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Avevo le guance in fiamme, essere inermi era la peggiore delle situazioni....Questa volta guardai negli occhi Guisgard....adesso poteva stare tranquillo non doveva piu' aver paura di pungersi............
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"Lasciate andare la donna ed il ragazzo ed io farò tutto ciò che volete..." Disse Guisgard.
"Tranquillo, cavaliere" rispose il capo dei soldati "voi farete comunque ciò che vorremo!" "Sciocchi" aggiunse Guisgard "io sono il nipote prediletto del Granduca di Normandia! Pagheranno qualsiasi riscatto per me. Loro due non vi occorrono. Liberate la donna ed il bambino ed io stesso scriverò a mio zio. Vi dò la mia parola." "Fate tacere quel cane!" Ordinò il capo dei soldati. Allora alcune guardie lo raggiunsero e cominciarono a colpirlo. Poi i tre prigionieri furono condotti in una cella. Arnò tremante ed in lacrime si strinse ad Elisabeth, mentre Guisgard si riprendeva dalle botte subite. |
Accarezzai la testa di quel ragazzo che stava subendo tutta quella faccenda con un coraggio degno di un uomo..." Arno' ascolta, piangi finche' non ti sentirai esausto...dopo ti sentirai piu' lucido e pronto ad essere quel ragazzo intelligente che sei....devi pensare a come uscire da qui....nel frattempo io do' un'occhiata a Guisgard"......scostai da me Arno' e mi inginocchiai accanto a Guisgard, era livido e dolorante, erano andati giu' pesante.....gli tolsi i capelli dalla fronte, non avevo nulla con me..." E' possibile, che debba avere sempre il terrore che qualcuno vi uccida ?......." poggiai la sua testa sulle mie gambe, e attesi che riprendesse i sensi.....
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La campagna era ridente e verdeggiante come non mai, mentre un fresco soffio di vento increspava, come fosse un'onda, le dorate spighe di grano.
I cavalli erano irrequieti ma il conducente del carro non sembrava preoccuparsene. Frate Elia allora scese giù dal carro e cominciò a scrutare il cielo e quei grossi banchi di nuvole che arrivavano da occidente. "Forse si avvicina una tempesta" disse il frate "meglio partire subito." "Ma se è un giorno meraviglioso!" Esclamò Guisgard. "Sembra primavera!" Il frate lo osservò e rispose: "Questa fresca brezza annuncia tempesta. Meglio partire adesso." "Non possiamo" disse Guisgard "tra un pò arriverà Elisabeth. Lei sa che la sto aspettando." "Forse non verrà." Disse il frate. "Vglio aspettare ancora un pò." Rispose Guisgard. "Tra un pò partiremo, frate." Intervenne il conducente del carro. Ad un tratto videro una donna correre verso di loro. "Sarà Elisabeth?" Pensò Guisgard. Ma presto fu chiaro che quella donna non era Elisabeth. E giunta al carro, cominciò a dire: "Aiutatemi, signori! Aiutatemi in nome del Cielo!" "Cosa avete?" Chiese Guisgard. "I cavalieri neri hanno attaccato il nostro villaggio. Aiutatemi. vi supplico! Mio figlio è rimasto là!" Guisgard guardò frate Elia, che rispose scuotendo il capo. "Signori, dobbiamo partire" disse il conducente "e' ora." "Cosa avete in quel fagotto?" Chiese il frate a Guisgard. "Sono delle focacce al miele." Rispose Guisgard. "Sono per Elisabeth, a lei non piacciono con la frutta." "Forse lei non verrà e non potrà mangiarle." Disse il frate. Guisgard abbassò il capo senza dire niente. Ad un tratto, un pastore iniziò a gridare: "I cavalieri neri! Presto riparatevi nele vostre case! Presto che tra breve comincerà a piovere!" Ad un tratto si udirono dei canti. Guisgard si voltò e vide una processione. Alcuni monaci portavano sulle spale un grosso crocifisso, mentre diverse donne intonavano canti e lamenti alle loro spalle. Ed in fondo alla processione vi erano tre bare su un carro trainato da quattro cavalli neri. "E' ora, figliolo" lo chiamò frate Elia "dobbiamo partire." Ma proprio in quel momento Guisgard vide in lontananza una donna. "E' Elisabeth!" Gridò. "Dobbiamo andare, figliolo." Disse il frate. Ma Guisgard cominciò a correre verso di lei. Ma pur correndo, la distanza che lo separava da Elisabeth non diminuiva mai. Ad un tratto si fece tutto buio. "Elisabethi! Elisabeth!" Guisgard chiamava Elisabeth ma tutto sembrava scosso da quella terribile tempesta. In quel momento aprì gli occhi. Era sudato ed agitato. Qualcuno gli stava toccando i capelli. Era Elisabeth. Gisgard allora capì che era stato solo un sogno. |
Hastatus intanto aveva ripreso la via verso Camelot.
