alte colonne istoriate, i mosaici e gli specchi che creavano giochi di luce. |
Sorrisi alla donna, mentre mi ristoravo seduta accanto al fuoco.
Poi, la massaia disse al marito di chiudere bene porte e finestre. Certo, quella situazione inquietava anche me, ma il contadino stesso aveva detto che uccideva animali e a quanto pareva, non aveva ancora ucciso nessuno prima di quei due delinquenti che volevano rapirmi, per di più mi aveva risparmiata. Quanto c'era quindi di cattivo in quell'essere, chiunque fosse? |
Gli avanzi del barone furono dati a cani e gente affamata, mi voltai disgustata..io sarei morta di fame piuttosto di mangiare gli avanzi di quel uomo e tutti coloro che stavano là dentro e di fame ne avevo sofferta.
Poi arrivarono degli attori e frate Roberto mi fece segno di seguirlo, sempre incappucciata ci confondemmo tra il via vai dei servi e arrivammo in una porta laterale. Rimanemmo li..potevo vedere la sala, il barone Ferico e il Maresciallo, ospiti e una dama vestita in modo orientale. Udivo i vari commenti e poi arrivarono gli attori, ascoltai la loro rappresentazione..parlavano dei migliori eroi di Capomazda e mi persi in un ricordo sentendo quei nomi. "Il maestro d' armi stava addestrando Tomas e io arrivai correndo e lo abbracciai. Lui depose la spada e mi sorrise.."Dove è stata la nostra principessa?". "Milord, raccontatemi una delle vostre storie, degli eroi e cavalieri di Capomazda". Rise e mi prese tra le braccia sedendosi e poi nelle ginocchia. "Vedo ti hanno colpita..dimmi, vuoi diventare valorosa come loro o sposare magari un Duca, un cavaliere capomazdese..ti porterebbe nelle sue Terre e vedresti la loro magnificenza". Mia madre si avvicinò con aria severa.."Non dovreste parlare cosi a mia figlia, ha solo 4 anni e potrebbe crederci...la illudete". Lui la guardò perplesso "Non ho fatto nulla di male Emma.." ma lei continuò a rimproverarlo "Una principessa..sposare un nobile..le stai mettendo in testa fandonie..quando diventerà grande poi ci crederà..a cosa? Alla storia del principe benevolo che trova la bella ragazza povera e le donerà la ricchezza e la allegria..no, lei deve sapere il nostro destino è sposare un uomo come noi, laborioso o finirà a fare la sguattera o la serva a un signorotto..e si spera non una prostituta". Lui si alzò di scatto, il volto rosso dalla ira.."Dovresti vergnorarti Emma..tu puoi crescere tua figlia come vuoi ma stai facendo un errore..le stai togliendo una cosa preziosa..ovvero..la facoltà di sognare, non le rimane che quello..e la stai crescendo come una nullità e facendo credere non potrà cambiare la sua vita..anche se lei già sa di essere una bambina povera". Mia madre se ne andò senza dire altro, lui mi guardò e prese una collana mettendola nella mia mano.."Mia nobile damigella..questo è un dono per voi..vi porterà fortuna". Era una collana con un ciondolo raffigurante una civetta che afferrava un carciofo, lo abbracciai forte e seguii mia mamma per aiutarla nelle faccende domestiche." Mi destai da quel ricordo e toccai il mantello sul seno dove la collana era nascosto nel corpetto visto non potevo farla vedere..la Civetta era simbolo capomazdese. Udii quel battibecco tra gli attori e Fagan..poi quel cavaliere dal nome innominabile..rimasi pensierosa..capii uno dei rinnegati da Sygma quando Capomazda dovette cedere le nostre terre..Altafonte..solo quello. Guardai dal cappuccio il frate, vedevo il suo viso serio. Ma non dovevo perdermi in questi pensieri, anche se tutto questo mi affascinò e turbò allo stesso tempo...ma mi chiedevo quale sarebbe stata la prossima mossa del frate. |
La notte silenziosa avvolgeva ogni cosa col suo manto oscuro e sinistro.