Il pensiero però che quei misteriosi cavalieri potessero riapparire ed inseguirlo fu il suo compagno di viaggio fino a Camelot. Giuntovi, Hastatus fu subito accolto da una folla festante. Ma non c'era tempo da perdere; bisognava organizzare un piano per ritrovare i suoi compagni a Tintagel e distruggere il duca. Nel frattempo, nella misteriosa stanza del castello, Llamrei e Jigaen cercavano di capire chi fosse quella vecchia. Ed alle parole di Llamrei, la vecchia donna cominciò a dire: "la Compassione di Dio...mio figlio l'ha evocata ed ora deve versare come tributo le anime di due donne. E sento che una di quelle due donne sarete proprio voi...io ho cercato di fermarlo...con le mie arti magiche...ma lui per impedirmelo mi ha fatto rinchiudere qui...in catene..." "Di chi state parlando, mia signora? Chi vi ha rinchiuso in tale dimora?" Chiese Jigaen spaventato e turbato. "Mio figlio...il barone di Tintagel...è stato lui ha farmi rinchiudere qui! L'ha fatto perchè io conosco la magia e lui mi teme!" |
Quindi era il Barone l'artefice di tutto questo malefizio.....Dovevamo liberare la donna. Lei conosceva il modo per placare l'ira della Compassione di Dio. I lucchetti erano troppo resistenti. Provai a forzarli con il fermaglio che usavo per raccogliere i capelli.
Click! Ci sono riuscita! Uno è stato forzato. Ora proviamo con l'altro. "Aiutami Jigaen! Non abbiamo molto tempo. Dobbiamo raggiungere il nostro gruppo. Mia signora: vi sono altre vie di fuga da questa stanza?" |
Jigaen si guardò intorno e notò un ferro di ferma appoggiato accanto alla porta.
"La fortuna, si dice ed è vero, aiuta gli audaci e con questo arnese a quelle catene darò baci!" Disse il giullare. E un momento dopo i piedi della vecchia donna erano liberi. Poi guardò con attenzione Llamrei e Jigaen. "Secondo mio figlio sono pazza!" Disse. "Anche voi lo credete?" Si guardò intorno ed aggiunse: "O sono pazza o sono una strega! Ma ciò che spesso credono gli uomini conta davvero poco o niente. Per molti La Compassione di Dio è solo una vecchia leggenda. Lo andassero a raccontare alle vedove e agli orfani dei villaggi devastati da quei mostri! Ma torniamo a noi, che non siamo così stolti da negare ciò che è tanto reale...ho bisogno di raggiungere il luogo dove sono conservati i miei libri e le mie pozioni. Inoltre avrei bisogno di una persona che sia sensibile a questo genere di cose e che ne abbia dimestichezza, che sappia adoperare erbe e a cui non sono ignoti i simboli magici...ma dove trovare qualcuno con tali particolari capacità?" |
Sir Mortimer, in vita, era stato un uomo vile e crudele....Morris ne pagò le conseguenze: andò alla taverna a bere qualcosa con gi altri soldati; un vecchio...al quale Mortimer aveva ucciso il figlio..estrasse un pugnale...e mentre Morris beveva...gli squarciò di netto la gola!