Il contadino chiuse le cigolanti porte e nella stanza scese così un cupo ed irreale silenzio, rotto solo dal rumore della legna che si consumava nel camino. Gwen e i due contadini finirono il loro umile pasto e la donna mostrò alla giovane un semplice giaciglio su cui avrebbe trascorso la notte. |
Gli occhi del prigioniero sgranarono davanti a quelle parole di Marwel.
In un attimo parve destarsi dai lividi e dai tagli che gli procuravano ancora dolore ed accennò un vago sorriso. "Siete un Angelo..." disse "... ve ne sarò sempre grato... il mio nome è Tomas..." |
Per tutta la rappresentazione dei Pupi, Jean non smise di guardare Dacey che assisteva divertita a quello spettacolo.
Il messere naturalmente fu accorto affinché Ferico non si accorgesse di quelle occhiate. Alla fine della rappresentazione tutti applaudirono, Dacey compresa. "Davvero una farsa meritevole." Disse divertito il barone ai comici. "Che l'Inferno si apra sotto di noi se davvero i Capomazdesi richiamano il valore di queste marionette! Se così fosse, nobili amici, allora di certo il Cuor di Dragone nostro nemico avrebbe di certo già conquistato da tempo ciò che i suoi avi persero dopo la morte del Conquistatore!" È tutti risero a quella battuta del barone. "È voi, rosa di Baghdad, avete trovato gusto nell'assistere a questa rappresentazione di burattini che imitano i fantocci di Capomazda?" Chiese Ferico a Dacey. |
La sera trascorse tranquilla, alla casa del contadino.
Dopo aver mangiato, la moglie mi mostrò un giaciglio dove avrei dormito. Allora mi sistemai, coperta dal pesante mantello e in attesa di prendere sonno ripensai a tutte le cose successe in quelle poche ore, dalla mia magia inefficace, a quello strano animale e tutto il resto. |
Sorrisi appena alle parole dell'uomo.
Evidentemente non aveva mai visto una manovra militare fatta come si deve. La cosa non mi stupiva, in realtà, avendo visto i soldati del duca. Perché credeva che scappando avremmo rotto la formazione? Non sapeva che i legionari si muovono come un unico uomo? Ma soprattutto, perché pensava che volessimo scappare? Diedi un ordine. Un ordine antico, in latino, che certo quei briganti non conoscevano. Noi non dovevamo scappare, ma accorciare la distanza. Sempre avanti, sempre in atteggiamento offensivo, sempre l'idea di ribaltare la situazione. Così ci avvicinammo a quell'uomo, senza rompere la formazione. Finché la distanza fu talmente corta da rendere inutili le frecce. A quel punto una fila avrebbe potuto combattere quelli vicini, mentre l'altra li difendeva dalle frecce che potevano arrivare dalle spalle. |
"Santo cielo!" esclamai di fronte a quella devastazione "Cos'è successo qui? Chi sarà stato? Presto Ensa, corriamo in casa, voglia nostro Signore che non siano entrati anche all'interno..."
Varcai così la soglia di casa, col cuore in gola. Inviato dal mio Z00D utilizzando Tapatalk |
Nascosti dietro quella porta socchiusa, tra il via vai dei servizi e dei valletti, Frate Roberto ed Altea guardarono lo spettacolo è i presenti nella sala.
Alla fine videro uscire i commedianti con i loro cavallereschi Pupi. "Attenete qui..." disse il frate ad Altea. Ed entrò nella sala, raggiungendo il posto in cui sedeva il barone. |
Lo spettacolo era finito, con una solita battuta idiota del barone a cui, molti, risero e speravo per dovere e non perchè accossentissero.
Gli attori se ne stavano andando quando Frate Roberto mi disse di attendere. "Fate attenzione" ebbi solo il tempo di dire, rimasi dietro la porta semiaperta e il cuore batteva forte..Frate Roberto voleva sfidare il barone. |
Clio diede quell'ordine ma evidentemente aveva sottovalutato la situazione.