Tutti pensarono che fosse il cadavere della spia...ma non era così...Morris cadde a terra senza vita! http://www.giovannibruzzi.it/images/grande/DIA_121.jpg Morris's Creed |
Non esitai a rispondere alla domanda della vecchia donna:
"La donna che cercate è nostra amica: Elisabeth è la persona adatta. Ha ottima conoscenza nelle arti magiche e la sua sensibilità attraversa il confine del mondo conosciuto. L'importante è uscire da qui, trovarla e accompagnarla dove voi tenete i vostri libri. Vi prego mia signora, fateci strada. I nostri compagni ci staranno di certo aspettando" |
Mi diressi a palazzo, nell'area degli ufficiali, dovevo accordarmi con qualcuno di loro per creare una squadra pronta ad intervenire a Tintagel.
Non sapevo se il re era a palazzo, quindi forse avrei dovuto prendere tutte le decisioni del caso. |
Mi ero addormentata con la testa appoggiata alle pietre di quella squallida cella.....avevo avuto la visione di Morris....aveva un'orribile squarcio alla gola...era inerme..non vedevo il posto ma c'era gente...e l'aria era irrespirabile.....quando sentii che Guisgard urlare il mio nome...." Guisgard non muovetevi, sono io ....potete stare tranquillo..."...Mi scostai e guardai i suoi occhi, sembrava avesse ripreso conoscenza.....il suo sguardo non era ancora lucido...ma sembrava vigile.....asciugai il sudore dal suo volto....ma di piu' non potevo fare.....aveva le mani gelide...sembrava che fosse tornato dall' altro regno..........e forse qualcun'altro ci stava andando........" Arno'........dobbiamo andarcene da qui...io credo che fuori stia succedendo qualcosa di irreparabile......" Guardai Guisgard e incomincia a scaldargli le mani.......doveva riprendersi.....dovevamo uscire da li'....o non ci sarebbe stato futuro..per nessuno
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Guisgard si svegliò e pian piano comprese dove si trovassero.
Sentiva le mani calde e la sua testa era adagiata sulle gambe di Elisabeth. Ed il suo volto era stata la prima cosa che aveva visto risvegliandosi. Ed in quel momento avertì le sue mani tra quelle di Elisabeth. "Perdonatemi, milady..." disse "...forse nel sonno, a causa dei colpi subiti, ho delirato e sono finito su di voi...vi chiedo ancora scusa...non l'ho fatto intenzionalmente...non mi sarei permesso mai con voi..." |
" Ben tornato tra i vivi, sono felice che stiate bene,.....non preoccupatevi sono stata io ad appoggiarvi su di..me...eravate gelido....e non c'era altro mezzo per riscaldarvi....mi dovrete un favore"...intanto pensavo anche alla visione...speravo che tutti stessero bene, dovevamo tornare a Camelot tutti interi.....
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Guisgard la guardò per un istante.
"Certo, vi devo un favore." Rispose sorridendo. In quel momento si sentirono dei passi. Un momento dopo davanti alle sbarre della cella apparve un nutrito gruppo di uomini. Tra essi vi era di nuovo quel chierico. Fece cenno ad Elisabeth e cominciò a parlare: "Donna, sei già fuggita una volta da questa cella. L'hai fatto con l'aiuto del maligno. E questa è la prova certa che conferma le accuse che gravano su di te. Sei perciò condannata ad essere arsa viva. L'esecuzione avverrà fra due giorni, nel cortile grande del palazzo." "No!" Gridò Guisgard, interrompendo l'inquisitore. "Non c'è stato alcun processo! E' tutta una farsa!" "Zitto, cane!" Gridò il capo delle guardie. "Questa donna ti ha stregato!" "Allora anch'egli sarà giustiziato." Sentenziò il chierico. "Sarà flagellato a morte!" "Canaglie!" Gridò Guisgard. Poi, quegli uomini andarono via, lasciando nella desolazione più profonda i tre prigionieri. |
Quando rimanemmo soli...."Guisgard, voi vi siete giocato la vita, mi chiedo....il senso di tutto questo......dovete rimanere vivo.......mentre eravate incosciente, ho visto Morris con la gola tagliata, Llamrei e Hastatus dove saranno.....voi ed Arno' dovete uscire da qui........non ha senso morire tutti quanti"
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Guisgard non rispose nulla ad Elisabeth.