I suoi mercenari erano infatti circondati da briganti raccolti in cerchio ed avvicinandosi ad un punto, finivano poi per prestare il fianco alle frecce degli altri. Ed infatti un nugolo di dardi infuocati cominciò a piombare vicinissimo ai mercenari. In un attimo tutto preso fuoco e di certo gli scudi e le corazze poco potevano contro le fiamme. E proprio una fiammata avvolse la tunica di Elas, che cominciò a prendere fuoco sotto gli sguardi impotenti dei suoi compagni. |
Gaynor ed Ensa corsero in casa, ma qui fortunatamente i misteriosi assalitori non erano giùnti.
Tutto infatti all'interno del palazzo era in ordine. "Si ringraziato il Cielo..." disse Ensa "... non sono entrati... ma chi può essere stato a fare quello scempio là fuori, madama?" |
Stesa su quel giaciglio, dopo un po', Gwen riuscì a prendere sonno.
Ma il suo riposo durò poco. Si svegliò infatti di colpo, a causa di qualcosa. Aveva udito un sordo ululato, come se qualche belva si aggirasse intorno all'abitazione. |
"Non ne ho idea, Ensa... forse è un fatto legato ai soldati del Maresciallo, anche se mi sembra impossibile ne abbiano avuto il tempo, siamo andati via praticamente insieme..." Non mi capacitavo dell'accaduto, non avevo nemici e mai mi erano accaduti episodi spiacevoli fino ad allora. "Presto, chiama la servitù e fa' sprangare tutto..."
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Dopo un po' presi sonno.
Il riposo, però, non durò molto. Mi svegliai di colpo sentendo un ululato vicino, come se fosse nelle immediate vicinanze della casa. Mi alzai allora dal giaciglio e cercai una finestra da cui osservare il bosco fuori. |
La formazione era fatta apposta per situazioni come queste.
Non ci sono fianchi scoperti, perché i mercenari si coprono le spalle vicendevolmente. Una volta chiusa la distanza con una parte dei briganti, li si attacca, in modo da rompere il loro cerchio e ricompattarsi. Ad una certa distanza le frecce diventano inutili. A quel punto arrivano solo da un lato, e sono più gestibili. Ma le loro frecce erano addirittura infuocate, e una colpì Elas. "Copritelo, maledizione..." Urlai. |
Ensa annuì a Gaynor e corse a chiamare i servi.
Li trovò rintanati nella cantina, ancora impauriti per l'accaduto. Alla fine raccontarono tutto alla loro padrona. Le narrarono così di un gruppo di uomini giunti poco dopo il tramonto, che presero a devastare il cortile ed il giardino del palazzo. Riconoscerli era impossibile, in quanto il buio celava il loro aspetto. |
Ero di buon umore per quello spettacolino che mi aveva riportata alla memoria la mia casa per cui risposi con un sorriso al barone.
<< Si, devo fare i miei complimenti a questi attori>> dissi sincera, erano davvero riusciti a farmi distrarre un po' e ero grata per questo. |
I miei servi mi raccontarono di un gruppo di uomini sconosciuti che aveva devastato tutto, apparentemente senza alcun motivo. Mi chiesi chi mai potessero essere... forse dei fuorilegge, ma quale brigante si sarebbe dato la pena di compiere uno scempio senza avere nulla in cambio? Più ci riflettevo e meno ne venivo a capo...
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"Allora vuol dire" disse il barone Ferico a Dacey "che faremo spesso esibire questi comici per il vostro diletto, milady." Compiaciuto.
Ma proprio in quel momento qualcuno entrò nella sala. Era Frate Roberto. "Oh, il nostro buon frate..." bevendo Ferico "... sempre preso dai suoi Atti di Carità." "Volete faccia sciogliere i cani su di lui, milord?" Chiese Fagas. "No, Maresciallo..." rispose il barone "... sentiamo quale sermone vorrà descriverci questo chierico..." "Milord..." il frate "... ho saputo che i vostri uomini hanno arrestato qualcuno colto a cacciare sul demanio baronale." "Un ladro dunque." Fissandolo Ferico. "Non lo chiamerei ladro, milord..." osservò il chierico "... piuttosto lo definirei un giovane uomo che non possiede l'abilità di comprendere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato." "Cosa domandate dunque?" Chiese Ferico. "Che la vostra generosità possa farlo tornare nella sua casa, milord." Rispose il frate. "È sia." Annuì Ferico. "Sarà liberato. Oggi stesso." Tutto ciò sotto gli occhi di Altea, ben celata dietro la porta socchiusa. |
Padre Roberto avanzava sicuro verso il barone, ovviamente seguirono le sue sagaci battute..giusto quel tanto per farsi vedere importante dai suoi cortigiani.