"Restare vivo?" Ripetè dopo quel momento di silenzio. "E perchè? Per cosa?" Accarezzò Arnò, che nel frattempo, fiaccato dalla fatica e dalla tensione, si era addormentato. "Quando ero un ragazzo" riprese a dire "avevo tanti di quei sogni e desideri che la vita mi sembrava un libro, un romanzo. Ma il sogno più grande di tutti era quello di diventare cavaliere. Il migliore fra tutti i cavalieri. Null'altro mi importava. La vita era per me una costante sfida ed una splendida meraviglia. Poi, un giorno, giunsi a Camelot. Lì c'erano i migliori cavalierei. E pensai che quello fosse il mio posto. Di tutto il resto poco mi importava. Ma qui accade una cosa che cambiò la mia vita. Incontrai una donna. Ed una notte, illuminata dalla Luna, giurai a me stesso che non avrei amato nessun'altra oltre lei." Guardò poi Elisabeth e con un enigmatico sorriso aggiunse: "Forse in quel momento passò davvero Amore, benedicendo quel mio giuramento. E ancora oggi so che non potrei mai violarlo..." Perchè vi racconto questa storia, milady?" Concluse. "Forse perchè quando arriva la propria ora è meglio dare sfogo al cuore. Almeno in punto di morte. E' già un delitto non farlo quando si ha davanti tutta la vita, figuriamoci in questo momento..." |
La morte faceva pensare, e si mettono in conto tutte le cose di cui ci siamo privati...." Perche' non glie lo avete mai detto ?......forse adesso stareste con lei e avreste la vita salva...."
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Guisgard sorrise guardando l'alone della Luna provenire dalla piccola finestra strombata sulla parete.
"Glielo dissi, milady" rispose con tono sarcastico Guisgard "ma ella non mi ama e non mi amerà mai. L'amore è la cosa più bella del mondo, ma io ne sono stato beffato. Amo una donna che non corrisponde al mio sentimento. Buffo, non trovate? Più che un cavaliere, sembro un buffone di corte..." In quel momento Arnò si svegliò. Guisgard gli si avvicinò e gli disse: "Arnò, ascolta, tra un pò mi porteranno via." "Dove andrete?" Chiese il ragazzino strpicciandosi gli occhi. "Non ha importanza." Rispose il cavaliere aggiustandogli il bavero. "Ascolta, sei un ometto ormai. Pensa tu a dar forza ad Elisabeth. Non essere triste o impaurito, altrimenti anche lei lo sarà. Mi raccomando." Arnò sorrise. "Da grande voglio essere come voi! E state tranquillo, ci penserò io ad Elisabeth. E quando tornerete la troverete sana e salva!" Guisgard gli accarezzò i capelli. In quel momento si udirono i rumori di passi. I soldati giunsero di nuovo davanti alle sbarre. "Alzati, cavaliere." Ordinò uno di loro. La cella fù aperta e Guisgard fu portato via. |
Rimanemmo nella cella, piangevo lacrime amare, abbracciai d'istinto Arno'...." Ragazzo mio, sono stata solo una stupida...piena di orgoglio tanto da rendermi cieca.......e ora non avro' la possiblita' per dirglielo...."
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Arnò non comprendeva fino in fondo.
Accarezzò Elisabeth e le baciò la fronte. "Non preoccupatevi, signora" disse il ragazzino "lui sa badare a se stesso. E poi non andrebbe mai via da solo, sapendoci rinchiusi qui dentro. Non piangete...presto tornerà..." |
Arno' aveva il cuore puro di fanciullo...e vedeva solo campi fioriti....io in quel momento ....non potevo neanche immaginare cosa potesse accadere a Guisgard....chiusi gli occhi e rabbrividii....
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La vecchia donna guardò Llamrei.
"Conoscete quindi qualcuno capace di affiancarmi in questa situazione?" Disse con un'aria tanto solenne quanto inquietante. "Bene, allora la fortuna ci assiste!" "Ma prima di ritrovare lady Elisabeth, amiche mie, dobbiamo uscire da qui attraverso conosciute vie!" Intervenne Jigaen. "Conosco la via per uscire da questo infelice luogo" disse la vecchia "perchè prima che mio figlio mi rinnegasse questo era il mio castello!" E così, tra segreti e bui passaggi, i tre uscirono dal castello. Attraverso un antico passaggio in una torre, giunsero nella campagna circostante. Qui, la vecchia li condusse in una grotta poco lontana. Era ben nascosta dalla verdeggiante vegetazione. Una volta entrati, Llamrei e Jigaen videro un luogo ricolmo di libri ed ampolle piene di strane e misteriose pozioni. La vecchia prese con se quanto ritenne necessario e disse: "Bene, ora conducetemi dalla vostra amica." "Non sappiamo dove ella sia. La lasciammo alla cappella. Ma dubito si sia fermata lì a lungo, la nostra dama bella! Forse magari si trova nel convento del buon frate Elia. Andiamoci ed avremo da lui il consiglio migliore che ci sia!" Disse Jigaen. Intanto a Camelot, Hastatus era alle prese con decisioni difficili e complesse. Al palazzo però rivide l'abate Bedauin. "Sono felice di rivedervi, cavaliere" cominciò a dire l'abate "cosa mi raccontate del vostro viaggio a Tintagel? Ha dato frutti la trovata di fingervi attori itineranti? Ma non vedo gli altri...dove sono?" |
"Eccellenza, non ho molto tempo, devo approntare un piccolo esercito di cavalieri e fanti per tornare a Tintagel... purtroppo le cose la, sono precipitate sin dall'inizio, in un primo momento ho pensato fosse per colpa di Guisgard, ma ora ho il sospetto che il barone ed i suoi uomini abbiano saputo sin dall'inizio della nostra vera identità. Ci siamo separati quando ormai avevamo capito che la nostra recitazione era inutile... purtroppo c'è andato di mezzo un ragazzino... gli altri sono voluti restare per cercare di salvarlo, mentre io sono tornato per prendere dei rinforzi... i cavalieri neri sembra siano dei demoni evocati dal barone... almeno così mi è stato detto da un'eremita."
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"Hai ragione Jigaen: molto probabilmente i nostri amici hanno trovato rifugio ed ospitalità presso il convento dove soggiorna frate Elia. Jigaen: tu sei veloce e scaltro. Raggiungi il convento e porta i nostri compagni qui alla grotta. La signora ed io attendiamo il vostro ritorno e nel frattempo aiuterò la donna a riprendere dimestichezza con la sua magia. Vai ora! e torna presto!"
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L'abate ascoltò il racconto di Hastatus. E quando questo fu terminato, il chierico si sedette a meditare.
"Se l'incredibile storia che mi avete raccontato è vera" cominciò a dire l'abate "allora ben poco potrebbero fare i cavalieri ed i fanti di Camelot. Tuttavia siamo uomini mortali, che possono sfidare il male solo con le loro deboli armi, oltre ovviamente che con la propria Fede." Si alzò ed aggiunse: "Cavaliere, voi siete un uomo d'armi ed è giusto che facciate leva su ciò che meglio conoscete. Prendete tutti gli uomini che vi occorrono e ritornate a Tintagel. Io farò invece ciò che so fare meglio...pregherò per tutti noi. Andate e che l'Onnipotente vi assista in questa impresa." Nella grotta, intanto, Llamrei era stata costretta a dover decidere in fretta e per tutti loro. L'audace dama aveva così incaricato il giullare di tornare al convento a cercare gli altri del gruppo. "Mia signora, sarò rapido, silenzioso e scaltro. Sperando di trovar il frate e qualcun altro!" Detto questo, Jigaen corse via veloce come il vento. "Ora datemi una mano con i miei filtri e le mie pozioni, amica mia." Disse la vecchia a Llmrei. "Se c'è una cosa che il maligno odia è la gente che non si lascia avvilire facilmente...e a quanto vedo voi ne avete di forza d'animo!" E lanciò una grottesca risata che echeggiò in quella misteriosa grotta. |