Udii tutto il discorso, Padre Roberto senza esitazione espose direttamente il problema parlando di Tomas...mi aspettai un diniego ma rimasi interdetta nell' udire il barone acconsentiva alla liberazione di Tomas..come era possibile, quale autorità aveva il frate per poter avere tale potere decisivo o persuasivo..ma rimasi ancora li, tra il via vai dei servi...e se avesse chiesto qualcosa in cambio? |
Gwen si affacciò da una finestra per capire da dove provenisse quell'ululato.
Era però notte fonda e nulla si poteva scorgere nelle tenebre. Ma dopo qualche istante di nuovo si udì quel feroce ululato. E non era molto distante dalla casa. |
Un frate giunse nella sala, anche se non vidi da dove era entrato.
Ricordando la fine dei chierici buttati dalla finestra temetti per lui, che era venuto ad intercedere per il ladro che avevo visto arrestare. Invece il barone, per mia grande sorpresa, acconsentì a liberare l'uomo, senza neanche rifletterci troppo. Strano, molto strano. Mi chiesi cosa stesse macchinando la mente del nobiluomo. << Il vostro buon cuore e la vostra magnanimità sono lodevoli barone, sono certa che quel pover uomo non commetterà più altri furti e vi sarà grato per avergli dato la libertà>> dissi sperando che con quelle mie parole il barone si sentisse abbastanza gratificato da non giocare un brutto tiro ne al frate ne all'uomo prigioniero. |
Mi affacciai da una finestra, ma fuori era buio pesto e non si vedeva niente.
Sobbalzai: un altro ululato. E sempre vicino; forte e feroce da trapassare l'anima. Cosa dovevo fare? Aspettare? Avvertire? No no, avvertire non era una buona idea, anzi probabilmente sarebbe stato anche pericoloso. Così, mi risistemai sul giaciglio e attesi che l'ululato cessasse. |
In pochissimi istanti le fiamme divamparono intorno ai mercenari di Clio, circondandoli in maniera sempre più minacciosa.
Tussor e Kostor cercarono di spegnere con i loro mantelli il fuoco che consumava i vestiti di Elas, ma la drammaticità della situazione non dava molta possibilità di azione. Dovevano guardarsi dal fuoco che era sempre più minaccioso. Il fumo rendeva ormai impossibile non solo vedere, ma quasi persino respirare. "Arrendetevi" disse la voce dalla vegetazione "e deponete le armi. Altrimenti vi lasceremo marcire nel fuoco che tra pochi attimi avvolgera' l'intero pianoro. Arrendetevi, solo degli sciocchi opporrebbero ancora resistenza davanti a morte certa." |
Ensa ordinò ai servi di sistemare quanto prima il cortile ed il giardino, magari già all'indomani.
Anche perché mancava poco per l'alba. "Milady..." disse poi a Gaynor "... cosa facciamo? Io ho paura... e se dovessero tornare? Sanno di certo che qui non vi sono uomini per difenderci..." |
A quanto pareva in quegli anni ci avevano sopravvalutato.
Se non eravamo riusciti a tener testa a dei semplici briganti, come potevamo essere all'altezza della nostra fama? Come potevano manovre dall'efficacia consolidata da anni e anni diventare improvvisamente inefficaci? Apparentemente non avevamo nemmeno attaccato. Possibile? Il nostro atteggiamento era offensivo, non meramente difensivo, eppure sembrava che non avessimo tirato nemmeno un colpo. Evidentemente era destino che le cose andassero così, non c'era altra spiegazione. Era una situazione surreale. Cercai lo sguardo dei miei uomini per decidere il da farsi. Morire per mano dei briganti o nel fuoco che cambiava? |
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