Stare chiusa li' mi faceva saltare i nervi.....non c'era peggio della tortura psicologica........guardavo i blocchi di pietra che formavano le spesse mura, e la piccola grata che c'era sulla nostra testa....mi ricordai di una leggenda Maya che parlava di nani che potevano costruire le piu' grandi opere spostando i massi solo col suono di un fischio......diceva anche che usassero lo stesso mezzo per trasportare la legna dai boschi alle loro case........" Arno' tu sai fischiare?....bene ascolta giusto per toglierci da quest' angoscia che ne' dici se incominciassimo a fischiettare qualsiasi cosa ci venga in mente......?..." Iniziai a girovagare per quella cella intonando cose inaudite ma che fossero simili ad una melodia.....intanto un' altro fischio si uni' al mio....Bravo ragazzo...forza...speravo che la disperazione facesse muovere anche un solo filo di lerciume...ma almeno avremmo ancora sperato in qualcosa........sentii improvvisamente un rumore sulla mia testa' " Arno' la grata si muove..... " e cosi' continuai a fischiare ...sino a quando..non si mosse del tutto..ora dovevo arrampicarmi sino alla grata......una parola...era stato piu' facile fischiare........le pietre della cella erano irregolari e in alcuni punti era possibile arrampicarsi....e cosi' provai a scalare le pietre......le mani facevano un male atroce non era facile mantenere l'equilibrio.....ma a pochi metri c'era la possibilita' di aiutare Guisgard e di poter incontrare gli altri.......il tempo era interminabile e la fatica era tanta....ma riuscii ad uscire fuori da quella fossa maledetta.........qualcun'altro mi stava dietro....guardai il suo viso scarno...eravamo fuori e questa era una vittoria
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Il cielo era chiaro e la Luna piena illuminava il firmamento, lasciando sulle poche nuvole sparse il suo scintillante bagliore.
Arnò guardava giù nella cella, dove fino ad un attimo prima i due prigionieri si trovavano. "Come ci siete riuscita, signora?" Chiese quasi balbettando ad Elisabeth. "Come avete fatto a far spostare la grata di ferro?" Ma per straordinario che poteva sembrare, la fuga da quella cella era ben cosa se paragonato a ciò che li attendeva ora. La ronda di camminamento sembrava deserta e forse li avrebbe condotti lontano dalle segrete. Ma sarebbero comunque potute sbucare guardie e sentinelle. Cosa avrebbe deciso Elisabeth in quel difficile frangente? La Luna li osservava muta. L'astro d'argento era sempre stata amica di Elisabeth e sin da piccola l'aveva protetta. Ma ora appariva silenziosa ed enigmatica, nonostante la donna la guardasse quasi ad invocarne il consiglio... https://ql9uea.bay.livefilestore.com...0piena%208.jpg Intanto, Jigaen correva verso il convento, mentre Llamrei aiutava la vecchia donna a preparare le sue erbe ed i suoi incantesimi. "Prendete questo vecchio libro e tenetelo con voi" disse la vecchia a Llamrei "presto mi occorrerrà il suo prezioso contenuto. Io, nella mia borsa di pelle non ho più spazio per portarlo con me. Ma badate di non leggere ad alta voce nulla che in esso è scritto...potreste dissolvervi al vento o trasformarvi in qualche singolare creatura..." |
"Eccellenza, forse avete ragione, forse gli uomini di Camelot nulla potranno... però preferisco morire tentanto di aiutare i miei compagni, piuttosto di abbandonarli. Quindi ricordatevi anche di me nelle vostre preghiere."
Detto ciò, salutai l'abate. Avevo deciso che sarei tornato a Tintagel con una squadra di 100 cavalieri ed un numero doppio di fanti, oltre ad un paio di carri per il vettovagliamento. Forse l'abate aveva ragione e stavo sacrificando inutilmente le giovani vite dei miei uomini... però non vedevo altre soluzioni... dovevo andare avanti. |
" Arno'.....io e te abbiamo un fischiettare, che fortunatamente non fa' piovere ...ma per la disperazione fa' muovere le cose.... e ora vediamo dove stanno tutti........per far funzionare le cose..l'unione fa' la forza......"......era sera....la luna era splendida, una perfetta palla bianca......morte e rinascita....mi posi difronte a lei, sembrava sfiorasse l' orizonte...intorno a lei le stelle le facevano da compagne, la Dea con le sue ancelle......" Fui promessa a te sin dalla mia nascita, una tua ancella sulla terra,ogni cosa che ho fatto l'ho fatta nel tuo nome, ora ti chiedo di mostrarmi il tuo amore come figlia prediletta,....mostrami il cammino perche' io possa aiutare coloro che amo sopra ogni cosa......la tua chiarovegenza aiutera' i miei sensi......la forza del vento e della tempesta impedira' che chiunque possa avvicinarmi......".....alzai le mani verso di lei.....e unraggio di Luna inondo' la mia figura...........
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In quel momento una nuvola attraversò la Luna, oscurandone per un momento il pallore.
E quando la nuvola liberò di nuovo l'astro d'argento, uno dei suoi raggi sfiorò la torre nord del castello. Era la più lontana e sinistra. Quasi sospesa tra cielo e terra. Forse non a caso la luce lunare l'aveva illuminata proprio in quel momento... |
Il temporaneo oscuramento, mi procuro' un lieve disagio, ma al ritorno del chiarore, i miei occhi seguirono il raggio di luce.....la torre, non sapevo chi ci fosse, sapevo solo che Guisgard era quello che in quel momento rischiava di piu'......."Arno'...io vado alla torre, la luna stanotte sembra essere clemente..spero di arrivare in tempo......anche se in mente non ho nessun piano...una volta li' vedro' il da farsi..."...e cosi' incominciai ad avviarmi verso la torre, c'era un silenzio sinistro, neanche il verso di un animale notturno.....cercavo di camminare sempre nelle zone buie........smbrava che la distanza non si accorciasse mai......
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"Aspettate, signora!" Disse Arnò. "Ho promesso di vegliare su di voi. Andiamo."
Così i due camminavano lungo il camminamento di ronda, che da settentrione avvolgeva il castello, quasi a volerlo separare dal resto di Tintagel. Ma mentre avanzavano tra il buio e la penombra, Elisabeth ed Arnò sentirono un rumore. Erano dei passi. I due stavano stretti contro il muro, coperti, in quel punto, dal portico che correva per buona parte del camminamento. Non emettevano neanche un sospiro. Ad un tratto due guardie armate giunsero quasi alla loro altezza... |
Eravamo talmente appiattiti al muro che sembravamo un tutt'uno con la pietra.......il respiro era cessato coe per incanto.......pero' quelle due guardie....la loro divisa sarebbe stata un lascia passare per la torre.....e cosi' tendo d'occhio le due guardie,appena furono abbastanza vicine " Arno' una tu e una io le loro divise ci fanno comodo".......usci' il coltello che avevo sotto il saio.....e ne feci fuori una, e anche l'altra cadde a terra......non fu semplice spogliarle...senza fare rumore o dare nell' occhio.......ma non avevamo scelta.......e cosi' due guardie proseguirono per la torre.......
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L'azione era stata audace ed ardita, ma sembrava aver dato buoni frutti.
Con un pò di praticità Elisabeth riuscì ad indossare quegli abiti che erano di alcune taglie superiori alla sua. Del resto, il grazioso e gentil corpo di una dama mal si riportava alle rozze guardie del barone. Arnò invece non riusciva a fare due passi di fila senza incapare dentro quell'uniforme. "Mia signora" disse avvilito "questa divisa è troppo grande per me..." |
Arno' aveva ragione...sembravamo ridicoli ai nostri stessi occhi, ma quale scelta avevamo...." Arno', sai bisogna sentirsi sicuri dentro, e' un po' come quando uno e' bruttino, ma si sente un dio....bene....tu pensa che sia della tua taglia....vedrai....ti sentirai come se stessi vestendo i tuoi panni...."......Opera di persuasione, sperai bene, anche se per la verita' era troppo grande per lui........ma che potevamo fare....io me l'ero messa con tutto il saio.....almeno avevo recuperato.......arrivati alla grotta, mi accorsi che ci attendevano per il cambio.....certo ci stavano osservando....e dal loro sorrisetto, anche prendendo in giro......ma che importava, importava soltanto che si togliessero dai piedi
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Alla torre vi erano due guardie visibilmente ubriache.
Una addirittura non si reggeva in piedi. "Ehi, voi due" disse uno dei soldati "ce ne avete messo del tempo per arrivare...un momento, ma io non vi ho mai visti prima..." "Gergan" intervenne l'altro, mentre tentava di alzarsi dagli scalini di pietra sui quali era seduto per difendersi dai copogiri "non riusciresti a distinguere tua madre da una donnaccia..." "Hai dato della donnaccia a mia madre?" Sbottò l'altro, tra il risentito e la confusione più assoluta. "Al diavolo..." Rispose il suo compare. "Sei talmente ricolmo di vino che se ti lasciassi qui da solo cominceresti a fermentare come l'uva nuova! Andiamo ad infilare la testa in un secchio di acqua gelata!" E così i due si apprestarono a lasciare la stanzetta delle sentinelle. "Ehi, ma sei carino, sai?" Disse uno di loro ad Elisabeth. "Gergan" intervenne l'altro prendendolo sotto braccio "va bene scambiare tua madre per una donnaccia...ma se ora cominci a trovare attraenti le altre guardie allora, amico mio, ti ci vorrà molto più di un secchio d'acqua per riprenderti da questa sbornia!" E finalmente le due guardie se ne andarono, dando definitivamente il cambio ai due nuovi arrivati. |
Aspettai che si fossero allontanate.....presi le chiavi appese al muro ...e iniziammo a curiosare, stanza per stanza....nulla assolutamente nulla, poi intravidi una scala a chiocciola, era stretta e intagliata nella pietra..salii gradino per gradino cercando di non inciampare....le scale portavano ad uno stretto corridoio..e li' un unica porta.....era chiusa a chiave..presi le chiavi che avevo alla cintola e incominciai ad utilizzarle una ad una...sino a quando incomincio' a scattare la serratura.......uno , due, tre, quattro...e poi...la porta si aprii.....c'era buio all' interno.....perche' dovevo arrivare sino a li' chi c'era in quella stanza ?
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La stanza era buia ed immersa nel silenzio più totale.
Solo un debole e regolare gocciolio rompeva quel silenzio. Poi, dopo alcuni istanti, gli occhi di Elisabeth si erano abituati all'oscurità e furono in grado di riconoscere la sagoma di una porta nella parete che le stava davanti. E da quella porta arrivava un vocio. Qualcuno stava parlando dall'altra parte. "Forse dovremmo origliare, signora?" Chiese il piccolo Arnò. |
" Si bisogna che sentiamo chi c'e' al di la' di questa porta.....sembra tutto cosi' strano.....una porta...un'altra porta...."...e cosi' poggiammo l'orecchio sulla spessa porta in legno......
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Dall'altra parte arrivavano più voci sovrapposte ed un rumore di ferri e catene.
"Sai perchè ti ho fatto pestare a sangue, senza però farti colpire alla testa?" Chiese una voce che Elisabeth riconobbe subito appartenere a sir Geowan, il fratello del duca. "Vediamo..." rispose un fil di voce che Elisabeth non ebbe dubbi nel riconoscere..."...forse perchè tua madre mi trova particolarmente attraente...!" "Maledetto bastardo!" Ringhiò sir Geowan colpendolo pesantemente con un pugno allo stomaco. "Quando capirai ciò che ti aspetta" aggiunse "mi implorerai di ucciderti all'istante." "...Tua...madre..." rispose tossendo la voce del prigioniero "...devo dire che...è molto...più gentile con gli...ospiti..." "Canaglia." Disse sir Geowan colpendolo ancora. Uno dei suoi allora gli passò una grossa frusta. "La vedi questa, cane?" Chiese sir Geowan al prigioniero mentre uno dei suoi gli teneva il capo alzato. "Ti farà sputare sangue." E cominciò a colpirlo con violenza, mentre i suoi uomini ridevano in modo grattesco davanti a quel supplizio. E dopo innumerevoli colpi, finalmente sir Geowan si sentì appagato dal suo odio. "Voi due" disse a due dei suoi "controllatelo a vista. Domattina verrò a dargli un'altra lezione. Voglio ucciderlo piano piano." Detto questo uscì per un passaggio secondario, lasciando il malridotto prigioniero guardato a vista dalle due sentinelle. |
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